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    Entro la fine del 2022 sarà istituito il Club internazionale del clima. I leader G7 ne fissano i tre pilastri

    Bruxelles – Un circolo aperto a tutti i Paesi del mondo, da istituire “entro la fine dell’anno”. La volontà messa nero su bianco dai leader del Gruppo dei Sette (Canada, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Italia e Stati Uniti) in un allegato specifico alle conclusioni del vertice del G7 a Schloss Elmau, in Baviera, è di dare vita al “Club del clima” internazionale “aperto e cooperativo”, per spingere il percorso verso la neutralità climatica entro il 2050. Un Club che sostenga “l’effettiva attuazione” dell’Accordo di Parigi, considerato che al momento “né l’ambizione climatica globale né l’attuazione sono sufficienti” per raggiungerne gli obiettivi, notano “con preoccupazione” i leader.
    I leader del G7 a Schloss in Baviera (26 giugno 2022)
    Il Club del clima internazionale si baserà su tre pilastri. Il primo riguarda la promozione delle politiche di mitigazione “per ridurre l’intensità delle emissioni delle economie partecipanti nel percorso verso la neutralità climatica”: le politiche e i risultati saranno resi “coerenti con le nostre ambizioni”, saranno rafforzati “i meccanismi di misurazione e rendicontazione delle emissioni” e contrastata la “rilocalizzazione delle emissioni di carbonio a livello internazionale”. Il secondo pilastro pone l’obiettivo di “trasformare congiuntamente le industrie per accelerare la decarbonizzazione“, anche a partire dai target dell’Agenda per la decarbonizzazione industriale, del Patto d’azione per l’idrogeno e dell’espansione dei mercati per i prodotti industriali verdi.
    Infine, la terza gamba del Club del clima internazionale è il rafforzamento dell’ambizione internazionale a “sbloccare i benefici socio-economici della cooperazione per il clima e promuovere una giusta transizione energetica“. Partnenariati e cooperazione internazionale serviranno a mobilitare il sostegno e l’assistenza ai Paesi in via di sviluppo, non solo per la decarbonizzazione dell’energia e dei settori industriali, ma anche per la trasparenza, la capacità tecnica, lo sviluppo e la diffusione del trasferimento tecnologico, “a seconda del loro livello di ambizione climatica“, si legge nell’allegato firmato dai leader del G7.
    Il Club del clima internazionale, “in quanto forum intergovernativo ad alta ambizione”, avrà una natura “inclusiva e aperta” a tutti i Paesi del mondo che si impegnano ad attuare “pienamente” l’Accordo di Parigi e le relative decisioni, in particolare il Patto per il Clima di Glasgow. “Invitiamo i partner, compresi i principali emettitori, i membri del G20 e altre economie emergenti e in via di sviluppo, a intensificare le discussioni e le consultazioni con noi su questo tema”, è l’invito finale dei sette ‘Grandi’ della Terra, che designeranno ciascuno il proprio ministero competente “per sviluppare termini di riferimento completi, raggiungendo partner interessati e ambiziosi”, negli ultimi sei mesi del 2022.

    Un allegato delle conclusione del vertice del Gruppo dei Sette ha formalizzato la proposta da implementare nei prossimi mesi per sostenere “l’effettiva attuazione” dell’Accordo di Parigi. Sarà aperto a tutti i Paesi del mondo con l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050

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    Il G7 si prepara per una guerra lunga in Ucraina: più sforzi su sicurezza alimentare, al vaglio il tetto ai prezzi dell’energia

    Bruxelles – Non viene meno il sostegno delle più grandi potenze mondiali all’Ucraina, che sarà sostenuta nella sua difesa dall’aggressione russa “per tutto il tempo necessario”, ma dal vertice dei leader del G7 emerge con chiarezza che bisogna prepararsi a una guerra lunga, che non finirà né in settimane, né in mesi. Per quanto riguarda la situazione sul campo e sul sostegno a Kiev, il Gruppo dei Sette – Canada, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Italia e Stati Uniti – ha già messo in chiaro la sua posizione nella dichiarazione pubblicata ieri pomeriggio (lunedì 27 giugno), ma sono i commenti dei leader al termine del vertice che fanno capire in che direzione sta andando il conflitto. E di conseguenza anche il supporto dell’Unione Europea e delle potenze globali.
    “Nessuno pensa che la fine della guerra possa essere nelle prossime settimane o nei mesi a venire“, ha precisato il presidente francese, Emmanuel Macron, richiamandosi alle parole dell’omologo ucraino, Volodymyr Zelensky, secondo cui la guerra dovrebbe concludersi entro fine 2022: “Siamo a quattro mesi di guerra, la fine dell’anno è ancora lontana”, ha aggiunto Macron, ribadendo con forza che “c’è solo una certezza, che la Russia non può e non deve vincere“. Ecco perché il sostegno a Kiev e le sanzioni internazionali “resteranno con l’intensità necessaria durante i prossimi mesi”, in riferimento anche alla “atrocità dell’ennesimo crimine di guerra” dell’attacco contro il centro commerciale di Kremenchuk.
    Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, che ha fatto gli onori di casa a Schloss Elmau (Baviera), ha sottolineato che “non siamo nella situazione di vedere una fine della guerra“, dal momento in cui “va avanti con la stessa brutalità” degli ultimi 124 giorni di invasione. Ecco perché, non appena il conflitto si sarà concluso – e con sempre la certezza che “la Russia non vincerà” – al vertice del G7 si è parlato di un “piano Marshall per l’Ucraina“, in linea con quanto proposto da Bruxelles. Anche da parte del primo ministro italiano, Mario Draghi, c’è “preoccupazione” per la continua avanzata dell’esercito russo nel Donbass nelle ultime due settimane: “Questo non significa che il nostro sostegno a Kiev verrà meno“, ha avvertito il premier Draghi, né che i sette leader indeboliranno la collaborazione sui temi più urgenti da affrontare su scala globale.
    Capitolo energia
    Le conclusioni del vertice del G7 sull’Ucraina hanno confermato che le maggiori potenze mondiali sono pronte a prendere nuove misure per “contenere l’aumento dei prezzi dell’energia”, tra cui la tanto attesa possibilità del ‘price cap’, il tetto “temporaneo” ai prezzi delle importazioni energetiche, sia del petrolio sia del gas. Per ora c’è l’intesa tra i leader del Gruppo dei Sette per incaricare ai ministri competenti in materia energetica di valutare “con urgenza” la fattibilità e l’efficacia di queste misure, ma il premier Draghi si augura di arrivarci già entro ottobre, anche considerata la disponibilità della Commissione Europea è ad “accelerare il processo” sulle proposte che riguardano il gas.
    Come specificano fonti europee, quanto emerge dal vertice G7 in merito al ‘price cap’ sul gas “è più generico”, considerate le maggiori “difficoltà a livello tecnico”, mentre quello sul petrolio è già “più definito”. Le conclusioni dei leader specificano che tra gli approcci da prendere in considerazione c’è “un eventuale divieto globale di tutti i servizi che consentono il trasporto di greggio e prodotti petroliferi russi via mare”, a meno che il petrolio non venga acquistato “a un prezzo pari o inferiore a quello da concordare in consultazione con i partner internazionali”. Il cancelliere tedesco Scholz ha definito “molto ambizioso” l’obiettivo del tetto ai prezzi sul petrolio, anche se è ancora necessario “molto lavoro a livello tecnico”.
    Lo sforzo di coordinamento internazionale del G7 deriva dalla necessità di “impedire alla Russia di trarre profitto dalla sua guerra di aggressione” in Ucraina, di cui le fonti energetiche rappresentano la voce di entrate maggiori. Ecco perché le conclusioni del vertice lodano la decisione di Bruxelles di “esplorare con i partner internazionali le modalità per contenere l’aumento dei prezzi dell’energia” per quanto riguarda tutte le fonti fossili, “compresa la possibilità di introdurre, se necessario, tetti temporanei ai prezzi delle importazioni” di petrolio e gas. La proposta della Commissione dovrebbe arrivare dopo l’estate – come è stato annunciato al Consiglio Europeo della scorsa settimana – per essere discusso al vertice dei leader UE di ottobre. “È importante che la discussione sia solida, su base razionale e non solo psicologica“, ha avvertito il premier Draghi.
    Nel considerare la crisi energetica, per il Gruppo dei Sette rimane cruciale anche non abbandonare i Paesi più vulnerabili, contrastando i tentativi della Russia di sfruttare la propria posizione di produttore di energia “per trarre profitto dalla sua aggressione”. Ecco perché dovranno essere presi in considerazione anche meccanismi di mitigazione per garantire che tutti i partner internazionali “mantengano l’accesso ai mercati energetici, compresi quelli russi”. Queste misure – restrittive e di mitigazione – non andranno però a compromettere gli obiettivi climatici, a partire dalla riduzione dai combustibili fossili e l’accelerazione della transizione verde “per raggiungere le emissioni nette zero entro il 2050”. È in quest’ottica che va letto l’obiettivo di istituire entro la fine del 2022 “un club del Clima internazionale aperto e cooperativo“, che promuova l’azione “urgente, ambiziosa e inclusiva” verso l’attuazione dell’Accordo di Parigi.
    Capitolo sicurezza alimentare
    Altri 4,5 miliardi di dollari, per uno stanziamento di oltre 14 miliardi entro 2022 “per proteggere i più vulnerabili dalla fame e dalla malnutrizione”. È questo l’impegno dei leader del G7 a sostegno dell’Alleanza globale per la sicurezza alimentare, considerate le dimensioni drammatiche della fame nel mondo, dopo l’inizio dell’invasione russa in Ucraina. “Fino a 323 milioni di persone a livello globale diventeranno gravemente insicure dal punto di vista alimentare o saranno ad alto rischio, segnando un nuovo record”, come riportano i dati del Gruppo di risposta alla crisi Globale sull’alimentazione, l’energia e la finanza delle Nazioni Unite. Questa sfida “esistenziale” è determinata da “molteplici crisi intrecciate”, di cui l’ultima – la guerra russa contro l’Ucraina – ha causato “il blocco delle rotte di esportazione del grano ucraino, che sta drammaticamente aggravando la crisi della fame“.
    Ecco perché è stato ribadito “l’urgente invito” a Mosca a porre fine “senza condizioni” al blocco dei porti ucraini sul Mar Nero, ma anche alla distruzione delle principali infrastrutture portuali e di trasporto, dei silos e dei terminali per il grano e della “appropriazione illegale” di prodotti e attrezzature agricole in Ucraina. La Russia ha “un’enorme responsabilità” per l’aumento dei prezzi mondiali di cibo e fertilizzanti “a livelli senza precedenti”, a causa delle interruzioni della produzione agricola messe in atto sul territorio occupato, definite “un attacco geopolitico alla sicurezza alimentare globale”. I leader delle sette potenze metteranno in atto “intensi sforzi” non solo per la ripresa delle esportazioni agricole ucraine verso i mercati mondiali, ma anche per “sbloccare un corridoio marittimo sicuro attraverso il Mar Nero”, sostenendo le azioni promosse dalle Nazioni Unite. Ma nel frattempo si cercheranno “percorsi alternativi” a partire dall’iniziativa UE dei corridoi di solidarietà.
    Sono diverse le strategie che sono state messe nero su bianco nel vertice G7 focalizzato sulle conseguenze della guerra in Ucraina. Attraverso la collaborazione con agenzie e partner internazionali, si cercherà di identificare la provenienza delle importazioni di grano, con l’obiettivo di “individuare i prodotti ucraini sequestrati illegalmente dalla Russia“. I leader del G7 hanno poi deciso di “mantenere aperti i nostri mercati alimentari e agricoli”, con la richiesta ai partner internazionali di “evitare misure commerciali restrittive ingiustificate“, che vanno ad aumentare la volatilità del mercato e il rischio di insicurezza alimentare: “Ci opporremo a qualsiasi comportamento speculativo”. Sul breve termine, qualsiasi partner – pubblico o privato – “con grandi scorte alimentari” è stato invitato a rendere disponibili gli alimenti “senza distorcere i mercati, anche sostenendo la strategia di acquisto del Programma alimentare mondiale”, così come a “evitare un eccessivo accumulo di scorte, che può portare a ulteriori aumenti dei prezzi”.
    Rimane poi sostanziale il coordinamento con l’Unione Africana per progettare “un piano strategico di investimenti per accelerare lo sviluppo delle catene del valore essenziali” per il continente africano, ricordando che i pacchetti di sanzioni internazionali “non prendono di mira i prodotti alimentari e consentono il libero flusso di prodotti agricoli, anche dalla Russia”. Infine, secondo la proposta del presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, i leader del G7 hanno trovato un’intesa per “aumentare in modo sostenibile la disponibilità di prodotti agricoli”, in particolare “nei Paesi più colpiti”, ma anche di “affrontare la carenza di fertilizzanti sostenendo un uso più efficiente e mirato, aumentando temporaneamente la produzione locale e globale”, è l’impegno delle sette maggiori potenze mondiali.

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    I leader del G7 si coordinano per sostenere l’Ucraina e per affrontare le crisi di insicurezza alimentare ed energetica

    Bruxelles – Unione Europea, Stati Uniti e G7, i leader delle maggiori economie mondiali scendono in campo a sostenere l’Ucraina e a cercare soluzioni coordinate alle crisi scatenate dall’invasione russa in Ucraina: alimentare ed energetica, in primis. “Continueremo a coordinare gli sforzi per soddisfare le urgenti esigenze” di Kiev “in termini di equipaggiamento militare e di difesa”, si legge nelle conclusioni del vertice dei leader G7 in Baviera, a Schloss Elmau. Il coordinamento riguarderà “la fornitura di materiale, l’addestramento e il supporto logistico, di intelligence ed economico per costruire le forze armate ucraine”, hanno messo in chiaro i leader di Canada, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Italia e Stati Uniti, insieme alla presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, e del Consiglio, Charles Michel.
    Il vertice dei leader del G7 a Schloss Elmau, Baviera (27 giugno 2022)
    A livello internazionale c’è l’intenzione di “rimanere fermi nel nostro impegno verso le misure di sanzioni coordinate senza precedenti” in risposta all’invasione russa, “il cui impatto si aggraverà nel tempo”. Sul regime di Putin sarà intensificata la pressione economica e politica – ma anche “sui suoi sostenitori in Bielorussia” – per privare il Cremlino dei mezzi economici per continuare la guerra in Ucraina: “Continueremo a utilizzare in modo mirato le sanzioni coordinate per tutto il tempo necessario, agendo all’unisono in ogni fase”, hanno concordato i leader del G7. L’uso delle misure restrittive contro Mosca “è in difesa dell’ordine internazionale basato sulle regole”, che il Cremlino ha violato “in modo così eclatante”.
    Sul capitolo della sicurezza alimentare, le conclusioni sottolineano “l’unione e la determinazione” nel sostenere l’Ucraina “nella produzione e nell’esportazione di grano, olio e altri prodotti agricoli”, percuotendo allo stesso tempo “iniziative coordinate che stimolino la sicurezza alimentare globale e affrontino le cause dell’evoluzione della crisi alimentare mondiale”. I leader del G7 hanno intimato al Cremlino di cessare “senza condizioni” gli attacchi alle infrastrutture agricole e di trasporto dei cereali, oltre a “consentire il libero passaggio delle spedizioni dai porti ucraini nel Mar Nero”. L’aggressione armata russa – “caratterizzata da bombardamenti, blocchi e furti” – in questi mesi ha “gravemente impedito” a Kiev di esportare prodotti agricoli “e sta ostacolando la sua capacità di produzione”, con “forti aumenti dei prezzi e l’aumento dell’insicurezza alimentare globale per milioni di persone“. Una situazione che il presidente Michel, ha definito un “missile alimentare lanciato dalla Russia contro i più vulnerabili”, dopo il confronto con il presidente del Senegal e dell’Unione Africana, Macky Sall: “Sostengo personalmente il suo appello perché l’UA diventi membro del G20”, ha spiegato in un tweet, sottolineando la necessità di “ripetere con l’Africa ciò che abbiamo fatto con i vaccini”, ovvero “sostenere la produzione locale di fertilizzanti sostenibili per migliorare la produzione”.

    Food missile launched by Russia against most vulnerable.
    Let’s repeat with Africa what we did on vaccines.
    Support local manufacturing of sustainable fertilisers and other inputs to enhance production.
    I personally back call of @Macky_Sall for #AU to become member of @g20org pic.twitter.com/9O6AQ3Rcm6
    — Charles Michel (@CharlesMichel) June 27, 2022

    Ma è l’energia a occupare il nucleo centrale delle discussioni tra i leader del G7 sulle conseguenze dell’aggressione russa in Ucraina. In un incontro aperto anche ad Argentina, India, Indonesia, Senegal e Sudafrica, è stato concordato l’obiettivo di “esplorare le opzioni per decarbonizzare il mix energetico e accelerare la transizione dalla dipendenza dai combustibili fossili“. A questo si aggiunge la “rapida espansione” delle fonti energetiche pulite e rinnovabili e l’efficienza energetica: tutti sforzi che includono la “graduale riduzione del carbone e l’aumento della quota di energie rinnovabili nel mix energetico”. Alla base dell’accordo globale c’è la collaborazione “con particolare attenzione” alle riforme delle politiche energetiche per “accelerare la decarbonizzazione delle economie verso l’azzeramento delle emissioni“, garantendo allo stesso tempo “l’accesso universale a un’energia sostenibile e a prezzi accessibili e offrendo benefici socioeconomici e opportunità di sviluppo in linea con l’Agenda 2030”.
    Discussioni che riguardano da vicino l’Unione Europea e, per questo motivo, si è rafforzata l’intesa con il maggiore tra i partner, gli Stati Uniti del presidente Joe Biden. Nella dichiarazione congiunta firmata dalla presidente von der Leyen è stato messo nero su bianco che Bruxelles e Washington intensificheranno gli sforzi per “ridurre ulteriormente le entrate della Russia derivanti dall’energia nei prossimi mesi“, ma anche per “ridurre la dipendenza dell’UE dai combustibili fossili russi, diminuendo la domanda di gas naturale, cooperando sulle tecnologie di efficienza energetica e diversificando le forniture”. Una risposta coordinata che passa dalla task force Ue-Stati Uniti sulla sicurezza energetica europea (istituita lo scorso 25 marzo), per rispondere al “continuo utilizzo del gas naturale come arma politica ed economica“, che “ha esercitato pressioni sui mercati energetici, aumentato i prezzi per i consumatori e minacciato la sicurezza energetica globale”.

    Discussion with our G7 partners on climate and health.
    Climate change affects us all. So we must maintain our ambitious climate goals. This requires close, inclusive international coordination.
    Renewables will play a key role in ensuring both ambition and security of supply. pic.twitter.com/huxchi37a8
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) June 27, 2022

    Al centro del vertice G7 a Schloss Elmau (Baviera) il proseguo degli sforzi internazionali per rispondere alle conseguenze della guerra russa contro Kiev, che si stanno ripercuotendo in particolare sul continente europeo e africano: “Rimaniamo fermi nel nostro impegno”

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    Da Washington a Bruxelles, il presidente statunitense Biden vuole “unità tra le democrazie mondiali e in Europa”

    Bruxelles – Unità, unità, unità. È un Joe Biden arrivato a Bruxelles con le idee chiare sulle prospettive sul lungo periodo dell’Europa. In cui gli Stati Uniti sono sì presenti, anche se deve diventare sempre maggiore l’assunzione di responsabilità da parte dell’UE per la stabilità del continente. Washington vuole pensare alla corsa per la leadership globale con la Cina, ma la guerra della Russia in Ucraina costringe l’amministrazione Biden a tenere alta la concentrazione e l’impegno militare sul fronte oriente, come ha dimostrato una giornata di vertici non-stop: incontro tra i leader NATO, a ruota quello del G7 e poi confronto con il Consiglio UE. “Il mio obiettivo è vedere completa unità tra le democrazie mondiali e ringrazio i leader UE per avere a cuore l’unità dell’Europa“, ha sottolineato il presidente statunitense.
    Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, con il presidente del Consiglio UE, Charles Michel (24 marzo 2022)
    “Stiamo continuando gli sforzi transatlantici coordinati per sostenere il popolo ucraino, imporre costi severi alla Russia per le sue azioni ingiustificabili e rafforzare la resistenza delle nostre democrazie, economie e società”, si legge nella dichiarazione congiunta tra Biden e la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen. Washington e Bruxelles sono allineati sul piano delle sanzioni contro Mosca, che potranno essere potenziate con “ulteriori misure restrittive”. Parallelamente, insieme ai 27 leader dell’Unione è stata riconosciuta la necessità di “fermare qualsiasi tentativo di aggirare le sanzioni“. Pechino è avvertita: “La Cina conosce le conseguenze di un supporto alle azioni barbariche della Russia”, ha messo in chiaro il presidente statunitense in conferenza stampa.
    Rimane forte anche l’impegno comune sull’aiuto umanitario a sostegno degli ucraini, con oltre un miliardo di dollari sbloccati dagli Stati Uniti e 550 milioni dall’Unione Europea. Biden e von der Leyen hanno annunciato “nuove azioni UE-Stati Uniti per sostenere la resistenza democratica e difendere i diritti umani in Ucraina”, secondo le linee tracciate nel vertice NATO, con un nuovo invio di armi e munizioni a Kiev, mentre, per quello che riguarda il conflitto in atto, Washington e Bruxelles sostengono il lavoro sul campo degli esperti per la “documentazione sui crimini di guerra” da parte della Corte Penale Internazionale. Come emerso nel corso del vertice G7, c’è unità anche sulla cooperazione energetica – “per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e ridurre la dipendenza dai combustibili fossili russi” – e sulla risposta alla potenziale crisi alimentare: “Intendiamo raddoppiare i nostri sforzi congiunti per aumentare la sicurezza alimentare globale e fornire aiuti alimentari diretti, dove giustificato”.
    Prima dell’ingresso all’ultimo vertice, Biden ha ringraziato il presidente del Consiglio UE, Charles Michel, per la risposta a una sola voce dell’Unione “per cercare di fermare un uomo che ha già commesso gravi crimini contro umanità”. Vladimir Putin aveva “come unico obiettivo rompere la nostra alleanza, ma è riuscito a ottenere l’esatto opposto, non siamo mai stati uniti come ora”, ha rimarcato il presidente statunitense, ricordando quanto accaduto nell’incontro bilaterale dello scorso anno in Svizzera: “Era chiaro che le sue intenzioni erano completamente diverse dalle nostre e quello che ha cercato di dimostrare è che la democrazia nel ventunesimo secolo non può funzionare“. Durissime le risposte da Washington in caso di aggressione dell’Ucraina con le armi chimiche: “La NATO risponderà e la natura della risposta dipenderà dalla natura dell’uso di queste armi”. E altrettanto dura è la richiesta agli altri leader europei: “La Russia dovrebbe essere rimossa dal G20”.

    Nel confronto con i leader UE, l’inquilino della Casa Bianca ha ribadito la necessità di un completo allineamento sulle sanzioni contro la Russia e sul sostegno all’Ucraina. Risposta unitaria anche su energia e sicurezza alimentare

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    Gli impegni dei leader G7: indipendenza energetica, fondi per sicurezza alimentare e nuove sanzioni “se necessario”

    Bruxelles – Un’unità “straordinaria”, come l’ha definita il premier Mario Draghi, come forse mai prima d’ora, è quella che è risultata dal vertice dei leader del G7 di oggi (giovedì 24 marzo) sulla risposta alla guerra tra Ucraina e Russia, in linea con le precedenti discussioni in seno alla NATO. “Siamo pronti ad applicare ulteriori misure restrittive come richiesto, se necessario, continuando ad agire in unità nel farlo“, si legge nella dichiarazione conclusiva dell’incontro dei capi di Stato e di governo di Italia, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti e Canada, insieme ai presidenti della Commissione, Ursula von der Leyen, e del Consiglio Europeo, Charles Michel. “Lodiamo quei partner che si sono allineati con noi in questi sforzi”, hanno aggiunto i leader, chiamando a raccolta tutti gli alleati e i Paesi terzi che hanno condiviso i quattro pacchetti di sanzioni (come la tradizionalmente neutrale Svizzera).
    Oltre al sostegno all’Ucraina e alla condanna senza appello dell’aggressione militare scatenata dalla Russia, nelle conclusioni del vertice del G7 è ampio lo spazio dedicato alla questione energetica e alimentare. “Stiamo facendo ulteriori sforzi per ridurre la nostra dipendenza dall’energia russa“, anche attraverso la ricerca di “forniture alternative sicure e sostenibili” e il sostegno “attivo” dei Paesi che vogliono eliminare “gradualmente” la propria dipendenza dalle importazioni di gas, petrolio e carbone russo. In caso di possibili interruzioni delle forniture in arrivo da Mosca, “agiremo in modo solidale e in stretto coordinamento”, mettono in chiaro i leader del Gruppo dei 7. L’appello è rivolto in particolare all’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (OPEC), invitati ad “agire in modo responsabile e ad aumentare le consegne ai mercati internazionali”, per assicurare forniture energetiche globali “stabili e sostenibili”. Nessun passo indietro, in ogni caso, sul raggiungimento degli obiettivi dell’accordo di Parigi e del patto sul clima di Glasgow per limitare l’aumento delle temperature a 1,5 gradi centigradi. Sul fronte dell’aumento dei prezzi dell’energia, è stata condannata la decisione di Vladimir Putin di “mettere a rischio la ripresa economica globale, minare le catene globali del valore e di causare gravi impatti sui Paesi più fragili”.
    La preoccupazione dei leader del G7 va oltre l’energia e riguarda anche l’agricoltura, messa sotto pressione dalla guerra scatenata dalla Russia in Ucraina. Nessun divieto di esportazione o misure restrittive al commercio, mercati aperti e trasparenti. Mentre “l’attuazione delle nostre sanzioni contro la Russia tiene conto della necessità di evitare un impatto sul commercio agricolo globale”, sarà necessario adottare misure per “rispondere alla crisi”. Tra queste anche un “uso coerente di tutti gli strumenti e meccanismi di finanziamento” che permettano di “affrontare la sicurezza alimentare e costruire la resilienza nel settore agricolo in linea con gli obiettivi climatici e ambientali”. In questo senso dovranno essere affrontate “potenziali interruzioni della produzione agricola e del commercio”, ma è stato anche annunciato l’aumento del contributo collettivo “alle istituzioni internazionali pertinenti”, come il Programma Alimentare Mondiale (PAM), “per fornire sostegno ai Paesi con insicurezza alimentare acuta”. Al vertice del G7 è stato anche deciso di chiedere una sessione straordinaria del Consiglio dell’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), in modo da affrontare le conseguenze della guerra tra Russia e Ucraina sul piano della sicurezza alimentare e dell’agricoltura mondiale.
    Sullo sfondo rimane la minaccia nucleare. “L’attacco della Russia ha già messo a rischio la sicurezza dei siti nucleari in Ucraina”, hanno denunciato i leader del G7, avvertendo Mosca che “deve rispettare i suoi obblighi internazionali e astenersi da qualsiasi attività pericolosa“, garantendo il controllo “senza ostacoli” da parte delle autorità ucraine e il pieno accesso all’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica. L’avvertimento sul possibile uso di “armi chimiche, biologiche e nucleari” ricalca quello del vertice NATO, con la denuncia “categorica” della campagna di disinformazione “completamente infondata della Russia contro l’Ucraina, uno Stato che rispetta pienamente gli accordi internazionali di non proliferazione”.
    Rispetto al richiamo esplicito alla Cina della dichiarazione dei leader NATO, i riferimenti a Pechino del Gruppo dei 7 rimangono solo tra le righe: “Esortiamo tutti i Paesi a non dare assistenza militare o di altro tipo alla Russia per aiutare a continuare la sua aggressione in Ucraina”, è la risposta al rischio che il governo cinese possa pendere verso un appoggio militare ed economico. Nella stessa direzione si inserisce la “preoccupazione per altri Paesi che hanno amplificato la campagna di disinformazione della Russia”. In tutte le condanne dell’aggressione dell’Ucraina, non va dimenticato che Cremlino e popolazione non necessariamente coincidono agli occhi del mondo: “I cittadini russi devono sapere che non abbiamo nessun rancore nei loro confronti”, ma “sono Putin, il suo governo e sostenitori – compreso il regime di Alexander Lukashenko in Bielorussia – che stanno imponendo questa guerra e le sue conseguenze”. Una decisione che “infanga la storia del popolo russo”, hanno puntato il dito i leader del G7.

    Al vertice del Gruppo dei Sette decise “ulteriori misure restrittive” ai danni della Russia in caso di nuove escalation. I Paesi esportatori di petrolio chiamati a garantire “forniture stabili e sostenibili” e ad aumentare le consegne in caso di interruzioni da Mosca

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    È pronto il quarto pacchetto di sanzioni UE contro la Russia: vietati investimenti nel settore energetico e importazioni siderurgiche

    Bruxelles – I leader dell’Unione Europea l’avevano promesso questa notte, al termine della prima discussione del Consiglio informale a Versailles, e in meno di una giornata il quarto pacchetto di sanzioni UE contro la Russia è arrivato. O meglio, è arrivato l’annuncio delle misure restrittive in linea con i partner del G7 che saranno adottate domani (sabato 12 marzo), dopo “le tre ampie ondate di sanzioni che hanno colpito duramente l’economia della Russia”, ha sottolineato nella sua comunicazione la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen.
    Finalmente si inizia a intravedere qualche misura restrittiva sul piano dell’energia: “Proporremo un grande divieto di nuovi investimenti europei nel settore energetico russo“. La motivazione è semplice (la realizzazione meno) ed è legata al fatto che “non dobbiamo alimentare la dipendenza energetica che vogliamo lasciarci alle spalle”, ha sottolineato con forza la leader dell’esecutivo comunitario. Il divieto coprirà tutti gli investimenti, i trasferimenti di tecnologia e i servizi finanziari per l’esplorazione e la produzione di energia. Per colpire ancora di più le fonti di liquidità del regime, sarà anche vietata l’importazione di beni-chiave nel settore siderurgico, privando il settore centrale dell’economia russa di “miliardi di entrate dalle esportazioni e assicurando che i nostri cittadini non sovvenzionino la guerra di Putin”.
    Si continua anche sulla strada della mano pesante contro l’economia e la finanza: “Il rublo è crollato, molte banche russe sono tagliate fuori dal sistema bancario internazionale, le aziende stanno lasciando la Russia” e con il quarto pacchetto di sanzioni UE si vuole “drenare le risorse che usa per finanziare questa guerra barbara“. Tutto questo fino a quando Mosca non mostrerà la “volontà di impegnarsi seriamente nei negoziati per una soluzione diplomatica”. Durissima la misura che nega alla Russia lo status di nazione favorita sui più importanti mercati globali, il che significa che non godrà più dei benefici derivanti dall’appartenenza all’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC): le aziende russe non riceveranno più trattamenti privilegiati e saranno sospesi finanziamenti e prestiti dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale. “La Russia non può violare grossolanamente il diritto internazionale e, allo stesso tempo, aspettarsi di beneficiare dei privilegi di far parte dell’ordine economico internazionale”, mette in chiaro la nota dei leader del G7.
    I ministri delle Finanze, della Giustizia e degli Affari interni del Gruppo dei 7 si incontreranno la settimana prossima per coordinare la task force per individuare nuovi membri dell’oligarchia russa vicina al regime Putin da colpire con le sanzioni e da escludere dal circuito delle criptovalute. Sempre in quest’ottica, il quarto pacchetto di sanzioni vieterà l’esportazione di qualsiasi bene di lusso dai Paesi UE e del G7 verso la Russia, “come un colpo diretto” all’élite russa: “Chi sostiene la macchina da guerra di Putin non sarà più in grado di godere del suo sontuoso stile di vita mentre le bombe cadono su persone innocenti in Ucraina”, ha attaccato von der Leyen.

    The three sweeping waves of sanctions and the extension of their scope this week have hit Russia’s economy very hard.
    The 4th package will be an additional blow to Putin’s regime.
    The invasion of Ukraine has to stop. pic.twitter.com/GFUisNpLWk
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) March 11, 2022

    Sarà presentato domani (12 marzo) il nuovo pacchetto di misure restrittive in coordinamento con il G7. “Non dobbiamo alimentare la dipendenza energetica che vogliamo lasciarci alle spalle”, ha attaccato Ursula von der Leyen

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    G7, Draghi: Non abbiamo preso una strada dura verso la Cina

    Bruxelles – “Il comunicato finale rispecchia perfettamente la nostra posizione. Non abbiamo preso una strada particolarmente dura verso la Cina”: così il presidente del Consiglio Mario Draghi spiega la sintesi del punto forse più importante all’ordine del giorno del G7 che si è concluso ieri in Cornovaglia. Una posizione ferma ma non troppo dura perché “con la Cina bisogna cooperare, in vista del G20, degli impegni sul clima, e per la ricostruzione del mondo dopo la pandemia – spiega Draghi alla stampa -, ma lo faremo in maniera franca, dicendo cosa non va bene secondo noi, e che cosa non si concilia con la nostra visione del mondo”. E, come ha detto Joe Biden ai colleghi “il silenzio sulla Cina è complicità”, ha riferito Draghi. Dunque il presidente del Consiglio è andato anche un po’ oltre il tema Cina, affermando che vanno fermate “le autocrazie che inquinano l’informazione, interferiscono nei processi elettorali, usano la disinformazione, fermano gli aerei in volo, rapiscono, uccidono, non rispettano i diritti umani, usano il lavoro forzato”.
    Il premier è soddisfatto di queste giornate britanniche, perché con gli USA è ripartita “l’alleanza tradizionale che il periodo di Trump aveva seriamente incrinato”. Un’alleanza che invece non sembra essere ripartita alla grande tra USA e Gran Bretagna, poiché da parte statunitense si è mostrata molta durezza per le minacce di Boris Johnson di voler violare l’accordo di separazione post Brexit per quanto riguarda l’Irlanda del Nord, il rispetto del quale per l’amministrazione Biden è una sorta di prerequisito per la credibilità internazionale di Londra.
    Nei rapporti con la Cina però l’Italia sente di avere un “neo” rispetto agli altri partner, la firma, durante il primo governo Conte, del memorandum sulla Via della Seta, e Draghi annuncia che quel testo “verrà esaminato con attenzione”.
    L’Italia non è in realtà sola nella politica di prudenza nei confronti di Pechino, anche la cancelliera tedesca Angela Merkel e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, cercano un approccio che non blocchi le relazioni, che Draghi spiega deve essere basato su tre principi: “cooperazione, competizione e franchezza”.
    Oggi a Bruxelles, a margine del vertice NATO, Draghi incontrerà anche il presidente turco Erdogan. Sarà un incontro non facile, dopo che l’ex presidente della BCE ha definito un dittatore il leader turco, e dunque dalla Cornovaglia prepara il terreno, spiegando che “il ruolo della Turchia è importantissimo. Deve e vuole rimanere un partner affidabile dell’Alleanza atlantica”.

    Oggi a Bruxelle l’incontro con Erdogan durante il vertice NATO

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    COVID, leader G7 pronti a chiedere all’Oms un’indagine trasparente sulle origini della pandemia

    Bruxelles – Le sette economie (occidentali) più grandi al mondo pronte a discutere di lotta globale al Coronavirus e ripresa economica, di come affrontare al meglio le crisi del futuro ma anche a guardare al passato, per capire come questa pandemia è scoppiata. “Ci serve tutta la trasparenza possibile per imparare la lezione. Capire l’origine della diffusione del Coronavirus è della massima importanza per capire come affrontarne le conseguenze”, spiegano all’unisono i presidenti di Commissione e Consiglio europeo – Ursula von der Leyen e Charles Michel – in una conferenza stampa questa mattina (10 giugno) per presentare le priorità dell’UE al vertice G7 che partirà domani in Cornovaglia, a Carbis Bay (11-13 giugno).
    I leader di Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti e Unione Europea si incontreranno in presenza per la prima volta sotto la guida di Londra e del premier Boris Johnson, che nel 2021 è presidente di turno del G7. Focus come sempre su Salute globale e ripresa economica dalla crisi, ma anche impegno globale sul cambiamento climatico, la riaffermazione dei valori democratici in chiave anti-Russia e Cina, la ricerca di stabilità e sui passi avanti compiuti sulla tassazione globale.
    Joe Biden
    La pandemia slitterà in cima all’agenda, con tre priorità: la campagna per una distribuzione globale dei vaccini anche ai Paesi che non li producono e non possono permettersi di comprarli ai prezzi pagati dall’UE (“le economie del G7 sono anche i più grandi produttori di vaccini al mondo”, ricorda Michel), capire come rendersi più resilienti alle future crisi globali e, infine, la richiesta all’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) di una indagine trasparente e decisiva per capire il perché dello sviluppo del virus, che da oltre un anno attanaglia l’Europa e il mondo. La richiesta mette d’accordo tutti e sette i leader e segue la decisione del presidente americano, Joe Biden, di allargare l’inchiesta sulla pandemia. Non è difficile immaginare che si voglia smentire chi sostiene la tesi di una fuga del virus dal laboratorio cinese di Wuhan, da dove la pandemia ha avuto inizio. “Gli investigatori hanno bisogno dell’accesso completo a tutto ciò che è necessario per trovare davvero l’origine di questa pandemia”, ha spiegato von der Leyen.
    Tempo per un primo approccio tra UE e amministrazione di Biden anche sulla questione vaccini e sospensione dei brevetti, che sarà discussa a luglio in sede di Organizzazione mondiale del commercio. Al 10 giugno “più del 50% degli europei adulti ha ricevuto almeno un’iniezione e 100 milioni di europei sono completamente vaccinati”. Un traguardo raggiunto senza mai smettere di esportare, vuole sottolineare la presidente della Commissione fornendo qualche cifra: 700 milioni di dosi prodotte, 350 milioni di dosi esportate in 90 paesi.
    L’invito anche agli altri partner del G7 a mostrare apertura in questo senso, verso le esportazioni delle dosi in più. Si discuterà inoltre di come aumentare la capacità tecnologica e produttiva in Africa ma anche America Latina, spiega Michel. Secondo i due presidenti dell’UE, l’aumento della capacità produttiva è fondamentale non solo per affrontare il coronavirus, ma anche per prepararli alle prossime crisi e allo sviluppo di tecnologie adeguate per affrontarle. Non solo origine del virus, spazio anche per discutere di come meglio affrontare il futuro per le prossime crisi. I leader faranno un punto sul trattato per le future pandemie proposto dal presidente del Consiglio europeo e a cui per ora hanno aderito 60 Paesi, spiega Michel.

    Lotta globale alla pandemia, politica estera, cambiamento climatico e progressi sulla tassazione globale: queste le priorità dei leader di Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti e Unione Europea che si incontreranno dall’11 al 13 giugno in Cornovaglia