L’UE contro il tentativo della Republika Srpska di separarsi dalla Bosnia ed Erzegovina
Bruxelles – Con le sanzioni UE che ancora latitano, la Republika Srpska tira dritto nel suo progetto secessionista dalle istituzioni centrali della Bosnia ed Erzegovina. Ieri (giovedì 10 febbraio) l’Assemblea nazionale dell’entità serba di Bosnia ha votato a favore di una legge che istituisce un Consiglio superiore della magistratura (HJPC) separato rispetto a quello del resto del Paese, un evidente tentativo di assumere unilateralmente le responsabilità costituzionali dello Stato.
La tabella di marcia – che prevede di sottrarsi dal controllo dello Stato centrale in settori fondamentali come l’esercito, il sistema fiscale e il sistema giudiziario – era stata approvata il 10 dicembre dello scorso anno, dopo due mesi di grandi polemiche internazionali sul secessionismo voluto dal membro serbo-bosniaco della Presidenza tripartita, Milorad Dodik, e sponsorizzato dalla Russia di Vladimir Putin. Nonostante il boicottaggio dei partiti dell’opposizione, la maggioranza di governo ha votato compatta sia per una legge sulle proprietà statali (revocando una decisione del 2005 dell’alto rappresentante per la Bosnia), sia sul progetto di legge per l’istituzione di un Consiglio superiore della magistratura autonomo, sottraendoli a quello della Bosnia ed Erzegovina che dal 2004 è l’unico organo autorizzato a nominare giudici e procuratori in tutto il Paese.
Dura la condanna dell’UE sul voto dell’Assemblea nazionale della Republika Srpska: “Costituisce una violazione inaccettabile dell’ordine costituzionale e giuridico“, si legge in una nota del portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), Peter Stano. A Bruxelles si continua a spingere sul tentativo di convincere Dodik e gli altri leader “a porre fine all’escalation e assicurare la ripresa di un dialogo serio all’interno delle istituzioni statali”. Ancora non arrivano indicazioni per sanzioni economiche contro i responsabili del secessionismo serbo in Bosnia, ma l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha messo all’ordine del giorno del prossimo Consiglio Affari Esteri (21 febbraio) la situazione in Bosnia ed Erzegovina e le azioni che ne minano l’unità. “L’UE è pronta a utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione per aiutare il Paese” sia a superare l’attuale crisi, ma anche a riprendere il percorso di adesione all’Unione, “minato seriamente da questa incertezza giuridica e dall’instabilità del sistema giudiziario“.
La stessa condanna è stata condivisa dal Consiglio per l’attuazione della pace (PIC, l’organismo internazionale incaricato di attuare l’accordo di Dayton del 1995). La decisione di istituire un Consiglio superiore della magistratura separato nella Republika Srpska “rappresenterebbe una violazione della costituzione e dell’ordine giuridico della Bosnia ed Erzegovina“, riporta un comunicato del PIC non sostenuto dalla Russia. L’istituzione nel 2004 di un unico Consiglio superiore a livello statale è stata “una riforma fondamentale per modernizzare il sistema giudiziario in conformità con gli standard europei e internazionali”, per promuovere “un’amministrazione imparziale, indipendente ed efficace della giustizia in tutto il Paese”, conclude la nota.
L’Assemblea nazionale dell’entità serba della Bosnia ha votato a favore di una legge che istituisce un Consiglio superiore della magistratura (HJPC) separato: “Violazione inaccettabile dell’ordine costituzionale e giuridico”