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    La Finlandia sulla strada della NATO: “Non è vero che siamo neutrali. Ma serve una riflessione sui tempi dell’adesione”

    Bruxelles – Un processo che sembra apparentemente irreversibile. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, la Finlandia si sta spingendo sulla strada dell’adesione all’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (NATO), una decisione che sarebbe epocale, ancor più se accompagnata dall’allineamento anche della vicina Svezia, e che fino a due mesi fa non sembrava nemmeno lontanamente plausibile. Per la prima volta dal secondo dopoguerra a oggi Helsinki potrebbe abbandonare il tradizionale non allineamento militare, che emergerà con più certezza dal confronto tra le forze politiche attualmente in corso all’Eduskunta (il Parlamento monocamerale) sul rapporto strategico sulla sicurezza del Paese, presentato due settimane fa dall’esecutivo guidato da Sanna Marin.
    Un dibattito che si imposta su un cambiamento di percezione del pericolo russo e di priorità sulle questioni della difesa da parte dei cittadini finlandesi e sulle riflessioni sul breve e medio periodo da parte del mondo accademico. Come confermato a Eunews da Juha Jokela, direttore del programma di ricerca sull’Unione Europea al Finnish Institute of International Affairs, nel corso di un’intervista sul bivio presente per la storia del Paese e sugli scenari futuri di una possibile adesione della Finlandia – e della Svezia – sullo scacchiere geopolitico baltico ed europeo.
    Eunews: Dottor Jokela, che idea si è fatto della svolta finlandese sulla questione NATO?
    Jokela: “Prima di tutto bisogna puntualizzare che non è corretto parlare di neutralità della Finlandia, come leggo spesso sugli organi di informazione. Piuttosto possiamo dire che non siamo schierati militarmente, anche se ci siamo legati all’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord con una cooperazione rafforzata e da decenni va avanti la politica di approfondimento dei rapporti con i partner. La Finlandia ha sempre concepito l’opzione di aderire alla NATO, se lo scenario internazionale di sicurezza fosse cambiato. E ora, dopo l’invasione russa dell’Ucraina, vediamo chiaramente questa possibilità, ecco perché è possibile affrontare questo discorso a livello di dibattito pubblico nazionale”.
    E: A proposito, come viene percepita dalla popolazione questa possibile scelta?
    J: “Quello a cui stiamo assistendo è un vero cambiamento di posizione proprio a partire dalla popolazione finlandese, tra il prima e il dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Normalmente il supporto nei confronti della NATO si attestava attorno al 20 per cento dei cittadini, ma, secondo quanto emerge dai sondaggi, dopo due giorni dall’invasione russa è salito al 50 e ora è tra il 60 e il 70 per cento. La popolazione si sta interrogando ed esprimendo sulla questione, adesso è arrivato il momento della scelta della sfera politica, a livello governativo, parlamentare e presidenziale”.
    E: Proprio ora al Parlamento è in corso il dibattito tra le forze politiche. Cosa si aspetta ne possa emergere?
    J: “L’unica potenziale discussione non è tanto se aderire alla NATO, quanto piuttosto se questo processo si stia sviluppando troppo rapidamente. Dobbiamo considerare seriamente le conseguenze sul piano della sicurezza, i pro e i contro di questa scelta sugli affari esteri del Paese. Il dibattito in Parlamento è stato voluto dall’esecutivo stesso per avere l’appoggio del potere legislativo sulla scelta, il white paper del governo non offre nessun suggerimento sulla politica da adottare proprio perché chiede una riflessione aperta tra partiti e deputati. Penso che un accordo sull’opinione del Parlamento sia una questione di settimane, non di mesi, e poi sarà affidata la decisione finale al governo e al presidente”.
    Da sinistra: la prima ministra della Svezia, Magdalena Andersson, e della Finlandia, Sanna Marin (Stoccolma, 13 aprile 2022)
    E: In caso di richiesta di adesione alla NATO da parte della Finlandia, quanto è probabile che la Svezia faccia altrettanto?
    J: “È evidente che la tensione militare in atto, iniziata già nel 2014, ha cambiato gli scenari di sicurezza per tutta la penisola scandinava. In questo periodo si sono strette le relazioni bilaterali tra Svezia e Finlandia in materia di difesa, con una cooperazione intensa anche sulla questione NATO. Proprio per il forte legame che si è creato, i due Paesi hanno canali diplomatici diretti per evitare che un cambiamento improvviso di posizioni di un partner vada a destabilizzare l’altro. Basti solo ricordare che quando a inizio marzo il presidente della Finlandia, Sauli Niinistö, è stato ospite dell’omologo statunitense, Joe Biden, durante l’incontro c’è stata una telefonata anche con la prima ministra svedese, Magdalena Andersson. Questa relazione riflette l’importanza strategica della stabilità nel Baltico, che ha un impatto anche su quella della regione artica, e nonostante Finlandia e Svezia stiano pensando alle proprie questioni di sicurezza nazionale, la loro decisione avrà un impatto significativo sullo scacchiere di tutta l’Europa”.
    E: È preoccupato per una possibile reazione dura da parte della Russia? Cosa rischiano Finlandia ed Europa?
    J: “Da un certo punto di vista, Helsinki è preparata per una minaccia militare diretta, già vediamo movimenti di truppe russe lungo il confine con la Finlandia, lungo 1.340 chilometri. Ma siamo più preoccupati per l’area grigia di un conflitto che contempli minacce ibride, come gli attacchi informatici, o l’invio forzato di persone ai confini. Evidentemente, ci sono implicazioni dirette su una possibile escalation di tensione con la Russia, ma l’eventuale decisione di aderire alla NATO è uno strumento legittimo di cooperazione con gli alleati transatlantici contro l’approccio aggressivo della Russia. Perché se è vero che non siamo neutrali, ma solo militarmente non schierati e già radicati nell’Alleanza, non va nemmeno dimenticato che nel caso di aggressione esterna per noi non si applica l’articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico. Quello che afferma che un attacco contro un alleato è un attacco contro ogni componente dell’Alleanza”.

    Intervista a Juha Jokela, direttore del programma di ricerca sull’UE al Finnish Institute of International Affairs. “Stiamo assistendo a un cambiamento di posizione a partire dai cittadini. Ma la politica deve considerare seriamente le conseguenze sul piano della sicurezza del Paese”

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    La svolta militarista in Scandinavia: la minaccia russa spinge le neutrali Svezia e Finlandia verso l’adesione alla NATO

    Bruxelles – Forse solo Vladimir Putin poteva riuscire nell’impresa di spingere Svezia e Finlandia sulla strada dell’adesione all’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (NATO). L’aggressione militare della Russia ai danni dell’Ucraina ha provocato uno tsunami politico nei due Paesi, che per la prima volta dal secondo dopoguerra a oggi sono pronti ad abbandonare la tradizionale neutralità per confluire sotto l’ombrello di assistenza militare reciproca garantito dall’Alleanza.
    Da sinistra: la prima ministra della Svezia, Magdalena Andersson, e della Finlandia, Sanna Marin (Stoccolma, 13 aprile 2022)
    “La Finlandia deciderà entro poche settimane“, ha annunciato oggi (mercoledì 13 aprile) la premier, Sanna Marin, durante la conferenza stampa congiunta con l’omologa svedese, Magdalena Andersson, a Stoccolma. Proprio oggi è stato pubblicato il rapporto strategico sulla sicurezza della Finlandia – preambolo della posizione a favore dell’ingresso nella NATO – che il governo ha presentato all’Eduskunta (il Parlamento monocamerale) per il confronto tra forze politiche. Se emergerà una chiara maggioranza a favore dell’adesione all’Alleanza, Helsinki potrebbe presentare domanda già entro la metà di maggio, per ambire all’adesione un mese dopo, durante Summit di Madrid (29-30 giugno).
    Ma il governo Marin spinge perché la strada dell’ingresso nella NATO della Finlandia sia condivisa con le stesse tempistiche anche dalla Svezia. A inizio settimana, il ministro degli Esteri finlandese, Pekka Haavisto, aveva sottolineato a margine del Consiglio Affari Esteri a Lussemburgo che “è importante che Stoccolma segua un processo simile“, anche grazie al “continuo scambio di informazioni” che rende più probabile “prendere decisioni condivise nello stesso momento”. Nel corso della conferenza stampa di oggi a Stoccolma, la premier Andersson ha mostrato evidenti segnali di apertura: nonostante sia necessario “soppesare con molta attenzione tutti i pro e i contro”, la leader dell’esecutivo svedese ha sottolineato che “non vedo alcun motivo per rinviare la decisione“. In ogni caso, la premier ha confermato che “per la Svezia sarà importante la scelta della Finlandia sulla NATO: un cambio di rotta ovviamente ci influenzerà”.
    Finlandia e Svezia hanno perseguito per decenni le proprie politiche di non allineamento militare e fino allo scoppio della guerra in Ucraina sembrava tutt’altro che verosimile che potessero metterle in discussione. Solo sette settimane fa la possibilità di adesione alla NATO non era nemmeno in discussione, nonostante i due Paesi siano strettamente coinvolti in qualità di partner nel confronto sulla sicurezza dell’Alleanza. L’aggressione militare del Cremlino alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina ha fatto cambiare idea all’opinione pubblica finlandese e svedese, che ora sembra propendere verso l’integrazione nella NATO. La Finlandia condivide con la Russia un confine lungo 1.340 chilometri e nella sua storia ha già subito un’invasione (nel 1939), mentre le tensioni tra Mosca e Stoccolma si sono acuite negli ultimi anni, in particolare per le manovre militari del Cremlino nel Mar Baltico, attorno all’isola di Gotland (a metà strada tra la capitale svedese e l’enclave russa di Kaliningrad).
    Da Mosca sono già arrivate minacce all’indirizzo dei due Paesi scandinavi. “La NATO non è un’Alleanza che fornisce pace e un’ulteriore espansione non porterà più stabilità nel continente europeo“, ha avvertito in modo sibillino il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, facendo presagire “conseguenze” in caso di adesione da parte di Svezia e Finlandia. È opportuno sottolineare che un’eventuale decisione in questo senso – come per qualsiasi altro Paese libero e sovrano anche nelle scelte sulla propria sicurezza nazionale – sarà discussa nelle opportune sedi istituzionali e potrebbe anche passare da un referendum popolare (non obbligatorio né vincolante).
    Alla riunione del Consiglio Atlantico di una settimana fa, il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha ribadito che l’Alleanza accoglierebbe a braccia aperte Svezia e Finlandia se decidessero di trasformare la propria cooperazione rafforzata in un’adesione formale: “Spetta a loro decidere, naturalmente. Ma se fanno domanda, mi aspetto che i 30 alleati li accetteranno“.

    L’aggressione dell’Ucraina sta avendo un effetto non calcolato da parte del Cremlino: per la prima volta i due Paesi potrebbero decidere di iniziare il processo per entrare nell’Alleanza Atlantica. Lo hanno confermato le rispettive prime ministre, Magdalena Andersson e Sanna Marin

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    Finlandia e Svezia nella NATO? “Decidono loro, e certo la Russia non ha potere di veto”, dice l’ambasciatrice USA

    Bruxelles – L’Alleanza atlantica attende a braccia aperte Finlandia e Svezia. L’ha spiegato la rappresentante permanente USA presso la NATO durante un’intervista ZOOM questo pomeriggio.
    “La politica delle porte aperte resta aperta”, ha detto l’ambasciatrice Julianne Smith, aggiungendo che il presidente russo Vladimir Putin “ha fatto di tutto” perché altri Paesi chiedano di aderire all’Allenza. “Sia chiaro a Mosca che questa politica (delle porte aperte, ndr) resta in piedi – ha ammonito Smith – e su questo c’è grande unità tra tutti noi membri, mentre la Russia non ha un potere di veto”.
    L’ambasciatriche ha spiegato che “Finlandia e Svezia decideranno loro cosa fare, ma se decideranno per una richiesta di adesione daremo loro il benvenuto, anche perché abbiamo già fortissimi rapporti, c’è da tempo grande collaborazione, già da anni facciamo esercitazioni insieme”.

    “Abbiamo già fortissimi rapporti, c’è da tempo grande collaborazione, già da anni facciamo esercitazioni insieme”

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    L’UE punta all’Artico: transizione verde, libertà di navigazione e materie prime

    Bruxelles – La Commissione europea ha pubblicato una comunicazione congiunta per indirizzare l’azione dell’Unione nella regione dell’Artico. Il documento, dal titolo Un coinvolgimento maggiore dell’UE per un Artico pacifico, sostenibile e prospero, analizza gli interessi dei Paesi membri nel teatro polare e getta le basi per rispondere alle sfide incipienti.
    L’impegno dell’UE per un Artico verde
    La regione negli ultimi anni ha visto sia l’aumento della competizione geopolitica tra grandi potenze che gli effetti più drastici del riscaldamento globale. Come ha ricordato il Commissario europeo per l’ambiente Virginijus Sinkevičius “la regione dell’Artico si sta scaldando tre volte più velocemente del resto del pianeta”.
    Un fenomeno che influisce sull’andamento globale del clima e minaccia la corrente del Golfo, con effetti potenzialmente disastrosi per tutti i Paesi del Nord Atlantico. Gli indirizzi della Commissione muovono proprio dall’aspetto climatico. Diminuire le emissioni e porre un freno all’estrazione di gas e petrolio è una necessità impellente per la salute del Pianeta e degli abitanti della regione. Come ha ricordato sempre Sinkevičius, sono centinaia di migliaia gli Europei che vivono nelle vicinanza del Polo e di otto Stati considerati pienamente artici ben tre fanno parte dell’Unione europea (Svezia, Danimarca, Finlandia).
    A completare l’impegno ecologico dell’Unione sarà il progetto per la riduzione delle microplastiche (30 per cento entro il 2030) e il contrasto alla pesca smodata, che minaccia di intaccare i ricchi bacini ittici del Polo.
    Salvare l’approccio cooperativo nell’Artico
    Le relazioni tra potenze nell’Artico sono tradizionalmente contraddistinte da un maggiore grado di cooperazione rispetto al resto dei teatri “caldi”. La Commissione intende impegnarsi perché questa tendenza sopravviva all’inasprirsi delle condizioni del sistema internazionale. Di qui la preoccupazione per i tentativi di cinesi di installarsi nell’area e per l’intesa militarizzazione condotta dalla Federazione Russa.
    Il documento promuove la cooperazione multilaterale nell’Artico, con il potenziamento di strumenti come la Northern Dimension, l’accordo per lo sviluppo logistico e la tutela degli abitanti dei Poli tra UE, Russia, Norvegia e Islanda. I partenariati per la ricerca scientifica, numerosi da sempre trai ghiacci anche con potenze che altrove sono “ostili”, vengono individuati come vettore privilegiato della cooperazione.
    La comunicazione precisa che il partner principale per la sicurezza resta la NATO e che la cooperazione deve sempre essere orientata al rispetto della convenzione UNCLOS sul diritto del mare, dunque sul riconoscimento delle zone economiche esclusive e della sovranità degli spazi marittimi. Per aumentare il proprio coinvolgimento e monitorare la situazione la Commissione ha promesso di stabilire il suo primo ufficio in Groenlandia, presso la citta di Nuuk.
    Di particolare rilevanza geopolitica è la volontà di avviare un piano sostenibile di sfruttamento delle materie prime di cui la regione è ricca. Nello specifico la comunicazione fa riferimento alle terre rare (RE) e alla necessità di assicurare un approvvigionamento che non dipenda da “uno o pochi Paesi fornitori”, con esplicito riferimento alla Repubblica popolare cinese, da cui l’UE acquista il 98% delle RE.

    La Commissione europea ha rilasciato una comunicazione congiunta a Parlamento e Consiglio per indirizzare l’azione comunitaria nell’Artico. Insieme alla promozione di un approccio competitivo con le altre potenze, la Commissione vuole portare avanti le battaglie per la libertà di navigazione, lo scioglimento dei ghiacciai e l’inquinamento