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    L’Unione Europea chiede alla Cina di premere sulla Russia per mettere fine all’aggressione dell’Ucraina

    Bruxelles – Il sonno del gigante cinese inizia a essere sempre più disturbato. Negli 11 giorni di invasione russa dell’Ucraina, Pechino è il vero jolly che ancora nessuno è riuscito a giocarsi per indirizzare in un verso o nell’altro la guerra voluta da Vladimir Putin. Né Mosca, per avere quel supporto necessario per affrontare le sanzioni e il boicottaggio delle aziende di quasi tutto il mondo, né le potenze occidentali per isolare definitivamente il Cremlino e metterlo in ginocchio. Oggi però l’UE ha fatto un passo in avanti e ha chiesto apertamente alla Cina di fare pressione sulla Russia per mettere fine all’aggressione in Ucraina.
    “L’alto rappresentante Josep Borrell è in contatto con la controparte cinese perché prema per fermare questo attacco senza precedenti contro l’integrità territoriale di uno Stato”, ha spiegato il portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), Peter Stano, nel corso del punto quotidiano con la stampa. “L’UE sta chiedendo alla Cina di usare la propria influenza per raggiungere un cessate il fuoco e porre fine ai bombardamenti brutali della Russia”, ha aggiunto Stano, sottolineando che la potenza orientale “ha il potenziale per raggiungere Mosca grazie alle sue relazioni bilaterali“. Il portavoce del SEAE ha fatto notare che “la Cina non era tra i cinque Paesi che si sono opposti alla risoluzione votata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite” e “questa è una ragione per aumentare il nostro impegno per fare in modo che diventi partner della comunità internazionale che spinge per la fine della guerra in Ucraina”.
    Per l’appunto, la Cina è stata tra i 35 Paesi che si sono astenuti al voto di mercoledì scorso (2 marzo) sulla risoluzione di condanna all’aggressione dell’Ucraina, insieme a India ed Emirati Arabi Uniti. Una dimostrazione che – a differenza di quanto previsto dal Cremlino – gli alleati di Putin iniziano a scarseggiare e non hanno interessi a sostenerlo esplicitamente. Solo un mese fa Xi Jinping e Vladimir Putin avevano condannato l’espansionismo verso Est della NATO e si erano promessi “amicizia senza limiti”. Ma la guerra di Putin – che non sembra più essere ‘lampo’ come prospettato dall’autocrate russo e che ha evocato anche lo spettro dell’arma nucleare – sta diventando un ostacolo per il presidente cinese. Da un turbamento dell’economia globale e da un nuovo periodo di recessione, Pechino non ha molto da guadagnarci. È per questo motivo che la Cina potrebbe lasciarsi convincere dall’UE a esporsi maggiormente e prendere un’iniziativa diplomatica per risolvere la crisi scatenata dalla Russia.
    Questo significherebbe però mettere parzialmente in discussione l’alleanza con la Russia e, soprattutto, non trarre tutti i benefici che potrebbero derivare da un indebolimento dell’Occidente impegnato in Ucraina. Se l’esercito di Putin si dovesse impantanare in Ucraina e le potenze occidentali impegnarsi ancora più a lungo a sostegno di Kiev, senza alcuno sforzo la Cina di Xi Jinping potrebbe godere di un parziale cambio di rotta in politica estera da parte degli Stati Uniti (sempre più distratti dal Pacifico) e di un’Europa che non può ripartire con slancio dopo due anni di crisi scatenata dalla pandemia COVID-19. Ma anche di una Russia impoverita e isolata a livello internazionale, che diventerebbe facilmente un satellite di Pechino, unico interlocutore in materia di politica estera, economica ed energetica. Il tempo delle scelte sta però svegliando la potenza cinese, che rischia di trovarsi ora davanti a un bivio da cui difficilmente si può tornare indietro.

    Pechino “ha il potenziale per raggiungere Mosca grazie alle sue relazioni bilaterali”, ha spiegato il portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), Peter Stano. Bruxelles vuole che Xi Jinping “usi tutta la sua influenza”

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    La Russia tagliata dal programma di ricerca UE nello stesso giorno dell’attacco alla centrale nucleare di Zaporizhzhia

    Bruxelles – L’isolamento internazionale della Russia si intensifica e taglia fuori Mosca ormai su tutti i fronti, dallo sport all’industria, dall’economia alla finanza, fino alla ricerca e l’innovazione. Nello stesso giorno dell’attacco russo alla centrale nucleare di Zaporizhzhia (nel sud-est dell’Ucraina) che ha scatenato un incendio negli edifici secondari della struttura, l’UE ha deciso di sospendere la cooperazione con entità della Russia nell’ambito della ricerca e dell’innovazione sia del programma Horizon Europe sia del precedente Horizon 2020.
    “Ho chiesto ai miei servizi di sospendere qualsiasi pagamento agli enti russi nell’ambito dei contratti esistenti“, ha annunciato la commissaria europea per l’Innovazione e la ricerca, Mariya Gabriel. Inoltre, è stata decisa la “sospensione della preparazione dell’accordo di sovvenzione per quattro progetti del programma Horizon Europe che coinvolgono cinque organizzazioni di ricerca russe”, ha aggiunto la commissaria, specificando che “la firma di qualsiasi nuovo contratto sarà sospesa fino a nuovo avviso“. Durissimo il commento della vicepresidente della Commissione UE per il Digitale, Margrethe Vestager: “La cooperazione nella ricerca dell’UE si basa sul rispetto delle libertà e dei diritti che sono alla base dell’eccellenza e dell’innovazione” e “l’atroce aggressione militare della Russia contro l’Ucraina è un attacco contro questi stessi valori”.
    In quest’ottica è stato però rafforzato il sostegno a scienziati e ricercatori ucraini “che hanno dimostrato eccellenza e leadership nell’innovazione in molti campi”. La commissaria Gabriel ha spiegato che “siamo fortemente impegnati a garantire una continua e proficua partecipazione dell’Ucraina e delle entità ucraine”, da quando Kiev ha firmato l’accordo associazione per il programma UE sulla ricerca e l’innovazione Horizon Europe e per la Comunità europea dell’energia atomica (Euratom) nell’ottobre 2021. L’accordo di associazione entrerà in vigore quando l’Ucraina notificherà alla Commissione Europea il completamento del processo di ratifica. “Nel frattempo abbiamo adottato misure amministrative per garantire che i beneficiari ucraini possano ricevere finanziamenti dai programmi dell’UE”, ha ricordato la commissaria Gabriel: “Questa cooperazione nella scienza, nella ricerca e nell’innovazione rafforza l’alleanza tra l’UE e l’Ucraina per realizzare le priorità comuni”.
    Nel frattempo, il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha tenuto una conversazione telefonica con la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, sull’attacco alla centrale di Zaporizhzhia: “L’ho informata sul terrorismo nucleare dell’aggressore russo”, si legge in un tweet del presidente ucraino. “Prevenire è il nostro compito comune”, ha sottolineato Zelensky, aggiungendo che “all’ordine del giorno c’è stata anche la questione dell’adesione dell’Ucraina all’UE“.

    Talked to President of the European Commission @vonderleyen. Informed about the aggressor’s nuclear terrorism. Preventing it is our common task. Discussed strengthening sanctions against Russia. The issue of 🇺🇦’s membership in the #EU was also on the agenda. #StopRussia
    — Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) March 4, 2022

    Bruxelles ha sospeso qualsiasi pagamento a enti di ricerca russi nell’ambito dei contratti esistenti e la firma di nuovi contratti “fino a nuovo avviso”. Parallelamente è stato rafforzato il sostegno a scienziati e ricercatori ucraini

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    Da oggi nell’UE è sospesa la diffusione della propaganda di Russia Today e Sputnik: “In guerra, le parole contano”

    Bruxelles – È anche una guerra di disinformazione e propaganda quella scatenata dalla Russia contro l’Ucraina. Mosca sta cercando di diffondere immagini e narrazioni dell’invasione in atto da una settimana totalmente manipolate sia in patria sia all’estero. Ed è questo che l’Unione Europea non può più accettare. Dopo l’annuncio della presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, di domenica (27 febbraio), sono state adottate oggi le sanzioni contro gli organi di propaganda del regime di Vladimir Putin, attraverso la sospensione della distribuzione dei media statali Russia Today e Sputnik su tutto il territorio dell’Unione.
    La decisione è stata presa dal Consiglio dell’UE all’interno del nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia di Putin, che hanno colpito, oltre alla propaganda di regime, anche la Banca centrale russa e l’accesso di sette banche al sistema di pagamenti internazionali Swift. “Russia Today e Sputnik sono essenziali e strumentali nel portare avanti e sostenere l’aggressione della Russia contro l’Ucraina”, si legge nella nota del Consiglio. Per Bruxelles si tratta di “una minaccia significativa e diretta” all’ordine pubblico e alla sicurezza dell’Unione Europea, dal momento in cui “entrambi fanno parte di uno sforzo coordinato di manipolazione delle informazioni”, come documentato dalla task force East StratCom del Servizio europeo di azione esterna (SEAE) contro la disinformazione. Già la settimana scorsa, nel pacchetto di sanzioni contro la cerchia più stretta di Putin, era stata inclusa la caporedattrice della sezione inglese di Russia Today, Margarita Simonyan, per i contenuti di disinformazione che prendevano di mira l’Ucraina e il suo presidente, Volodymyr Zelensky.
    “Data la gravità della situazione” e “in risposta alle azioni di propaganda della Russia che destabilizzano la situazione in Ucraina”, l’UE ha ritenuto “necessario e coerente con i diritti e le libertà fondamentali” introdurre nuove sanzioni per sospendere le attività di trasmissione dei due organi di disinformazione attraverso tutti i mezzi di distribuzione: cavo, satellite, IPTV (sistema di trasmissione di segnali televisivi su reti informatiche), piattaforme, siti web e app. Licenze, autorizzazioni e accordi di distribuzione sono “immediatamente sospesi” sul territorio di tutti i 27 Stati membri.
    “In questo tempo di guerra, le parole contano“, ha attaccato la presidente von der Leyen. È per questo motivo che “non permetteremo agli apologeti del Cremlino di versare le loro bugie tossiche che giustificano la guerra di Putin o di seminare i semi della divisione nella nostra Unione”, dopo aver preso di mira “in modo oltraggioso un Paese libero e indipendente”. Durissimo anche l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell: “La manipolazione sistematica dell’informazione è applicata come strumento operativo nell’assalto all’Ucraina”. Borrell ha definito le sanzioni contro la propaganda della Russia come “un passo importante contro l’operazione di manipolazione di Putin, chiudendo il rubinetto dell’UE ai media controllati dallo Stato“.

    In this time of war, words matter.
    The EU adopted sanctions against the Kremlin’s disinformation and information manipulation assets.
    State-owned outlets Russia Today and Sputnik are suspended across the EU, as of today.
    Learn more → https://t.co/EmOYaxmQ9f pic.twitter.com/xsbcr1lmMt
    — European Commission 🇪🇺 (@EU_Commission) March 2, 2022

    Nel nuovo pacchetto di misure restrittive contro la Russia è stata inclusa la sospensione della distribuzione dei due media statali su tutti i mezzi, per arginare la disinformazione sull’invasione dell’Ucraina da parte del regime di Putin

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    La Commissione UE ha proposto la prima attivazione della direttiva sulla protezione temporanea per i rifugiati

    Bruxelles – La dimensione storica della proposta si era intuita già domenica (27 febbraio), quando al Consiglio Affari Interni straordinario ne era stata discussa la possibilità. Per la prima volta da quando è entrata in vigore la base legislativa e normativa per l’applicazione dei corridoi umanitari nel 2001, la Commissione UE ha proposto formalmente di attivare la Direttiva europea sulla protezione temporanea, quella che stabilisce uno status di protezione di gruppo in “situazioni di crisi derivanti da un afflusso massiccio di persone in fuga da una situazione di grande pericolo”.
    A rendere necessaria la proposta di attivazione (che dovrebbe essere approvata domani dal Consiglio dell’UE) è stato l’arrivo di più di 650 mila persone dall’Ucraina nei vicini Stati membri dell’Unione, dopo l’invasione russa iniziata una settimana fa. “Tutti coloro che fuggono dalle bombe di Vladimir Putin sono i benvenuti in Europa”, ha spiegato la presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, sottolineando che l’Unione fornirà “protezione a coloro che cercano riparo e aiuto a coloro che cercano un modo sicuro per tornare a casa“. La direttiva sulla protezione temporanea è stata pensata specificamente per dare “protezione immediata alle persone che ne hanno bisogno e per evitare di sovraccaricare i sistemi di asilo degli Stati membri”, spiega la Commissione UE, grazie alle linee-guida operative fornite alle guardie di frontiera degli Stati membri.
    Secondo la proposta, “cittadini ucraini e persone che hanno fatto dell’Ucraina la loro casa”, sfollati o in fuga dalla guerra, avranno il diritto alla protezione in tutta l’Unione Europea. Sono inclusi – ed è bene ricordarlo – “anche i cittadini non ucraini e gli apolidi che risiedono legalmente in Ucraina e che non possono tornare nel loro Paese d’origine, come i richiedenti asilo o i beneficiari di protezione internazionale”. Nei giorni scorsi sono stati denunciati diversi casi di discriminazione razziale ed etnica alle frontiere dell’Unione sull’accoglienza di profughi in arrivo dall’Ucraina, anche dal ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba, che ieri su Twitter ha messo in chiaro: “Le perone africane che cercano di essere evacuate sono nostri amici e devono avere le stesse opportunità di tornare ai loro Paesi d’origine in sicurezza”.

    Russia’s invasion of Ukraine has affected Ukrainians and non-citizens in many devastating ways. Africans seeking evacuation are our friends and need to have equal opportunities to return to their home countries safely. Ukraine’s government spares no effort to solve the problem.
    — Dmytro Kuleba (@DmytroKuleba) March 1, 2022

    Considerata la “natura straordinaria ed eccezionale dell’attacco russo e l’entità dei nuovi arrivi nell’UE”, la direttiva sulla protezione temporanea fornirà tutti i diritti di protezione internazionale riconosciuti ai rifugiati: residenza, accesso al mercato del lavoro e all’alloggio, assistenza sociale e medica, mezzi di sussistenza, tutela legale e accesso all’istruzione per bambini e adolescenti. Di fondamentale importanza anche la solidarietà e la condivisione delle responsabilità tra Stati membri nell’ospitare gli sfollati ucraini o in arrivo dal Paese invaso dalle truppe di Putin: sarà attivata una piattaforma di solidarietà per lo scambio di informazioni tra i Ventisette sulle capacità di accoglienza e una redistribuzione che tenga conto anche della presenza di amici e parenti sul territorio UE delle persone in arrivo.
    Per quanto riguarda la gestione delle frontiere, le linee-guida della direttiva sulla protezione temporanea prevedono la semplificazione delle procedure alle frontiere dell’UE con l’Ucraina, con un allentamento dei controlli previsti dalle regole Schengen “in circostanze eccezionali per certe categorie di persone” (di cui sopra). In questo modo si riuscirà ad “aiutare coloro che fuggono dalla guerra a trovare riparo senza ritardi, pur mantenendo un alto livello di controlli di sicurezza”, specifica la proposta della Commissione. Per esempio, se non si riesce a stabilire l’identità di una persona, si può procedere alle verifiche di frontiera anche dopo il trasporto in un luogo sicuro e non al valico. O ancora, le guardie di frontiera possono autorizzare cittadini extra-UE a fare ingresso nello Stato membro per motivi umanitari “anche se non soddisfano tutte le condizioni di ingresso” (se non hanno un passaporto o un visto valido). Nel caso in cui le strade verso i valichi ufficiali di frontiera siano bloccate o congestionate, può essere consentito l’attraversamento da valichi temporanei per “aiutare a ridurre i ritardi”.
    La direttiva che non è mai stata attivata in più di 20 anni – nemmeno quando sei mesi fa è scoppiata la crisi in Afghanistan – prevede “accordi speciali” per facilitare entrata e uscita di servizi di soccorso, polizia e vigili del fuoco per fornire assistenza di ogni tipo alle persone in attesa di attraversare il confine, oltre alla possibilità per i rifugiati di portare effetti personali senza alcun dazio doganale e anche animali domestici. Le linee-guida raccomandano “vivamente” agli Stati membri di sfruttare il supporto delle agenzie Frontex ed Europol, rispettivamente per l’assistenza nella registrazione delle persone in arrivo dall’Ucraina e per il supporto ai controlli secondari. Una volta adottata, la protezione temporanea dell’UE durerà un anno, con la possibilità di rinnovi semestrali per un altro anno: se le condizioni dovessero rimanere critiche, il Consiglio potrà decidere a maggioranza qualificata (su proposta della Commissione), l’estensione per un terzo anno.

    Europe stands by those in need of protection.
    All those fleeing Putin’s bombs are welcome in Europe.
    We will provide protection to those seeking shelter and we will help those looking for a safe way home.
    Our proposal to support people fleeing the war in Ukraine ↓
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) March 2, 2022

    Gli oltre 650 mila profughi dall’Ucraina hanno reso necessaria la proposta dell’esecutivo UE. Saranno previsti allentamenti dei controlli di frontiera, solidarietà tra Paesi membri nell’accoglienza e facilitazioni di ingresso per chi fugge dalla guerra

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    L’UE approva il nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia (Putin e Lavrov inclusi). Si cerca l’unità anche sul tema SWIFT

    Bruxelles – Ormai non c’erano nemmeno più dubbi sul fatto che il presidente della Russia, Vladimir Putin, e il ministro degli Esteri, Sergey Lavrov, fossero inclusi nel nuovo pacchetto di sanzioni UE scatenate dall’invasione da parte di Mosca del territorio dell’Ucraina. Tuttavia, come sottolineato dall’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, “avere le più alte cariche di uno Stato come la Russia nella lista delle misure restrittive è un passo di una certa importanza”. Oltre a quanto reso noto dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, questa notte al termine del vertice straordinario dei leader UE, il secondo pacchetto di sanzioni contro la Russia in meno di tre giorni includerà il congelamento dei beni di Putin e Lavrov.
    Borrell ha confessato che si è trattato del “risultato finale delle discussioni non concluse al vertice di ieri, dopo un’intensa discussione questa mattina“. Adesso, con l’approvazione formale dei 27 ministri degli Esteri, dovranno essere adottati gli atti giuridici con applicazione diretta una volta pubblicati in Gazzetta Ufficiale dell’UE. Nella lista compaiono anche 26 persone che non fanno parte delle istituzioni politiche, “diciamo oligarchi del mondo finanziario russo”, che appoggiano l’invasione dell’Ucraina e che “consideriamo responsabili e beneficiari delle politiche militari di Mosca”, ha aggiunto Borrell.
    A livello generale, “le sanzioni prendono di mira il settore finanziario, commerciale, tecnologico ed energetico” del Paese, in particolare “vietando la quotazione delle azioni delle entità russe ed evitando il flusso di capitali da e verso l’UE”. In questo modo “si incrementeranno i costi per la Russia nell’ottenere prestiti, con un impatto sull’inflazione e sull’erosione della base industriale”. Un tema complesso sul tavolo rimane però l’esclusione di Mosca dal sistema di pagamenti internazionali SWIFT: “Al momento è solo una possibilità aperta, ancora non c’è un allineamento totale”, ha confessato l’alto rappresentante UE. “È per questo motivo che non l’abbiamo ancora inserito nel pacchetto, la discussione non è ancora matura“, anche se “non è per nulla escluso che non succederà presto“. Tutto sembra possibile a questo punto: basti solo pensare al fatto che fino a due giorni fa era una possibilità remota inserire Putin e Lavrov tra i destinatari delle sanzioni UE contro la Russia.
    Nel corso della conferenza stampa post-Consiglio, l’alto rappresentante Borrell ha confermato ai giornalisti che “il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha partecipato da remoto e ci ha spiegato come le truppe e il popolo stiano resistendo all’attacco russo“. Un’aggressione “anche contro civili e innocenti, che ci fa capire quanto la situazione sia drammatica”. L’Ucraina è un Paese indipendente invaso da “una potenza militare che possiede l’arma nucleare e minaccia di usarla contro chiunque voglia intervenire a risolvere la crisi“, ha attaccato Borrell. Tuttavia, deve essere chiara la distinzione tra Russia e Cremlino: “Tanti cittadini russi si sono esposti contro questa guerra insensata con manifestazioni”.
    A questo punto l’UE vuole portare la questione a livello ONU: “Chiediamo la condanna delle Nazioni Unite, in modo che la Russia capisca che è isolata internazionalmente“. L’alto rappresentante Borrell è consapevole che all’interno del Consiglio di Sicurezza “ci sarà ovviamente il veto della Russia, ma poi vedremo all’Assemblea Generale quanto Paesi sosterranno Mosca”. Da Bruxelles in giornata ci sono già stati i contatti con Cina e India, “per spiegare loro che non è solo una questione di Ucraina, ma di rispetto delle regole della Carta delle Nazioni Unite” e Borrell si è detto soddisfatto per le prime reazioni. “La Russia è stata sospesa dal Consiglio d’Europa con l’unanimità dei 27 Paesi dell’UE”, ma anche da molte competizioni sportive e dal concorso Eurovision in programma a maggio a Torino: “Può sembrare poca cosa, ma ha un impatto non indifferente sull’opinione pubblica globale“.
    Parlando del secondo pacchetto di sanzioni UE contro la Russia, il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, al termine del Consiglio Affari Esteri si è soffermato sul fatto che “colpiranno con intensità non solo Putin e Lavrov, ma anche banche, imprese di Stato e interi settori-chiave dell’economia russa”. Si tratta di “un nuovo passo per continuare a isolare la Russia”, a cui seguiranno i lavori per un terzo pacchetto. Alla domanda sulla possibile esclusione di Mosca da Swift, Di Maio ha messo in chiaro che “l’Italia ha votato e voterà compatta sulle proposte della Commissione e non escludiamo niente a priori“. L’iniziale contrarietà del governo Draghi potrebbe essersi modificata in un appoggio tiepido, pur di mantenere l’unanimità della voce dell’Unione contro l’aggressione di Mosca. “Quelle che arrivano dall’Ucraina sono immagini inquietanti, con carri armati sulle auto dei civili e bambini portati in salvo dalle zone dei combattimenti”, ha attaccato con forza Di Maio: “È la dimostrazione della crudeltà della Russia e dell’irresponsabilità della guerra, che mette a rischio tutti i cittadini europei e può destabilizzare un intero contenente”.

    I 27 ministri degli Esteri hanno completato il lavoro non concluso vertice dei leader UE di ieri: beni congelati per i due leader russi. Si inizia a trovare un allineamento sull’esclusione di Mosca dal sistema di pagamenti internazionali

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    E ora l’UE prepara un nuovo pacchetto di sanzioni “per sopprimere la crescita della Russia e far salire l’inflazione”

    Bruxelles – “Saranno sanzioni durissime, che sopprimeranno la crescita economica e industriale della Russia”. Oltre le parole di condanna, la reazione dell’UE di fronte all’invasione dell’Ucraina di questa notte da parte delle forze armate di Mosca rimane sui binari delle sanzioni contro la Russia del presidente Vladimir Putin. Uno strumento da impiegare “in maniera massiccia”, con effetti “enormi” sull’economia, le finanze e l’industria, che “renderà al Cremlino impossibile continuare con la sua azione aggressiva in Ucraina“. A confermarlo è la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, nel corso della conferenza stampa congiunta con il presidente del Consiglio UE, Charles Michel, e il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg.
    A nemmeno 24 ore dall’approvazione del primo pacchetto di sanzioni, l’UE è pronta a mettere sul tavolo nuove misure restrittive contro la Russia, che “limiteranno l’accesso ai mercati dei capitali, eroderanno la base industriale, aumenteranno l’inflazione, intensificheranno i deflussi di capitale e aumenteranno i costi di prestito”. Secondo quanto anticipato dalla leader dell’esecutivo comunitario, le sanzioni “limiteranno anche l’acceso alle tecnologie critiche, per tagliare fuori l’industria russa da tutto ciò che può rispondere ai bisogni a livello high-tech e di software d’avanguardia”. Il coordinamento sulle misure restrittive sarà non solo con i partner degli Stati Uniti, Canada e Regno Unito, ma “anche con Norvegia, Giappone e Australia”, mentre con il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, è stato concordato un “supporto per l’organizzazione della difesa dall’attacco militare in corso“, ha aggiunto von der Leyen: “La Russia pagherà un prezzo pesante”.

    Spoke to President @ZelenskyyUa as he organises defence to the military attack from Russia.
    I reassured him that we are working non-stop to provide as much support as possible. Will discuss with other G7 leaders and at #EUCO later today.
    Russia will pay a heavy price.
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) February 24, 2022

    Oltre alle sanzioni contro la Russia, come confermato da entrambi i leader UE, “eravamo pronti da settimane al peggio” e per questo motivo “abbiamo rafforzato la nostra preparazione” sul piano delle forniture di gas, della sicurezza informatica e per l’accoglienza “immediata” di rifugiati dall’Ucraina. L’attacco a Putin è unanime: “Dovrà spiegare tutte queste cose ai suoi cittadini, sappiamo che il popolo russo non ha mai voluto questa guerra“. Ma per l’UE e la NATO, “è un dovere morale scagliarci contro un atto di aggressione sul suolo europeo”, che “ha ottenuto l’effetto esattamente opposto a quello sperato: siamo ancora più uniti e determinati di prima, nelle volontà e nelle azioni”, hanno ribadito con forza von der Leyen, Michel e Stoltenberg.
    Una manifestazione davanti all’Ambasciata russa a Bruxelles (Foto: Sebastian Robustelli Balfour)
    Proprio Stoltenberg aveva poco prima sottolineato l’unità tra gli alleati NATO nella risposta all’invasione russa dell’Ucraina e nel rafforzamento del fianco orientale dell’Alleanza. Ricordando che “è nostro dovere difendere tutti gli alleati”, il segretario generale NATO ha confermato ai due leader UE che “le sanzioni contro la Russia sono un grande segnale di unità e dimostrano quanto Mosca sia isolata“. A questo proposito, una discussione sulla portata del nuovo pacchetto di misure restrittive sarà sul tavolo dei capi di Stato e di governo dell’Unione Europea questa sera a Bruxelles, insieme a un pacchetto a sostegno del popolo ucraino. Attenzionata speciale è anche la Bielorussia di Alexander Lukashenko, da cui è partita un’incursione russa su territorio ucraino: “Avete l’opportunità di non seguire la Russia e di non far parte di questa tragedia ai danni dei vostri vicini”, si è appellato Michel a Minsk.

    I presidenti del Consiglio, Charles Michel, e della Commissione UE, Ursula von del Leyen, annunciano nuove misure restrittive “durissime” che “renderà al Cremlino impossibile continuare con la sua azione aggressiva in Ucraina”

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    Le sanzioni UE contro la Russia sono in vigore. Domani vertice straordinario leader UE sulla crisi in Ucraina

    Bruxelles – Ora le sanzioni dell’UE contro la Russia e le autoproclamate Repubbliche di Donetsk e Luhansk nel Donbass ucraino sono in vigore. Oggi (mercoledì 23 febbraio) gli ambasciatori dei Ventisette riuniti nel Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio (Coreper) hanno completato “con successo” la procedura scritta sulle misure restrittive e sono stati adottati gli atti giuridici con applicazione diretta. Ora si aspetta solo la pubblicazione (a breve) in Gazzetta Ufficiale dell’UE.
    L’adozione del pacchetto di sanzioni da parte del Consiglio è stato accompagnato dall’attacco diretto dell’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, contro la Russia di Vladimir Putin: “Il riconoscimento delle zone non controllate dal governo ucraino a Donetsk e Luhansk come entità indipendenti e la successiva decisione di inviare truppe russe in queste zone sono illegali e inaccettabili”, dal momento in cui “violano il diritto internazionale, l’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina e gli impegni internazionali della Russia”.
    Come emerso dall’accordo tra i ministri degli Esteri UE ieri a Parigi, nel quadro delle sanzioni già esistenti contro la Russia, l’Unione estenderà le misure restrittive a tutti i 351 membri della Duma di Stato russa che hanno votato il 15 febbraio a favore dell’appello al presidente Putin di riconoscere l’indipendenza dei due territori separatisti in Ucraina. Le misure saranno imposte anche ad altri 27 individui ed entità di alto profilo, “che hanno avuto un ruolo nel minare o minacciare l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina”: ne fanno parte membri del governo, banche, uomini d’affari e oligarchi “che sostengono finanziariamente o materialmente le operazioni russe nei territori di Donetsk e Luhansk”, alti ufficiali militari “che hanno avuto un ruolo nell’invasione e nelle azioni di destabilizzazione” e individui responsabili della guerra di disinformazione contro l’Ucraina.
    Nei confronti di tutti questi soggetti (il cui numero sale ora a 555 individui e 52 entità) è previsto il congelamento dei beni e il divieto di mettere fondi a loro disposizione, oltre al divieto di viaggio che impedisce l’ingresso o il transito attraverso il territorio dell’UE. Il Consiglio ha deciso di introdurre anche un “divieto settoriale” di finanziamento alla Federazione Russa, al governo e alla Banca Centrale. In questo modo si limita la capacità dello Stato e del governo russo di accedere ai capitali, ai mercati e ai servizi finanziari dell’UE, per cercare di porre fine alle politiche aggressive di Mosca.
    Previste poi restrizioni alle relazioni economiche con le autoproclamate Repubbliche di Donetsk e Luhansk: “Le nuove misure prenderanno di mira il commercio dalle due regioni, per assicurare che i responsabili sentano chiaramente le conseguenze economiche delle loro azioni illegali e aggressive”, si legge nel testo. In particolare, sarà introdotto il divieto d’importazione di merci da queste aree nel Donbass ucraino, di investimenti, di fornire servizi turistici e di esportazione di beni e tecnologie.
    Nella settimana più concitata sul fronte orientale si aggiunge anche la convocazione da parte del presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, di un vertice straordinario dei capi di Stato e di governo UE sulla crisi Russia-Ucraina per domani sera (giovedì 24 febbraio). “L’uso della forza e della coercizione per cambiare i confini non può avere luogo nel ventunesimo secolo“, si legge nella lettera d’invito del numero uno del Consiglio. Michel ha sottolineato “l’unità dimostrata negli ultimi giorni, in particolare attraverso la rapida adozione del pacchetto di sanzioni”.
    Sul tavolo delle discussioni dei leader UE ci saranno gli ultimi sviluppi della crisi scoppiata in Ucraina per le azioni intraprese dalla Russia negli ultimi due giorni, le modalità di protezione dell’ordine internazionale, il rapporto con la Russia, “ritenendola responsabile delle sue azioni” e il sostegno al popolo e al governo ucraino. Il Consiglio UE straordinario si inserisce proprio nella logica del “continuare a essere uniti e determinati, per definire insieme l’approccio e le azioni collettive“, scrive Michel.
    Sempre per domani è stata convocata dalla presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, una riunione straordinaria con i leader dei gruppi politici all’Eurocamera. All’incontro – che ha al centro i recenti sviluppi della crisi in Ucraina – parteciperanno anche Michel e la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen. “L’Unione Europea rimane forte e unita”, ha sottolineato con forza la presidente Metsola.

    Just called an extraordinary meeting with leaders of political groups of @Europarl_EN for tomorrow.
    With @eucopresident @CharlesMichel & President of @EU_Commission @vonderleyen, we will discuss latest developments in #Ukraine 🇺🇦.
    EU 🇪🇺 remains strong & united.
    — Roberta Metsola (@EP_President) February 23, 2022

    Il Consiglio ha adottato formalmente il pacchetto di misure contro Mosca dopo il riconoscimento delle autoproclamate Repubbliche nel Donbass. In programma per domani anche la riunione dei leader dei gruppi politici all’Eurocamera

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    Singapore potrebbe diventare un partner dell’UE per espandere il commercio nella sfera digitale

    Bruxelles – Nella strategia UE per l’autonomia strategica nella sfera digitale, una parte consistente del lavoro della Commissione Europea riguarda la ricerca di parter affidabili con cui stringere accordi di collaborazione e di commercio. È per questo motivo che assume particolare importanza l’incontro di oggi (lunedì 14 febbraio) tra il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, e il ministro per le Relazioni commerciali di Singapore, S Iswaran, che ha portato a un accordo informale sull’accelerazione del progetto di partnership digitale tra l’Unione e la città-Stato del Sudest asiatico entro la fine dell’anno.
    Alla luce della recente proposta dell’esecutivo comunitario sulla strategia UE sui microchip, il commissario Breton ha portato la discussione sul piano della “potenziale cooperazione” con Singapore per quanto riguarda l’approvvigionamento nell’industria dei semiconduttori. Dopo il confronto sulle priorità dell’European Chips Act, le due parti hanno concordato di affrontare la questione all’interno di gruppi di lavoro tecnici. Cooperazione e commercio bilaterale sono stati affrontati anche su altri temi digitali, come il rafforzamento della connettività e l’interoperabilità di mercati e quadri politici. Al centro del confronto ci sono lo sviluppo di infrastrutture sicure, flussi di dati affidabili, innovazione, competenze digitali per i lavoratori, trasformazione digitale di imprese e servizi pubblici.
    Un partenariato digitale tra UE e Singapore porterebbe a un rafforzamento degli investimenti reciproci, alla costruzione di catene di approvvigionamento più solide e alla facilitazione di opportunità imprenditoriali per l’innovazione di piccole e medie imprese e start-up. Breton e Iswaran hanno sottolineato che “il partenariato digitale dovrebbe essere una struttura flessibile che va oltre il dialogo e lo scambio di informazioni”, con l’obiettivo di “fornire risultati concreti” anche sul fronte delle tecnologie emergenti come il 5G e il 6G, l’intelligenza artificiale e l’identità digitale. Con l’obiettivo di siglare un accordo politico entro il 2022, dopo l’eventuale firma si terrà ogni anno una riunione ministeriale presieduta dal commissario Breton e dal ministro Iswaran, per fare il punto sui progressi rispetto alle priorità condivise.

    Today, #Singapore’s Minister S Iswaran and I confirmed our shared ambition to build a comprehensive 🇪🇺🇸🇬#DigitalPartnership!
    Concrete benefits for people and businesses. 5G/6G, AI, data, chips & more to come.
    See our joint statement here👇https://t.co/2uFX7kvdRR pic.twitter.com/9j62yJ9YJ1
    — Thierry Breton (@ThierryBreton) February 14, 2022

    Il commissario per il Mercato interno, Thierry Breton, ha concordato con il ministro del Commercio della città-Stato, S Iswaran, di rafforzare la connettività e l’interoperabilità dei mercati digitali anche sul fronte dei microchip