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    Le sanzioni UE non fermano il commercio della Bielorussia: nel 2021 aumentate le importazioni dei Paesi baltici

    Bruxelles – Sono stati tra i Paesi UE che hanno fatto avanzare la linea più dura nei confronti della Bielorussia di Alexander Lukashenko, ma alla prova del nove i Baltici hanno dimostrato di avere non poche difficoltà a rispettare nei fatti le proprie politiche aggressive. Nei primi dieci mesi del 2021 in Estonia, Lettonia e Lituania le importazioni dalla Bielorussia hanno toccato livelli record, nonostante le dure sanzioni economiche imposte da Bruxelles contro Minsk a giugno.
    Analizzando le statistiche degli Istituti nazionali di ricerca dei tre Paesi baltici, è facile osservare come le relazioni commerciali con la Bielorussia si siano cementate, anziché essere scoraggiate dai rapporti lacerati tra l’Unione Europea e il regime di Lukashenko. Con 522 milioni di euro complessivi, le importazioni dell’Estonia sono più che raddoppiate rispetto all’anno precedente (221 milioni) e anche nei mesi di crisi più acuta – tra maggio e ottobre – la media mensile non è mai scesa sotto i 50 milioni di euro. Discorso simile può essere fatto per la Lettonia, che ha registrato importazioni per 406,5 milioni di euro, il livello più alto negli ultimi 10 anni (nel 2020 si era fermato a 298,5). Ancora più esemplificativo il caso della Lituania, il Paese che per primo ha adottato dure misure per opporsi alla “guerra ibrida” di Lukashenko: nel 2021 le importazioni commerciali hanno toccato il miliardo di euro (erano 830 milioni nel 2020).
    Questi forti aumenti rivelano la complessità in termini economici per i Paesi baltici nel trovare un equilibrio con la retorica aggressiva adottata in politica estera. La Bielorussia è e rimane un importante partner commerciale per questa regione, anche considerato il flusso di merci in arrivo dall’Asia e che vi transita prima di arrivare in Europa Occidentale. Le importazioni da Minsk includono prodotti dell’industria del legno, dei fertilizzanti e del settore del petrolio, quest’ultimo nella lista delle misure restrittive UE e statunitensi.
    Dopo aver negato a dicembre qualsiasi violazione delle sanzioni, il governo estone rischia ora di farsi travolgere dalle polemiche per la crescita di un commercio che evidentemente non riguarda solo “merci di transito” attraverso il Paese. Anche il ministero degli Esteri lettone ha assicurato che gli affari commerciali stanno avvenendo nel rispetto del regime di sanzioni. Ma il rischio è quello di dover affrontare la stessa bufera che si è scatenata poche settimane fa a Vilnius, quando sia il ministro lituano degli Esteri, Gabrielius Landsbergis, sia quello dei Trasporti, Marius Skuodis, hanno presentato le dimissioni (poi respinte) a causa delle rivelazioni sul trasporto mai cessato del potassio bielorusso sottoposto alle sanzioni di Bruxelles sulla rete ferroviaria nazionale.

    Nonostante le posizioni aggressive in politica estera contro il regime di Alexander Lukashenko, nel 2021 si è registrato un forte aumento delle esportazioni da Minsk in direzione Lituania, Estonia e Lettonia

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    La Svizzera abbandona i negoziati per rinnovare le intese con l’Unione europea

    Bruxelles – In pratica sembra essere una questione di ciliegie: la Svizzera vorrebbe scegliere quali cogliere, invece si ritroverà lì a vederle cadere marce.
    Questo pomeriggio (26 maggio) il Consiglio Federale della Confederazione elvetica ha deciso di rompere le trattative con l’Unione europea che erano tese (da sette anni) a trovare un’intesa su un “Accordo istituzionale” che adeguasse “dinamicamente” gli accordi tra le due parti per l’accesso al Mercato Unico europeo, che attualmente sono invece cristallizzati in un centinaio di intese nate tra 50 e 20 anni fa, e che dunque stanno rapidamente invecchiando.
    Le ciliegie, dicevamo. Un noto detto britannico definisce come “cherry piking” il tentativo di fare un accordo nel quale si tenta di prendere solo le cose più convenienti per la propria parte. Di questo l’Unione europea accusa la Svizzera, che dopo sette anni di negoziati ha bloccato la trattativa su tre temi: gli aiuti di Stato, la libera circolazione delle persone, protezione dei salari. “I colloqui hanno consentito di migliorare la comprensione reciproca delle rispettive posizioni, che sono tuttavia rimaste distanti in termini di contenuto”, è scritto nella nota del Consiglio Federale nella quale si annuncia la rottura delle trattative, auspicando comunque una generica “ripresa del dialogo”.
    E qui vengono le ciliegie marce. La Commissione non ha potuto che “prendere atto” della decisione svizzera, ma un alta fonte brussellese coinvolta nel negoziato ha spiegato che già da oggi ci saranno forti problemi per la Confederazione, poiché le intese bilaterali sono appunto vecchie “e ci saranno problemi immediati, come ad esempio sui dispositivi medici, che fino ad oggi la Svizzera poteva esportare nell’Unione con un trattamento di assoluto favore, poiché bastava la certificazione loro per poterli mettere in commercio. Da oggi sono entrate in vigore le nuove regole sulla commercializzazione di questi prodotti nel Mercato Unico, e la Confederazione semplicemente non potrà più esportare verso i 27 con le vecchie norme. Altri problemi immediati – ha continuato la fonte – ci saranno nel settore agricolo, ed anche sul tema della protezione dei dati da oggi dovremo avre un occhio diverso”.
    Perché qui era un po’ il cuore della proposta dell’Unione: arrivare ad un allineamento “dinamico” delle regole, che permettesse agli accordi vecchi di decenni di procedere al passo con le nuove regole che nel tempo l’Unione si darà.
    Anche per la Svizzera, come fu per la Gran Bretagna c’è poi un problema sulla competenza della Corte di Giustizia UE a giudicare su questa materia, “ma per noi non è una scelta – sottolinea la fonte – la Corte europea è l’unica che può giudicare sulle norme europee, è un obbligo legale dal quale non possiamo prescindere”.
    Con questa decisione di Berna resta dunque ferma anche la collaborazione nella ricerca, anche perché dal 2013 la Svizzera non paga più le sue quote per la politica di coesione “e dunque nessuna collaborazione è possibile – spiega la fonte -. Nel Bilancio pluriennale dell’Unione avevamo previsito dei capitoli di spesa su questo, ma senza un Accordo istituzionale come pre-requisito tutto è bloccato”.
    Ora l’Unione rifletterà sul da farsi, ma certo, spiegano alla Commissione “se non si arriverà ad una nuova intesa la Svizzera non avrà nuovi accessi al Mercato interno UE, mentre nel frattempo i vecchi accordi si indeboliranno, perché noi evolviamo”.
    Du questa situazione sfavorevole alla Confederazione sembrano coscienti i Cantoni, che in una nota congiunta affermano di aver “sempre sostenuto la necessità di un accordo con l’UE come garanzia di una relazione duratura e stabile con il nostro vicino diretto e partner economico più importante”. Secondo i governi cantonali l’approccio bilaterale deve continuare ad essere perseguito anche se i negoziati sono falliti, e “le conseguenze di questo fallimento e le questioni in sospeso nelle relazioni con l’UE dovrebbero venir chiarite il più presto possibile”. Anche l’organizzazione Economiesuisse (che rappresenta più di 100.000 aziende) non è felice di questo stop: “Spetta ora al Consiglio federale stabilizzare il percorso bilaterale e minimizzare i danni”, si legge in una nota, nella quale sottoolinea che la via bilaterale “deve quindi rimanere l’obiettivo prioritario della politica economica estera elvetica. A tal fine, dopo il fallimento dell’accordo istituzionale, in una prima fase è necessario stabilizzare gli accordi esistenti e minimizzare i danni”.

    Berna non è soddisfatta delle proposte su aiuti di Stato, la libera circolazione delle persone, protezione dei salari. “Senza una nuova intesa la Confederazione non avrà nuovi accessi al Mercato interno UE, mentre nel frattempo i vecchi accordi si indeboliranno”

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    Commercio con la Cina, Okonjo-Iweala (WTO) a Dombrovskis: “Servono più tavoli di discussione”

    Bruxelles – Nei rapporti commerciali con la Cina, la lezione alla Commissione europea arriva direttamente dalla direttrice dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) Ngozi Okonjo-Iweala. Per convincere Pechino a commerciare alle stesse condizioni con cui lo fanno le economie di libero mercato serve un approccio costruito “in maniera adeguata”, che le dimostri soprattutto “di non essere presa di mira”. Altrimenti “quello che si ottiene dalla Cina sono solo le resistenze”.
    Un messaggio chiaro, quello giunto alle orecchie del vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis durante un evento dedicato alle politiche commerciali dell’Unione Europea, e rivolto mentre in un confronto si parlava di come affrontare il problema degli ingenti sussidi dal governo cinese alle imprese nazionali, colpevoli di distorcere la concorrenza internazionale e di limitare l’accesso ai mercati. “Comprendo come gli altri membri della WTO siano preoccupati di come questo possa creare una disparità di condizioni”, ha continuato Okonjo-Iweala. “Ma questioni del genere rimarcano quanto sia necessario aprire tavoli di discussione, solo così la Cina potrà rendersi conto dell’impatto negativo delle sue politiche commerciali”. La parola d’ordine è quindi “coinvolgere la Cina” e farlo senza usare l’Organizzazione Mondiale del Commercio “come arma con il secondo fine di risolvere problemi politici”, ha esplicitamente affermato l’economista nigeriana.
    Ma Dombrovskis ha lasciato intendere di non voler abbandonare un approccio difensivo. “Le relazioni con la Cina sono sbilanciate”, ha detto il commissario spiegando come questo abbia giustificato la stipulazione dell’ultimo accordo commerciale con Pechino firmato a fine 2020. L’UE vuole difendersi per eventuali violazioni degli accordi e soprattutto vuole considerare le trattative con il governo di Xi Jinping “nell’ambito del più ampio sistema di relazioni con la Cina”, ha detto riferendosi alle ultime schermaglie in tema di sanzioni registratesi tra Bruxelles e Pechino. Insieme al multilateralismo, però, l’Unione Europea non ha intenzione di rinunciare alla carta interna per proteggere i propri interessi (attualmente si sta mettendo mano al regolamento UE di applicazione delle norme commerciali).
    È ancora all’UE che Okonjo-Iweala si rivolge quando lamenta che “il nazionalismo dei vaccini non funziona”. La numero uno della WTO ha ringraziato la Cina, l’India e l’UE stessa per gli sforzi fatti nell’esportare una buona parte delle dosi prodotte sui loro territori, ma si è detta anche “profondamente dispiaciuta” del meccanismo istituito a livello europeo per controllare le esportazioni di vaccini al fine di salvaguardare i contratti firmati con le cause farmaceutiche. “Capiamo la scelta politica ma dobbiamo dire ai cittadini che è nel loro interesse condividere che i Paesi a basso reddito non aspettino per troppo tempo in fila per accedere ai vaccini”, ha continuato Okonjo-Iweala lanciando un appello a Gran Bretagna e Stati Uniti, che invece hanno destinato alla somministrazione interna quasi la totalità delle dosi prodotte sui loro territori. Secca la risposta di Dombrovskis: “L’Unione Europea sta rispettando i suoi impegni internazionali e attualmente è il primo esportatore di vaccini al mondo, ma dobbiamo assicurarci che i nostri contratti vengano rispettati”.
    C’è invece sintonia tra i due sul tema della sospensione dei brevetti sui vaccini scelta che permetterebbe a tutti di accedere con più facilità al know-how necessario per la produzione del siero anti COVID. “L’obbligo per le aziende farmaceutiche di cedere le loro licenze, reso possibile dalle deroghe all’accordo internazionale sulla proprietà intellettuale TRIPs, deve essere accompagnato da un aumento della capacità produttiva nelle aree dove si vuole intervenire”, ha affermato Okonjo-Iweala. L’obiettivo però è anche quello di assicurarsi che una mossa simile “non disincentivi la produzione dei vaccini che servono per il futuro”.
    Dombrovskis ha infine dedicato un’ultima osservazione all’accordo commerciale con la Gran Bretagna sulla Brexit. “È sicuramente una soluzione migliore rispetto a un ‘no deal’, ma non abbiamo ancora visto gli effetti a lungo termine”, ha commentato. “Lo scambio di beni e servizi non sarà più senza intoppi come lo era con la Gran Bretagna nell’unione doganale e imprese e consumatori dovranno imparare a orientarsi con le nuove procedure e con i nuovi costi”.

    L’Unione Europea cerca da tempo un accordo con Pechino per convincerla ad allinearsi alle normative occidentali in materia di aiuti di Stato. Tra i temi toccati nel confronto con la direttrice generale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio anche la sospensione dei brevetti sui vaccini

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    Boeing-Airbus, Ue verso 4 miliardi di dazi sulle importazioni Usa

    RebHarmsThey won‘t give up until former President leaves: Uchodi Lukashenka! #StandWithBelarus #Belarus https://t.co/J3G6Lj0RnS

    EPPGroupThe people of #Belarus continue their peaceful protest and are met with consistent brutality by the #Lukashenko reg… https://t.co/yytTKBk26o

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    nomfupRT @nytimes: Dan Quayle, a Republican who was vice president to President George H.W. Bush when their ticket lost to Bill Clinton in 1992,…

    nomfupNel frattempo, in un universo parallelo https://t.co/3QmNFak9qO

    FedericaMogRT @camanpour: Former EU Foreign Policy Chief @FedericaMog says she has been saddened to see the US “denying so many of its fundamental val…

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    EP_PresidentIf COVID-19 has taught us one thing, it’s that we need to strengthen European democracy. The Conference on the Futu… https://t.co/p6DXSP3tXz

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    ecrgroupECR MEP Jadwiga Wiśniewska: “We support all measures aimed at protecting the Union’s budget, but they must be legal… https://t.co/5er2wtGGs3

    JosepBorrellFWe often say ‘Europe comes out of the crisis stronger’. To this end, we need to be mobilised on all fronts and EU D… https://t.co/3Kkm1rr2o8

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    nomfupRT @nytopinion: The competitiveness of the Trump coalition, the fact that his party came through the election in better-than-expected shape…

    EPPGroupIt’s what we have been saying for weeks. @eucopresident agrees with us that there can be no impunity for those glor… https://t.co/pReP9DIBKI

    nomfupEmpatia si sta rucolizzando, siamo già nei paraggi della resilienza

    ansaeuropaCoinvolgere le regioni di confine dotandole di risorse specifiche e procedure accelerate, concludere i negoziati pe… https://t.co/qXz4DP80Rk

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    La Cambogia non rispetta i diritti umani, l’UE mette i dazi su parte delle importazioni

    MarcoPiantiniHome. https://t.co/PU8Z5Rns3G

    SyedKamallRT @iealondon: ? Who was Lord Acton? ? ✅ Catholic historian. ✅ Politician. Find out more with @SyedKamall and Clemens Schneider, Director…

    luigidimaioDavanti a centinaia di morti e migliaia di feriti non possiamo far finta di nulla. Altri aiuti per il #Libano, per… https://t.co/wPBP3b7KkL

    CSpillmannRT @olliecarroll: You might be tempted to ask what is wrong with these people. This awful footage is from Baranovichi, near Brest in wester…

    CSpillmannRT @JulianRoepcke: Armed with baseball clubs and dressed with civilian clothes, a pro-Lukaschenko militia, beat and captured a civilian on…

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    Ansip_EURT @JoeBiden: As the daughter of Jamaican and Indian immigrants, @KamalaHarris grew up believing in the promise of America because she saw…

    CSpillmannRT @GitanasNauseda: My official proposal to ?? authorities: ✔️Urgent de-escalation of situation. Don‘t use force against your nation! ✔️Re…

    CSpillmannRT @BeniusisV: #Belarus’s EU neighbours #Lithuania, Poland and Latvia discuss mediation plan outlined in #Vilnius: Lukashenko would have to…

    OECD? “In order to avoid a ‘#lockdown generation’ of young people, governments around the world need to take urgent, de… https://t.co/M7zqkS4zAK

    CSpillmannRT @quatremer: @vincentdevroey En voiture avec la clim à fond la caisse! @rudivervoort a enfin résolu le problème des vélos à Bruxelles! @S…

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    sandrogoziConstruire une Europe politique à travers le #RecoveryPlan et sur un trépieds #France #Italie #Allemagne L’analyse… https://t.co/u2twFI9Xc6

    nomfupRT @Phil_Lewis_: Reps. ⁦@IlhanMN⁩, ⁦@RashidaTlaib⁩, ⁦@AyannaPressley⁩ and ⁦@AOC⁩ are virtually certain to head back to Congress. And new al…

    nomfupRT @AOC: I want folks to recognize how big of a triumph @IlhanMN’s victory represents. Tens of millions in big money was targeted to unsea…

    RebHarmsHier?@selcuksalih Die tapferen Frauen. Wie so oft auch in Istanbul! https://t.co/Xd35IynKkm

    RebHarmsRT @MaximEristavi: Будущее Беларуси – женское.

    US2EURT @USEmbassyTirana: Happy #InternationalYouthDay! Through the power of exchanges, today’s youth are gaining the experience and skills need…

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    Dall’UE altri 170 milioni di euro all’Etiopia per promuovere riforme e sviluppo

    RT : Productive mtg _Gurria with prospective President of Parliamentary Assembly of Council of Europe & Ctte of Minister… Nell’intervento al ho espresso l’importanza di investire in un sistema competitivo, che in… Mattinata importante al , insieme a e Grande momento di… 🇪🇺🇰🇬 Check the main results of today’s EU- Cooperation Council: RT : Thousands […]