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    Bruxelles presenta il Patto per il Mediterraneo, von der Leyen: “È una chiara offerta ai nostri vicini”

    Bruxelles – La Commissione europea ha presentato oggi (16 ottobre) una strategia per il Mediterraneo, anticamera di uno “spazio mediterraneo comune” tra l’Unione e i 10 partner meridionali. L’obiettivo di una “progressiva integrazione”, indicato da Ursula von der Leyen, rimane piuttosto lontano. Per ora, l’embrione di tale spazio, va forse cercato nell’idea di facilitare i rilasci dei visti e la mobilità tra le due sponde del Mediterraneo, soprattutto per giovani e studenti.Il Patto è rivolto ai 10 partner affacciati sul Mediterraneo: Marocco, Tunisia, Algeria, Libia, Egitto, Israele, Palestina, Giordania, Libano e Siria. Prosegue il lavoro cominciato nel 2021 con l’Agenda per il Mediterraneo, ma con una nuova “metodologia”, ha affermato Dubravka Šuica, la commissaria europea a cui von der Leyen ha affidato un nuovo portafoglio dedicato unicamente all’area mediterranea. “Stiamo creando un partenariato tra pari”, ha assicurato Šuica, basato – si legge nella nota dell’esecutivo Ue – sui principi di “comproprietà, co-creazione e responsabilità congiunta“.Il Patto è il primo risultato di un anno di consultazioni con i governi dei 10 Paesi partner, con le istituzioni europee, diverse agenzie e organizzazioni internazionali e “un’ampia gamma” di componenti della società civile nel vicinato meridionale. Il mese prossimo, in occasione del trentesimo anniversario del processo di Barcellona che diede i natali al partenariato Euromediterraneo, sarà sottoposto all’approvazione di Stati membri e dei partner coinvolti. A quel punto, nel primo trimestre dell’anno prossimo, la Commissione europea dovrebbe partorire un piano d’azione specifico, che indicherà i Paesi a bordo e le parti interessati per ciascun progetto.La parola chiave è “flessibilità”, ha dichiarato Šuica, spiegando che “coloro che sono pronti ad aderire al patto e al piano d’azione che verrà sono i benvenuti” e che “gli altri verranno dopo”. Il patto è aperto anche alla collaborazione con partner al di fuori dell’area: Paesi del Golfo, Africa subsahariana, i Balcani occidentali e la Turchia. Il rafforzamento della cooperazione tra l’Ue, il Medio oriente, il Nord Africa e la regione del Golfo “è uno degli obiettivi principali del patto”, precisa la Commissione.La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen (foto: Lukasz Kobus/Commissione europea)Finora, non è molto di più di una dichiarazione di intenti, fondata su tre pilastri: le persone e la mobilità, l’integrazione e la sostenibilità economica, la sicurezza e la gestione della migrazione. “L’obiettivo è creare vantaggi reciproci“, mette in chiaro Bruxelles. “Oggi facciamo un’offerta chiara ai nostri vicini”, ha affermato von der Leyen, consapevole che nel Mediterraneo si gioca un’importante partita geopolitica e che l’Unione, nonostante la vicinanza geografica, rischia di rimanere ai margini. Come dimostrato anche dal conflitto tra Israele e Hamas e dall’esclusione dell’Ue dai negoziati per un processo di pace.Von der Leyen ha parlato di “oltre 100 idee e azioni concrete”. Dalla creazione di un’università del Mediterraneo – idea che già di Romano Prodi, quando guidava l’esecutivo comunitario – al “collegamento delle nostre istituzioni culturali e delle nostre società civili”, dalla “costruzione di fabbriche di Intelligenza artificiale in tutto il Mediterraneo” a “una nuova iniziativa per le start-up mediterranee”.E poi, la gestione della migrazione, più che mai cruccio dell’attuale Commissione europea. “Da parte europea, mobiliteremo i nostri strumenti finanziari – ha messo sul piatto von der Leyen – e, cosa fondamentale, faremo tutto il possibile per mobilitare gli investimenti privati”.Se da un lato l’Ue chiede cooperazione nel limitare sempre di più gli attraversamenti del Mediterraneo da parte di persone migranti che puntano all’Europa, dall’altra apre ad “ampliare le partnership per i talenti con il Marocco, la Tunisia e l’Egitto” e a “facilitare il rilascio dei visti, in particolare per gli studenti“, ha annunciato Šuica, sottolineando che “se i giovani voglio venire, ci sono percorsi legali”.Bruxelles vuole mettere in cantiere anche “azioni” relative alla modernizzazione delle relazioni commerciali e di investimento, alla promozione dell’energia e delle tecnologie pulite, alla resilienza idrica, all’economia blu e all’agricoltura, alla connettività digitale e dei trasporti, nonché alla creazione di posti di lavoro. Tra gli obiettivi c’è il supporto per decarbonizzare la regione, allineando a poco a poco standard e regole ambientali su quelle del blocco. Tutto questo, attraverso i 42 miliardi di euro per il Mediterraneo che la Commissione europea vuole mettere a bilancio dal 2028 al 2034, il doppio rispetto alle risorse attuali.

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    A due anni dal 7 ottobre l’Europa ricorda le vittime israeliane. Ma non tutti condannano il genocidio dei palestinesi

    Bruxelles – Col resto del mondo, l’Europa ricorda oggi (7 ottobre) il secondo anniversario degli attacchi di Hamas contro Israele. “Non dimenticheremo mai l’orrore” di quel giorno, scrivono in un post congiunto su X la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e quello del Consiglio europeo, António Costa, né “il dolore causato alle vittime innocenti, alle loro famiglie e all’intero popolo israeliano”. “Onoriamo la loro memoria lavorando instancabilmente per la pace“, aggiungono riferendosi ai negoziati in corso in Egitto tra gli emissari dello Stato ebraico e dell’organizzazione palestinese.Al ricordo degli attacchi di Hamas si aggiungono il ricordo delle 1.195 vittime (più 251 ostaggi), condanna degli attentati, e sostegno agli sforzi per pervenire ad una soluzione politica al conflitto che infuria da due anni nella martoriata Striscia di Gaza, mediati dagli Stati Uniti sulla base del piano in 20 punti proposto da Donald Trump.Da Strasburgo, dov’è iniziata ieri la plenaria dell’Eurocamera, la presidente dell’emiciclo Roberta Metsola ha definito il 7 ottobre 2023 “un giorno che rimarrà per sempre impresso nella storia del nostro tempo come un giorno d’infamia“. La popolare maltese deplora il “ciclo di guerra e violenza che ha causato la morte di decine di migliaia di persone” – le stime aggiornate parlano di oltre 67mila vittime tra la popolazione gazawi, in larghissima parte civili – ma non arriva a condannare fermamente la risposta militare sproporzionata di Tel Aviv, che ha avviato nell’exclave costiera, descritta dalle Nazioni Unite e dalle stesse ong israeliane come un genocidio in piena regola.La commissaria Ue al Mediterraneo, Dubravka Šuica (foto: Philippe Stirnweiss/Parlamento europeo)Intervenendo al dibattito in Aula sul tema, la commissaria al Mediterraneo Dubravka Šuica ha concesso che “la situazione a Gaza è diventata intollerabile” e che il massacro condotto da Israele nella Striscia ha “scosso le coscienze del mondo”, come evidenziato plasticamente dal moltiplicarsi delle manifestazioni oceaniche esplose a tutte le latitudini e longitudini nelle ultime settimane, anche e soprattutto in Italia.Bruxelles, continua, considera il piano di Trump “un quadro credibile per la pace” e ne condivide i punti cardine: “Nessun ruolo per Hamas (nel dopoguerra, ndr), nessuno spostamento forzato della popolazione, nessuna annessione, incluso in Cisgiordania, nessuna minaccia da Gaza verso i vicini e nessuna operazione militare” nella Striscia. L’obiettivo, conclude Šuica, è garantire “la sicurezza reale di Israele e un futuro sicuro per tutti i palestinesi“.Di “attacco terroristico brutale” ha parlato anche la capogruppo socialista in Aula, Iratxe García Pérez, che però non si nasconde e condanna anche “la reazione di Israele col genocidio a Gaza“. In merito alle partecipatissime proteste di piazza, l’eurodeputata spagnola osserva che “il nostro compito è ascoltare la voce dei milioni di cittadini” che sono scesi in strada poiché “il nostro silenzio è complice“. “Dobbiamo chiedere alla Commissione di agire per fermare la strage“, conclude.Dai Socialisti e democratici (S&D), il capodelegazione Pd Nicola Zingaretti ricorda che “la sicurezza non si costruisce con la forza ma con la pace” e che “violenza infinita chiama terrorismo infinito“. Il suo compagno di partito Sandro Ruotolo ribadisce che oggi “è il popolo palestinese a pagare il prezzo più alto“, sottolineando che per avvicinarsi alla pace è necessario interrompere le ostilità e “riprendere un processo politico vero, che riconosca finalmente ai palestinesi il diritto a uno Stato libero e sovrano accanto a Israele“. Un ragionamento che, planisfero alla mano, parrebbe condiviso da un numero sempre maggiore di governi nel mondo.La manifestazione nazionale per la Palestina a Roma, il 4 ottobre 2025 (foto: Alessandro Amoruso via Imagoeconomica)Più incisivi gli interventi di due eurodeputate italiane che si erano imbarcate con la Global Sumud Flotilla. La dem Annalisa Corrado rimarca che il “genocidio in corso” nella Striscia è “il frutto di scelte politiche criminali” prese dal gabinetto di Benjamin Netanyahu (sul cui capo, del resto, pende un mandato di cattura per crimini di guerra e contro l’umanità spiccato dalla Corte penale internazionale) e che “le responsabilità del governo israeliano non possono essere coperte da un silenzio complice” come quello che, sempre più assordante, si leva dalle cancellerie dei Ventisette.Ma, ammonisce Corrado, bisogna approcciare anche le trattative in corso con realismo ed evitare i diktat tra le parti belligeranti (e i rispettivi alleati): “La pace non si costruisce imponendo condizioni dall’alto, negando la voce e la dignità del popolo palestinese”, ragiona. E rimarca che “senza il riconoscimento della Palestina, senza un processo politico che ponga fine alle occupazioni illegali, ogni accordo resterà fragile e non si estirperanno le radici dell’odio”. “L’Europa deve smettere di oscillare tra ipocrisie e connivenze“, conclude.Dai banchi dei Verdi, anche Benedetta Scuderi (Avs) si chiede “perché dopo due anni di genocidio palestinese e pulizia etnica ancora non facciamo niente per fermare Israele“, e interroga i colleghi sul loro rifiuto di “parlare della Flotilla“, riferendosi alla bocciatura da parte dell’emiciclo di due mozioni sul tema proposte dal suo gruppo e dalla Sinistra all’inizio dei lavori dell’intera sessione plenaria. “Se non avete a cuore nemmeno i diritti degli europei che rappresentate, delle nostre colleghe, mai quest’Aula potrà supportare il popolo palestinese“, il suo j’accuse.L’eurodeputata di Avs Benedetta Scuderi (foto: Philippe Stirnweiss/Parlamento europeo)Sulle imbarcazioni della missione di solidarietà transnazionale – intercettata con metodi pirateschi da Tel Aviv tra il 2 e il 3 ottobre – c’era anche l’eurodeputata franco-palestinese Rima Hassan, della Sinistra. Gli attivisti hanno raccontato di aver subìto aggressioni e violenze fisiche e psicologiche da parte delle autorità israeliane. Scuderi sostiene che “l’Europa sta morendo nel silenzio e nella complicità delle sue istituzioni” ma nota anche che “c’è un’altra Europa, viva nelle milioni di persone che riempiono le strade gridando ‘non nel nostro nome’, un’Europa che crede nella giustizia, nel diritto e nella pace, che non vuole ripetere gli errori del passato e che si oppone davvero al genocidio”.Gli aggiornamenti che arrivano da Sharm el Sheikh, dove sono in contatto indiretto le due squadre negoziali, sono solo parzialmente incoraggianti. Si tratta senza dubbio dello slancio diplomatico più solido mai messo in campo finora, ma le posizioni rimangono distanti su diversi punti cruciali nonostante la disponibilità dichiarata in linea di principio da entrambi i belligeranti. Soprattutto, Hamas chiede la cessazione completa della campagna israeliana e il ritiro totale dell’esercito di Tel Aviv dalla Striscia, mentre lo Stato ebraico pretende il disarmo del gruppo palestinese. Un’altra questione per il momento irrisolta è quella della ricostruzione post-bellica di Gaza. In mancanza di un accordo, intanto, le operazioni militari continuano.

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    Più risorse per allargamento e Mediterraneo, Bruxelles: “La loro sicurezza è la nostra sicurezza”

    Bruxelles – Nel caotico programma di spesa pluriennale presentato ieri (16 luglio) da Ursula von der Leyen, resta una certezza: buona parte del bilancio Ue 2028-34 è orientato al tema della sicurezza. Militare, economica, energetica, alimentare. L’imperativo di rispondere a un contesto geopolitico “sempre più instabile” permea anche la strategia di Bruxelles – e le risorse – per l’allargamento dell’Unione e per i rapporti con il vicinato meridionale. Nel nuovo quadro finanziario, la Commissione europea ha proposto di raddoppiare i finanziamenti per la regione del Mediterraneo e di aumentare del 37 per cento quelli per i Paesi candidati e il vicinato orientale.“La loro sicurezza è la nostra sicurezza. Il loro successo è il nostro successo comune”, ha affermato la commissaria europea per il Mediterraneo, Dubravka Šuica, nel presentare le linee di spesa proposte per Global Europe, lo strumento Ue per il Vicinato e la cooperazione internazionale. In particolare, la Commissione propone di raddoppiare i finanziamenti per Medio Oriente e Nord Africa e portarli a 42,5 miliardi di euro. “Investiremo nella stabilità, nella sicurezza e nella prosperità attraverso partenariati reciprocamente vantaggiosi con i nostri vicini meridionali“, ha proseguito la commissaria, citando come esempi gli accordi di cooperazione già stretti con Tunisia, Egitto, Giordania.Dubravka Šuica, commissaria europea per il MediterraneoIl tesoretto che l’Ue prevede di mettere sul piatto per il Vicinato meridionale “aiuterà i nostri partner ad affrontare le cause profonde della fragilità socioeconomica, che è alla base dell’instabilità politica e della radicalizzazione”, ha insistito Šuica. L’intento è – in vista del Nuovo patto per il Mediterraneo che la stessa commissaria presenterà ad ottobre – mettersi al lavoro per siglare accordi trasversali, che spazino dalla “sfida della transizione verde” agli “investimenti nella sicurezza e nella protezione delle frontiere, per controllare meglio il traffico di esseri umani e l’immigrazione illegale“.Parallelamente, Bruxelles si prepara ad una inevitabile nuova stagione di allargamento dei suoi Paesi membri. “I negoziati di adesione all’Unione Europea con Montenegro, Albania, Moldavia e Ucraina non sono mai stati così rapidi e molti dei nostri Paesi candidati ambiscono a concludere i negoziati nei prossimi anni“, ha confermato Marta Kos, commissaria per l’Allargamento, convinta che “il nuovo quadro finanziario pluriennale riflette questa realtà”. Perché “prevede un aumento significativo dei finanziamenti per adeguarsi alla maggiore velocità dei Paesi candidati”, da 31 a 42,6 miliardi di euro. “Si tratta di un aumento del 37 per cento“, ha sottolineato Kos.Un capitolo a parte è dedicato a Kiev, per cui la Commissione ha previsto lo stanziamento di 100 miliardi per sostenerne le riforme e la ricostruzione dopo il 2028. “I finanziamenti per l’Ucraina sono mantenuti separati e al di sopra del massimale” del bilancio, ha spiegato Kos. “Chiunque pensasse che il sostegno europeo si sarebbe indebolito nel tempo, si sbagliava”, ha concluso. Ma la commissaria ha contemporaneamente lanciato un piccolo allarme: per i prossimi due anni – prima dell’adozione del nuovo budget settennale -, l’Ucraina ha bisogno di circa 80 miliardi all’anno “per poter funzionare come Stato, e l’Ue da sola non sarà sufficiente”.

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    L’Ue: “No a militarizzare gli aiuti umanitari” a Gaza. E ora anche l’Olanda chiede di rivedere l’accordo con Israele

    Bruxelles – Tre giorni dopo la presa di posizione delle Nazioni Unite, anche l’Ue respinge il piano di Israele per prendere in mano la distribuzione degli aiuti umanitari a Gaza. E “ribadisce il suo appello urgente” a Tel Aviv “affinché revochi immediatamente il blocco di Gaza“. Si spinge più in là il governo dei Paesi Bassi, uno dei più strenui sostenitori dello Stato ebraico finora, che ha chiesto una revisione urgente dell’accordo di associazione Ue-Israele alla luce delle “chiare violazioni del diritto umanitario”.Nella dichiarazione congiunta firmata dall’Alta rappresentante Ue per gli Affari esteri, Kaja Kallas, e dalle commissarie Ue per la Gestione delle crisi, Hadja Lahbib, e per il Mediterraneo, Dubravka Suica, non c’è nulla sull’inquietante piano di occupazione prolungata di Gaza annunciato dal governo di Benjamin Netanyahu. Bruxelles sceglie di tacere su uno sviluppo che potrebbe compromettere una volta per tutte quella soluzione a due Stati da sempre sostenuta dall’Unione. Il capo della diplomazia europea si accoda invece alle organizzazioni internazionali nella denuncia della militarizzazione degli aiuti umanitari da parte di Israele.Un ragazzino palestinese tra le macerie di Gaza City, 04/05/2025 (Photo by Omar AL-QATTAA / AFP)Da più di due mesi – dal 2 marzo, prima del collasso del cessate il fuoco – Tel Aviv blocca l’ingresso di cibo e risorse primarie per la popolazione civile nella Striscia. Sia il World Food Programme che l’Unrwa hanno lanciato l’allarme sull’esaurimento imminente delle scorte alimentari. Secondo l’Ufficio di Coordinamento Onu per gli Affari umanitari, il 92 per cento dei bambini tra i 6 e i 23 mesi e delle donne incinte e che allattano non soddisfano il loro fabbisogno nutrizionale. Più di 9 su 10. La maggior parte delle famiglie non dispone di acqua potabile e sono ripresi i saccheggi dei magazzini. Le scorte restano impilate fuori da Gaza, bloccate dall’esercito israeliano.“Tonnellate di aiuti, che rappresentano le forniture per tre mesi per una popolazione di 2,2 milioni di persone, sono in attesa al confine”, sottolinea il comunicato di Bruxelles. Israele, “in qualità di potenza occupante”, deve “garantire che gli aiuti umanitari raggiungano la popolazione bisognosa”. Ma il piano che Israele ha sottoposto alle Nazioni Unite per affidare la distribuzione a società di sicurezza private e limitarlo in una zona a sud sotto il controllo dell’esercito israeliano va in tutt’altra direzione. L’Ue si dice “preoccupata” per il meccanismo architettato da Tel Aviv, “in contrasto con i principi umanitari”.(FILES) Un cittadino palestinese tra le rovine dell’ospedale Al Shifa nella Striscia di Gaza (Photo by AFP)Kallas, Lahbib e Suica ribadiscono che “gli aiuti umanitari non devono mai essere politicizzati o militarizzati” e che il loro utilizzo “come strumento di guerra” è vietato dal diritto internazionale. A sorpresa, mentre le tre commissarie redigevano con cautela un comunicato diffuso con netto ritardo, l’Olanda, uno dei Paesi membri finora più restii a criticare Israele ha indirizzato una lettera all’Alta rappresentante in cui chiede una revisione urgente dell’accordo di associazione con l’alleato mediorientale. Che sta alla base delle relazioni economiche con Israele, e che prevede – all’articolo 2 – il rispetto dei principi democratici e dei diritti umani.Il ministro degli Esteri olandese, Caspar Veldkamp, ha dichiarato al The Guardian che il governo dei Paesi Bassi si aspetta che la questione – messa sul tavolo da Spagna e Irlanda più di un anno fa e poi accantonata dall’Ue – sia discussa durante la riunione informale dei ministri degli Esteri dell’Ue che inizia oggi in Polonia. Veldkamp, ex ambasciatore in Israele, ha definito il blocco di Gaza “catastrofico, davvero desolante” e in chiara violazione del diritto internazionale umanitario. In un passaggio significativo, il ministro ha puntualizzato: “Non ho alcuna illusione che Hamas applicherà mai il diritto internazionale umanitario, ma da una democrazia come Israele, le democrazie combattono in modo diverso, e Israele deve rispettare il diritto internazionale umanitario”. I Paesi Bassi sembrano fare sul serio, e Veldkamp ha annunciato che il governo porrà il veto su qualsiasi proroga del piano d’azione Ue-Israele, l’accordo che attua l’accordo di associazione entrato in vigore nel 2000.

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    L’UE accusa la Russia di aver messo nel mirino i bambini ucraini: “158 sono stati uccisi, oltre 2 milioni gli sfollati”

    Strasburgo, dall’inviato – In Ucraina anche i bambini sono “nel mirino dell’esercito di occupazione russo e vengono loro negati i diritti fondamentali in modo brutale”. È questa l’accusa rivolta al Cremlino dalla vicepresidente della Commissione UE per la Democrazia, Dubravka Šuica, aprendo oggi (martedì 5 aprile) il dibattito in sessione plenaria del Parlamento Europeo sulla protezione dei minori che scappano dalla guerra in Ucraina. “Ogni bambino ha diritto a giocare, ad andare a scuola e a un futuro di pace”, ha ricordato con forza la vicepresidente Šuica, contrapponendo le immagini atroci che arrivano da Bucha e Irpin’: “Chi ha commesso questi crimini non potrà farla franca”. A rincarare la dose è intervenuta la commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson, che ha puntato il dito contro le forze armate russe per essersi macchiate anche della morte di 158 minori “e non si hanno notizie di centinaia di altri bambini”.
    La vicepresidente della Commissione UE per la Democrazia, Dubravka Šuica (5 aprile 2022)
    A questo si aggiungono 2,5 milioni di minori ucraini sfollati, di cui due milioni hanno attraversato le frontiere dell’Unione Europea. Ecco perché le sanzioni economiche e il supporto finanziario e militare a Kiev non possono essere le sole risposte alla guerra scatenata dalla Russia in Ucraina: per l’UE una delle priorità-chiave è l’aiuto umanitario, in particolare per i soggetti più deboli, i bambini appunto. “Dopo i traumi che hanno subito, dobbiamo cercare di farli tornare a una vita più normale possibile, integrandoli nella società e nel sistema scolastico”, ha precisato la vicepresidente Šuica in riferimento alla comunicazione dell’esecutivo UE presentata lo scorso 23 marzo sul sostegno ai profughi in arrivo dall’Ucraina. I Ventisette dovranno essere particolarmente attenti alla registrazione di tutti i minori, “con particolare attenzione a quelli che si presentano alla frontiera senza genitori” e ad assicurarsi che il sistema di accoglienza non presenti ulteriori rischi.
    Proprio su questo punto si è concentrata la commissaria Johansson, che ha messo in guardia da “nuovi pericoli, come quello della tratta di esseri umani”. Già in questo momento “le autorità lituane stanno indagando su 43 adozioni sospette“, a dimostrazione di quanto sia necessario di spingere sulla registrazione di tutti i minori, “perché non possiamo permetterci di lasciarne indietro nemmeno uno”. Ma gli Stati membri dovranno anche tenere sotto controllo i fornitori di alloggi e trasporti e focalizzarsi su ricongiungimenti familiari e adozioni sicure, per garantire “case, istruzione e salute”. Mentre dall’Ucraina arrivano testimonianze di bambini a cui i genitori scrivono sulla schiena i contatti telefonici dei familiari nel caso di sopravvivenza a un eventuale attacco armato, la commissaria Johansson ha posto l’accento sul fatto che “più la guerra continua, più aumentano i rischi” e le famiglie ucraine devono decidere se “tenere i bambini dove rischiano ogni giorno la vita, o mandarli all’estero con la possibilità di non rivederli mai più”.

    Ukrainian mothers are writing their family contacts on the bodies of their children in case they get killed and the child survives. And Europe is still discussing gas. pic.twitter.com/sK26wnBOWj
    — Anastasiia Lapatina (@lapatina_) April 4, 2022

    Di qui deriva “l’obbligo morale” per tutta l’UE di mettere in sicurezza i bambini, “in attesa che possano tornare a casa, dopo aver assorbito i nostri valori”, ha commentato l’eurodeputata Ewa Kopacz (PPE). Unanimità da parte di tutti i gruppi politici al Parlamento Europeo sulla necessità di sostenere le iniziative della Commissione per la protezione dei minori in fuga dalla guerra in Ucraina. “Neanche un bimbo o una bimba deve finire nella rete della criminalità organizzata”, ha aggiunto la presidente del gruppo degli S&D all’Eurocamera, Iratxe García Pérez: “Dobbiamo tutelarli per quanto possiamo, perché già sono stati vittime della pazzia di Putin”. Hilde Vautmans (Renew Europe) ha ricordato che “la forza di una società si misura nel modo in cui tratta i più deboli” e Saskia Bricmont (Verdi/ALE) ha chiesto che “questa nuova solidarietà diventi la base per una nuova politica di asilo e migrazione”.

    Alla plenaria del Parlamento UE, il gabinetto von der Leyen ha tracciato le dimensioni del crimine compiuto dall’esercito di occupazione: “Non si hanno notizie su centinaia di altri minori”. Sulla solidarietà dei Ventisette, “bisogna assicurare adozioni sicure e ricongiungimenti familiari”