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    Allargamento, von der Leyen in Albania per spingere gli investimenti. Tirana “è sulla strada giusta verso l’Ue”

    Bruxelles – Doppia apparizione pubblica a Tirana oggi (13 ottobre) per Ursula von der Leyen. In mattinata la presidente della Commissione ha avuto un bilaterale col primo ministro albanese Edi Rama, elogiandolo per i progressi compiuti dal Paese balcanico verso l’adesione all’Ue. Nel pomeriggio, ha poi incontrato operatori economici regionali ed europei per incentivare gli investimenti nella regione, sempre più integrata nel mercato unico a dodici stelle.“Il mio primo messaggio è molto chiaro”, ha dichiarato la numero uno del Berlaymont al termine del faccia a faccia col premier socialdemocratico: “L’Albania è sulla strada giusta verso l’Unione europea“, ha scandito, complimentandosi per la “accelerazione straordinaria ed eccezionale” registrata negli ultimi “tre o quattro anni” a livello di riforme pre-adesione.Glad to begin my annual tour of the Western Balkans in Tirana.Albania is on the right track towards the EU.With record-speed acceleration in the past three years.We are ready to support you every step of the way. pic.twitter.com/tLX6Ndh369— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) October 13, 2025Tirana sta correndo spedita verso l’ingresso nel club europeo, e finora sono stati aperti cinque cluster di capitoli negoziali su un totale di sei. “Prevediamo di aprire l’ultimo questo autunno“, dice von der Leyen, accogliendo positivamente l’impegno di Rama e del suo governo a “chiudere i negoziati entro il 2027“. Si tratta di “un obiettivo ambizioso”, riconosce, ma fattibile. Del resto, ricorda, l’Albania è già pienamente allineata con la politica estera comunitaria, a differenza ad esempio della Serbia di Aleksandar Vućič.Lo stesso Rama, rispondendo alle domande dei cronisti, ha difeso questo ambizioso obiettivo. “Abbiamo attraversato alcuni momenti difficili” negli anni scorsi a causa dell’ostruzionismo di alcuni Stati membri, ha detto il premier, ma ora “stiamo vivendo una nuova realtà nelle relazioni” tra Tirana e Bruxelles, addirittura un “allineamento totale“.“Da parte nostra, dobbiamo completare tutti i nostri compiti per avere successo”, spiega: “Ogni compito che viene portato a termine con successo”, ragiona, “rende l’Albania più forte e molto più funzionale“. Al punto che, sostiene, l’intero processo negoziale “è per noi un processo di costruzione di uno Stato democratico“.Il primo ministro albanese Edi Rama (foto: Dati Bendo/Commissione europea)Ma non finisce qui. “Avvicinarsi (all’Ue, ndr) non è solo una questione di geopolitica”, ha ragionato ancora von der Leyen, ma “è anche una mossa commerciale intelligente“. Bruxelles ha messo a disposizione della regione 6 miliardi di euro nel quadro del Piano di crescita per i Balcani occidentali, uno strumento dedicato specificamente a trainare lo sviluppo economico dei Paesi dell’area come contropartita per la realizzazione delle riforme pre-adesione.“Le porte del nostro mercato unico sono aperte alle vostre imprese e le nostre imprese ottengono un mercato comune più ampio“, spiega von der Leyen. E annuncia che sta per venire staccato un nuovo assegno da “quasi 100 milioni di euro” per Tirana. “Ora si tratta di passare alla fase di attuazione“, nota: per implementare tutte le riforme e accedere all’esborso dei restanti fondi del Piano, per un valore complessivo di “quasi un miliardo”. I cittadini albanesi stanno già beneficiando dell’inclusione del Paese nell’area unica dei pagamenti in euro (Sepa) e beneficeranno presto del roaming europeo per la navigazione su internet da cellulare.Di economia, nello specifico, von der Leyen ha parlato nella sua seconda apparizione odierna. “Tutti i Paesi che hanno aderito alla nostra Unione hanno registrato un’incredibile crescita economica“, ha detto rivolgendosi alla platea di imprenditori e investitori provenienti dai Paesi della regione e dai Ventisette, riunita per il primo Forum degli investimenti Ue-Balcani occidentali. E succederà anche agli Stati dell’area, promette: “Non sto parlando di un futuro lontano”, assicura, ma del “prossimo decennio”.Il meccanismo è chiaro: “Insieme alle riforme arrivano gli investimenti“, spiega, dal momento che le imprese sapranno di poter operare in condizioni di parità e di libera concorrenza. Gli accordi commerciali stipulati oggi (una decina) e quelli in discussione domani (altri 24), certifica von der Leyen, “potrebbero portare oltre 4 miliardi di euro di nuovi investimenti nella regione”, agendo da volano per raddoppiare il Pil regionale da qui al 2035.Soprattutto, prosegue, “con questi progetti stiamo inserendo i Balcani occidentali nella politica industriale della nostra Unione“. Ad esempio per quanto riguarda l’intelligenza artificiale (Bruxelles vuole costruire delle “factory dell’Ia” in Macedonia del Nord e in Serbia) e l’energia pulita (i Balcani occidentali dovranno diventare hub di produzione, stoccaggio e trasporto, una “nuova dorsale energetica” per il Vecchio continente). “Se scegliete i Balcani occidentali, scegliete l’Europa“, conclude von der Leyen. Il prossimo futuro ci dirà se il suo appello verrà ascoltato.

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    Von der Leyen: “Global Gateway meglio delle attese, ora la piattaforma per le imprese”

    Bruxelles – Il Global Gateway funziona. La strategia lanciata nel 2021 dalla Commissione europea per una cooperazione mondiale volta a promuovere la doppia transizione energetica e digitale ha prodotto anche più di quello che ci si era prefissato. “Il nostro obiettivo iniziale era di mobilitare 300 miliardi di euro in cinque anni. Ma oggi abbiamo già raggiunto questo obiettivo“, annuncia la presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, aprendo i lavori dell’edizione 2025 del Global Gateway Forum. “In quattro anni, abbiamo già mobilitato oltre 306 miliardi di euro. E sono fiduciosa che supereremo i 400 miliardi di euro entro il 2027“. Buone notizie, in un mondo meno prevedibile e in cui l’Unione europea fa fatica a posizionarsi. Il Global Gateway nasce per rispondere innanzitutto alla penetrazione e all’avanzata commerciale cinese, ma torna di maggiore utilità soprattutto oggi, scandisce von der Leyen, in un momento in cui “dazi e barriere commerciali tornano a essere uno strumento di geopolitica e geoeconomia”. Ogni riferimento agli Stati Uniti di Donald Trump non è casuale, visto che l’accordo UE-USA sui dazi sembra non considerare quella green economy, mentre con il Global Gateway “stiamo cercando di rafforzare la nostra autonomia in settori strategici, dall’energia pulita all’intelligenza artificiale“. Avanti con la doppia transizione, dunque, a vele spiegate e anche di più. L’entusiasmo per i risultati ottenuti induce von der Leyen ad annunciare il Global Gateway Investment Hub, “una piattaforma unica per le aziende che vogliono proporre investimenti” alla politica. Questo ‘hub’ intende essere “un luogo in cui Stati membri, banche di sviluppo, agenzie di credito all’esportazione e aziende si incontrano per elaborare offerte coordinate”. Perché, insiste, la presidente della Commissione europea, “insieme possiamo offrire solidi rendimenti per gli investitori, valore strategico per l’Europa e benefici duraturi per i nostri partner”.João Manuel Gonçalves Lourenço, presidente dell’Angola e dell’Unione Africana, al Global Gateway Forum 2025 [Bruxelles, 9 ottobre 2025]“La cooperazione tra Unione europea e Africa attraverso il Global Gateway ha un potenziale enorme“, riconosce Joao Manual Gonçalves Lourenço, presidente dell’Angola e dell’Unione africana. “In un momento di profonde interconnessioni questioni come sicurezza energetica, inclusione sociale e resistenza ai cambiamenti climatici diventano di vitale importanza”, ammette, promettendo di “dare più valore alla materie prime che abbiamo in Africa” e che sono fondamentali per la doppia transizione.Commissione europea ed Europa degli Stati trovano il sostegno e la sponda anche del Sudafrica, membro del G20 e dei BRICS, e dunque partner strategico in quanto attore ‘amico’ di Paesi quali Cina, Russia, India, tutti competitor dell’UE sullo scenario globale. “I dazi non dovrebbero essere usati come arma, ma regolamentati secondo le regole dell’Organizzazione mondiale per il commercio (WTO)”, sottolinea Cyril Ramaphosa, presidente del Sudafrica, Paese che del G20 detiene la presidenza di turno. “Siamo pronti a collaborare con l’UE”, su questo punto come su altri. “Dobbiamo usare il commercio come strumento per rafforzare economia e industrializzazione e il Global Gateway rappresenta un buon modo per farlo”.Il mondo e la situazione globale visti dal sud America appaiono in modo diverso, tanto che Gustavo Francisco  Petro Urrego, presidente della Colombia e della comunità dei Paesi dell’America latina e dei Caraibi (CELAC), invita l’UE e i partner mondiali a riconsiderare le relazioni con Mosca, al centro di una guerra contro l’Ucraina che bisognerà imparare a superare. “Se vogliamo connetterci con l’est dobbiamo includere Cina, Giappone, e magari anche la Russia“, scandisce. Questo perché “gli Stati Uniti vogliono isolarsi, oggi la realtà è questa” e bisogna farci i conti. Mentre a livello di agenda politica Urrego guarda al Global Gateway per rilanciare fibra ottica, sostenibilità e lotta ai cambiamenti climatici.

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    Trump e Starmer stipulano un accordo da 335 miliardi di dollari. Il partner degli USA in Europa è il Regno Unito

    Bruxelles – Gli Stati Uniti di Donald Trump hanno scelto il loro partner in Europa: è il Regno Unito. Le due economie rafforzano i rapporti grazie a un piano d’investimenti dal valore di 335 miliardi di dollari. I settori coinvolti saranno principalmente quello dell’energia nucleare, dell’intelligenza artificiale e farmaceutico. Londra, che era già riuscita a strappare un accordo commerciale più favorevole con Washington (dazio base al 10 per cento) rispetto all’UE, ora stipula un partenariato definito dal tycoon come “senza precedenti”. Un’intesa commerciale ottenuta anche grazie, secondo Trump, all’“abile negoziatore” Starmer. Una frecciata indiretta a chi lo è stato meno.Il “Tech Prosperity Deal”, così battezzato durante la fastosa cerimonia della firma, è stato siglato a Chequers, nella residenza di campagna del primo ministro britannico. Tra i quadri ottocenteschi della residenza sedevano alcuni dei più influenti imprenditori del settore tecnologico americano, come il CEO di Nvidia Jensen Huang o quello di Microsoft Satya Nadella.Gli sforzi promessi sono consistenti. Il colosso tech di Bill Gates ha annunciato investimenti per 30 miliardi di dollari in infrastrutture di intelligenza artificiale e nelle relative attività operative. Impegni simili sono stati presi anche da Salesforce, Nvidia e Palantir, tra gli altri. Da parte sua, invece, Londra ha messo sul piatto le sue aziende di punta. In prima linea la farmaceutica GSK, che investirà negli Stati Uniti 30 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo in cinque anni. L’azienda petrolifera BP, che spenderà 5 miliardi di dollari all’anno.Il presidente americano, coccolato durante i suoi due giorni britannici, è stato messo alle strette solo nella conferenza stampa finale. I temi affrontati sono stati diversi. Si è parlato della guerra in Ucraina, dove Starmer ha esortato Trump ad aumentare la pressione su Putin affermando: “Le violazioni contro lo spazio aereo NATO non sono il gesto di una persona intenzionata alla pace”. Trump si è limitato a rispondere che Putin lo ha “deluso”. Poi, tornando sul tema più tardi, ne ha approfittato per una strigliata all’Unione Europea: “Sono disposto a fare altre cose (contro la Russia, ndr), ma non quando le persone per cui mi batto comprano petrolio dalla Russia. Se il prezzo del petrolio scende, molto semplicemente, la Russia si accontenterà”.Sulla crisi in Medio Oriente si è vista la maggiore divergenza tra i due. Il primo ministro inglese ha sottolineato come “il riconoscimento dello Stato palestinese rappresenterà un passo avanti verso la soluzione dei due Stati”, mentre il tycoon si è detto contrario: “È uno dei pochi punti in cui non andiamo d’accordo”.Al netto di divergenze sul Medio Oriente il rapporto tra i due sembra però genuino. L’inviato speciale di Trump, Steve Witkoff, ha affermato a Politico: “Il Presidente è molto disponibile ad ascoltare le opinioni di Starmer, indipendentemente dall’ideologia politica. Loro condividono la stessa visione”. Un legame che travalica i secoli, perché, come ha dichiarato Trump, Regni Unito e Stati Uniti hanno fatto “più bene al pianeta di qualsiasi altra coppia di nazioni nella storia”.

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    L’Ue si dà una strategia per il Mar Nero, dopo tre anni di guerra in Ucraina

    Bruxelles – Dopo più di tre anni dall’inizio della guerra neo-imperialista della Russia in Ucraina, l’Ue prova a darsi una prospettiva strategica nella regione del Mar Nero, per controbilanciare l’influenza di Mosca e consolidare la propria. Parole d’ordine: sicurezza, connettività e investimenti. Nelle speranze di Bruxelles, si potrà fare tutto questo senza impiegare nuove risorse di bilancio, ma semplicemente “razionalizzando” quelle già esistenti.La Commissione europea ha presentato oggi (28 maggio) la sua nuova strategia per la regione del Mar Nero, con la quale cercherà di proiettarsi nella zona che fa da cerniera naturale tra Europa orientale, Caucaso meridionale e Asia centrale. Nell’idea dell’esecutivo comunitario, servirà per “rafforzare il ruolo geopolitico dell’Ue” attraverso l’approfondimento della cooperazione con tutti i Paesi della regione: Ucraina, Moldova, Georgia, Armenia, Azerbaigian e Turchia.Secondo il Berlaymont, l’iniziativa dovrà imperniarsi su tre pilastri principali. Il primo, neanche a dirlo, riguarda la sicurezza regionale: la cui responsabilità, ha sottolineato l’Alta rappresentante Kaja Kallas, “non può ricadere solamente sulle spalle degli Stati membri”. A tal scopo, Bruxelles prevede di istituire un “hub per la sicurezza marittima” aperto alla partecipazione di tutti i Paesi dell’area.L’Alta rappresentante Ue per la politica estera, Kaja Kallas (foto: Lukasz Kobus/Commissione europea)Come spiegato dal capo della diplomazia a dodici stelle, si tratterà di “un sistema europeo di allerta precoce per aumentare la consapevolezza situazionale e proteggere le infrastrutture critiche” di Stati membri e Paesi terzi dalle minacce ibride – ivi comprese campagne di disinformazione e interferenze elettorali varie (vedi alle voci Moldova e Romania) – poste da attori stranieri malevoli, in primis la Russia.Tale hub, di cui andranno concordati in un secondo momento l’ubicazione e il “modello operativo” e che collaborerà con le strutture della Nato e della coalizione dei volenterosi, dovrà inoltre contribuire a “monitorare qualunque accordo di pace stipulato tra Russia e Ucraina” e ad assicurare la sicurezza di navigazione nel Mar Nero, prendendo parte tanto al contrasto della flotta ombra di Mosca quanto alle operazioni di sminamento del fondale una volta terminato il conflitto.Infine, fungerà anche da centro di coordinamento per la mobilità militare regionale, partecipando con modalità non meglio definite agli interventi di ammodernamento di porti, ferrovie, strade e quant’altro possa servire a “muovere truppe ed equipaggiamenti”.Il secondo pilastro è quello della connettività. Il Mar Nero, nelle parole della commissaria all’Allargamento Marta Kos, è “un ponte verso il Caucaso meridionale e l’Asia centrale, un’arteria vitale per il commercio, i flussi energetici e le esportazioni alimentari” e dunque l’Ue avverte “la necessità di diversificare i legami” coi partner dell’area per ridurre ulteriormente le proprie dipendenze da Mosca.When dependencies are weaponised, we must diversify.The Black Sea is the bridge to the South Caucasus & Central Asia – vital for trade, energy flows, & food exports.Our new strategy offers partnerships & better connectivity stepping up our collective security & prosperity. pic.twitter.com/HJNzkKHl6b— Marta Kos (@MartaKosEU) May 28, 2025Andranno quindi sviluppati nuovi corridoi energetici, reti di trasporto e infrastrutture digitali che connettano la regione coi bacini del Baltico e del Mediterraneo da un lato e del Caspio dall’altro. Secondo le previsioni di Kos, Kiev e Chisinau potrebbero essere “completamente disaccoppiate dalle fonti energetiche russe entro la fine del 2027“. Parallelamente, Bruxelles punta a “migliorare la cooperazione nel settore energetico con l’Armenia e l’Azerbaigian“.L’ultimo cardine della strategia riguarda la preparazione e la resilienza, soprattutto per quanto riguarda il cambiamento climatico e gli impatti ambientali della guerra d’Ucraina. Un occhio di riguardo sarà riservato alle comunità costiere, puntando in particolare all’economia blu e alle opportunità di crescita sostenibile.Ma non si diventa una potenza geopolitica coi proclami trionfalistici. Da dove si prenderanno i soldi? “Non faremo ricorso a nuovi strumenti finanziari“, hanno chiarito Kallas e Kos. Le risorse arriveranno da fondi già esistenti, come la Ukraine facility o i piani di crescita stipulati da Bruxelles, ad esempio, con Armenia e Moldova. Un altro contributo dovrebbe arrivare dalla revisione del funzionamento della Garanzia per l’azione esterna, la spina dorsale di quel Global gateway con cui Bruxelles ha provato a rispondere alla Nuova via della seta di Pechino.La commissaria all’Allargamento, Marta Kos (foto: Lukasz Kobus/Commissione europea)Come illustrato dal commissario per i Partenariati internazionali, Jozef Síkela, si tratta di stimolare la crescita sostenibile dei partner ma anche di migliorare l’efficacia degli aiuti allo sviluppo. “Il successo della strategia dipenderà dal potere di fuoco finanziario che saremo in grado di mettere in campo”, ha dichiarato. La verità, tuttavia, è che la coperta è corta, e la partita entrerà nel vivo in autunno quando inizieranno i negoziati tra Consiglio e Parlamento sul nuovo Quadro finanziario pluriennale (Qfp).L’obiettivo, dice Síkela, è fare “un uso più dinamico delle risorse dell’Ue senza bisogno di nuove risorse di bilancio“. Nei suoi calcoli, si potrebbe arrivare a mobilitare fino a 10 miliardi di investimenti aggiuntivi senza mettere un centesimo in più nel budget comunitario. Per riuscirci, andranno riviste le norme sugli investimenti nei Paesi terzi, verrà ridotta la copertura del rischio da parte della Banca europea degli investimenti (Bei) e si procederà all’ennesima sburocratizzazione del settore. Basterà?

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    Investimenti, migrazione e disinformazione al centro dell’agenda di cooperazione tra Ue e Unione africana

    Bruxelles – L’Unione africana e l’Unione europea mirano a rafforzare la loro cooperazione formale, che compie quest’anno un quarto di secolo, per affrontare insieme le sfide comuni a entrambi i continenti. A partire dall’approfondimento della collaborazione su temi cruciali come l’uso delle materie prime critiche, la migrazione e gli investimenti, ma anche il contrasto alla disinformazione del Cremlino.“L’Africa e l’Europa sono ciascuna il continente gemello dell’altra“: con queste parole Kaja Kallas ha aperto i lavori della terza ministeriale Esteri Ue-Ua svoltasi oggi (21 maggio) a Bruxelles in preparazione del prossimo summit di alto livello, il settimo, in programma per quest’anno. Il 2025 segna peraltro il 25esimo anniversario del format di dialogo tra le due organizzazioni continentali, inaugurato al Cairo nel 2000.Per il capo della diplomazia a dodici stelle, per i Paesi sulle due sponde del Mediterraneo ci sono “interessi condivisi ma anche sfide condivise” su una serie di questioni cruciali. “Le sfide sono immense ma lo sono anche le nostre risorse comuni“, ha sottolineato, menzionandone curiosamente solo di africane: “La popolazione che cresce più velocemente sul pianeta, un’immenso potenziale imprenditoriale, un’abbondanza di risorse e di materie prime critiche necessarie per le transizioni verde e digitale”.A co-presiedere la riunione odierna c’era Téte António, ministro degli Esteri angolano a capo del Consiglio esecutivo dell’Ua. Il quale, su quest’ultimo aspetto specifico, ha tenuto a precisare che “i progetti per la lavorazione delle materie prime devono avvenire sul campo in Africa” e non altrove, onde evitare di “esportare il valore aggiunto, cioè il lavoro, il benessere, lo sviluppo e la conoscenza”. In altre parole, per non ripetere le dinamiche predatorie del colonialismo estrattivo che gli Stati europei hanno praticato per secoli nel continente.Africa and Europe are partners of choice.We are working together for peace, security and sustainable growth.Today, we are gathering with foreign ministers and members of the African Union — strengthening our partnership and marking 25 years since the first EU-Africa Summit. pic.twitter.com/E4IiFarFmK— Kaja Kallas (@kajakallas) May 21, 2025“Dall’ultimo vertice” Ua-Ue, cioè il sesto (risalente a metà febbraio 2022), “il mondo è cambiato radicalmente“, ha osservato Kallas. “La guerra è tornata in Europa, l’instabilità sta crescendo in alcune aree dell’Africa e in Medio Oriente, assistiamo a un aumento della disinformazione e delle interferenze straniere nei nostri affari interni, a un’instabilità senza precedenti nei mercati mondiali e a minacce al multilateralismo e all’ordine internazionale fondato sulle regole”.António ha auspicato “delle soluzioni innovative” per rispondere in maniera congiunta alle sfide epocali che “non si fermano ai confini geografici” – il cambiamento climatico, la trasformazione economica, la sanità, la pace e la sicurezza e la migrazione, nell’elenco del ministro – e offrire “benefici tangibili per i nostri popoli su entrambi i continenti“.Le priorità chiave delle relazioni Ua-Ue comprendono gli investimenti e gli scambi commerciali tra i due mercati unici, lo sfruttamento delle materie prime critiche, la cooperazione in materia di sicurezza, lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e di solide infrastrutture digitali, la blue economy, la mobilità (incluso il capitolo fondamentale della gestione dei flussi migratori), la connettività e l’integrazione regionale nonché le sfide della governance globale (a partire dalla tutela del multilateralismo in un’epoca di conflitti militari e guerre commerciali).Sul dossier migrazioni, António ha rimarcato che gli spostamenti delle persone “non rappresentano un problema di per sé” e possono anzi “portare benefici che hanno un impatto positivo” sui Paesi ospitanti, ma “il problema riguarda il ‘come’ questo fenomeno si sviluppa”. Vanno cioè trovate delle modalità per garantire vie sicure per la migrazione legale, dice, e va sostenuto lo sviluppo economico del continente africano.D’accordo anche Kallas: “È anche nel nostro interesse che ci sia prosperità in Africa, che ci siano posti di lavoro in Africa”, ha ragionato di fronte ai giornalisti, in modo che “non ci sia la pressione migratoria” sulle sponde europee. Così, spiega, il trasferimento tecnologico per l’estrazione e la lavorazione delle materie prime critiche farà “in modo tale che la prosperità rimanga in Africa”. Allo stesso obiettivo dovrebbero concorrere, nell’ottica dell’Alta rappresentante, anche altre azioni come “la riforma dell’architettura finanziaria internazionale, in modo che l’accesso ai capitali sia simile ovunque si effettuino investimenti”.Il logo del 25esimo anniversario dalla nascita del dialogo Ue-Ua (foto: Seae)E naturalmente anche la prevenzione dei conflitti, come quelli che affliggono la regione del Sahel in generale e il Sudan in particolare, definito dal ministro angolano come “il microcosmo dell’Africa” (poiché, sostiene, quello che accade lì si riverbera nell’intero continente). “La priorità è la cessazione delle ostilità“, ha assicurato l’ex premier estone, sottolineando che il processo di ricomposizione della crisi “dev’essere guidato dall’Africa, anche se c’è il bisogno di una mediazione” per la quale, eventualmente, Bruxelles si rende disponibile.Un altro dei temi toccati oggi è quello del contrasto alle campagne ibride di disinformazione e misinformazione, soprattutto quelle orchestrate da Mosca. “La lotta alle narrazioni si svolge ovunque e la disinformazione è uno degli strumenti che la Russia sta utilizzando, soprattutto in Africa”, ha ammonito l’Alta rappresentante. E ha ammesso che “è sempre più difficile” riuscire a “combattere la disinformazione e l’influenza maligna straniera“, nonostante gli sforzi messi in campo finora, perché “viviamo nell’era dell’informazione” nella quale “le bugie viaggiano velocemente e si espandono rapidamente”.L’Ue e i suoi Stati membri rappresentano per l’Ua il primo partner commerciale, il primo investitore estero (309 miliardi di euro nel 2022) e il principale donatore di aiuti allo sviluppo e aiuti umanitari. Il supporto dell’Unione alla sicurezza del continente africano nel quadro dello Strumento europeo per la pace – Epf nell’acronimo inglese – vale oltre 1 miliardo (anche se parte di quei fondi, per ammissione della stessa Kallas, sono momentaneamente bloccati), e nel continente sono attualmente operative 11 missioni civili e operazioni militari sotto l’ombrello Pesc.

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    Ue-India, c’è la strategia per una nuova collaborazione. Modi: “Accordo commerciale entro fine anno”

    Bruxelles – Commercio, tecnologia, innovazione, investimenti. E l’impegno di un nuovo accordo di libero scambio già nel 2025. Ursula von der Leyen e il suo collegio dei commissari trovano in India quelle risposte che cercavano. Il viaggio a est voluto dalla presidente della Commissione Ue produce gli effetti desiderati. Tutti da definire e sviluppare in concreto, certo, ma comunque c’è una rinnovata partnership. C’è l’accordo, spiega il primo ministro indiano, Narendra Modi, per “un libro blu per mobilità, sicurezza, innovazione, green economy, commercio, investimenti“. C’è una strategia chiara su cui lavorare.L’Europa quello che cercava a oriente non l’aveva nascosto. Serviva la risposta dell’interlocutore, e Modi la offre in pubblico, in conferenza stampa. “Questa visita ha ridato vigore alle nostre relazioni” bilaterali, riconosce ad una sorridente von der Leyen, raggiante nel sentire dal primo ministro indiano che “abbiamo deciso di creare un’agenda ambiziosa e audace per le relazioni Ue-India post-2025“, che passa anche per voglia di chiudere “un accordo commerciale bilaterale per la fine dell’anno”.In linea di principio von der Leyen ottiene praticamente tutto ciò che voleva. “È tempo di portare la nostra partnership strategica UE-India al livello successivo“, il mantra ripetuto dalla tedesca anche in occasione del suo viaggio in Asia meridionale, ed è esattamente quello che ottiene. La presidente della Commissione europea è arrivata in India con un’agenda chiara, costituita da tre aree su cui lavorare per la nuova stagione di relazioni bilaterali: commercio e la tecnologia, sicurezza e difesa, connettività e partnership globale. Da Modi ottiene gli impegni in questo senso.“Ora più che mai gli eventi geopolitici richiedono questi passi”, scandisce von der Leyen nella conferenza congiunta con il premier indiano. Un riferimento alle manovre militari russe in Ucraina, all‘unilateralismo trumpiano in politica estera e in materia commerciale, ad una Cina che guarda silenziosa ma non a braccia conserte cosa accade sullo scacchiere internazionale. “Per l’Europa l’India è un pilastro di affidabilità in un mondo di imprevedibilità“. Ora l’Ue può iniziare a sentirsi meno insicura.

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    L’Ue a pesca di alleati nei Caraibi, von der Leyen incontra i leader del Caricom

    Bruxelles – In linea con la strategia della Commissione europea per la costruzione ed intensificazione di partenariati strategici in giro per il mondo, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha completato la sua visita di due giorni a Bridgetown, Barbados, dove ha partecipato alla 48esima sessione ordinaria della Conferenza della Comunità dei Caraibi (Caricom). Ospite del primo ministro delle Barbados Mia Mottley, ha incontrato i 15 leader dei paesi caraibici, riaffermando ai presenti la vicinanza delle due comunità ai capi opposti dell’Atlantico, e di come entrambe condividano il saldo supporto all’Ucraina.La visita si inserisce nel contesto dei recenti accordi con Mercosur, Messico e Malaysia. Sono previste in futuro ulteriori visite di sensibilizzazione in Sud Africa e in India, mentre un vertice Ue-Asia centrale si terrà in aprile.“In questo mondo in cui vi è un chiaro tentativo di costruire sfere di influenza, dove visioni contrastanti dell’ordine mondiale stanno portando ad un approccio transazionale agli affari globali” ha detto la presidente alludendo, senza fare nomi, all’atteggiamento di Washington e Mosca, “l’Europa vuole essere un partner corretto e fidato per tutte le regioni del mondo che vogliono lavorare con noi“.Breve scambio tra il primo ministro di Grenada Dickon Mitchell e la presidente sul tema delle riparazioni europee per la schiavitù coloniale: “La schiavitù è un crimine contro l’umanità” ha risposto lei.Cambiamento climatico, intelligenza artificiale, commercio e ambiente tra i temi trattati. Von der Leyen ha, inoltre, partecipato al lancio di 4 programmi di investimento e partenariato nei settori biomedico, farmaceutico, delle telecomunicazioni e dell’energia pulita, ed ha a inoltre annunciato un pacchetto di aiuti ad Haiti da 19,5 milioni di euro.

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    L’Ue vuole nuove relazioni con l’India, ma il nuovo corso di Delhi è una sfida

    Bruxelles – L’India come nuova meta, una risposta alle nuove tensioni globali e alle nuove logiche geopolitiche. L’Unione europea, ed in particolare la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, puntano molto su una nuova stagione di relazioni bilaterali con Nuova Delhi. Una scelta per certi aspetti obbligata, ma che rischia di gettare il vecchio continente in una dimensione anche controproducente. Perché l’India, al pari della Cina, mantiene un ruolo di partner privilegiato con la Russia condannata e oggetto di ben sedici pacchetti di sanzioni, ed ha ancora molto da fare a livello di diritti umani. In sostanza, non è propriamente paladina di quei valori tanto sbandierati dall’Ue in questi ultimi anni.Il Centro studi e ricerche del Parlamento europeo, in un documento di lavoro redatto per agevolare il compito degli europarlamentari, non nasconde che le relazioni Ue-India non sono prive di criticità. La prima riguarda l’agenda politica indiana. “L’Ue sta cercando di ampliare la sua cerchia di partner chiave, sullo sfondo dell’incertezza sulle relazioni transatlantiche”, la premessa del documento, ma “l‘India nel frattempo mantiene una relazione privilegiata con la Russia e sta rafforzando i legami con l’amministrazione Trump“. Un modo di porsi sullo scacchiere internazionale che certamente pone l’Ue nella scomoda posizione di dover scegliere: evitare ogni rapporto con chi non condivide principi europei, o scegliere quel pragmatismo enunciato da von der Leyen per cui bisogna saper accettare di “dover lavorare con paesi che non hanno idee simili ma condividono alcuni dei nostri interessi”.La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyne, con il primo ministro indiano, Narendra Modi (fonte: Commissione Ue)Ue-India, il calendario per la nuova stagione di relazioniLa Commissione europea fa sul serio. Poco importa se Nuova Delhi flirta con Mosca e Washington. L’intero collegio sarà in India la prossima settimana, il 27 e 28 febbraio. Per l’occasione si riunirà anche il consiglio Ue-India per il commercio e la tecnologia. Una comunicazione congiunta su una nuova agenda strategica Ue-India è prevista per il secondo trimestre del 2025. Un vertice Ue-India potrebbe aver luogo nell’ultimo trimestre del 2025. Un calendario con date, tappe, obiettivi, a riprova di volersi mettere al riparo da nuove tensioni commerciali e nuovi ordini mondiali.L‘Ue desidera sviluppare le sue relazioni con l’India, il cui mercato e la cui crescita economica rappresentano una preziosa opportunità per le aziende europee, soprattutto nel campo delle tecnologie verdi. L‘India è leader nella promozione delle energie rinnovabili, viene ricordato, e questo ruolo non è nuovo. A marzo 2018 il primo ministro indiano, Narendra Modi, insieme al Presidente francese Emmanuel Macron, ha co-presieduto la conferenza fondatrice dell’Alleanza internazionale per il solare (International Solar Alliance, Isa). La missione dell’Isa è quella di sbloccare un trilione di dollari in investimenti solari entro il 2030, riducendo al contempo i costi di tecnologia e finanziamento.La partita geopoliticaC’è poi tutta la partita geopolitica da dover considerare e da non dover sottovalutare. I ricercatori del Parlamento europeo ricordano che l’obiettivo di Nuova Delhi è “collocarsi al centro dell’equilibrio di potere globale” tra gli Stati Uniti e i suoi alleati da una parte, e Russia e Cina (con cui partecipa all’organizzazione intergovernativa BRICS e alla Shanghai Cooperation Organisation) dall’altra. Allo stesso tempo, l’India mira a rappresentare e guidare il ‘Sud globale’.In questa agenda tutta indiana la Russia gioca un ruolo non indifferente, visto che storicamente l’India si sente minacciata dalla Cina (con cui esiste ancora il contenzioso sui territori dell’Aksai-Chin, rivendicati da entrambe le parti), e vede nelle relazioni con la Russia un modo per rispondere a questo senso di accerchiamento cinese. Una parte del greggio russo sanzionato dagli europei è stato acquistato dall’India, che avrebbe aiutato a far entrare in Russia materiale aeronautico europeo che non potrebbe essere venduto in Russia.C’è poi la questione diritti umani, che “rappresentano un’ulteriore causa di disagio nelle relazioni Ue-India”. Nella sua risoluzione di gennaio 2024 sulle relazioni Ue-India, il Parlamento ha espresso preoccupazione per la situazione dei diritti umani e della democrazia nel paese.