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    Gli impegni dei leader G7: indipendenza energetica, fondi per sicurezza alimentare e nuove sanzioni “se necessario”

    Bruxelles – Un’unità “straordinaria”, come l’ha definita il premier Mario Draghi, come forse mai prima d’ora, è quella che è risultata dal vertice dei leader del G7 di oggi (giovedì 24 marzo) sulla risposta alla guerra tra Ucraina e Russia, in linea con le precedenti discussioni in seno alla NATO. “Siamo pronti ad applicare ulteriori misure restrittive come richiesto, se necessario, continuando ad agire in unità nel farlo“, si legge nella dichiarazione conclusiva dell’incontro dei capi di Stato e di governo di Italia, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti e Canada, insieme ai presidenti della Commissione, Ursula von der Leyen, e del Consiglio Europeo, Charles Michel. “Lodiamo quei partner che si sono allineati con noi in questi sforzi”, hanno aggiunto i leader, chiamando a raccolta tutti gli alleati e i Paesi terzi che hanno condiviso i quattro pacchetti di sanzioni (come la tradizionalmente neutrale Svizzera).
    Oltre al sostegno all’Ucraina e alla condanna senza appello dell’aggressione militare scatenata dalla Russia, nelle conclusioni del vertice del G7 è ampio lo spazio dedicato alla questione energetica e alimentare. “Stiamo facendo ulteriori sforzi per ridurre la nostra dipendenza dall’energia russa“, anche attraverso la ricerca di “forniture alternative sicure e sostenibili” e il sostegno “attivo” dei Paesi che vogliono eliminare “gradualmente” la propria dipendenza dalle importazioni di gas, petrolio e carbone russo. In caso di possibili interruzioni delle forniture in arrivo da Mosca, “agiremo in modo solidale e in stretto coordinamento”, mettono in chiaro i leader del Gruppo dei 7. L’appello è rivolto in particolare all’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (OPEC), invitati ad “agire in modo responsabile e ad aumentare le consegne ai mercati internazionali”, per assicurare forniture energetiche globali “stabili e sostenibili”. Nessun passo indietro, in ogni caso, sul raggiungimento degli obiettivi dell’accordo di Parigi e del patto sul clima di Glasgow per limitare l’aumento delle temperature a 1,5 gradi centigradi. Sul fronte dell’aumento dei prezzi dell’energia, è stata condannata la decisione di Vladimir Putin di “mettere a rischio la ripresa economica globale, minare le catene globali del valore e di causare gravi impatti sui Paesi più fragili”.
    La preoccupazione dei leader del G7 va oltre l’energia e riguarda anche l’agricoltura, messa sotto pressione dalla guerra scatenata dalla Russia in Ucraina. Nessun divieto di esportazione o misure restrittive al commercio, mercati aperti e trasparenti. Mentre “l’attuazione delle nostre sanzioni contro la Russia tiene conto della necessità di evitare un impatto sul commercio agricolo globale”, sarà necessario adottare misure per “rispondere alla crisi”. Tra queste anche un “uso coerente di tutti gli strumenti e meccanismi di finanziamento” che permettano di “affrontare la sicurezza alimentare e costruire la resilienza nel settore agricolo in linea con gli obiettivi climatici e ambientali”. In questo senso dovranno essere affrontate “potenziali interruzioni della produzione agricola e del commercio”, ma è stato anche annunciato l’aumento del contributo collettivo “alle istituzioni internazionali pertinenti”, come il Programma Alimentare Mondiale (PAM), “per fornire sostegno ai Paesi con insicurezza alimentare acuta”. Al vertice del G7 è stato anche deciso di chiedere una sessione straordinaria del Consiglio dell’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), in modo da affrontare le conseguenze della guerra tra Russia e Ucraina sul piano della sicurezza alimentare e dell’agricoltura mondiale.
    Sullo sfondo rimane la minaccia nucleare. “L’attacco della Russia ha già messo a rischio la sicurezza dei siti nucleari in Ucraina”, hanno denunciato i leader del G7, avvertendo Mosca che “deve rispettare i suoi obblighi internazionali e astenersi da qualsiasi attività pericolosa“, garantendo il controllo “senza ostacoli” da parte delle autorità ucraine e il pieno accesso all’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica. L’avvertimento sul possibile uso di “armi chimiche, biologiche e nucleari” ricalca quello del vertice NATO, con la denuncia “categorica” della campagna di disinformazione “completamente infondata della Russia contro l’Ucraina, uno Stato che rispetta pienamente gli accordi internazionali di non proliferazione”.
    Rispetto al richiamo esplicito alla Cina della dichiarazione dei leader NATO, i riferimenti a Pechino del Gruppo dei 7 rimangono solo tra le righe: “Esortiamo tutti i Paesi a non dare assistenza militare o di altro tipo alla Russia per aiutare a continuare la sua aggressione in Ucraina”, è la risposta al rischio che il governo cinese possa pendere verso un appoggio militare ed economico. Nella stessa direzione si inserisce la “preoccupazione per altri Paesi che hanno amplificato la campagna di disinformazione della Russia”. In tutte le condanne dell’aggressione dell’Ucraina, non va dimenticato che Cremlino e popolazione non necessariamente coincidono agli occhi del mondo: “I cittadini russi devono sapere che non abbiamo nessun rancore nei loro confronti”, ma “sono Putin, il suo governo e sostenitori – compreso il regime di Alexander Lukashenko in Bielorussia – che stanno imponendo questa guerra e le sue conseguenze”. Una decisione che “infanga la storia del popolo russo”, hanno puntato il dito i leader del G7.

    Al vertice del Gruppo dei Sette decise “ulteriori misure restrittive” ai danni della Russia in caso di nuove escalation. I Paesi esportatori di petrolio chiamati a garantire “forniture stabili e sostenibili” e ad aumentare le consegne in caso di interruzioni da Mosca

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    È pronto il quarto pacchetto di sanzioni UE contro la Russia: vietati investimenti nel settore energetico e importazioni siderurgiche

    Bruxelles – I leader dell’Unione Europea l’avevano promesso questa notte, al termine della prima discussione del Consiglio informale a Versailles, e in meno di una giornata il quarto pacchetto di sanzioni UE contro la Russia è arrivato. O meglio, è arrivato l’annuncio delle misure restrittive in linea con i partner del G7 che saranno adottate domani (sabato 12 marzo), dopo “le tre ampie ondate di sanzioni che hanno colpito duramente l’economia della Russia”, ha sottolineato nella sua comunicazione la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen.
    Finalmente si inizia a intravedere qualche misura restrittiva sul piano dell’energia: “Proporremo un grande divieto di nuovi investimenti europei nel settore energetico russo“. La motivazione è semplice (la realizzazione meno) ed è legata al fatto che “non dobbiamo alimentare la dipendenza energetica che vogliamo lasciarci alle spalle”, ha sottolineato con forza la leader dell’esecutivo comunitario. Il divieto coprirà tutti gli investimenti, i trasferimenti di tecnologia e i servizi finanziari per l’esplorazione e la produzione di energia. Per colpire ancora di più le fonti di liquidità del regime, sarà anche vietata l’importazione di beni-chiave nel settore siderurgico, privando il settore centrale dell’economia russa di “miliardi di entrate dalle esportazioni e assicurando che i nostri cittadini non sovvenzionino la guerra di Putin”.
    Si continua anche sulla strada della mano pesante contro l’economia e la finanza: “Il rublo è crollato, molte banche russe sono tagliate fuori dal sistema bancario internazionale, le aziende stanno lasciando la Russia” e con il quarto pacchetto di sanzioni UE si vuole “drenare le risorse che usa per finanziare questa guerra barbara“. Tutto questo fino a quando Mosca non mostrerà la “volontà di impegnarsi seriamente nei negoziati per una soluzione diplomatica”. Durissima la misura che nega alla Russia lo status di nazione favorita sui più importanti mercati globali, il che significa che non godrà più dei benefici derivanti dall’appartenenza all’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC): le aziende russe non riceveranno più trattamenti privilegiati e saranno sospesi finanziamenti e prestiti dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale. “La Russia non può violare grossolanamente il diritto internazionale e, allo stesso tempo, aspettarsi di beneficiare dei privilegi di far parte dell’ordine economico internazionale”, mette in chiaro la nota dei leader del G7.
    I ministri delle Finanze, della Giustizia e degli Affari interni del Gruppo dei 7 si incontreranno la settimana prossima per coordinare la task force per individuare nuovi membri dell’oligarchia russa vicina al regime Putin da colpire con le sanzioni e da escludere dal circuito delle criptovalute. Sempre in quest’ottica, il quarto pacchetto di sanzioni vieterà l’esportazione di qualsiasi bene di lusso dai Paesi UE e del G7 verso la Russia, “come un colpo diretto” all’élite russa: “Chi sostiene la macchina da guerra di Putin non sarà più in grado di godere del suo sontuoso stile di vita mentre le bombe cadono su persone innocenti in Ucraina”, ha attaccato von der Leyen.

    The three sweeping waves of sanctions and the extension of their scope this week have hit Russia’s economy very hard.
    The 4th package will be an additional blow to Putin’s regime.
    The invasion of Ukraine has to stop. pic.twitter.com/GFUisNpLWk
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) March 11, 2022

    Sarà presentato domani (12 marzo) il nuovo pacchetto di misure restrittive in coordinamento con il G7. “Non dobbiamo alimentare la dipendenza energetica che vogliamo lasciarci alle spalle”, ha attaccato Ursula von der Leyen

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    G7, Draghi: Non abbiamo preso una strada dura verso la Cina

    Bruxelles – “Il comunicato finale rispecchia perfettamente la nostra posizione. Non abbiamo preso una strada particolarmente dura verso la Cina”: così il presidente del Consiglio Mario Draghi spiega la sintesi del punto forse più importante all’ordine del giorno del G7 che si è concluso ieri in Cornovaglia. Una posizione ferma ma non troppo dura perché “con la Cina bisogna cooperare, in vista del G20, degli impegni sul clima, e per la ricostruzione del mondo dopo la pandemia – spiega Draghi alla stampa -, ma lo faremo in maniera franca, dicendo cosa non va bene secondo noi, e che cosa non si concilia con la nostra visione del mondo”. E, come ha detto Joe Biden ai colleghi “il silenzio sulla Cina è complicità”, ha riferito Draghi. Dunque il presidente del Consiglio è andato anche un po’ oltre il tema Cina, affermando che vanno fermate “le autocrazie che inquinano l’informazione, interferiscono nei processi elettorali, usano la disinformazione, fermano gli aerei in volo, rapiscono, uccidono, non rispettano i diritti umani, usano il lavoro forzato”.
    Il premier è soddisfatto di queste giornate britanniche, perché con gli USA è ripartita “l’alleanza tradizionale che il periodo di Trump aveva seriamente incrinato”. Un’alleanza che invece non sembra essere ripartita alla grande tra USA e Gran Bretagna, poiché da parte statunitense si è mostrata molta durezza per le minacce di Boris Johnson di voler violare l’accordo di separazione post Brexit per quanto riguarda l’Irlanda del Nord, il rispetto del quale per l’amministrazione Biden è una sorta di prerequisito per la credibilità internazionale di Londra.
    Nei rapporti con la Cina però l’Italia sente di avere un “neo” rispetto agli altri partner, la firma, durante il primo governo Conte, del memorandum sulla Via della Seta, e Draghi annuncia che quel testo “verrà esaminato con attenzione”.
    L’Italia non è in realtà sola nella politica di prudenza nei confronti di Pechino, anche la cancelliera tedesca Angela Merkel e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, cercano un approccio che non blocchi le relazioni, che Draghi spiega deve essere basato su tre principi: “cooperazione, competizione e franchezza”.
    Oggi a Bruxelles, a margine del vertice NATO, Draghi incontrerà anche il presidente turco Erdogan. Sarà un incontro non facile, dopo che l’ex presidente della BCE ha definito un dittatore il leader turco, e dunque dalla Cornovaglia prepara il terreno, spiegando che “il ruolo della Turchia è importantissimo. Deve e vuole rimanere un partner affidabile dell’Alleanza atlantica”.

    Oggi a Bruxelle l’incontro con Erdogan durante il vertice NATO

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    COVID, leader G7 pronti a chiedere all’Oms un’indagine trasparente sulle origini della pandemia

    Bruxelles – Le sette economie (occidentali) più grandi al mondo pronte a discutere di lotta globale al Coronavirus e ripresa economica, di come affrontare al meglio le crisi del futuro ma anche a guardare al passato, per capire come questa pandemia è scoppiata. “Ci serve tutta la trasparenza possibile per imparare la lezione. Capire l’origine della diffusione del Coronavirus è della massima importanza per capire come affrontarne le conseguenze”, spiegano all’unisono i presidenti di Commissione e Consiglio europeo – Ursula von der Leyen e Charles Michel – in una conferenza stampa questa mattina (10 giugno) per presentare le priorità dell’UE al vertice G7 che partirà domani in Cornovaglia, a Carbis Bay (11-13 giugno).
    I leader di Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti e Unione Europea si incontreranno in presenza per la prima volta sotto la guida di Londra e del premier Boris Johnson, che nel 2021 è presidente di turno del G7. Focus come sempre su Salute globale e ripresa economica dalla crisi, ma anche impegno globale sul cambiamento climatico, la riaffermazione dei valori democratici in chiave anti-Russia e Cina, la ricerca di stabilità e sui passi avanti compiuti sulla tassazione globale.
    Joe Biden
    La pandemia slitterà in cima all’agenda, con tre priorità: la campagna per una distribuzione globale dei vaccini anche ai Paesi che non li producono e non possono permettersi di comprarli ai prezzi pagati dall’UE (“le economie del G7 sono anche i più grandi produttori di vaccini al mondo”, ricorda Michel), capire come rendersi più resilienti alle future crisi globali e, infine, la richiesta all’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) di una indagine trasparente e decisiva per capire il perché dello sviluppo del virus, che da oltre un anno attanaglia l’Europa e il mondo. La richiesta mette d’accordo tutti e sette i leader e segue la decisione del presidente americano, Joe Biden, di allargare l’inchiesta sulla pandemia. Non è difficile immaginare che si voglia smentire chi sostiene la tesi di una fuga del virus dal laboratorio cinese di Wuhan, da dove la pandemia ha avuto inizio. “Gli investigatori hanno bisogno dell’accesso completo a tutto ciò che è necessario per trovare davvero l’origine di questa pandemia”, ha spiegato von der Leyen.
    Tempo per un primo approccio tra UE e amministrazione di Biden anche sulla questione vaccini e sospensione dei brevetti, che sarà discussa a luglio in sede di Organizzazione mondiale del commercio. Al 10 giugno “più del 50% degli europei adulti ha ricevuto almeno un’iniezione e 100 milioni di europei sono completamente vaccinati”. Un traguardo raggiunto senza mai smettere di esportare, vuole sottolineare la presidente della Commissione fornendo qualche cifra: 700 milioni di dosi prodotte, 350 milioni di dosi esportate in 90 paesi.
    L’invito anche agli altri partner del G7 a mostrare apertura in questo senso, verso le esportazioni delle dosi in più. Si discuterà inoltre di come aumentare la capacità tecnologica e produttiva in Africa ma anche America Latina, spiega Michel. Secondo i due presidenti dell’UE, l’aumento della capacità produttiva è fondamentale non solo per affrontare il coronavirus, ma anche per prepararli alle prossime crisi e allo sviluppo di tecnologie adeguate per affrontarle. Non solo origine del virus, spazio anche per discutere di come meglio affrontare il futuro per le prossime crisi. I leader faranno un punto sul trattato per le future pandemie proposto dal presidente del Consiglio europeo e a cui per ora hanno aderito 60 Paesi, spiega Michel.

    Lotta globale alla pandemia, politica estera, cambiamento climatico e progressi sulla tassazione globale: queste le priorità dei leader di Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti e Unione Europea che si incontreranno dall’11 al 13 giugno in Cornovaglia

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    Brexit, ancora nessuna svolta sull’attuazione del Protocollo sull’Irlanda del Nord. Biden preoccupato per lo stallo

    Bruxelles – È stato l’ennesimo nulla di fatto la riunione del comitato congiunto UE-Regno Unito (il primo dall’attuazione dell’accordo sul commercio e la cooperazione) che si è tenuta oggi (mercoledì 9 giugno) a Londra. Presieduto dal vicepresidente della Commissione Europea per le Relazioni interistituzionali, Maroš Šefčovič, e dal consigliere britannico per la Sicurezza nazionale, David Frost, il vertice era particolarmente atteso per tentare di risolvere i problemi relativi all’attuazione del Protocollo sull’Irlanda del Nord.
    Invece si protrae ancora lo stallo tra Unione Europea e Regno Unito e la questione impensierisce anche Oltreoceano. Dall’amministrazione statunitense del democratico Joe Biden è stata indirizzata a entrambi gli alleati una sollecitazione a trattare per risolvere il problema sull’isola di Irlanda, proprio alla vigilia del vertice dei leader del G7 a presidenza britannica (in programma dall’11 al 13 giugno). In un’intervista con l’editore della BBC North America, Jon Sopel, il consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, ha avvertito che “qualunque sia il modo per procedere, deve al suo interno proteggere l’Accordo del Venerdì Santo e non metterlo in pericolo”. Questo sarà il “messaggio che il presidente Biden indirizzerà” al vertice del Gruppo dei Sette a Carbis Bay, in Cornovaglia, a cui parteciperà di persona.
    “Nessuna svolta, ma nemmeno una rottura“, è la sintesi migliore della riunione di oggi, offerta proprio da Frost in un tweet al termine dei colloqui. Una discussione “franca e onesta”, che però non ha risolto le controversie sui controlli delle merci tra l’Irlanda del Nord e il resto del Regno Unito: Bruxelles pretende il rispetto delle clausole per preservare l’unità dell’isola d’Irlanda (secondo l’accordo del Venerdì Santo del 1998), mentre Londra cerca di rimandare l’attuazione per “ridurre gli oneri per i commercianti agroalimentari che spostano le merci per l’uso o il consumo nell’Irlanda del Nord”, si legge nel comunicato diffuso da Downing Street.
    In conferenza stampa, il vicepresidente della Commissione Šefčovič ha spiegato che “l’Unione si è impegnata in modo creativo e instancabile per trovare soluzioni che forniscano stabilità alle imprese”, ma che rimane “incondizionato” il rispetto del Mercato Unico UE. Questo non ha escluso il lavoro su “soluzioni permanenti, ove possibile”, come nel caso della fornitura di medicinali all’Irlanda del Nord (“cosa che prendo molto sul serio, soprattutto in questo periodo di pandemia”), ma anche dei cani guida, dell’IVA sulle auto usate e altre flessibilità sulla circolazione del bestiame.
    Tuttavia, “non possiamo annullare il nucleo del Protocollo” e i controlli tra le due sponde del Mare d’Irlanda sono “una condizione necessaria per garantire l’assenza di controlli tra Belfast e Dublino”, ha ribadito con forza Šefčovič: “Il Regno Unito deve rispettare i suoi obblighi legali ed eseguire questi controlli“. Il vicepresidente del gabinetto von der Leyen ha anche sottolineato che “oggi siamo a un bivio nelle nostre relazioni, la fiducia deve essere ripristinata”.
    Ricordando l’azione legale avviata lo scorso 15 marzo, Šefčovič ha rincarato la dose, affermando che “se il Regno Unito dovesse intraprendere ulteriori azioni unilaterali nelle prossime settimane, l’Unione non sarà timida nel reagire rapidamente, con fermezza e risolutezza“. Con un sibillino “Pacta sunt servanda”, la stessa citazione utilizzata questa mattina dal presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, davanti agli eurodeputati a Strasburgo.

    “Pacta sunt servanda”
    When an agreement has been reached, it needs to be implemented with good will.
    We want to be a loyal and committed partner to the UK, but we are ready to use the different means available to us to protect our interests. #Brexit @BorisJohnson pic.twitter.com/MqD4Lmn6GL
    — Charles Michel (@eucopresident) June 9, 2021

    Altro punto all’ordine del giorno è stata la questione dei diritti dei cittadini. “Si avvicina il termine del 30 giugno per la domanda di soggiorno” dei cittadini comunitari nel Regno Unito e di quelli britannici nell’Unione Europea. “I nostri cittadini devono avere la certezza giuridica se sono coperti o meno dall’Accordo di recesso”, ha assicurato il vicepresidente dell’esecutivo UE, e per questo “abbiamo deciso di lavorare insieme per garantire che ciò avvenga“. Per quanto riguarda la situazione “molto delicata” della detenzione dei cittadini comunitari alla frontiera del Regno Unito, Šefčovič ha cercato – e trovato – “rassicurazioni da Lord Frost” sul fatto che “tutte le questioni in sospeso saranno risolte rapidamente“.

    Il vertice UE-Regno Unito non ha risolto le controversie sui controlli delle merci tra Belfast e Londra. Il presidente statunitense ha sollecitato gli alleati a trovare una soluzione e lo ripeterà al vertice G7 di questo fine settimana

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    COVID e vaccini, UE: “Da G7 e vertice con Biden sforzo condiviso per superare la crisi economica e sanitaria nel mondo”

    Bruxelles – Dalla distribuzione dei vaccini ai paesi poveri, al superamento della crisi economica innescata dalla pandemia. Dagli impegni globali sul clima a quelli su una rivoluzione digitale in chiave antropocentrica. A Bruxelles fervono i preparativi per gli appuntamenti internazionali del G7 (11-13 giugno) e del vertice in presenza UE-USA (15 giugno) ospitato da Ursula von der Leyen e Charles Michel che hanno come comune denominatore proprio il rilancio di un partenariato transatlantico forte per affrontare le sfide del mondo contemporaneo. Sarà il primo viaggio del presidente USA, Joe Biden, nel Vecchio Continente, da quando è stato eletto a gennio.
    “Una buona occasione per riaffermare i nostri impegni e per andare ancora più lontano”, riassume la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, in un confronto con la plenaria del Parlamento europeo (9 giugno) che ha fatto ritorno a Strasburgo. “Un’ottima opportunità per mostrare che la nostra rinnovata alleanza transatlantica è lì per la gente, sia negli Stati Uniti che in Europa”, aggiunge. Innanzitutto, serve un approccio comune alla crisi sanitaria e alla equa distribuzione dei vaccini a chi non può permettersi di comprarli. La proposta di Bruxelles è nota: aumentare le esportazioni delle dosi eccedenti; aumentare la produzione, non solo in Europa, ma anche in Africa. E infine, “vogliamo assicurare il necessario trasferimento di tecnologia e know-how nelle emergenze”. Bruxelles punta sulle licenze obbligatorie, che in tempi di emergenza “possono essere uno strumento legittimo per aumentare la produzione dove la cooperazione volontaria fallisce”. Cercherà un’alleanza con Biden in sede di Organizzazione mondiale del commercio (OMC), Biden che dopo aver proposto la sospensione dei brevetti ancora non ha avanzato ancora una proposta concreta.
    Ana Paula Zacarias
    La missione della riunione del G7 è sostenere “l’agenda per l’azione globale basata sul multilateralismo”, ha ricordato anche Ana Paula Zacarias, ministra degli Affari Europei portoghese, in qualità di presidente di turno del Consiglio. “Ci vuole collaborazione, soprattutto per colmare il divario tra chi può e non può permettersi di accedere ai vaccini. Le economie del G7 devono condividere questo sforzo”, ha aggiunto ricordando il ruolo che avrà un partenariato transatlantico forte per risolvere le sfide globali.
    Non solo distribuzione dei vaccini. Al G7, le grandi economie del mondo discuteranno anche dell’impatto economico della crisi della COVID-19, in particolare per alcuni dei paesi più poveri del pianeta. “Perché la nostra ripresa deve funzionare per tutti”, spiega la presidente della Commissione, citando le cifre delle Nazioni Unite secondo cui almeno “34 milioni di persone sono a rischio di carestia”. Dobbiamo invertire questa tendenza e rafforzare i sistemi alimentari mondiali”. Ecco perché l’UE, durante il G7, si è impegnata a fornire un nuovo aiuto umanitario di 250 milioni di euro per combattere la fame, ad esempio nella regione del Sahel e dell’Africa dell’Est. “Regioni duramente colpite dalle conseguenze economiche della pandemia e dal cambiamento climatico”.
    Il vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Valdis Dombrovskis
    Ma il G7 e anche il vertice con Biden sarà anche un’opportunità per discutere di alleanza tra le democrazie (Regno Unito, Stati Uniti, Canada, Giappone, Germania, Francia e Italia, più l’UE)  sul fronte del digitale (“lanceremo una dichiarazione congiunta sull’e-commerce”, anticipa il vicepresidente esecutivo Valdis Dombrovskis) e sul clima. “Cercheremo impegni importanti sul clima in vista della COP26 di Glasgow che si terrà a novembre”, sottolinea il vicepresidente nel suo intervento in plenaria. Impegni chiari, seguiti da azioni altrettanto chiare. L’UE cerca un allineamento con il G7 e gli Stati Uniti sul clima, spiega von der Leyen. “Con gli Stati Uniti faremo crescere la nostra relazione comune di commercio e investimenti a sostegno della trasformazione verde e digitale delle nostre economie”.
    “È essenziale che la cooperazione internazionale si estenda a tanti settori, come la sfida della vaccinazione”, ricorda la capogruppo S&D, Iratxe Garcia Perez, convinta che la “sospensione temporanea dei diritti di proprietà intellettuale sui vaccini non può più attendere”. L’Europarlamento voterà oggi sulla possibile sospensione dei brevetti sul vaccino, nonostante la Commissione abbia trasmesso una proposta diversa all’OMC. “Dobbiamo lavorare insieme e capire che il nostro potere deriva dalla nostra unità e dai nostri valori”. “Servono non solo belle parole, ma parole concrete”, richiama anche Ska Keller, co-presidente dei Verdi europei, che pone l’accento anche sulla necessità di maggiore ambizione in ambito climatico. ” Ci aspettiamo di più in vista della COP26 di Glasgow”. Per Marco Zanni, eurodeputato della Lega e presidente del gruppo Identità e Democrazia, l’UE dovrà sfruttare il G7 come “un’occasione di ascolto, apprendimento e analisi di alcuni errori strategici che purtroppo Bruxelles ha commesso su temi molto importanti e che sarà bene correggere in futuro”. In primis, i suoi rapporti con il Regno Unito e con l’amministrazione statunitense.

    L’UE si prepara agli appuntamenti internazionali con la nuova amministrazione USA, prima il G7 in Cornovaglia (11-13 giugno) e poi il summit UE-USA (15 giugno) a Bruxelles. Focus su distribuzione dei vaccini nel mondo, ripresa economica ma anche alleanza sulle transizioni verde e digitale. “Un’ottima opportunità per mostrare che la nostra rinnovata alleanza transatlantica è lì per le persone, sia negli Stati Uniti che in Europa”, annuncia Ursula von der Leyen all’Europarlamento

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    Bielorussia, l’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile aprirà un’indagine sul dirottamento del volo Ryanair

    Bruxelles – Un’indagine internazionale sul dirottamento del volo Ryanair di domenica scorsa (23 maggio) ci sarà e ad occuparsene sarà l’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile (ICAO). Lo ha reso noto il Consiglio dell’agenzia delle Nazioni Unite in un comunicato diffuso nella tarda serata di ieri (giovedì 27 maggio), esprimendo la “forte preoccupazione” per il possibile “dirottamento forzato” su Minsk dell’aereo passeggeri FR4978 proveniente da Atene e diretto a Vilnius.
    Durante una riunione d’urgenza, l’organo direttivo ha sottolineato “l’importanza di stabilire i fatti di quanto accaduto” e di “capire se ci sia stata una violazione del diritto internazionale dell’aviazione” da parte della Bielorussia, in particolare la Convenzione di Chicago (base dell’aviazione civile e del trasporto aereo mondiale). “Il Consiglio ha quindi deciso che tutti i fatti rilevanti debbano essere accertati ufficialmente attraverso un’indagine“, ha messo nero su bianco il presidente del Consiglio ICAO, Salvatore Sciacchitano.
    La relazione sarà preparata dal segretario generale dell’Organizzazione, Fang Liu, e sarà presentata nel corso di una delle prossime riunioni dell’organo direttivo insieme ai “fatti disponibili e gli strumenti giuridici pertinenti”. Tutti gli Stati membri dell’ICAO e le parti interessate sono stati invitati a “collaborare a questa indagine conoscitiva nell’interesse di garantire la sicurezza e la protezione dell’aviazione civile”.

    “The Council has therefore decided that all relevant facts should be officially established through an ICAO investigation conducted by the ICAO Secretariat” – @SalvatoSciacchi
    — ICAO (@icao) May 27, 2021

    La richiesta di un’indagine internazionale era stata espressa nei giorni scorsi da diverse parti, incluso il presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli. Nella giornata di ieri era poi arrivata la dura condanna dei ministri degli Esteri del G7 sulla vicenda della deviazione del volo Ryanair e l’arresto del giornalista Roman Protasevich e della compagna Sophia Sapega da parte del regime del presidente bielorusso, Alexander Lukashenko. Insieme all’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, i ministri di Stati Uniti, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone e Regno Unito hanno condannato “l’azione senza precedenti delle autorità bielorusse”.
    Un’azione che non rappresenta solo “un grave attacco alla libertà dei media“, ma che “ha messo a rischio la sicurezza dei passeggeri e dell’equipaggio del volo“. I ministri del Gruppo dei Sette hanno bollato quanto accaduto come un “un grave attacco alle regole che governano l’aviazione civile” e per questo motivo l’ICAO è stata invitata ad “affrontare con urgenza questa sfida alle sue regole e standard”. Nel comunicato è stato infine sottolineato che Pratasevich e Sapega devono essere “rilasciati immediatamente e senza condizioni, così come tutti gli altri giornalisti e prigionieri politici detenuti in Bielorussia”. Sotto la minaccia al regime di Lukashenko di intensificare gli sforzi “anche attraverso ulteriori sanzioni” per mettere fine alla repressione dell’opposizione pacifica e democratica nel Paese.
    Intanto l’alto rappresentante per la Politica estera Josep Borrell ricorda che la Commissione ha messo a punto un pacchetto di aiuti da tre miliardi per la Bielorussia, già annunciato durante il Consiglio europeo di inizio settimana dalla presidente Ursula von der Leyen,  che saranno però elargiti solo “in caso di una sua transizione democratica”.

    We present today a €3bn financial assistance package that we can provide to Belarus in case of its democratic transition. It should be a genuine incentive for the regime to change its course.
    The EU remains truly committed to a democratic #Belarus.https://t.co/nfDaG470Ws
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) May 28, 2021

    La relazione del segretario generale Fang Liu servirà per “capire se ci sia stata una violazione del diritto internazionale” da parte del regime di Lukashenko. Intanto, i ministri degli Esteri del G7 condannano “con la massima fermezza” l’arresto del giornalista Protasevich e minacciano “ulteriori sanzioni”

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    Coronavirus, in isolamento la delegazione dell’India al vertice ministeriale G7 di Londra: due membri risultati positivi

    Bruxelles – È stata messa in isolamento tutta la delegazione dell’India al summit G7 dei ministri degli Esteri in corso alla Lancaster House di Londra, dopo che due dei suoi membri sono risultati positivi al COVID-19. Nel darne notizia, l’emittente Sky News ha sottolineato che lo screening delle diverse delegazioni fa parte delle misure di sicurezza precauzionali previste per questo mini-vertice, il primo incontro in presenza dell’organizzazione intergovernativa dall’agosto 2019.
    Il ministro degli Esteri indiano, Subrahmanyam Jaishankar, non è risultato positivo e ha confermato su Twitter che “come misura cautelativa e anche per rispetto degli altri” parteciperà alle riunioni di oggi in modalità virtuale. Nelle scorse ore aveva tenuto incontri bilaterali a margine della riunione anche con il segretario di Stato USA, Antony Blinken, e con la segretaria di Stato britannica per gli Affari interni, Priti Patel.

    Was made aware yesterday evening of exposure to possible Covid positive cases. As a measure of abundant caution and also out of consideration for others, I decided to conduct my engagements in the virtual mode. That will be the case with the G7 Meeting today as well.
    — Dr. S. Jaishankar (@DrSJaishankar) May 5, 2021

    Insieme ad Australia, Corea del Sud, Sudafrica e Brunei (presidente di turno dell’ASEAN, l’Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico), l’India è stata invitata dal governo britannico come Paese ospite esterno al secondo giorno di discussioni tra i ministri degli Esteri del Gruppo dei Sette. Dopo il confronto di ieri sul rapporto sempre più problematico con Russia e Cina, oggi sul tavolo sono caldi i temi che riguardano i cambiamenti climatici, la pandemia COVID-19, la libertà di informazione, la sicurezza informatica e la risposta alla propaganda e disinformazione online portata avanti da Mosca e Pechino (attraverso un meccanismo per bloccare le fake news).
    Ma intanto è montata la polemica a Londra. L’opposizione al governo al governo Tory di Boris Johnson ha espresso “solidarietà” ai membri della delegazione indiana risultati positivi e al Paese in generale (colpito nelle ultime settimane da una variante del virus che ha causato un’impennata di contagi e decessi), ma allo stesso tempo ha puntato il dito contro l’esecutivo: “Ci sono interrogativi da porre su quanto è accaduto al G7, se non altro per essere sicuri che non si ripeta“, ha tuonato il leader laburista, Keir Starmer. “Da mesi stiamo sollecitando il governo sull’importanza di essere vigili ai nostri confini”, in attesa della prima riapertura parziale ai viaggi turistici (dal 17 maggio) e a un mese dal summit G7 a St Ives (Cornovaglia).
    Durante la sua visita alla sessione conclusiva del mini-vertice, il premier Johnson ha minimizzato il caso: “Da quanto ho capito, gli individui interessati ora sono tutti isolati”. Ponendo l’accento sull’importanza del ritorno in presenza del summit G7 e la cautela a livello sanitario, BoJo ha poi aggiunto che “l’India è un partner importante”.

    Tampone negativo per il ministro degli Esteri Jaishankar, che seguirà le riunioni di oggi in modalità virtuale: in precedenza aveva tenuto incontri bilaterali faccia a faccia con il segretario di Stato USA Blinken e la ministra degli Interni britannica Patel