Bruxelles – Nel giorno storico della Finlandia per l’ingresso nella Nato, c’è un altro amico dell’Alleanza che guarda da vicino l’esempio di Helsinki. Non la Svezia, a un passo dall’adesione ma ancora bloccata dalla mancata ratifica da parte di Turchia e Ungheria, ma l’Ucraina, il Paese invaso da più di un anno dalla Russia di Vladimir Putin. “Sono qui anche per discutere i piani strategici del futuro, uno su tutti il futuro ingresso dell’Ucraina nella Nato“, ha messo in chiaro il ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba, nel punto con la stampa prima del vertice ministeriale dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord di oggi (4 aprile) a Bruxelles.
Da sinistra: il ministro degli Esteri dell’Ucraina, Dmytro Kuleba, e il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg (4 aprile 2023)
Un’intenzione non nuova, ma che nel giorno dell’anniversario della firma del Trattato del Nord Atlantico a Washington nel 1949 e dell’allargamento dell’Alleanza Atlantica al 31esimo membro assume un significato ancora più simbolico. “Le mie sincere congratulazioni alla Finlandia, nel mezzo dell’aggressione russa l’Alleanza è diventata l’unica effettiva garanzia di sicurezza nella regione”, ha commentato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, mettendo in chiaro di aspettarsi che “il Summit di Vilnius [in programma l’11 e 12 luglio, ndr] avvicini l’Ucraina al nostro obiettivo euro-atlantico” Già il 30 settembre dello scorso anno il presidente ucraino ha annunciato di aver presentato formalmente la domanda di adesione alla Nato, chiedendo per il proprio Paese di diventarne membro “de jure, in modo accelerato”. In quell’occasione il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha confermato che ogni democrazia ha il diritto di presentare domanda, come dimostrato al Summit di Madrid del giugno dello scorso anno, quando gli allora 30 leader (la Finlandia ancora non partecipava ancora a pieno titolo) hanno ribadito la libertà dell’Ucraina – in quanto Paese sovrano e indipendente – di fare liberamente le proprie scelte di sicurezza nazionale.
La riunione della commissione Nato-Ucraina a Bruxelles (4 aprile 2023)
Nell’immediato però la questione più urgente è quella dell’invio delle armi a Kiev. “Sono qui per chiedere la velocizzazione nelle consegne di quanto già stabilito, dalle munizioni ai veicoli di fanteria blindati, tutto quello che serve per la controffensiva“, ha precisato il ministro Kuleba prima della riunione della commissione Nato-Ucraina a Bruxelles. Mentre l’aggressione russa continua, l’obiettivo degli alleati rimane l’aumento del supporto per i “bisogni urgenti e lo sviluppo dell’interoperabilità e degli standard Nato”, ha confermato Stoltenberg, attraverso un “programma di lungo termine” sul piano militare ed economico. Lo stesso segretario generale dell’Alleanza Atlantica si è detto “colpito dalla forza della leadership ucraina, delle forze armate e del popolo in generale, capaci di respingere l’offensiva russa” e di iniziare a preparare un contrattacco nei territori occupati. Sul piano geopolitico “la Russia e la Cina si stanno avvicinando sempre di più, lavorano insieme e rendono le cose difficili”, ha avvertito Stoltenberg, sottolineando come “la sicurezza non è una questione regionale, ma globale“. Ecco perché “anche noi dobbiamo essere più vicini ai nostri partner nell’Indo-Pacifico”, dalla Nuova Zelenada al Giappone, dall’Australia alla Corea del Sud: “Quello che succede in Europa ha riflesso in Asia, e viceversa”.
Il processo di adesione (eventuale) dell’Ucraina alla Nato
Per diventare membro della Nato, un Paese deve inviare una richiesta formale, precedentemente approvata dal proprio Parlamento nazionale. A questo punto si aprono due fasi di discussioni con l’Alleanza, che non necessariamente aprono la strada all’adesione: la prima, l’Intensified Dialogue, approfondisce le motivazioni che hanno spinto il Paese a fare richiesta, la seconda, il Membership Action Plan, prepara il potenziale candidato a soddisfare i requisiti politici, economici, militari e legali necessari (sistema democratico, economia di mercato, rispetto dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali, standard di intelligence e di contributo alle operazioni militari, attitudine alla risoluzione pacifica dei conflitti). Questa seconda fase di discussioni è stata introdotta nel 1999 dopo l’ingresso nella Nato di Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, per affrontare il processo con aspiranti membri con sistemi politici diversi da quelli dei Paesi fondatori dell’Alleanza, come quelli ex-sovietici.
La procedura di adesione inizia formalmente con l’applicazione dell’articolo 10 del Trattato dell’Atlantico del Nord, che prevede che “le parti possono, con accordo unanime, invitare ad aderire ogni altro Stato europeo in grado di favorire lo sviluppo dei principi del presente Trattato e di contribuire alla sicurezza della regione dell’Atlantico settentrionale”. La risoluzione deve essere votata all’unanimità da tutti i Paesi membri. A questo punto si aprono nel quartier generale della Nato a Bruxelles gli accession talks, per confermare la volontà e la capacità del candidato di rispettare gli obblighi previsti dall’adesione: questioni politiche e militari prima, di sicurezza ed economiche poi. Dopo gli accession talks, che sono a tutti gli effetti una fase di negoziati, il ministro degli Esteri del Paese candidato invia una lettera d’intenti al segretario generale dell’Alleanza.
Il processo di adesione si conclude con il Protocollo di adesione, che viene preparato con un emendamento del Trattato di Washington, il testo fondante dell’Alleanza. Questo Protocollo deve essere ratificato da tutti i membri, con procedure che variano a seconda del Paese: in Italia è richiesto il voto del Parlamento riunito in seduta comune, per autorizzare il presidente della Repubblica a ratificare il trattato internazionale. Una volta emendato il Protocollo di adesione, il segretario generale della Nato invita formalmente il Paese candidato a entrare nell’Alleanza e l’accordo viene depositato alla sede del dipartimento di Stato americano a Washington. Al termine di questo processo, il candidato è ufficialmente membro dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord.
Il ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba, ha ribadito la scelta di Kiev prima del vertice ministeriale dell’Alleanza Atlantica, a cui da un anno è invitato. Nell’immediato però il focus rimane sempre sulla consegna rapida “di quanto già stabilito, dalle munizioni ai veicoli di fanteria blindati”