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    COVID, Boris Johnson annuncia la fine delle restrizioni dal 19 luglio: “Ecco il piano per convivere con il virus”

    Bruxelles – La variante delta del Coranavirus spaventa l’Unione Europea, ma non a sufficienza il Regno Unito che si prepara ad allentare le restrizioni nonostante il numero dei contagi nel Paese stia risalendo. Il premier britannico Boris Johnson ha annunciato oggi (5 luglio) la revoca della maggior parte delle restrizioni in Inghilterra a partire dal 19 luglio, un “piano di convivenza” con il virus per la ripartenza che è stato anticipato oggi ma che sarà formalmente confermato con una decisione la prossima settimana (il 12 luglio).
    Al netto di cambi di programma, dal 19 luglio in Inghilterra saranno rimosse tra le altre cose le restrizioni sui contatti sociali, il suggerimento di lavorare da casa e soprattutto l’obbligo di indossare le mascherina al chiuso, che rimarrà volontario (tranne che nei luoghi di pubblica sicurezza, come gli ospedali).
    Inizialmente la revoca delle restrizioni era fissata al 21 giugno, ma lo stesso Johnson a margine del G7 in Cornovaglia (12-13 giugno) aveva detto di voler essere “cauto” nell’allentare le restrizioni proprio a causa della grande diffusione della variante “delta”, riscontrata per la prima volta in India e poi diffusa copiosamente nel Regno Unito. La data di fine giugno prevista dalla roadmap inglese è saltata, ma sembra che Johnson non sia disposto a ritardare oltre, nonostante le critiche di vari consulenti scientifici del governo. “Ci sono due ragioni per cui abbiamo deciso di rimandare la riapertura: volevamo fare progressi con le vaccinazioni e volevamo avere dati consolidati sulla variante e i vaccini”, spiega in conferenza stampa.

    Sebbene i contagi siano di nuovo in aumento da inizio giugno, come si vede nel grafico a destra, secondo il governo britannico la maggior parte dei ricoveri è tra persone che non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino. Sono le vaccinazioni ad essere la chiave per evitare il sovraccarico dei sistemi sanitari, ma è soprattutto la seconda dose ad essere fondamentale: come evidenziato dai test sulla variante delta, si è protetti efficacemente solo dopo aver completato il ciclo di vaccinazione. Nel Regno Unito oltre il 50 per cento della popolazione ha ricevuto la doppia dose di vaccino, l’86 per cento ne ha almeno una: secondo Johnson, per il 19 luglio “tutta la popolazione adulta avrà la possibilità di essere vaccinata con almeno una dose, mentre due terzi con la doppia”. I vaccini stanno “drasticamente abbassando la mortalità da COVID”, dice ottimista.
    Quello annunciato da Johnson è “un piano di convivenza con il virus”, per bilanciare i rischi connessi alle riaperture. Intanto, bisogna continuare con la vaccinazione, il governo ha stabilito che anche le persone sotto i 40 anni potranno ricevere la loro seconda dose 8 settimane dopo la prima, anziché  dover aspettare le attuali 12 settimane.
    Via le ‘restrizioni legali’ perché il governo farà affidamento sulla responsabilità individuale delle persone per affrontare la pandemia: Johnson ha confermato la fine dell’obbligo di indossare la mascherina anche al chiuso, l’obbligo di osservare il distanziamento sociale, sarà abolito il limite di sei persone presenti allo stesso tempo nelle abitazioni private, potranno riaprire tutte le attività economiche ancora chiuse, comprese le discoteche, ed è abolita l’indicazione di lavorare da casa se possibile. Non sarà necessario esibire un Certificato di vaccinazione per partecipare agli eventi.  Domani saranno annunciate nuove misure anche per il sistema scolastico e sempre entro la fine della settimana sono previste nuove misure sui controlli dei viaggi nel Paese per chi è pienamente vaccinato. Le regole sono applicabili solo all’Inghilterra, mentre Scozia, Galles e Irlanda del Nord seguiranno le decisioni dei propri governi.

    Via l’obbligo di mascherine al chiuso e stop al distanziamento sociale: il premier britannico detta il piano per rimuovere le restrizioni, nonostante la variante delta abbia fatto impennare di nuovo i contagi. Le regole valide solo in Inghilterra, mentre Scozia, Irlanda del Nord e Galles decideranno in autonomia

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    Riforma dell’OMS, clima, tecnologia: i nuovi tavoli di lavoro UE-USA che rilanciano l’alleanza

    Bruxelles – “Un eccellente incontro tra amici e alleati“. Così Ursula von der Leyen sintetizza il summit UE-Stati Uniti che produce un grande successo politico. La presidente della Commissione europea si riferisce all’intesa trovata dalla due parti sulla questione Airbus-Boeing, anche se in realtà il vertice con il nuovo inquilino della Casa Bianca segna passi in avanti su molti fronti. “L’america è tornata – ha scandito Joe Biden durante l’incontro, dopo aver ricordato di essere di origine irlandese – e la delegazione di ‘serie A’ che ho portato con me lo dimostra”.
    Nuovo corso su clima e intellgenza artificale
    Non ci sono solo i successi in politica commerciale. Stati Uniti e Unione europea hanno convenuto di rilanciare il loro legame sul fronte dell’innovazione e del clima, attraverso l’attivazione di nuovi canali di lavoro. Via libera quindi alla creazione di un consiglio UE-USA sulla tecnologia, volto a creare un partenariato tutto nuovo sulle nuove tecnologie, in particolare le intelligenze artificiali. D’accordo anche all’istituzione di un gruppo d’azione di alto livello per il clima per promuovere “la diplomazia climatica” e coinvolgere così i governi in politiche globali di sostenibilità, sotto la cabina di regia euro-americana. “Quando si parla di lotta ai cambiamenti climatici Unione europea e Stati Uniti sono partner naturali”, scandisce von der Leyen. Su tutto ciò che riguarda la sostenibilità, i leader si dicono disposti a “continuare e rafforzare” la cooperazione per affrontare il cambiamento climatico, il degrado ambientale e la perdita di biodiversità, promuovere la crescita verde, proteggere i nostri oceani e sollecitare un’azione ambiziosa da parte di tutti gli altri principali attori.
    Lotta al COVID, riforma dell’OMS e viaggi aerei il prima possibile
    La creazione di tavoli tecnici e organismi ad hoc non si esaurisce qui. Si è deciso di un raggiungere un accordo congiunto UE-USA attraverso il gruppo di lavoro di esperti per lo scambio di informazioni e competenze per rilanciare viaggi sicuri e sostenibili tra l’UE e gli Stati Uniti. Un passo che si colloca nel più ampio impegno comune di “porre fine alla pandemia di COVID attraverso la cooperazione globale”. In tal senso l’Unione europea ottiene da Biden il via libera all’istituzione, all’interno dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS),  di un gruppo di lavoro sul rafforzamento della preparazione e della risposta  alle emergenze sanitarie.
    Alleanza transatlantica in chiave anti-cinese e anti-russa
    La Commissione europea che dichiara le sue ambizioni geopolitiche ottiene un’alleanza euro-americana in senso anti-russo e anti-cinese. Ribadendo anche quanto già sancito nel corso del summit dei leader della Nato, Stati Uniti e Unione europea si dicono “uniti nell’approccio di principio” nei confronti di Mosca, e pertanto “pronti a rispondere con decisione” all’azione del Cremlino considerata come “negativa e dannosa”. Da qui l’esigenza di “stabilire un dialogo ad alto livello UE-USA sulla Russia“.
    Ma c’è anche lo scomodo interlocutore cinese a unire le due sponde dell’Atlantico. Biden, von der Leyen e Michel sono d’accordo a lavorare insieme per “sfidare e contrastare le pratiche non di mercato cinesi“. Ma più in generale la rinnovata alleanza agirà “in modi specifici che riflettano i nostri elevati standard, compresa la collaborazione sugli investimenti in entrata e in uscita e sul trasferimento di tecnologia”. 
    C’è poi l’attacco frontale su questioni assai sensibili per il regime di Pechino. Stati Uniti e Unione europea sono decisi a “coordinare” l’agenda politica per quanto riguarda “le continue violazioni dei diritti umani nello Xinjiang e in Tibet, l’erosione dell’autonomia e dei processi democratici a Hong Kong, le campagne di disinformazione”.
    Il summit UE-Stati Uniti è andato meglio di come si potesse pensare. “Il presidente Biden ha detto che gli Stati Uniti sono tornati sulla scena internazionale, e noi lo prendiamo in parola”, afferma il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, che porta a casa impegni e progressi reali di cui l’Ue aveva bisogno e che guarda già oltre. Quanto raggiunto a Bruxelles “è un punto di partenza, ovviamente”.

    Il summit bilaterale produce grandi risultati. Michel: “Biden dice che gli Stati Uniti sono tornati sulla scena internazionale e lo prendiamo in parola, ma è un punto di partenza”

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    Salute, blue economy e materie prime: UE e Canada danno nuove impulso alle loro relazioni

    Bruxelles – Salute, materie prime e commercio, sicurezza, clima. Unione europea e Canada rinsaldano il loro legame con un nuovo processo di cooperazione che le vede inaugurare nuove fasi su più fronti. Il summit bilaterale di Bruxelles vede la decisione di creare un nuovo dialogo per la salute, l’attivazione di un forum per sull’economia marittima per la protezione degli oceani e la promozione della blue economy, l’avvio di un partenariato strategico UE-Canada sulle materie prime al fine di diversificare le fonti di importanti input dell’economia verde e digitale lontano.
    “Dobbiamo essere uniti”, dice l’ospite d’onore, il primo ministro canadese Justin Trudeau, che lascia la capitale dell’UE tenendo fede a premesse e promesse. Prima di lasciare Bruxelles il leader canadese riafferma l’importanza dei “valori” che legano le due sponde dell’Atlantico, che si traduce nell’impegno a “lavorare stretto contatto per affrontare le preoccupazioni e le sfide comuni che affrontiamo nelle relazioni con Cina e Russia“, come messo nero su bianco nelle conclusioni di fine lavori.
    E’ un summit UE-Canada ricco di sostanza quello andato in scena a Bruxelles. C’è la voglia di “coordinare sforzi” di riforma dell’OMS, e non è poco. “Dobbiamo migliorare il sistema di allerta, perché abbiamo perso del tempo prezioso all’inizio” della pandemia, rileva la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Un lavoro necessario ma non scontato, poiché si intreccia col più delicato capitolo di riforma del WTO, l’Organizzazione mondiale per il commercio. Ma le due cose, quando si parla di salute, vanno di pari passo. UE e Canada intendono “lavorare insieme per facilitare il commercio di beni medici essenziali”, nell’ottica dell’alleanza per la salute.
    Trudeau propone un trattato internazionale sulle pandemie, nell’ambito di una nuova OMS. L’Unione europea trova il sostegno a lavorare per la creazione di un’Agenzia africana del farmaco e investimenti nel continente: è questa la strategia per superare le crisi. “La liberalizzazione dei brevetti dei vaccini non sono una bacchetta magica”, scandisce il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. “Preferiamo progetti concreti per l’aumento della capacità produttiva”. Avanti così, dunque.
    Si difende il CETA, il trattato di libero scambio UE-Canada. Da quando è stato introdotto in via provvisoria il commercio di beni è cresciuto del 25%, quello di servizi del 39%. Si intende lavorare per arrivare alla piena ratifica e applicazione dell’accordo, a cui si aggiunge l’alleanza sulle materia prime e non solo quella. “Condividiamo gli stessi valori, siamo per il multilateralismo”, ripetono i tre leader, e nel complesso, tiene a sottolineare Trudeau, “la partnership UE-Canada è più forte che mai”.
    Lo dimostra anche il nuovo impulso dato alla sicurezza cibernetica. UE e Canada approfondiranno la cooperazione digitale attraverso il dialogo digitale Canada-UE e il partenariato globale sull’intelligenza artificiale. Un esercizio che implica la collaborazione in materia di ricerca e sviluppo. Qui, sottolinea Michel, “continueremo a rafforzare la nostra cooperazione attraverso il programma Orizzonte Europa”, il programma quadro UE per la ricerca.
    Capitolo difesa. Per cortesia istituzionale Trudeau non risponde a chi chiede pareri su una maggiore integrazione europea in materia, ma il Canada è stato invitato a partecipare al progetto Mobilità Militare della PESCO, ed è von der Leyen a ricordare che la Cooperazione strutturata permanente in materia di sicurezza e difesa (PESCO) “è stata creata per garantire maggiore interoperabilità, e che la PESCO permette una maggiore complementarità con la Nato” e quindi è un bene anche per il Canada.

    Il summit bilaterale ospitato a Bruxelles rilancia un rapporto “più forte che mai”. Impegni per riformare l’Oms, proteggere gli oceani e rispondere alle minacce russo-cinesi

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    Alleanza per democrazia, vaccini anti-COVID e commercio: il summit UE-Stati Uniti per ripartire

    Bruxelles – Ricostruire relazioni perdute con la precedente amministrazione, tornare a essere protagonisti in un mondo pieno di insidie, a partire da quella sanitaria. Stati Uniti e Unione europea tornano a tenere un summit bilaterale all’insegna di una rinnovata partenership transatlantica vera. COVID-19, clima, commercio e investimenti, politica estera, promozione di diritti e valori fondamentali. Sul tavolo c’è praticamente un po’ di tutto, perché dopo cinque anni di trumpismo molto è stato accantonato.
    La Brexit, e la perdita di un interlocutore privilegiato per Washington in seno all’UE, spinge il presidente americani Joe Biden a trovare nuove sponde col vecchio continente, improvvisamente nuovamente strategico. C’è la necessità di ripristinare collegamenti tra le due sponde dell’Atlantico nel senso vero dell’espressione, dei viaggi che si vogliono ripristinare. La questione COVID con i voli aerei è uno dei temi di maggiore priorità per entrambe le parti. Per tornare alla normalità c’è però la necessità di “accelerare le vaccinazioni”. E’ in quest’ottica, riferiscono fonti europee, che Biden metterà sul tavolo la proposta di una task force UE-Stati Uniti per aumentare la produzione globale di vaccini. Sempre in questa ottica, l’obiettivo è lavorare insieme per mantenere aperte le catene di approvvigionamento, e dunque mercati e filiere, una tema su cui gli europei avranno molto da poter offrire in termini di contributo.
    Ma la pandemia impone un ripensamento sull’OMS, l’Organizzazione mondiale per la sanità. Biden è pronto a discutere coi leader europei, intesi come i capi delle istituzioni comunitarie, di riforma dell’Agenzia delle Nazioni Unite. A Washington sono convinti che vada resa “più preparata ad affrontare eventuali pandemie future”, e c’è dunque la necessità di questo.
    A proposito di riforme, le modifiche istituzionali dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) è anche uno dei temi sul tavolo del summit UE-USA. Entrambe le parti vogliono un ammodernamento della struttura, e l’appuntamento bilaterale offre un’opportunità unica per stabilire una prima linea comune di riassetto dell’organismo.
    Certo frizioni non mancano. Chi pensa ad un nuovo inizio all’insegna di una ritrovata amicizia deve smorzare gli entusiasmi, pur tuttavia giustificati. Sulla questione cinese ci sono vedute diverse. L’Europa sta cercando una via di collaborazione, specie in ambito commerciale. L’accordo per gli investimenti è un qualcosa che a Bruxelles si difende. “E’ nostra intenzione ribilanciare le nostre relazioni commerciali con la Cina”, ha spiegato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nel corso di un’intervista rilasciata ad un gruppo selezionato di testate, tra cui AFP. “Per questo abbiamo deciso di facilitare l’accesso al nostro mercato unico” a industrie cinesi. “L’assenza di reciprocità è il motivo per cui abbiamo accelerato i negoziati per l’accordo sugli investimenti”.
    Se gli europei vedono nella Cina delle opportunità, la controparte statunitense vede in Pechino minacce. Economiche e militari sicuramente. Un attore internazionale con cui dover fare i conti e di cui non fidarsi. Sul dossier cinese dunque le posizioni restano distanti, e si dovrà trovare un’intesa su come impostare la rinnovata relazione verso est. Guardando all’oriente cinese, non si possono ignorare le questioni relative alla democrazia.
    Per questo al summit Unione europea-Stati Uniti è intenzione discutere l’organizzazione di un summit globale per la democrazia. Una proposta che si attende da Biden, per vedere come potenziare gli strumenti per rafforzare la democrazia nel mondo, per poi concentrarsi al contrasto della disinformazione e alle ingerenze straniere.
    “Vogliamo dire all’Europa che l’America c’è”, le parole di Biden in occasione del summit NATO, che precede la serie di appuntamenti previsti nella capitale belga ed europea. Un messaggio incoraggiate, quello che si voleva sentire. Il Summit, per entrambe le parti, vuole essere essere l’occasione per costruire “un’agenda positiva nelle relazioni UE-USA per i prossimi anni”.

    Donald Trump ha rivisto in modo peggiorativo le relazioni con l’Europa, ora Biden e i leader dell’Unione cercano di ripartire. La Casa Bianca: “L’America c’è”

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    Dal G7 in Cornovaglia al summit UE-USA, Biden vola in Europa per rinsaldare i legami transatlantici

    Bruxelles – Pandemia, diplomazia vaccinale, clima, multilateralismo, controversie commerciali e internazionali. Si preannuncia denso di impegni e di temi il primo viaggio di Joe Biden in Europa da quando a gennaio è stato eletto presidente degli Stati Uniti. “In questo momento di incertezza globale, mentre il mondo è ancora alle prese con una pandemia che capita una volta ogni secolo, questo viaggio mira a realizzare il rinnovato impegno dell’America nei confronti dei nostri alleati e partner e a dimostrare la capacità delle democrazie di affrontare le sfide e scoraggiare le minacce di questa nuova era”, anticipa Biden dalle colonne del Washington Post.
    Si parte per il Vecchio Continente domani, mercoledì 9 giugno, e si fa tappa prima in Regno Unito per il vertice del G7 dall’11 al 13 giugno in Cornovaglia (Carbis Bay), poi a Bruxelles per il summit della NATO (14 giugno) e il vertice USA-UE (15 giugno) con i due presidenti, Ursula von der Leyen e Charles Michel. Si chiude, infine, a Ginevra per il primo incontro con il presidente russo Vladimir Putin (16 giugno). Tra un incontro istituzionale e l’altro non mancheranno incontri bilaterali tra cui quello col premier britannico Boris Johnson, che ospita la riunione del G7, con la regina Elisabetta II e con il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan.
    Consesso delle democrazie
    Che si tratti di “porre fine alla pandemia di covid-19 ovunque, di soddisfare le esigenze di un’accelerazione della crisi climatica o di affrontare le attività dannose dei governi di Cina e Russia, gli Stati Uniti devono guidare il mondo da una posizione di forza“, sostiene il presidente riassumendo nelle linee i temi caldi sul tavolo. Con le grandi economie del G7 (Regno Unito, Stati Uniti, Canada, Giappone, Germania, Francia e Italia, più l’UE) si discuterà di come porre fine alla pandemia, migliorare la sicurezza sanitaria per tutte le nazioni e guidare una ripresa economica globale e inclusiva. “Saranno le nostre priorità principali”, scrive Biden. Ma sarà, probabilmente, l’occasione per anticipare la discussione in sede di Organizzazione mondiale del commercio (OMC) sulla possibilità di sospendere o meno i brevetti sui vaccini, per la distribuzione globale dei farmaci anti-Covid. Oppure trovare altre alternative, come chiede Bruxelles. Ci sarà spazio, spiega la Casa Bianca, anche per discutere di cambiamento climatico e transizione globale verso l’energia pulita, prima della COP26 (Conferenza sul clima delle Nazioni Unite) di Glasgow, in programma a novembre.
    I presidenti di Commissione e Consiglio europeo, Ursula von der Leyen e Charles Michel
    Dalla Cornovaglia, Biden volerà a Bruxelles per il Vertice NATO prima e per incontrare i presidenti della Commissione e del Consiglio europeo poi, nel loro primo “faccia a faccia” da quando si è insediato. E’ da gennaio che Bruxelles mostra tutto l’interesse a migliorare le relazioni economiche e politiche con Washington, incrinate in questi ultimi quattro anni dalla retorica aggressiva e isolazionista dell’ex presidente Donald Trump. Anche se quattro anni sono tanti, e le relazioni transatlantiche non torneranno all’era pre-trumpiana, questo è chiaro. Andranno modulate sulla base degli interessi comuni. A Bruxelles, Biden prevede di discutere di come gli Stati Uniti e l’Europa possono lavorare in stretto coordinamento sulle sfide globali. “Ci concentreremo sull’assicurare che le democrazie di mercato, non la Cina o chiunque altro, scrivano le regole del 21° secolo sul commercio e la tecnologia. E continueremo a perseguire l’obiettivo di un’Europa intera, libera e in pace”, dice. Dichiarando, tra le righe, che spingerà per un rafforzamento della partnership transatlantica in chiave anti-Pechino, soprattutto per quanto riguarda commercio e digitale. Ma non c’è solo la Cina nel mirino del presidente USA.
    Vladimir Putin
    E’ Biden stesso a chiarire che tutti gli incontri che farà con gli alleati europei serviranno a preparare il tête-à-tête di Ginevra del 16 giugno con il presidente russo Putin. Un incontro che avrà gli occhi del mondo puntati addosso, senza dubbio. “Sarà dopo discussioni ad alto livello con amici, partner e alleati che vedono il mondo attraverso la stessa lente degli Stati Uniti e con i quali abbiamo rinnovato le nostre connessioni e lo scopo condiviso”, spiega Biden. Con le potenze dell’Occidente “siamo uniti per affrontare le sfide della Russia alla sicurezza europea, a cominciare dalla sua aggressione in Ucraina, e non ci saranno dubbi sulla determinazione degli Stati Uniti a difendere i nostri valori democratici, che non possiamo separare dai nostri interessi”.
    Diversamente che con Pechino, per Mosca usa però toni molto più moderati. Chiarisce che gli Stati Uniti non cercano il conflitto. “Vogliamo una relazione stabile e prevedibile in cui possiamo lavorare con la Russia su questioni come la stabilità strategica e il controllo degli armamenti”. Ecco perché – ricorda – “ho agito immediatamente per estendere di cinque anni il trattato New START (il trattato sulla riduzione delle armi nucleari firmato da Stati Uniti e Russia a Praga nel 2010) e rafforzare la sicurezza del popolo americano e del mondo”. Anticipa però che quando incontrerà il vertice del Cremlino, “sottolineerò ancora una volta l’impegno degli Stati Uniti, dell’Europa e delle democrazie affini a difendere i diritti umani e la dignità”. E ancora ripropone l’idea di una divisione tra le democrazie (occidentali) e tutto ciò che rimane fuori da questa definizione, Russia, Cina, Bielorussia e anche Turchia. Come a voler riproporre una divisione manichea (e antica) del mondo in blocchi, da una parte la democrazia dall’altra l’autoritarismo. Una visione che però oggi è superata e non è chiaro come sarà accolta dall’UE, che nel frattempo è alla ricerca della sua “terza via” europea.

    I luoghi, i personaggi, gli incontri: tutte le tappe del primo viaggio nel Vecchio Continente del nuovo presidente degli Stati Uniti, dal 9 al 16 giugno

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    La guerra mondiale al Covid 19. Dal Global Health Summit di Roma la strategia per prepararsi alle future pandemie

    Roma – “Gli obiettivi che abbiamo in questo vertice sono tre: mettere sotto controllo la pandemia, assicurare che i vaccini arrivino a tutti ovunque e prepararci e prevenire le future crisi sanitarie”. Ursula von der Leyen apre così il Global Health Summit di Roma insieme a Mario Draghi, accogliendo seppur a distanza, una ventina di capi di stato e di governo, le principali organizzazioni internazionali e sanitarie mondiali per l’evento organizzato a Villa Pamphilj nell’ambito della presidenza italiana del G20. “Dobbiamo vaccinare il mondo e farlo velocemente” dice il premier italiano, “la cooperazione internazionale sarà importante anche nel futuro. Dobbiamo capire cosa è andato storto e prepararci alle crisi future”.
    Villa Pamphilj, sede del Global Health Summit – Roma
    Prima del tavolo tra i capi di stato e di governo, il summit è stato aperto dai contributi di scienziati, medici, filantropi ed economisti. Le conclusioni saranno firmate nel pomeriggio con la dichiarazione di Roma ma la presidente della Commissione ha anticipato che il Team Europe punta a donare 100 milioni di dosi di vaccino contro il Covid-19 ai Paesi a medio e basso reddito entro la fine del 2021”.
    Dalla pandemia abbiamo imparato la lezione che “abbiamo bisogno gli uni degli altri” ha detto von der Leyen, e “se oggi abbiamo una speranza lo dobbiamo alla comunità scientifica, a uomini e donne che hanno dedicato la loro vita alla scienza”. E a questo proposito il panel di scienziati ha già inviato il suo messaggio “per un accesso universale alle risorse, perché nessun Paese sarà al sicuro fino a quando tutti i Paesi non lo saranno”. Si tratta di un decalogo con l’indicazione delle azioni necessarie per metter fine alla pandemia e assicurare una migliore preparazione in vista delle future minacce.
    Sul fronte dei vaccini le aziende produttrici intervenute al summit hanno assicurato un ulteriore sforzo di produzione che arriva fino a 2,6 miliardi di dosi tra questo e il prossimo 2022, destinati ai Paesi più poveri e al programma Covax. Un impegno confermato dalla presidente von der Leyen che ha spiegato come “le licenze volontarie sono il miglior modo per assicurare il necessario trasferimento di tecnologie e know-how, insieme ai diritti di proprietà intellettuale”.
    Riguardo ai brevetti il premier Draghi ha confermato che l’Italia è favorevole alla proposta della sospensione “purché sia temporanea, mirata e non mini gli sforzi innovativi delle compagnie farmaceutiche”. Tuttavia ha proseguito che “questo non risolve perché non garantisce che i Paesi a basso reddito siano effettivamente in grado di produrre i propri vaccini. Dobbiamo sostenerli finanziariamente e con competenze specializzate”. Poi ha insistito sulle esportazioni libere mandando un messaggio ai partecipanti al summit: “L’UE  ha esportato circa 200 milioni di dosi di vaccini Covid-19 in 90  paesi, circa la metà della sua produzione totale. Tutti gli Stati devono fare lo stesso”.

    A Roma il vertice mondiale della salute per combattere la pandemia. Focus sui vaccini: pormessi 2,6 miliardi di dosi per i Paesi poveri. Draghi: “favorevoli alla sospensione dei brevetti ma bisogna produrre di più e trasferire tecnologie”

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    Strategia anti Covid globale. Dalla conferenza per l’Africa via i brevetti sui vaccini

    Roma – Un new deal per l’Africa e come primo impegno i vaccini. Il vertice di Parigi poteva essere solo l’ennesimo incontro di sole buone intenzioni ma questa volta potrebbe sortire qualcosa di più concreto. In prima battuta sulla questione dei sullo stop temporaneo ai brevetti che i partecipanti hanno sottoscritto. E’ la vittoria del presidente francese Emmanuel Macron che ha chiamato a raccolta i principali capi di Stato e di governo africani e dei Paesi occidentali, e i vertici di ONU, UE e delle Istituzioni Finanziarie Internazionali.
    Incontro ibrido, per la gran parte da remoto ma che Mario Draghi ha voluto onorare in presenza. “L’Europa e gli Stati Uniti hanno risposto alle devastazioni della pandemia” con finanziamenti all’economia e garantendo la vaccinazione per tutti. “In Africa non c’è nulla di tutto questo – ha detto il premier italiano – con questo summit dobbiamo cominciare a organizzare una risposta dello stesso tipo”.

    Una risposta mondiale che “sosterremo nel G20 e nelle istituzioni multilaterali”, proposte che vanno dalle ristrutturazioni dei debiti alla questione dei vaccini” ha aggiunto Draghi. L’iniziativa del presidente Usa Joe Biden sui brevetti non è per nulla tramontata almeno per gli obiettivi di Parigi. “Sosteniamo i trasferimenti di tecnologie e la richiesta all’Oms, all’Omc e a Medicines Patent Pool (il comitato dell’Onu per la medicina salvavita) di togliere tutti gli obblighi in termini di proprietà intellettuale che ostacolano la produzione di qualsiasi tipo di vaccino”, ha detto Macron al termine del vertice.
    Al summit hanno partecipato anche la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio Charles Michel e la direttrice del Fondo monetario internazionale Kristalina Georgieva. “Abbiamo concordato l’obiettivo di raggiungere il 40 per cento di persone vaccinate nel continente africano entro il 2021 – ha detto la leader del FMI – e del 60 per cento entro metà del 2022, riallocando 500 milioni di dosi in eccesso e aumentando la produzione fino a un miliardo per il prossimo anno”.
    In sostanza, da parte di tutti i partecipanti c’è la consapevolezza che non ci sarà ripresa economica senza una strategia globale anti Covid. Tutto ciò ha portato anche alle altre proposte della moratoria sul debito dai Paesi del G20 per il 2020 e il 2021 a cui si aggiunge un quadro comune di consolidamento per la ristrutturazione del debito. Fondo monetario, l’Agenzia internazionale per lo sviluppo dei paesi poveri e i partecipanti del club di Parigi hanno poi concordato di mobilitare diritti speciali di prelievo (le riserve del paniere di valuta estera utilizzate dal FMI in momenti di crisi) fino a 650 miliardi di dollari per finanziare investimenti pubblici e privati.
    Impegni che anche i rappresentanti degli Stati africani hanno definito come “un cambio di paradigma” nelle politiche economiche delle grandi potenze. “Per la prima volta l’Europa, gli Stati Uniti e la Cina insieme decidono di trattare le loro relazioni con l’Africa” – ha detto il presidente della Repubblica del Congo e dell’Unione africana Felix Tshisekedi – le conclusioni non resteranno lettera morta ma saranno il punto di partenza per promuovere un cambiamento”.

    Macron a Parigi convince tutti per rilanciare l’iniziativa di Biden. Draghi: In Africa dobbiamo rispondere come abbiamo fatto in Europa e negli Stati Uniti. Tra gli impegni anche la ristrutturazione del debito