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    Semiconduttori, energie pulite e abolizione delle restrizioni ai prodotti alimentari da Fukushima al vertice Ue-Giappone

    Bruxelles – Una riunione di alto livello per approfondire una cooperazione sempre più stretta tra due alleati distanti geograficamente ma vicinissimi sul piano strategico. Il 29° vertice Ue-Giappone è stato un’occasione per i leader dell’Unione e del Paese asiatico per mettere in fila le priorità del partenariato, dalle materie prime critiche all’Alleanza verde, dai semiconduttori alle tecnologie per l’energia pulita, fino all’eliminazione delle restrizioni europee sulle importazioni alimentari dopo l’indicente nucleare di Fukushima.
    Da sinistra: il primo ministro del Giappone, Fumio Kishida, il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, e la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen (13 luglio 2023)
    “La cooperazione Ue-Giappone è più forte e positiva che mai, Tokyo è uno degli alleati più stretti nell’area dell’Indo-pacifico e oggi abbiamo concordato di lavorare per garantire più sicurezza e di lavorare per generare più opportunità per le nostre imprese”, ha aperto la conferenza stampa post-vertice il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel. Parole confermate dalla numero uno della Commissione Ue, Ursula von der Leyen: “È stato un ottimo summit con risultati tangibili, siamo più vicini che mai”. In primis sul piano del digitale e della tecnologia d’avanguardia, considerato il lavoro del partenariato digitale Ue-Giappone: “Accelereremo la nostra cooperazione sulla trasformazione digitale“, con attenzione particolare sulle “infrastrutture di comunicazione aperte, sicure, innovative e resilienti” e la “mitigazione dei rischi e la governance dell’intelligenza artificiale”, si legge nella dichiarazione congiunta del vertice. La presidente della Commissione ha anche ricordato gli “ottimi progressi sulla connettività, che stanno portando a risultati significativi”, come per esempio il cavo sottomarino artico di 14 mila chilometri che permetterà di bypassare la Russia e il Canale di Suez.
    Al fianco dell’agenda digitale c’è l’Alleanza verde che sta spingendo il lavoro congiunto sulla transizione climatica ed energetica. Gli obiettivi  sono stati definiti al vertice Ue-Giappone dello scorso anno e adesso è il momento della messa a terra degli impegni, come dimostrato dal Memorandum di cooperazione sull’idrogeno firmato nel dicembre 2022. “Intensificheremo la cooperazione in settori quali le tecnologie di rete, l’efficienza energetica, l’idrogeno a basse emissioni di carbonio e rinnovabile, l’eolico off-shore e tecnologie di cattura, utilizzo e stoccaggio del carbonio“, hanno messo in chiaro i tre leader nella dichiarazione congiunta, che specifica anche un lavoro ad hoc sulle catene di approvvigionamento, l’uso e il riciclaggio sostenibile delle batterie. “Siamo motori della protezione del pianeta“, ha rivendicato Michel, mentre von der Leyen ha ricordato anche il lavoro dei due partner “in tutto il mondo con il Global Gateway e le iniziative da parte giapponese”, come i progetti idroelettrici in Vietnam “per liberare la regione dal carbone”.
    Da sinistra: la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, il primo ministro del Giappone, Fumio Kishida, e il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel (13 luglio 2023)
    Per la transizione energetica sono però vitali le materie prime critiche e i semiconduttori, su cui “mostriamo dipendenze simili“, ha sottolineato la numero uno della Commissione: “Abbiamo bisogno di de-risking sulla catena di approvvigionamento soprattutto dalla Cina per prodotti che sono vitali per le nostre economie, come per esempio le materie prime critiche”. Ecco perché è cruciale non solo il dialogo bilaterale sull’economia Ue-Giappone, ma anche il rafforzamento della cooperazione ad hoc su materie prime e semiconduttori. “L’accordo rappresenta un’opportunità per approfondire la cooperazione su questioni essenziali per la transizione verde e digitale delle nostre industrie“, si legge nel testo finale del vertice a proposito della collaborazione sulle materie prime, che “consentirà di condividere informazioni e approfondire le rispettive conoscenze in materia di gestione dei rischi della catena di approvvigionamento, innovazione, riciclaggio e circolarità”. Sui semiconduttori è invece in atto una “cooperazione approfondita su un meccanismo di allerta precoce” in caso di carenze, grazie al memorandum di cooperazione Ue-Giappone siglato il 12 maggio 2022 a Tokyo.
    Il commercio alimentare Ue-Giappone ristabilito
    A margine del vertice Ue-Giappone è arrivata anche una notizia particolarmente attesa da Tokyo, ovvero l’eliminazione delle restrizioni europee all’importazione di prodotti alimentari a seguito dell’incidente nucleare di Fukushima. “Permetterà la ripresa dei territori colpiti dal disastro”, ha spiegato in conferenza stampa il primo ministro giapponese, Fumio Kishida. La revoca delle misure “deriva dai risultati positivi dei controlli effettuati sui prodotti dalle autorità giapponesi e dagli Stati membri”, si legge nella nota dell’esecutivo Ue.
    Dopo l’incidente del 2011 l’Unione Europea aveva adottato misure per proteggere la salute dei cittadini comunitari dalla possibile contaminazione radioattiva di alimenti e mangimi importati dal Giappone e ha imposto test approfonditi di radioattività sui prodotti alimentari prima dell’esportazione. Le misure sono state riesaminate ogni due anni e a oggi (dopo l’ultima revisione del 2021) erano rimaste restrizioni solo a funghi selvatici, specie ittiche e piante commestibili selvatiche. “È una decisione basata sulla scienza e sulle evidenze dell’Agenzia per l’energia nucleare”, ha messo in chiaro von der Leyen al termine del vertice Ue-Giappone, sottolineando che il sistema di monitoraggio “rigoroso” delle autorità giapponesi dal 2011 è “un’altra dimostrazione di affidabilità” dei rapporti di Bruxelles con Tokyo. Ora che le restrizioni sono state completamente abolite, “è importante che il governo giapponese continui a monitorare la produzione nazionale per verificare la presenza di radioattività”, incluso il pesce, i prodotti della pesca e le alghe marine “vicine al sito di rilascio dell’acqua di raffreddamento contaminata”, specifica la Commissione Ue.

    Al centro dell’ultima riunione di alto livello tra i leader dell’Unione e di Tokyo è stata rafforzata la cooperazione in campo digitale e delle tecnologie per la transizione verde, con l’attenzione rivolta soprattutto alla catena di approvvigionamento di materie prime critiche e all’Alleanza verde

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    La Nato stringe i legami con i partner nell’Indo-Pacifico contro le sfide alla “sicurezza globale” da Cina e Russia

    Bruxelles – Dal quartier generale della Nato a Bruxelles a Canberra, Seul, Tokyo e Auckland. In una delle due-giorni più importanti per l’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord – per l’ingresso ufficiale della Finlandia nell’Alleanza Atlantica e per le discussioni tra i ministri degli Esteri con l’Ucraina sulla velocizzazione della consegna delle armi promesse a Kiev – i 31 alleati si sono confrontati anche con i quattro partner strategici nella regione dell’Indo-Pacifico sulle “sfide per la sicurezza, che sono globali”, come ha precisato il segretario generale, Jens Stoltenberg, accogliendo questa mattina (5 aprile) i rappresentanti di Australia, Corea del Sud, Giappone e Nuova Zelanda prima della sessione ministeriale del Consiglio del Nord Atlantico.
    Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, con i rappresentanti di Australia, Corea del Sud, Giappone e Nuova Zelanda (5 aprile 2023)
    “In un mondo sempre più imprevedibile e insicuro diamo un grande valore al nostro partnariato con l’Indo-Pacifico”, dal momento in cui “quello che succede nella vostra regione ha un impatto su di noi e quello che succede nella nostra regione ha un impatto su di voi“, ha ribadito con forza Stoltenberg ai quattro partner, riprendendo il concetto già espresso ieri (4 aprile) nel punto con la stampa insieme al ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. Lo dimostra proprio l’invasione russa in Ucraina “con le sue ramificazioni globali”, dall’economia all’energia, fino alla sicurezza alimentare e le sfide per la difesa. Tra queste, anche l’avvicinamento tra Russia e Cina, che di riflesso “rende ancora più importante rimanere vicini come partner di alto valore”, è l’esortazione del segretario generale della Nato. La solidificazione di questo rapporto è iniziata al Summit di Madrid del 29 giugno dello scorso anno, quando “per la prima volta in assoluto i leader dei vostri Paesi hanno partecipato” come ospiti al vertice di alto livello dell’Alleanza Atlantica. A Bruxelles la speranza è che questa collaborazione continui al Summit di Vilnius dell’11-12 luglio.
    Mentre la questione dei rapporti tra Mosca e Pechino sarà al centro del confronto tra la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, della Francia, Emmanuel Macron, e della Cina, Xi Jinping, nel vertice di domani (6 aprile) a Pechino, a margine della ministeriale Nato l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha messo in chiaro che “abbiamo bisogno della Cina per risolvere le sfide globali e per questo puntiamo su un dialogo costruttivo”. Tuttavia, di fronte a quello che per il momento è un impegno insufficiente da parte di Pechino – “in particolare sulla guerra russa in Ucraina, una violazione della Carta delle Nazioni Unite” – i membri della Nato e dell’Unione daranno ancora più impulso al rafforzamento dei rapporti con i quattro partner della regione dell’Indo-Pacifico. Come dimostrato dal vertice di oggi e come sarà fatto “a maggio, con una ministeriale a livello Ue“, ha anticipato lo stesso alto rappresentante Borrell.
    Cina e Russia nel nuovo concetto strategico Nato
    Nel nuovo concetto strategico Nato presentato al Summit di Madrid del giugno 2022 è stata impressa una svolta nell’analisi del contesto geopolitico come non si vedeva dalla fine della Guerra Fredda. Nella nuova era delle relazioni internazionali e della sicurezza sul continente europeo – manifestatasi in particolare con l’avvio dell’invasione russa dell’Ucraina il 24 febbraio 2022 – la Federazione Russa costituisce “la minaccia più significativa e diretta alla sicurezza degli alleati”, dal momento in cui cerca di stabilire “sfere di influenza e di controllo diretto attraverso la coercizione, la sovversione, l’aggressione e l’annessione”, si legge nel documento. Ma Mosca non è l’unico “attore autoritario” che mette alla prova e sfida gli “interessi, valori e lo stile di vita democratico” degli alleati (da ieri diventati 31 con l’ingresso ufficiale della Finlandia nella Nato).
    Anche “le ambizioni dichiarate e le politiche coercitive” della Repubblica Popolare Cinese sono entrate ufficialmente nei radar dell’Alleanza Atlantica, dal momento in cui Pechino fa uso di “un’ampia gamma di strumenti politici, economici e militari per aumentare la sua impronta globale e proiettare potere”. Se la strategia cinese rimane “poco trasparente” – così come le intenzioni e lo sviluppo militare – quello che però si è reso manifesto nell’ultimo anno è un approfondimento del partenariato tra Pechino e Mosca, come dimostrato anche dalla recente visita del presidente cinese, Xi Jinping, all’omologo russo, Vladimir Putin. Ecco perché tra gli strumenti per affrontare questo nuovo e più instabile ambiente di sicurezza rientra anche la cooperazione stretta con i partner “nuovi ed esistenti” dell’Indo-Pacifico, a partire dai quattro invitati oggi a Bruxelles: “Gli sviluppi in questa regione possono influenzare direttamente la sicurezza euro-atlantica”, specifica il documento di orientamenti generali dell’Alleanza Atlantica.

    Prima della sessione ministeriale del Consiglio del Nord Atlantico il segretario generale Jens Stoltenberg ha accolto i rappresentanti di Australia, Corea del Sud, Giappone e Nuova Zelanda: “Quello che succede nella vostra regione ha un impatto su di noi e viceversa”

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    Unione europea e Giappone rafforzano la cooperazione sull’idrogeno

    Bruxelles – L’Unione europea rafforza la cooperazione energetica con il Giappone. In viaggio fino a domani a Tokyo, la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson, ha siglato con il ministro dell’Economia, del Commercio e dell’Industria, Yasutoshi Nishimura, un memorandum di cooperazione per stimolare l’innovazione e sviluppare un mercato internazionale dell’idrogeno, riconoscendo che l’idrogeno “può dare un contributo fondamentale sia alla transizione verde sia alla sicurezza energetica”.
    Il memorandum individua una serie di aree in cui i governi, gli attori industriali, gli istituti di ricerca e le autorità locali dell’UE e del Giappone saranno incoraggiati a cooperare come sul piano normativo per standard e certificazioni comuni; progetti di ricerca e sviluppo di progetti anche nell’ambito di iniziative di cooperazione multilaterale, nell’ottica di supporto ad altri Paesi del mondo; istruzione, miglioramento delle competenze, riqualificazione e istruzione e formazione professionale, anche tramite scambi. L’accordo “conferma l’impegno dell’UE e del Giappone a lavorare insieme sull’idrogeno, che è fondamentale sia per i nostri obiettivi climatici sia per la sicurezza energetica”, ha commentato Simson, auspicando di “vedere i primi risultati concreti di questa cooperazione nei mesi e negli anni a venire”. Il memorandum, in quanto tale, definisce solo un rafforzamento della partnership energetica, senza indicare con precisione se aumenteranno le cifre negli scambi commerciali energetici delle due parti.

    In addition to signing the MoC on #hydrogen, Minister Nishimura & I discussed the #energy crisis, scaling up renewables, the situation on the LNG market & Japan’s 🇯🇵 priorities for the #G7 Presidency next year.
    We also confirmed our commitment to continue helping #Ukraine🇺🇦. pic.twitter.com/Rk11bNJRgU
    — Kadri Simson (@KadriSimson) December 2, 2022

    Per l’Unione europea, si tratta del quarto partnenariato rafforzato in materia di idrogeno siglato nel giro di pochi mesi. “Il Giappone è un partner energetico su cui possiamo contare”, ha sottolineato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in un tweet dopo la firma dell’accordo. A margine della Cop27 di Sharm el-Sheikh, nelle scorse settimane l’Ue ha siglato un memorandum con l’Egitto, con il Kazakistan e poi con la Namibia su materie prime, idrogeno rinnovabile e batterie. Bruxelles ha indicato nel piano ‘REPowerEu’ presentato a maggio scorso per affrancarsi dai combustibili fossili russi, l’obiettivo di raggiungere 20 milioni di tonnellate di consumo di idrogeno rinnovabile nel 2030, di cui dieci provenienti dall’Ue e dieci dalle importazioni. Si tratta anche del terzo accordo di alto livello a cui l’Ue ha lavorato con i partner africani e asiatici a margine della Cop27, per accaparrarsi materie prime e altri materiali raffinati indispensabili per attuare la transizione verde del Green Deal.
    Non solo idrogeno. Secondo un tweet della commissaria per l’energia, con l’omologo Nishimura si è discusso anche della crisi energetica in atto, dell’aumento delle energie rinnovabili, della situazione del mercato del GNL e delle priorità del Giappone per la presidenza G7 del prossimo anno. L’Ue si è rivolta al Giappone non solo per riaffermare l’importanza della transizione verso l’energia verde e l’ambizione comune di essere climaticamente neutrali entro il 2050, ma anche per rafforzare la cooperazione con il governo giapponese per la diversificazione dei propri fornitori di risorse energetiche per affrancarsi dalla dipendenza da Mosca. Su richiesta di Washington e Bruxelles, il Giappone ha deciso nei primi mesi dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina di dirottare alcuni carichi di gas naturale liquefatto (GNL), con spedizioni extra verso il Continente europeo alla ricerca di gas da fornitori alternativi alla Russia.

    Per l’Unione europea, si tratta del quarto partnenariato rafforzato in materia di idrogeno siglato nel giro di pochi mesi, dopo gli accordi con l’Egitto, con il Kazakistan e poi con la Namibia siglati a margine della Cop27

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    Il Parlamento UE ha issato le bandiere dell’Unione Europea a mezz’asta in solidarietà con il lutto nazionale in Giappone

    Bruxelles – La bandiera dell’Unione Europea a mezz’asta in tutti gli edifici del Parlamento UE, in solidarietà con il giorno di lutto nazionale dichiarato dal Giappone per la morte di Shinzo Abe di venerdì scorso (8 luglio). Lo ha deciso la presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, per manifestare vicinanza al popolo giapponese nel giorno dei funerali di Stato dell’ex-premier Abe, rimasto vittima di un attentato nella città di Nara. Le bandiere dell’UE rimarranno a mezz’asta per commemorare Shinzo Abe fino alle ore 20 di questa sera, fanno sapere fonti del Parlamento Europeo.
    Verso le ore 11.30 locali (le 4.30 italiane) di venerdì l’ex-premier Abe aveva iniziato da circa un minuto il suo intervento per la campagna elettorale del Partito Liberal Democratico in vista delle elezioni della Camera dei Consiglieri (la camera alta della Dieta del Giappone), quando è stato colpito alla schiena a pochi metri di distanza da due spari di arma da fuoco. Si è subito accasciato al suolo sanguinante, con i paramedici che lo hanno circondato per prestargli i primi soccorsi, mentre le forze dell’ordine hanno bloccato il tentativo di fuga dell’attentatore. A sparare è stato Tetsuya Yamagami, uomo di 41 anni residente a Nara ed ex-membro della Kaijō Jieitai, la Forza di autodifesa marittima giapponese.
    L’ex-premier giapponese aveva riportato due ferite sulla parte anteriore del collo e uno dei proiettili è penetrato nel cuore. Poco dopo l’attentato l’ex-governatore di Tokyo, Yoichi Masuzoe, aveva fatto sapere in un tweet che Abe si trovava in uno “stato di arresto cardiopolmonare“, termine spesso utilizzato in Giappone prima di dare conferma ufficiale di morte. A curarlo è stata un’équipe di una ventina di medici, ma non è stato possibile fermare l’emorragia: Hidetada Fukushima, professore di medicina d’urgenza presso l’ospedale dell’Università di Nara dove è stato portato Abe subito dopo l’attentato, ha specificato che al momento del trasferimento in ospedale non erano stati rilevati segni di vita.
    “Oggi il Parlamento UE si unisce al mondo e al popolo giapponese nel piangere l’ex-primo ministro Shinzo Abe“, ha scritto su Twitter la presidente Metsola: “Il suo lascito e il suo impegno per un forte partenariato tra Unione Europea e Giappone saranno ricordati”.

    Today, @Europarl_EN joins the world and the people of Japan in mourning former Prime Minister @AbeShinzo.
    His legacy and commitment to a strong 🇪🇺-🇯🇵 partnership will be remembered. pic.twitter.com/LGmpoSOuBS
    — Roberta Metsola (@EP_President) July 12, 2022

    La presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, ha deciso di manifestare vicinanza al popolo giapponese nel giorno dei funerali di Stato dell’ex-premier rimasto vittima di un attentato l’8 luglio mentre stava tenendo un discorso elettorale

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    L’UE “scioccata” per l’attentato all’ex-primo ministro giapponese Shinzo Abe: è in condizioni critiche

    Bruxelles – Il mondo travolto dallo shock per le condizioni disperate di Shinzo Abe. L’ex-premier del Giappone (in carica dal 2012 al 2020) è stato gravemente ferito in un attentato nella città di Nara, dove stava tenendo un discorso per la campagna elettorale in vista delle imminenti elezioni locali. A sparare sarebbe stato un uomo di circa 40 anni residente a Nara, come riporta la televisione nazionale giapponese NHK.
    “Sono scioccato e rattristato dal vile attacco a Shinzo Abe, mentre svolgeva le sue mansioni professionali”, ha commentato attraverso un tweet il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, definendo l’ex-premier giapponese “un vero amico, strenuo difensore dell’ordine multilaterale e dei valori democratici”. Dopo il viaggio di due mesi fa a Tokyo con la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, il leader del Consiglio ha voluto esprimere la vicinanza dell’Unione al popolo giapponese e all’attuale premier, Fumio Kishida, “in questi tempi difficili”. A stretto giro sono arrivate le “profonde condoglianze” da parte della presidente von der Leyen: “Caro Shinzo Abe, rimani forte“, ha scritto su Twitter, rivolgendo “i nostri pensieri e le nostre preghiere alla tua famiglia e al popolo giapponese”. Anche l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, si è detto “profondamente scioccato” dall’attacco e ha ribadito la “piena solidarietà dell’Unione Europea con il Giappone in questi momenti dolorosi”.

    Dear @AbeShinzo, stay strong!
    Our thoughts and prayers are with your family and the people of Japan. pic.twitter.com/WRQTTv7jX2
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) July 8, 2022

    Verso le ore 11.30 locali (le 4.30 italiane) l’ex-premier Shinzo Abe aveva iniziato da circa un minuto il suo intervento elettorale nella città vicina a Kyoto e Osaka, quando è stato colpito alla schiena a pochi metri di distanza da almeno due spari di arma da fuoco. Si è subito accasciato al suolo sanguinante, con i paramedici che lo hanno circondato per prestargli i primi soccorsi, mentre le forze dell’ordine hanno bloccato il tentativo di fuga dell’attentatore e hanno sequestrato l’arma che, come emerge dalle immagini diffuse sui social media, è una grossa pistola artigianale. All’emittente nazionale NHK l’Agenzia per la gestione degli incendi e dei disastri (FDMA) ha confermato che l’ex-premier ha una ferita da proiettile sulla parte destra del collo e un’emorragia sottocutanea sotto la parte sinistra del petto. L’ex-governatore di Tokyo, Yoichi Masuzoe, ha fatto sapere in un tweet che – dopo essere stato traportato in ospedale in stato “cosciente e reattivo” – Shinzo Abe si trova ora in uno “stato di arresto cardiopolmonare“, termine spesso utilizzato in Giappone prima di dare conferma ufficiale di morte.
    (in aggiornamento)

    Colpito da due spari di arma da fuoco mentre teneva un discorso nella città di Nara, Shinzo Abe è in uno stato di arresto cardiopolmonare. Il presidente del Consiglio UE, Charles Michel: “Vile attacco a un vero amico, strenuo difensore dell’ordine multilaterale e dei valori democratici”

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    Covid, Cina rifiuta l’indagine sull’origine della pandemia. Appello dal mondo della scienza: “Cambi idea”

    Bruxelles – La Cina dice ‘no’ al piano dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) di avviare una seconda fase di un’indagine sull’origine del Coronavirus ed ecco che il mondo della scienza si mobilita per convincere Pechino a cambiare idea. Unione europea, Australia, Stati Uniti e Giappone: l’appello arriva da qui, con la commissaria per l’Innovazione e la Ricerca, Mariya Gabriel, a farsi portavoce per Bruxelles insieme alla dottoressa capo scienziato australiano, Cathy Foley, a Eric Lander, Direttore dell’Ufficio per le politiche scientifiche e tecnologiche statunitense nominato da Joe Biden, al dottor Ueyema Takahiro, Membro Esecutivo del Consiglio per la Scienza, la tecnologie e l’innovazione del Giappone e a Matsumoto Yoichiro e Kano Mitsunobu, consiglieri per il ministro degli Esteri giapponese.
    Insieme chiedono a Pechino di “riconsiderare la decisione di non impegnarsi nella proposta dell’OMS di portare lo studio sulle origini del COVID alla fase successiva. La partecipazione della Cina è di importanza critica per il mondo”, si legge nella lettere pubblicata dalla commissaria bulgara.

    I join Dr. Cathy Foley, 🇦🇺 Chief #Scientist; 🇺🇸 @EricLander46; Dr. UEYEMA Takahiro, Executive Member, Council for #Science, #Technology, and #Innovation of 🇯🇵; and Drs. MATSUMOTO Yoichiro and KANO Mitsunobu, S&T Advisors to the 🇯🇵 Foreign Minister on the below letter 👇 pic.twitter.com/VLNGiaNnkY
    — Mariya Gabriel (@GabrielMariya) July 27, 2021

    L’OMS questo mese ha proposto una seconda fase di studi sulle origini del coronavirus in Cina, con analisi dei laboratori e dei mercati nella città di Wuhan, dove il primo focolaio è stato osservato ormai più di un anno fa, chiedendo trasparenza alle autorità cinesi. Una proposta che trova il consenso delle sette più grandi economie al mondo del G7 che un mese fa chiedevano una nuova “indagine trasparente e decisiva” per capire il perché dello sviluppo del virus, che da oltre un anno attanaglia l’Europa e il mondo. Non è difficile immaginare che si voglia smentire chi sostiene la tesi di una fuga del virus dal laboratorio cinese di Wuhan, da dove la pandemia ha avuto inizio, secondo l’OMS le indagini già compiute in Cina erano ostacolate dalla mancanza di dati grezzi nei primi giorni di diffusione del virus e per questo è necessario approfondire.
    “Non accetteremo un tale piano di tracciamento delle origini poiché, in alcuni aspetti, ignora il buon senso e sfida la scienza”, ha detto ai giornalisti Zeng Yixin, vice ministro della Commissione nazionale per la salute (NHC). Pechino si oppone a una politicizzazione di questa analisi, in altri termini. Secondo Reuters, Zeng avrebbe ribadito la posizione della Cina secondo cui alcuni dati non potrebbero essere completamente condivisi a causa di problemi di privacy. “Speriamo che l’OMS riesamini seriamente le considerazioni e i suggerimenti degli esperti cinesi e tratti veramente lo studio dell’origine del virus COVID-19 come una questione scientifica e si liberi delle interferenze politiche”.

    “La partecipazione di Pechino alle indagini è di cruciale importanza per il mondo”, scrivono la commissaria europea Mariya Gabriel insieme a scienziati o consiglieri scientifici di Stati Uniti, Australia e Giappone per convincere il governo. La Cina parla di strumentalizzazione politica delle indagini in corso da parte dell’OMS, che invece lamenta la mancanza di dati grezzi nei primi giorni di diffusione del virus a Wuhan

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    Dall’accesso ai vaccini al digitale. Per l’UE il Giappone è “un alleato fondamentale”

    Bruxelles – Un nuovo summit col Giappone, il primo bilaterale con il nuovo primo ministro nipponico Yoshihide Suga. Multilateralismo, democrazia e stato di diritto: sono questi gli elementi che secondo i 27 Stati membri europei, la Commissione europea e il governo di Tokyo tengono viva l’alleanza tra Unione Europea e Giappone e che si propongono di rinsaldarla.
    A quasi tre anni dalla firma degli accordi sulla partnership strategica economica e digitale e nel mezzo della pandemia di COVID-19 l’alleanza tra Bruxelles e Tokyo mostra i suoi progressi, “anche se resta molto da fare”, come ha affermato in conferenza stampa dopo il vertice bilaterale di giovedì mattina 27 maggio la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
    Tre i macrotemi all’ordine del giorno. Il primo, quello delle sfide globali, include l’ottimismo per gli sforzi fatti da entrambi i fronti. Il Giappone è il primo importatore di vaccini dall’UE con 100 milioni di dose ricevute da Bruxelles, ma è soprattutto un alleato affidabile sul piano della solidarietà globale. L’obiettivo dei due alleati è arrivare al 30 per cento della popolazione mondiale vaccinata entro la fine del 2021, ma soprattutto di individuare e rimuovere i colli di bottiglia nella produzione e nelle esportazioni di dosi. “La campagna di vaccinazione non è una battaglia tra Paesi, ma una battaglia contro il tempo”, si legge nel comunicato congiunto pubblicato al termine del Summit.
    E l’impegno sul cambiamento climatico non è da meno. “Per accelerare l’azione nel campo ambientale stiamo lanciando un alleanza verde UE-Giappone“, si dichiara. Le due parti faranno squadra “nella transizione energetica (in particolare nell’idrogeno e nell’eolico offshore), nella protezione ambientale, nella cooperazione economica, nella ricerca e nello sviluppo e nella finanza sostenibile”. L’imperativo è ottenere il massimo dagli obiettivi dalla Conferenza sul clima di Glasgow a novembre 2021 ed esigere un’agenda assertiva sulla biodiversità durante la Conferenza di Kunming a ottobre, coinvolgendo il più possibile gli altri attori internazionali in queste ambizioni.
    Sulla sfida globale del digitale poi il Giappone viene definito da von der Leyen come il “migliore alleato”. L’Unione Europea ha già la sua agenda per il decennio digitale, ma vuole camminare insieme al partner asiatico. “Lavoreremo insieme per promuovere standard globali e un approccio comprensivo per le politiche digitali e per le tecnologie nel campo della cybersicurezza, del 5G, del 6G, dell’uso etico dell’intelligenza artificiale”, ha illustrato il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Nel campo della connettività la missione è migliorare l’infrastruttura digitale nei Paesi terzi, nelle aree di confine dei due alleati (i Balcani occidentali e l’Est Europa per l’UE e la regione Indo-Pacifica per il Giappone), ma anche in Asia Centrale e in Africa.
    Ma il dossier delle relazioni tra UE e Giappone tiene conto anche delle relazioni bilaterali tra le due parti e della politica estera e di sicurezza. Delle prime si parla relativamente alla piena attuazione degli accordi firmati nel 2018; i passi in avanti che von der Leyen richiede riguardano l’accesso al mercato giapponese dei prodotti agricoli europei, lo scambio dei prodotti sanitari e fitosanitari e il miglioramento del quadro sul flusso libero dei dati informatici.
    Quanto alla politica estera l’osservato speciale è il Sud-Est asiatico. Le due parti auspicano una cooperazione “inclusiva e basata sullo stato di diritto e sui valori democratici”, contrastando prima di tutto la disinformazione dilagante. Il sodalizio si presenta anche in chiave antimilitarista: oltre ad opporsi alla proliferazione delle armi nucleari nella regione (nel documento il riferimento esplicito è rivolto alla Nord Corea), le due parti condannano “ogni tentativo di cambiare lo status quo e di aumentare la tensione”. La sicurezza marittima è una preoccupazione seria per Tokyo. A ottobre 2020 con un’esercitazione antipirateria congiunta a largo di Gibuti, Giappone e Unione Europea hanno sperimentato una collaborazione nel campo navale. Bruxelles, da parte sua, ha più volte in dichiarato di voler aumentare la sua presenza nel Pacifico per contribuire alla stabilità dell’area.

    Dalla firma degli accordi di partnership 2018 si registrano progressi, ma “restano molti passi in avanti da fare” nel campo dell’accesso al mercato nipponico per l’UE. Tokyo conta su Bruxelles per la stabilità del Pacifico