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    Il G7 ha istituito un meccanismo per aiutare l’Ucraina a riparare le infrastrutture energetiche e idriche critiche

    Bruxelles – Di fronte alle nuove sfide della guerra russa in Ucraina, il G7 continua a riaffermare il proprio impegno nei confronti di Kiev. “Oggi istituiamo un meccanismo di coordinamento per aiutare l’Ucraina a riparare, ripristinare e difendere le sue infrastrutture critiche, energetiche e idriche“, è quanto deciso nel vertice dei ministri del Gruppo dei Sette (Canada, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Italia e Stati Uniti), per rispondere ai continui bombardamenti dell’esercito del Cremlino sulle reti elettriche e sugli edifici civili nelle città ucraine.
    Come si legge nella dichiarazione dei ministri del G7 – in cui ha esordito il nuovo titolare della Farnesina, Antonio Tajani – l’appuntamento per i dettagli di questo meccanismo sulla protezione e la ricostruzione delle infrastrutture critiche ucraine è fissato per il 13 dicembre a Parigi, dove si svolgerà la conferenza internazionale sul “sostegno alla resilienza civile” del Paese sotto attacco armato dal 24 febbraio (co-presieduta da Francia e Ucraina). La base di partenza è rappresentata dai “risultati” della Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina dello scorso 25 ottobre a Berlino, in cui il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, aveva messo in chiaro la necessità di uno stanziamento da 38 miliardi di dollari per il 2023 e la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, aveva promesso un sostegno solo dai Ventisette pari a 1,5 miliardi di euro al mese per tutto il prossimo anno (complessivamente 18 miliardi). “Rimaniamo impegnati a contribuire alla ripresa, alla ricostruzione e alla modernizzazione dell’Ucraina“, sottolineano i sette ministri: “Saremo fermamente al fianco di Kiev per tutto il tempo necessario”, anche per le “esigenze di preparazione all’inverno”.
    Per quanto riguarda la condanna della “recente escalation della Russia, compresi gli attacchi contro i civili e le infrastrutture critiche” in tutta l’Ucraina, è esplicito il riferimento al coinvolgimento di Teheran, attraverso l’uso da parte di Mosca di “missili, droni e addestratori iraniani”. Proprio per l’invio di materiale bellico e addestratori, l’Ue ha approvato in soli tre giorni un nuovo pacchetto di sanzioni economiche contro la Repubblica Islamica. Gli attacchi “indiscriminati” contro la popolazione e le infrastrutture critiche e civili “costituiscono crimini di guerra”, ha ribadito la ministeriale del G7, con la “determinazione di garantire la piena responsabilità” dei criminali di guerra russi.
    A proposito di energia, “nelle prossime settimane concluderemo l’attuazione del tetto ai prezzi del petrolio russo trasportato via mare“, in linea con quanto anticipato al vertice dei ministri G7 delle Finanze dello scorso 2 settembre: “Continuiamo a incoraggiare i Paesi produttori di petrolio ad aumentare la produzione, riducendo così la volatilità dei mercati energetici”, è l’esortazione dei ministri degli Esteri. Sul piano della sicurezza alimentare, invece, il Gruppo dei Sette sostiene “con forza” l’appello del segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, a estendere l’Iniziativa sui cereali del Mar Nero “che ha ridotto i prezzi alimentari globali”, in riposta alle provocazioni di Mosca sull’accordo globale: “Esortiamo la Russia ad ascoltare l’appello”, è l’avvertimento che arriva da Münster. Il G7 è anche al lavoro per “far arrivare i fertilizzanti alle persone più vulnerabili“, promuovendo “sistemi alimentari più sostenibili, resilienti e inclusivi a livello globale”, con la palla che passa ora al G20 perché “sostenga questi sforzi”.

    I ministri degli Esteri del Gruppo dei Sette annunciano la formazione del meccanismo di coordinamento, in vista della conferenza internazionale del 13 dicembre a Parigi sulla la resilienza civile dell’Ucraina: “Impegnati a contribuire alla ripresa, ricostruzione e modernizzazione”

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    Dopo gli attacchi ai gasdotti Nord Stream, allarme per la sicurezza infrastrutture europee (compresi cavi sottomarini)

    Bruxelles – Le infrastrutture critiche europee sotto attacco, con il sabotaggio ai gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2 che potrebbe costituire solo il primo episodio di un conflitto ibrido sul piano energetico e tecnologico. “Dobbiamo valutare tutte le caratteristiche fisiche delle infrastrutture critiche per l’Ue, per capire quanto sono resistenti“, confessano i portavoce della Commissione Europea. Perché ora è la sicurezza europea sotto minaccia russa, anche se – in assenza di prove inconfutabili – le accuse al Cremlino non possono essere ancora esplicite. Dai gasdotti ai cavi sottomarini, i Ventisette non possono permettersi però esitazioni e alzano l’allerta sulla protezione dei punti più vulnerabili per gli approvvigionamenti energetici e le connessioni digitali.
    I Paesi membri Ue dovranno condurre quanto prima “stress test” in coordinazione con Bruxelles, “con una metodologia comune e un calendario specifico” coordinato dalla commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson. La portavoce dell’esecutivo comunitario responsabile per la Sicurezza interna, Anitta Hipper, precisa che questi stress test “devono coinvolgere anche operazioni umane, come sabotaggi e attacchi terroristici o ibridi“, in particolare alla luce di una “situazione eccezionale e senza precedenti” rappresentata dal sabotaggio ai gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2 di martedì (27 settembre): “Dobbiamo essere consapevoli dei rischi che affrontiamo, non facciamo stress test ogni giorno”.
    L’esplosione dei gasdotti russi in quattro punti distinti nel Baltico ha senz’ombra di dubbio un colpevole e l’Unione guarda a est, verso Mosca. “È altamente probabile che sia stato un attacco deliberato, e non un incidente, ed è molto improbabile che non sia responsabilità di uno Stato“, ha alluso a una responsabilità del Cremlino il ministro svedese dell’Energia e dello sviluppo digitale, Khashayar Farmanbar, facendo ingresso oggi (venerdì 30 settembre) al Consiglio Energia straordinario. Lo stesso ministro svedese al momento non vuole speculare “su chi e quale è stata la ragione dell’esplosione dei gasdotti”, confermando comunque che “diverse autorità governative stanno investigando sulla sicurezza” delle infrastrutture critiche. Come evidenziano diversi analisti militari, la Russia tutti gli interessi nel sabotare i gasdotti, dal momento in cui – dopo l’interruzione totale dei flussi sul Nord Stream 1 con la scusa di un guasto – i contratti con l’Ue prevederebbero forti penali per la mancata fornitura del servizio: ma con le infrastrutture sono danneggiate, il colosso energetico russo Gazprom può rivendicare la non-colpevolezza per la mancata erogazione del gas.
    Si attende la conferenza stampa del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, per capire quale livello di tensione è stato raggiunto a proposito di un possibile salto di livello della guerra del Cremlino. Ma non sono solo i gasdotti al centro delle preoccupazioni europee. I cavi sottomarini potrebbero diventare il prossimo bersaglio di una guerra ibrida da parte della Russia, per tagliare connessioni vitali dal punto di vista digitale ed economico ai Paesi europei (dalle ‘autostrade sottomarine’ passano anche le transazioni sui mercati finanziari). I cavi sottomarini sono i vettori del traffico Internet globale, oltre 400 tubi in fibra ottica che si estendono per 1,3 milioni di chilometri e che sono gestiti quasi esclusivamente da aziende private come Google, Microsoft, Alcatel Submarine Networks e Huawei Marine Networks. La vulnerabilità di questi obiettivi non-militari è determinata dal posizionamento in acque internazionali, dove per aziende e governi è più complessa la protezione, e in aree facilmente accessibili a sottomarini senza equipaggio, che possono piazzare esplosivi nei punti critici della rete.
    A oggi non ci sono casi confermati di governi che hanno danneggiato deliberatamente queste infrastrutture critiche per motivi geopolitici, ma il rischio non è nuovo e il segretario generale della Nato Stoltenberg già due anni fa avvertiva che i cavi sottomarini sono un elemento di “cruciale importanza” sia per scopi civili sia militari, anche se in caso di danneggiamento le forze armate occidentali possono passare rapidamente alle comunicazioni satellitari. Gli hub cruciali in Europa si trovano nel Mar Mediterraneo, dove si snodano i collegamenti con l’Asia oltre il Canale di Suez, e le coste occidentali del Regno Unito e della penisola iberica, dove arrivano le reti translatlantiche. Se il Cremlino volesse portare avanti questo tipo di attacco, è probabile possa concentrarsi sulla rete regionale nel Baltico, dal momento in cui un’offensiva ibrida su una rete trans-continentale potrebbe essere più facilmente individuabile dalle agenzie di sicurezza dei governi europei.

    Le esplosioni che hanno colpito le infrastrutture di traporto del gas potrebbero indicare che la Russia è pronta a portare il conflitto a un nuovo livello, coinvolgendo l’Europa in un confronto ibrido e tecnologico. Anche se al momento non ci sono prove inconfutabili contro il Cremlino