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    L’Ungheria blocca l’accordo post-Cotonou: “No a nuove ondate migratorie”

    Bruxelles – L’Ungheria ha minacciato di non ratificare l’accordo siglato a dicembre 2020 tra l’Unione Europea e l’Organizzazione degli Stati dell’Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP). Lo ha annunciato in conferenza stampa il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó: “Specialmente in questo momento (di crisi pandemica, ndr), non abbiamo bisogno di nuove ondate migratorie”.
    Secondo quanto dichiarato dal ministro, il governo magiaro sta rispondendo in questo modo alla scarsa considerazione rivolta alle sue proposte durante i negoziati. “I nostri suggerimenti sono stati tutti ignorati, per questo non metteremo la nostra firma sull’accordo“, ha detto Szijjártó lamentandosi della parte dell’accordo in cui si parla di vie legali per l’immigrazione dai 79 Paesi dell’Organizzazione e di ricongiungimenti familiari per gli immigrati residenti nell’UE.
    L’entrata in vigore del testo è necessaria per sostituire la Convenzione di Cotonou nel 2000, scaduta a febbraio 2020 ma prorogata in via transitoria fino al 30 novembre 2021. Oltre alla voce della mobilità e dell’immigrazione (dove sono previste nuove norme sui rimpatri), l’accordo post-Cotonou dà priorità anche alla sfera dei diritti umani, della democrazia e della governance, al capitolo pace e sicurezza, allo sviluppo umano e sociale, al campo della sostenibilità ambientale e del cambiamento climatico e allo sviluppo e alla crescita economica inclusiva e sostenibile.

    Il testo prevede alcune novità in tema di vie di immigrazione legali e di ricongiungimenti familiari, ma non trascura l’argomento rimpatri e immigrazione irregolare. Ma per Budapest non è il momento di discuterne

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    “La Libia non è un posto sicuro”. L’UNHCR critica la politica migratoria dell’UE

    Operatori dell’UNHCR in mezzo a richiedenti asilo provenienti dalla Libia [foto: UNCHR]

    Politica-estera, Tiscalinewsit – Emanuele Bonini
    @emanuelebonini

    29 luglio 2020

    L’alto commissariato per i rifugiati dell’ONU contesta il trattamento dei migranti bloccati in mare e riportati nel Paese nordafricano dalla guardia costiera di Tripoli, che l’Europa ha addestrato. La replica di Bruxelles: “Salviamo vite”

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