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    La Moldova è nuovo membro del Meccanismo di protezione civile Ue: “Siederà allo stesso tavolo degli altri 36 membri”

    Bruxelles – Tre nuovi membri in nemmeno un anno. Con l’aumento dell’incidenza e della portata dei disastri naturali, il Meccanismo di protezione civile Ue si sta dimostrando lo strumento più efficace per la preparazione e la risposta solidale a incendi, terremoti, alluvioni e altre crisi (comprese quelle umanitarie) non solo sul territorio dei 27 Stati membri dell’Unione Europea ma anche oltre i suoi confini. È così che – dopo Albania e Ucraina – anche la Moldova è diventato un nuovo membro del Meccanismo di protezione civile Ue, grazie alla firma dell’accordo di adesione questa mattina (29 settembre) a Chișinău, portando il totale degli aderenti a 37.
    Da sinistra: il ministro degli Interni della Moldova, Adrian Efros, e il commissario europeo per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, a Chișinău (29 settembre 2023)
    “In futuro, quando vorrà offrire assistenza a chi ne ha bisogno, sarà facilita e co-finanziata dal Meccanismo, ho speranza di un ruolo attivo della Moldova e aspetto aiuti concreti e partecipazione dei soccorritori”, ha sottolineato con forza il commissario per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, presenziando alla cerimonia di adesione. Dopo l’entrata in vigore provvisoria dell’intesa, la Moldova diventerà un membro effettivo del Meccanismo di protezione civile Ue dal primo gennaio 2024, quando “siederà allo stesso tavolo con uguali diritti e obblighi degli altri 36 membri”. In altre parole – utilizzando quelle del commissario Lenarčič – “parteciperà alle discussioni per definire il futuro e le politiche nell’area della protezione civile“.
    Come ricordato dal responsabile per la Gestione delle crisi nel gabinetto von der Leyen, la Moldova “ha già beneficiato del Meccanismo in passato”, come per esempio “con la situazione a cui è stata esposta dopo l’invasione russa dell’Ucraina”. La richiesta di assistenza è stata necessaria sia per far fronte all’arrivo massiccio di profughi ucraini, sia sul piano energetico: “Tutti gli ospedali ora sono energeticamente indipendenti con generatori di piccole o medie dimensioni” inviati da 20 partecipanti del Meccanismo di protezione civile Ue. Tuttavia, “diventare un membro è molto di più”, dal momento in cui “sarà in grado di fornire supporto, coordinazione e fondi in ogni situazione in cui deciderà di intervenire per chi ne ha bisogno“. Anche in questo caso Chișinău dimostra già esperienza “molto recente”, come dimostrato dall’invio di “assistenza alla Turchia dopo il terribile terremoto di quest’anno e all’Ucraina dopo la distruzione della diga di Kakhovka”.
    Cos’è il Meccanismo di protezione civile Ue
    Istituito nel 2001 dalla Commissione, il Meccanismo di protezione civile Ue è il mezzo attraverso cui i 27 Paesi membri e altri 10 Stati partecipanti (Albania, Bosnia ed Erzegovina, Islanda, Macedonia del Nord, Montenegro, Norvegia, Serbia, Turchia, Ucraina e da oggi Moldova) possono rafforzare la cooperazione per la prevenzione, la preparazione e la risposta ai disastri, in particolare quelli naturali. Una o più autorità nazionali possono richiedere l’attivazione del Meccanismo quando un’emergenza supera le capacità di risposta dei singoli Paesi colpiti. La Commissione coordina la risposta di solidarietà degli altri partecipanti con un unico punto di contatto, contribuendo almeno a tre quarti dei costi operativi degli interventi di ricerca e soccorso e di lotta agli incendi. In questo modo vengono messe in comune le migliori competenze delle squadre di soccorritori e si evita la duplicazione degli sforzi.
    Sempre parte del Meccanismo di protezione civile Ue è il pool europeo di protezione civile, formato da risorse pre-impegnate dagli Stati aderenti, che possono essere dispiegate immediatamente all’occorrenza. Il centro di coordinamento della risposta alle emergenze è il cuore operativo ed è attivo tutti i giorni 24 ore su 24. A questo si aggiunge la riserva rescEu, la flotta di aerei ed elicotteri antincendio (oltre a ospedali da campo e stock di articoli medici per le emergenze sanitarie) per potenziare le componenti della gestione del rischio di catastrofi. Per l’estate 2023 è stato messo a punto un piano di emergenza che prevede il raddoppio della flotta della riserva rescEu a 28 tra aerei ed elicotteri antincendio (rispettivamente 24 e 4) provenienti da dieci Paesi – Croazia, Cipro, Francia, Germania, Grecia, Italia, Portogallo, Repubblica Ceca, Spagna e Svezia.

    Con la firma del documento a Chișinău alla presenza del commissario per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, il Paese diventerà dal primo gennaio 2024 il 37esimo Stato partecipante al sistema di prevenzione e riposta del rischio di catastrofi dei Ventisette e dei 10 partner

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    Ucraina: sì del Consiglio Ue all’estensione della protezione temporanea fino al 2025

    Bruxelles – Il Consiglio Ue ha deciso di estendere la protezione temporanea per i rifugiati ucraini proposta dalla Commissione lo scorso 19 settembre. L’accordo politico c’è, quindi, e si attendono soltanto la revisione legale e la traduzione in tutte le lingue comunitarie per poter adottare formalmente la decisione. La protezione, attiva il 4 marzo 2022, è stata prorogata automaticamente ogni anno. La scadenza attuale doveva essere, quindi, il 4 marzo 2024, ma grazie alla decisione odierna (28 settembre) del Consiglio, adesso gli ucraini in fuga dalla guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina potranno goderne fino al 4 marzo 2025. “L’Ue sosterrà il popolo ucraino per tutto il tempo necessario. La proroga dello status di protezione offre certezza agli oltre 4 milioni di rifugiati che hanno trovato un rifugio sicuro nell’Ue”, ha dichiarato Fernando Grande-Marlaska Gómez, ministro degli Interni spagnolo ad interim. 
    Il sistema della protezione temporanea garantisce protezione immediata e collettiva (senza cioè la necessità di esaminare domande individuali) agli sfollati che non sono in grado di ritornare nel paese di origine. Questo allevia, quindi, la pressione sui sistemi di asilo nazionali e consente agli sfollati di godere di diritti armonizzati in tutta l’Ue. Residenza, accesso al mercato del lavoro e all’alloggio, assistenza medica, assistenza sociale e accesso all’istruzione per i bambini sono quindi diritti di cui potranno goderne, almeno per un altro anno, i rifugiati ucraini in tutti i ventisette Stati dell’Unione.  

    Oltre 4 milioni di rifugiati sono accolti nell’Unione grazie a questa misura dall’inizio dell’invasione russa

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    Laptop per l’Ucraina, raccolti altri 13mila dispositivi da inviare a Kiev. Bruxelles valuta l’estensione della protezione temporanea al 2025

    Bruxelles – Computer portatili, smartphone e tablet. Sono almeno 13mila i dispositivi elettronici che saranno consegnati all’Ucraina attraverso l’iniziativa ‘Laptop per l’Ucraina’, sostenuta dalla Commissione europea, per essere consegnati a studenti, infermieri e dipendenti governativi colpiti dalla guerra in Russia. Secondo le stime di Bruxelles, da quando la guerra della Russia in Ucraina è iniziata il 24 febbraio di un anno fa, sono stati spediti a Kiev almeno 12mila dispositivi donati attraverso il meccanismo di protezione civile dell’UE. Gli altri 13mila – fa sapere l’esecutivo comunitario in una nota – saranno trasportati nelle prossime settimane.
    L’iniziativa ‘Laptop per l’Ucraina’ è stata lanciata a dicembre scorso, insieme al ministero ucraino per la trasformazione digitale e a DIGITALEUROPE, l’organizzazione europea che rappresenta la tecnologia digitale. L’obiettivo è quello di raccogliere oltre 50mila tra laptop, tablet e smartphone per aiutare scuole, ospedali e amministrazioni governative a mantenere i servizi essenziali e garantire che i cittadini ucraini rimangano connessi a Internet.
    L’iniziativa si è rapidamente diffusa e conta oggi oltre 17 poli di raccolta dei dispositivi in tutta Europa, in Belgio, Repubblica ceca, Germania, Estonia, Spagna, Francia, Lituania, Ungheria, Romania e Slovenia. Questa spedizione sarà la prima di molte, poiché le donazioni dagli altri centri di raccolta europei verranno raccolte su base continuativa. Aziende e privati ​​possono ancora donare dispositivi di ricambio funzionanti in uno dei 17 centri di raccolta Inoltre, sono in fase di lancio nuovi poli di raccolta. I cittadini sono invitati a donare attraverso uno degli hub e le aziende private possono mettersi in contatto con la Commissione per organizzare il trasferimento di donazioni più consistenti.
    Nel frattempo la Commissione europea ha presentato oggi il primo rapporto sulla direttiva sulla protezione temporanea concessa agli ucraini in fuga dalla guerra, attivata per la prima volta il 4 marzo di un anno fa in risposta all’aggressione della Russia contro l’Ucraina. Bruxelles stima che sono circa 4 milioni le persone ad aver ottenuto da allora protezione immediata nell’Ue, di cui oltre 3 milioni nella prima metà del 2022. La protezione è già stata prorogato fino a marzo 2024 e può essere ulteriormente prorogato fino al 2025 e Bruxelles non lo esclude. “L’Unione europea è pronta a sostenere l’Ucraina per tutto il tempo necessario. La protezione è già stata prorogata fino al marzo 2024 e può essere ulteriormente prorogata fino al 2025. La Commissione è pronta ad adottare le misure necessarie per un’ulteriore proroga, se necessario”, annuncia pubblicando il rapporto annuale. “Allo stesso tempo l’Ue perseguirà un solido approccio coordinato a livello europeo per garantire una transizione agevole verso status giuridici alternativi che consentano l’accesso ai diritti oltre la durata massima della protezione temporanea, nonché un sostegno mirato per le persone che, fuggite dall’Ucraina, desiderano ritornare a casa”, spiega l’esecutivo europeo.

    Computer portatili, smartphone e tablet: sono almeno 13mila i dispositivi elettronici che saranno consegnati all’Ucraina attraverso l’iniziativa ‘Laptop per l’Ucraina’, sostenuta dalla Commissione europea,

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    Il 3 febbraio vertice Ue-Ucraina, Zelensky invitato nella capitale d’Europa

    Bruxelles – Il 12 ottobre di un anno fa calava il sipario a Kiev il 23° vertice tra l’Unione europea e l’Ucraina con il fermo sostegno di Bruxelles all’indipendenza e territoriale del Paese e l’estensione le sanzioni economiche contro la Russia per l’annessione illegale della Crimea del 2014. Oggi (22 dicembre) fonti europee confermano che il prossimo vertice tra Bruxelles e Kiev si terrà nella capitale belga il 3 febbraio e il formato sarà lo stesso: Ursula von der Leyen, a nome della Commissione europea, Charles Michel in rappresentanza del Consiglio europeo, e Volodymyr Zelenskyy a nome dell’Ucraina.
    A essere diverso sarà lo scenario, perché da quel 12 ottobre tutto è cambiato per l’Ucraina e per i rapporti tra Unione europea e Kiev. Sullo sfondo del futuro Summit la guerra di Russia in Ucraina, iniziata con l’invasione del territorio di Kiev il 24 febbraio scorso. Visto il contesto in cui prenderà le mosse il Summit, per il momento nessuna conferma su dove avrà luogo il Summit. A quanto si apprende, Michel avrebbe invitato il presidente Zelensky a visitare la capitale belga anche se la visita non sarebbe collegata al Vertice. Il summit non sarà con tutti i leader dei 27 Stati membri, ma manterrà il formato tradizionale con i presidenti del Consiglio e della Commissione europea.
    Non è difficile immaginare che le conseguenze della guerra, sul piano economico, energetico e della ricostruzione, saranno al centro del Summit di Bruxelles. Ma lo scenario sarà diverso anche perché dallo scorso giugno, Kiev è ufficialmente un Paese candidato all’adesione all’UE, in quello che è stato un decisionale mai così veloce da parte della Commissione, accelerato senza dubbio dalla guerra.

    Il vertice non sarà con tutti i leader dei 27 Stati membri, ma manterrà il formato tradizionale con i presidenti del Consiglio europeo, Charles Michel, e della Commissione europea, Ursula von der Leyen. La presenza a Bruxelles del presidente ucraino ancora non confermata

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    L’UE condanna l’attacco di Putin al porto di Odessa a poche ore dagli accordi sul grano

    Bruxelles – Neanche ventiquattrore dalla firma degli accordi per sbloccare l’esportazione del grano ucraino e la Russia ha lasciato intendere di non sentirsi vincolata dagli accordi internazionali neanche quando si tratta di arrestare quella che rischia di diventare una grave crisi alimentare. Sabato 23 luglio Mosca ha bombardato con quattro missili il porto ucraino di Odessa, tra i principali snodi commerciali di Kiev sul Mar Nero, dopo aver siglato a Istanbul venerdì con l’Ucraina un accordo sotto l’egida delle Nazioni Unite e con la mediazione politica della Turchia per sbloccare le esportazioni di almeno 20 milioni di tonnellate di grano, rimaste bloccate nei principali porti ucraini da quando l’invasione della Russia è iniziata lo scorso 24 febbraio, facendo temere per la sicurezza alimentare globale.
    L’intesa raggiunta dopo mesi di mediazione dell’Onu e anche di Ankara dovrebbe consentire il passaggio di milioni di tonnellate di grano di Kiev dal Mar Nero, attraverso tre principali porti ucraini di Odessa, Chornomorsk e Yuzhny e la creazione di un centro di controllo a Istanbul per monitorare le navi per assicurare che non trasportino armi, al posto del grano. Mosca si era anche impegnata a non attaccare i porti e le navi che dovrebbero essere impegnate nell’operazione. Così non è stato, a meno di ventiquattro ore dalla firma dell’accordo Mosca ha bombardato il porto, giustificandosi dicendo di aver voluto colpire una nave da guerra ucraina e un negozio di armi a Odessa.
    Da Bruxelles si è assistito con sgomento all’attacco e, ferma, è arrivata la condanna da parte dell’Unione europea. “Raggiungere un obiettivo cruciale per l’esportazione di grano il giorno dopo la firma degli accordi di Istanbul è particolarmente riprovevole e dimostra ancora una volta il totale disprezzo della Russia per il diritto e gli impegni internazionali”, ha accusato in un tweet l’alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell.

    EU strongly condemns Russian missile strike on Odesa’s seaport. Striking a target crucial for grain export a day after the signature of Istanbul agreements is particularly reprehensible & again demonstrates Russia’s total disregard for international law & commitments#StopRussia
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) July 23, 2022

    Anche prima della firma degli accordi, venerdì il portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna Peter Stano aveva sollevato preoccupazione sull’attuazione degli accordi sul grano, sottolineando al briefing con la stampa che molto del loro successo dipenderà dalla volontà della Russia di farli rispettare. Secondo Kiev non ci sono stati danni significativi. “E’ la Russia che blocca le esportazioni ucraine, dunque l’attuazione è importante soprattutto da parte russa”, ha spiegato. Ucraina e Russia rappresentano circa il 30 per cento del commercio mondiale di grano, e secondo i dati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) Kiev è tra i principali esportatori di grano al mondo, fornendo oltre 45 milioni di tonnellate all’anno al mercato globale. L’invasione russa ha provocato, tra le altre cose, prezzi record di cibo e carburante, oltre a problemi alla catena di approvvigionamento, con tonnellate di scorte di grano bloccate in silos.

    Neanche ventiquattro ore dall’intesa raggiunta a Istanbul per sbloccare l’esportazione di almeno 20 milioni di tonnellate di grano bloccato in Ucraina da quando è iniziata l’invasione di Mosca. L’alto rappresentante Borrell: “Atto riprovevole che dimostra il totale disprezzo della Russia per il diritto e gli impegni internazionali”

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    A Istanbul l’accordo tra Ucraina e Russia per sbloccare l’esportazione del grano. L’UE: “Ora rapida attuazione”

    Bruxelles – Corridoi verdi per liberare l’esportazione di almeno 22 milioni di tonnellate di grano ucraino attraverso il Mar Nero, bloccato da quando lo scorso 24 febbraio la Russia ha iniziato l’invasione dell’Ucraina. E’ Istanbul, in Turchia, a fare da cornice oggi (22 luglio) a un accordo potenzialmente storico tra Russia e Ucraina, sotto l’egida delle Nazioni Unite e con la mediazione della Turchia, per lo sblocco del grano dai porti ucraini. “Un faro di speranza, possibiltà e sollievo”, annuncia il segretario generale ONU Antonio Guterres, presente alla firma, salutando il raggiungimento dell’intesa come necessaria a sventare “una catastrofe da carenza di cibo per milioni di persone in tutto il mondo”.

    Secondo lo stesso Guterres, l’intesa raggiunta dopo mesi di mediazione dell’Onu e anche di Ankara dovrebbe sbloccare il passaggio di milioni di tonnellate di grano di Kiev dal Mar Nero, attraverso tre principali porti ucraini di Odessa, Chernomorsk e Yuzhny. Allo stesso tempo dovrebbe consentire l’esportazione dei fertilizzanti dalla Russia.
    Ucraina e Russia rappresentano circa il 30 per cento del commercio mondiale di grano, e secondo i dati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) Kiev è tra i principali esportatori di grano al mondo, fornendo oltre 45 milioni di tonnellate all’anno al mercato globale. L’invasione russa ha provocato, tra le altre cose, prezzi record di cibo e carburante, oltre a problemi alla catena di approvvigionamento, con tonnellate di scorte di grano bloccate in silos. Oltre a stabilizzare i prezzi alimentari globali, l’accordo “porterà sollievo ai paesi in via di sviluppo sull’orlo della bancarotta e alle persone più vulnerabili sull’orlo della carestia “, ha affermato Guterres. 
    Vista la forte dipendenza che anche l’UE ha delle materie prime di Kiev e di Mosca, anche Bruxelles oggi plaude l’accordo raggiunto con fatica ma avverte che il reale successo di questa intesa dipenderà dalla “buona fede” con cui le parti intendono dargli seguito. “L’invasione illegale dell’Ucraina da parte della Russia ha lasciato milioni di persone a rischio di fame”, ha ricordato da Bruxelles l’alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell. Il capo della diplomazia europea saluta l’accordo come “un passo nella giusta direzione” ma che ora deve essere “rapidamente attuato”. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha affidato a un tweet parole di ringraziamento per Guterres per aver mediato l’accordo. “Milioni di tonnellate di grano disperatamente necessario bloccate dalla guerra russa lasceranno finalmente il Mar Nero per aiutare a sfamare le persone in tutto il mondo”.

    Thank you dear @antonioguterres for your tireless efforts in securing the agreements with @UN and Turkey on 🇺🇦 grain exports.
    Millions of tonnes of desperately-needed grain blocked by Russia’s war will finally leave through the Black Sea to help feed people across the world. https://t.co/4hxaqsPugc
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) July 22, 2022

    Dal Canada agli Stati Uniti, gli alleati occidentali di Bruxelles hanno già chiarito che vigileranno sull’attuazione dell’accordo in particolare da parte di Mosca, che però ha assicurato che “non proverà a trarre un vantaggio militare dalle potenziali operazioni di sminamento nei porti ucraini, dopo l’accordo firmato a Istanbul per l’esportazione di grano dal Mar Nero. “Non approfitteremo del fatto che questi porti (ucraini) siano stati liberati dalle mine e aperti. Abbiamo preso questo impegno”, ha dichiarato Sergei Shoigu dopo la firma, in un discorso trasmesso dalla televisione russa, affermando che sono state soddisfatte le condizioni per l’applicazione dell’accordo “nei prossimi giorni”.

    Intesa sotto l’egida delle Nazioni Unite e mediata dalla Turchia per far fronte alla crisi alimentare globale, con rincaro dei prezzi e impossibilità di esportare grano bloccato in Ucraina dall’invasione russa. Bruxelles plaude all’accordo ma avverte: “Ora serve attuazione in buona fede”

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    Altri 54 individui e 10 entità nella lista nera delle sanzioni Ue contro la Russia. Congelati gli asset di Sberbank

    Bruxelles – Altri 54 individui e 10 entità figurano ora nella lista nera dell’ultimo pacchetto di sanzioni Ue contro la Russia approvato ieri (21 luglio) dagli Stati membri al Consiglio dell’UE. Non un vero e proprio nuovo pacchetto di misure restrittive, ma un pacchetto di rafforzamento ed estensione temporale di quelle approvate finora.
    Nell’elenco, sintetizza Josep Borrell, figura “un’altra importante banca russa, Sberbank, e le impediamo di condurre transazioni al di fuori della Russia. Stiamo anche aggiungendo altre persone coinvolte nell’aggressione non provocata della Russia contro l’Ucraina, come funzionari militari, il club motociclistico Nighwolves e attori della disinformazione”, ha commentato l’alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza. In totale l’elenco dei sanzionati raggiunge quota 1.212 individui e 108 entità, soggetti al blocco dei beni e ai cittadini e alle imprese dell’UE è vietato mettere a loro disposizione fondi. Le persone fisiche sono inoltre soggette a un divieto di viaggio, che impedisce loro di entrare o transitare nei territori dell’UE.

    We are listing today another major Russian Bank, Sberbank, and are adding further individuals involved in Russia’s unprovoked aggression against Ukraine, such as military officials, the Nighwolves motorcycle club and disinformation actors.
    3/3
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) July 21, 2022

    In una nota del Consiglio si spiega che le sanzioni andranno a colpire alti esponenti dell’establishment politico o culturale come membri della Duma (Parlamento russo) di Stato e provinciale, politici locali come il sindaco di Mosca. Sono elencati anche capi militari e personale di alto rango, politici nominati nei territori ucraini invasi dalla Russia, membri dei Nightwolves, un club motociclistico nazionalista, propagandisti e uomini d’affari. Tra le entità sanzionate spicca Sberbank, uno dei principali istituti finanziari del Paese che già era stato scollegato dal sistema dei pagamenti internazionali SWIFT, i Nightwolves, società che operano nel settore militare o della cantieristica navale o coinvolte nel furto di grano ucraino, e una varietà di entità che hanno diffuso propaganda filo-Cremlino e anti-ucraina. Il Consiglio ha deciso di elencare anche sei persone e un’entità coinvolte nel reclutamento di mercenari siriani per combattere in Ucraina al fianco della Russia truppe. “L’UE è fermamente schierata con l’Ucraina e continuerà a fornire un forte sostegno alla resilienza economica, militare, sociale e finanziaria complessiva dell’Ucraina, compresi gli aiuti umanitari”, conclude la nota.

    Salgono a quota 1.212 gli individui e 108 le entità soggette al congelamento dei beni e al divieto di viaggio, che impedisce loro di entrare o transitare nei territori dell’UE, in risposta all’aggressione dell’Ucraina. Il via libera del Consiglio UE all’aggiornamento delle sanzioni

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    Unione della difesa, Bruxelles propone un fondo da 500 milioni di euro per gli acquisti congiunti di armi

    Bruxelles – Appalti congiunti per rafforzare l’industria europea della difesa. Dopo i vaccini e il gas, ora le armi. La Commissione europea propone oggi (19 luglio) al Parlamento europeo e al Consiglio attraverso un regolamento di impegnare 500 milioni di euro dal bilancio europeo (per gli anni 2022-2024) per facilitare l’acquisto congiunto di armi a livello europeo, con il doppio obiettivo di ristabilire il livello di scorte, in parte ridimensionate a causa del sostegno dato all’Ucraina nella guerra provocata dalla Russia, e contribuire alla costruzione di una industria europea della difesa.
    “Oltre ad aiutare a ricostituire parte delle scorte in seguito al trasferimento di armi all’Ucraina, stiamo creando un incentivo attraverso il bilancio dell’UE affinché gli Stati membri acquistino insieme”, ha spiegato il commissario europeo per il mercato interno, Thierry Breton, presentando in conferenza stampa l’iniziativa, parlando di una “vulnerabilità de facto” che si è venuta a creare con il trasferimento di armi all’Ucraina “che ora deve essere affrontata con urgenza”.
    L’intenzione di introdurre uno strumento temporaneo per rafforzare la difesa europea, era stata comunicata dalla Commissione europea a maggio nella comunicazione congiunta sui divari negli investimenti nel settore della difesa. Lo strumento – si legge in una nota dell’esecutivo – incoraggerà gli Stati membri, in uno spirito di solidarietà, a procurarsi congiuntamente e faciliterà l’accesso di tutti gli Stati membri ai prodotti della difesa di cui hanno urgente bisogno”.
    Così come ha fatto per gli acquisti congiunti di vaccini e terapie anti COVID, Bruxelles punta a scongiurare concorrenza tra gli Stati membri per gli stessi prodotti e abbassare anche i costi delle armi con acquisti più numerosi. “Gli Stati membri hanno adottato misure audaci trasferendo in Ucraina le attrezzature di difesa urgenti. Nello stesso spirito di solidarietà, l’UE li aiuterà a ricostituire queste scorte incentivando gli appalti congiunti, consentendo all’industria europea della difesa di rispondere meglio a queste urgenti esigenze”, ha spiegato la vicepresidente esecutiva Margarethe Vestager, definendo la proposta di regolamento EDIRPA (l’atto comune sugli appalti) una pietra miliare storica nell’istituzione dell’Unione della difesa dell’UE. Sul regolamento la Commissione si aspetta un via libera rapido da parte di Consiglio e Parlamento – i due co-legislatori dell’UE – così da poter, entro la fine del 2022, “sostenere gli Stati membri che affrontano le loro esigenze più urgenti e critiche” in materia di difesa.

    A valere sul bilancio comunitario per gli anni 2022-2024 per aiutare gli Stati membri a ricostruire le scorte di armi e dispositivi militari esaurite per il trasferimento in Ucraina. La proposta passa ora nelle mani di Parlamento e Consiglio per il via libera