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    La Russia si sfila dall’accordo sul grano e minaccia la sicurezza globale. La condanna Ue: “Putin faccia ripartire le esportazioni”

    Roma – Dodici navi cargo piene di grano di Kiev hanno lasciato questa mattina (31 ottobre) i porti dell’Ucraina, nonostante la decisione della Russia di sfilarsi dall’accordo sul grano siglato a luglio con la mediazione di Nazioni Unite e Turchia. Mosca ha avvertito la comunità internazionale nel fine settimana dell’intenzione di sfilarsi dall’iniziativa sul Mar Nero firmata il 22 luglio scorso, per sbloccare le esportazioni di almeno 20 milioni di tonnellate di grano, rimaste bloccate nei principali porti ucraini da quando l’invasione della Russia è iniziata lo scorso 24 febbraio, facendo temere per la sicurezza alimentare globale.
    L’intesa era stata raggiunta a fatica dopo mesi di mediazione delle Nazioni Unite e della Turchia, per liberare l’esportazione dai tre principali porti ucraini di Odessa, Chornomorsk e Yuzhny e la creazione di un centro di controllo a Istanbul per monitorare le navi. La Russia ha deciso di venir meno all’accordo e nella giornata di domenica ha impedito il passaggio delle navi cargo per il trasporto del grano e di altri cereali, in risposta (ha motivato il Cremlino) o ritorsione a un attacco subito sabato al largo di Sebastopoli, principale città della Crimea, alla sua flotta. Nonostante il blocco disposto da parte di Mosca, il ministro ucraino per le infrastrutture, Oleksandr Kubrakov, ha riferito in un post su twitter che 12 navi cargo hanno lasciato l’Ucraina grazie alle delegazioni Onu e Turchia che forniscono “10 squadre di ispezione per ispezionare 40 navi con l’obiettivo di soddisfare l’iniziativa sul grano del Mar Nero. Questo piano di ispezione è stato accettato dalla delegazione ucraina e la delegazione russa è stata informata”, ha precisato il ministro.

    Today 12 🚢s left 🇺🇦 ports. @UN & 🇹🇷delegations provide 10 inspection teams to inspect 40 🛳️s aiming to fulfill the #BlackSeaGrainInitiative. This inspection plan has been accepted by the 🇺🇦 delegation. The russian delegation has been informed.
    — Oleksandr Kubrakov (@OlKubrakov) October 31, 2022

    Ucraina e Russia rappresentano circa il 30 per cento del commercio mondiale di grano, e secondo i dati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) Kiev è tra i principali esportatori di grano al mondo, fornendo oltre 45 milioni di tonnellate all’anno al mercato globale. L’invasione russa ha provocato, tra le altre cose, prezzi record di cibo e carburante, oltre a problemi alla catena di approvvigionamento, con tonnellate di scorte di grano bloccate in silos.
    Prezzi record del grano sui mercati internazionali che si sono osservati questa mattina, come conseguenza alla decisione di Mosca. “La Russia usa di nuovo il cibo come arma. Questo atto costituisce un’ulteriore minaccia per la sicurezza alimentare globale”, ha denunciato in un tweet il commissario europeo all’agricoltura, Janusz Wojciechowski, assicurando che l’Unione europea dispone di “corsie di solidarietà in via di sviluppo” e ha approvato di recente una deroga per tutto il 2023 ad alcune regole della politica agricola comune (Pac) per mantenere alti i livelli di produzione anche in Europa, per compensare il blocco dell’export dall’Ucraina e mitigare il rischio di ripercussioni sulla sicurezza alimentare del continente e non solo. Assicura, dunque, di non vedere all’orizzonte rischi per la sicurezza alimentare dell’Ue. Ma vista la forte dipendenza che anche l’UE ha delle materie prime importate da Kiev e Mosca, Bruxelles fa sapere che farà di tutto per salvare l’accordo sull’export di grano, con o senza Mosca.

    Call with @UN SG @antonioguterres to discuss Black Sea deal & coordinate actions to ensure grain & fertiliser export from Ukraine.
    Russia must go back to agreement to allow maritime corridor for food to reach the world. The EU will play its part to counter the global food crisis
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) October 30, 2022

    L’alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borell, ha sentito nel fine settimana il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres per coordinare insieme all’Onu le azioni e gli sforzi e “assicurare l’esportazione di grano e fertilizzanti dall’Ucraina”. Guterres ha fatto sapere di star lavorando con “intensi contatti” per porre fine alla sospensione della partecipazione russa all’Iniziativa del Mar Nero. Uno sforzo che l’Onu condivide con la Turchia, l’altro grande mediatore dell’accordo di luglio. Ankara continuerà nello sforzo di mantenere vivo l’accordo, ha assicurato il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. “Anche se la Russia si comporta in modo esitante perché non ha ricevuto gli stessi benefici, continueremo con la decisione i nostri sforzi per servire l’umanità”.

    I prezzi schizzano dopo la decisione della Russia di venir meno all’impegno di lasciar passare le navi cargo cariche di grano e altri cereali provenienti da Kiev attraverso il Mar Nero. Nonostante il blocco, 12 navi hanno lasciato in mattinata i porti ucraini

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    Michel: “Adesione Ucraina all’ordine del giorno da metà giugno”

    Bruxelles – Ribadisce che “presto o tardi colpiremo il petrolio e il gas russi“, ma soprattutto garantisce che la questione dell’adesione ucraina sarà all’ordine del giorno presto, da metà giugno, termine entro il quale la Commissione europea intende produrre il suo parere. Charles Michel viene incontro alle richieste di Volodymyr Zelenskyy. Il presidente del Consiglio europeo rassicura il presidente dell’Ucraina, dopo l’incontro di Kiev servito a riaffermare la vicinanza tra Bruxelles e Kiev. Non sarà facile, ma la rotta appare segnata. L’aggressione russa dell’Ucraina sta portando il blocco dei Ventisette laddove sembrava impossibile, e sulla scia di questo Michel si sente di lasciarsi andare a dichiarazioni che fin qui non rispecchiano le intenzioni politiche di tutti gli Stati membri, divise sui dossier più scottanti.
    “Ci sono diverse sensibilità attorno al tavolo, ma avverto un forte sostegno” all’ingresso dell’Ucraina nella famiglia a dodici stelle, scandisce Michel, che si impegna a tenere alto il dibattito. “E’ mia responsabilità decidere quanto mettere il punto all’ordine del giorno”, e questo avverrà non appena l’esecutivo comunitario avrà sciolte le riserve sulle risposte fornite dal governo di Kiev.
    Di fronte a Zelensky che chiede un sesto pacchetto di sanzioni con “embargo totale” delle risorse energetiche che gli europei continuano a comprare e pagare a Mosca, perché “altrimenti si tratterebbe di un pacchetto incompleto”, Michel rilancia con forza un dibattito tutto a dodici stelle che continuerà. La Commissione UE ragiona a strette sul greggio, ma il gas per ora è lasciato fuori. Lo sanno gli ucraini, lo sanno gli addetti ai lavori europei. Per questo la promessa di Michel non può andare oltre i tentennamenti che agitano gli Stati membri. Zelensky ha capito che serve pazienza. “Sembrava che la Germania non volesse introdurre un embargo al carbone, ora sembra che la Germania sia per quello al petrolio”.
    In attesa di sanzioni in fase di definizione e del dibattito sul futuro del Paese in ottica di adesione ucraina, per cui Zelensky dice di attendersi “il sostegno degli Stati membri e del presidente Michel”, il presidente ucraina torna a chiedere il sostegno economico. “Abbiamo bisogno di iniziare a ricostruire dopo che avremo vinto la guerra“. L’UE già lavora alla conferenza internazionale dei donatori. Inoltre c’è la difesa militare. Servono soldi per acquistare “le armi di cui abbiamo bisogno e che non abbiamo”. Tutte richieste su cui Michel ha dato rassicurazioni. “Faremo di tutto per sostenere l’Ucraina”, altra promessa solenna di Michel. Ora Kiev attende l’Europa alla prova dei fatti.

    Il presidente del Consiglio europeo rassicura Zelensky anche su sanzioni e sostegno economico. “Faremo di tutto per aiutare”

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    L’UE condanna i bombardamenti russi sui civili in Ucraina. Borrell: “Al lavoro per la consegna di equipaggiamento militare”

    Bruxelles – I crimini di guerra di Vladimir Putin in Ucraina non rimarranno impuniti, “siamo al lavoro per supportare la consegna di equipaggiamento militare” all’esercito di Kiev. E’ quanto assicura Josep Borrell in una dura nota pubblicata ieri (18 aprile) in cui l’alto rappresentante UE per la politica estera e di sicurezza condanna gli ultimi “bombardamenti indiscriminati e illegali di civili e infrastrutture civili da parte delle forze armate russe”.

    I condemn continued indiscriminate shelling of civilians & civilian infrastructure by Russian armed forces in #Ukraine.
    In touch w/ ⁦@IntlCrimCourt⁩ prosecutor Khan. #NoImpunity for war crimes.
    Working to support delivery of military equipment. https://t.co/L2KK9S6R6p
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) April 18, 2022

    Borrell spiega di essere in stretto dialogo con il procuratore della Corte penale internazionale, Karim Khan, sostenendo a nome dell’UE le indagini in corso per stabilire la responsabilità del Cremlino per le violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale in questa guerra, iniziata con l’invasione dell’Ucraina lo scorso 24 febbraio. “Non ci può essere impunità per i crimini di guerra”, afferma Borrell. Gli attacchi a cui il capo della diplomazia europea fa riferimento sono quelli negli ultimi giorni nell’est e nel sud dell’Ucraina, in particolare nella regione ucraina di Luhansk, a Severodonetsk, Lysychansk e Popasna. Le principali città, inclusa Kharkiv, “continuano ad essere attaccate indiscriminatamente, causando ulteriore distruzione di vite e infrastrutture civili”, prosegue la nota.
    Lunedì notte il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky ha fatto sapere che è iniziata la battaglia per il Donbass, la parte più orientale del Paese, in cui sono presenti le due autoproclamate Repubbliche filo-russe di Donetsk e Luhansk. Nel frattempo, domenica l’UE ha stanziato ulteriori 50 milioni di euro in finanziamenti umanitari per sostenere le persone colpite dalla guerra, di cui 45 milioni di euro per progetti umanitari in Ucraina e 5 milioni di euro per la Moldova. E’ di 143 milioni di euro in totale il finanziamento dell’aiuto umanitario dell’UE in risposta alla guerra mobilitato fino a questo momento, come parte del pacchetto di sostegno da un miliardo di euro promesso dalla Commissione europea in occasione dell’evento di donazione globale della scorsa settimana “Stand Up For Ukraine”.

    Bruxelles mobilita ulteriori 50 milioni di euro in finanziamenti umanitari per sostenere le persone colpite dalla guerra di Mosca, di cui 45 milioni di euro per progetti umanitari in Ucraina e 5 milioni di euro per la Moldova