L’UE ha la sua Bussola Strategica per la difesa comune 2030: si punta su forze di dispiegamento rapido da 5mila unità
Bruxelles – Annunciata da mesi, resa sempre più urgente dal ritorno della guerra in Europa dopo l’invasione russa dell’Ucraina, la Bussola Strategica dell’UE è diventata oggi (lunedì 21 marzo) una proposta fatta e finita. Dopo due anni di lavori, il Consiglio dell’UE ha formalmente approvato l’iniziativa presentata dall’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e ora si aspetta solo il via libera definitivo del vertice dei leader UE in programma mercoledì e giovedì (23-24 marzo). “È un momento storico, si tratta di una guida per l’azione per il prossimo decennio, che stabilisce un modo ambizioso di procedere per la nostra politica di sicurezza e di difesa comune”, è stata la presentazione dell’alto rappresentante alla stampa.
L’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell
Rispetto al documento del novembre dello scorso anno, il numero di unità da poter dispiegare rapidamente in diversi tipi di scenari di crisi è salito a 5mila, mentre si potranno schierare fino a 200 esperti completamente equipaggiati entro 30 giorni dallo scoppio della crisi, “anche in ambienti complessi”, specifica il testo della Bussola Strategica dell’UE. Saranno previste regolari esercitazioni dal vivo sulla terraferma e in mare, “un’assoluta novità nella nostra storia”, ha sottolineato Borrell. Il punto focale rimane il rafforzamento delle missioni e delle operazioni civili e militari in ambito di politica di difesa e sicurezza comune, attraverso un processo decisionale “rapido e flessibile” e una “maggiore solidarietà finanziaria”.
La questione degli investimenti da parte dei Ventisette rimane la chiave del progetto. “Gli Stati membri si sono impegnati ad aumentare sostanzialmente le loro spese per la difesa“, con il duplice obiettivo di “soddisfare la nostra ambizione collettiva di ridurre le lacune critiche di capacità militari e civili” e di “rafforzare la nostra base industriale e tecnologica di difesa europea”. La Bussola Strategica dell’UE fornirà incentivi a investire “congiuntamente” in strumenti strategici, per operare a terra, in mare, in aria, nel settore della sicurezza informatica e dello spazio, e promuoverà l’innovazione tecnologica nel settore della difesa, “per colmare le lacune strategiche e ridurre le dipendenze tecnologiche e industriali”. Si tratta delle stesse indicazioni che erano emerse nella Dichiarazione di Versailles al termine del Consiglio Europeo straordinario dell’11 marzo.
Il terzo e il quarto pilastro della Bussola Strategica dell’UE riguardano la capacità di anticipare le minacce e la collaborazione con i partner. In questo senso dovranno essere sviluppate capacità di analisi di intelligence e un pacchetto di strumenti per rilevare “una vasta gamma di minacce ibride”, anche e soprattutto sul piano della difesa contro gli attacchi informatici e le interferenze straniere. Nello sviluppo di una strategia spaziale e del rafforzamento del suo ruolo come attore marittimo, l’Unione dovrà anche coordinarsi con gli alleati a livello globale, in primis con la NATO, ma anche con legami bilaterali sempre più mirati (Stati Uniti, Canada, Norvegia, Regno Unito, Giappone) e con i partner regionali. In questo senso l’attenzione è rivolta soprattutto ai Balcani Occidentali e al vicinato orientale e meridionale.
La Bussola Strategica dell’UE si imposta come un “grande passo in avanti nella definizione di una politica comune di sicurezza e difesa“, ha rivendicato Borrell, invitando i Ventisette a “mettere mano ai Trattati per approdare a questo obiettivo”. Se l’UE “non è un’Unione militare”, è altrettanto vero che la Bussola Strategica rappresenta un “segnale forte di unità e determinazione”, che arriva in un momento in cui “ogni cittadino capisce la necessità di rafforzare la sicurezza della nostra Unione”. L’alto rappresentante UE ha voluto precisare che “non è una reazione agli ultimi sviluppi militari in Ucraina, ma un percorso iniziato due anni fa che ci ha chiesto di essere più reattivi”. In ogni caso l’invasione russa ha avuto un impatto su questo progetto: “A novembre dissi che l’Europa era in pericolo e in molti pensavano che fosse una formula per vendere un prodotto, ma ora tutti vedono che quanto sta accedendo in Ucraina è un cambiamento epocale rispetto al paesaggio geopolitico del continente”.
Da un punto di vista di spesa militare dei 27 Paesi membri, “è importante capire la cronistoria dei rafforzamenti nel settore della difesa, a partire da inizio del secolo”, ha sottolineato l’alto rappresentante Borrell. Dopo la diminuzione fino al 2014, proprio l’anno dell’annessione della Crimea da parte della Russia e dell’inizio del conflitto nel Donbass ucraino ha registrato un aumento nella spesa degli Stati membri fino all’1,5 per cento del PIL. Tuttavia, “ora serve fare di più e meglio, se vogliamo evitare lacune e divari di investimenti”, ha avvertito Borrell, che ha posto l’accento sul fatto che “tutti insieme, i Paesi membri spendono il quadruplo della Russia, ma non con la stessa efficienza“. Nonostante il progetto non sia quello di creare un esercito europeo, “i 27 eserciti nazionali dovranno cooperare a livello di spesa e di reazione coordinata, anche grazie alle nuova capacità di dispiegamento rapido”, ha chiuso il cerchio Borrell, ritornando sul momento storico per l’UE rappresentato dalla nuova Bussola Strategica.
L’alto rappresentante UE, Josep Borrell, ha presentato il nuovo strumento che rappresenta “un grande passo in avanti nella definizione di una politica di sicurezza comune dell’Unione”. Spesa aumentata e coordinata tra Paesi membri LEGGI TUTTO