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    Von der Leyen e Macron insieme in Cina, ma la leader Ue avrà un bilaterale con Xi Jinping

    Bruxelles – Con Macron e senza Macron. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, giovedì partirà alla volta di Pechino assieme al capo di Stato francese per una serie di incontri con le autorità del partner asiatico. Ma, oltre al previsto trilaterale con il presidente Xi Jinping, la leader dell’esecutivo Ue si intratterrà per un faccia a faccia bilaterale.
    Come ha suggerito di recente ai 27 anche il segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, uno strappo con la Repubblica Popolare sarebbe un rischio enorme, visto il ruolo da ago della bilancia che Xi Jinping sta interpretando dopo lo sconquasso geopolitico provocato dalla guerra russa in Ucraina. Ecco perché, dopo la rinnovata dichiarazione di amicizia e partnership sino-russa e il piano di pace sostenuto dalla Cina, per l’Ue non c’è tempo da perdere: per non tornare da Pechino a mani vuote, von der Leyen sta pianificando nei dettagli la delicata missione.
    Ursula von der Leyen e Emmanuel Macron all’Eliseo, 03/04/23 [Ph Twitter Ursula von der Leyen]Dopo l’incontro con Macron all’Eliseo nella giornata di ieri, in cui i due hanno “condiviso le analisi sui punti chiave da sollevare con il presidente Xi”, oggi (4 aprile) la leader Ue ha ascoltato le ragioni di Volodymyr Zelensky.  In seguito alla telefonata con il presidente ucraino, necessaria per “la preparazione del viaggio”, von der Leyen ha ribadito in un tweet che “l’Ue vuole una pace giusta che rispetti la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina”.
    È evidente che le preoccupazioni per la scelta di campo di Xi Jinping siano in cima alla lista dei temi da affrontare a Pechino: pochi giorni fa, nel suo discorso al Mercator Institute for China Studies e all’European Policy Centre, von der Leyen ha affermato chiaramente che il modo in cui Pechino si rapporterà sul fronte della guerra in Ucraina “sarà un fattore determinante per le relazioni con l’Ue in futuro”. Concetto ribadito questa mattina dall’Alto rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell, secondo cui la posizione della Cina sulla guerra russa “determinerà la qualità dei nostri rapporti”. Borrell ha fatto sapere, a margine dell’incontro avuto a Bruxelles con il segretario di stato americano Antony Blinken, che si recherà anche lui a Pechino la prossima settimana.
    Ma l’Ue è consapevole che raggiungere un nuovo equilibrio con la Cina è necessario anche per la propria prosperità economica. “Non è fattibile, né nell’interesse dell’Europa sganciarsi dalla Cina”, ha ammesso la presidente della Commissione: il gigante asiatico è per l’Ue un partner commerciale che rappresenta il 9 per cento delle esportazioni e più del 20 per cento delle importazioni, e che detiene sostanzialmente il monopolio della fornitura di materie prime strategiche per l’ambiziosa transizione verde europea. L’Ue dipende infatti dalla Cina per il 98 per cento delle forniture di terre rare, il 93 del magnesio e il 97 del litio.
    È probabile che con Xi Jinping si discuterà ampiamente di competitività industriale e di come riequilibrare le relazioni “sempre più influenzate dalle distorsioni create dal sistema capitalistico statale cinese“. Prima del vertice a tre con Xi e Macron, che si terrà nel tardo pomeriggio, von der Leyen incontrerà a tal proposito il presidente della Camera di commercio Ue-Cina, Joerg Wuttke, e rappresentanti di diverse aziende europee con base nel Paese. E sarà ospite a un pranzo di lavoro con Li Qiang, capo del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare.

    I had a phone call with President @ZelenskyyUa ahead of my visit to China.
    Ukraine will be an important topic of my meetings with President Xi and Premier Li.
    The EU wants a just peace that respects Ukraine’s sovereignty and territorial integrity.
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) April 4, 2023

    Giovedì la missione congiunta Bruxelles-Parigi. Prima del vertice a tre e del faccia a faccia con il presidente della Repubblica Popolare, von der Leyen incontrerà il capo del Consiglio di Stato cinese e rappresentanti della Camera di commercio Ue-Cina. L’Ucraina in cima alla lista: oggi telefonata con Zelensky per “preparare il viaggio”

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    Il Grand Tour cinese. In due settimane Sanchez, Macron e von der Leyen in visita a Pechino

    Bruxelles – Due settimane di intensi sforzi diplomatici per non far scappare la Cina dal dialogo con i Ventisette e cercare di spingere un’intesa per mettere pressione sulla Russia. Il colpo di coda della due-giorni di Consiglio Europeo ed Eurosummit all’insegna delle preoccupazioni sul blocco sino-russo è stato un triplice annuncio dei programmi del premier spagnolo, Pedro Sánchez, del presidente francese, Emmanuel Macron, e della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, sulle rispettive visite a Pechino: una in solitaria di Sánchez, e l’altra del tandem Macron-von der Leyen, almeno “per una parte del viaggio”, ha puntualizzato l’inquilino dell’Eliseo.
    Il presidente francese, Emmanuel Macron (24 marzo 2023)
    Erano note da settimane le intenzioni di Macron di recarsi in visita in Cina verso la prima metà di aprile. L’annuncio alla stampa è arrivato dallo stesso presidente francese al termine del Consiglio Ue, che ha specificato il fatto di aver chiesto alla numero uno dell’esecutivo comunitario “di accompagnarmi in un pezzo della mia visita in Cina”. A strettissimo giro dalla comunicazione di Macron è seguita la conferma da parte dei portavoce della Commissione Europea (dal momento in cui non si è tenuta nessuna conferenza stampa in conclusione della vertice dei Paesi dell’Eurozona). La presidente von der Leyen si recherà in Cina con il presidente Macron nella prima settimana di aprile: “Giovedì prossimo terrà un discorso al Mercator Institute for China Studies e all’European Policy Centre sulle relazioni Ue-Cina”, mentre la visita a Pechino si terrà “la settimana successiva”, ha reso noto il portavoce-capo dell’esecutivo comunitario, Eric Mamer. Dettagli e programma per la stampa arriveranno “a breve”.
    Il primo ministro spagnolo, Pedro Sánchez (24 marzo 2023)
    Prima della trasferta congiunta di Macron e von der Leyen sarà Sánchez a essere ospite del presidente cinese, Xi Jinping, la prossima settimana. “È un viaggio a cui diamo la massima importanza”, ha confessato ai giornalisti lo stesso premier spagnolo in conferenza stampa, anticipando che “la guerra sarà oggetto delle discussioni a Pechino, analizzeremo in dettaglio la posizione cinese“. Perché se il piano di pace in 12 punti – che più che piano di pace ha tutti i tratti di un documento di posizione sullo scenario geopolitico secondo le lenti della potenzia orientale – è stato pesantemente criticato a livello Ue, è altrettanto vero che “la Cina è un attore globale, e la sua voce va ascoltata per vedere se, fra tutti noi, riusciamo mettere fine alla guerra“. Si partirà in particolare dai punti meno controversi, se non del tutto condivisibili, per cercare di influenzare la posizione del partner/competitor: rifiuto dell’uso di armi nucleari e il rispetto dell’integrità territoriale, sono i riferimenti espliciti di Sánchez.
    La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen (23 marzo 2023)
    Non cambia comunque il fatto che – come messo nero su bianco nelle conclusioni del vertice dei leader Ue nel capitolo sull’Ucraina – i Ventisette sostengono la formula di pace del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, e continuano a lavorare con Kiev sul piano di pace in 10 punti, perché “riteniamo che possa garantire una pace duratura e giusta”, ha ribadito con forza il premier spagnolo. Dopo la strada aperta da Sánchez, saranno i leader di Commissione Ue e Francia a tentare di spingere Pechino verso un “impegno diretto a fare pressioni sulla Russia” nel mettere fine alla guerra in Ucraina. Tema al centro anche del confronto bilaterale di questa mattina tra Macron e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, che solo cinque mesi fa era stato il primo tra i leader europei a recarsi in visita in Cina.
    Oltre alle discussioni sulla guerra russa in Ucraina (con la mancata condanna anche nell’ultima Risoluzione Onu e la recente visita di Xi Jinping all’autocrate russo, Vladimir Putin, a Mosca), tra i tre leader e la leadership di Pechino servirà anche un confronto sul piano economico e commerciale – in modo da non far alimentare l’isolamento cinese – soprattutto per quanto riguarda le materie prime critiche su cui l’Unione Europea ha iniziato un percorso assertivo per non trovarsi legata a un concorrente non allineato ai suoi stessi valori nel percorso verso la doppia transizione digitale e verde.

    Tra fine marzo e inizio aprile i tre leader saranno ospiti del presidente Xi Jinping per un “impegno diretto a fare pressioni sulla Russia” per mettere fine al conflitto in Ucraina. “A breve” i dettagli e il programma dei viaggi

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    La grande sfida cinese adombra il vertice dei leader, l’Ue teme alleanze con Mosca

    Bruxelles – Non ufficialmente in agenda ma comunque presente, nei pensieri, nelle dichiarazioni di rito, nei ragionamenti informali. Uno dei grandi elefanti nella stanza dei leader dell’Ue è la Cina, filo rosso di un Consiglio europeo dove il confronto sull’Ucraina e la competitività industriale del Vecchio continente passano per le trame del dragone. Che sono trame economiche, politiche, commerciali, di riposizionamento sullo scacchiere internazionale. Chi non ci gira troppo attorno è Krisjanis Karins. “La Cina in questo momento si sta sicuramente muovendo apertamente dalla parte della Russia, e questa è in realtà una grande sfida e una grande difficoltà per tutti noi”, riconosce il primo ministro della Lituania. Per storia del Paese che rappresenta legge le attività di Pechino in chiave russa, e teme per ciò che potrebbe derivare da una siffatta alleanza.

    . @krisjaniskarins 🇱🇻 “We need to think hard on what kind of ties we want with #China . China is moving towards the side of Russia, and this is a big challenge for us”. #EUCO @eunewsit pic.twitter.com/L4KvOBFOKx
    — emanuele bonini (@emanuelebonini) March 23, 2023

    Non c’è solo la mancata condanna della Cina all’aggressione russa dell’Ucraina a inquietare gli europei. L’incontro tra i leader della Repubblica popolare e della Federazione russa è fonte di inquietudine, e persino un Paese come il Lussemburgo, neutrale per tradizione, non può fare a meno di riconoscerlo. “Dobbiamo impedire un blocco russo-cinese contro gli altri”, dice un preoccupato Xavier Bettel. Che rilancia il riarmo dell’Europa. “Siamo neutrali, non abbiamo produzione di armamenti, ma ritengono importante accrescere quella europea”, soprattutto in ottica di un’eventuale alleanza tra due Paesi da apparati militari di grandi dimensioni ed entrambi potenze nucleari.
    L’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Josep Borrell, prova a rassicurare per quello che può. Gli chiedono se Pechino possa dare una mano a Mosca, e la risposta non è di quelle che più rassicuranti. “La Cina non sta aiutando la Russia per il momento”. Per il momento. Che non vuol dire che non possa verificarsi in futuro.
    Un avvertimento che il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, si è sentito in dovere di dare a tutti i capi di Stato e di governo del club a dodici di stelle. Nell’incontro a porte chiuse, riferiscono fonti qualificate, avrebbe raccomandato cautela. Isolare la Cina non gioverebbe. Al contrario, potrebbe rappresentare un rischio troppo forte. Questo il messaggio lanciato all’Ue dal capo dell’Onu. Andrebbe sfruttata quella attitudine positiva e al dialogo che ancora viene manifestata dal Paese asiatico, partner comunque non dei più comodi.
    Nessuno nell’Ue ha interessa a isolare la Cina, anche per ragioni economiche e commerciali. Ma occorre trovare il giusto equilibrio. Occorre saper non concedere troppo, né subire eccessivamente. “La Cina è un partner, ma anche un concorrente”, ricorda Bettel. Non si vuole la concorrenza sleale che si è vista fin qui, si vogliono uguali regole del gioco.
    Allo stesso tempo si deve giocare una partita di posizionamento nel mondo senza rimettere troppo in discussione il peso globale di Pechino in modo tale da inimicarsi il Paese. “Molti discutono di importazioni dalla Cina, ma a ben vedere le materie prime non arrivano dalla Cina ma da tutto il mondo”, ricorda il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Ma in quei quadranti del mondo dove l’Ue ha preso ad essere più attiva (Asia per il gas naturale liquefatto, Africa per le materie critiche utili alla transizione verde) i cinesi sono già presenti da tempo.
    In questo rompicapo rappresentato dalla difficoltà di trovare le giuste relazioni con la Cina l’Ue ha anche l’interesse a non compromettere i legami con gli Stati Uniti, che nell’ascesa cinese vedono un minaccia per la supremazia geo-politica. L’Europa si ritrova tra le due potenze a dover mediare senza infastidire eccessivamente nessuna delle due parte. La sfida nella grande sfida. Se nella stanza dei leader c’è chi teme per possibili alleanze sino-russe, altri, come il primo ministro portoghese Antonio Costa si preoccupano per divisioni. “Vogliamo un’alleanza globale per pace e diritto internazionale, e non un mondo frammentato tra Cina e Stati Uniti”.

    La questione di un blocco sino-russo inquieta diversi capi di Stato e di governo. Tema non in agenda, eppure molto presente. Dalle Nazioni Unite l’invito a non isolare Pechino

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    Borrell: “Esercitazione militare Sudafrica-Cina-Russia grave preoccupazione”

    Bruxelles – Alleanze militari e geopolitiche, l’Ue guarda con preoccupazione le scelte del Sudafrica e la presenza di Russia e Cina nel quadrante africano. La decisione del governo di Pretoria di tenere esercitazioni militari congiunte non è passata inosservata a Bruxelles. L’operazione Mosi, che vede esercitazioni navali congiunte tra le tre diverse forze armate, viene considerata come “simulazione di guerra” in Parlamento Ue ed è fonte di inquietudine in Commissione europea. “Sebbene queste esercitazioni non rappresentino una minaccia diretta alla sicurezza europea, lo svolgimento di esercitazioni militari navali con Russia e Cina nell’anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina è motivo di grave preoccupazione“, riconosce l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Josep Borrell.
    L’operazione Mosi è stata condotta per la prima volta nel 2019, a largo delle coste di Città del Capo. Un momento comunque carico di tensioni tra oriente e occidente per via della questione della Crimea. La seconda edizione di questa cooperazione, tenuta a febbraio di quest’anno, si colloca però in uno scenario internazionale completamente diverso, contraddistinto dalla guerra russo-ucraina e due Paesi, Cina e Sudafrica, che non hanno mai pubblicamente condannato l’aggressione del Cremlino. Sono gli stessi Paesi a essersi astenuti sul voto in sede Onu per la pace giusta in Ucraina.
    L’Unione europea non può fare molto al riguardo. “Il Sudafrica – ricorda Borrell  – come tutti gli altri Paesi, ha il diritto di perseguire la politica estera secondo i propri interessi”. In quanto nazione indipendente e sovrana resta libera di fare le scelte che ritiene più opportune. Per questo motivo “l’Ue non chiede al Sudafrica di schierarsi” tra oriente e occidente: “Ciò che l’Ue chiede al Sudafrica è di schierarsi dalla parte dei principi e dei valori della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale“.
    C’è anche un altro aspetto che emerge della considerazioni dell’Alto rappresentante su scelte e manovre sudafricane: un cambio di rotta chiaro nelle scelte di cooperazione militare. Per quanto riguarda le esercitazioni in mare, “in passato il Sudafrica le condotte anche con Stati membri dell’Ue”. Si prende atto dunque di un cambio di alleanze che non viene accolto con particolare favore.
    Gli Stati Uniti hanno visto questa seconda edizione di Mosi come un atto contrario alle politiche dell’occidente. Un aspetto, questo, sottolineato anche dall‘Atlantic Council, il think-tank statunitense con sede a Washington D.C. che promuove l’atlantismo e serve da centro studi di sostegno alla politica. “Le relazioni amichevoli e di routine del Sudafrica sono antitetiche agli obiettivi dell’Occidente di isolare, scoraggiare e sconfiggere la Russia“, sottolineano gli esperti del think-tank. Che avvertono: “In un ambiente diplomatico sempre più polarizzato, il non allineamento può sembrare di fatto un allineamento con la Russia“.
    Il Sudafrica è una delle principali potenze militari del continente africano per capacità marittima. Dispone di una flotta navale mista composta da fregate, sottomarini, unità d’attacco veloci, cacciamine, incrociatori e pattugliatori.

    L’Alto rappresentante si esprime sulla seconda edizione della missione Mosi. “Pretoria rispetti carta Onu e diritto internazionale”

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    L’Ue studia il documento della Cina sulla soluzione politica alla crisi ucraina: “Non è piano di pace, ma principi politici”

    Bruxelles – L’Unione Europea è pronta a supportare “qualsiasi sforzo di mediazione e piano di pace genuino e significativo” per mettere fine a all’invasione russa dell’Ucraina che proprio oggi (24 febbraio) arriva al primo anno dal suo inizio. Ma il documento in 12 punti che arriva da Pechino sulla Posizione della Cina sulla soluzione politica della crisi ucraina è considerato “selettivo e insufficiente” dalla Commissione Europea, soprattutto per il fatto che “non prende in considerazione chi è l’aggressore e chi è la vittima” nel contesto di guerra.
    La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen (24 febbraio 2023)
    A spiegare nel dettaglio la visione dell’esecutivo comunitario sul cosiddetto piano di pace della Cina – pubblicato questa mattina dal ministero degli Esteri cinese – è la portavoce responsabile per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Nabila Massrali, facendo riferimento alle parole della numero uno della Commissione Ue, Ursula von der Leyen: “Il documento della Cina non è un piano di pace, ma sono principi politici, e bisogna considerarlo alla luce del contesto generale”, ha commentato con cautela la presidente in conferenza stampa a Tallinn (Estonia). “Non possiamo dimenticare che prima dell’invasione dell’Ucraina Pechino ha firmato un partenariato senza limiti con Mosca“, ha continuato von der Leyen, con riferimento all’intesa tra i due Paesi del 4 febbraio dello scorso anno: “Considereremo i principi presentati dalla Cina, ma nel quadro generale” dei rapporti internazionali.
    Parlando con la stampa europea, la portavoce dell’esecutivo Ue ha fornito ulteriori dettagli sulla posizione del Berlaymont. “Si tratta di una posizione politica che prende in considerazione solo alcuni aspetti della Carta delle Nazioni Unite” e che “si basa su un focus errato sui cosiddetti interessi legittimi di sicurezza e preoccupazioni delle parti coinvolte“, con implicazioni su una presunta “giustificazione” della guerra di aggressione. Secondo il copione dell’ultimo anno, Bruxelles continua a fare pressioni sulla Cina perché “si impegni a premere sulla Russia per mettere fine agli attacchi e rispettare i confini internazionalmente riconosciuti” dell’Ucraina, è quanto ribadito dalla portavoce Massrali, parlando di una “pace giusta basata interamente sulla Carta delle Nazioni Unite, compresa l’integrità territoriale e il diritto all’autodifesa” e biasimando Pechino per l’astensione sulla risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di ieri (23 febbraio), che ha rinnovato il monito alla Russia di ritirare il suo esercito dal territorio ucraino.
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    Sempre a Tallinn anche il segretario generale dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (Nato), Jens Stoltenberg, si è esposto sul documento cinese, con più durezza rispetto alla presidente della Commissione Ue: “Pechino non ha molta credibilità perché non ha mai condannato l’invasione russa e prima della guerra ha firmato il partenariato senza limiti con Mosca”. Stoltenberg ha poi ribadito quanto già affermato martedì (21 febbraio) in risposta al discorso alla nazione di Vladimir Putin: “Quello che vediamo in Ucraina non è una preparazione alla pace, ma a una nuova offensiva russa” e anche se la prospettiva rimane quella di “finire prima o poi questa guerra ai tavoli dei negoziati”, questo dipende da “ciò che succederà sul campo di battaglia”.
    In altre parole, “l’unico modo per creare le condizioni perché Putin capisca che non può vincere sul campo di battaglia e si sieda al tavolo dei negoziati accettando l’Ucraina come nazione indipendente e sovrana” è un ulteriore “supporto militare a Kiev ora” da parte della comunità internazionale. Tornando alla Cina, il segretario generale della Nato ha precisato che “non vediamo nessun segno di invio di armamenti leggeri a Mosca, ma ci sono indicazioni che potrebbe considerarlo“. Di qui l’avvertimento a Pechino di “non farlo, perché significherebbe un supporto alla guerra di aggressione e una violazione della Carta delle Nazioni Unite”. In quanto membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, “la Cina ha un compito speciale per proteggerla”, ha sottolineato con forza Stoltenberg.

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    Le transizioni dell’Ue sono una scommessa geopolitica

    Bruxelles – La trasformazione industriale dell’Europa dipende dal resto del mondo, in maniera sempre più rischiosa alla luce di turbolenze geopolitiche che stanno mettendo in discussione i rapporti con le potenze di cui l’Ue avrebbe bisogno. Russia e Cina, la scommessa dell’Unione europea passa per questi Paesi ricchi delle materie prime necessarie per le transizioni verde e sostenibile. Uno studio del Parlamento europeo, richiesto dalla commissione Industria, accende i riflettori su quella che è la parte più delicata dell’agenda di sostenibilità a dodici stelle. “La sfida della decarbonizzazione deve essere vinta in un contesto geopolitico in rapida evoluzione”. In questo scacchiere internazionale in trasformazione, “complessivamente, il principale Paese di dipendenza per le importazioni di gruppi merceologici, materie prime e componenti, necessari per la transizione verde e digitale è la Cina”. Con Pechino l’Ue ha conti che potrebbe pagare.
    Il documento sottolinea in particolare la ‘questione cinese’, e ricorda “le tensioni geopolitiche che circondano Taiwan, uno dei principali produttori di chip per computer, vitali per molte moderne tecnologie digitali e verdi”. In secondo luogo, ci sono “le preoccupazioni per il lavoro forzato nello Xinjiang, la provincia cinese che è il principale fornitore mondiale di pannelli solari e materie prime utilizzate per la loro produzione”. Per gli analisti “le considerazioni sulla resilienza delle catene di approvvigionamento nell’attuale contesto di tensioni geopolitiche sono fondamentali nella strategia dell’Ue per le materie prime essenziali”.
    L’Ue “dipende fortemente” dalla Cina “da tutte le materie prime utilizzate per la produzione di batterie, ad eccezione del litio”. Ha bisogno “sia per la produzione di magneti permanenti che per l’estrazione e la raffinazione di elementi delle terre rare (Ree) utilizzati nella loro produzione”. Ancora alla Cina ci si affida per le importazioni di batterie utilizzate per veicoli elettrici e accumulo di energia”.
    C’è poi la Russia. “Attualmente l‘Ue dipende dalla Russia per una quota significativa delle sue importazioni per tre materie prime critiche: platino, palladio e titanio”. Questi sono materiali “indispensabili per lo sviluppo della tecnologia dell’idrogeno”. Un’altra materia prima che merita attenzione è il titanio, poiché l’UE ha un “forte” deficit commerciale complessivo di questo elemento, necessario per le celle a combustibile. “La Russia è tra i primi tre produttori mondiali di titanio e l’UE importa il 17% del suo titanio da questo paese. Inoltre, l’UE importa dalla Russia il 15% del suo platino, necessario per gli elettrolizzatori”.
    Il conflitto russo-ucraino ha ridisegnato anche le relazioni dell’Ue con Mosca, e ora le materie prime critiche necessarie per tutta la strategia europea vanno ricercate altrove. Il mercato del nichel offre più sbocchi. Nel mondo i principali produttori della materia prima sono Indonesia, Filippine, Russia, Nuova Caledonia (Francia), Australia, Russia, Cina, Canada, Brasile, Cuba, Guatemala, Stati Uniti, Colombia. Mentre le più grandi riserve si trovano in Indonesia, Australia, Brasile, Russia, Filippine, Sudafrica. Mentre per ciò che riguarda il cobalto, i principali produttori sono Repubblica democratica del Congo, Russia, Cuba, Australia, Cina, Filippine, Marocco e Papua Nuova Guinea. Quelli con le maggiori riserve sono Repubblica democratica del Congo, Australia, Filippine, Russia, Canada, Madagascar e Cina.
    L’Ue deve avviare una nuova stagione di relazioni con questi Paesi, sottolinea lo studio di lavoro del Parlamento. Per garantirsi un accesso alle materie prime necessarie alla transizione verde, l’Ue deve sapersi muovere. Il commercio non è la via da seguire, poiché “offre un margine limitato per aumentare la diversità dei fornitori europei, perché le tariffe sulle materie prime critiche sono già basse”, e questo “limita l’efficacia di questi accordi di libero scambio nell’incentivare una diversificazione dell’offerta”. Gli strumenti di politica non commerciale, come l’assistenza allo sviluppo e la cooperazione internazionale, appaiono come opzioni più efficaci”. Ben venga dunque l’accordo con il Giappone per lo sviluppo dell’idrogeno. Ma soprattutto, serve una politica vera, finora mancante, per le materie prime indispensabili.
    “Il passaggio dai veicoli con motore a combustione interna ai veicoli elettrici richiederà grandi quantità di materiali aggiuntivi come cobalto e litio per le batterie, elementi di terre rare per i motori elettrici e alluminio e molibdeno per la scocca”. Questo il preo-memoria contenuto nel documento, a ricordare che prodotti contenenti materie prime critiche sono “necessarie” per le transizioni verde e digitale, ma l’Ue manca di una politica di approvvigionamento. “Lo stoccaggio strategico di prodotti contenenti materie prime critiche è una politica comune negli Stati Uniti, in Giappone, Corea del Sud e Svizzera. Da questi esempi si possono trarre i principi per lo stoccaggio europeo”.
    La Commissione europea si è messa al lavoro producendo una strategia per le materie prime critiche, consapevole della posta in gioco. “Dobbiamo evitare di ridiventare dipendenti, come abbiamo fatto con il petrolio e il gas”, ha ammesso il commissario per l’Industria, Thierry Breton. A oggi l’Ue soffre questa situazione, e con lei anche le sue ambizioni di trasformazione verde e digitale. L’idea di un fondo per la sovranità industriale si colloca in questo solco.

    Uno studio richiesto dalla commissione Industria del Parlamento europeo ricorda come per agenda verde e digitale l’Europa non abbia le materie prime critiche di cui ha bisogno. Servirà cooperazione a tutto campo

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    Proteste in Cina per la politica ‘Zero Covid’, Xi Jinping pronto a maggiori riaperture

    Bruxelles – “La variante Omicron prevalente in questo momento in Cina, meno letale della Delta, permetterà maggiori aperture”: è quanto avrebbe dichiarato, secondo fonti diplomatiche, il leader cinese Xi Jinping nel bilaterale di ieri (1 dicembre) con il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Il leader della Repubblica popolare, incalzato da Michel sulle preoccupazioni dell’Ue per la repressione delle proteste contro i draconiani lockdown in diverse città cinesi, avrebbe risposto che si tratta soprattutto di “studenti e adolescenti, frustrati dopo tre anni di pandemia”.
    Tre anni in cui Pechino ha scelto di combattere i contagi con un ferreo controllo della popolazione, basato su lockdown, screening di massa e quarantene, piuttosto che investire nella prevenzione: la popolazione non è ancora sufficientemente immunizzata, anche a causa degli scarsi risultati ottenuti dai vaccini locali rispetto a quelli occidentali a tecnologia mRna. “Le compagnie farmaceutiche europee sono disponibili a consegnare i loro vaccini in Cina, quando verranno riconosciuti dalle autorità di Pechino”, ha dichiarato Michel dopo l’incontro con Xi Jinping, riferendosi all’offerta del governo tedesco di Olaf Scholz di inviare in Cina dosi del vaccino contro il Covid-19 sviluppato da BioNTech e Pfizer.
    Charles Michel e Xi Jinping
    “I due leader hanno potuto scambiarsi le proprie esperienze nel contrasto alla pandemia”, hanno raccontato fonti diplomatiche vicine a Michel, “la sensazione è che la Cina potrebbe iniziare a seguire la linea europea”. Viste le proteste dell’ultima settimana, definite da molti come le più importanti manifestazioni di dissenso nel Paese dalla tragedia di Tien’anmen del 1989, è plausibile che il regime provi a cambiare strategia: negli ultimi giorni la Cina ha allentato la stretta anti-Covid in alcune grandi città come Guangzhou, Chongqing, Zhengzhou e Pechino, dove le autorità avrebbero concesso l’isolamento domiciliare solo per i pazienti contagiati a basso rischio, sospendendo il trasferimento obbligatorio nei siti di quarantena governativi.
    Allentamento delle restrizioni sulle libertà personali, ma maggiore controllo e censura dell’informazione: le autorità del partito, preoccupate per l’ondata di “fogli bianchi” nelle piazze cinesi, secondo il Wall Street Journal avrebbero adottato nuove misure per limitare l’accesso alle Vpn, utilizzate dai cittadini per aggirare i controlli governativi su internet.
    “Il diritto di manifestare è un diritto fondamentale”, ha ricordato Charles Michel a Xi Jinping, salutando con favore la disponibilità del leader cinese a riprendere il dialogo Ue-Cina sui diritti umani. Un dialogo che, vista la situazione in cui versano milioni di cittadini nel Paese asiatico a causa della politica “Zero-Covid”, non potrà che essere lungo e faticoso.

    Durante l’incontro con il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, il leader cinese avrebbe aperto a un allentamento delle misure anti-Covid, a causa della “bassa letalità della variante omicron prevalente ora nel Paese”

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    Michel incontra Xi Jinping a Pechino: “Contiamo sulla Cina per fermare l’aggressione russa all’Ucraina”

    Bruxelles – “L’Ue conta sulla Cina, in qualità di membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, per invitare la Russia a rispettare i principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite e contribuire a porre fine alla brutale occupazione dell’Ucraina”. Il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, può tornare da Pechino forte delle rassicurazioni del leader cinese, Xi Jinping, che ha condannato le minacce nucleari “inaccettabili” del Cremlino e ha dichiarato che “la Cina non sta vendendo armi a Putin”.
    Michel, che a Pechino era già stato nel novembre 2016 come primo ministro belga, ha incontrato oggi (giovedì primo dicembre) il presidente della Repubblica Popolare Cinese, a cui ha ribadito la necessità che la Cina “utilizzi la propria influenza sul Cremlino” per fermare la guerra. Non solo: in un tête-à-tête durato più di tre ore, i due leader hanno discusso delle crisi globali innescate dal conflitto e dell’importanza strategica dell’asse Bruxelles-Pechino.

    The EU promotes its interests and values in the world.With China, engaging openly on all aspects of our relationship is the only way forward.Today we addressed Russia’s war against Ukraine & its consequences, global challenges and the full breadth of our bilateral relationship. pic.twitter.com/dlw1k1upyh
    — Charles Michel (@CharlesMichel) December 1, 2022

    Il presidente del Consiglio Europeo ha portato all’attenzione di Xi Jinping la posizione comune che i 27 primi ministri Ue hanno stabilito poche settimane fa sul rapporto strategico con il gigante asiatico, ovvero la necessità di adottare un approccio realistico che parte da un dato di fatto: Pechino è il primo partner commerciale dell’Unione, con cui scambia merci per più di 2 miliardi di euro al giorno. Per i leader europei il tema chiave è “il riequilibrio delle relazioni commerciali”. Michel ha evidenziato che il commercio Ue-Cina “ha contribuito in modo sostanziale alla trasformazione economica” del Paese asiatico, ma che ora c’è bisogno “di maggiore reciprocità e di garantire parità di condizioni (level playing fields) per le imprese europee“. Perché se da una parte “i mercati sono aperti e per le compagnie cinesi è facile investire da noi”, Michel ha chiesto a Xi Jinping di rimuovere gli ostacoli che fanno sì che le imprese europee “abbiano difficoltà a operare in Cina”.
    L’Unione teme di sviluppare con il gigante asiatico un rapporto di dipendenza per le forniture di tecnologie (come i semiconduttori) e materie prime critiche, necessarie per la doppia transizione digitale e energetica. Per non ripetere l’errore della dipendenza dal gas russo, Bruxelles ha presentato l’European Chips Act e sta lavorando sull’Atto sulle materie prime critiche. Ma se Pechino si sta rivelando fondamentale per la differenziazione energetica, su cui l’Europa sta procedendo a tappe forzate a causa della guerra in Ucraina, Bruxelles potrebbe soccorrere la Repubblica popolare cinese ancora alle prese con confinamenti anti-Covid e con una campagna vaccinale che non decolla. “Le compagnie farmaceutiche europee sono disponibili a consegnare i loro vaccini in Cina, quando verranno riconosciuti dalle autorità di Pechino”, ha dichiarato Michel, che ha poi espresso a Xi Jinping la sua preoccupazione per le proteste e gli scontri in corso in diverse città cinese, ricordando che “il diritto di riunione è un diritto fondamentale”.
    Sulla questione dei diritti umani in generale, Michel ha accolto con favore la disponibilità del leader cinese a riprendere il dialogo Bruxelles-Pechino sui diritti umani, “che offrirà l’opportunità di affrontare in dettaglio la situazione delle minoranze nonché dei singoli casi”. Il presidente del Consiglio Ue ha ribadito “l’impegno a favore della politica di un’unica Cina“, facendo presente a Xi Jinping che le tensioni su Taiwan vanno a discapito degli interessi dell’Unione, visto che lo stretto di Taiwan è la rotta principale per le navi provenienti dalla Cina, dal Giappone, dalla Corea del Sud e da Taiwan verso l’Europa e che nell’isola si fabbricano circa il 50 per cento della produzione mondiale di semiconduttori. “Sia la Cina che l’Ue hanno interesse a un mondo basato sulla legge, con la carta delle Nazioni Unite al centro”, ha chiuso Michel, affermando che l’Ue “continuerà a dialogare con la Cina in vista del prossimo vertice Ue-Cina nel 2023”.

    Il leader cinese ha assicurato che “la Cina non sta vendendo armi alla Russia” e ha condannato le minacce nucleari del Cremlino. Nel bilaterale Michel ha fatto presente la necessità di “riequilibrare le relazioni commerciali”, garantendo parità di condizioni per le imprese europee