Brexit, quanto costa un divorzio: le stime dell’UE si scontrano con le previsioni del Regno Unito
Bruxelles – Una delle regole universali non scritte è che i divorzi costano, praticamente sempre. E non solo tra persone, ma anche tra Stati. Lo dimostra l’ultimo terreno di scontro tra Unione Europea e Regno Unito: il conto della Brexit, che per Londra potrebbe essere più salato del previsto.
Stando ai conti annuali del 2020 pubblicati dalla Commissione Europea, l’importo che il Regno Unito dovrà pagare come quota di debiti e passività dell’UE durante i 47 anni di adesione (pagamento di progetti infrastrutturali, pensioni e indennità di malattia per i funzionari europei) si attesta a 47,5 miliardi di euro. Di questa somma, la prima tranche da 6,8 miliardi è prevista entro la fine dell’anno.
Sono invece diverse invece le previsioni di Downing Street. Basandosi sulle indicazioni del 2018 dell’Office for Budget Responsibility (ente pubblico non dipartimentale finanziato dal Tesoro britannico), i costi previsti erano stati fissati a 41,4 miliardi di euro. Tuttavia, già durante i negoziati sulla Brexit, si era presentata la possibilità di una lievitazione della spesa: come riporta The Guardian, i funzionari incaricati delle trattative con l’Unione avevano pesato l’uscita del Regno Unito tra i 40,7 e i 45, 4 miliardi di euro (35-39 miliardi di sterline).
Per onor del vero, le stime di Bruxelles sono ancora provvisorie e devono essere prima approvate dalla Corte dei conti europea. Ma secondo uno dei revisori, l’irlandese Tony Murphy, l’importo indicato dall’esecutivo UE quasi sicuramente è corretto: “Non è stato ancora completato il lavoro di revisione”, ha sottolineato all’emittente nazionale RTÉ News, “ma a tutti gli effetti i dati pubblicati dalla Commissione possono essere considerati definitivi“.
Da Londra un portavoce del governo britannico ha messo le mani avanti, dichiarando che “questa è solo una stima contabile e non riflette l’importo esatto che il Regno Unito dovrebbe pagare all’UE“. A dare parzialmente ragione alla posizione del governo Johnson è il fatto che una parte della quota si compone di passività (comprese pensioni e assicurazioni di malattia per funzionari, ex-commissari ed eurodeputati): queste potrebbero non concretizzarsi mai, nel caso in cui i destinatari dei prestiti comunitari non si rivelino inadempienti.
Di sicuro, se sarà confermato dai revisori UE, c’è una quota di 36 miliardi di euro destinata al pagamento delle infrastrutture e dei progetti sociali dell’Unione, concordati dai precedenti governi britannici. E già il divorzio inizia a presentare il suo conto salato.
In base ai conti annuali 2020, la Commissione UE ha fissato a 47,5 miliardi l’importo che Londra dovrà pagare come quota di debiti e passività. Un conto più salato di quanto Downing Street avesse previsto dal 2018 a oggi LEGGI TUTTO