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    Georgia: Mikheil Kavelashvili è stato eletto presidente

    Bruxelles – Non ci sono stati colpi di scena, lo scorso sabato (14 dicembre), quando è stato eletto il prossimo presidente della Georgia. L’incarico è andato all’ex calciatore Mikheil Kavelashvili, che era l’unico candidato ed è sostenuto dal partito di governo, Sogno georgiano. Le opposizioni hanno boicottato il processo ma non hanno i numeri per incidere. Il capo dello Stato in carica, l’europeista Salomé Zourabichvili, ha rifiutato di riconoscere la legittimità dell’elezione del suo successore. Mentre le proteste vanno avanti senza sosta da oltre due settimane, continua ad alzarsi la temperatura dello scontro politico-istituzionale nel Paese caucasico.Kavelashvili eletto presidenteTutto come da copione. L’ex calciatore Mikheil Kavelashvili, candidato del partito ultranazionalista Potere del popolo (una costola di Sogno georgiano la cui retorica è ferocemente anti-occidentale e soprattutto anti-statunitense), è stato eletto sabato dal Collegio elettorale con 224 voti a favore sui 300 seggi totali di cui si compone l’organo, composto da tutti e 150 i deputati di Tbilisi più altrettanti rappresentanti dei territori e delle amministrazioni locali. Il Collegio, introdotto dalla riforma costituzionale del 2017 (prima l’elezione del capo dello Stato avveniva per voto diretto dei cittadini), è dominato da Sogno georgiano, esattamente come l’emiciclo. Le forze dell’opposizione stanno boicottando i lavori di entrambe le istituzioni, ma non hanno i numeri per bloccare i processi in corso.Peraltro, il 53enne ex giocatore della nazionale era l’unico candidato alla successione della presidente della Repubblica in carica, l’europeista Salomé Zourabichvili, il che rendeva la sua nomina una mera formalità. Il punto politico rimane lo stesso da mesi: con le sue azioni (la nomina di Kavelashvili è solo l’ultima in ordine cronologico), il partito del premier Irakli Kobakhidze sta portando il Paese caucasico sempre più distante dall’Ue e sempre più vicino alla Russia di Vladimir Putin.Il premier georgiano Irakli Kobakhidze e la presidente uscente Salomé Zourabichvili (foto: Irakli Gedenidze / Pool / Afp)Piano inclinatoProprio il Cremlino è accusato di ingerenze nella politica georgiana, a partire dalle interferenze nelle contestatissime elezioni dello scorso 26 ottobre, che hanno visto il partito di governo mantenere il potere con il 54 per cento dei consensi (stando ai dati ufficiali) ottenendo la quarta vittoria di fila nelle urne.Continua così ad acuirsi la profonda crisi politica, che sta facendo scivolare Tbilisi su un pericoloso piano inclinato lungo i due binari paralleli delle proteste di piazza – ininterrotte da quando, lo scorso 28 novembre, l’esecutivo ha annunciato lo stop dei negoziati di adesione all’Ue fino al 2028 – e dello scontro istituzionale frontale tra maggioranza e opposizione.Zourabichvili, il cui mandato scadrà formalmente il 29 dicembre, ha più volte ripetuto che, considerando illegittima la nuova assemblea (e, di conseguenza, il Collegio elettorale), non intende lasciare il suo posto a fine mese. Il capo dello Stato uscente ha definito  l’elezione di Kavelashvili, avvenuta un anno esatto dopo la concessione alla Georgia dello status di Paese candidato da parte di Bruxelles, una “presa in giro della democrazia”.#GeorgiaProtests one year ago, Georgia received the Candidate status, today a Central Committee like « Parliament » « elects » a « one and only » candidate in a mockery of democracy.That will never prevent Georgia to pursue its european path and democratic future!— Salome Zourabichvili (@Zourabichvili_S) December 14, 2024Le reazioni al votoIl premier Kobakhidze si è congratulato con Kavelashvili sottolineando che “darà un contributo molto significativo al rafforzamento dello Stato georgiano e della nostra sovranità, nonché alla riduzione della radicalizzazione e della cosiddetta polarizzazione nel Paese”. Il primo ministro ha criticato Zourabichvili, sostenendo che l’attuale presidente abbia usato i suoi poteri “come mezzo per dividere la società” e per “indebolire artificialmente il nostro ordine costituzionale” con l’aiuto clandestino di “forze esterne”, in riferimento ai partner occidentali di Tbilisi con cui il capo dello Stato continua a mantenersi in contatto.Dall’opposizione, il leader di Georgia forte Mamuka Khazaradze ha dichiarato che “qualsiasi azione del governo illegittimo, compresa la nomina del cosiddetto presidente, è illegale e rappresenta una provocazione contro i suoi stessi cittadini”, mentre per Sopo Japardize, della leadership del partito Unm, il Paese sta assistendo ad “un circo” e la proclamazione di un “presidente illegittimo” da parte di un “governo illegittimo” rappresenta “un insulto al popolo georgiano”.Immobilismo europeoDa Bruxelles, come al solito, si fa fatica a prendere una posizione rapida e decisa. L’Ungheria di Viktor Orbán ha già fatto sapere che si metterà di traverso se i Ventisette dovessero discutere di comminare sanzioni alla dirigenza di Sogno georgiano, dimostrandosi ancora una volta il miglior amico di Putin nell’Unione.Le violenze contro i manifestanti – che non risparmiano nemmeno i giornalisti e i leader dell’opposizione parlamentare e sono state paragonate ad atti di tortura dal mediatore civico nazionale – stanno creando una pressione sempre maggiore sulle cancellerie europee per adottare una linea più dura nei confronti del governo di Tbilisi e di maggiore supporto della popolazione civile.L’Alta rappresentante dell’Unione per la politica estera e la sicurezza comune Kaja Kallas (foto: European Union)La stessa Alta rappresentante Ue per la politica estera, Kaja Kallas, ha dichiarato stamattina (16 dicembre) ai margini del Consiglio Affari esteri in corso a Bruxelles che la situazione “non sta andando nella giusta direzione” e che i ministri degli Stati membri discuteranno di “cosa possiamo fare dal lato europeo”, ribadendo che le due opzioni attualmente sul tavolo sono le sanzioni e la limitazione del regime di liberalizzazione dei visti.Il capo della diplomazia a dodici stelle ha sottolineato che “la lista di persone” da sanzionare “è già stata proposta e la stiamo discutendo”, ammettendo tuttavia che “tutti devono concordare e non ci siamo ancora”. Per ora, i Paesi baltici hanno imposto unilateralmente delle misure restrittive su diverse personalità collegate all’esecutivo georgiano, incluso il primo ministro Kobakhidze. Quanto alla sorte di Zourabichvili, Kallas si è limitata a notare che “la presidente è in carica fino al 29 dicembre e molte cose potrebbero ancora succedere”.

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    Georgia, l’Ue studia “ulteriori misure” contro la repressione delle proteste. Ma l’Ungheria avverte: “Porremo il veto”

    Bruxelles – A Bruxelles, l’alleato forte del partito filo-russo al potere in Georgia, Sogno Georgiano, è l’Ungheria di Viktor Orbán. Mentre per le strade di Tbilisi – ormai al quattordicesimo giorno consecutivo di proteste contro la decisione del governo di sospendere il processo di adesione all’Ue – continuano le violenze delle forze dell’ordine, l’Unione europea avverte che “prenderà in considerazione ulteriori misure” nei confronti dei responsabili dell’arretramento democratico e della repressione. Ma Budapest promette: “Porremo il veto” a eventuali sanzioni a funzionari georgiani.La tensione nella Repubblica caucasica è alle stelle da quando, lo scorso 26 ottobre, il partito al governo dal 2012 ha vinto le elezioni, denunciate dagli osservatori locali e internazionali come irregolari e dal capo dello Stato, l’europeista Salomé Zourabichvili, come illegittime. La situazione è precipitata definitivamente due settimane fa, il 28 novembre, a seguito della decisione del primo ministro Irakli Kobakhidze di non inserire nell’agenda governativa la questione dei negoziati per entrare in Ue “prima della fine del 2028”.Secondo il bollettino diffuso ieri (10 dicembre) da Transparency International Georgia, in tredici giorni di proteste sono state arrestate 450 persone e più di 300 manifestanti hanno subito violenze e maltrattamenti. Oltre 80 hanno richiesto cure ospedaliere. Sia per le accuse amministrative che per quelle penali, i giudici “prendono le decisioni esclusivamente sulla base delle testimonianze degli agenti di polizia”. Diversi rapporti di organizzazioni internazionali – corredati da materiale audiovisivo – indicano che “gruppi mascherati affiliati al partito Sogno Georgiano sono stati impiegati per attaccare manifestanti e giornalisti”. Dal 28 novembre, sono stati documentati 92 episodi di violenza contro i giornalisti. La scorsa settimana, il Difensore civico della Georgia, Levan Ioseliani, ha accusato la polizia di “usare la violenza contro i cittadini come misura punitiva”, il che “costituisce un atto di tortura”.Fuochi artificiai sparati contro la polizia durante le proteste antigovernative a Tbilisi, il 3 dicembre 2024 (foto: Giorgi Arjevanidze/Afp)Denunce prontamente accolte da Bruxelles, che anzi “incoraggia le organizzazioni locali e internazionali e il Difensore civico a continuare a documentare le diffuse violazioni dei diritti umani”: in un comunicato diffuso dalla portavoce del Servizio europeo di Azione esterne (Seae), l’Ue ha accusato la polizia georgiana di aver represso le manifestazioni con “forza brutale e illegale”, attraverso “detenzioni arbitrarie di manifestanti e leader dell’opposizione” e prendendo di mira “specificatamente” lavoratori dei media. Il Seae ha chiesto “l’immediato rilascio di tutte le persone detenute” e di “porre fine alle intimidazioni diffuse, alle persecuzioni politiche, alle torture e ai maltrattamenti di cui sono vittime i cittadini”.La ministra degli Esteri georgiana, Maka Botchorishvili, il suo omologo ungherese Péter SzijjártóIl Servizio europeo d’Azione esterna ha esortato Sogno georgiano “a smorzare i toni”, e ricordato che è stata “la linea d’azione” del partito di governo a “portare all’arresto de facto del processo di adesione all’Ue”. Ed ora, il “persistente arretramento democratico e i recenti mezzi repressivi utilizzati dalle autorità georgiane hanno conseguenze sulle nostre relazioni bilaterali“. Le “ulteriori misure” da adottare verranno messe sul tavolo dei ministri degli Esteri Ue dall’Alta rappresentante per gli Affari esteri, Kaja Kallas, all’incontro previsto lunedì 16 dicembre. Due giorni dopo il prossimo appuntamento caldo previsto a Tbilisi, la successione tra Salomé Zourabichvili e il candidato di estrema destra Mikheil Kavelashvili alla guida della Repubblica.Un eventuale inserimento di funzionari georgiani nel regime di sanzioni Ue in materia di diritti umani richiederebbe un via libera all’unanimità da parte dei 27. Ma Kallas difficilmente potrà contare su Budapest per richiamare il governo di Tbilisi. A margine di un incontro bilaterale con la ministra degli Esteri georgiana, Maka Botchorishvili, il suo omologo ungherese Péter Szijjártó ha avvertito: “Ci opponiamo all’aggiunta di funzionari georgiani a qualsiasi lista di sanzioni. Se si presenterà una proposta del genere, l’Ungheria la bloccherà, questo è certo”. Il ministro di Orbán ha poi attaccato l’Unione europea, definendo le critiche alla Georgia “ipocrite, stanche e ripugnanti”.

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    Tra proteste e repressione continua la spirale di violenze in Georgia

    Bruxelles – Anziché diminuire, le tensioni in Georgia stanno salendo ogni giorno di più e non si intravede all’orizzonte uno spiraglio per ricomporle pacificamente. Mentre le proteste di piazza entrano nel loro ottavo giorno consecutivo, la violenza è in aumento sia dalla parte dei manifestanti sia, soprattutto, da parte degli apparati di sicurezza che stanno continuando a rispondere in maniera sproporzionata con la copertura del governo. L’episodio più eclatante è stato l’aggressione fisica nei confronti di uno dei leader dell’opposizione parlamentare, Nika Gvaramia, poi arrestato e portato via dalla polizia in stato di incoscienza. Il mediatore civico nazionale ha definito “sconcertanti” i comportamenti delle forze dell’ordine e ha accostato il trattamento dei detenuti ad atti di tortura.L’aggressione a Nika GvaramiaDurante le manifestazioni di ieri (4 dicembre) nella capitale Nika Gvaramia, uno dei leader di Coalizione per il cambiamento (Cfc), un’alleanza elettorale che riunisce diversi partiti di opposizione presentatisi uniti alle urne lo scorso 26 ottobre contro Sogno georgiano (il partito di governo al potere dal 2012), è stato aggredito fisicamente dalla polizia, che – almeno a quanto si vede nei filmati girati sul momento – lo ha gettato violentemente a terra per poi procedere con quello che ha tutta l’aria di un pestaggio.Nelle immagini concitate disponibili online si vede Gvaramia discutere animatamente con le forze dell’ordine, probabilmente lamentandosi dei raid nei locali dei partiti dell’opposizione, finché l’alterco verbale degenera in un attacco nei suoi confronti. Il leader 48enne di Ahali (“nuovo” in georgiano), un partito liberale confluito lo scorso luglio nella Cfc, viene strattonato dai poliziotti che, agguantatolo e scaraventatolo su un marciapiede, vengono poi immortalati mentre lo colpiscono ripetutamente con calci e pugni. Altri fotogrammi ritraggono le forze dell’ordine trasportare Gvaramia di peso, mentre questi appare privo di coscienza, verso un’automobile e allontanarsi con lui a bordo dopo averlo tratto in arresto.Footage – @NikaGvaramia212, one of our Coalition leaders, was dragged by the police and thrown into a detention car after getting physically assaulted and falling unconscious.He verbally insisted to be allowed into the search of our members parties’ office, as he’s a lawyer. pic.twitter.com/U5yTCGZqPo— Coalition 4 Change (@CoalitionGEO) December 4, 2024Non si tratta certo del primo arresto in quest’ultima, tesa fase delle proteste antigovernative che da oltre un mese stanno scuotendo la nazione caucasica – i fermi sono già arrivati a quota 300 – né di un’istanza isolata di violenza e di uso sproporzionato della forza da parte degli apparati di sicurezza georgiani. Tra gli arrestati delle ultime ore c’è anche un altro leader dell’opposizione, Aleko Elisashvili, insieme ad almeno altri sei politici appartenenti a partiti critici contro il governo, mentre sarebbe stato detenuto anche uno dei capi del movimento giovanile di protesta Dafioni.Maltrattamenti dei detenutiIl mediatore civico georgiano Levan Ioseliani ha dichiarato di aver visitato almeno 260 manifestanti, tra centri di detenzione e cliniche mediche, sottolineando che “188 di loro hanno denunciato maltrattamenti da parte della polizia” e che “i metodi usati dalle forze dell’ordine nell’arrestare i cittadini sono sconcertanti”.“Un numero allarmante di detenuti denuncia pestaggi e maltrattamenti”, ha spiegato, aggiungendo che “molti di loro hanno riportato ferite gravi al volto, agli occhi e alla testa, il che porta ad escludere l’eventualità che la polizia abbia utilizzato una forza proporzionata contro di loro ogni volta”. Le evidenze, ha concluso, portano a ritenere “che la polizia stia ricorrendo a metodi violenti contro i cittadini allo scopo di punirli”, e ha ricordato che “la violenza severa e intenzionale con intenti punitivi costituisce un atto di tortura”.Proteste ad alta tensioneDa giorni, le manifestazioni scatenate dalla decisione del governo di sospendere i negoziati di adesione all’Ue fino al 2028 stanno venendo represse dai reparti antisommossa della polizia con proiettili di gomma, granate stordenti e idranti. Dal ministero dell’Interno fanno sapere che almeno sette persone sono state arrestate con l’accusa di guidare violenze organizzate, un crimine per il quale sono previsti fino a nove anni di carcere, e che durante le perquisizioni in alcune abitazioni private sono stati rinvenuti fucili ad aria compressa, fuochi artificiali (che i manifestanti impiegano contro la polizia in risposta agli idranti e le granate nella guerriglia urbana) e delle bombe Molotov.Manifestanti con le bandiere della Georgia e dell’Ue fuori del Parlamento nazionale a Tbilisi, il 5 dicembre 2024 (foto: Karen Minasyan/Afp)Le autorità georgiane hanno accusato i manifestanti di complottare per il sovvertimento dell’ordine pubblico, con l’intenzione di mettere in scena un colpo di Stato sulla falsariga delle proteste ucraine dell’Euromaidan, che hanno insanguinato Kiev tra il novembre 2013 e il febbraio 2014 e hanno portato alla cacciata del presidente filorusso Viktor Janukovyc e, successivamente, all’annessione unilaterale della Crimea da parte di Mosca e all’inizio della guerra nel Donbass.Del resto, le azioni delle forze dell’ordine continuano a essere coperte dalla compiacenza del governo: “Non la chiamerei repressione, è più che altro prevenzione” ha dichiarato il premier Irakli Kobakhidze, che si è complimentato con la gestione delle proteste da parte della polizia. Il primo ministro ha suggerito, senza fornire prove, che siano i partiti dell’opposizione – i quali stanno boicottando il nuovo Parlamento, rifiutando di prendere parte ai lavori dell’Aula – a rifornire i manifestanti di “materiale pirotecnico e altri mezzi” con cui attaccare la polizia.

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    Georgia a rischio paralisi: si acuisce la crisi politica, tra tensioni istituzionali e violenze di piazza

    Bruxelles – La Georgia sembra sempre di più una polveriera pronta ad esplodere. Le proteste, violente, contro il governo filorusso durano da quattro giorni, con decine di feriti ricoverati in ospedale sia tra i manifestanti sia tra la polizia (che sta reprimendo con la forza il dissenso) e con i disordini estesi ormai a diverse città oltre la capitale Tbilisi. All’acuirsi dello scontro in piazza si sta sommando anche un duro scontro a livello politico e istituzionale, che rischia di paralizzare (o destabilizzare ulteriormente) il piccolo Paese caucasico, sempre più in bilico tra l’Europa e la Russia.Non si placano le protesteA cominciare dalla notte di giovedì (28 novembre), per quattro giorni migliaia di cittadini hanno occupato viale Rustaveli, l’arteria di Tbilisi dove ha sede il Parlamento nazionale. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’annuncio da parte del governo, guidato dal premier Irakli Kobakhidze e dal suo partito Sogno georgiano, di sospendere fino al 2028 i negoziati per l’adesione all’Ue (un obiettivo sancito dalla Costituzione).L’esecutivo ha addotto come giustificazione il “ricatto” da parte di Bruxelles – che ha congelato quest’estate il percorso di Tbilisi verso il club a dodici stelle in seguito all’approvazione di una serie di provvedimenti che considera liberticidi e antitetici ai valori europei – nei confronti della Georgia, la quale secondo Kobakhidze continuerà sul percorso di avvicinamento all’Unione “con dignità”, senza compromettere la propria sovranità. I georgiani hanno contestato questa decisione come l’ennesima dimostrazione che il partito di governo sta cercando di avvicinare Tbilisi alla Russia di Vladimir Putin e di allontanarlo dall’Europa.I manifestanti sparano fuochi artificiali contro la polizia in tenuta antisommossa per le strade di Tbilisi, nella notte tra il 30 novembre e il primo dicembre 2024 (foto: Giorgi Arjevanidze/Afp)Così, sono scesi in piazza con le bandiere nazionali e quelle dell’Ue: per quattro giorni, hanno eretto barricate e avviato una vera e propria guerriglia urbana, sparando fuochi artificiali contro le forze di sicurezza che, in tenuta antisommossa, hanno risposto caricando violentemente i manifestanti e impiegando proiettili di gomma ad altezza uomo, granate stordenti, spray urticanti e cannoni ad acqua per disperderli. Alcune immagini immortalano dei manifestanti dare fuoco a delle effigi di Bidzina Ivanishvili, l’oligarca filorusso fondatore di Sogno georgiano ed eminenza grigia della nazione caucasica.Durante il weekend le proteste, anziché placarsi, si sono intensificate e si sono estese anche a diverse altre città in tutto il Paese. Secondo le cifre circolate nelle prime ore di oggi (2 dicembre), almeno 44 persone sarebbero finite in ospedale, tra cui 27 manifestanti, 16 poliziotti e un giornalista, mentre gli arresti sarebbero già oltre il centinaio.Si aggrava lo scontro istituzionaleL’ondata di proteste sta scuotendo il Paese almeno dal 27 ottobre scorso, all’indomani di controverse elezioni che hanno visto trionfare per la quarta volta di fila Sogno georgiano e che le opposizioni parlamentari (e gli osservatori elettorali) hanno denunciato come irregolari, chiedendone la ripetizione sotto monitoraggio internazionale.Ma il caos in Georgia non è solo nelle strade. Anche ai più alti vertici dello Stato si sta andando verso un muro contro muro dagli esiti imprevedibili e potenzialmente rischiosi. Dopo aver partecipato di persona alle proteste di piazza, sabato scorso (30 novembre) la presidente europeista Salomé Zourabichvili ha dichiarato che “non c’è alcun Parlamento legittimo e, quindi, un Parlamento illegittimo non può eleggere un nuovo presidente”, aggiungendo che “nessuna inaugurazione può aver luogo e il mio mandato continuerà fino a quando un Parlamento legittimamente eletto sarà formato”.La presidente della Repubblica georgiana Salomé Zourabichvili durante un comizio anti-governativo di fronte al Parlamento, il 28 novembre 2024 (foto: Giorgi Arjevanidze/Afp)Zourabichvili, il cui mandato scade il prossimo 14 dicembre, ha più volte rifiutato di riconoscere i poteri del nuovo emiciclo definendolo “incostituzionale”, mentre i parlamentari delle opposizioni lo stanno boicottando evitando di occupare i propri seggi in Aula. Ma le forze governative dispongono ugualmente dei numeri per insediare la nuova legislatura e hanno avviato i lavori della nuova assemblea, nominando peraltro il proprio candidato alla successione di Zourabichvili nella figura dell’ex calciatore Mikheil Kavelashvili.Se le parti non scenderanno a compromessi – ed è difficile al momento vedere come possano farlo – il rischio è che lo scontro istituzionale frontale possa degenerare in un più concreto conflitto per catturare, o mantenere, il potere politico in un Paese le cui strutture democratiche stanno scricchiolando sempre di più e il tessuto sociale sembra prossimo al punto di rottura. A gettare ulteriore benzina sul fuoco, Kobakhidze ha riportato che l’intelligence e i servizi di sicurezza georgiani avrebbero riferito di tentativi di “rovesciare il governo con la forza” da parte di “specifici partiti politici”, senza scendere nei dettagli di queste gravi accuse.Nel frattempo, nelle ultime ore si sono susseguite una serie di dimissioni negli apparati statali georgiani tra ambasciatori, funzionari pubblici (inclusi quelli di vari ministeri e della banca centrale) e insegnati in polemica con la decisione di interrompere il dialogo con Bruxelles.Le reazioni dall’esteroGli sviluppi in Georgia continuano a rimanere sotto l’attenzione dei principali attori internazionali. A nome dell’Ue, l’Alta rappresentante Kaja Kallas e la commissaria all’Allargamento Marta Kos (entrambe entrate in carica il primo dicembre) hanno dichiarato in una nota congiunta che la sospensione dei negoziati di adesione “segna uno scarto rispetto alle politiche di tutti i precedenti governi georgiani e alle aspirazioni della vasta maggioranza del popolo georgiano”. Quanto all’eccessiva violenza contro i manifestanti, Bruxelles ammonisce Tbilisi che “queste azioni da parte del governo georgiano avranno dirette conseguenze” sulle relazioni bilaterali con l’Ue, che rimane in attesa del rapporto finale dell’Osce sulla condotta delle elezioni del 26 ottobre (elezioni che l’Eurocamera di Strasburgo ha chiesto di ripetere).L’Alta rappresentante Ue per la politica estera Kaja Kallas e la commissaria all’Allargamento Marta Kos rendono omaggio alle vittime dell’aggressione russa a Kiev, il primo dicembre 2024 (foto: Sergei Chuzavkov/EU)Dall’altro lato dell’Atlantico, gli Stati Uniti hanno annunciato la sospensione della Strategic partnership avviata con il Paese caucasico nel 2009, un meccanismo di cooperazione bilaterale nelle aree relative a democrazia, difesa e sicurezza, economia, commercio ed energia e scambi culturali. Le motivazioni di Washington sono da rintracciarsi nel “regresso democratico” dell’ex repubblica sovietica sotto la guida di Sogno georgiano, che “ha rifiutato l’opportunità per legami più stretti con l’Europa e reso la Georgia più vulnerabile al Cremlino”. Kobakhidze ha detto di non essere preoccupato dalla decisione del presidente uscente Joe Biden e di aspettare l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca per lavorare proficuamente con la nuova amministrazione.I commenti che giungono da Mosca sono invece di tenore opposto, con il dito puntato dal numero due del Consiglio di sicurezza Dmitry Medvedev contro presunte interferenze straniere nelle vicende domestiche georgiane, volte secondo lui ad aizzare una rivoluzione colorata anti-russa. Secondo l’ex presidente della Federazione, Tbilisi si starebbe “muovendo rapidamente lungo il sentiero ucraino, verso l’oscuro abisso”, in un riferimento neanche troppo velato alla crisi iniziata a Kiev con le proteste dell’Euromaidan e precipitata con l’invasione russa del febbraio 2022. “Di solito, questo genere di cose finisce molto male”, ha aggiunto minaccioso.

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    In Georgia esplodono le proteste dopo che il governo ha interrotto il percorso di adesione all’Ue

    Bruxelles – Torna la violenza nelle strade di Tbilisi. Dopo che il partito di governo, Sogno georgiano, ha annunciato ufficialmente lo stop al processo di adesione all’Unione europea, migliaia di cittadini si sono riversati nella capitale per protestare contro quello che vedono come uno scivolamento del Paese verso l’orbita russa. Mentre sale di nuovo la tensione, che si era solo apparentemente abbassata nelle scorse settimane, anche l’Eurocamera di Strasburgo riconosce come illegittime le elezioni di un mese fa e chiede alle autorità georgiane di ripetere il voto.La decisione del governoNella serata di giovedì (28 novembre) il primo ministro georgiano Irakli Kobakhidze ha annunciato la decisione di non voler inserire nell’agenda governativa la questione dei negoziati per entrare in Ue “prima della fine del 2028”. In quella data scadrà la legislatura avviata lo scorso 25 novembre tra le proteste dei cittadini e il boicottaggio delle opposizioni parlamentari, i cui deputati rifiutano di occupare i propri seggi in un’Aula che la presidente uscente, l’europeista Salomé Zourabichvili, ha definito “incostituzionale”.Da quando, il 26 ottobre, il partito di governo Sogno georgiano (al potere dal 2012) ha vinto per l’ennesima volta le elezioni – denunciate dagli osservatori locali e internazionali come irregolari e dal capo dello Stato come illegittime – il piccolo Paese caucasico è sprofondato in una spirale di caos che rischia di sfociare in nuove tensioni politiche e sociali dall’esito imprevedibile.Il primo ministro georgiano Irakli Kobakhidze (foto: Irakli Genedidze/Afp)Ieri sera, il premier ha dichiarato anche che il governo rifiuterà qualunque finanziamento proveniente da Bruxelles, accusando l’Unione di strumentalizzare il processo dei negoziati di adesione per “ricattare” Tbilisi e “organizzare una rivoluzione” in Georgia. Nonostante questo, Kobakhidze ha confermato l’obiettivo di far entrare Tbilisi nel club a dodici stelle entro il 2030, ma ha ribadito (come già in campagna elettorale) la volontà di entrare in Ue “con dignità”, cioè senza “svendere” la sovranità nazionale.Le proteste di piazzaIn realtà, le tensioni sono già sfociate in violenza. Nella notte tra giovedì e venerdì, migliaia di manifestanti si sono riversati nelle strade della capitale per protestare contro la decisione del governo, sventolando insieme le bandiere georgiane e quelle dell’Ue e cantando cori anti-russi. La risposta delle forze di sicurezza è stata particolarmente dura, con la polizia in assetto antisommossa che ha caricato ripetutamente i cortei di civili impiegando anche granate lacrimogene, cannoni ad acqua e spray urticanti ed aggredendo, secondo alcune testimonianze, anche i giornalisti che documentavano le proteste.In prima fila con i manifestanti c’era anche Zourabichvili, che si sarebbe avvicinata ai poliziotti chiedendo provocatoriamente se servissero gli interessi della Georgia o della Russia e ha accusato il governo di aver “dichiarato guerra contro il suo stesso popolo”. Parlando alla stampa insieme ai leader dell’opposizione, ha etichettato i fatti svoltisi nel Paese nelle ultime settimane come “un colpo di Stato costituzionale” e si è dichiarata “l’unica rappresentante legittima” della nazione, bollando come “inesistente e illegittimo” l’esecutivo di Kobakhidze.La presidente della Georgia Salomé Zourabichvili si unisce ai manifestanti a Tbilisi, il 28 novembre 2024 (foto: Giorgi Arjevanidze/Afp)La risposta dell’UeSempre ieri, l’Europarlamento riunito in plenaria a Strasburgo ha adottato a larga maggioranza (444 voti favorevoli, 72 contrari e 82 astensioni) una risoluzione che condanna fermamente le irregolarità nel voto di ottobre, considerate “l’ennesima manifestazione del regresso democratico del Paese per il quale il partito di governo Sogno georgiano è pienamente responsabile”. L’Aula ha messo nero su bianco il supporto per le richieste, avanzate dalle opposizioni dell’ex repubblica sovietica, di indire nuove elezioni sotto il monitoraggio internazionale.Gli eurodeputati hanno inoltre chiesto alla Commissione e agli Stati membri di ribadire il congelamento dell’adesione della Georgia al club dei Ventisette (annunciata dal Consiglio europeo lo scorso giugno, mentre a luglio sono stati tagliati i finanziamenti comunitari al governo) e di imporre sanzioni personali su diverse figure di spicco della leadership georgiana – inclusi il premier Kobakhidze e l’oligarca filorusso Bidzina Ivanishvili, fondatore di Sogno georgiano (che di fatto opera come un partito-macchina ai suoi ordini) – e la sospensione dei contatti formali tra l’Ue e Tbilisi.

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    Mikheil Kavelashvili sarà (probabilmente) il prossimo presidente della Georgia

    Bruxelles – Sogno georgiano, il partito al governo in Georgia, ha scelto il politico di estrema destra ed ex calciatore Mikheil Kavelashvili come suo candidato alla presidenza della Repubblica. La carica, che andrà rinnovata a metà dicembre, è sostanzialmente cerimoniale e non ha poteri realmente incisivi. Ma la nomina da parte del Parlamento di Tbilisi del successore dell’europeista Salomé Zourabichvili sarà l’ennesima conferma della direzione in cui il Paese caucasico sta andando dopo le contestate elezioni legislative del mese scorso. E cioè sempre più vicino alla Russia, e sempre più distante dall’Unione europea.Mercoledì (27 novembre), i quadri di Sogno georgiano hanno scelto Kavelashvili come candidato del loro partito alla carica di capo dello Stato. Kavelashvili ha 53 anni ed è un ex giocatore della nazionale di calcio, della Premier league britannica e della Super league elvetica. Il suo ingresso in politica risale al 2016, quando ha varcato la soglia del Parlamento venendo eletto tra le fila di Sogno georgiano, il partito di governo filo-russo e nazional-populista che controlla il Paese dal 2012. Da quest’ultimo è fuoriuscito nel 2022 per fondare Potere al popolo, che si caratterizza per una forte retorica anti-occidentale (soprattutto anti-statunitense, ma anche contro l’integrazione in Ue) e l’opposizione alla “propaganda Lgbtq+”.Caos politicoAttualmente, il ruolo è ricoperto da Salomé Zourabichvili, la presidente europeista e filo-occidentale che sta facendo da catalizzatrice per la rivolta delle opposizioni parlamentari, le quali contestano come illegittimo (in quanto dirottato da Mosca) il voto per il rinnovo dell’assemblea legislativa tenutosi lo scorso 26 ottobre. In quella data, gli osservatori locali e internazionali hanno denunciato gravi e diffuse violazioni del processo elettorale che ha confermato al potere Sogno georgiano per la quarta volta di fila.La presidente georgiana Salomé Zourabichvili (foto: Vano Shlamov/Afp)I partiti dell’opposizione hanno deciso di boicottare i lavori del nuovo emiciclo, ma i deputati filo-governativi avevano i numeri per far partire comunque la legislatura (Sogno georgiano e Potere al popolo detengono complessivamente 89 dei 150 seggi totali). Così, lo scorso 25 novembre, tra le proteste dei cittadini, il nuovo Parlamento è entrato formalmente in funzione mentre Zourabichvili lo bollava come “incostituzionale”.La nomina del presidenteIl prossimo 14 dicembre, l’assemblea sarà dunque chiamata a nominare il nuovo presidente della Repubblica. Non ci sono dubbi sul fatto che il candidato di Sogno georgiano otterrà l’incarico, visto che, in base alle nuove regole introdotte con la riforma costituzionale del 2017 (che si applicheranno per la prima volta quest’anno), il capo dello Stato non sarà più eletto direttamente dai cittadini ma sarà investito da un collegio elettorale composto da 300 membri, di cui fanno parte tutti i 150 deputati più 150 rappresentanti delle regioni e delle amministrazioni locali.Presentando all’emiciclo (dov’erano presenti, appunto, solo i deputati della maggioranza) la candidatura dell’ex calciatore, l’oligarca e fondatore di Sogno georgiano Bidzina Ivanishvili ha lodato il “contributo fondamentale” di quest’ultimo “alla tutela degli interessi nazionali della Georgia e al rafforzamento della sovranità del Paese”, mentre Kavelashvili ha sostenuto che “la nostra società è divisa” per colpa della “radicalizzazione e polarizzazione” alimentate dall’estero e ha accusato Zourabichvili di aver violato le norme fondamentali dello Stato caucasico, promettendo che lui “riporterà la presidenza nel suo alveo costituzionale”.L’oligarca e fondatore di Sogno georgiano, Bidzina Ivanishvili (foto: Giorgi Arjevanidze/Afp)Verso Mosca con furoreUna volta approvata formalmente, la nomina di Kavelashvili sarà l’ennesima conferma che Sogno georgiano sta spingendo Tbilisi sempre più verso l’orbita del Cremlino e sempre più lontana da Bruxelles. Uno scivolamento che ha portato l’Ue a congelare il processo di adesione della Georgia al club a dodici stelle lo scorso giugno, almeno finché il governo non farà marcia indietro su una serie di provvedimenti giudicati come liberticidi e incompatibili con il diritto comunitario.Tra questi ce n’è uno, a firma anche di Kavelashvili, che impone alle organizzazioni che ricevano almeno il 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero di registrarsi come “agenti stranieri”, sul modello di una legge analoga approvata nella Russia di Vladimir Putin e che ha di fatto autorizzato una stretta sul dissenso e sulle voci indipendenti nella Federazione.

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    Allargamento Ue 3/ Quando Mosca è troppo vicina: gli ostacoli all’adesione di Georgia, Serbia e Turchia

    Bruxelles – Tra i Paesi candidati ad entrare in Unione europea, tre sembrano al momento piuttosto lontani. Si tratta di Georgia, Serbia e Turchia. Ognuno di loro presenta varie criticità su diversi livelli, ma un elemento che accomuna Tbilisi, Belgrado e Ankara è lo scollamento da Bruxelles su un punto fondamentale: la politica estera e di sicurezza. Che, a partire dall’aggressione dell’Ucraina di due anni e mezzo fa, comprende l’imperativo di non allinearsi alla Russia di Vladimir Putin.La Serbia, tallone d’Achille dei BalcaniTra i sei Paesi candidati della regione balcanica, la Serbia (che ha avanzato la sua domanda di adesione nel 2012) è decisamente la più problematica dal punto di vista del disallineamento rispetto alle priorità strategiche della politica estera comunitaria. Nella sua relazione annuale sul progresso del processo di adesione (chiamata anche “pacchetto sull’allargamento“), presentata mercoledì (30 ottobre) dall’Alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell e dal commissario all’Allargamento e al vicinato Olivér Várhelyi, si legge che “il ritmo dei negoziati” per l’ingresso di Belgrado nel club europeo “continuerà a dipendere dalle riforme sullo Stato di diritto e dalla normalizzazione delle relazioni della Serbia con il Kosovo”.Per quanto riguarda il primo punto, le riforme su cui il Paese balcanico deve concentrare i propri sforzi hanno a che fare soprattutto con la libertà della società civile e dei media e la lotta contro la disinformazione e le interferenze dall’estero. Tradotto: va ridotta l’esposizione alle campagne ibride del Cremlino, che fanno presa in questo Stato più che negli altri della regione.Ma è soprattutto sul difficile rapporto con il Kosovo che si stanno giocando le prospettive europee della Serbia. Belgrado non ha mai riconosciuto l’indipendenza di Pristina (proclamata unilateralmente nel 2008 e riconosciuta da oltre metà degli Stati membri dell’Onu), e il dialogo tra le due nazioni – facilitato dall’Ue – non sta compiendo progressi significativi. Il che è un eufemismo, considerati i momenti di crisi acuta negli ultimi tempi (ad esempio la disputa sulle targhe albanesi sfociata poi nell’episodio di sangue presso il monastero di Banjska nel settembre 2023). Del resto, il governo serbo guidato da Miloš Vučević ha ribadito che intende continuare sulla linea del non-riconoscimento di quella che considera una parte del territorio nazionale.A preoccupare Bruxelles è parallelamente anche la vicinanza di Belgrado a Mosca, un altro problema dell’esecutivo di Vučević (ma anche di quelli precedenti), di cui fanno parte due politici sanzionati dagli Stati Uniti per il loro legame alla Russia di Vladimir Putin: l’ex capo dell’intelligence Aleksandar Vulin e l’imprenditore Nenand Popović. L’esecutivo comunitario sottolinea che la Serbia “non è ancora allineata alle misure restrittive” adottate dall’Ue “contro la Federazione Russa” e altri Paesi come Bielorussia, Corea del Nord e Iran e “non si è allineata alla maggior parte delle dichiarazioni dell’Alto rappresentante” rivolte al Cremlino. Oltre a ciò, continua il rapporto, Belgrado “ha mantenuto relazioni di alto livello” con Mosca e “intensificato” quelle con Pechino, “sollevando dubbi circa la direzione strategica della Serbia”.La Georgia, un Paese in bilicoUn altro Stato candidato che sta pericolosamente pendendo verso Mosca è la Georgia. Nonostante la sua popolazione sia fortemente filo-occidentale, il governo – dal 2012 saldamente nelle mani di Sogno georgiano, il partito-macchina dell’oligarca Bidzina Ivanishvili – ha assunto nel corso dell’ultimo anno posizioni sempre più marcatamente filorusse, forzando peraltro l’approvazione parlamentare di due provvedimenti liberticidi (una legge sugli “agenti stranieri” e una sulla famiglia che discrimina i membri della comunità Lgbtq+) modellati sull’esempio di analoghe norme russe, che sono costati a Tbilisi il congelamento del percorso di avvicinamento all’Ue (avviato nel 2022) e la sospensione dell’erogazione dei fondi comunitari.La situazione non è affatto migliorata con l’ultima tornata elettorale dello scorso sabato (26 ottobre), durante la quale gli osservatori locali e internazionali hanno denunciato una lunga serie di irregolarità e violazioni e che le opposizioni si sono impegnate a non riconoscere, rifiutandosi di insediarsi nel nuovo Parlamento. Secondo la presidente della Repubblica, Salomé Zourabichvili, le elezioni sono state “rubate” ai georgiani da “un’operazione dei servizi segreti russi” e anche a Bruxelles si teme che l’esito del voto possa spingere il piccolo Stato caucasico verso l’orbita di Mosca in maniera irrimediabile.Secondo l’analisi della Commissione europea, “il tasso di allineamento con la politica estera e di sicurezza dell’Ue rimane considerevolmente basso”, anche se Tbilisi ha “cooperato con l’Ue per prevenire la circonvenzione delle sanzioni” comminate alla Federazione Russa. Una cooperazione che potrebbe venir meno nell’immediato futuro.Il limbo eterno della TurchiaRimangono decisamente esigue anche le speranze della Turchia di entrare in Ue: il Paese anatolico ha fatto domanda di adesione nel lontano 1999 ma, per una lunga serie di motivi, non ha mai avuto una prospettiva concreta di far parte del club a dodici stelle e ora la sua pratica è bloccata dal 2018. Tra i maggiori ostacoli ci sono la questione cipriota, le dispute con la Grecia per il controllo di alcuni tratti di mare (e dei sottostanti giacimenti di idrocarburi) nel Mediterraneo orientale, il rispetto dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali (inclusi quelli delle minoranze e delle donne) e, pure in questo caso, il disallineamento in politica estera tra Ankara e Bruxelles.Sotto la presidenza di Recep Tayyip Erdoğan, la Turchia si è mossa con relativa disinvoltura (i critici direbbero con spregiudicatezza) sulla scena internazionale, instaurando un rapporto ambivalente con la Russia di Putin. Su alcuni fronti di crisi, come quello siriano, i due leader si sono trovati su posizioni opposte, ma i due Paesi sono in realtà strettamente legati da una crescente relazione che investe il piano politico (Ankara starebbe ambendo ad entrare nei Brics, che l’uomo forte di Mosca definisce l’alternativa globale all’Occidente), strategico (dall’Africa all’Ucraina passando per il Caucaso), economico (con uno scambio commerciale in continuo aumento) ed energetico (la Turchia sembra puntare a diventare l’hub per far entrare il gas russo in Europa nell’epoca in cui le sanzioni impediscono agli Stati Ue di rifornirsi direttamente dalla Federazione).L’esecutivo comunitario ribadisce che Ankara “si è rifiutata di allinearsi alle misure restrittive dell’Ue contro la Russia riguardo all’aggressione russa dell’Ucraina”, e suggerisce che la Turchia dovrebbe impegnarsi maggiormente per ridurre la circonvenzione delle sanzioni dei beni diretti verso la Federazione impedendo il “falso transito” di articoli particolarmente sensibili attraverso il proprio territorio. La repubblica anatolica dovrebbe inoltre “cooperare più attivamente con le autorità inquirenti dell’Ue sui casi di falsificazione dell’origine dei beni sanzionati provenienti dalla Russia che entrano illegalmente nel mercato unico” dei Ventisette. Nelle parole di Borrell, l’allineamento tra la politica estera comunitaria e quella turca è “particolarmente basso e in diminuzione”.

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    Caos Georgia: dopo le elezioni, con forti dubbi di brogli, il Paese è sull’orlo della crisi

    Bruxelles – Dopo le controverse elezioni di tre giorni fa, che il partito di governo filorusso Sogno georgiano dice di aver vinto ma che gli osservatori hanno criticato come irregolari, la Georgia è entrata in un limbo di profonda incertezza che potrebbe sfociare in una grave crisi politico-istituzionale e, nel caso peggiore, in una nuova stagione di tensioni e violenze, con ripercussioni importanti per la collocazione internazionale del Paese caucasico e per la stabilità dell’intera regione. Nella serata di lunedì (28 ottobre), le opposizioni pro-Ue hanno presentato le loro richieste durante una manifestazione pacifica da loro convocata nella capitale Tbilisi, ma non è chiaro cosa succederà da qui in avanti.I georgiani in piazzaC’erano diverse migliaia di georgiani per le strade di Tbilisi ieri sera a manifestare contro il “furto” delle elezioni che imputano a Sogno georgiano, il partito-macchina dell’oligarca filorusso Bidzina Ivanishvili al potere dal 2012, che secondo la commissione elettorale nazionale avrebbe vinto il voto di sabato scorso con quasi il 54 per cento dei consensi. L’uso del condizionale è d’obbligo, perché le opposizioni europeiste (che secondo i dati ufficiali avrebbero raccolto complessivamente poco meno del 38 per cento), unite dietro la figura del capo dello Stato, Salomé Zourabichvili, hanno contestato i risultati delle urne denunciando brogli sistematici e irregolarità diffuse in tutto il Paese.Così, circa 20mila cittadini hanno risposto al loro appello e si sono riversati pacificamente davanti all’edificio sovietico sul viale Rustaveli dove ha sede il Parlamento georgiano (sul quale sono state proiettate coi laser scritte come “in vendita”), sventolando le bandiere nazionali con le cinque croci, quelle con le dodici stelle dell’Ue e quelle gialle e azzurre dell’Ucraina. A intervallare i cori dei manifestanti si alternavano l’inno nazionale e l’Inno alla gioia, cioè quello dell’Unione europea. Il messaggio che hanno rivolto al partito di governo (e al suo capo-padrone Ivanishvili) è chiaro: la Georgia si sente europea e non vuole sottostare all’influenza del Cremlino.La popolazione del piccolo Paese caucasico – incastonato tra la Russia, l’Azerbaigian, l’Armenia e la Turchia e bagnato dal Mar Nero – è una delle più filo-occidentali tra gli Stati emersi dalle macerie dell’Urss, con circa l’80 per cento dei cittadini che favorisce l’allineamento euro-atlantico di Tbilisi. Contemporaneamente, la maggior parte dei georgiani guarda a Mosca con sospetto dopo che nel 2008 l’ingombrante vicino ha invaso il Paese per sostenere le autoproclamate repubbliche dell’Abcasia e dell’Ossezia del sud che volevano l’indipendenza, e nelle quali mantiene ancora le proprie truppe (una situazione simile a quella della Transnistria moldava).Il piano (fumoso) delle opposizioniAlla folla ha parlato la presidente Zourabichvili, che domenica scorsa aveva convocato la manifestazione di piazza insieme ai leader dei partiti dell’opposizione parlamentare. “Pacificamente, come stiamo facendo oggi, difenderemo ciò che è nostro, il vostro diritto costituzionale di far rispettare il vostro voto”, ha dichiarato il capo dello Stato di fronte alla folla, assicurando che sarà al fianco dei cittadini “fino alla fine di questo viaggio in Europa, finché non arriveremo alla sua porta”.Per le opposizioni l’adesione all’Ue è la prima priorità strategica per la Georgia, ed è proprio quella che il partito di governo sta mettendo a repentaglio con una serie di provvedimenti liberticidi che hanno portato Bruxelles a congelare lo status di candidato del Paese. “Non è il momento del pessimismo, della rinuncia o della resa”, ha continuato Zourabichvili dal palco, ma quello di “raggiungere la verità insieme”. Per arrivare alla “verità”, le opposizioni hanno elaborato un piano che prevede quattro fasi, anche se non sono ancora noti tutti i dettagli operativi di come andrebbe realizzato concretamente.Il punto di partenza è un’indagine indipendente e approfondita sui brogli elettorali avvenuti nella giornata di sabato, che hanno portato la stessa presidente a parlare di “un’operazione dei servizi segreti russi”. Questo dovrebbe permettere di dichiarare ufficialmente illegittime le elezioni, e quindi permettere alle forze dell’opposizione – le quali sembrano ora aver trovato una qualche unità dopo essersi presentate separate alle urne – di rifiutare l’ingresso dei propri eletti nel nuovo Parlamento.Strada in salitaSecondo la Costituzione georgiana (che disciplina la materia all’articolo 38), la nuova assemblea ha tempo dieci giorni dalla proclamazione dei risultati delle urne per insediarsi e prendere pienamente le proprie funzioni. Perché i suoi lavori possano cominciare, è necessario che sia presente alla sessione inaugurale la maggioranza dei membri del Parlamento (dunque 76 su 150), mentre per “acquisire pieni poteri” serve che due terzi dei deputati (100 su 150) riconoscano come avvenuto l’insediamento.Ora, i soli parlamentari di Sogno georgiano (che, tra i voti ottenuti dalla componente proporzionale e quelli dei collegi uninominali, avrebbe ottenuto 89 seggi) non arriverebbero a questa soglia, ma non è chiaro cosa succederebbe se le opposizioni portassero fino in fondo il boicottaggio. Se il legislativo monocamerale non riuscisse a far partire i propri lavori, la presidente Zourabichvili avrebbe la facoltà di scioglierlo e convocare nuove elezioni che, nelle speranze delle opposizioni e dei manifestanti, andrebbero condotte sotto una regia internazionale che ne garantisca l’integrità. Sarebbe questo il quarto (e più importante) punto del piano delle forze filo-occidentali.A complicare ulteriormente le cose, tuttavia, c’è anche l’imminente scadenza del mandato dell’attuale presidente, che è alla guida dello Stato da oltre cinque anni (la durata della carica prevista dalla legge) – e dovrebbe essere proprio il nuovo Parlamento a nominare il suo successore. Insomma, il passaggio è stretto e resta da vedere quali soluzioni istituzionali verranno adottate dai vari attori per uscire dall’impasse. Mentre il ricorso alla violenza, soprattutto da parte dell’esecutivo che comanda le forze dell’ordine e potrebbe decidere di usarle per reprimere il dissenso, non può essere escluso a prescindere.Debole sostegno internazionaleAl di là della relativa indeterminatezza del piano presentato ieri sera alla piazza, c’è da registrare un sostegno poco più che tiepido da parte degli alleati internazionali di Tbilisi, almeno in questa fase. In queste ore, un numero crescente di Paesi occidentali sta condannando le irregolarità nel processo elettorale (di cui stanno emergendo sempre più documentazioni), ma nessuno ha ancora detto chiaro e tondo che il voto è da considerarsi nullo e che Sogno georgiano non rappresenta il governo del Paese. Gli Stati Uniti, dal canto loro, hanno già comminato delle sanzioni ad alcuni membri del partito dell’oligarca Ivanishvili, ma dall’esito delle presidenziali della prossima settimana (l’appuntamento è fissato al 5 novembre) dipenderà la risposta di Washington nei mesi a venire.Sull’altra sponda dell’Atlantico, tredici ministri di altrettanti Stati membri dell’Ue (Cechia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo e Svezia) hanno rilasciato una dichiarazione congiunta con la quale condannano le “violazioni dell’integrità elettorale” – definite “incompatibili con gli standard che ci si aspetta da un candidato” all’ingresso nel club europeo – e sostengono che “hanno tradito” le legittime aspirazioni europee del popolo georgiano. In controtendenza, come al solito, il primo ministro ungherese Viktor Orbán, che si è affrettato a recarsi a Tbilisi per congratularsi di persona con il suo omologo Irakli Kobakhidze – una mossa per la quale è stato prontamente criticato da Bruxelles e dalle altre cancellerie.Che succede ora?Le elezioni di sabato potrebbero rappresentare uno spartiacque. Molti analisti parlano di un bivio per Tbilisi, che dovrà ora scegliere la propria collocazione internazionale. Da un lato il fermo ancoraggio nell’area euro-atlantica, da suggellare con l’adesione all’Ue e, in un futuro più lontano, magari anche l’ingresso nella Nato. Dall’altro il ritorno della Georgia nell’orbita di Mosca, per finire come uno Stato satellite (sul modello della Bielorussia di Alexander Lukashenko) dopo la parentesi di indipendenza in seguito alla dissoluzione dell’Urss, comunque ridimensionata dalla Russia con l’invasione del 2008.Naturalmente, la scelta tra queste due alternative avrà pesanti ricadute sulla stabilità non solo del Paese ma dell’intera regione caucasica, di strategica importanza come “ponte” tra l’Europa e la Federazione Russa (soprattutto con la guerra in Ucraina ancora in corso). Secondo Tefta Kelmendi, ricercatrice del think tank European council on foreign relations (Ecfr), se il partito di governo rimarrà al potere “la Georgia rischia di scivolare ancora di più nella sfera russa”, il che produrrebbe conseguenze difficilmente prevedibili anche “per gli sforzi della vicina Armenia per disaccoppiarsi dalla Russia e manderebbe segnali preoccupanti alla Moldova e all’Ucraina riguardo alle loro prospettive di integrazione in Ue, nonché alla lealtà e alla resilienza della stessa Ue”.