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    Dalle relazioni economiche alla guerra russa in Ucraina, inizia la partita a scacchi di von der Leyen con Xi Jinping

    Bruxelles – Il viaggio più importante, quello per mettere in fila le priorità di Bruxelles nel dialogo tra l’Ue e la Cina, si è concluso. E per la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ora inizia la partita a scacchi con il presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, delle promesse che saranno davvero messe a terra e delle sfide da affrontare per riequilibrare un rapporto ormai troppo sbilanciato verso Pechino, che rischia di compromettere il dialogo in futuro.
    Il vertice trilaterale tra la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, il presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, e il presidente della Francia, Emmanuel Macron, a Pechino (6 aprile 2023)
    “Questa è un’opportunità per un confronto aperto e franco, le nostre relazioni sono vaste e complesse e il modo in cui le gestiamo oggi sarà un fattore determinante per la prosperità economica del futuro”, ha messo in chiaro la numero uno dell’esecutivo comunitario nel suo intervento al vertice trilaterale di oggi (6 aprile) a Pechino con Xi Jinping e con il presidente francese, Emmanuel Macron. L’interdipendenza è evidente e parte dai dati commerciali: “L’Ue è il maggiore mercato per le esportazioni cinesi e per noi la Cina è la terza destinazione delle merci esportate”, ha ricordato von der Leyen, sottolineando che si tratta di un valore commerciale di “oltre 2,3 miliardi di euro al giorno nel 2022”. Tuttavia, negli ultimi dieci anni si è assistito a un graduale squilibrio, con il deficit commerciale dell’Unione che “si è più che triplicato e ha quasi raggiunto i 400 miliardi di euro l’anno scorso”. Secondo quanto riferito da von der Leyen alla stampa, “ne abbiamo parlato perché questa traiettoria non è sostenibile e dimostra che ci sono questioni strutturali da affrontare”.
    Se nel faccia a faccia con il leader cinese la presidente della Commissione Ue ha ribadito che “nel contesto geopolitico attuale è importante più che mai parlarci e tenere aperte le linee di comunicazione” tra Bruxelles e Pechino, ai giornalisti ha ripetuto l’analisi sui rapporti Ue-Cina già presentata la settimana scorsa durante l’intervento al Mercator Institute for China Studies e all’European Policy Centre: “Alcune dipendenze commerciali sollevano dei rischi significativi e sappiamo che per alcuni la conseguenza è sganciarsi dalla Cina, ma io dubito che questa sia una soluzione desiderabile o percorribile“. Al contrario, “dobbiamo affrontare le soluzioni attraverso il dialogo e la diplomazia” e puntare piuttosto su “una strategia di de-risking, cioè focalizzarci sui rischi specifici, ma anche apprezzare il fatto che la grande maggioranza dei beni e servizi è priva di rischi”.
    In questa strategia di de-risking “rischi diversi richiedono diversi modi per affrontarli”, ha precisato von der Leyen. Per esempio, quelli sulle dipendenze strategiche “devono essere affrontati attraverso la diversificazione degli investimenti e dei rapporti commerciali“. Anche perché le imprese europee – sia quelle esportatrici sia per quelle che operano nel Paese asiatico – “sono preoccupate per le pratiche sleali e le politiche commerciali in alcuni settori, che impediscono l’accesso al mercato cinesi”, come nel caso di “prodotti agricoli o dispositivi medici”. Ecco perché sarà cruciale la ripresa dei dialoghi ad alto livello, sia quello economico e commerciale sia quello sul digitale, il cui accordo tra i leader è arrivato nel corso del vertice bilaterale: “Dovranno essere convocati quanto prima, per fare progressi su tutti i file e dare risultati tangibili”, è l’esortazione di von der Leyen. “In un mondo che sta attraversando profondi cambiamenti storici, dobbiamo aver la capacità e la responsabilità di superare le differenze”, ha puntualizzato Xi Jinping.

    La visione di von der Leyen sulla Cina globale
    Non è stata solo una questione di rapporti tra Bruxelles e Pechino, né esclusivamente di equilibri economici, la visita a Pechino di von der Leyen di concerto con il presidente francese Macron. Sul tavolo sono state portate anche questioni geopolitiche di strettissima attualità, che riguardano da vicino entrambe le potenze. “Questa visita arriva in un momento di insicurezza globale, dovuta soprattutto alla guerra russa in Ucraina”, e per l’Unione “il posizionamento della Cina è cruciale”, è stato l’avvertimento della leader dell’esecutivo comunitario al membro del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: “In quanto tale ha una grande responsabilità e ci aspettiamo che giochi un ruolo importante per promuovere una pace giusta che rispetti la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina“. Il leader cinese si è detto “disponibile a collaborare per invitare la comunità internazionale a mantenere una moderazione razionale ed evitare di intraprendere azioni che portino la crisi fuori controllo”, con l’obiettivo di “promuovere i colloqui di pace e una soluzione politica”.
    Il vertice bilaterale tra la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, a Pechino (6 aprile 2023)
    Parlando di pace in Ucraina, i Ventisette sono sempre “fortemente dalla parte del piano in 10 punti del presidente Zelensky“, ma von der Leyen ha concesso a Xi Jinping – aldilà delle criticità e dello scetticismo generale sulla proposta avanzata da Pechino – di condividerne alcuni punti, in particolare “sulla sicurezza nucleare e sulla diminuzione dei rischi” di un conflitto con armi nucleari. Il presidente cinese è stato incoraggiato a chiamare al telefono il leader ucraino, Volodymyr Zelensky, e lo stesso Xi Jinping “mi ha confermato che lo farà non appena le condizioni e le tempistiche saranno adeguate”, ha reso noto alla stampa la capa dell’esecutivo Ue. Rimane sempre valido l’avvertimento di “non fornire alcun equipaggiamento militare direttamente o indirettamente alla Russia”, perché “tutti sappiamo che armare l’aggressore andrebbe contro il diritto internazionale e danneggerebbe pesantemente le nostre relazioni“.
    Spazio – poco, almeno nel briefing di von der Leyen con i giornalisti – al tema dei diritti umani (“Ho espresso forte preoccupazione per la situazione nello Xinjiang e ho accolto con soddisfazione l’aver ripreso il nostro dialogo sui diritti umani”) e lo stesso si può dire di una questione spinosa alle porte della Cina, ovvero la stabilità nello Stretto di Taiwan. “È di cruciale importanza”, ha sottolineato la presidente della Commissione Ue: “Nessuno dovrebbe modificare unilateralmente lo status quo con minacce o l’uso della forza, sarebbe inaccettabile, e qualsiasi tensione va risolta con il dialogo”. Ci sono infine alcune “aree di convergenza e cooperazione sulle questioni globali”, su cui le due potenze condividono la “responsabilità, a partire dalla protezione del clima e dell’ambiente”. A questo proposito l’obiettivo è continuare sulla strada tracciata nell’ultimo anno e “cooperare da vicino in vista della Cop28” del 12 dicembre a Dubai: “Il cambiamento climatico rimane una delle sfide globali più urgenti, possiamo affrontarlo solo se rimaniamo uniti”. Un’esortazione sulla lotta ai cambiamenti climatici, ma che per von der Leyen va ben oltre.

    Nel suo viaggio congiunto con il presidente francese, Emmanuel Macron, la numero uno della Commissione Ue ha ribadito al leader cinese la necessità di riequilibrare i rapporti e impegnarsi per stabilizzare la scena globale: “Dobbiamo cercare soluzioni attraverso dialogo e diplomazia”

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    La Nato stringe i legami con i partner nell’Indo-Pacifico contro le sfide alla “sicurezza globale” da Cina e Russia

    Bruxelles – Dal quartier generale della Nato a Bruxelles a Canberra, Seul, Tokyo e Auckland. In una delle due-giorni più importanti per l’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord – per l’ingresso ufficiale della Finlandia nell’Alleanza Atlantica e per le discussioni tra i ministri degli Esteri con l’Ucraina sulla velocizzazione della consegna delle armi promesse a Kiev – i 31 alleati si sono confrontati anche con i quattro partner strategici nella regione dell’Indo-Pacifico sulle “sfide per la sicurezza, che sono globali”, come ha precisato il segretario generale, Jens Stoltenberg, accogliendo questa mattina (5 aprile) i rappresentanti di Australia, Corea del Sud, Giappone e Nuova Zelanda prima della sessione ministeriale del Consiglio del Nord Atlantico.
    Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, con i rappresentanti di Australia, Corea del Sud, Giappone e Nuova Zelanda (5 aprile 2023)
    “In un mondo sempre più imprevedibile e insicuro diamo un grande valore al nostro partnariato con l’Indo-Pacifico”, dal momento in cui “quello che succede nella vostra regione ha un impatto su di noi e quello che succede nella nostra regione ha un impatto su di voi“, ha ribadito con forza Stoltenberg ai quattro partner, riprendendo il concetto già espresso ieri (4 aprile) nel punto con la stampa insieme al ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. Lo dimostra proprio l’invasione russa in Ucraina “con le sue ramificazioni globali”, dall’economia all’energia, fino alla sicurezza alimentare e le sfide per la difesa. Tra queste, anche l’avvicinamento tra Russia e Cina, che di riflesso “rende ancora più importante rimanere vicini come partner di alto valore”, è l’esortazione del segretario generale della Nato. La solidificazione di questo rapporto è iniziata al Summit di Madrid del 29 giugno dello scorso anno, quando “per la prima volta in assoluto i leader dei vostri Paesi hanno partecipato” come ospiti al vertice di alto livello dell’Alleanza Atlantica. A Bruxelles la speranza è che questa collaborazione continui al Summit di Vilnius dell’11-12 luglio.
    Mentre la questione dei rapporti tra Mosca e Pechino sarà al centro del confronto tra la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, della Francia, Emmanuel Macron, e della Cina, Xi Jinping, nel vertice di domani (6 aprile) a Pechino, a margine della ministeriale Nato l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha messo in chiaro che “abbiamo bisogno della Cina per risolvere le sfide globali e per questo puntiamo su un dialogo costruttivo”. Tuttavia, di fronte a quello che per il momento è un impegno insufficiente da parte di Pechino – “in particolare sulla guerra russa in Ucraina, una violazione della Carta delle Nazioni Unite” – i membri della Nato e dell’Unione daranno ancora più impulso al rafforzamento dei rapporti con i quattro partner della regione dell’Indo-Pacifico. Come dimostrato dal vertice di oggi e come sarà fatto “a maggio, con una ministeriale a livello Ue“, ha anticipato lo stesso alto rappresentante Borrell.
    Cina e Russia nel nuovo concetto strategico Nato
    Nel nuovo concetto strategico Nato presentato al Summit di Madrid del giugno 2022 è stata impressa una svolta nell’analisi del contesto geopolitico come non si vedeva dalla fine della Guerra Fredda. Nella nuova era delle relazioni internazionali e della sicurezza sul continente europeo – manifestatasi in particolare con l’avvio dell’invasione russa dell’Ucraina il 24 febbraio 2022 – la Federazione Russa costituisce “la minaccia più significativa e diretta alla sicurezza degli alleati”, dal momento in cui cerca di stabilire “sfere di influenza e di controllo diretto attraverso la coercizione, la sovversione, l’aggressione e l’annessione”, si legge nel documento. Ma Mosca non è l’unico “attore autoritario” che mette alla prova e sfida gli “interessi, valori e lo stile di vita democratico” degli alleati (da ieri diventati 31 con l’ingresso ufficiale della Finlandia nella Nato).
    Anche “le ambizioni dichiarate e le politiche coercitive” della Repubblica Popolare Cinese sono entrate ufficialmente nei radar dell’Alleanza Atlantica, dal momento in cui Pechino fa uso di “un’ampia gamma di strumenti politici, economici e militari per aumentare la sua impronta globale e proiettare potere”. Se la strategia cinese rimane “poco trasparente” – così come le intenzioni e lo sviluppo militare – quello che però si è reso manifesto nell’ultimo anno è un approfondimento del partenariato tra Pechino e Mosca, come dimostrato anche dalla recente visita del presidente cinese, Xi Jinping, all’omologo russo, Vladimir Putin. Ecco perché tra gli strumenti per affrontare questo nuovo e più instabile ambiente di sicurezza rientra anche la cooperazione stretta con i partner “nuovi ed esistenti” dell’Indo-Pacifico, a partire dai quattro invitati oggi a Bruxelles: “Gli sviluppi in questa regione possono influenzare direttamente la sicurezza euro-atlantica”, specifica il documento di orientamenti generali dell’Alleanza Atlantica.

    Prima della sessione ministeriale del Consiglio del Nord Atlantico il segretario generale Jens Stoltenberg ha accolto i rappresentanti di Australia, Corea del Sud, Giappone e Nuova Zelanda: “Quello che succede nella vostra regione ha un impatto su di noi e viceversa”

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    Von der Leyen e Macron insieme in Cina, ma la leader Ue avrà un bilaterale con Xi Jinping

    Bruxelles – Con Macron e senza Macron. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, giovedì partirà alla volta di Pechino assieme al capo di Stato francese per una serie di incontri con le autorità del partner asiatico. Ma, oltre al previsto trilaterale con il presidente Xi Jinping, la leader dell’esecutivo Ue si intratterrà per un faccia a faccia bilaterale.
    Come ha suggerito di recente ai 27 anche il segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, uno strappo con la Repubblica Popolare sarebbe un rischio enorme, visto il ruolo da ago della bilancia che Xi Jinping sta interpretando dopo lo sconquasso geopolitico provocato dalla guerra russa in Ucraina. Ecco perché, dopo la rinnovata dichiarazione di amicizia e partnership sino-russa e il piano di pace sostenuto dalla Cina, per l’Ue non c’è tempo da perdere: per non tornare da Pechino a mani vuote, von der Leyen sta pianificando nei dettagli la delicata missione.
    Ursula von der Leyen e Emmanuel Macron all’Eliseo, 03/04/23 [Ph Twitter Ursula von der Leyen]Dopo l’incontro con Macron all’Eliseo nella giornata di ieri, in cui i due hanno “condiviso le analisi sui punti chiave da sollevare con il presidente Xi”, oggi (4 aprile) la leader Ue ha ascoltato le ragioni di Volodymyr Zelensky.  In seguito alla telefonata con il presidente ucraino, necessaria per “la preparazione del viaggio”, von der Leyen ha ribadito in un tweet che “l’Ue vuole una pace giusta che rispetti la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina”.
    È evidente che le preoccupazioni per la scelta di campo di Xi Jinping siano in cima alla lista dei temi da affrontare a Pechino: pochi giorni fa, nel suo discorso al Mercator Institute for China Studies e all’European Policy Centre, von der Leyen ha affermato chiaramente che il modo in cui Pechino si rapporterà sul fronte della guerra in Ucraina “sarà un fattore determinante per le relazioni con l’Ue in futuro”. Concetto ribadito questa mattina dall’Alto rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell, secondo cui la posizione della Cina sulla guerra russa “determinerà la qualità dei nostri rapporti”. Borrell ha fatto sapere, a margine dell’incontro avuto a Bruxelles con il segretario di stato americano Antony Blinken, che si recherà anche lui a Pechino la prossima settimana.
    Ma l’Ue è consapevole che raggiungere un nuovo equilibrio con la Cina è necessario anche per la propria prosperità economica. “Non è fattibile, né nell’interesse dell’Europa sganciarsi dalla Cina”, ha ammesso la presidente della Commissione: il gigante asiatico è per l’Ue un partner commerciale che rappresenta il 9 per cento delle esportazioni e più del 20 per cento delle importazioni, e che detiene sostanzialmente il monopolio della fornitura di materie prime strategiche per l’ambiziosa transizione verde europea. L’Ue dipende infatti dalla Cina per il 98 per cento delle forniture di terre rare, il 93 del magnesio e il 97 del litio.
    È probabile che con Xi Jinping si discuterà ampiamente di competitività industriale e di come riequilibrare le relazioni “sempre più influenzate dalle distorsioni create dal sistema capitalistico statale cinese“. Prima del vertice a tre con Xi e Macron, che si terrà nel tardo pomeriggio, von der Leyen incontrerà a tal proposito il presidente della Camera di commercio Ue-Cina, Joerg Wuttke, e rappresentanti di diverse aziende europee con base nel Paese. E sarà ospite a un pranzo di lavoro con Li Qiang, capo del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare.

    I had a phone call with President @ZelenskyyUa ahead of my visit to China.
    Ukraine will be an important topic of my meetings with President Xi and Premier Li.
    The EU wants a just peace that respects Ukraine’s sovereignty and territorial integrity.
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) April 4, 2023

    Giovedì la missione congiunta Bruxelles-Parigi. Prima del vertice a tre e del faccia a faccia con il presidente della Repubblica Popolare, von der Leyen incontrerà il capo del Consiglio di Stato cinese e rappresentanti della Camera di commercio Ue-Cina. L’Ucraina in cima alla lista: oggi telefonata con Zelensky per “preparare il viaggio”

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    Il Grand Tour cinese. In due settimane Sanchez, Macron e von der Leyen in visita a Pechino

    Bruxelles – Due settimane di intensi sforzi diplomatici per non far scappare la Cina dal dialogo con i Ventisette e cercare di spingere un’intesa per mettere pressione sulla Russia. Il colpo di coda della due-giorni di Consiglio Europeo ed Eurosummit all’insegna delle preoccupazioni sul blocco sino-russo è stato un triplice annuncio dei programmi del premier spagnolo, Pedro Sánchez, del presidente francese, Emmanuel Macron, e della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, sulle rispettive visite a Pechino: una in solitaria di Sánchez, e l’altra del tandem Macron-von der Leyen, almeno “per una parte del viaggio”, ha puntualizzato l’inquilino dell’Eliseo.
    Il presidente francese, Emmanuel Macron (24 marzo 2023)
    Erano note da settimane le intenzioni di Macron di recarsi in visita in Cina verso la prima metà di aprile. L’annuncio alla stampa è arrivato dallo stesso presidente francese al termine del Consiglio Ue, che ha specificato il fatto di aver chiesto alla numero uno dell’esecutivo comunitario “di accompagnarmi in un pezzo della mia visita in Cina”. A strettissimo giro dalla comunicazione di Macron è seguita la conferma da parte dei portavoce della Commissione Europea (dal momento in cui non si è tenuta nessuna conferenza stampa in conclusione della vertice dei Paesi dell’Eurozona). La presidente von der Leyen si recherà in Cina con il presidente Macron nella prima settimana di aprile: “Giovedì prossimo terrà un discorso al Mercator Institute for China Studies e all’European Policy Centre sulle relazioni Ue-Cina”, mentre la visita a Pechino si terrà “la settimana successiva”, ha reso noto il portavoce-capo dell’esecutivo comunitario, Eric Mamer. Dettagli e programma per la stampa arriveranno “a breve”.
    Il primo ministro spagnolo, Pedro Sánchez (24 marzo 2023)
    Prima della trasferta congiunta di Macron e von der Leyen sarà Sánchez a essere ospite del presidente cinese, Xi Jinping, la prossima settimana. “È un viaggio a cui diamo la massima importanza”, ha confessato ai giornalisti lo stesso premier spagnolo in conferenza stampa, anticipando che “la guerra sarà oggetto delle discussioni a Pechino, analizzeremo in dettaglio la posizione cinese“. Perché se il piano di pace in 12 punti – che più che piano di pace ha tutti i tratti di un documento di posizione sullo scenario geopolitico secondo le lenti della potenzia orientale – è stato pesantemente criticato a livello Ue, è altrettanto vero che “la Cina è un attore globale, e la sua voce va ascoltata per vedere se, fra tutti noi, riusciamo mettere fine alla guerra“. Si partirà in particolare dai punti meno controversi, se non del tutto condivisibili, per cercare di influenzare la posizione del partner/competitor: rifiuto dell’uso di armi nucleari e il rispetto dell’integrità territoriale, sono i riferimenti espliciti di Sánchez.
    La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen (23 marzo 2023)
    Non cambia comunque il fatto che – come messo nero su bianco nelle conclusioni del vertice dei leader Ue nel capitolo sull’Ucraina – i Ventisette sostengono la formula di pace del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, e continuano a lavorare con Kiev sul piano di pace in 10 punti, perché “riteniamo che possa garantire una pace duratura e giusta”, ha ribadito con forza il premier spagnolo. Dopo la strada aperta da Sánchez, saranno i leader di Commissione Ue e Francia a tentare di spingere Pechino verso un “impegno diretto a fare pressioni sulla Russia” nel mettere fine alla guerra in Ucraina. Tema al centro anche del confronto bilaterale di questa mattina tra Macron e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, che solo cinque mesi fa era stato il primo tra i leader europei a recarsi in visita in Cina.
    Oltre alle discussioni sulla guerra russa in Ucraina (con la mancata condanna anche nell’ultima Risoluzione Onu e la recente visita di Xi Jinping all’autocrate russo, Vladimir Putin, a Mosca), tra i tre leader e la leadership di Pechino servirà anche un confronto sul piano economico e commerciale – in modo da non far alimentare l’isolamento cinese – soprattutto per quanto riguarda le materie prime critiche su cui l’Unione Europea ha iniziato un percorso assertivo per non trovarsi legata a un concorrente non allineato ai suoi stessi valori nel percorso verso la doppia transizione digitale e verde.

    Tra fine marzo e inizio aprile i tre leader saranno ospiti del presidente Xi Jinping per un “impegno diretto a fare pressioni sulla Russia” per mettere fine al conflitto in Ucraina. “A breve” i dettagli e il programma dei viaggi

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    La grande sfida cinese adombra il vertice dei leader, l’Ue teme alleanze con Mosca

    Bruxelles – Non ufficialmente in agenda ma comunque presente, nei pensieri, nelle dichiarazioni di rito, nei ragionamenti informali. Uno dei grandi elefanti nella stanza dei leader dell’Ue è la Cina, filo rosso di un Consiglio europeo dove il confronto sull’Ucraina e la competitività industriale del Vecchio continente passano per le trame del dragone. Che sono trame economiche, politiche, commerciali, di riposizionamento sullo scacchiere internazionale. Chi non ci gira troppo attorno è Krisjanis Karins. “La Cina in questo momento si sta sicuramente muovendo apertamente dalla parte della Russia, e questa è in realtà una grande sfida e una grande difficoltà per tutti noi”, riconosce il primo ministro della Lituania. Per storia del Paese che rappresenta legge le attività di Pechino in chiave russa, e teme per ciò che potrebbe derivare da una siffatta alleanza.

    . @krisjaniskarins 🇱🇻 “We need to think hard on what kind of ties we want with #China . China is moving towards the side of Russia, and this is a big challenge for us”. #EUCO @eunewsit pic.twitter.com/L4KvOBFOKx
    — emanuele bonini (@emanuelebonini) March 23, 2023

    Non c’è solo la mancata condanna della Cina all’aggressione russa dell’Ucraina a inquietare gli europei. L’incontro tra i leader della Repubblica popolare e della Federazione russa è fonte di inquietudine, e persino un Paese come il Lussemburgo, neutrale per tradizione, non può fare a meno di riconoscerlo. “Dobbiamo impedire un blocco russo-cinese contro gli altri”, dice un preoccupato Xavier Bettel. Che rilancia il riarmo dell’Europa. “Siamo neutrali, non abbiamo produzione di armamenti, ma ritengono importante accrescere quella europea”, soprattutto in ottica di un’eventuale alleanza tra due Paesi da apparati militari di grandi dimensioni ed entrambi potenze nucleari.
    L’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Josep Borrell, prova a rassicurare per quello che può. Gli chiedono se Pechino possa dare una mano a Mosca, e la risposta non è di quelle che più rassicuranti. “La Cina non sta aiutando la Russia per il momento”. Per il momento. Che non vuol dire che non possa verificarsi in futuro.
    Un avvertimento che il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, si è sentito in dovere di dare a tutti i capi di Stato e di governo del club a dodici di stelle. Nell’incontro a porte chiuse, riferiscono fonti qualificate, avrebbe raccomandato cautela. Isolare la Cina non gioverebbe. Al contrario, potrebbe rappresentare un rischio troppo forte. Questo il messaggio lanciato all’Ue dal capo dell’Onu. Andrebbe sfruttata quella attitudine positiva e al dialogo che ancora viene manifestata dal Paese asiatico, partner comunque non dei più comodi.
    Nessuno nell’Ue ha interessa a isolare la Cina, anche per ragioni economiche e commerciali. Ma occorre trovare il giusto equilibrio. Occorre saper non concedere troppo, né subire eccessivamente. “La Cina è un partner, ma anche un concorrente”, ricorda Bettel. Non si vuole la concorrenza sleale che si è vista fin qui, si vogliono uguali regole del gioco.
    Allo stesso tempo si deve giocare una partita di posizionamento nel mondo senza rimettere troppo in discussione il peso globale di Pechino in modo tale da inimicarsi il Paese. “Molti discutono di importazioni dalla Cina, ma a ben vedere le materie prime non arrivano dalla Cina ma da tutto il mondo”, ricorda il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Ma in quei quadranti del mondo dove l’Ue ha preso ad essere più attiva (Asia per il gas naturale liquefatto, Africa per le materie critiche utili alla transizione verde) i cinesi sono già presenti da tempo.
    In questo rompicapo rappresentato dalla difficoltà di trovare le giuste relazioni con la Cina l’Ue ha anche l’interesse a non compromettere i legami con gli Stati Uniti, che nell’ascesa cinese vedono un minaccia per la supremazia geo-politica. L’Europa si ritrova tra le due potenze a dover mediare senza infastidire eccessivamente nessuna delle due parte. La sfida nella grande sfida. Se nella stanza dei leader c’è chi teme per possibili alleanze sino-russe, altri, come il primo ministro portoghese Antonio Costa si preoccupano per divisioni. “Vogliamo un’alleanza globale per pace e diritto internazionale, e non un mondo frammentato tra Cina e Stati Uniti”.

    La questione di un blocco sino-russo inquieta diversi capi di Stato e di governo. Tema non in agenda, eppure molto presente. Dalle Nazioni Unite l’invito a non isolare Pechino

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    Borrell: “Esercitazione militare Sudafrica-Cina-Russia grave preoccupazione”

    Bruxelles – Alleanze militari e geopolitiche, l’Ue guarda con preoccupazione le scelte del Sudafrica e la presenza di Russia e Cina nel quadrante africano. La decisione del governo di Pretoria di tenere esercitazioni militari congiunte non è passata inosservata a Bruxelles. L’operazione Mosi, che vede esercitazioni navali congiunte tra le tre diverse forze armate, viene considerata come “simulazione di guerra” in Parlamento Ue ed è fonte di inquietudine in Commissione europea. “Sebbene queste esercitazioni non rappresentino una minaccia diretta alla sicurezza europea, lo svolgimento di esercitazioni militari navali con Russia e Cina nell’anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina è motivo di grave preoccupazione“, riconosce l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Josep Borrell.
    L’operazione Mosi è stata condotta per la prima volta nel 2019, a largo delle coste di Città del Capo. Un momento comunque carico di tensioni tra oriente e occidente per via della questione della Crimea. La seconda edizione di questa cooperazione, tenuta a febbraio di quest’anno, si colloca però in uno scenario internazionale completamente diverso, contraddistinto dalla guerra russo-ucraina e due Paesi, Cina e Sudafrica, che non hanno mai pubblicamente condannato l’aggressione del Cremlino. Sono gli stessi Paesi a essersi astenuti sul voto in sede Onu per la pace giusta in Ucraina.
    L’Unione europea non può fare molto al riguardo. “Il Sudafrica – ricorda Borrell  – come tutti gli altri Paesi, ha il diritto di perseguire la politica estera secondo i propri interessi”. In quanto nazione indipendente e sovrana resta libera di fare le scelte che ritiene più opportune. Per questo motivo “l’Ue non chiede al Sudafrica di schierarsi” tra oriente e occidente: “Ciò che l’Ue chiede al Sudafrica è di schierarsi dalla parte dei principi e dei valori della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale“.
    C’è anche un altro aspetto che emerge della considerazioni dell’Alto rappresentante su scelte e manovre sudafricane: un cambio di rotta chiaro nelle scelte di cooperazione militare. Per quanto riguarda le esercitazioni in mare, “in passato il Sudafrica le condotte anche con Stati membri dell’Ue”. Si prende atto dunque di un cambio di alleanze che non viene accolto con particolare favore.
    Gli Stati Uniti hanno visto questa seconda edizione di Mosi come un atto contrario alle politiche dell’occidente. Un aspetto, questo, sottolineato anche dall‘Atlantic Council, il think-tank statunitense con sede a Washington D.C. che promuove l’atlantismo e serve da centro studi di sostegno alla politica. “Le relazioni amichevoli e di routine del Sudafrica sono antitetiche agli obiettivi dell’Occidente di isolare, scoraggiare e sconfiggere la Russia“, sottolineano gli esperti del think-tank. Che avvertono: “In un ambiente diplomatico sempre più polarizzato, il non allineamento può sembrare di fatto un allineamento con la Russia“.
    Il Sudafrica è una delle principali potenze militari del continente africano per capacità marittima. Dispone di una flotta navale mista composta da fregate, sottomarini, unità d’attacco veloci, cacciamine, incrociatori e pattugliatori.

    L’Alto rappresentante si esprime sulla seconda edizione della missione Mosi. “Pretoria rispetti carta Onu e diritto internazionale”

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    L’Ue studia il documento della Cina sulla soluzione politica alla crisi ucraina: “Non è piano di pace, ma principi politici”

    Bruxelles – L’Unione Europea è pronta a supportare “qualsiasi sforzo di mediazione e piano di pace genuino e significativo” per mettere fine a all’invasione russa dell’Ucraina che proprio oggi (24 febbraio) arriva al primo anno dal suo inizio. Ma il documento in 12 punti che arriva da Pechino sulla Posizione della Cina sulla soluzione politica della crisi ucraina è considerato “selettivo e insufficiente” dalla Commissione Europea, soprattutto per il fatto che “non prende in considerazione chi è l’aggressore e chi è la vittima” nel contesto di guerra.
    La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen (24 febbraio 2023)
    A spiegare nel dettaglio la visione dell’esecutivo comunitario sul cosiddetto piano di pace della Cina – pubblicato questa mattina dal ministero degli Esteri cinese – è la portavoce responsabile per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Nabila Massrali, facendo riferimento alle parole della numero uno della Commissione Ue, Ursula von der Leyen: “Il documento della Cina non è un piano di pace, ma sono principi politici, e bisogna considerarlo alla luce del contesto generale”, ha commentato con cautela la presidente in conferenza stampa a Tallinn (Estonia). “Non possiamo dimenticare che prima dell’invasione dell’Ucraina Pechino ha firmato un partenariato senza limiti con Mosca“, ha continuato von der Leyen, con riferimento all’intesa tra i due Paesi del 4 febbraio dello scorso anno: “Considereremo i principi presentati dalla Cina, ma nel quadro generale” dei rapporti internazionali.
    Parlando con la stampa europea, la portavoce dell’esecutivo Ue ha fornito ulteriori dettagli sulla posizione del Berlaymont. “Si tratta di una posizione politica che prende in considerazione solo alcuni aspetti della Carta delle Nazioni Unite” e che “si basa su un focus errato sui cosiddetti interessi legittimi di sicurezza e preoccupazioni delle parti coinvolte“, con implicazioni su una presunta “giustificazione” della guerra di aggressione. Secondo il copione dell’ultimo anno, Bruxelles continua a fare pressioni sulla Cina perché “si impegni a premere sulla Russia per mettere fine agli attacchi e rispettare i confini internazionalmente riconosciuti” dell’Ucraina, è quanto ribadito dalla portavoce Massrali, parlando di una “pace giusta basata interamente sulla Carta delle Nazioni Unite, compresa l’integrità territoriale e il diritto all’autodifesa” e biasimando Pechino per l’astensione sulla risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di ieri (23 febbraio), che ha rinnovato il monito alla Russia di ritirare il suo esercito dal territorio ucraino.
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    Sempre a Tallinn anche il segretario generale dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (Nato), Jens Stoltenberg, si è esposto sul documento cinese, con più durezza rispetto alla presidente della Commissione Ue: “Pechino non ha molta credibilità perché non ha mai condannato l’invasione russa e prima della guerra ha firmato il partenariato senza limiti con Mosca”. Stoltenberg ha poi ribadito quanto già affermato martedì (21 febbraio) in risposta al discorso alla nazione di Vladimir Putin: “Quello che vediamo in Ucraina non è una preparazione alla pace, ma a una nuova offensiva russa” e anche se la prospettiva rimane quella di “finire prima o poi questa guerra ai tavoli dei negoziati”, questo dipende da “ciò che succederà sul campo di battaglia”.
    In altre parole, “l’unico modo per creare le condizioni perché Putin capisca che non può vincere sul campo di battaglia e si sieda al tavolo dei negoziati accettando l’Ucraina come nazione indipendente e sovrana” è un ulteriore “supporto militare a Kiev ora” da parte della comunità internazionale. Tornando alla Cina, il segretario generale della Nato ha precisato che “non vediamo nessun segno di invio di armamenti leggeri a Mosca, ma ci sono indicazioni che potrebbe considerarlo“. Di qui l’avvertimento a Pechino di “non farlo, perché significherebbe un supporto alla guerra di aggressione e una violazione della Carta delle Nazioni Unite”. In quanto membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, “la Cina ha un compito speciale per proteggerla”, ha sottolineato con forza Stoltenberg.

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    Le transizioni dell’Ue sono una scommessa geopolitica

    Bruxelles – La trasformazione industriale dell’Europa dipende dal resto del mondo, in maniera sempre più rischiosa alla luce di turbolenze geopolitiche che stanno mettendo in discussione i rapporti con le potenze di cui l’Ue avrebbe bisogno. Russia e Cina, la scommessa dell’Unione europea passa per questi Paesi ricchi delle materie prime necessarie per le transizioni verde e sostenibile. Uno studio del Parlamento europeo, richiesto dalla commissione Industria, accende i riflettori su quella che è la parte più delicata dell’agenda di sostenibilità a dodici stelle. “La sfida della decarbonizzazione deve essere vinta in un contesto geopolitico in rapida evoluzione”. In questo scacchiere internazionale in trasformazione, “complessivamente, il principale Paese di dipendenza per le importazioni di gruppi merceologici, materie prime e componenti, necessari per la transizione verde e digitale è la Cina”. Con Pechino l’Ue ha conti che potrebbe pagare.
    Il documento sottolinea in particolare la ‘questione cinese’, e ricorda “le tensioni geopolitiche che circondano Taiwan, uno dei principali produttori di chip per computer, vitali per molte moderne tecnologie digitali e verdi”. In secondo luogo, ci sono “le preoccupazioni per il lavoro forzato nello Xinjiang, la provincia cinese che è il principale fornitore mondiale di pannelli solari e materie prime utilizzate per la loro produzione”. Per gli analisti “le considerazioni sulla resilienza delle catene di approvvigionamento nell’attuale contesto di tensioni geopolitiche sono fondamentali nella strategia dell’Ue per le materie prime essenziali”.
    L’Ue “dipende fortemente” dalla Cina “da tutte le materie prime utilizzate per la produzione di batterie, ad eccezione del litio”. Ha bisogno “sia per la produzione di magneti permanenti che per l’estrazione e la raffinazione di elementi delle terre rare (Ree) utilizzati nella loro produzione”. Ancora alla Cina ci si affida per le importazioni di batterie utilizzate per veicoli elettrici e accumulo di energia”.
    C’è poi la Russia. “Attualmente l‘Ue dipende dalla Russia per una quota significativa delle sue importazioni per tre materie prime critiche: platino, palladio e titanio”. Questi sono materiali “indispensabili per lo sviluppo della tecnologia dell’idrogeno”. Un’altra materia prima che merita attenzione è il titanio, poiché l’UE ha un “forte” deficit commerciale complessivo di questo elemento, necessario per le celle a combustibile. “La Russia è tra i primi tre produttori mondiali di titanio e l’UE importa il 17% del suo titanio da questo paese. Inoltre, l’UE importa dalla Russia il 15% del suo platino, necessario per gli elettrolizzatori”.
    Il conflitto russo-ucraino ha ridisegnato anche le relazioni dell’Ue con Mosca, e ora le materie prime critiche necessarie per tutta la strategia europea vanno ricercate altrove. Il mercato del nichel offre più sbocchi. Nel mondo i principali produttori della materia prima sono Indonesia, Filippine, Russia, Nuova Caledonia (Francia), Australia, Russia, Cina, Canada, Brasile, Cuba, Guatemala, Stati Uniti, Colombia. Mentre le più grandi riserve si trovano in Indonesia, Australia, Brasile, Russia, Filippine, Sudafrica. Mentre per ciò che riguarda il cobalto, i principali produttori sono Repubblica democratica del Congo, Russia, Cuba, Australia, Cina, Filippine, Marocco e Papua Nuova Guinea. Quelli con le maggiori riserve sono Repubblica democratica del Congo, Australia, Filippine, Russia, Canada, Madagascar e Cina.
    L’Ue deve avviare una nuova stagione di relazioni con questi Paesi, sottolinea lo studio di lavoro del Parlamento. Per garantirsi un accesso alle materie prime necessarie alla transizione verde, l’Ue deve sapersi muovere. Il commercio non è la via da seguire, poiché “offre un margine limitato per aumentare la diversità dei fornitori europei, perché le tariffe sulle materie prime critiche sono già basse”, e questo “limita l’efficacia di questi accordi di libero scambio nell’incentivare una diversificazione dell’offerta”. Gli strumenti di politica non commerciale, come l’assistenza allo sviluppo e la cooperazione internazionale, appaiono come opzioni più efficaci”. Ben venga dunque l’accordo con il Giappone per lo sviluppo dell’idrogeno. Ma soprattutto, serve una politica vera, finora mancante, per le materie prime indispensabili.
    “Il passaggio dai veicoli con motore a combustione interna ai veicoli elettrici richiederà grandi quantità di materiali aggiuntivi come cobalto e litio per le batterie, elementi di terre rare per i motori elettrici e alluminio e molibdeno per la scocca”. Questo il preo-memoria contenuto nel documento, a ricordare che prodotti contenenti materie prime critiche sono “necessarie” per le transizioni verde e digitale, ma l’Ue manca di una politica di approvvigionamento. “Lo stoccaggio strategico di prodotti contenenti materie prime critiche è una politica comune negli Stati Uniti, in Giappone, Corea del Sud e Svizzera. Da questi esempi si possono trarre i principi per lo stoccaggio europeo”.
    La Commissione europea si è messa al lavoro producendo una strategia per le materie prime critiche, consapevole della posta in gioco. “Dobbiamo evitare di ridiventare dipendenti, come abbiamo fatto con il petrolio e il gas”, ha ammesso il commissario per l’Industria, Thierry Breton. A oggi l’Ue soffre questa situazione, e con lei anche le sue ambizioni di trasformazione verde e digitale. L’idea di un fondo per la sovranità industriale si colloca in questo solco.

    Uno studio richiesto dalla commissione Industria del Parlamento europeo ricorda come per agenda verde e digitale l’Europa non abbia le materie prime critiche di cui ha bisogno. Servirà cooperazione a tutto campo