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    Caos Georgia: dopo le elezioni, con forti dubbi di brogli, il Paese è sull’orlo della crisi

    Bruxelles – Dopo le controverse elezioni di tre giorni fa, che il partito di governo filorusso Sogno georgiano dice di aver vinto ma che gli osservatori hanno criticato come irregolari, la Georgia è entrata in un limbo di profonda incertezza che potrebbe sfociare in una grave crisi politico-istituzionale e, nel caso peggiore, in una nuova stagione di tensioni e violenze, con ripercussioni importanti per la collocazione internazionale del Paese caucasico e per la stabilità dell’intera regione. Nella serata di lunedì (28 ottobre), le opposizioni pro-Ue hanno presentato le loro richieste durante una manifestazione pacifica da loro convocata nella capitale Tbilisi, ma non è chiaro cosa succederà da qui in avanti.I georgiani in piazzaC’erano diverse migliaia di georgiani per le strade di Tbilisi ieri sera a manifestare contro il “furto” delle elezioni che imputano a Sogno georgiano, il partito-macchina dell’oligarca filorusso Bidzina Ivanishvili al potere dal 2012, che secondo la commissione elettorale nazionale avrebbe vinto il voto di sabato scorso con quasi il 54 per cento dei consensi. L’uso del condizionale è d’obbligo, perché le opposizioni europeiste (che secondo i dati ufficiali avrebbero raccolto complessivamente poco meno del 38 per cento), unite dietro la figura del capo dello Stato, Salomé Zourabichvili, hanno contestato i risultati delle urne denunciando brogli sistematici e irregolarità diffuse in tutto il Paese.Così, circa 20mila cittadini hanno risposto al loro appello e si sono riversati pacificamente davanti all’edificio sovietico sul viale Rustaveli dove ha sede il Parlamento georgiano (sul quale sono state proiettate coi laser scritte come “in vendita”), sventolando le bandiere nazionali con le cinque croci, quelle con le dodici stelle dell’Ue e quelle gialle e azzurre dell’Ucraina. A intervallare i cori dei manifestanti si alternavano l’inno nazionale e l’Inno alla gioia, cioè quello dell’Unione europea. Il messaggio che hanno rivolto al partito di governo (e al suo capo-padrone Ivanishvili) è chiaro: la Georgia si sente europea e non vuole sottostare all’influenza del Cremlino.La popolazione del piccolo Paese caucasico – incastonato tra la Russia, l’Azerbaigian, l’Armenia e la Turchia e bagnato dal Mar Nero – è una delle più filo-occidentali tra gli Stati emersi dalle macerie dell’Urss, con circa l’80 per cento dei cittadini che favorisce l’allineamento euro-atlantico di Tbilisi. Contemporaneamente, la maggior parte dei georgiani guarda a Mosca con sospetto dopo che nel 2008 l’ingombrante vicino ha invaso il Paese per sostenere le autoproclamate repubbliche dell’Abcasia e dell’Ossezia del sud che volevano l’indipendenza, e nelle quali mantiene ancora le proprie truppe (una situazione simile a quella della Transnistria moldava).Il piano (fumoso) delle opposizioniAlla folla ha parlato la presidente Zourabichvili, che domenica scorsa aveva convocato la manifestazione di piazza insieme ai leader dei partiti dell’opposizione parlamentare. “Pacificamente, come stiamo facendo oggi, difenderemo ciò che è nostro, il vostro diritto costituzionale di far rispettare il vostro voto”, ha dichiarato il capo dello Stato di fronte alla folla, assicurando che sarà al fianco dei cittadini “fino alla fine di questo viaggio in Europa, finché non arriveremo alla sua porta”.Per le opposizioni l’adesione all’Ue è la prima priorità strategica per la Georgia, ed è proprio quella che il partito di governo sta mettendo a repentaglio con una serie di provvedimenti liberticidi che hanno portato Bruxelles a congelare lo status di candidato del Paese. “Non è il momento del pessimismo, della rinuncia o della resa”, ha continuato Zourabichvili dal palco, ma quello di “raggiungere la verità insieme”. Per arrivare alla “verità”, le opposizioni hanno elaborato un piano che prevede quattro fasi, anche se non sono ancora noti tutti i dettagli operativi di come andrebbe realizzato concretamente.Il punto di partenza è un’indagine indipendente e approfondita sui brogli elettorali avvenuti nella giornata di sabato, che hanno portato la stessa presidente a parlare di “un’operazione dei servizi segreti russi”. Questo dovrebbe permettere di dichiarare ufficialmente illegittime le elezioni, e quindi permettere alle forze dell’opposizione – le quali sembrano ora aver trovato una qualche unità dopo essersi presentate separate alle urne – di rifiutare l’ingresso dei propri eletti nel nuovo Parlamento.Strada in salitaSecondo la Costituzione georgiana (che disciplina la materia all’articolo 38), la nuova assemblea ha tempo dieci giorni dalla proclamazione dei risultati delle urne per insediarsi e prendere pienamente le proprie funzioni. Perché i suoi lavori possano cominciare, è necessario che sia presente alla sessione inaugurale la maggioranza dei membri del Parlamento (dunque 76 su 150), mentre per “acquisire pieni poteri” serve che due terzi dei deputati (100 su 150) riconoscano come avvenuto l’insediamento.Ora, i soli parlamentari di Sogno georgiano (che, tra i voti ottenuti dalla componente proporzionale e quelli dei collegi uninominali, avrebbe ottenuto 89 seggi) non arriverebbero a questa soglia, ma non è chiaro cosa succederebbe se le opposizioni portassero fino in fondo il boicottaggio. Se il legislativo monocamerale non riuscisse a far partire i propri lavori, la presidente Zourabichvili avrebbe la facoltà di scioglierlo e convocare nuove elezioni che, nelle speranze delle opposizioni e dei manifestanti, andrebbero condotte sotto una regia internazionale che ne garantisca l’integrità. Sarebbe questo il quarto (e più importante) punto del piano delle forze filo-occidentali.A complicare ulteriormente le cose, tuttavia, c’è anche l’imminente scadenza del mandato dell’attuale presidente, che è alla guida dello Stato da oltre cinque anni (la durata della carica prevista dalla legge) – e dovrebbe essere proprio il nuovo Parlamento a nominare il suo successore. Insomma, il passaggio è stretto e resta da vedere quali soluzioni istituzionali verranno adottate dai vari attori per uscire dall’impasse. Mentre il ricorso alla violenza, soprattutto da parte dell’esecutivo che comanda le forze dell’ordine e potrebbe decidere di usarle per reprimere il dissenso, non può essere escluso a prescindere.Debole sostegno internazionaleAl di là della relativa indeterminatezza del piano presentato ieri sera alla piazza, c’è da registrare un sostegno poco più che tiepido da parte degli alleati internazionali di Tbilisi, almeno in questa fase. In queste ore, un numero crescente di Paesi occidentali sta condannando le irregolarità nel processo elettorale (di cui stanno emergendo sempre più documentazioni), ma nessuno ha ancora detto chiaro e tondo che il voto è da considerarsi nullo e che Sogno georgiano non rappresenta il governo del Paese. Gli Stati Uniti, dal canto loro, hanno già comminato delle sanzioni ad alcuni membri del partito dell’oligarca Ivanishvili, ma dall’esito delle presidenziali della prossima settimana (l’appuntamento è fissato al 5 novembre) dipenderà la risposta di Washington nei mesi a venire.Sull’altra sponda dell’Atlantico, tredici ministri di altrettanti Stati membri dell’Ue (Cechia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo e Svezia) hanno rilasciato una dichiarazione congiunta con la quale condannano le “violazioni dell’integrità elettorale” – definite “incompatibili con gli standard che ci si aspetta da un candidato” all’ingresso nel club europeo – e sostengono che “hanno tradito” le legittime aspirazioni europee del popolo georgiano. In controtendenza, come al solito, il primo ministro ungherese Viktor Orbán, che si è affrettato a recarsi a Tbilisi per congratularsi di persona con il suo omologo Irakli Kobakhidze – una mossa per la quale è stato prontamente criticato da Bruxelles e dalle altre cancellerie.Che succede ora?Le elezioni di sabato potrebbero rappresentare uno spartiacque. Molti analisti parlano di un bivio per Tbilisi, che dovrà ora scegliere la propria collocazione internazionale. Da un lato il fermo ancoraggio nell’area euro-atlantica, da suggellare con l’adesione all’Ue e, in un futuro più lontano, magari anche l’ingresso nella Nato. Dall’altro il ritorno della Georgia nell’orbita di Mosca, per finire come uno Stato satellite (sul modello della Bielorussia di Alexander Lukashenko) dopo la parentesi di indipendenza in seguito alla dissoluzione dell’Urss, comunque ridimensionata dalla Russia con l’invasione del 2008.Naturalmente, la scelta tra queste due alternative avrà pesanti ricadute sulla stabilità non solo del Paese ma dell’intera regione caucasica, di strategica importanza come “ponte” tra l’Europa e la Federazione Russa (soprattutto con la guerra in Ucraina ancora in corso). Secondo Tefta Kelmendi, ricercatrice del think tank European council on foreign relations (Ecfr), se il partito di governo rimarrà al potere “la Georgia rischia di scivolare ancora di più nella sfera russa”, il che produrrebbe conseguenze difficilmente prevedibili anche “per gli sforzi della vicina Armenia per disaccoppiarsi dalla Russia e manderebbe segnali preoccupanti alla Moldova e all’Ucraina riguardo alle loro prospettive di integrazione in Ue, nonché alla lealtà e alla resilienza della stessa Ue”.

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    La Georgia si gioca nelle urne il suo futuro europeo

    Bruxelles – Ha tutto il sapore di un appuntamento con la Storia, quella con la S maiuscola, il voto che si terrà domani (26 ottobre) in Georgia per il rinnovo del Parlamento. I cittadini si recheranno alle urne in un clima di esasperata tensione politica e di crescente repressione del dissenso da parte delle autorità di Tbilisi, che stanno cercando di mantenere il Paese caucasico nella sfera d’influenza di Mosca contro il desiderio della maggioranza della popolazione di avvicinarsi all’Unione europea. Il partito al potere, Sogno georgiano, farà di tutto per mantenere la presa sullo Stato, che tiene ormai in mano da oltre un decennio.Le forze in campoAll’appuntamento elettorale di domani si presentano due campi contrapposti. Da un lato, il partito di governo, Sogno georgiano, che esprime l’attuale primo ministro Irakli Kobakhidze. È stato fondato nel 2012 dall’oligarca Bidzina Ivanishvili in opposizione al Movimento nazionale unito (Enm), allora al governo: dalle elezioni di quell’anno, il partito di Ivanishvili è rimasto saldamente al potere e ha infiltrato progressivamente le strutture statali (come avvenuto, in Ue, nell’Ungheria di Viktor Orbán).Il partito, nel frattempo, si è trasformato sempre più in una macchina per il mantenimento del potere personale dell’oligarca (tra i più ricchi del mondo), che di fatto tiene in pugno il Paese da due decenni nel corso dei quali si è gradualmente spostato su posizioni sempre più filorusse, soprattutto a partire dall’invasione dell’Ucraina del febbraio 2022. Alle precedenti elezioni politiche, Sogno georgiano ha conquistato 90 dei 150 seggi del Parlamento monocamerale nazionale, dove la maggioranza è fissata a 76.Dall’altro lato, le forze dell’opposizione (la più grande delle quali rimane l’Enm) non sono state in grado di dare vita ad una larga coalizione elettorale, creando invece diverse alleanze dal perimetro più circoscritto nella speranza di intercettare più efficacemente il discontento delle differenti fasce della popolazione. La presidente della Repubblica, l’europeista Salomé Zourabichvili, aveva lanciato lo scorso maggio un appello alle forze democratiche pro-Ue per la sottoscrizione di una “Carta georgiana” nella quale mettere nero su bianco il proprio impegno a rimettere il Paese sulla strada verso Bruxelles.Il clima pre-elettoraleLa campagna elettorale è stata estremamente polarizzata. Il partito di governo ha messo in campo una strategia di comunicazione particolarmente aggressiva, in cui ha affiancato alcune fotografie delle devastazioni provocate dalla guerra in corso in Ucraina e immagini della vita “pacifica” in Georgia, alludendo al fatto che una vittoria delle forze europeiste rischierebbe di trascinare il Paese in un conflitto militare con Mosca.Lo slogan di Sogno georgiano, che nei suoi poster elettorali affianca alla bandiera nazionale quella con le dodici stelle dell’Ue, è “Sì all’Unione europea, ma con dignità”. Ma per tutti gli osservatori, in caso di vittoria l’adesione al club europeo (un obiettivo inserito nella Costituzione nel 2018) verrà portato avanti solo nominalmente, e con ogni probabilità finirà definitivamente in naftalina.La tensione politica nel frattempo è aumentata a dismisura. Le proteste oceaniche dei cittadini (la cui ampia maggioranza è favorevole ad entrare nell’Unione) lambiscono la capitale Tbilisi da almeno due anni, con il picco della violenza raggiunto la scorsa estate dopo l’approvazione definitiva della controversa “legge sugli agenti stranieri”, che costringe tutte le organizzazioni che ricevano almeno un quinto dei propri finanziamenti dall’estero a registrarsi come “agenti di una potenza straniera”. Tra le altre cose, Sogno georgiano ha promesso di bandire tutti i partiti d’opposizione se vincerà nuovamente le elezioni.Si sono moltiplicati anche gli episodi di aggressioni e intimidazioni ai rappresentanti delle opposizioni e agli attivisti anti-governativi, ma anche di arresti arbitrari e raid nelle abitazioni private di giornalisti, ricercatori e altre voci indipendenti del Paese in un giro di vite contro il dissenso imposto dal governo e portato avanti dalle forze dell’ordine e dagli apparati di sicurezza. Crescono così i timori per l’integrità del processo elettorale, a monitoraggio del quale la Commissione europea ha tuttavia annunciato di non aver inviato osservatori, accontentandosi di quelli già presenti in loco e delle delegazioni diplomatiche dell’Unione e degli Stati membri.Un esito incertoNon è facile prevedere con precisione l’esito del voto di domani: i sondaggi variano sensibilmente a seconda che a emetterli siano entità vicine all’area governativa o all’opposizione. La maggior parte degli osservatori internazionali sembrano concordare sul fatto che il partito-macchina attualmente al potere uscirà nuovamente vincitore dalle urne, ma la vera domanda è con quanto vantaggio rispetto agli avversari: la forchetta va dal 30 al 60 per cento dei consensi, in base alle diverse proiezioni.Probabilmente Sogno georgiano non avrà i numeri sufficienti a governare da solo (tantomeno con la supermaggioranza richiesta per modificare la Costituzione): in quel caso, potrebbe cercare l’appoggio di altre formazioni minori per mantenere comunque il potere, da aggiungere ai seggi che otterrà dalla ridistribuzione dei voti delle liste che non supereranno la soglia di sbarramento del cinque per cento. Ma tutti gli altri partiti si sono impegnati, almeno teoricamente, a non entrare in alleanze post-elettorali con il partito di Ivanishvili: se manterranno la promessa potrebbe dunque essere a loro portata un governo di coalizione.Tal coalizione sarebbe però talmente ampia da risultare probabilmente instabile. Non sono pochi infatti i dubbi sulla coesione di un’eventuale alleanza delle opposizioni che, come detto, non si presenteranno alle urne in un fronte unitario, anche se hanno concordato di lasciare alla presidente Zourabichvili la facoltà di nominare, se del caso, un candidato per la guida del governo. Il capo dello Stato, da parte sua, ha ventilato la possibilità di aprire i negoziati di adesione all’Ue già la prossima estate nel caso in cui le opposizioni andassero governo.Ad ogni modo, uno dei rischi maggiori potrebbe essere quello per cui la parte sconfitta – qualunque essa sia – rifiuti di concedere la vittoria agli avversari. Per Sogno georgiano, non mantenere il governo significherebbe perdere il controllo sulle istituzioni statali e andare incontro a una stagione di epurazioni, come accaduto in Polonia dopo il cambio della guardia tra il PiS e la coalizione guidata da Donald Tusk. Per evitare un esito simile, non si può escludere che il partito di Ivanishvili tenti un colpo di mano, con tutte le imprevedibili conseguenze del caso. Viceversa, anche una sconfitta delle opposizioni acuirebbe le tensioni sociali, gettando il Paese in un caos ancora peggiore di quello visto finora.La battaglia tra Russia e OccidenteUna Georgia divisa, del resto, è esattamente quello che fa comodo al presidente russo Vladimir Putin, che sulla frammentazione del cosiddetto spazio post-sovietico – e l’allontanamento dei Paesi che ne fanno parte (soprattutto Armenia, Azerbaigian, Moldova e Ucraina) dall’Occidente, cioè dall’Ue e dalla Nato – ha incentrato la sua strategia di politica estera. Le truppe di Mosca sono presenti in Abcasia e Ossezia del sud, due repubbliche autoproclamatesi indipendenti da Tbilisi in seguito alla dissoluzione dell’Urss, e dopo l’invasione del 2008 non se ne sono mai andate.Dall’altra parte, la Georgia ha fatto domanda per entrare in Ue nel marzo 2022 e ha ricevuto lo status di Paese candidato lo scorso dicembre. Ma da allora il suo cammino è stato de facto congelato. A Bruxelles non sono andate giù le leggi approvate dal Parlamento georgiano nell’ultimo anno e mezzo – proprio quelle che hanno innescato le proteste popolari più partecipate degli ultimi trent’anni – e il progressivo deterioramento dello Stato di diritto, tanto che sono stati sospesi i finanziamenti comunitari a Tbilisi.Il questo clima e con questo contesto l’Europa teme le ingerenze della Russia e i suoi tentativi di influenzare il voto e il suo esito. A Bruxelles si teme che la promessa di ingresso in Europa a Tblisi non sia più così attraente rispetto a quello che potrebbe mettere sul piatto, o promettere, Mosca, che sul Paese ha interessi non solo economici.

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    Il “regresso democratico” della Georgia preoccupa l’Eurocamera in vista delle elezioni parlamentari

    Dall’inviata a Strasburgo – Con le elezioni parlamentari del 26 ottobre alle porte, ed un governo fortemente filo-russo ed anti libertario, la democrazia in Georgia è a rischio. Il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione in risposta all’allontanamento georgiano dall’Unione europea e dai suoi valori, con la prospettiva di un’adesione che sembra sempre più difficile.L’Ue aveva promesso che non avrebbe lasciato correre l’operato del governo georgiano e la risoluzione mette nero su bianco che la Georgia deve rispettare gli impegni presi da quando ha presentato la sua richiesta per l’ingresso nell’Ue.Si parla di “regresso democratico” e “clima di odio e intimidazione” per la Georgia, che ha adottato leggi che sono “incompatibili con i valori e i principi democratici dell’Ue” e ovviamente frenano (se non bloccano) il processo di adesione georgiano. “Profonda preoccupazione dinanzi all’accresciuta influenza della Russia in Georgia” per l’Eurocamera, che viene confermata anche dall’uso di immagini di guerra in Ucraina del partito Sogno georgiano per manipolare l’opinione pubblica.Arriva una ferma condanna per quanto riguarda la criminalizzazione delle forze di opposizione da parte dell’oligarca Bidzina Ivanishvili e di personalità eminenti al governo. Sempre in tema di contrasto agli avversari politici, gli eurodeputati spingono l’Ufficio di investigazione del paese ad indagare sulle brutali repressioni delle manifestazioni pro-Ue.Lo status di Paese candidato è stato garantito alla Georgia nella convinzione che venissero seguite le raccomandazioni della Commissione per raggiungere gli standard europei. “La legislazione recentemente adottata è chiaramente in contrasto con tale ambizione e ha effettivamente sospeso l’integrazione della Georgia nell’Ue“, si legge nella raccomandazione. L’invito rivolto all’Ue e agli Stati membri è di procedere nei confronti di coloro che compromettono la democrazia nel paese, anche con sanzioni personali (come già fatto dagli Usa verso i membri di Sogno georgiano).Le elezioni sono un tema caldissimo per gli eurodeputati, e si chiede con fermezza che siano garantiti i più alti standard internazionali per avere elezioni democratiche, eque e libere. E, soprattutto, che si rispetti la volontà e la libera scelta del popolo georgiano, che il partito al governo, Sogno georgiano, ha decisamente in poca considerazione.La situazione politica in GeorgiaLa situazione politica georgiana è complessa, vista la divisione tra popolazione filo-Ue e un governo che guarda alla Russia putiniana.Nel maggio di quest’anno è stata approvata una legge sulla “trasparenza dell’influenza straniera”, che richiama, non troppo vagamente, quella russa. La legge impone alle organizzazioni che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero di registrarsi come “organizzazione che persegue gli interessi di una potenza straniera”. Qua la prima frattura evidente con l’Ue nel cammino per l’adesione.L’”arresto al processo di adesione” della Georgia aveva comportato dall’Ue il congelamento del Fondo europeo per la pace, bloccando di fatto 30 milioni di euro per l’anno corrente. L’ambasciatore Ue in Georgia, Paweł Herczyński, aveva dichiarato che “si stanno valutando altre misure se la situazione dovesse ulteriormente deteriorarsi”. Nella risoluzione di oggi si conferma il blocco ai finanziamenti “fino a che le leggi antidemocratiche non saranno state abrogate”.A settembre, l’approvazione di un ulteriore provvedimento relativo ai “valori della famiglia e la protezione dei minori” ha dato un’ulteriore stoccata alla Georgia europeista. La legge “mina i diritti fondamentali della popolazione georgiana”, per il Servizio di azione esterna europeo (Seae). Il riconoscimento e la tutela della famiglia solo come unione tra un uomo (“biologicamente maschio”) e di una donna (“biologicamente femmina”) ha un impatto forte sulla società civile georgiana, minacciando i diritti della comunità Lgbtq+.Il Parlamento europeo ha deciso di dare un segnale forte, nella speranza che il 26 ottobre faccia rientrare in carreggiata la Georgia e la sua democrazia sempre più claudicante. Per altro, la legge sulla “trasparenza delle influenze straniere” ha “di fatto rimosso l’obbligo di disporre di osservatori nazionali”, la cui presenza per l’Eurocamera poteva favorire la trasparenza.Non si registra unità nella decisione, dal momento che il piccolo gruppo di estrema destra Esn, Europa delle Nazioni Sovrane, aveva proposto un emendamento opposto rispetto al testo adottato. Tra i 495 favorevoli il Ppe quasi in blocco e S&D, Patrioti per l’Europa si divide tra favorevoli e contrari (e qualche astenuto) e Esn resta all’opposizione. In attesa delle elezioni, l’Europa parla chiaro: la Georgia deve invertire completamente la rotta, spostando il suo favore dalla Russia all’Europa, oppure l’adesione diventerà un altro “sogno georgiano”.

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    In Georgia il Parlamento ha approvato la stretta sui diritti LGBTQ. Borrell: “Si allontana sempre più dall’adesione all’Ue”

    Bruxelles – Con l’approvazione definitiva della legge sui “valori della famiglia e la protezione dei minori”, la Georgia si “allontana ulteriormente” dal suo percorso verso l’Unione europea. Perché il provvedimento che mette a repentaglio i diritti della comunità LGBTQ è l’ultimo di una serie di strette annunciate da Tbilisi sullo Stato di diritto: dalla legge sugli ‘agenti stranieri’, alle minacce di bandire i partiti di opposizione dopo le elezioni in calendario il 26 ottobre. In una nota, l’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Josep Borrell, ha invitato il governo guidato da Giorgi Kobakhidze, ma soprattutto la presidente Salomé Zourabichvili, a ritirare la legge.Una legge che secondo Borrell “comprometterà i diritti fondamentali del popolo e aumenterà la discriminazione e la stigmatizzazione”. Di fatto, le nuove norme modificano l’articolo 30 della Costituzione georgiana inserendo nella carta fondamentale il riferimento a diverse questioni come il matrimonio, l’adozione e l’affidamento di minori, gli interventi medici legati all’identità di genere, il riconoscimento del genere nei documenti e l’uso di termini legati al genere nei comunicati ufficiali e nella sfera mediatica. Ma soprattutto la legge sancisce il riconoscimento come famiglia – e la sua tutela – solo nell’unione di un uomo (“biologicamente maschio”) e di una donna (“biologicamente femmina”).Con l’adozione della nuova legislazione, dunque, il Paese del Caucaso meridionale si allontana ancora di più dalla prospettiva dell’adesione al blocco dei Ventisette, allungando la lista di provvedimenti incompatibili con gli standard europei per quanto riguarda soprattutto la tenuta della democrazia e dello Stato di diritto. Già in seguito all’adozione della legge di ispirazione filo-russa sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, che prevede che tutte le organizzazioni che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero dovrebbero registrarsi come ‘organizzazione che persegue gli interessi di una potenza straniera’, il Consiglio europeo ha di fatto congelato il percorso della Georgia verso l’ingresso nell’Ue.In fotocopia a quanto successo la scorsa primavera per la legge sugli agenti stranieri, la presidente filo-europeista Zourabichvili sembra intenzionata a respingere la legge. Ma il governo trainato dal partito Sogno Georgiano dorme sogni tranquilli, perché dispone di una maggioranza schiacciante in Parlamento che gli permetterebbe di aggirare il veto della presidente. E di promulgare così la legge prima dell’appuntamento elettorale, che sarà a questo punto decisivo per tracciare il percorso di Tbilisi verso l’Ue.The Georgian Parliament adopted laws on ‘family values and protection of minors’ which will undermine the fundamental rights of the people and increase discrimination & stigmatisation.I call on Georgia to withdraw this legislation, further derailing the country from its EU path.— Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) September 18, 2024

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    Con la nuova legge sulla famiglia, la Georgia si allontana sempre più dall’Europa

    Bruxelles – Come i gamberi, così Tbilisi. La Georgia sembra continuare a fare passi indietro nel suo percorso di adesione all’Unione europea, che da mesi è di fatto congelato per via delle preoccupazioni di Bruxelles sulla situazione della democrazia, delle libertà civili e dello Stato di diritto. Ora, l’ultima aggiunta alla lista di scelte problematiche compiute dal Paese caucasico è una legge sui valori della famiglia che, secondo i vertici comunitari, mettono a serio rischio le minoranze. In una nota sul suo sito, il Servizio di azione esterna europeo (Seae) ha deplorato l’adozione da parte del Parlamento georgiano del pacchetto legislativo sui “valori della famiglia e la protezione dei minori”. Le nuove norme, approvate dai deputati in seconda lettura mercoledì (4 settembre), modificano l’articolo 30 della Costituzione inserendo nella carta fondamentale il riferimento a diverse questioni come il matrimonio, l’adozione e l’affidamento di minori, gli interventi medici legati all’identità di genere, il riconoscimento del genere nei documenti e l’uso di termini legati al genere nei comunicati ufficiali e nella sfera mediatica. In sostanza, ora la Georgia riconosce come famiglia – e tutela in quanto tale – solo l’unione di un uomo (“biologicamente maschio”) e di una donna (“biologicamente femmina”). La nuova legge “mina i diritti fondamentali della popolazione georgiana e rischia di stigmatizzare e discriminare ulteriormente una parte della popolazione”, si legge nel comunicato del Seae, che constata come “una legislazione con importanti ripercussioni sul percorso di integrazione nell’Ue sia stata approvata senza le dovute consultazioni pubbliche e senza un’analisi approfondita della sua conformità agli standard europei e internazionali”. Il Servizio, che fa capo all’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza Josep Borrell, sottolinea che “la garanzia e il rispetto dei diritti umani sono al centro del processo di allargamento” e che “il processo di adesione della Georgia è di fatto interrotto”, esortando le autorità di Tbilisi a tornare sui propri passi.Con l’adozione della nuova legislazione, dunque, il Paese del Caucaso meridionale si allontana ancora di più dalla prospettiva dell’adesione al blocco dei Ventisette, allungando la lista di provvedimenti incompatibili con gli standard europei per quanto riguarda soprattutto la tenuta della democrazia e dello Stato di diritto. Dalla famigerata legge sugli “agenti stranieri”, che pochi mesi fa aveva portato in piazza decine di migliaia di manifestanti e che aveva spinto il Consiglio europeo a giudicare “di fatto arrestato” il percorso di adesione di Tbilisi all’Ue, fino alla prospettiva, basata su quella stessa legge e per ora solo ventilata, di bandire i partiti di opposizione dopo le elezioni in calendario per il mese prossimo. Una brusca battuta di arresto per l’obiettivo, ormai lontanissimo, di diventare il primo Stato candidato ad accedere all’Unione entro il 2030.

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    L’Ue ha iniziato a sospendere i finanziamenti diretti al governo della Georgia: “Solo il primo passo”

    Bruxelles – Non è più solo “de facto”, ora la sospensione del processo di adesione Ue della Georgia è realtà con i primi fondi congelati al governo di Tbilisi. “L’Unione Europea ha congelato il sostegno dal Fondo europeo per la pace, 30 milioni di euro per il 2024“, ha annunciato l’ambasciatore Ue in Georgia, Paweł Herczyński, parlando oggi (9 luglio) alla stampa nella capitale del Paese caucasico, anticipando che “questo è solo il primo passo, ce ne saranno altri” e a Bruxelles “si stanno valutando altre misure se la situazione dovesse ulteriormente deteriorarsi”.L’ambasciatore Ue in Georgia, Paweł Herczyński (9 luglio 2024)A determinare il taglio dei fondi alle forze armate georgiane è stata l’adozione di metà maggio della legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ di filo-russa memoria che – come messo nero su bianco dalle conclusioni del Consiglio Europeo dello scorso 27 giugno – “ha determinato di fatto un arresto del processo di adesione“, nonostante lo status di Paese candidato ricevuto il 14 dicembre 2023 dallo stesso Consiglio Europeo. “Stiamo adottando misure a breve termine e stiamo rivedendo la nostra assistenza finanziaria“, ha precisato a Eunews il portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna (Seae), Peter Stano, che ha fatto riferimento alle discussioni del Consiglio Affari Esterni del 24 giugno sulle “diverse opzioni per affrontare la situazione in Georgia”.Manifestanti georgiani a Tbilisi contro la legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, 17 aprile 2024 (credits: Giorgi Arjevanidze / Afp)In ogni caso, “i nostri aiuti diretti al governo georgiano saranno ridotti e cercheremo di spostarli verso la società civile e i media“, ha voluto sgomberare il campo dai dubbi l’ambasciatore Herczyński, mantenendo chiara la distinzione per l’Unione tra il partito al potere Sogno Georgiano filo-russo e la società civile fortemente europeista. Una precisazione particolarmente importante in vista delle elezioni legislative in programma il 26 ottobre. “Spetta al popolo eleggere il prossimo governo, e spetta al prossimo governo decidere la sua politica nei confronti dell’Unione Europea”, è il secco commento dell’ambasciatore Ue, che ha messo le opzioni sul tavolo: “Devono decidere se vogliono far parte del prossimo grande allargamento dell’UE o se hanno altri piani per il loro futuro“.Quando mancano poco più di tre mesi alle elezioni, i partiti di opposizione a Sogno Georgiano si stanno organizzando su una piattaforma comune che prende le mosse dalla ‘Carta georgiana’ presentata a fine maggio dalla presidente della Repubblica, Salomé Zourabichvili. Diverse formazioni politiche hanno già confermato di correre sotto lo stesso ombrello politico (con candidati comuni o diversi, ma comunque alleati) con l’obiettivo dichiarato di “ripristinare il processo di adesione all’Ue e aprire i negoziati di adesione il più presto possibile“. Perché, secondo l’avvertimento dell’ambasciatore Herczyński, “tutto può ancora essere cambiato e siamo più che disposti ad aiutare in ogni modo possibile, ma il tempo sta per scadere”, ed è “triste vedere le relazioni tra l’Ue e la Georgia a un punto così basso, quando avrebbero potuto raggiungere un massimo storico“.La legge sugli agenti stranieri in GeorgiaLe proteste pro-Ue dei manifestanti georgiani a Tbilisi, 14 maggio 2024 (credits: Giorgi Arjevanidze / Afp)La legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ era stata presentata lo scorso anno da Sogno Georgiano e messa in stallo dopo l’ondata oceanica di proteste del marzo 2023. Con un leggero emendamento al testo, a inizio aprile la legge è stata ripresentata dal governo: tutte le organizzazioni che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero dovrebbero registrarsi come ‘organizzazione che persegue gli interessi di una potenza straniera’ (simile ad ‘agente di influenza straniera’ in vigore in Russia dal primo dicembre 2022). Dopo settimane di altissima tensione dentro e fuori il Parlamento di Tbilisi, e decine di migliaia di cittadini ad animare la più grande ondata di proteste dall’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991 – ogni giorno ininterrottamente per due mesi – il partito al governo ha deciso di tirare dritto con la propria iniziativa legislativa prima del ritorno alle urne il 26 ottobre. E mostrando una disponibilità ad aumentare la portata della violenza messa in campo dalla polizia anti-sommossa e dagli agenti in passamontagna contro i manifestanti pacifici pro-Ue, che non hanno mai smesso di scendere a decine di migliaia in piazza ogni giorno.Dopo il primo via libera alla legge (secondo l’iter legislativo ordinario) dello scorso 14 maggio, è ricominciato un nuovo rapidissimo processo legislativo per superare la decisione della capa dello Stato, che si è sempre opposta fermamente a una legge che riprende in modo inquietante molti elementi della stessa legge in vigore in Russia. Il gesto della presidente Zourabichvili è stato puramente simbolico, dal momento in cui il governo sapeva già in partenza di poter utilizzare la propria maggioranza schiacciante in Parlamento per annullare il veto e far diventare legge la ‘trasparenza dell’influenza straniera’, così come confermato il 28 maggio dalla sessione plenaria del Parlamento.Prima della legge sugli agenti stranieriLe proteste pro-Ue dei manifestanti georgiani a Tbilisi, 7 marzo 2023 (credits: Afp)Nonostante la concessione dello status di Paese candidato all’adesione Ue, il rapporto tra Bruxelles e Tbilisi rimane particolarmente complesso – e ora tesissimo – a causa dello scollamento tra una popolazione a stragrande maggioranza filo-Ue e un governo di tendenze filo-russe, lo stesso che ha fatto richiesta di aderire all’Unione per i timori sollevati dall’espansionismo del Cremlino. Nel corso degli ultimi due anni si sono registrati diversi episodi che hanno evidenziato l’ambiguità del partito al potere Sogno Georgiano: nel maggio 2023 sono ripresi dei voli tra Georgia e Russia dopo la decisione di Mosca di eliminare il divieto in vigore, e il Paese caucasico non si è mai allineato alle misure restrittive introdotte da Bruxelles contro il Cremlino dopo l’invasione dell’Ucraina. Lo scorso autunno il governo ha anche tentato di mettere sotto impeachment (fallito) la presidente della Repubblica Zourabichvili per una serie di viaggi nell’Unione Europea che avrebbero rappresentato una violazione dei poteri della capa di Stato secondo la Costituzione nazionale.Ma la popolazione georgiana da anni dimostra di non condividere la direzione assunta da Sogno Georgiano e anche per questo motivo saranno cruciali le elezioni per il rinnovo del Parlamento il 26 ottobre. A cavallo della decisione di Bruxelles nel giugno 2022 di non concedere per il momento alla Georgia lo status di candidato all’adesione, a Tbilisi si sono svolte due grandi manifestazioni pro-Ue: una ‘marcia per l’Europa’ per ribadire l’allineamento del popolo ai valori dell’Unione e una richiesta di piazza di dimissioni del governo (senza seguito da parte dell’esecutivo allora guidato da Garibashvili). I tratti comuni evidenziati a partire da queste manifestazioni sono le bandiere – bianca e rossa delle cinque croci (nazionale) e con le dodici stelle su campo blu (dell’Ue) – cartelli con rivendicazioni europeiste e l’inno georgiano intervallato dall’Inno alla Gioia. Un anno più tardi sono scoppiate le dure proteste popolari nel marzo 2023 – appoggiate da Bruxelles – che hanno portato al momentaneo accantonamento del controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, fino all’approvazione di questa primavera nel pieno di una nuova ondata di proteste popolari.In questo scenario non va dimenticato il rapporto particolarmente delicato della Georgia con la Russia, Paese con cui confina a nord. La candidatura all’adesione Ue e Nato – sancita dalla Costituzione nazionale – da tempo è causa di tensioni con il Cremlino. Dopo i conflitti degli anni Novanta con le due regioni separatiste dell’Ossezia del Sud (1991-1992) e dell’Abkhazia (1991-1993) a seguito dell’indipendenza della Georgia nel 1991 dall’Unione Sovietica, sul terreno la situazione è rimasta di fatto congelata per 15 anni, con le truppe della neonata Federazione Russa a difendere i secessionisti all’interno del territorio rivendicato. Il tentativo di riaffermare il controllo di Tbilisi sulle due regioni nell’estate del 2008 – voluto dall’allora presidente Mikheil Saakashvili – determinò il 7 agosto una violenta reazione russa non solo nel respingere l’offensiva dell’esercito georgiano, ma portando anche all’invasione del resto del territorio nazionale con carri armati e incursioni aeree per cinque giorni. Da allora la Russia di Vladimir Putin riconosce l’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud e ha dislocato migliaia di soldati nei due territori per aumentare la propria sfera d’influenza nella regione della Ciscaucasia, in violazione degli accordi del 12 agosto 2008.

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    Per la Georgia il processo di adesione Ue è “di fatto” arrestato. A confermarlo è il Consiglio Europeo

    Bruxelles – Era nell’aria da settimane, ma ora a mettere il punto sulle ambizioni della Georgia di essere “pronta più di qualsiasi altro Paese candidato per l’adesione entro il 2030” (come rivendicato a febbraio dal premier, Irakli Kobakhidze) è lo stesso organismo collettivo che definisce priorità e indirizzi politici dell’Unione Europea. “Il Consiglio Europeo invita le autorità georgiane a chiarire le proprie intenzioni invertendo l’attuale rotta che mette a rischio il percorso della Georgia nell’Ue, determinando di fatto un arresto del processo di adesione“, si legge nelle conclusioni del vertice dei capi di Stato e di governo dei 27 Paesi membri Ue, che riservano quattro punti alla “seria preoccupazione per i recenti sviluppi” politici nel Paese candidato all’adesione Ue.Manifestanti georgiani a Tbilisi contro la legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, 17 aprile 2024 (credits: Giorgi Arjevanidze / Afp)È in particolare l’adozione di metà maggio della legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ di filo-russa memoria a rappresentare “un passo indietro rispetto a quanto stabilito nella raccomandazione della Commissione per lo status di candidato”, che a questo punto mette un freno pesante sulla strada di avvicinamento all’ingresso nell’Unione, nonostante lo status di Paese candidato ricevuto il 14 dicembre 2023 dallo stesso Consiglio Europeo. Anche perché c’è poi da considerare i “i crescenti atti di intimidazione, minacce e aggressioni fisiche contro rappresentanti della società civile, leader politici, attivisti civili e giornalisti in Georgia”, avvertono i Ventisette, che su questo punto non hanno riscontrato le stesse difficoltà per la definizione di una posizione comune come si erano invece viste in occasione della risposta di condanna all’adozione della legge lo scorso 14 maggio. Perché per l’Unione c’è una chiara differenza tra governo e stragrande maggioranza dei cittadini pro-Ue, e per questo motivo i 27 leader ribadiscono la “disponibilità a continuare a sostenere i georgiani nel loro percorso verso un futuro europeo”.È qui che si apre il nuovo capitolo della sfida politica a Tbilisi tra il partito al potere Sogno Georgiano e i cittadini scesi in piazza ininterrottamente per settimane in opposizione alla legge considerata di diretta emanazione del Cremlino. “Il Consiglio Europeo invita le autorità georgiane a garantire che le elezioni parlamentari del prossimo autunno siano libere ed eque“, incoraggiando una “sostanziale osservazione elettorale a lungo e breve termine da parte dei partner”. Il riferimento è alle prossime elezioni legislative del 26 ottobre, su cui si sta organizzando una piattaforma comune dei partiti di opposizione a Sogno Georgiano attorno alla ‘Carta georgiana’ presentata a fine maggio dalla presidente, Salomé Zourabichvili. Diverse formazioni politiche hanno già confermato di correre sotto lo stesso ombrello politico (con candidati comuni o diversi, ma comunque alleati) con l’obiettivo dichiarato di “ripristinare il processo di adesione all’Ue e aprire i negoziati di adesione il più presto possibile“. Visto che ora sono – come definito dal Consiglio Europeo – “di fatto” congelati.La legge sugli agenti stranieri in GeorgiaLa legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ era stata presentata lo scorso anno da Sogno Georgiano e messa in stallo dopo l’ondata oceanica di proteste del marzo 2023. Con un leggero emendamento al testo, a inizio aprile la legge è stata ripresentata dal governo: tutte le organizzazioni che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero dovrebbero registrarsi come ‘organizzazione che persegue gli interessi di una potenza straniera’ (simile ad ‘agente di influenza straniera’ in vigore in Russia dal primo dicembre 2022). Dopo settimane di altissima tensione dentro e fuori il Parlamento di Tbilisi, e decine di migliaia di cittadini ad animare la più grande ondata di proteste dall’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991 – ogni giorno ininterrottamente per due mesi – il partito al governo ha deciso di tirare dritto con la propria iniziativa legislativa prima del ritorno alle urne il 26 ottobre. E mostrando una disponibilità ad aumentare la portata della violenza messa in campo dalla polizia anti-sommossa e dagli agenti in passamontagna contro i manifestanti pacifici pro-Ue, che non hanno mai smesso di scendere a decine di migliaia in piazza ogni giorno.Le proteste pro-Ue dei manifestanti georgiani a Tbilisi, 14 maggio 2024Dopo il primo via libera alla legge (secondo l’iter legislativo ordinario) dello scorso 14 maggio, è ricominciato un nuovo rapidissimo processo legislativo per superare la decisione della capa dello Stato, che si è sempre opposta fermamente a una legge che riprende in modo inquietante molti elementi della stessa legge in vigore in Russia. Il gesto della presidente Zourabichvili è stato puramente simbolico, dal momento in cui il governo sapeva già in partenza di poter utilizzare la propria maggioranza schiacciante in Parlamento per annullare il veto e far diventare legge la ‘trasparenza dell’influenza straniera’, così come confermato il 28 maggio dalla sessione plenaria del Parlamento.Prima della legge sugli agenti stranieriLe proteste pro-Ue dei manifestanti georgiani a Tbilisi, 7 marzo 2023 (credits: Afp)Nonostante la concessione dello status di Paese candidato all’adesione Ue, il rapporto tra Bruxelles e Tbilisi rimane particolarmente complesso – e ora tesissimo – a causa dello scollamento tra una popolazione a stragrande maggioranza filo-Ue e un governo di tendenze filo-russe, lo stesso che ha fatto richiesta di aderire all’Unione per i timori sollevati dall’espansionismo del Cremlino. Nel corso degli ultimi due anni si sono registrati diversi episodi che hanno evidenziato l’ambiguità del partito al potere Sogno Georgiano: nel maggio 2023 sono ripresi dei voli tra Georgia e Russia dopo la decisione di Mosca di eliminare il divieto in vigore, e il Paese caucasico non si è mai allineato alle misure restrittive introdotte da Bruxelles contro il Cremlino dopo l’invasione dell’Ucraina. Lo scorso autunno il governo ha anche tentato di mettere sotto impeachment (fallito) la presidente della Repubblica Zourabichvili per una serie di viaggi nell’Unione Europea che avrebbero rappresentato una violazione dei poteri della capa di Stato secondo la Costituzione nazionale.Ma la popolazione georgiana da anni dimostra di non condividere la direzione assunta da Sogno Georgiano e anche per questo motivo saranno cruciali le elezioni per il rinnovo del Parlamento il 26 ottobre. A cavallo della decisione di Bruxelles nel giugno 2022 di non concedere per il momento alla Georgia lo status di candidato all’adesione, a Tbilisi si sono svolte due grandi manifestazioni pro-Ue: una ‘marcia per l’Europa’ per ribadire l’allineamento del popolo ai valori dell’Unione e una richiesta di piazza di dimissioni del governo (senza seguito da parte dell’esecutivo allora guidato da Garibashvili). I tratti comuni evidenziati a partire da queste manifestazioni sono le bandiere – bianca e rossa delle cinque croci (nazionale) e con le dodici stelle su campo blu (dell’Ue) – cartelli con rivendicazioni europeiste e l’inno georgiano intervallato dall’Inno alla Gioia. Un anno più tardi sono scoppiate le dure proteste popolari nel marzo 2023 – appoggiate da Bruxelles – che hanno portato al momentaneo accantonamento del controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, fino all’approvazione di questa primavera nel pieno di una nuova ondata di proteste popolari.In questo scenario non va dimenticato il rapporto particolarmente delicato della Georgia con la Russia, Paese con cui confina a nord. La candidatura all’adesione Ue e Nato – sancita dalla Costituzione nazionale – da tempo è causa di tensioni con il Cremlino. Dopo i conflitti degli anni Novanta con le due regioni separatiste dell’Ossezia del Sud (1991-1992) e dell’Abkhazia (1991-1993) a seguito dell’indipendenza della Georgia nel 1991 dall’Unione Sovietica, sul terreno la situazione è rimasta di fatto congelata per 15 anni, con le truppe della neonata Federazione Russa a difendere i secessionisti all’interno del territorio rivendicato. Il tentativo di riaffermare il controllo di Tbilisi sulle due regioni nell’estate del 2008 – voluto dall’allora presidente Mikheil Saakashvili – determinò il 7 agosto una violenta reazione russa non solo nel respingere l’offensiva dell’esercito georgiano, ma portando anche all’invasione del resto del territorio nazionale con carri armati e incursioni aeree per cinque giorni. Da allora la Russia di Vladimir Putin riconosce l’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud e ha dislocato migliaia di soldati nei due territori per aumentare la propria sfera d’influenza nella regione della Ciscaucasia, in violazione degli accordi del 12 agosto 2008.

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    Cos’è la ‘Carta georgiana’ pro-Ue proposta dalla presidente per un fronte unito alle elezioni di ottobre

    Bruxelles – La risposta a una legge filo-russa è un documento programmatico per riunire tutti i partiti europeisti e filo-occidentali in vista delle prossime elezioni legislative del 26 ottobre. La presidente della Georgia, Salomé Zourabichvili, si è messa alla testa dello sforzo democratico del Paese – spinta da decine di migliaia di cittadini che da due mesi scendono ogni giorno nelle strade a chiedere di non compromettere il futuro europeo – in contrapposizione esplicita e netta al partito al potere Sogno Georgiano, che ieri (28 maggio) ha approvato in via definitiva la legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, superando proprio il veto presidenziale posto al termine dell’iter legislativo ordinario.Da sinistra: il primo ministro della Georgia, Irakli Kobakhidze, e la presidente della Repubblica, Salomé Zourabichvili (credits: Irakli Gedenidze / Pool / Afp)“Propongo questo piano a tutti i partiti politici che aspirano a essere europeisti e filo-occidentali, esortandoli a decidere entro il primo giugno se accettano la pesante responsabilità di compiere e realizzare questi passi davanti al popolo georgiano“, ha presentato così la presidente Zourabichvili la ‘Carta georgiana’ alla vigilia del voto della legge di ispirazione filo-russa, e poi ribadita con tutta urgenza ieri sera in vista della sua prossima entrata in vigore prevista a giugno. Un “ombrello” politico sotto cui potranno presentarsi “insieme o separatamente, a scelta” i partiti che si oppongono a Sogno Georgiano in occasione della campagna elettorale. “Da parte mia presenterò questo piano e il nuovo modello politico ai nostri partner a Bruxelles“, ha promesso la capa dello Stato, ricordando qual è la vera posta in gioco a ottobre: “Ripristinare il processo di adesione all’Ue e aprire i negoziati di adesione il più presto possibile“, oltre le vuote parole premier georgiano, Irakli Kobakhidze, sul fatto che “entro il 2030” il Paese caucasico “sarà pronto più di qualsiasi altro candidato per l’adesione”.La ‘Carta georgiana’ riflette non solo “le esigenze e le richieste della società”, ma soprattutto l’impegno a compiere e portare a termine quanto prima le 9 priorità tracciate dalla Commissione Europea per l’avvio dei negoziati di adesione Ue. I passi in questo senso sono quattro e partono proprio dalla “abolizione delle leggi dannose per il percorso europeo del Paese“: non solo la legge sulla trasparenza dell’influenza straniera, ma anche altri pezzi di legislazione – come quella sulle intercettazioni, quella sugli offshore e le modifiche al Codice elettorale – e i processi politicamente motivati contro i manifestanti delle proteste del 2024. Dovrà essere “liberato il sistema giudiziario dal dominio dei clan verificando l’integrità dei giudici e ispezionando le origini delle proprietà non documentate”, anche attraverso una riforma del Consiglio supremo di giustizia e di altri organi essenziali dello Stato (ufficio del procuratore generale, Servizio di sicurezza, Agenzia anticorruzione, Banca nazionale, organismi di regolamentazione). Infine sarà “migliorato il sistema elettorale“, creando le “condizioni adeguate per lo svolgimento di elezioni libere ed eque”. ll piano prevede di mettere tutto ciò in pratica “prima della fine della sessione di primavera” del Parlamento – con il governo responsabile che “sarà nominato dalla presidente della Georgia” – e di svolgere subito dopo elezioni anticipate “in un ambiente libero ed equo”.La legge sugli agenti stranieri in GeorgiaLa legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ era stata presentata lo scorso anno da Sogno Georgiano e messa in stallo dopo l’ondata oceanica di proteste del marzo 2023. Con un leggero emendamento al testo, a inizio aprile la legge è stata ripresentata dal governo: tutte le organizzazioni che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero dovrebbero registrarsi come ‘organizzazione che persegue gli interessi di una potenza straniera’ (simile ad ‘agente di influenza straniera’ in vigore in Russia dal primo dicembre 2022). Dopo settimane di altissima tensione dentro e fuori il Parlamento di Tbilisi, e decine di migliaia di cittadini ad animare la più grande ondata di proteste dall’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991 – ogni giorno ininterrottamente per due mesi – il partito al governo ha deciso di tirare dritto con la propria iniziativa legislativa prima del ritorno alle urne il 26 ottobre. E mostrando una disponibilità ad aumentare la portata della violenza messa in campo dalla polizia anti-sommossa e dagli agenti in passamontagna contro i manifestanti pacifici pro-Ue, che non hanno mai smesso di scendere a decine di migliaia in piazza ogni giorno.Le proteste pro-Ue dei manifestanti georgiani a Tbilisi, 14 maggio 2024Dopo il primo via libera alla legge (secondo l’iter legislativo ordinario) dello scorso 14 maggio, è ricominciato un nuovo rapidissimo processo legislativo per superare la decisione della capa dello Stato, che si è sempre opposta fermamente a una legge che riprende in modo inquietante molti elementi della stessa legge in vigore in Russia. Il gesto della presidente Zourabichvili è stato puramente simbolico, dal momento in cui il governo sapeva già in partenza di poter utilizzare la propria maggioranza schiacciante in Parlamento per annullare il veto e far diventare legge la ‘trasparenza dell’influenza straniera’, così come confermato ieri (28 maggio) dalla sessione plenaria del Parlamento.Nonostante lo status di Paese candidato ricevuto il 14 dicembre 2023 dal Consiglio Europeo, a Bruxelles è piuttosto chiaro che l’entrata in vigore della legge di ispirazione filo-russa impedirà di aprire i negoziati di adesione all’Unione Europea, dal momento in cui gli stessi negoziati sono vincolati ai progressi sulle raccomandazioni della Commissione Europea sulla libertà della società civile e sulla lotta alla disinformazione. Nonostante le resistenze dell’Ungheria di Viktor Orbán e della Slovacchia di Robert Fico ad avallare anche solo una posizione comune di condanna da parte dei Ventisette, l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha iniziato a lavorare con i 27 governi sulle “risposte più appropriate in caso la legge sia messa in atto a partire da giugno“, esortando ancora il governo guidato da Irakli Kobakhidze a “ritirare la legge”.Prima della legge sugli agenti stranieriLe proteste pro-Ue dei manifestanti georgiani a Tbilisi, 7 marzo 2023 (credits: Afp)Nonostante la concessione dello status di Paese candidato all’adesione Ue, il rapporto tra Bruxelles e Tbilisi rimane particolarmente complesso – e ora tesissimo – a causa dello scollamento tra una popolazione a stragrande maggioranza filo-Ue e un governo di tendenze filo-russe, lo stesso che ha fatto richiesta di aderire all’Unione per i timori sollevati dall’espansionismo del Cremlino. Nel corso degli ultimi due anni si sono registrati diversi episodi che hanno evidenziato l’ambiguità del partito al potere Sogno Georgiano: nel maggio 2023 sono ripresi dei voli tra Georgia e Russia dopo la decisione di Mosca di eliminare il divieto in vigore, e il Paese caucasico non si è mai allineato alle misure restrittive introdotte da Bruxelles contro il Cremlino dopo l’invasione dell’Ucraina. Lo scorso autunno il governo ha anche tentato di mettere sotto impeachment (fallito) la presidente della Repubblica Zourabichvili per una serie di viaggi nell’Unione Europea che avrebbero rappresentato una violazione dei poteri della capa di Stato secondo la Costituzione nazionale.Ma la popolazione georgiana da anni dimostra di non condividere la direzione assunta da Sogno Georgiano e anche per questo motivo saranno cruciali le elezioni per il rinnovo del Parlamento il 26 ottobre. A cavallo della decisione di Bruxelles nel giugno 2022 di non concedere per il momento alla Georgia lo status di candidato all’adesione, a Tbilisi si sono svolte due grandi manifestazioni pro-Ue: una ‘marcia per l’Europa’ per ribadire l’allineamento del popolo ai valori dell’Unione e una richiesta di piazza di dimissioni del governo (senza seguito da parte dell’esecutivo allora guidato da Garibashvili). I tratti comuni evidenziati a partire da queste manifestazioni sono le bandiere – bianca e rossa delle cinque croci (nazionale) e con le dodici stelle su campo blu (dell’Ue) – cartelli con rivendicazioni europeiste e l’inno georgiano intervallato dall’Inno alla Gioia. Un anno più tardi sono scoppiate le dure proteste popolari nel marzo 2023 – appoggiate da Bruxelles – che hanno portato al momentaneo accantonamento del controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, fino all’approvazione di questa primavera nel pieno di una nuova ondata di proteste popolari.In questo scenario non va dimenticato il rapporto particolarmente delicato della Georgia con la Russia, Paese con cui confina a nord. La candidatura all’adesione Ue e Nato – sancita dalla Costituzione nazionale – da tempo è causa di tensioni con il Cremlino. Dopo i conflitti degli anni Novanta con le due regioni separatiste dell’Ossezia del Sud (1991-1992) e dell’Abkhazia (1991-1993) a seguito dell’indipendenza della Georgia nel 1991 dall’Unione Sovietica, sul terreno la situazione è rimasta di fatto congelata per 15 anni, con le truppe della neonata Federazione Russa a difendere i secessionisti all’interno del territorio rivendicato. Il tentativo di riaffermare il controllo di Tbilisi sulle due regioni nell’estate del 2008 – voluto dall’allora presidente Mikheil Saakashvili – determinò il 7 agosto una violenta reazione russa non solo nel respingere l’offensiva dell’esercito georgiano, ma portando anche all’invasione del resto del territorio nazionale con carri armati e incursioni aeree per cinque giorni. Da allora la Russia di Vladimir Putin riconosce l’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud e ha dislocato migliaia di soldati nei due territori per aumentare la propria sfera d’influenza nella regione della Ciscaucasia, in violazione degli accordi del 12 agosto 2008.