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    Sefcovic: “Accordo sui dazi non è in conflitto con obiettivi di sostenibilità”

    Bruxelles – L’accordo sui dazi raggiunto tra Unione europea e Stati Uniti non sconfessa l’impegno dell’UE in termini di sostenibilità e green economy. Lo assicura il commissario per il Commercio, Maros Sefcovic, rispondendo a un’interrogazione parlamentare in cui si accusa l’esecutivo comunitario di aver agito in contraddizione alla transizione ecologica. Si critica nello specifico l’impegno ad acquistare energia negli USA in quantitativi massicci, puntando sulle fonti fossili più clima-alteranti.“I parametri concordati il ​​27 luglio 2025 non sono in conflitto con i piani di transizione energetica e decarbonizzazione dell’UE“, sostiene Sefcovic, in riferimento agli impegni per 750 miliardi di dollari di acquisti in gas, combustibile nucleare e anche petrolio. Non è in conflitto con il Green Deal e i suoi obiettivi, ricorda, il passaggio verso un modello economico-produttivo sostenibile non sarà immediato. “L‘economia dell’UE continuerà a necessitare di gas, petrolio e combustibili nucleari nel percorso verso la neutralità climatica entro il 2050″.Inoltre, continua ancora il commissario per il Commercio, “sebbene l’accordo preveda un aumento delle importazioni di energia dagli Stati Uniti nei prossimi tre anni, esso verrà attuato nel contesto di REPowerEU per aiutare l’UE a eliminare gradualmente le restanti importazioni di energia dalla Russia”.

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    UE e Indonesia chiudono l’accordo di libero scambio ‘anti-Trump’

    Bruxelles – Riduzione dei dazi sull’export, accesso a materie prime fondamentali per la doppia transizione verde e digitale, sviluppo dell’auto elettrica, accesso al mercato delle telecomunicazioni, più export agro-alimentare con protezione dei ‘made in’ proprie delle eccellenze europee. Unione europea e Indonesia trovano l’accordo di libero scambio – inyesa di partenariato economico globale – che e apre una nuova pagina non solo commerciale, quanto geo-strategica. E’ questa una risposta alle tensioni e alle pulsioni degli Stati Uniti di Donald Trump, e una prima vera risposta concreta al nuovo regime di dazi e guerre tariffarie innescate dalla Casa Bianca.Proprio l’abolizione dei dazi è, in questo senso, la principale – anche se normale – novità prodotta dell’intesa raggiunta tra le parti. L’intesa determina una riduzione del 50 per cento dei dazi doganali attuali sulle automobili europee vendute in Indonesia, un taglio delle tariffe del fino al 15 per cento sui macchinari e i prodotti farmaceutici esportati, e un ribasso del 25 per cento delle tariffe sui prodotti chimici.Più in generale il 98,5 per cento dei dazi doganali indonesiani sui prodotti dell’UE sarà rimosso. Inoltre la suddetta riduzione delle tariffe settoriali e dei dazi individuali fino al 150 per cento consentirà agli esportatori dell’UE di risparmiare oltre 600 milioni di euro in dazi doganali pagati sulle loro merci che entrano nel mercato indonesiano.Dall’accordo Ue-Mercosur una strada per l’accesso alle materie prime utili al Green Deal“Eliminando gradualmente i dazi doganali del 50 per cento dell’Indonesia sulle importazioni di automobili, l’accordo crea nuove opportunità per le esportazioni automobilistiche dell’UE e per gli investimenti nei veicoli elettrici”, in linea con gli impegni annunciati dall’esecutivo comunitario, sottolinea Maros Sefcovic, commissario per il Commercio e negoziatore capo dell’UE. “Sono convinto che la conclusione odierna dei negoziati sia solo l’inizio di un nuovo entusiasmante capitolo”, aggiunge, per poi lanciare un frecciata a chi di dovere: “Nell’imprevedibile economia globale di oggi, le relazioni commerciali non sono solo strumenti economici, ma risorse strategiche“. Un messaggio per il Parlamento che contesta l’operato della Commissione in materia di commercio, soprattutto sul Mercosur, e un un pro-memoria per l’amministrazione Trump, in risposta alla quale si spiega questo accordo.Auto elettrica e materie prime, l’UE ‘salva’ il Green DealL’intesa raggiunta prevede l’eliminazione dei dazi sui beni ecologici, oltre a nuove regole per consentire più investimenti europei in settori come le energie rinnovabili e i veicoli elettrici. Per quanto riguarda l’auto elettrica, fondamentale l’accesso dell’UE alle materie prime, in particolare nichel e cobalto di cui è ricca l’Indonesia e che sono necessari per la batterie. Non solo, perché il cobalto viene impiegato in soluzioni utili per lo stoccaggio dell’energia da fonti rinnovabili (eolico e solare).Non finisce qui, però. In ambito industriale il nichel può essere impiegato nella produzione di leghe metalliche e componenti in acciaio inossidabile. L’accordo tra le parti permette accesso a una materia prima utile anche per la siderurgia europea.Esulta, e non potrebbe essere diversamente, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen: “Il nostro accordo con l’Indonesia ci garantisce anche un approvvigionamento stabile e prevedibile di materie prime essenziali, essenziali per l’industria europea delle tecnologie pulite e dell’acciaio”.Un’automobile elettrica [foto: imagoeconomica]Telecomunicazioni e e-commerce, tutti i vantaggi dell’intesaL’Accordo di partenariato economico globale include un pacchetto completo di facilitazione del commercio digitale, che semplifica le transazioni elettroniche (ad esempio, firme e autenticazione elettroniche), promuove un ambiente online sicuro per i consumatori e migliora la prevedibilità e la certezza del diritto (ad esempio, la protezione del codice sorgente del computer), e prevede il divieto di dazi doganali sulle trasmissioni elettroniche (come software, messaggi, media digitali),  una novità assoluta per l’Indonesia. Inoltre, per la prima volta, l’Indonesia consentirà la proprietà straniera al 100 per cento nei settori delle telecomunicazioni e dei servizi informatici.Novità per l’agrifoodL’accordo di cooperazione commerciale UE-Indonesia eliminerà i dazi sui principali prodotti di esportazione dell’Unione europea tra cui latticini, carni, frutta e verdura e alimenti trasformati. Previsto il divieto di imitazione dei 221 prodotti tipici riconosciuti come Indicazioni Geografiche, con l’UE che riesce a mantenere chiuso il mercato unico all’Indonesia per prodotti agroalimentari sensibili come riso, zucchero, uova, banane fresche o etanolo, e quote limitate per aglio, funghi, mais dolce, amido di manioca e prodotti ad alto contenuto di zucchero.

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    Ribera: “Non possiamo accettare qualsiasi cosa ci chiedano” dagli Usa

    Bruxelles – “Non possiamo accettare qualsiasi cosa ci chiedano”. Mostra il volto duro dell’Unione Teresa Ribera, vice presidente della Commissione europea, responsabile della Concorrenza, parlando oggi con il Financial times (contenuto a pagamento) proposito delle nuove pressioni del presidente Usa Donald Trump sulle regole europee sulle aziende digitali.Dobbiamo “evitare la tentazione di essere subordinati agli interessi altrui”, aggiunge, escludendo che l’Unione possa ammorbidire il Digital Services Act e il Digital Markets Act. “Possiamo essere gentili, educati, cercare di trovare modi per risolvere i problemi e le discrepanze, ma non possiamo accettare qualsiasi cosa [ci chiedano]”, ha detto Ribera al Financial Times, “non possiamo essere soggetti alla volontà di un paese terzo”.“Difenderemo questa posizione”, ha affermato Ribera, ammonendo che “quindi, se abbiamo questo approccio generale e c’è questo tentativo di riaprire la questione, ovviamente la domanda è: ‘Ok, allora non ci sarà alcun accordo [commerciale]’? Non possiamo giocare con i nostri valori solo per venire incontro alle preoccupazioni degli altri“.Secondo Ribera, l’Unione ”ha cercato di essere gentile per vedere come poter recuperare un rapporto di fiducia“ con gli Stati Uniti. Ma se Trump viola quella fiducia ricorrendo a minacce, ”ovviamente dobbiamo attenerci ai messaggi e ai limiti molto chiari che abbiamo cercato di riflettere fin dall’inizio. Uno di questi è il riconoscimento della nostra capacità di proteggere gli interessi e i diritti dei nostri consumatori, dei nostri cittadini”.Ribera infine ricorda che le aziende tecnologiche americane “stanno realizzando grandi profitti da questo mercato, ma sono soggette alle stesse leggi e normative di qualsiasi altro operatore, indipendentemente dalla sede della loro sede centrale”.

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    L’Ue: “Dazi e Ucraina non sono due questioni legate tra loro”

    Bruxelles – Dopo l’annuncio dell’intesa sui dazi, di quell’accordo si sono perse le tracce. La dichiarazione congiunta Ue-Stati Uniti che chiarisca, con una lettura unica, il contenuto del nuovo regime di tariffe, ancora non si vede e non è chiaro per quando sarà pronta. “Gli Stati Uniti hanno assunto impegni molto chiari, non sappiamo quando scatteranno ma sappiamo che scatteranno”, afferma Olof Gill, portavoce della Commissione europea responsabile per il Commercio. Per tutto il resto “le domande vanno rivolte negli Stati Uniti, noi siamo in modalità di attesa“.Per Bruxelles il lavoro è dunque fatto, va solo finalizzato con la lista delle esenzioni ai dazi del 15 per cento. Si resta, pazientemente in attesa. Sui ritardi di Washington non ci si sbottona, ma la vice-capo del servizio dei portavoce, Arianna Podestà, vuole mettere una cosa in chiaro: “Non credo che la gestione del conflitto in Ucraina e le relazioni commerciali con l’Ue siano due dossier legati tra loro”. Tradotto: un ritardo nell’attuazione dell’accordo sui dazi non dipende dall’attivismo del presidente degli Stati Uniti in materia di politica internazionale.La conferma delle due strade separate potrebbe arrivare durante il vertice telefonico, organizzato per mercoledì 13 agosto, tra l’inquilino della Casa Bianca, il presidente ucraino, alcuni leader Ue e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. La situazione al momento sembra chiara, ma le continue contestazioni di Donald Trump agli europei, considerati troppo “amici” di Volodymyr Zelensky, potrebbero influenzare il quadro generale.

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    Dazi, arriva lo stop Ue di 6 mesi alle contromisure. “Usa ora attuino altri punti accordo”

    Bruxelles – Arriva un’altra tappa nel percorso di ‘pacificazione’ commerciale tra Unione europea e Stati Uniti d’America dopo l’accordo politico raggiunto lo scorso 27 luglio in Scozia dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il presidente statunitense Donald Trump. Domani (5 agosto), l’esecutivo europeo adotterà le misure per sospendere per 6 mesi i contro-dazi che, a partire dal 7 agosto, avrebbero colpito 93 miliardi di beni provenienti dagli Stati Uniti d’America.L’annuncio è stato fatto oggi dal portavoce dell’esecutivo Ue, Olof Gill, che ha precisato che “l’Unione europea continua a collaborare con gli Stati Uniti per finalizzare una dichiarazione congiunta, come concordato il 27 luglio” scorso. “Con questi obiettivi in mente, la Commissione adotterà le misure necessarie per sospendere di 6 mesi le contromisure dell’Ue contro gli Stati Uniti, che avrebbero dovuto entrare in vigore il 7 agosto.L’adozione da parte della Commissione delle misure necessarie è prevista per domani, 5 agosto, tramite procedura d’urgenza“, precisa Gill. Attraverso il suo portavoce incaricato al Commercio, Palazzo Berlaymont ribadisce che l’accordo politico raggiunto “ripristina stabilità e prevedibilità per cittadini e imprese su entrambe le sponde dell’Atlantico”. Non solo, per l’Ue l’intesa “garantisce l’accesso continuo alle esportazioni dell’Ue al mercato statunitense, preserva catene del valore transatlantiche profondamente integrate, salvaguarda efficacemente milioni di posti di lavoro e getta le basi per una cooperazione strategica continua tra Ue e Stati Uniti”.Dazi, Šefčovič difende l’accordo di von der Leyen con gli Usa. Ma i Ventisette non sono entusiastiPer la Commissione, l’Ordine Esecutivo emesso lo scorso 31 luglio da Washington “conferma il primo passo nell’attuazione dell’accordo, ovvero l’introduzione, dall’8 agosto, di un dazio unico e onnicomprensivo del 15 per cento sulle merci provenienti dall’Unione europea“. Dazio unico e onnicomprensivo perché, “a differenza di altri partner commerciali statunitensi, include le attuali aliquote della nazione più favorita (Npf, in media del 4,8 per cento con gli Usa), il che significa che non è previsto alcun cumulo oltre il limite del 15 per cento”.Quindi, a scanso di equivoci, Bruxelles vuole fare i conti e osserva che, “con questa iniziativa, l’Ue ottiene un’immediata riduzione dei dazi rispetto a quelli annunciati dagli Stati Uniti il 2 aprile, e si getta una prima importante base per ripristinare la chiarezza per le aziende dell’Ue che esportano negli Stati Uniti”. Ma in questo contesto la Commissione rileva un ‘però’: il fatto che ora sta a Washington attuare gli altri punti dell’intesa. Oltre al dazio unico e onnicomprensivo del 15 per cento, “gli altri elementi dell’accordo del 27 luglio devono ora essere attuati dagli Stati Uniti”, osserva ancora Gill. Tra questi figurano “l’impegno a ridurre i dazi della Sezione 232 sulle automobili e sui componenti di automobili importati dall’Ue a un’aliquota massima del 15 per cento, nonché il trattamento specifico concordato per alcuni prodotti strategici, ad esempio, aeromobili e componenti di aeromobili”, conclude.Un elemento che Bruxelles tiene a puntellare dal momento che l’Ordine Esecutivo statunitense affronta, sì, i dazi reciproci – fissando l’aliquota unica e onnicomprensiva del 15 per cento -, ma è silente rispetto agli altri elementi dell’accordo Ue-Usa: in particolare sull’impegno a ridurre i dazi statunitensi della Sezione 232 su automobili e componenti di automobili a un’aliquota massima del 15 per cento e a prevedere il trattamento specifico concordato per alcuni prodotti strategici, ad esempio, aeromobili e componenti di aeromobili.Dunque, all’opposto di quello che l’esecutivo Ue aveva spiegato nella sua nota stampa la settimana scorsa, dove precisava che in base all’accordo del 27 luglio “il limite del 15 per cento si applica anche alle automobili e ai relativi componenti, attualmente soggetti a un’aliquota tariffaria fino al 25 per cento con un’ulteriore tariffa Npf (Nazione più favorita, ndr) del 2,5 per cento, che garantisce un’immediata riduzione tariffaria” e che dal “primo agosto 2025, i dazi statunitensi su aeromobili e componenti di aeromobili dell’Ue, su alcune sostanze chimiche, su alcuni farmaci generici o sulle risorse naturali torneranno ai livelli precedenti a gennaio”.

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    L’accordo Ue-Usa sui dazi è “irrealizzabile” sull’energia, avverte l’Ieefa

    Bruxelles – L’accordo commerciale tra Unione europea e Stati Uniti, così com’è, non si può fare. E’ “irrealizzabile”, almeno per quanto riguarda il capitolo energetico. Lo afferma l’Istituto di economia energetica e analisi finanziaria (IEEFA), organizzazione statunitense con sede in Ohio, nell’analisi dell’intesa politica raggiunta tra Ue e Usa. Perché l’Ue possa tenere fede agli impegni assunti l’unica alternativa è dare un calcio al Green Deal e ad ogni ambizione di sostenibilità, poiché “aumentare drasticamente le importazioni di gas naturale liquefatto (Gnl) per soddisfare l’accordo è irrealizzabile“. Ciò perché “la domanda di gas in Europa è in calo e il mercato difficilmente riuscirà ad assorbire i volumi in eccesso”, denuncia l’istituto americano.Anche ammettendo che l’Ue possa sviluppare in così poco tempo una capacità di assorbimento di una risorsa energetica per cui non c’è mercato, il club a dodici stelle dovrebbe comunque investire massicciamente sui combustibili fossili, principali responsabili dei gas a effetto serra alla base del surriscaldamento planetario. Sulla base dei prezzi del 2024 e mantenendo la stessa proporzione di prodotti energetici acquistati dagli Stati Uniti rispetto alle importazioni totali di energia, l’IEEFA stima che l‘Ue “dovrà triplicare le sue importazioni di petrolio, carbone e GNL dagli Stati Uniti nel 2025 per rispettare l’impegno”. Petrolio e carbone, esattamente la ricetta opposta a quella contenuta nel Green Deal europeo.C’è anche una questione geo-strategica che rende l’accordo Ue-Usa insostenibile per gli europei. “Il progetto dell’Ue di acquistare 250 miliardi di dollari di energia americana all’anno rischia di creare un’eccessiva dipendenza da un unico fornitore”, viene messo in risalto. La versione della Commissione europea secondo cui questo accordo aiuta a svincolarsi del tutto dal fornitore russo di energia, tace sul fatto che l’Europa si sta consegnando agli Stati Uniti.  L’Istituto di economia energetica e analisi finanziaria ha fatto il calcoli: per rispettare l’accordo per la parte energetica “costringerebbe l’Ue a dipendere dagli Stati Uniti per il 70 per cento delle sue importazioni energetiche“.

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    “Cambiamo insieme il Wto”. L’invito dell’Ue al Giappone (in senso anti-Trump)

    Bruxelles – “Possiamo cambiare le regole dell’Organizzazione mondiale per il commercio (Wto), così da rispondere alle sfide di oggi e di domani”. E’ la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, a offrire il senso politico, che poi è geo-strategico, del summit Ue-Giappone ospitato dal partner asiatico. La dichiarazione finale serve a ribadire la volontà di una maggiore cooperazione bilaterale, ma il documento è anche un manifesto dichiaratamente anti-Trump.Contro le iniziative anti-commerciali dell’attuale amministrazione degli Stati Uniti, recita il documento, “riaffermiamo l’importanza della cooperazione Ue-Giappone per sostenere il sistema commerciale multilaterale libero e basato su regole con l’Organizzazione mondiale del commercio (Omc, o Wto) al suo centro“. Ed è qui che arriva la specifica di von der Leyen, che fa leva sul ruolo politico del Giappone in veste di membro dell’Accordo globale e progressivo per il partenariato transpacifico (CPTPP), l’area di libero scambio che comprende Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Peru, Singapore e Vietnam.La Bce: “Con la Cina nel Wto meno democrazia nel mondo in nome del commercio, ma l’Ue ha le sue colpe”“Insieme, l’Ue e i paesi aderenti al CPTPP possono guidare una riforma significativa dell’Organizzazione mondiale del commercio, in modo che le regole del commercio globale riflettano le sfide odierne e i rischi futuri”, insiste von der Leyen. E’ questa la chiamata alle armi per un nuovo ordine globale che sia chiaro, certo, e prevedibile, ora più  che mai.La riforma del Wto è un obiettivo strategico per l’Unione europea, fissato nell’agenda politica a dodici stelle ormai da anni, e con cui, da più tempo ancora, ragiona sempre con Tokyo. Ora è il momento di rilanciare il processo, come conferma anche il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa: “Siamo uniti nel difendere un ordine economico prevedibile e basato su regole“. E’ questo un passaggio chiave, che è un messaggio contro l’approccio dell’America di Trump, a cui l’Ue risponde con una presa di distanze. E non finisce qui, perché, spiega ancora Costa, “in un mondo di crescente incertezza, stiamo anche intensificando gli sforzi congiunti per rafforzare la sicurezza e la resilienza economica”. Da sinistra: il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, il primo ministro del Giappone, Shigeru Ishiba, e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen [Tokyo, 23 luglio 2025]Ue e Giappone sono decisi ad approfondire le relazioni bilaterali già esistenti, che riguardano commercio, materie prime, e soprattutto difesa. E’ previsto per il prossimo anno il primo dialogo sulla difesa Ue-Giappone, oltre al lancio di una piattaforma industriale del settore. La base di aziende del comparto di entrambe le parti sarà dunque rilanciata, perché, questo il sentore comune, una maggiore sicurezza nippo-europea contribuisce ad una maggiore stabilità della regione dell’indo-pacifico cara al Giappone come all’Europa.“Relazioni forti e stabili trar Unione europea e Giappone sono essenziali per mantenere e rafforzare un ordine internazionale libero e aperto basato sulle regole e sullo stato di diritto”, sottolinea il primo ministro giapponese, Shigeru Ishiba. Una visione che vale soprattutto per gli aspetti economico-commerciali. “Siamo d’accordo a lavorare insieme per mantenere e rafforzare il sistema basato sulle regole”, che passa attraverso “il multilateralismo con il Wto al centro” di questo ordine. La sfida a Trump è dunque lanciata, mentre viene rilanciata l’agenda di riforma dell’organizzazione mondiale per il commercio.

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    Summit Ue-Cina, l’Europa prova a giocare la carta asiatica contro gli Usa di Trump

    Bruxelles – Alla ricerca di cooperazione con la Cina, ma pronti a fare a meno di Pechino se le relazioni non saranno possibili. L’Unione europea intravede nella Repubblica popolare la risposta all’America di Trump, in un vertice bilaterale che arriva in una congiuntura tanto delicata quanto potenzialmente strategica. I presidenti di Commissione e Consiglio europeo, Ursula von der Leyen e Antonio Costa, si recheranno in Asia la prossima settimana (24 e 25 luglio) per cercare di ridefinire relazioni con la Cina nel doppio tentativo di scrivere un nuovo capitolo di scambi commerciali e dotarsi di una leva di pressione per rispondere ai dazi Usa.La missione non è di quelle semplici, e a Bruxelles lo sanno bene. La Cina è un interlocutore scomodo, spigoloso, al cospetto del quale l’Ue si presenta oltretutto in una posizione poco confortevole e ancor meno invidiabile: il Paese è definito chiaramente una minaccia per l’Unione europea, i suoi interessi e la sua sicurezza, ed è stato inserito nella lista dei ‘cattivi’, ma si va a chiedere una sponda per uscire dall’angolo in cui la Casa Bianca ha spinto gli europei.Il freddo riavvicinamento tra Ue e Cina. Von der Leyen: “Rapporto complesso che dobbiamo far funzionare”Ci sono tensioni commerciali tra Bruxelles e Pechino: i dazi europei sull’auto elettrica cinese, la sovra-produzione cinese di acciaio con cui inonda i mercati globali di prodotti a basso costo e che si intreccia con le restrizioni imposte dagli Stati Uniti sullo stesso prodotto. E poi c’è la questione delle reciprocità, regole del gioco che sono ancora troppo diverse. La Cina non permette l’ingresso all’interno del proprio mercato, e distorce quello globale con sussidi pubblici. Ciò nonostante si vuole cogliere l’occasione del 25esimo summit Ue-Cina per provare quanto meno a gettare le basi per un nuovo corso, e dare anche messaggi a Trump.Von der Leyen e Costa andranno a Pechino da Xi Jinping (presidente) e Li Qiang (primo ministro) “con uno spirito positivo e costruttivo”, ammettono a Bruxelles. Del resto non avrebbe senso tenere un summit se le aspettative fossero minime e anche meno di minime. “Non siamo pronti a compromessi su valori, ma siamo pronti a commerciare se ce ne sono le condizioni“, ammettono gli addetti ai lavori a Bruxelles. “Ribadiremo che siamo un partner affidabile”, sottolineano funzionari Ue. L’obiettivo è segnare distanze e differenze con gli Stati Uniti. Certo, reciprocità e nessuna distorsione del mercato restano gli obiettivi da raggiungere, in assenza dei quali l’Ue è pronta a cercare altri mercati. “Diversificazione, e non riduzione dei rischi, è l’approccio da tenere con la Cina” in questo momento.Von der Leyen ora guarda a est: India e Cina come alternativa all’America di TrumpLo dimostra il summit con il Giappone che anticipa quello con la Cina. Von der Leyen e Costa voleranno prima a Tokyo (23 luglio) per discutere di tre argomenti principali di cooperazione: sicurezza e difesa, commercio e sicurezza economica, difesa del multilateralismo e dell’ordine internazionale fondato su regole. Gli ultimi due punti sono sempre in funzione di una risposta alle politiche degli Stati Uniti. Una logica che stride con la visita che seguirà a Pechino. Il summit Ue-Giappone sarà l’occasione per “fare pressione” sulla Repubblica popolare, ammettono a Bruxelles, su temi come ordine mondiale e regionale e divieto di sostegno alla Russia. Cose che non faranno piacere alla leadership cinese, mai favorevole a ingerenze nelle decisioni interne e alla manovre su un quadrante di mondo dove gli interessi del Dragone non sono pochi.Non c’è solo Taiwan nelle mire della Cina, che considera l’isola come parte del Paese. Nel mar cinese meridionale le isole Spratly sono oggetto di contese sino-filippine. De facto nella zona economica esclusiva di Manila,  per le contestazioni di Pechino. L’Ue ha rilanciato il partenariato con le Filippine, senza riconoscere le rivendicazioni territoriali cinesi, e di fatto riconoscendo le ragioni dell’altro. Un altro elemento che può essere usato contro l’Ue.