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    A Bruxelles si accende il tema dei carri armati all’Ucraina. E si sbloccano altri 500 milioni di euro di supporto militare

    Bruxelles – Nel primo Consiglio Affari Esteri del 2023 – che “non poteva che iniziare con la guerra russa in Ucraina, visto che la situazione militare è rimasta invariata”, come ha sottolineato l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell – sul tavolo c’è il tema più caldo di queste settimane. L’invio dei carri armati Leopard tedeschi a Kiev, una delle questioni più divisive tra gli alleati occidentali del Paese sotto attacco di Mosca dal 24 febbraio dello scorso anno. “Ne abbiamo discusso e la ministra tedesca [Annalena Baerbock, ndr] ha detto chiaramente che Berlino non ostacolerà i Paesi che vogliono esportarli“, ha messo in chiaro lo stesso alto rappresentante Ue alla stampa al termine del vertice di oggi (23 gennaio).
    L’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e la ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock (23 gennaio 2023)
    La posizione delle istituzioni comunitarie è chiara, dal Consiglio al Parlamento Ue, ed è una spinta al cancelliere tedesco, Olaf Scholz, a rompere gli indugi sull’invio di carri armati pesanti che potrebbero avere un impatto decisivo sui teatri di battaglia in Ucraina, quando l’esercito russo lancerà con tutta probabilità in primavera una nuova offensiva. “Sono stato chiaro su quali armi dovrebbero essere fornite a Kiev”, ha ribadito Borrell riferendosi ai Leopard II in dotazione della Bundeswehr, le forze armate della Germania. L’alto rappresentate Ue ha però anche voluto smorzare le polemiche, ricordando che alla riunione del gruppo di contatto della Nato venerdì scorso (20 gennaio) “il risultato è stato molto positivo, con la determinazione dell’Europa e degli Stati Uniti a incrementare gli aiuti militari anche con altri mezzi“. Anche se per il momento Berlino tentenna ancora sull’invio dei carri armati richiesti da Kiev, è “da apprezzare” il fatto che comunque “non ne vieterà l’esportazione ad altri Paesi che ne avessero”.
    A margine del Consiglio Affari Esteri la stessa ministra tedesca Baerbock ha voluto ricordare che “faremo tutto il possibile per difendere l’Ucraina ed è importante che come partner internazionali agiamo insieme a sostegno del diritto all’autodifesa” di Kiev. Nessuna dichiarazione esplicita sui carri armati Leopard, ma il tema è caldissimo e oggi si sono visti i primi tiepidi segnali di apertura sulla questione da parte della Germania. Dopo l’incontro di ieri (22 gennaio) tra il cancelliere tedesco Scholz e il presidente francese, Emmanuel Macron, la ministra degli Esteri della Francia, Catherine Colonna, ha spiegato alla stampa che “tutte le opzioni sono sul tavolo e ci sarà una consultazione collettiva tra i partner, ma abbiamo già mandato carri leggeri” e Parigi non esclude di inviare a Kiev i propri carri armati pesanti Leclerc. Per quanto riguarda invece l’Italia, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, non si è sbilanciato con i giornalisti: “Non facciamo parte di questo dibattito, ne abbiamo parlato oggi tra ministri, ma la discussione proseguirà a livello bilaterale” tra Francia e Germania.
    Oltre ai carri armati tedeschi, i 500 milioni di euro dall’Ue
    L’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e il ministro della Difesa italiano, Antonio Tajani (23 gennaio 2023)
    Una giornata di discussioni tra ministri senza decisioni formali, ma con un confronto sul sostegno armato all’Ucraina che registra altri passi in avanti a livello Ue. “Abbiamo un accordo politico sulla settima tranche di aiuti militari da 500 milioni di euro e su un’ulteriore misura di assistenza da 35 milioni di euro per la missione di formazione militare dei soldati ucraini“, ha reso noto Borrell. Il nuovo esborso dei Ventisette si inserisce all’interno del Fondo europeo per la pace e, come fatto notare in un tweet dal presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, ha portato il supporto a Kiev a “oltre 11,5 miliardi di euro”.
    L’European Peace Facility è lo strumento fuori bilancio per la prevenzione dei conflitti, la costruzione della pace e il rafforzamento della sicurezza internazionale, attraverso il finanziamento di azioni operative nell’ambito della politica estera e di sicurezza comune (Pesc) che hanno implicazioni nel settore militare o della difesa. Solo nel 2022 sono stati stanziati da Bruxelles attraversi questo strumento 11 miliardi di euro a favore degli acquisti militari di Kiev per contrastare l’esercito russo. “L’Ucraina ha bisogno di più armi per respingere l’aggressione della Russia“, ha ricordato Michel, mentre l’alto rappresentante Borrell ha fatto notare che “l’Ue è primo donatore per gli aiuti all’Ucraina con 49 miliardi di euro sul piano militare, finanziario e umanitario”.

    At today’s #FAC, the FMs reached a political agreement on additional military support to #Ukraine under the European Peace Facility. We remain steadfast in our support for the Ukrainian Armed Forces. @TobiasBillstrom pic.twitter.com/rtR9B820kp
    — Swedish Presidency of the Council of the EU (@sweden2023eu) January 23, 2023

    Sul tavolo del Consiglio Affari Esteri il supporto a Kiev con i Leopard tedeschi. Borrell: “Berlino non ostacola i Paesi che vogliono esportarli”. Salgono a 3,6 miliardi di euro i finanziamenti concessi nell’ambito dell’European Peace Facility dall’inizio dell’invasione russa

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    Per Michel “il 2023 sarà l’anno della vittoria e della pace” per l’Ucraina e chiede ai Ventisette di inviare carri armati a Kiev

    Bruxelles – La terza volta in un anno, la prima di un 2023 che “sarà l’anno della vittoria e della pace” per l’Ucraina. Il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, è tornato a Kiev oggi (19 gennaio) su invito del leader del Paese, Volodymyr Zelensky, per partecipare alla sessione plenaria della Verkhovna Rada, il Parlamento monocamerale. “Abbiamo ascoltato il vostro messaggio, avete bisogno di più sistemi di difesa aerea e di artiglieria, di più munizioni e sono fermamente convinto che debbano essere consegnati i carri armati“, ha messo in chiaro il numero uno del Consiglio: “Vogliamo sostenervi perché siamo consapevoli che le prossime settimane potrebbero essere decisive per ciò che verrà” sul campo di battaglia.
    L’intervento del presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, alla Verkhovna Rada (Kiev, 19 gennaio 2023)
    Dopo aver reso noto questa mattina di essere nuovamente in viaggio verso Kiev – a due settimane dal vertice Ue-Ucraina che si terrà proprio nella capitale del Paese sotto attacco russo – Michel ha voluto sottolineare davanti ai deputati ucraini che “per quasi un anno il mondo ha guardato con orrore alla guerra“, come mostrato dalla “brutalità della Russia a Soledar, a Bakhmut e in tante altre città e villaggi”. Il recente attacco russo a un condominio di Dnipro “è l’ultimo di una lunga lista di crimini” del Cremlino, per cui “tutti i responsabili, senza eccezioni, saranno chiamati a rispondere“, ha promesso Michel. Lo scenario è quello della fine della guerra di aggressione – che l’Unione caldeggia – e per questo motivo le istituzioni comunitarie sostengono “l’iniziativa del presidente Zelensky sul piano di pace in 10 punti”, ha messo in chiaro il numero uno del Consiglio, anticipando che sarà sul tavolo del vertice del 3 febbraio con il presidente ucraino e la leader della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.
    Da sinistra: il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, e dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, a Kiev (19 gennaio 2023)
    Ma prima l’Ucraina “dovrà vincere la guerra”. E questo per Bruxelles passerà inevitabilmente dal supporto militare dei Ventisette: “Avete bisogno di più sistemi di difesa aerea, più missili a lungo raggio, munizioni e soprattutto avete bisogno di carri armati, proprio ora“. Proprio ieri (18 gennaio) anche gli eurodeputati hanno messo nero su bianco nel rapporto annuale sulla politica estera e di sicurezza comune che i Paesi membri Ue devono “immediatamente dispiegare armi moderne e un sistema di difesa aerea di nuova generazione”, con un’esortazione esplicita al cancelliere tedesco, Olaf Scholz, di consegnare all’Ucraina i carri armati Leopard 2 “senza ulteriori ritardi”. In quasi un anno di guerra i Ventisette hanno mobilitato 11 miliardi di euro in sostegno militare (sia attraverso il Fondo europeo per la pace, sia come impegno bilaterale) e stanno addestrando 15 mila soldati ucraini con una missione di formazione militare ad hoc.
    Il sostegno europeo all’Ucraina è considerato dal presidente Michel una difesa anche della stessa Unione Europea, “che abbiamo forgiato dalla tragedia della Seconda Guerra Mondiale, ancorata alla dignità umana, alla libertà e alla solidarietà”. I missili contro le città ucraine “sono missili lanciati contro tutto ciò in cui crede l’Ue”, ma Kiev ha fatto una scelta di campo, chiedendo di aderire all’Unione. “A giugno abbiamo preso una decisione che per molti era impensabile“, ovvero quella di concedere all’Ucraina lo status di Paese candidato all’adesione all’Ue: “Non dobbiamo lesinare gli sforzi per trasformare questa promessa il più rapidamente possibile in realtà”, è l’esortazione di Michel ai capi di Stato e di governo dei Paesi membri. Il “sogno” del numero uno del Consiglio è che “un giorno, spero presto, un ucraino ricopra il mio posto”, o quello di “presidente del Parlamento o della Commissione Europea”.

    Nearly a year after Russia’s brutal attack against the Ukrainian people and the values and principles of European democracy, I am touched to be back on Ukrainian soil today. Watch the press conference after the meeting with President @ZelenskyyUA. https://t.co/8Ovi6aQBfR
    — Charles Michel (@CharlesMichel) January 19, 2023

    Il presidente del Consiglio Ue è tornato nella capitale ucraina, dove si è rivolto alla plenaria della Verkhovna Rada (il Parlamento monocamerale): “Sogno che un giorno un ucraino ricopra il mio posto”. Sostegno al piano di pace in 10 punti di Zelensky, in vista del vertice del 3 febbraio

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    L’Ue si stringe attorno all’Ucraina per la “tragedia” dello schianto dell’elicottero in cui è morto il ministro dell’Interno

    Bruxelles – Le istituzioni dell’Unione Europea esprimono la propria vicinanza all’Ucraina dopo la morte di 16 persone – tra cui il ministro degli Interni, Denys Monastyrskyi – nello schianto di questa mattina (18 gennaio) dell’elicottero a Brovary, alla periferia di Kiev. “La tragedia colpisce il cuore dell’Ucraina devastata dalla guerra, siamo in lutto con voi”, ha commentato la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, esprimendo le condoglianze al presidente del Paese, Volodymyr Zelensky, e al popolo ucraino.
    Le operazioni antincendio a Brovary (Kiev) dopo lo schianto dell’elicottero del ministro degli Interni, Denys Monastyrskyi (18 gennaio 2023)
    Secondo quanto riportano le autorità ucraine, poco dopo le 8 di mattina l’elicottero su cui viaggiava il ministro Monastyrskyi con il suo vice, Yevhen Yenin, e il segretario di Stato del ministero, Yuriy Lubkovich, avrebbe impattato il tetto di un asilo, prima di schiantarsi su un altro edificio. Ancora non sono chiare le cause dello schianto, né se si sia trattato di un incidente o di un sabotaggio. Secondo alcuni testimoni oculari il velivolo sarebbe stato già in fiamme prima dell’impatto con gli edifici e il primo ministro, Denys Shmyhal, ha annunciato che saranno aperte indagini per chiarire se c’è stato un sabotaggio, un malfunzionamento o una qualche violazione delle regole di sicurezza del volo. Oltre alle tre figure di spicco del ministero degli Interni hanno perso la vita anche i tre membri dell’equipaggio e tre bambini, mentre a terra altre 30 persone sono rimaste ferite (tra cui 12 minori).
    “Ho il cuore spezzato dalla notizia devastante dell’incidente dell’elicottero vicino all’asilo di Brovary, vicino a Kiev”, ha scritto su Twitter la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, che pochi minuti prima di fronte all’emiciclo di Strasburgo si era rivolta direttamente ai colleghi, riportando la notizia: “Penso di parlare a nome di tutti in quest’Aula sul fatto che i nostri pensieri vanno al coraggioso popolo ucraino e alle famiglie del ministro e del vice-ministro”. Anche il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, si è unito al “dolore dell’Ucraina per il tragico incidente dell’elicottero a Brovary”, definendo il ministro Monastyrsky “un grande amico dell’Ue”. Si dice “profondamente scossa” la commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson, che avrebbe dovuto incontrare la controparte ucraina a inizio febbraio per l’incontro tra i membri del Collegio dei commissari e quelli del governo Shmyhal. “Denys è un vero eroe ucraino, che nell’ultimo anno ha guidato [l’Ucraina, ndr] con coraggio e stoicismo“, ha aggiunto Johansson: “Lavorare con lui quest’anno è stato un onore”.

    Heartbroken with devastating news of helicopter crash next to kindergarten in Brovary near Kyiv.
    My thoughts are with families & loved ones of Ukraine’s Internal Affairs Minister Denys Monastyrskyi and those killed in this terrible tragedy, including children.#StandWithUkraine pic.twitter.com/abr4Cnj9yV
    — Roberta Metsola (@EP_President) January 18, 2023

    Il supporto all’Ucraina da Strasburgo
    Intanto dalla plenaria del Parlamento Ue a Strasburgo arrivano esortazioni esplicite per un’azione ancora più decisa a sostegno del Paese invaso dalla Russia dal 24 febbraio dello scorso anno. “Continueremo a supportare militarmente Kiev finché necessario, anche con un aumento del fondo dell’European Peace Facility”, ha assicurato il presidente Michel, intervenendo davanti agli eurodeputati: “Personalmente sono a favore dell’invio di carri armati“, ha aggiunto il numero uno del Consiglio, atteso fra due settimane a Kiev per il vertice Ue-Ucraina insieme a von der Leyen e Zelensky.
    A proposito delle consegne di armi al partner sotto attacco, gli eurodeputati hanno messo nero su bianco nel rapporto annuale sulla politica estera e di sicurezza comune – adottato oggi con 407 voti a favore, 92 contrari e 142 astenuti – che i Paesi membri devono “immediatamente dispiegare armi moderne e un sistema di difesa aerea di nuova generazione”, con un’esortazione esplicita al cancelliere tedesco, Olaf Scholz, di consegnare a Kiev i carri armati Leopard 2 “senza ulteriori ritardi”. La motivazione alla base riguarda il fatto che “l’Ucraina sta difendendo la sua integrità territoriale all’interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale” e ha “urgentemente bisogno di aiuti militari e di armi pesanti per vincere la guerra”, sottolineano gli eurodeputati.

    Il velivolo ha impattato il tetto di un asilo a Brovary (alla periferia di Kiev), causando il decesso del ministro Monastyrskyi e altre 15 persone, tra cui 3 bambini. Ancora non è chiaro se si è trattato di un incidente o di un sabotaggio: “Colpisce il cuore dell’Ucraina devastata dalla guerra”

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    Sono in arrivo i primi 3 miliardi di euro dall’Ue all’Ucraina per l’assistenza macrofinanziaria del 2023

    Bruxelles – Si apre il flusso finanziario per il 2023 dall’Unione Europea all’Ucraina. Domani (17 gennaio) sarà erogata la prima tranche del pacchetto di assistenza macrofinanziaria da 18 miliardi di euro, per un valore di 3 miliardi che corrisponde all’esborso previsto per i mesi di gennaio e febbraio: “Aiuterà l’Ucraina a soddisfare il suo fabbisogno finanziario”, spiega la Commissione Ue, sottolineando che in particolare servirà “a mantenere in funzione i servizi pubblici, come ospedali e scuole, a ripristinare le infrastrutture critiche e a garantire la stabilità macroeconomica”.
    Da sinistra: il vicepresidente della Commissione per l’Economia, Valdis Dombrovskis, e il commissario europeo per il Bilancio, Johannes Hahn, alla presentazione del nuovo pacchetto di assistenza macrofinanziaria per l’Ucraina (9 novembre 2022)
    Il memorandum d’intesa sul pacchetto di assistenza macrofinanziaria per l’Ucraina – che ha dato il via libera all’erogazione della prima tranche da 3 miliardi – è stato firmato oggi (16 gennaio) tra le due parti: “Ringrazio [la presidente della Commissione Ue, ndr] Ursula von der Leyen e [il vicepresidente per l’Economia, ndr] Valdis Dombrovskis“, ha commentato su Twitter il premier ucraino, Denys Shmyhal: “Ciò contribuirà a mantenere la stabilità macroeconomica in futuro”.
    Il nuovo strumento di assistenza macrofinanziaria Amf+ proposto dalla Commissione lo scorso 9 novembre prevede che i fondi saranno convogliati attraverso il bilancio dell’Ue con un esborso mensile medio di 1,5 miliardi di euro e consentirà all’Ucraina di rimborsare i prestiti in un periodo massimo di 35 anni, a partire dal 2033. Per garantire la nuova assistenza macrofinanziaria si potrà utilizzare il margine di manovra del bilancio comunitario 2021-2027 (la differenza tra il massimale delle risorse proprie e i fondi effettivamente necessari per coprire le spese previste dal bilancio) in modo mirato per l’Ucraina e limitato nel tempo. La copertura dei tassi d’interesse – stimati sui 600 milioni di euro all’anno a partire dal 2024 – sarà fornita dagli Stati membri dell’Unione.

    ✅ Honoured to sign MoU on behalf of the EU to provide Ukraine 🇺🇦 with 🇪🇺 financing in 2023 – up to €18 bln in loans.
    👉🏻First payment of €3 bln to follow later this week.
    This will help Ukraine cover its pressing needs – with stable flow of payments throughout year. pic.twitter.com/8to24KiGUu
    — Valdis Dombrovskis (@VDombrovskis) January 16, 2023

    I crimini di guerra in Ucraina
    Intanto a Bruxelles si condannano le continue azioni brutali dell’esercito russo ai danni della popolazione ucraina. “Altri missili russi hanno colpito le città ucraine durante il fine settimana, in particolare un edificio residenziale a Dnipro, in cui sono morti almeno 35 civili tra cui due bambini”, ha ricordato il portavoce del Servizio europeo per l’Azione esterna (Seae), Peter Stano, parlando oggi con la stampa: “Tali azioni costituiscono crimini di guerra e devono cessare immediatamente“. Come dichiarato dall’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, “non ci sarà impunità” per i “continui attacchi violenti della Russia, comprese le infrastrutture energetiche, anche contro i cittadini ucraini nelle loro stesse case”.
    Da sinistra: il primo ministro della Svezia, Ulf Kristersson, e il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel (Stoccolma, 16 gennaio 2023)
    A parlare di “crimini di guerra” è stato anche il premier svedese e presidente di turno del Consiglio dell’Ue, Ulf Kristersson, durante il colloquio a Stoccolma con il leader del Consiglio Europeo, Charles Michel: “Condanniamo gli attacchi sistematici ai danni dei civili e delle infrastrutture critiche, compresi quelli di sabato a Dnipro”. L’attacco “orribile” ha causato 40 vittime “innocenti”, per cui “i responsabili saranno chiamati a rispondere”, è la minaccia del premier svedese: “Continueremo a supportare militarmente l’Ucraina, nessun compito potrebbe essere più importante per noi“, ha concluso Kristersson, riprendendo le parole di venerdì (13 gennaio) a Kiruna con la presidente della Commissione Ue von der Leyen.
    “L’Ucraina ha ancorato il suo futuro all’Ue e l’Ue ha ancorato il suo pieno sostegno al popolo ucraino”, ha confermato Michel. Quando la guerra sta per compiere il primo anno, “siamo più saldi e uniti che mai” e “il prossimo incontro che avremo con le autorità ucraine trasmetterà anche un messaggio positivo sui progressi che l’Ucraina sta compiendo nel suo cammino verso l’Europa”, è quanto sottolineato dal numero uno del Consiglio. Michel e von der Leyen incontreranno a Kiev il presidente del Paese sotto attacco russo, Volodymyr Zelensky, il 3 febbraio in occasione del vertice Ue-Ucraina, mentre i membri della Commissione Ue si recheranno in visita nella capitale ucraina “a inizio febbraio” (ha confermato la stessa presidente dell’esecutivo comunitario) per incontri bilaterali con le rispettive controparti del governo guidato da Shmyhal.

    Il 17 gennaio sarà sborsata la tranche per i mesi di gennaio e febbraio del pacchetto da 18 miliardi complessivi. Serviranno a mantenere in funzione i servizi pubblici, a ripristinare le infrastrutture critiche e a garantire la stabilità macroeconomica

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    Nuovo anno, nuova presidenza, stesso supporto. L’Ucraina è la prima priorità del semestre svedese del Consiglio dell’Ue

    Bruxelles – Prende ufficialmente il via la presidenza di turno svedese del Consiglio dell’Unione Europea, a quasi un anno dallo scoppio della guerra russa in Ucraina. Ma l’impegno dei Ventisette a supporto di Kiev non cambia, anzi: “Gli ucraini stanno combattendo come se fosse il primo giorno, e noi li continuiamo a sostenere come se fosse il primo giorno”, ha ribadito con forza la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, salutando la nuova spinta che arriva da Kiruna, nell’estremità settentrionale della Svezia: “L’Ucraina è la prima priorità di questa presidenza, la vostra è una leadership vitale per preservare l’incredibile unità e determinazione europea e aumentare la pressione sulla Russia”.
    Il Collegio di commissari a Kiruna (Svezia) per l’avvio della presidenza di turno svedese del Consiglio dell’Unione Europea
    Nel corso della conferenza stampa di oggi pomeriggio (13 gennaio) che ha inaugurato i lavori del nuovo semestre, è stato lo stesso primo ministro svedese e presidente di turno del Consiglio dell’Ue, Ulf Kristersson, a sottolineare che “serve cooperazione” tra gli Stati membri dell’Ue per “affrontare tutte le sfide davanti a noi e costruire un’Europa più libera, verde e sicura”. Dal momento in cui “la vittoria dell’Ucraina è esistenziale e l’unità il nostro asset”, il destino dei due partner è strettamente legato l’uno all’altro: “Dobbiamo mantenere il supporto militare, umanitario ed economico, evitando divisioni tra noi“, è l’avvertimento del premier svedese da Kiruna.
    Il sostegno all’Ucraina nel 2023 inizia già ora, con l’erogazione della prima tranche del supporto finanziario Ue da 18 miliardi complessivi per quest’anno: “Non è mai stato fatto nulla del genere con un partner dell’Unione”, ha sottolineato von der Leyen. A questo si aggiungono i preparativi per coordinare gli sforzi internazionali per la ricostruzione del Paese, “con la piattaforma G7 pronta questo mese”. In questo semestre si cercherà anche di spingere sul supporto militare, per imprimere la svolta decisiva a favore di Kiev nella guerra contro la Russia: “Siamo stati un gigante economico, un nano politico e un verme militare, ma i nostri sforzi congiunti mostrano che l’Ue è un attore su cui poter contare in termini di sicurezza“, ha voluto mettere in chiaro il premier svedese. Sul fronte interno all’Unione questo significherà uno sforzo per “l’implementazione della Bussola Strategica per la difesa comune con il piano d’azione sulla mobilità militare”, così come “il rafforzamento della cooperazione con la Nato”.
    Ma sarà cruciale anche il capitolo sull’adesione dell’Ucraina all’Ue, che quest’anno vedrà per la prima volta Kiev nel report sull’allargamento: “È lo specchio dei progressi di ogni Paese candidato”, ha spiegato von der Leyen, con Kristersson che si è detto “impressionato” dal lavoro fatto finora sul piano delle riforme. “Siamo impegnati ad aiutare l’Ucraina a diventare un Paese membro in linea con le nostre regole, ora aspettiamo il lavoro di scrutinio”, ha aggiunto il premier svedese. Su questo punto il lavoro del Consiglio sarà agevolato dall’impegno della Commissione, che si prepara per un appuntamento senza precedenti. “Il Collegio dei commissari visiterà Kiev all’inizio di febbraio, per una riunione con il governo ucraino“, è la conferma della presidente von der Leyen delle notizie filtrate negli scorsi giorni sulla trasferta che a questo punto quasi sicuramente coinciderà con il vertice Ue-Ucraina del 3 febbraio. “C’è un’enorme quantità di dossier in comune, tra i 18 e i 20, su cui stiamo già lavorando” e che dimostrano “quanto le nostre agende siano convergenti”, ha evidenziato la numero uno della Commissione.

    Dear @SwedishPM, you have made Ukraine the 1st priority of your presidency.Russia’s imperial war also showed that we need to take greater responsibility for our collective security.
    So I welcome your ambition to strengthen EU security & defence policy ↓ https://t.co/D7Pdv9EPIR
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) January 13, 2023

    A Kiruna è stato dato il via ufficiale ai lavori di Stoccolma alla testa dell’istituzione comunitaria: “Momento cruciale, l’unità è il nostro asset”. E von der Leyen conferma il viaggio dei membri della Commissione Ue a Kiev a inizio febbraio

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    Una trasferta senza precedenti. I membri della Commissione Ue valutano una riunione di alto livello a Kiev a febbraio

    Bruxelles – A quasi un anno dall’inizio della guerra russa in Ucraina la Commissione Ue è alla ricerca di nuove occasioni per rafforzare il proprio messaggio di sostegno al Paese partner sul fronte orientale, con una solidarietà fatta di azioni simboliche e di discussioni tecniche e politiche sempre più intense con Kiev. Tra questi c’è l’appuntamento già annunciato per il 3 febbraio in territorio ucraino per il vertice Ue-Ucraina, a cui parteciperanno la presidente della Commissione e quello del Consiglio Ue). Ma la prossima mossa del gabinetto von der Leyen potrebbe essere un appuntamento senza precedenti, che dovrebbe portare diversi membri dell’esecutivo comunitario a sedersi al tavolo del confronto con le rispettive controparti del governo ucraino proprio a Kiev, nel mese di febbraio. Quando si chiuderà il primo anno di invasione russa e di lotta del popolo ucraino a difesa del proprio Paese, con il contributo decisivo dell’Unione Europea.
    I membri della Commissione Europea durante il seminario del Collegio dei commissari (11 gennaio 2023)
    Dopo le anticipazioni di Politico, diversi funzionari europei hanno confermato a Eunews che la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha proposto ieri (11 gennaio) durante il seminario del Collegio dei commissari l’incontro con il governo guidato da Denys Shmyhal nella capitale ucraina a febbraio. Una data ancora non è stata fissata, ma sono due i momenti del mese su cui prestare attenzione.
    Il primo è all’inizio di febbraio, quando von der Leyen (insieme al presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel) si recherà a Kiev per il vertice Ue-Ucraina con il presidente del Paese, Volodymyr Zelensky. Lunedì (9 gennaio) sono arrivate conferme anche dalla presidenza di turno del Consiglio dell’Ue che l’appuntamento del 3 febbraio non si terrà a Bruxelles – come inizialmente previsto – ma in Ucraina, e la presenza della numero uno dell’esecutivo comunitario rende molto verosimile che l’occasione possa essere sfruttata dai membri del suo gabinetto per accodarsi e incontrare quelli del governo ucraino nei giorni immediatamente precedenti o successivi. Il secondo momento è la fine del mese: il 24 febbraio cadrà l’anno esatto dall’inizio della resistenza ucraina e non è da escludere un forte gesto simbolico da parte della Commissione Ue per ribadire nuovamente la solidarietà al popolo e all’establishment politico del Paese.
    Chi potrebbe partecipare per la Commissione Ue
    Il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, e della Commissione Europea, Ursula von der Leyen (Kiev, 15 settembre 2022)
    Come ricordano le fonti, in linea di principio l’invito è aperto a tutti i commissari e le commissarie, a prescindere da quanto i dossier di propria responsabilità siano legati all’Ucraina. L’incontro con i ministre e le ministre del governo ucraino dovrebbe rappresentare un approfondimento dei rapporti con Kiev a 360 gradi, anche considerata la candidatura del Paese all’adesione Ue e la necessità di valutare sia i progressi nell’attuazione delle sette raccomandazioni della Commissione sia le prospettive di integrazione nel Mercato Unico. Ma la decisione di recarsi nella capitale ucraina sarà completamente volontaria per ciascuno dei membri del gabinetto von der Leyen e i funzionari europei precisano che le risposte definitive arriveranno solo nelle prossime settimane (anche quando sarà stabilita una data ufficiale).
    Al momento le fonti si sbilanciano solo su pochi nomi. A quanto si apprende a Bruxelles, sembra comunque molto probabile – al netto di impegni inderogabili – la presenza dell’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, considerato il suo ruolo centrale per i rapporti con l’Ucraina in questa anno di guerra. Lo stesso si può dire del commissario per l’Ambiente, Virginijus Sinkevičius, che le fonti fanno sapere aver parlato intensamente ieri con la presidente von der Leyen a margine del seminario. Altamente probabile è anche la presenza del vicepresidente esecutivo per l’Economia e commissario per il Commercio, Valdis Dombrovskis, mentre sta valutando la possibilità di partecipare il commissario per l’Agricoltura, Janusz Wojciechowski.

    Funzionari europei confermano a Eunews che la presidente von der Leyen ha proposto ai commissari di incontrare le rispettive controparti ucraine per discutere di tutti i dossier sulla solidarietà contro l’invasione russa. Non c’è ancora una data, ma arrivano i primi ‘sì’ ufficiosi

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    Nel 2022 i Paesi membri Ue hanno concesso la protezione temporanea a più di 3 milioni di ucraini in fuga dalla guerra

    Bruxelles – Nove mesi di porte aperte per i rifugiati in fuga dalla guerra russa in Ucraina. Nel 2022 i Paesi membri dell’Unione Europea hanno accolto oltre 3 milioni di ucraini, concedendo loro la protezione temporanea come espressione tangibile di solidarietà a chi cerca riparo sul territorio comunitario dalle bombe dell’esercito del Cremlino.
    Come emerge dai dati Eurostat, tra marzo e novembre dello scorso anno (in attesa delle ultime stime del mese di dicembre) sono stati 3.266.480 i beneficiari della protezione temporanea. Il numero maggiore è stato registrato in Polonia (944.360) e in Germania (931.545), mentre l’Italia – quinto Paese per destinazione, dietro a Spagna e Bulgaria – ha concesso lo status a 143.195 persone.
    Se invece si considera le percentuale di ucraini arrivati con lo status di protezione temporanea rispetto alla popolazione del Paese, i dati riconoscono lo sforzo di accoglienza maggiore a Estonia (28,1 per mille abitanti), Polonia (25,1), Lituania (22,9) e Bulgaria (21,2). Il trend segnalato da Eurostat è di una diminuzione progressiva del numero di persone che ricevono la protezione temporanea man mano che passano i mesi.

    🛂 In November 2022, among the EU Member States for which data are available, 🇵🇱Poland granted the highest number of temporary protection statuses to Ukrainians fleeing 🇺🇦Ukraine (40 370). Followed by 🇩🇪Germany (36 385) and 🇷🇴Romania (10 745).
    👉 https://t.co/6iSWpLkw0t pic.twitter.com/nhfK1RYF6E
    — EU_Eurostat (@EU_Eurostat) January 11, 2023

    La direttiva sulla protezione temporanea
    L’attivazione della direttiva europea sulla protezione temporanea è stata proposta dalla Commissione Ue per la prima volta dalla sua entrata in vigore (nel 2001) il 2 marzo dello scorso anno, a meno di una settimana dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Dopo sei giorni si è concretizzata con l’avvio delle procedure di riconoscimento dello status di protezione di gruppo in “situazioni di crisi derivanti da un afflusso massiccio di persone in fuga da una situazione di grande pericolo”. Sfollati e persone in fuga dalla guerra hanno il diritto alla protezione in tutta l’Unione Europea, inclusi i cittadini non ucraini e gli apolidi che non possono tornare nel loro Paese d’origine, come richiedenti asilo o beneficiari di protezione internazionale.
    Secondo quanto previsto dalla direttiva, la protezione temporanea rimane in vigore per un anno (fino a marzo 2023), ma lo scorso 10 ottobre è stato dato il via libera all’estensione fino a marzo 2024 con due rinnovi semestrali. Se poi le condizioni dovessero rimanere critiche, il Consiglio potrà decidere a maggioranza qualificata l’estensione per un terzo anno, su proposta della Commissione. La direttiva fornirà tutti i diritti di protezione internazionale riconosciuti ai rifugiati: residenza, accesso al mercato del lavoro e all’alloggio, assistenza sociale e medica, mezzi di sussistenza, tutela legale e accesso all’istruzione per bambini e adolescenti. Prevista anche la solidarietà e la condivisione delle responsabilità tra Stati membri nell’ospitare gli sfollati ucraini o in arrivo dal Paese invaso dalle truppe di Putin.

    Dall’8 marzo è in vigore la direttiva che prevede allentamenti dei controlli di frontiera, solidarietà tra i Ventisette nell’accoglienza e facilitazioni di ingresso per chi scappa dall’invasione russa. L’Italia ha aperto le porte a più di 143 mila rifugiati, Polonia e Germania a quasi due terzi

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    Sono in arrivo nuove sanzioni Ue contro la Bielorussia per il supporto alla guerra russa in Ucraina

    Bruxelles – L’annuncio è arrivato direttamente dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. “Presenteremo una nuova tornata di sanzioni contro la Bielorussia per rispondere al suo ruolo nella guerra russa in Ucraina”, è la secca anticipazione nell’intervento della leader dell’esecutivo comunitario durante la conferenza stampa di presentazione della terza dichiarazione congiunta Ue-Nato di oggi (10 gennaio).
    Da sinistra: Alexander Lukashenko e Vladimir Putin
    Parlando di “tutto ciò che è in nostro potere per supportare il coraggioso popolo ucraino”, per la numero uno della Commissione è cruciale non solo “mantenere la pressione sul Cremlino per tutto il tempo necessario con un duro regime di sanzioni”, ma anche “estendere queste sanzioni contro chi sostiene militarmente la guerra russa“, ha promesso von der Leyen.
    Nei fatti è una risposta a distanza di (molti) mesi alle richieste degli eurodeputati per un adeguamento delle misure restrittive contro il regime di Alexander Lukashenko a quelle già applicate contro Mosca, che sono già arrivate a nove pacchetti di sanzioni. Oltre alla Bielorussia, tra i Paesi terzi che sostegno attivamente la Russia nella sua invasione dell’Ucraina c’è anche l’Iran, ha precisato la stessa von der Leyen. Non è esplicito l’arrivo di nuove sanzioni per Teheran – come lo è stato invece per Minsk – ma il riferimento lascia comunque intendere che nel prossimo futuro a Bruxelles si potrebbe andare nella stessa direzione anche per contro l’Iran.

    “The EU will keep supporting the Ukrainian people and pressing against Russia’s imperial war.
    We will extend sanctions to those who militarily support Russia’s war, such as Belarus and Iran.”
    — President @vonderleyen #StandWithUkraine pic.twitter.com/uxWiHjkNfD
    — European Commission 🇪🇺 (@EU_Commission) January 10, 2023

    Le sanzioni a Bielorussia e Iran
    Le istituzioni comunitarie hanno riconosciuto sin dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina il ruolo della Bielorussia come supporto per gli attacchi russi da nord e, proprio per questa ragione, hanno incluso decine di esponenti del regime di Lukasehnko e hanno rinvigorito l’embargo supotassio, acciaio, combustibili e trasporti bielorussi. L’azione della Bielorussia ha permesso alle truppe e alle armi russe di muoversi attraverso il suo territorio, di utilizzare il suo spazio aereo, di rifornirsi di carburante e di immagazzinare munizioni militari, ma è stata cruciale anche la decisione di abbandonare lo status di Paese non-nucleare, attraverso un referendum-farsa. Al momento un totale di 195 persone e 35 entità è interessato dalle misure restrittive dell’Ue – compreso lo stesso Lukasehnko e il figlio Viktor, consigliere per la Sicurezza Nazionale – anche per la repressione delle manifestazioni pacifiche dopo l’esito truccato delle elezioni presidenziali dell’agosto 2020.
    Da sinistra: l’ayatollah Ali Khamenei e Vladimir Putin (credits: Alexandr Demyanchuk / SPUTNIK / AFP)
    Rimane alta l’attenzione delle istituzioni comunitarie anche sul supporto dell’Iran all’aggressione armata russa dell’Ucraina. Da ottobre la Repubblica Islamica invia droni kamikaze, armi e addestratori in Crimea, per rendere più efficaci i bombardamenti del Cremlino sulle città e le infrastrutture civili ucraine, macchiandosi di corresponsabilità negli attacchi con droni Shahed 136 a guida Gps che possono volare per oltre duemila chilometri. Tra il 20 ottobre e il 12 dicembre dello scorso anno sette individui e cinque entità sono stati inseriti per questo motivo nella lista delle misure restrittive dell’Unione, tra cui il capo di Stato maggiore delle forze armate e il capo del comando Uav della forza aerospaziale del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche. A questo si aggiungono 60 individui e 8 entità tra il 17 ottobre e il 15 dicembre per la repressione delle proteste interne e le sentenze di pena di morte pronunciate ed eseguite contro i manifestanti pacifici che chiedono un rinnovamento del regime teocratico.

    Lo ha anticipato la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, parlando di “tutto ciò che è in nostro potere per supportare il coraggioso popolo ucraino”. Bruxelles punta il dito anche contro l’Iran: “Estenderemo queste sanzioni contro chi sostiene militarmente” il Cremlino