Bielorussia sospende il Partenariato orientale con l’UE, e gioca la carta del ricatto attraverso l’immigrazione irregolare
Bruxelles – Sembra aver assunto ormai i tratti di un gioco al rialzo il confronto diplomatico tra Unione Europea e Bielorussia dopo le vicende dello scorso 23 maggio, tra dirottamenti di aerei di linea e imposizioni di sanzioni economiche. Il regime del presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, ha deciso oggi di sospendere la propria partecipazione all’iniziativa del partenariato orientale dell’UE, in risposta alle “azioni che minacciano la sicurezza nazionale e causano danni diretti alla sua economia e ai cittadini”, si legge in una nota del ministero degli Affari Esteri di Minsk (non ancora tradotta in inglese). In altre parole, una rappresaglia contro le sanzioni economiche imposte giovedì scorso dal Consiglio dell’UE, che hanno colpito il settore dei prodotti petroliferi, del cloruro di potassio, del tabacco e delle tecnologie civili e militari.
La decisione è stata comunicata al capo della delegazione UE nella Repubblica di Bielorussia, Dirk Schuebel, al quale è stata riportata la “ferma posizione” del governo di Minsk riguardo “l’assoluta inaccettabilità dell’uso delle sanzioni come strumento di pressione su uno Stato sovrano e indipendente”. In questo quadro, è stata confermata anche l’attuazione della procedura di sospensione dell’Accordo di riammissione con l’UE (firmato il 27 maggio dello scorso anno), che stabilisce obblighi e procedure per i Ventisette e la Bielorussia in materia di riammissione di cittadini il cui soggiorno sul territorio dell’altra parte è irregolare.
A conferma dei timori dei Paesi baltici, il regime Lukashenko è pronto a giocare la carta della migrazione irregolare per ricattare l’UE e costringerla a ritirare le sanzioni economiche imposte contro il Paese. “Non possiamo adempiere ai nostri obblighi, secondo le condizioni delle restrizioni imposte dall’Unione Europea”, mette in guardia il ministero degli Esteri bielorusso. “Affermiamo con profondo rammarico che la sospensione forzata dell’Accordo avrà un impatto negativo sull’interazione nel campo della lotta all’immigrazione illegale e alla criminalità organizzata“. La posizione di Minsk sarà riportata a Bruxelles da Schuebel, mentre il rappresentante permanente della Repubblica di Bielorussia presso l’UE, Aleksandr Mikhnevich, è stato richiamato nella capitale bielorussa “per consultazioni”.
È stato inoltre comunicato il divieto di ingresso in Bielorussia “ai rappresentanti delle strutture europee e alle persone dei Paesi UE che hanno contribuito all’introduzione di misure restrittive”. Una promessa di sanzioni individuali nei confronti di politici di spicco europei – sulla falsariga di quelle imposte dalla Russia lo scorso 30 aprile, anche se non sono ancora trapelati possibili nomi di questo elenco. “Continuiamo a sviluppare misure di risposta, comprese quelle di natura economica”, ha minacciato ancora il governo bielorusso: “Ci auguriamo che i funzionari dell’UE e dei suoi Stati membri siano consapevoli dell’inutilità delle decisioni sull’uso di un approccio energico“.
Belarus has taken another step backwards today by suspending its participation in the Eastern Partnership.
This will escalate tensions further and have a clear negative impact on the people of Belarus by depriving them of opportunities provided by our cooperation.
— Charles Michel (@eucopresident) June 28, 2021
Immediata la risposta del presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel: “Oggi la Bielorussia ha fatto un altro passo indietro, sospendendo la sua partecipazione al Partenariato orientale”, ha commentato su Twitter. Questa decisione “aumenterà ulteriormente le tensioni“, ma soprattutto “avrà un chiaro impatto negativo sulla popolazione della Bielorussia, privandola delle opportunità fornite dalla nostra cooperazione”.
In risposta alle sanzioni economiche di Bruxelles, il regime di Lukashenko ha attuato la procedura di sospensione dell’Accordo di riammissione di migranti irregolari. Annunciato anche il divieto di ingresso nel Paese per responsabili delle misure restrittive europee