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    La commissaria Johansson è in Tunisia per spingere la cooperazione sulla migrazione e le riforme chieste dall’Fmi

    Bruxelles – La Commissione Europea torna in Tunisia, un mese dopo. La titolare per gli Affari interni, Ylva Johansson, è a Tunisi per una serie di incontri con i membri del governo per cercare di rafforzare la cooperazione su due temi principali: migrazione e stabilità socio-economica del Paese, con l’accento posto sul programma di riforme da accettare per sbloccare un finanziamento da 1,9 miliardi di dollari. Ma, a differenza di quanto anticipato a margine dell’ultimo Consiglio Europeo di marzo dalla stessa commissaria Johansson, si tratta di un viaggio in solitaria: nessun membro del governo italiano o di quello francese l’ha accompagnata a Tunisi.
    “La commissaria Johansson è in Tunisia, in una della serie di missioni nel Paese da parte della Commissione”, ha annunciato oggi (26 aprile) nel corso del punto quotidiano con la stampa europea la portavoce responsabile per gli Affari interni, Anitta Hipper, facendo riferimento anche a quella del commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, dello scorso 27 marzo. Interpellata dai giornalisti sull’assenza di ministri italiani e francesi, la portavoce dell’esecutivo comunitario non ha risposto nel merito, sottolineando invece che “la visita rafforzerà il partenariato strategico nell’ambito di un approccio Team Europe”. Da Roma invece i portavoce del ministro per gli Interni, Matteo Piantedosi (il più quotato insieme all’omologo francese, Gérald Darmanin), smentiscono impegni istituzionali del Viminale a Tunisi per oggi: “Non era previsto e non va, la commissaria rappresenta tutti gli Stati membri“, è il commento rilasciato a Eunews, con la precisazione che i contatti bilaterali tra il ministro e la Tunisia “sono costanti”.
    Per quanto riguarda l’agenda della commissaria Johansson, nel corso della visita incontrerà il ministro dell’Interno, Kamel Feki, degli Affari sociali, Malek Ezzah, e degli Affari Esteri, Nabil Ammar, con le discussioni che si concentreranno sulla “lotta congiunta al traffico di migranti per contribuire alla prevenzione della migrazione irregolare, ai rimpatri e alla reintegrazione, garantendo la protezione dei migranti più vulnerabili e la migrazione legale”, rende noto la Commissione Ue. Sul tavolo c’è l’intenzione di definire un partenariato operativo contro il traffico di esseri umani, con l’obiettivo di “prevenire le partenze e le perdite di vite umane e aumentare i rimpatri”, di fronte a un aumento di partenze irregolari – oltre 30 mila dall’inizio dell’anno – dal Paese nord-africano che sta affrontando una situazione economica disastrosa.
    La Tunisia tra crisi politica e prestiti dell’Fmi
    A questo proposito, la questione migratoria si lega strettamente alla crisi politica in Tunisia, legata all’autoritarismo crescente del presidente Kais Saied. Mentre da mesi sono in corso le repressioni delle manifestazioni popolari (che hanno portato pochi giorni fa all’arresto di Rached Ghannouchi, leader del principale partito di opposizione Ennahda, islamista e moderato), il 6 aprile Saied ha respinto le condizioni del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) per l’erogazione di un finanziamento da 1,9 miliardi di dollari. “Stiamo aspettando che la Tunisia chiuda l’accordo con l’Fmi per procedere con un potenziale ulteriore pacchetto di assistenza macro-finanziaria da parte dell’Ue“, ha confermato alla stampa la portavoce per i Partenariati internazionali, Ana Pisonero, il contenuto del non-paper fatto circolare tra i Ventisette la settimana scorsa. Il valore del pacchetto non è stato reso noto, ma è stato sottolineato con forza che l’accordo sul programma di riforme economiche e politiche richieste dal Fondo Monetario Internazionale è una “pre-condizione” per qualsiasi altro supporto oltre a quello bilaterale Ue-Tunisia.
    La stessa portavoce della Commissione ha ricordato che per il periodo 2021-2024 l’assistenza bilaterale prevista per Tunisi è di 600 milioni di euro e con tre priorità fondamentali: “Buona governance e Stato di diritto, stimolo alla crescita economica e rafforzamento della coesione sociale”. A oggi è stato già adottato un primo programma dal valore di 50 milioni per l’azione ambientale, un altro per mitigare le conseguenze della pandemia Covid-19 da 100 milioni di euro e infine un ultimo programma di supporto all’educazione e alla sicurezza alimentare.

    La titolare per gli Affari interni dell’esecutivo Ue incontrerà i membri del governo tunisino ma senza la ‘scorta’ italiana o francese (come annunciato). Pronto a un pacchetto di assistenza macro-finanziaria per Tunisi, se accetterà il piano di riforme del Fondo Monetario Internazionale

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    Tunisia, nel pieno della crisi politica scatenata dal presidente Saïed, l’UE predica calma: “Ripristinare stabilità istituzionale”

    Bruxelles – L’Unione Europea segue “con la massima attenzione” la situazione in Tunisia, dopo gli eventi che hanno portato domenica (25 luglio) alla rimozione del capo del governo e la sospensione dei lavori del Parlamento nazionale da parte del presidente della Repubblica, Kaïs Saïed.
    Attraverso una dichiarazione dell’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, l’UE ha espresso le proprie preoccupazioni senza sbilanciarsi – per il momento – su condanne o messaggi di sostegno: “Chiediamo il ripristino della stabilità istituzionale” e in particolare “la ripresa dell’attività parlamentare, il rispetto dei diritti fondamentali e l’astensione da ogni forma di violenza”.
    Quella che è a tutti gli effetti la più grave crisi politica nel Paese dalla rivoluzione del 2011 rappresenta anche il punto culminante di un duro scontro tra il presidente Saïed, eletto nell’ottobre 2019, e il governo guidato dal partito islamista moderato Ennahda: Hichem Mechichi è il terzo primo ministro destituito in poco più di un anno. La paralisi politica non sta aiutando a sbloccare le riforme necessarie per rilanciare un’economia stagnante, mentre la Tunisia si trova a fare i conti anche con le conseguenze economiche e sociali di una gestione disastrosa della pandemia COVID-19 (su 11,6 milioni di abitanti, 573 mila persone sono state contagiate e quasi 19 mila sono decedute, mentre solo il 10 per cento della popolazione è stato vaccinato).
    Dopo la mossa del presidente della Repubblica, il leader di Ennahda – e fino a domenica presidente del Parlamento – Rached Ghannouchi, ha chiamato i sostenitori a scendere nelle strade per difendere il governo democraticamente eletto da un “colpo di Stato”. Da parte sua, Saïed ha rivendicato l’esercizio dell’articolo 80 della Costituzione, che permette alla presidenza della Repubblica di “prendere misure eccezionali” in caso di “pericolo imminente che minaccia le istituzioni della nazione e il funzionamento regolare dei poteri pubblici”. Tuttavia, su questo punto ci sono diversi dubbi interpretativi, dal momento in cui dall’entrata in vigore della Carta (nel 2014) a oggi non è mai stata istituita la Corte Costituzionale, che dovrebbe autorizzare le “misure eccezionali” del presidente.
    Dopo aver silurato anche il ministro della Difesa, Brahim Berteji, e la ministra della Giustizia, Hasna Ben Slimane, il presidente Saïed ha voluto rassicurare i tunisini, rivolgendo un appello alla non-violenza e affermando che “lo Stato c’è, non ci saranno violazioni di diritti e libertà”. In realtà sembra più trattarsi di una comunicazione al Fondo monetario internazionale, con cui da giugno Tunisi sta trattando un nuovo piano di aiuti per evitare il default, e all’Unione Europea, che lo scorso 31 maggio ha approvato un’assistenza macro-finanziaria da 300 milioni di euro complessivi per affrontare la crisi post-COVID.
    Non è un caso se nella dichiarazione dell’alto rappresentante Borrell è stato ricordato il “notevole sostegno” alla Tunisia da parte dei Ventisette. Anche per questo motivo Bruxelles “segue con la massima attenzione gli sviluppi in Tunisia”, richiamando le “radici democratiche” del Paese, ma anche il “rispetto dello Stato di diritto, della Costituzione e del quadro legislativo”. Per Borrell “la salvaguardia della democrazia e la stabilità del Paese sono prioritarie“.
    Per il momento Bruxelles predica la calma e non si sbilancia oltre. Incalzata dalle domande dei giornalisti durante il punto quotidiano con la stampa, la portavoce per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Nabila Massrali, ha spiegato che “a questo stadio della crisi, è opportuno attenerci e non andare oltre il contenuto della dichiarazione” dell’alto rappresentante Borrell, che proprio nel pomeriggio di ieri “si è confrontato con il ministro degli Esteri tunisino, Othman Jerandi“.

    Dopo la rimozione del premier e la sospensione dei lavori del Parlamento per volontà del capo dello Stato, l’alto rappresentante Borrell ha avvertito che Bruxelles seguirà “con la massima attenzione” gli sviluppi nel Paese