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    L’Ue pronta a imporre sanzioni contro i coloni israeliani violenti

    Bruxelles – Il piano di imporre misure restrittive ai coloni israeliani estremisti in Cisgiordania è fermo sul tavolo dei 27 Paesi Ue da dicembre. A poco a poco si sono convinti tutti, rimaneva solo l’ostruzionismo dell’Ungheria di Viktor Orban. Ma lunedì 18 marzo i ministri degli Esteri dell’Ue dovrebbero raggiungere l’accordo politico per un primo pacchetto di sanzioni contro coloni che si sono macchiati di atti di violenza contro il popolo palestinese.Secondo quanto dichiarato da un alto funzionario europeo, l’Ue procederà parallelamente all’introduzione di nuove sanzioni contro Hamas. I due regimi dovrebbero essere approvati separatamente: prima “quello sui crimini sessuali commessi da Hamas nell’attacco del 7 ottobre”, poi il pacchetto sui coloni. Alcuni Stati membri infatti, avrebbero posto come linea rossa l’approvazione delle sanzioni contro Hamas prima di procedere con quelle dirette agli insediamenti illegali israeliani. Ma “non c’è nessuno Stato membro, al momento, che si oppone ai due regimi“, ha confermato la fonte.L’accordo politico di principio dovrebbe arrivare dunque al Consiglio Ue Affari Esteri di lunedì, per poi essere formalizzato in un secondo momento. Solo dal 7 ottobre, l’Ufficio delle Nazioni Unite Ocha-Opta ha registrato 646 attacchi di coloni israeliani contro palestinesi. Causando feriti, danni alle proprietà e 9 vittime.Dopo le sanzioni imposte da Stati Uniti, Regno Unito e Francia, che hanno vietato l’ingresso ad alcuni coloni estremisti sul proprio territorio nazionale, anche l’Ue sembra decisa a muoversi. Incalzata anche da Belgio, Spagna e Irlanda, che hanno dichiarato più volte di essere pronti a procedere in autonomia se Bruxelles non riuscisse a trovare un accordo. Proprio oggi il dipartimento di Stato americano ha aggiunto altri tre coloni alla sua lista e, per la prima volta, anche due interi insediamenti israeliani in Cisgiordania.

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    L’Ue non ha ancora imposto sanzioni contro i coloni israeliani violenti. A differenza degli Stati Uniti

    Bruxelles – Sono passati due mesi da quando l’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, ha annunciato l’intenzione di proporre un quadro di sanzioni per i coloni israeliani che si macchiano di atti di violenza contro le comunità palestinesi nei territori occupati. Tra il dire e il fare però ci sono di mezzo 27 governi con posizioni diverse nei confronti di Israele. “La discussione avanza nella direzione giusta“, fa sapere un alto funzionario Ue. Si sarebbe convinta anche la Germania, ma chi non vuole saperne è ancora una volta l’Ungheria di Viktor Orban.La questione è stata risollevata oggi (8 febbraio) dai corpi diplomatici dei Paesi membri al gruppo di lavoro sul Maghreb/Mashreq (MaMa), organo che si occupa – nell’ambito della politica comune estera e di sicurezza (Cfsp) – di Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Libia, Marocco, Sahara occidentale, Autorità Palestinese, Siria e Tunisia. A coordinare il lavoro, la presidenza belga del Consiglio dell’Ue, che non ha mai nascosto la volontà di imporre misure restrittive ai coloni israeliani estremisti.

    L’Alto rappresentante Ue Josep Borrell con il presidente israeliano Isaac HerzogGià a inizio dicembre, Belgio, Spagna, Irlanda e Malta avevano firmato una lettera congiunta per sostenere la proposta di Borrell. A poco a poco, la frangia di Paesi Ue che si è convinta della necessità di lanciare un messaggio forte a Tel Aviv – che continua a incentivare gli insediamenti illegali – è aumentata. La Francia si è mostrata fin da subito possibilista e il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, pur con il freno a mano tirato, aveva dichiarato che dopo l’implementazione di maggiori sanzioni verso Hamas, si sarebbe potuto discutere anche dei coloni israeliani.Era questa, a livello informale, l’idea concordata dai 27: prima il pugno duro contro il gruppo considerato un’organizzazione terroristica, per poi prendere una posizione più netta sulle violenze dei coloni estremisti in Cisgiordania e a Gerusalemme est. Violenze che non sono iniziate in seguito all’attacco terroristico di Hamas, basti pensare che dal 2009 a oggi – secondo i dati dell’ufficio delle Nazioni Unite Ocha-Opt – i coloni hanno distrutto almeno 10.452 proprietà palestinesi.Ma dopo il 7 ottobre la media degli attacchi alle comunità palestinesi è aumentata sensibilmente: da 21 episodi settimanali registrati tra gennaio e settembre 2023 a 36 episodi dopo il 7 ottobre. In questi attacchi, sono rimasti uccisi 12 palestinesi. E ne sono sono stati feriti 117. Senza contare le operazioni dell’esercito israeliano, che nella West Bank è una vera e propria forza di occupazione, che dal 7 ottobre hanno causato 365 vittime palestinesi e 4.288 feriti.Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, presenta un nuovo progetto di espansione degli insediamenti nel 2017Nel frattempo, a metà dicembre il governo di Benjamin Netanyahu ha addirittura approvato l’ulteriore costruzione di 1.700 unità abitative a Gerusalemme est, in barba alle innumerevoli condanne – e risoluzioni delle Nazioni Unite – che definiscono gli insediamenti israeliani come illegali secondo il diritto internazionale e che chiedono il ripristino dei confini vigenti nel 1967. È paradossale sostenere il rilancio della soluzione a due Stati, che proprio su quei confini si basa, e continuare a chiudere un occhio sulle violazioni deliberate di Israele.A maggior ragione nel momento in cui gli Stati Uniti, il più convinto alleato di Tel Aviv nel conflitto a Gaza, hanno già imposto il divieto di ingresso sul territorio nazionale e il congelamento dei fondi per 4 coloni israeliani. “Non c’è una data precisa” perché anche l’Ue alzi finalmente la voce, ammettono fonti diplomatiche. Ma se anche i Paesi più storicamente vicini a Israele, come la Germania, o la Repubblica Ceca, sono saliti sul treno, potrebbe non volerci ancora molto.