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    Dal cibo all’energia, a Bali prende il via il G20: leader al tavolo con Mosca per affrontare le conseguenze della guerra

    Bruxelles – Vaccini, clima, tassa minima globale. Poco più di un anno fa, nella cornice di Roma, i leader dei 19 Paesi più industrializzati al mondo (oltre l’Unione europea) che rappresentano due terzi della popolazione (e l’85 per cento del prodotto interno lordo mondiale) chiudevano il vertice G20 ospitato da Mario Draghi con un timido accordo sul taglio delle emissioni, ma rilanciavano lo slancio verso il multilateralismo. Nella notte (ore italiane) a Bali, in Indonesia, si è aperta a distanza di dodici mesi la nuova riunione del G20, ma lo scenario è tutto diverso e le venti economie più grandi al mondo si trovano a fare i conti con le conseguenze più o meno dirette della guerra di Russia in Ucraina, dall’insicurezza alimentare globale alla crisi energetica passando per la sicurezza più in generale. 
    E proprio all’insicurezza globale e alla crisi energetica era dedicata la prima sessione della riunione del consesso (che riunisce nello specifico Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, India, Indonesia, Italia, Corea del Sud, Giappone, Messico, Russia, Arabia Saudita, Sudafrica, Turchia, Regno Unito, Usa e UE) che andrà avanti fino a domani nell’isola indonesiana. E a sottolineare quanto diverso sia lo scenario in cui prende le mosse questo G20 sono anche i due vertici comunitari che rappresentano l’Unione europea, Ursula von der Leyen per la Commissione europea e Charles Michel per quanto riguarda il Consiglio europeo.
    Charles Michel, presidente del Consiglio europeo
    “Uno dei più difficili che ci siano mai stati”, ha scandito quest’ultimo nel suo primo intervento di questa mattina al panel sulla sicurezza alimentare ed energetica. Per il capo del Consiglio europeo, “l’unico modo migliore per porre fine all’acuta crisi alimentare ed energetica è che la Russia metta fine a questa guerra insensata e rispetti la Carta delle Nazioni Unite”. La “complessità” della due giorni non è radicata solo nel fatto di dover affrontare le conseguenze della guerra ma nel fatto che a scatenarla sia stata la Russia, membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e membro dello stesso G20. Dopo varie indiscrezioni, solo giovedì scorso è stata ufficializzata la decisione del presidente russo Vladimir Putin di non partecipare di persona ai lavori, ma di far rappresentare fisicamente la Federazione russa dal suo ministro degli Esteri, Sergei Lavrov. Essendo il primo G20 dei leader dall’inizio dell’aggressione russa ai danni dell’Ucraina, nei fatti sarebbe stata anche la prima occasione per mettere tutti i leader mondiali seduti allo stesso tavolo.
    La prima giornata di summit è scandita dalla necessità per i leader di mandare un messaggio di unità nel condannare l’aggressione immotivata della Russia ai danni della sovranità territoriale dell’Ucraina. A chiusura della prima giornata, la presidente Ursula von der Leyen ha assicurato in una nota che la “maggior parte dei leader ha preso una posizione chiara contro la guerra della Russia e le sue disastrose conseguenze globali. Questo G20 sta riaffermando il diritto internazionale e l’ordine di pace”, ha detto ancora, rivendicando che insieme alle economie emergenti, “l’Europa sta svolgendo un ruolo chiave nei risultati del vertice, mantenendo l’unità di idee simili e costruendo ponti”. Per qualcuno il G20 non è la sede opportuna per affrontare la questione, ma nei fatti è anche il principale forum dei leader mondiali, dunque la sede per affrontare le sfide globali e le loro conseguenze.

    A quanto apprendiamo, i leader stanno lavorando alle conclusioni della due giorni – che dovrebbero essere approvate domani – per includere la condanna “nei termini più forti” dell’aggressione da parte di Mosca ai danni di Kiev. La bozza di 16 pagine dichiarazione comune – vista da Eunews – riconosce l’aggressione dell’Ucraina come una “guerra” (termine che per il momento Mosca rifiuta riferendosi a una “operazione militare speciale”. Nel testo si legge che “la maggior parte dei membri ha condannato fermamente la guerra in Ucraina e ha sottolineato che sta causando immense sofferenze umane e aggravando le fragilità esistenti nell’economia globale”. Ma si legge ancora che esistono “altri punti di vista e diverse valutazioni della situazione e delle sanzioni”, in riferimento al fatto che al tavolo è seduta anche Mosca.
    Critiche a Mosca sono arrivate anche dal presidente cinese Xi Jinping ha invitato i leader del G20 a “opporsi fermamente” a qualsiasi “strumentalizzazione” di cibo ed energia. “Dobbiamo opporci fermamente a qualsiasi politicizzazione, strumentalizzazione e uso come arma delle questioni alimentari ed energetiche”, ha dichiarato il leader cinese al vertice del G20 sull’isola indonesiana di Bali, chiedendo al contempo la revoca delle sanzioni, come quelle contro la Russia. Xi Jinping, che ha avuto alla vigilia del vertice un bilaterale con il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, è rimasto sempre vicino a Putin negli ultimi anni, pur rimanendo attendo a non fornire un sostegno materiale diretto che potesse far scattare sanzioni occidentali nei suoi confronti come accaduto con la Bielorussia.
    G20, estensione accordo sul grano e insicurezza energetica
    Nella bozza si legge ancora la richiesta a estendere l’iniziativa per sbloccare l’esportazione di grano attraverso il Mar Nero, mediata a luglio dalle Nazioni Unite e dalla Turchia, in scadenza a fine novembre. L’iniziativa era stata firmata il 22 luglio scorso, per sbloccare le esportazioni di almeno 20 milioni di tonnellate di grano, rimaste bloccate nei principali porti ucraini da quando l’invasione della Russia è iniziata lo scorso 24 febbraio, facendo temere per la sicurezza alimentare globale.
    La richiesta di estensione dell’accordo oltre novembre è arrivata congiuntamente da entrambi i vertici comunitari, che ancora tenuto inoltre a ribadire che tutte le sanzioni varate dall’Ue contro la Russia non bloccano in alcun modo l’esportazione di grano e altri cereali indispensabili per scongiurare una carestia mondiale. “Non sono previste sanzioni su prodotti agroalimentari e fertilizzanti”, ha assicurato von der Leyen “sostenendo con tutto il cuore l’Iniziativa per i cereali del Mar Nero mediata dal segretario generale Guterres e dal presidente Erdoğan”. Michel ha menzionato che l’Ucraina esporta nel mondo 45 miliardi di tonnellate di prodotti agricoli attraverso le rotte di solidarietà dell’UE. “Siamo riusciti ad aiutare l’Ucraina a esportare 15 milioni di tonnellate e altri 10 milioni sono stati esportati grazie alla Black Sea Grain Initiative”, ha detto, motivando così la necessità di estendere l’accordo.
    Sul fronte energetico, la guerra “ha aperto gli occhi all’Unione europea. Vediamo letteralmente che la Russia, invece di vendere gas, preferisce bruciare gas”, ha accusato von der Leyen, che ha rivendicato di sostenere “l’introduzione di un prezzo massimo del petrolio” il meccanismo su cui si sono accordati i ministri dell’economia dei Paesi G20 alla riunione di fine estate. Per la presidente dell’esecutivo europeo la risposta alla crisi energetica e ai prezzi mirabolanti dell’energia è accelerare “la transizione verde verso l’energia pulita” non solo dell’Europa, ma anche degli altri partner dell’Ue, a partire dall’Indonesia che ospita il vertice. A margine del G20, von der Leyen ha siglato insieme al presidente dell’Indonesia Joko Widodo e i leader dell’International Partners Group (co-guidato da Stati Uniti e Giappone e comprendente Canada, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Norvegia e Regno Unito) una partnership per la giusta transizione energetica con l’Indonesia, con l’obiettivo di mobilitare 20 miliardi di dollari (circa 19,4 miliardi di euro) in finanziamenti pubblici e privati ​​per un periodo da tre a cinque anni, tra sovvenzioni, prestiti agevolati, prestiti a tasso di mercato, garanzie e investimenti privati.

    Nell’isola indonesiana prende il via la prima riunione G20 da quando è iniziata l’invasione dell’Ucraina. Bruxelles: “La guerra ci ha aperto gli occhi su Mosca”. I leader delle venti economie più industrializzate al mondo lavorano alle conclusioni per condannare la guerra

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    La Russia si sfila dall’accordo sul grano e minaccia la sicurezza globale. La condanna Ue: “Putin faccia ripartire le esportazioni”

    Roma – Dodici navi cargo piene di grano di Kiev hanno lasciato questa mattina (31 ottobre) i porti dell’Ucraina, nonostante la decisione della Russia di sfilarsi dall’accordo sul grano siglato a luglio con la mediazione di Nazioni Unite e Turchia. Mosca ha avvertito la comunità internazionale nel fine settimana dell’intenzione di sfilarsi dall’iniziativa sul Mar Nero firmata il 22 luglio scorso, per sbloccare le esportazioni di almeno 20 milioni di tonnellate di grano, rimaste bloccate nei principali porti ucraini da quando l’invasione della Russia è iniziata lo scorso 24 febbraio, facendo temere per la sicurezza alimentare globale.
    L’intesa era stata raggiunta a fatica dopo mesi di mediazione delle Nazioni Unite e della Turchia, per liberare l’esportazione dai tre principali porti ucraini di Odessa, Chornomorsk e Yuzhny e la creazione di un centro di controllo a Istanbul per monitorare le navi. La Russia ha deciso di venir meno all’accordo e nella giornata di domenica ha impedito il passaggio delle navi cargo per il trasporto del grano e di altri cereali, in risposta (ha motivato il Cremlino) o ritorsione a un attacco subito sabato al largo di Sebastopoli, principale città della Crimea, alla sua flotta. Nonostante il blocco disposto da parte di Mosca, il ministro ucraino per le infrastrutture, Oleksandr Kubrakov, ha riferito in un post su twitter che 12 navi cargo hanno lasciato l’Ucraina grazie alle delegazioni Onu e Turchia che forniscono “10 squadre di ispezione per ispezionare 40 navi con l’obiettivo di soddisfare l’iniziativa sul grano del Mar Nero. Questo piano di ispezione è stato accettato dalla delegazione ucraina e la delegazione russa è stata informata”, ha precisato il ministro.

    Today 12 🚢s left 🇺🇦 ports. @UN & 🇹🇷delegations provide 10 inspection teams to inspect 40 🛳️s aiming to fulfill the #BlackSeaGrainInitiative. This inspection plan has been accepted by the 🇺🇦 delegation. The russian delegation has been informed.
    — Oleksandr Kubrakov (@OlKubrakov) October 31, 2022

    Ucraina e Russia rappresentano circa il 30 per cento del commercio mondiale di grano, e secondo i dati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) Kiev è tra i principali esportatori di grano al mondo, fornendo oltre 45 milioni di tonnellate all’anno al mercato globale. L’invasione russa ha provocato, tra le altre cose, prezzi record di cibo e carburante, oltre a problemi alla catena di approvvigionamento, con tonnellate di scorte di grano bloccate in silos.
    Prezzi record del grano sui mercati internazionali che si sono osservati questa mattina, come conseguenza alla decisione di Mosca. “La Russia usa di nuovo il cibo come arma. Questo atto costituisce un’ulteriore minaccia per la sicurezza alimentare globale”, ha denunciato in un tweet il commissario europeo all’agricoltura, Janusz Wojciechowski, assicurando che l’Unione europea dispone di “corsie di solidarietà in via di sviluppo” e ha approvato di recente una deroga per tutto il 2023 ad alcune regole della politica agricola comune (Pac) per mantenere alti i livelli di produzione anche in Europa, per compensare il blocco dell’export dall’Ucraina e mitigare il rischio di ripercussioni sulla sicurezza alimentare del continente e non solo. Assicura, dunque, di non vedere all’orizzonte rischi per la sicurezza alimentare dell’Ue. Ma vista la forte dipendenza che anche l’UE ha delle materie prime importate da Kiev e Mosca, Bruxelles fa sapere che farà di tutto per salvare l’accordo sull’export di grano, con o senza Mosca.

    Call with @UN SG @antonioguterres to discuss Black Sea deal & coordinate actions to ensure grain & fertiliser export from Ukraine.
    Russia must go back to agreement to allow maritime corridor for food to reach the world. The EU will play its part to counter the global food crisis
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) October 30, 2022

    L’alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borell, ha sentito nel fine settimana il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres per coordinare insieme all’Onu le azioni e gli sforzi e “assicurare l’esportazione di grano e fertilizzanti dall’Ucraina”. Guterres ha fatto sapere di star lavorando con “intensi contatti” per porre fine alla sospensione della partecipazione russa all’Iniziativa del Mar Nero. Uno sforzo che l’Onu condivide con la Turchia, l’altro grande mediatore dell’accordo di luglio. Ankara continuerà nello sforzo di mantenere vivo l’accordo, ha assicurato il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. “Anche se la Russia si comporta in modo esitante perché non ha ricevuto gli stessi benefici, continueremo con la decisione i nostri sforzi per servire l’umanità”.

    I prezzi schizzano dopo la decisione della Russia di venir meno all’impegno di lasciar passare le navi cargo cariche di grano e altri cereali provenienti da Kiev attraverso il Mar Nero. Nonostante il blocco, 12 navi hanno lasciato in mattinata i porti ucraini

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    Ucraina, per il Papa la guerra “iniziata da Mosca” è “moralmente ingiusta, inaccettabile, barbara, insensata, ripugnante e sacrilega”

    Città del Vaticano – La guerra in Ucraina è stata “iniziata dalla Federazione Russa” e Papa Francesco la condanna come “moralmente ingiusta, inaccettabile, barbara, insensata, ripugnante e sacrilega”. La Santa Sede mette un punto alle continue interpretazioni delle parole del Pontefice e alle strumentalizzazioni che portano a gesti diplomatici plateali.
    Lo scorso mercoledì, al termine dell’udienza generale, Francesco ha lanciato un appello per scongiurare un disastro nucleare intorno alla centrale di Zaporizhzhia. In quell’occasione, ha parlato della morte di Darya Dugina, figlia del filosofo russo nazionalista Alexandr, definendola una delle “vittime innocenti” che hanno pagato le spese del conflitto. Dopo l’intervento, Kiev richiamato il nunzio apostolico in Ucraina, monsignor Visvaldas Kulbokas, giudicando “poco gradita” quella frase del Papa.
    “L’Ucraina è profondamente delusa dalle parole del Pontefice, che confrontano ingiustamente l’aggressore e la vittima”, aveva spiegato il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, motivando la decisione. “La scelta di menzionare nel contesto della guerra la morte di un cittadino russo sul territorio della Russia, con la quale l’Ucraina non ha nulla a che fare, provoca incomprensioni”. Kuleba aveva poi lamentato che “dall’inizio dell’invasione, il pontefice non ha mai prestato particolare attenzione alle vittime specifiche della guerra, tra cui 376 bambini ucraini morti per mano degli occupanti russi”.
    “Le parole del Santo Padre su questa drammatica questione vanno lette come una voce alzata in difesa della vita umana e dei valori connessi ad essa, e non come prese di posizione politica”, scandisce oggi il Vaticano. E ricorda che sono numerosi gli interventi di Jorge Mario Bergoglio e dei suoi collaboratori, avanzati dallo scoppio della guerra: “Hanno come finalità per lo più quella di invitare i Pastori ed i fedeli alla preghiera, e tutte le persone di buona volontà alla solidarietà e agli sforzi per ricostruire la pace”, precisa. Non c’è quindi nessun “significato politico” da attribuire.

    Il Pontefice interviene dopo il richiamo del Nunzio in Ucraina da parte di Kiev, seguito al ricordo della morte di Darya Dugina al termine dell’udienza di mercoledì 24 agosto. “Le parole del Santo Padre su questa drammatica questione vanno lette come una voce alzata in difesa della vita umana e dei valori connessi ad essa, e non come prese di posizione politica”, scandisce il Vaticano

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    Bruxelles pensa a una missione di addestramento per l’esercito di Kiev

    Bruxelles – Non più solo materiale militare. A Bruxelles prende forma l’idea di fornire aiuto di tipo organizzativo e addestramento alle forze armate ucraine contro l’invasione della Russia. L’Unione europea vuole organizzare una vera missione di “addestramento e assistenza” all’esercito ucraino, ne discuteranno lunedì prossimo a Praga i ministri della difesa dei Paesi membri Ue riuniti in un Consiglio informale e “spero che la proposta venga approvata”. A riferirlo oggi (22 agosto) l’alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, parlando in una conferenza stampa a margine dell’annuale seminario ‘Quo Vadis Europa?’, che si tiene in questi giorni a Santander, in Spagna.

    📹 Follow LIVE the press conference of HR/VP @JosepBorrellF and @uimp rector @carlosandradas.
    🇪🇺🌐 They will introduce the course ‘#QuoVadisEuropa: the birth of geopolitical Europe’ that is taking place this week in #Santander.https://t.co/5dLy5CYJiC
    — European External Action Service – EEAS 🇪🇺 (@eu_eeas) August 22, 2022

    Quella avviata dalla Russia lo scorso 24 febbraio ai danni dell’Ucraina “non è una guerra piccola, già dieci milioni di ucraini sono stati costretti a lasciare la propria casa”, ha osservato Borrell, precisando che la missione – al netto di un via libera da parte dei ministri – non sarà organizzata in Ucraina, ma nei Paesi vicini. Il capo della diplomazia europea ha poi definito “ragionevole” l’idea di fornire sostegno all’addestramento militare di Kiev. “Gli Stati Uniti, il Canada, l’Europa, con i suoi stati membri, stanno fornendo materiale militare all’Ucraina e il relativo addestramento necessario per usarlo”, ha detto Borrell. Ha ricordato che l’Unione Europea già organizza 17 missioni di addestramento militare sparse per il mondo. “Lo abbiamo fatto in Mali, in Niger, nel Ciad e stiamo iniziando ora in Mozambico. E’ ragionevole che una guerra che sta durando richieda non solo uno sforzo per la fornitura dei materiali (militari) ma anche per l’addestramento e l’aiuto all’organizzazione”, ha aggiunto.
    La questione sarà politicamente affrontata la prossima settimana all’informale di Praga, ma non si è fatta attendere molto la risposta del Cremlino alla proposta anticipata oggi dall’alto rappresentante Ue.”Bisogna dire le cose come stanno: l’Unione europea allestirà dei campi per addestrare terroristi e i militanti del regime di Kiev”, ha accusato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, come riferito dall’agenzia di stampa russa Tass. “Anche cento anni fa gli europei non capirono subito cosa fosse il fascismo. Poi hanno capito ma era troppo tardi”, ha aggiunto.

    Da organizzare nei Paesi vicini all’Ucraina. Per l’alto rappresentante UE “è ragionevole” pensare di fornire sostegno sul piano organizzativo, non solo militare per una guerra che continua a protrarsi. Il tema sarà sul tavolo del Consiglio informale della difesa che si terrà a Praga la prossima settimana e la Commissione Ue spera nel via libera alla proposta

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    Altri 54 individui e 10 entità nella lista nera delle sanzioni Ue contro la Russia. Congelati gli asset di Sberbank

    Bruxelles – Altri 54 individui e 10 entità figurano ora nella lista nera dell’ultimo pacchetto di sanzioni Ue contro la Russia approvato ieri (21 luglio) dagli Stati membri al Consiglio dell’UE. Non un vero e proprio nuovo pacchetto di misure restrittive, ma un pacchetto di rafforzamento ed estensione temporale di quelle approvate finora.
    Nell’elenco, sintetizza Josep Borrell, figura “un’altra importante banca russa, Sberbank, e le impediamo di condurre transazioni al di fuori della Russia. Stiamo anche aggiungendo altre persone coinvolte nell’aggressione non provocata della Russia contro l’Ucraina, come funzionari militari, il club motociclistico Nighwolves e attori della disinformazione”, ha commentato l’alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza. In totale l’elenco dei sanzionati raggiunge quota 1.212 individui e 108 entità, soggetti al blocco dei beni e ai cittadini e alle imprese dell’UE è vietato mettere a loro disposizione fondi. Le persone fisiche sono inoltre soggette a un divieto di viaggio, che impedisce loro di entrare o transitare nei territori dell’UE.

    We are listing today another major Russian Bank, Sberbank, and are adding further individuals involved in Russia’s unprovoked aggression against Ukraine, such as military officials, the Nighwolves motorcycle club and disinformation actors.
    3/3
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) July 21, 2022

    In una nota del Consiglio si spiega che le sanzioni andranno a colpire alti esponenti dell’establishment politico o culturale come membri della Duma (Parlamento russo) di Stato e provinciale, politici locali come il sindaco di Mosca. Sono elencati anche capi militari e personale di alto rango, politici nominati nei territori ucraini invasi dalla Russia, membri dei Nightwolves, un club motociclistico nazionalista, propagandisti e uomini d’affari. Tra le entità sanzionate spicca Sberbank, uno dei principali istituti finanziari del Paese che già era stato scollegato dal sistema dei pagamenti internazionali SWIFT, i Nightwolves, società che operano nel settore militare o della cantieristica navale o coinvolte nel furto di grano ucraino, e una varietà di entità che hanno diffuso propaganda filo-Cremlino e anti-ucraina. Il Consiglio ha deciso di elencare anche sei persone e un’entità coinvolte nel reclutamento di mercenari siriani per combattere in Ucraina al fianco della Russia truppe. “L’UE è fermamente schierata con l’Ucraina e continuerà a fornire un forte sostegno alla resilienza economica, militare, sociale e finanziaria complessiva dell’Ucraina, compresi gli aiuti umanitari”, conclude la nota.

    Salgono a quota 1.212 gli individui e 108 le entità soggette al congelamento dei beni e al divieto di viaggio, che impedisce loro di entrare o transitare nei territori dell’UE, in risposta all’aggressione dell’Ucraina. Il via libera del Consiglio UE all’aggiornamento delle sanzioni

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    Unione della difesa, Bruxelles propone un fondo da 500 milioni di euro per gli acquisti congiunti di armi

    Bruxelles – Appalti congiunti per rafforzare l’industria europea della difesa. Dopo i vaccini e il gas, ora le armi. La Commissione europea propone oggi (19 luglio) al Parlamento europeo e al Consiglio attraverso un regolamento di impegnare 500 milioni di euro dal bilancio europeo (per gli anni 2022-2024) per facilitare l’acquisto congiunto di armi a livello europeo, con il doppio obiettivo di ristabilire il livello di scorte, in parte ridimensionate a causa del sostegno dato all’Ucraina nella guerra provocata dalla Russia, e contribuire alla costruzione di una industria europea della difesa.
    “Oltre ad aiutare a ricostituire parte delle scorte in seguito al trasferimento di armi all’Ucraina, stiamo creando un incentivo attraverso il bilancio dell’UE affinché gli Stati membri acquistino insieme”, ha spiegato il commissario europeo per il mercato interno, Thierry Breton, presentando in conferenza stampa l’iniziativa, parlando di una “vulnerabilità de facto” che si è venuta a creare con il trasferimento di armi all’Ucraina “che ora deve essere affrontata con urgenza”.
    L’intenzione di introdurre uno strumento temporaneo per rafforzare la difesa europea, era stata comunicata dalla Commissione europea a maggio nella comunicazione congiunta sui divari negli investimenti nel settore della difesa. Lo strumento – si legge in una nota dell’esecutivo – incoraggerà gli Stati membri, in uno spirito di solidarietà, a procurarsi congiuntamente e faciliterà l’accesso di tutti gli Stati membri ai prodotti della difesa di cui hanno urgente bisogno”.
    Così come ha fatto per gli acquisti congiunti di vaccini e terapie anti COVID, Bruxelles punta a scongiurare concorrenza tra gli Stati membri per gli stessi prodotti e abbassare anche i costi delle armi con acquisti più numerosi. “Gli Stati membri hanno adottato misure audaci trasferendo in Ucraina le attrezzature di difesa urgenti. Nello stesso spirito di solidarietà, l’UE li aiuterà a ricostituire queste scorte incentivando gli appalti congiunti, consentendo all’industria europea della difesa di rispondere meglio a queste urgenti esigenze”, ha spiegato la vicepresidente esecutiva Margarethe Vestager, definendo la proposta di regolamento EDIRPA (l’atto comune sugli appalti) una pietra miliare storica nell’istituzione dell’Unione della difesa dell’UE. Sul regolamento la Commissione si aspetta un via libera rapido da parte di Consiglio e Parlamento – i due co-legislatori dell’UE – così da poter, entro la fine del 2022, “sostenere gli Stati membri che affrontano le loro esigenze più urgenti e critiche” in materia di difesa.

    A valere sul bilancio comunitario per gli anni 2022-2024 per aiutare gli Stati membri a ricostruire le scorte di armi e dispositivi militari esaurite per il trasferimento in Ucraina. La proposta passa ora nelle mani di Parlamento e Consiglio per il via libera

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    Ucraina, Papa: Non si usi il grano come arma di guerra. Italia preme per corridoi marittimi

    Roma – Il grano fermo in Ucraina preoccupa anche Papa Francesco. La catastrofe alimentare sta per abbattersi soprattutto sull’Africa e, a un mese dal suo viaggio in Congo e Sud Sudan (2-7 luglio), il Pontefice lancia un appello alla comunità internazionale: “Non si usi il grano come arma di guerra”.
    Dalle esportazioni dei carichi bloccati, ricorda al termine dell’udienza generale, “dipende la vita di milioni di persone, specialmente nei Paesi più poveri. Si faccia ogni sforzo per risolvere la questione e per garantire il diritto umano universale a nutrirsi”.
    Anche il pensiero del Presidente della Repubblica,  Sergio Mattarella, è alla crisi del pane: “Quello scatenato dall’aggressione Russia in Ucraina è un conflitto che a cerchi concentrici si ripercuote su altri popoli e nazioni”, sottolinea nel saluto prima del concerto al Quirinale per le celebrazioni del 2 giugno. Ma la guerra incide anche sugli obiettivi legati all’emergenza climatica: “La comunità internazionale vede pesantemente messi in discussione i risultati raggiunti negli ultimi decenni. Sembra l’avversarsi di scenari che vedono l’umanità protagonista della propria rovina”, afferma il Capo dello Stato.
    Di sicurezza alimentare il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha parlato ieri con il segretario di Stato americano, Anthony Blinken. A breve avrà un nuovo colloquio anche con l’omologo ucraino, Dmytro Kuleba. “Stiamo premendo affinché vengano creati corridoi marittimi per il trasporto delle materie prime alimentari, anzitutto il grano, dai porti ucraini”, assicura, durante il question time alla Camera. Servirà trovare un accordo tra Kiev e Mosca sia per sminare le acque antistanti i porti, in particolare quello di Odessa, a fronte della garanzia del transito sicuro dei carichi, sia per la navigazione senza ostacoli per le imbarcazioni cariche delle tonnellate di grano che da settimane sono ferme in Ucraina.
    Ieri, però, il premier Mario Draghi ha avanzato anche l’ipotesi di un trasporto via ferrovia, rivelando che l’Unione europea si sta adoperando in questo senso. Nel frattempo, l’unica certezza è che quel grano va sbloccato urgentemente, prima del nuovo raccolto, anche per questioni strategiche. “Sappiamo che non tutti i Paesi africani non sono con l’Occidente, l’abbiamo visto con i voti alle Nazioni Unite su questa guerra. Se si perde la guerra sulla sicurezza alimentare si perde la possibilità che questi Paesi possono venire incontro all’Europa”, ha osservato l’ex capo della Bce, ricordando che la guerra “non è il risultato delle sanzioni”, al contrario, sono le sanzioni a essere conseguenza dell’aggressione russa in Ucraina. Sulla contingenza, il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli annuncia lo sblocco di oltre 200mila ettari di terreni per rispondere al caro materie prime. “È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto che rende operative le deroghe ai regolamenti comunitari sulla Pac”, fa sapere.
    Spaventano intanto le previsioni di S&P nell’ultimo rapporto, dal titolo ‘The Global Food Shock Will Last Years, Not Months’. Per l’agenzia, l’aumento dei prezzi dei beni alimentari e la riduzione delle forniture durerà fino al 2024, forse oltre. La carenza di fertilizzanti, i controlli sulle esportazioni, le interruzioni del commercio globale e l’aumento dei costi del carburante e dei trasporti eserciteranno pressioni al rialzo sui prezzi dei beni alimentari di base. Nell’analisi i Paesi a medio e basso reddito dell’Asia centrale, del Medio Oriente, dell’Africa e del Caucaso saranno i più colpiti dall’impatto iniziale. Lo shock dei prezzi alimentari inciderà sulla crescita del Pil, sulla performance fiscale e sulla stabilità sociale, e potrebbe spingere ad azioni di rating in base alle risposte dei singoli Paesi e delle organizzazioni internazionali.

    Il Pontefice sarà in Africa dal 2 al 7 luglio. La preoccupazione del Presidente della Repubblica: Effetti guerra su tutti a cerchi concentrici, c’è crisi alimentare

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    Ucraina, Papa riceve Orban in Vaticano: Grazie per accoglienza profughi

    Città del Vaticano – Quaranta minuti, tanto dura il faccia a faccia tra Papa Francesco e Viktor Orban in Vaticano. “Dio la benedica, benedica la sua famiglia e l’Ungheria”, lo accoglie il Pontefice, parlando in inglese. “Noi la aspettiamo”, la replica del premier. Quando le porte dello studio si riaprono, i volti sono distesi. Nello scambio dei doni, davanti al medaglione di San Martino, Papa Francesco ringrazia Orban per l’accoglienza assicurata dal Paese ai profughi ucraini. Il dono è ricorrente, mostra il santo Padre cedere parte del mantello a un bisognoso.
    Dall’inizio della guerra in Ucraina, l’Ungheria ha accolto quasi 626mila profughi di cui, fa sapere il portavoce del governo, finora hanno chiesto protezione umanitaria in 17mila, altri 100mila hanno richiesto permesso di soggiorno temporaneo mensile.
    Sono trascorsi sette mesi dal loro ultimo incontro, a Budapest. Una tappa di poche ore del Pontefice, per chiudere il 52esimo congresso eucaristico internazionale, il 12 settembre scorso. Questa è la prima visita ufficiale all’estero del capo del governo magiaro, dopo le elezioni del 3 aprile che lo hanno riconfermato alla guida del Paese per il quarto mandato consecutivo. E’ anche l’occasione in cui il premier invita Francesco ufficialmente in Ungheria.
    Oltre al medaglione, il Papa regala ad Orban i volumi dei documenti papali, il messaggio per la Pace di quest’anno, il Documento sulla Fratellanza Umana e il libro sulla Statio Orbis del 27 marzo 2020, a cura della Lev. Orban ricambia con due libri, di e su Bela Bartok, compositore ungherese ed esperto di musica, una raccolta di cd di musica lirica, un volume del 1750 con l’Ufficio delle Ore per la Settimana Santa, in inglese e latino. Nessun incontro con la Segreteria di Stato, come avviene di consueto. Tramite il portavoce Zoltan Kovacs, il primo ministro, a margine dell’incontro fa sapere di aver chiesto a Papa Francesco di “sostenere i nostri sforzi per la pace”.
    Oggi la Santa Sede e il Papa si uniscono all’appello dell’Onu per una tregua in vista della Pasqua che, secondo il calendario giuliano, si celebra il 24 aprile prossimo. “Nulla è impossibile a Dio” scrive il Vaticano. L’iniziativa è promossa dal segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, d’accordo con Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina. Anche Papa Francesco, nella Domenica delle Palme, aveva chiesto una tregua pasquale per arrivare alla pace. “La popolazione intrappolata in zone di guerra sia evacuata e sia presto ristabilita la pace”, è l’invocazione nel testo della Santa Sede, che si rivolge a chi ha la responsabilità delle Nazioni perché si ascolti “il grido di pace della gente”.

    Il premier ungherese invita il Papa e chiede a Francesco di sostenere gli sforzi per la pace