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    Parlamento UE sospende la ratifica dell’accordo sugli investimenti con la Cina finché Pechino non ritirerà le sanzioni

    Bruxelles – Il Parlamento europeo non ratificherà l’accordo politico di principio sugli investimenti firmato con la Cina a fine 2020 finché quest’ultima non ritirerà le sanzioni imposte a dieci individui tra europarlamentari, deputati nazionali e accademici e a quattro enti europei. La posizione dell’Eurocamera viene definita in una risoluzione che durante l’ultima seduta plenaria ha raccolto 599 voti a favore, 30 contrari e 58 astenuti.
    L’Europarlamento condanna la scelta di Pechino e le sanzioni con cui ha risposto alle misure restrittive imposte ancor prima dall’Unione Europea per le detenzioni arbitrarie applicate alla minoranza musulmana degli Uiguri nel territorio dello Xinjiang. Ma chiede alle altre istituzioni dell’UE un’azione forte che contrasti la diplomazia assertiva portata avanti dalla Cina nel corso della pandemia di COVID-19 nel resto del mondo e una maggiore insistenza nel progetto di autonomia strategica. Per gli europarlamentari l’Unione Europea “dovrebbe cercare una più profonda collaborazione con Paesi affini e con le altre democrazie nel mondo, tra cui gli USA, il Canada, e con i partner asiatici del Pacifico” e dovrebbe architettare una strategia per la regione indo-pacifica. Soprattutto, la sospensione dell’accordo sugli investimenti non dovrebbe tenere in ostaggio le iniziative di cooperazione commerciale e finanziaria negoziate con altri Paesi (nel testo si fa riferimento a Taiwan, storico rivale di Pechino)
    In ogni caso l’invito a non ratificare l’accordo sottoscritto con la Cina fino a che le sanzioni imposte da quest’ultima saranno vigenti è esteso anche ai co-legislatori del Consiglio UE, cioè ai 27 Stati membri. A loro e alla Commissione europea l’Eurocamera chiede anche di utilizzare tutti gli strumenti a disposizione, specialmente quelli economici, “per forzare il governo cinese a chiudere i campi di detenzione e a cessare le violazioni dei diritti umani”. E all’esecutivo europeo si chiede uno strumento preciso che impedisca l’importazione in Europa di beni prodotti in Cina grazie al lavoro forzato e che preveda degli obblighi per le aziende che operano sul suolo europeo e che hanno rapporti con Pechino.
    Il Parlamento chiede anche alle capitali europee un riesame e l’eventuale abolizione degli accordi di estradizione conclusi con il regime di Pechino alla luce delle violazioni contro i cittadini cinesi residenti all’estero e l’istituzione di un meccanismo di controllo sulle esportazioni di tecnologie per evitare che “vengano usate per la violazione di diritti fondamentali e per agevolare la repressione interna”.

    Sollecitata la Commissione sul divieto di importare in Europa i beni prodotti grazie al lavoro forzato

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    Montenegro, sulla strada europea è il Paese balcanico più avanzato. Ma c’è l’allarme per debito da 809 milioni con Cina

    Bruxelles – Adelante, con juicio. Si potrebbe prendere in prestito la celebre citazione dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni per commentare la posizione del Parlamento Europeo sullo stato di avanzamento del Montenegro lungo il cammino europeo. In plenaria, la relazione sul rapporto 2019/2020 della Commissione UE, presentata da Tonino Picula (S&D), è stata approvata con 595 voti a favore, 66 contrari e 34 astenuti, ma ciò che è emerso con chiarezza è un duplice sentimento nei confronti di Podgorica. Da una parte, la soddisfazione per i progressi sulle riforme e lo Stato di diritto, che ha portato il Paese a essere quello “più avanzato sulla strada dell’accesso all’Unione”. Dall’altra, le preoccupazioni per la situazione finanziaria e l’indebitamento con la Cina. Tutte questioni di cui Bruxelles deve tenere conto, se vuole che il Montenegro diventi nel prossimo futuro il ventottesimo Paese membro UE.
    Il relatore per il Montenegro, Tonino Picula (S&D)
    “Questo dibattito arriva nel contesto della prima transizione di potere negli ultimi 30 anni”, ha introdotto la discussione il relatore, spiegando gli effetti del risultato delle elezioni parlamentari del 30 agosto dello scorso anno. Quasi nove mesi complessi per il Paese, senza un dialogo interno, dal momento in cui “il massimo partito di opposizione [il Partito Democratico dei Socialisti, ndr] non vuole partecipare ai lavori in Parlamento” e perché “la coabitazione tra il presidente, Milo Đukanović, e il premier, Zdravko Krivokapić, non è costruttiva né in linea con la Costituzione”. In più, “da sei mesi si attende il voto sulla legge di bilancio per l’anno in corso e questo crea ulteriori pressioni politiche”, ha commentato Picula.
    Se ci sono punti su cui deve essere implementato lo sforzo del Paese per superare i blocchi politici, è altrettanto vero che non mancano gli aspettavi positivi. Il relatore del gruppo S&D ha ricordato che “il Montenegro ha aperto tutti capitoli negoziali per l’accesso all’Unione e ne chiusi tre” e che ora la “massima sfida” è portarli tutti a compimento, anche grazie alla nuova metodologia di adesione di Serbia e Montenegro approvata la scorsa settimana. “I progressi sui sei cluster tematici dipenderanno dai progressi sullo Stato di diritto e sul sistema giudiziario, ovvero i capitoli 23 e 24“, accompagnati da un forte impegno per “difendere chi lotta contro la criminalità organizzata”, “proteggere l’indipendenza dei media” e “risolvere il problema delle minoranze non rappresentate nell’attuale Parlamento”.
    È stato lo stesso relatore a lanciare però l’allarme sulle “importanti conseguenze politiche” degli investimenti della Cina nel Paese: “Dobbiamo aiutare il nostro partner nel dialogo con le istituzioni finanziarie internazionali”. Le preoccupazioni per l’Unione Europea non sono di poco conto e, quantificate, ammontano a 809 milioni di euro di debito che Podgorica deve ripagare a Pechino. Il finanziamento era stato richiesto nel 2014 per la costruzione di un’autostrada che dovrebbe attraversare il Paese, dal porto montenegrino di Antivari (Bar) alla località di Boljare, e che al momento non è ancora stata completata. Secondo quanto riporta il Financial Times, se il debito non dovesse essere ripagato entro luglio, la Cina avrebbe il diritto di acquisire il controllo di parte del territorio montenegrino, verosimilmente uno sbocco sul Mediterraneo. Ed è su questo punto che si è concentrato il dibattito in plenaria.
    Il confronto tra gli eurodeputati
    L’eurodeputato del Movimento 5 Stelle e vicepresidente del Parlamento Europeo, Fabio Massimo Castaldo
    A sollevare la questione del debito del Montenegro è stato Thomas Waitz (Verdi/ALE), che ha esortato la Commissione e il Consiglio a “trovare una soluzione, perché il Paese non sia venduto alla Cina“, proprio nel momento in cui “la  sua strada europeista è stata tracciata”. L’europarlamentare del Movimento 5 Stelle e vicepresidente del Parlamento UE, Fabio Massimo Castaldo, ha rincarato la dose, impostando tutto il suo intervento sulla questione: “Questo caso è il sintomo di come il processo di adesione possa avvitarsi su sé stesso”, dal momento in cui “la classe politica montenegrina precedente aveva deciso di inoltrarsi in questo sentiero pericoloso e azzardato, nonostante i moniti della BEI”. Tuttavia, secondo l’europarlamentare italiano, il Montenegro non deve essere lasciato solo, perché “oggi una leva politica ci chiede aiuto per superare le scelte prese da chi aveva tornaconti personali” e “non possiamo permettere che un possibile futuro Stato membro diventi un avamposto di una potenza terza nel cuore dell’Europa”.
    Preoccupate anche le destre europee, sia sulle diramazioni cinesi in Montenegro, sia sulla credibilità del Paese. “La questione degli investimenti e del debito pone dubbi sulla sua trasparenza“, ha sottolineato Dominique Bilde (ID), che ha calcato la mano sulle “ambiguità delle autorità montenegrine verso la comunità internazionale riguardo all’adesione alla Belt and Road Initiative” e sul fatto che “quando si trovano in difficoltà chiedono aiuto all’Unione”. Secondo Zdzisław Krasnodębski (ECR), l’UE sta correndo il “rischio di alzare l’asticella troppo in alto, dobbiamo essere realistici sulle vere possibilità di adesione”.
    L’eurodeputata del PPE, Željana Zovko
    Più cauti gli altri gruppi politici, a partire dal PPE: “Da questa relazione, vediamo che è il Paese balcanico in stato più avanzato, anche se deve rafforzarsi sulla riconciliazione con gli Stati vicini e migliorare l’inclusione delle minoranze etniche”, ha affermato Željana Zovko. Sul fronte S&D, Petra Kammerevert ha posto l’accento sul fatto che “si possono constatare miglioramenti continui, anche se dobbiamo rimanere vigili”. Anche per Klemen Grošelj (Renew Europe) “la sfida dei prestiti cinesi dimostra che non ci sono soluzioni facili sulla questione del debito“, ma “focalizzarsi sulla strada dei finanziamenti europei può essere la soluzione per allineare il Paese agli obiettivi del Green Deal e della digitalizzazione”.
    La posizione di Commissione e Consiglio
    Da parte della Commissione Europea è arrivato un messaggio di supporto al Montenegro, in atto e da ricevere. A livello finanziario, il commissario per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi, non prende nemmeno in considerazione la possibilità che Bruxelles vada a ripagare di tasca propria il debito che Podgorica ha con Pechino (nonostante le richieste di aiuto ricevute il mese scorso). Ma allo stesso tempo ha voluto ribadire con forza che “l’Unione Europea è il massimo fornitore di assistenza economica, il principale investitore e partner commerciale“.
    Il commissario europeo per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi
    Lo dimostra il fatto che sia stato già approvato uno schema di aiuti macro-finanziari da 60 milioni di euro, “di cui entro fine maggio arriverà la seconda tranche da 30 milioni”. In più, il 6 ottobre dello scorso anno è stato messo in campo il Piano economico e di investimenti da 29 miliardi di euro, che “ha il potenziale per rendere i Balcani più attraenti per gli investimenti, rafforzare le infrastrutture e creare posti di lavoro in ogni Stato balcanico”. Per fornire questo sostegno, il commissario ha chiesto il sostegno del Parlamento: “Deve arrivare il prima possibile un accordo sullo strumento di assistenza pre-adesione IPA III, spero già nel trilogo a giugno”.
    Ma il commissario Varhelyi ha anche rivendicato i primi successi europei nei Balcani sul fronte dei vaccini anti-COVID: “Durante il dibattito di marzo avevo anticipato che stavamo lavorando sul supporto alla regione, ora vi aggiorno sul fatto che sono iniziate le spedizioni delle 651 mila dosi Pfizer/BioNTech“. Gli eurodeputati sono stati informati sui progressi nella campagna di vaccinazione nei sei Paesi balcanici grazie all’iniziativa europea (con tranche settimanali da maggio ad agosto) e al meccanismo COVAX, oltre agli aiuti di emergenza e ai fondi per mitigare la crisi socio-economica: “Vogliamo fare in modo che tutti gli operatori sanitari e i gruppi vulnerabili siano vaccinati quanto prima”, ha concluso il commissario. Complessivamente, in Montenegro arriveranno circa 126 mila dosi (42 mila dall’UE e 84 mila da COVAX), su oltre un milione e 500 mila in tutta la regione (651 mila dall’UE e 951 mila da COVAX).

    Approvata dagli eurodeputati in plenaria la relazione sui progressi del Montenegro verso l’adesione all’UE. Riconosciuti gli sforzi sullo Stato di diritto, ma ci si interroga su come aiutare il Paese ed evitare il controllo di Pechino di parti del territorio

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    Commercio con la Cina, Okonjo-Iweala (WTO) a Dombrovskis: “Servono più tavoli di discussione”

    Bruxelles – Nei rapporti commerciali con la Cina, la lezione alla Commissione europea arriva direttamente dalla direttrice dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) Ngozi Okonjo-Iweala. Per convincere Pechino a commerciare alle stesse condizioni con cui lo fanno le economie di libero mercato serve un approccio costruito “in maniera adeguata”, che le dimostri soprattutto “di non essere presa di mira”. Altrimenti “quello che si ottiene dalla Cina sono solo le resistenze”.
    Un messaggio chiaro, quello giunto alle orecchie del vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis durante un evento dedicato alle politiche commerciali dell’Unione Europea, e rivolto mentre in un confronto si parlava di come affrontare il problema degli ingenti sussidi dal governo cinese alle imprese nazionali, colpevoli di distorcere la concorrenza internazionale e di limitare l’accesso ai mercati. “Comprendo come gli altri membri della WTO siano preoccupati di come questo possa creare una disparità di condizioni”, ha continuato Okonjo-Iweala. “Ma questioni del genere rimarcano quanto sia necessario aprire tavoli di discussione, solo così la Cina potrà rendersi conto dell’impatto negativo delle sue politiche commerciali”. La parola d’ordine è quindi “coinvolgere la Cina” e farlo senza usare l’Organizzazione Mondiale del Commercio “come arma con il secondo fine di risolvere problemi politici”, ha esplicitamente affermato l’economista nigeriana.
    Ma Dombrovskis ha lasciato intendere di non voler abbandonare un approccio difensivo. “Le relazioni con la Cina sono sbilanciate”, ha detto il commissario spiegando come questo abbia giustificato la stipulazione dell’ultimo accordo commerciale con Pechino firmato a fine 2020. L’UE vuole difendersi per eventuali violazioni degli accordi e soprattutto vuole considerare le trattative con il governo di Xi Jinping “nell’ambito del più ampio sistema di relazioni con la Cina”, ha detto riferendosi alle ultime schermaglie in tema di sanzioni registratesi tra Bruxelles e Pechino. Insieme al multilateralismo, però, l’Unione Europea non ha intenzione di rinunciare alla carta interna per proteggere i propri interessi (attualmente si sta mettendo mano al regolamento UE di applicazione delle norme commerciali).
    È ancora all’UE che Okonjo-Iweala si rivolge quando lamenta che “il nazionalismo dei vaccini non funziona”. La numero uno della WTO ha ringraziato la Cina, l’India e l’UE stessa per gli sforzi fatti nell’esportare una buona parte delle dosi prodotte sui loro territori, ma si è detta anche “profondamente dispiaciuta” del meccanismo istituito a livello europeo per controllare le esportazioni di vaccini al fine di salvaguardare i contratti firmati con le cause farmaceutiche. “Capiamo la scelta politica ma dobbiamo dire ai cittadini che è nel loro interesse condividere che i Paesi a basso reddito non aspettino per troppo tempo in fila per accedere ai vaccini”, ha continuato Okonjo-Iweala lanciando un appello a Gran Bretagna e Stati Uniti, che invece hanno destinato alla somministrazione interna quasi la totalità delle dosi prodotte sui loro territori. Secca la risposta di Dombrovskis: “L’Unione Europea sta rispettando i suoi impegni internazionali e attualmente è il primo esportatore di vaccini al mondo, ma dobbiamo assicurarci che i nostri contratti vengano rispettati”.
    C’è invece sintonia tra i due sul tema della sospensione dei brevetti sui vaccini scelta che permetterebbe a tutti di accedere con più facilità al know-how necessario per la produzione del siero anti COVID. “L’obbligo per le aziende farmaceutiche di cedere le loro licenze, reso possibile dalle deroghe all’accordo internazionale sulla proprietà intellettuale TRIPs, deve essere accompagnato da un aumento della capacità produttiva nelle aree dove si vuole intervenire”, ha affermato Okonjo-Iweala. L’obiettivo però è anche quello di assicurarsi che una mossa simile “non disincentivi la produzione dei vaccini che servono per il futuro”.
    Dombrovskis ha infine dedicato un’ultima osservazione all’accordo commerciale con la Gran Bretagna sulla Brexit. “È sicuramente una soluzione migliore rispetto a un ‘no deal’, ma non abbiamo ancora visto gli effetti a lungo termine”, ha commentato. “Lo scambio di beni e servizi non sarà più senza intoppi come lo era con la Gran Bretagna nell’unione doganale e imprese e consumatori dovranno imparare a orientarsi con le nuove procedure e con i nuovi costi”.

    L’Unione Europea cerca da tempo un accordo con Pechino per convincerla ad allinearsi alle normative occidentali in materia di aiuti di Stato. Tra i temi toccati nel confronto con la direttrice generale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio anche la sospensione dei brevetti sui vaccini

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    Nuovo vertice NATO il 14 giugno a Bruxelles. Sarà il primo per il presidente Biden

    Bruxelles – Il Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg ha invitato i trenta Paesi membri dell’Alleanza atlantica a partecipare a un nuovo vertice lunedì 14 giugno 2021. L’ultima riunione dell’Organizzazione transatlantica tra i leader degli Stati aderenti risale a luglio 2018.
    “È un’opportunità unica per rafforzare la NATO”, ha dichiarato in una nota il Stoltenberg. “Prenderemo decisioni importanti per la nostra sostanziosa e lungimirante agenda NATO 2030 per affrontare le sfide di oggi e di domani”, ha detto il segretario riferendosi esplicitamente alle aggressioni della Russia, alla minaccia del terrorismo, agli attacchi informatici, alle nuove tecnologie dirompenti, all’impatto del cambiamento climatico sulla sicurezza e all’ascesa della Cina nello scenario internazionale.
    Il vertice si terrà presso il quartiere generale dell’Organizzazione a Bruxelles e sarà il primo dopo l’elezione del nuovo presidente Joe Biden, che potrebbe partecipare all’incontro per inaugurare un nuovo capitolo delle relazioni transatlantiche.

    All’ordine del giorno l’agenda transatlantica 2030, ma soprattutto le ultime aggressioni della Russia e le relazioni con la Cina

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    COVID, ritardi nella consegna di vaccini ai Balcani occidentali. Intanto la Russia usa Sputnik (e la Serbia) come testa di ponte

    Nella regione il meccanismo COVAX è scattato da pochi giorni e ha fornito solo un sesto delle dosi per il primo semestre. Belgrado invece ha differenziato la strategia: ora è tra i migliori al mondo per somministrazioni e può permettersi di vaccinare anche gli abitanti dei Paesi limitrofi. Presto inizierà la produzione del siero russo in loco

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    “America is back!”. Ma è davvero così per gli europei?

    BarendLeyts At #EUCO @eucopresident calls a short break before speech of @POTUSEU_ENV RT @theGEF: @theGEF’s CEO @cmrodrigueze & @UNCCD’s Executive Secretary @ibrahimthiaw addressed the need to rethink our economic model and i…GreensEFA Dual-use goods such as drones can be used for civilian & military purposes.

    We need to regulate the export of… https://t.co/0PgdMguYKtEuroParlPress Press release
    Parliament urges EU to take drastic action to reduce marine litter: https://t.co/ucaO0pDq45 https://t.co/etDwYqfS2lRenewEurope .@CiolosDacian: “We want a reset of our relationship with #Africa.

    We must continue and strengthen the constructi… https://t.co/BxJydbsXuXRenewEurope .@CZacharopoulou: “The message of this report is clear: make the African continent our ally to face the challenges… https://t.co/aZ2x5F897YUS2EU RT @SecBlinken: Grateful to have met the dedicated foreign policy professionals at @USEmbBrussels, @USNATO, and @US2EU who are focused on o…US2EU RT @StateDeptSpox: Today, @SecBlinken met the staff and families of @USEmbBrussels, @USNATO, and @US2EU. Proud of our @StateDept team for t…US2EU RT @StateDeputySpox: Thanks to dedicated @StateDept employees, the backbone of America’s diplomacy. They strengthen our alliances and partn…tsoni_maria RT @Vassilis_007: “When I want it, I become an angel and, again, when I want it, I become the devil” – Georgios Karaiskakis Χρόνια μας πολλ…eunewsit “America is back!”. Ma è davvero così per gli europei? Tra 15 mila persone intervistate dallo @ecfr i due terzi cre… https://t.co/8ufcqfKeobEPPGroup 💪 We want EU enterprises to succeed in the data economy

    🌐 The EU must not remain behind the US and China in this f… https://t.co/dMRgZ4p0Q3MichaelMannEU I was very pleased to speak on behalf of the #EU on #security in the #Arctic We share #Norway analysis of safety/se… https://t.co/2vReSDaD1VEuroparl_IT I lavori della Conferenza sul futuro dell’Europa sono iniziati ieri in concomitanza con la prima riunione del comit… https://t.co/tGNxd1FNCtCSpillmann L’#UE place la #Turquie sous surveillance après des dérives autoritaires
    https://t.co/bdImM1QkZBRenewEurope 🇽🇰 #EUenlargement: We welcome #Kosovo’s efforts to implement reforms and to maintain constructive neighbourly relat… https://t.co/6RZoSmSfyYAntonio_Tajani Oggi è il compleanno di #Venezia. 1600 anni fa la posa della prima pietra della chiesa di San Giacomo di Rialto. Au… https://t.co/E5JEsczPdxEuroParlPress Press release
    MEPs demand safe and clean travel: https://t.co/LQmwUiuSWA https://t.co/RPjAH96xMtRenewEurope 🇷🇸 #EUenlargement: We regret the lack of progress in many areas of #Serbia’s reform agenda and the fact that there… https://t.co/zLTgvJ6GFgftbrussels Data and delivery disputes leave Soriot with chronic vaccine headache https://t.co/Qj86D1DO7y