Xinjiang Police Files: pubblicate le prime foto non ufficiali all’interno dei campi per gli uiguri, durante la visita della commissaria ONU
Bruxelles – L’ingresso di questa settimana di Michelle Bachelet, l’alta commissaria per i diritti umani delle Nazioni Unite, in quelle che la Cina definisce ‘strutture di avviamento professionale’ – campi di internamento e rieducazione degli uiguri –, è stato anticipato dai media internazionali e senza alcun filtro da parte delle autorità di Pechino. A guidare all’interno dei centri oltre 5mila fotografie e centinaia di migliaia di documenti, in una raccolta chiamata ‘Xinjiang Police Files’, pubblicata dal think tank americano Fondazione Memoriale delle Vittime del Comunismo e da una serie di testate affiliate al Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi (ICIJ).
Un’esercitazione delle forze di sicurezza di uno dei centri (foto di: vittime della Fondazione Memoriale del Comunismo)
Il materiale arriva dai computer della polizia locale dopo un’operazione di hackeraggio e risale dai primi anni 2000 al 2018. Ci sono documenti confidenziali e interni, direttive e trascrizioni dei discorsi delle autorità locali e regionali del Xinjiang, tra cui dell’ex segretario regionale e membro dell’Ufficio politico di partito, Chen Quanguo, tra i principali fautori dei campi di internamento, e dell’attuale ministro della Pubblica sicurezza cinese, Zhao Kezhi. Si va da procedure contro la fuga durante le attività, con l’ordine di uccidere i detenuti se necessario fino a disposizioni speciali, di controllo più rigido, in occasione del Ramadan. In una trascrizione, il ministro della Pubblica sicurezza elenca gli obiettivi, stabiliti a livello centrale, per il Xinjiang: “in un anno stabilizzare la regione, in due consolidare i risultati, in tre normalizzare la stabilità sociale, in cinque raggiungere la stabilità nel complesso”.
Foto di: vittime della Fondazione Memoriale del Comunismo
Gran parte delle fotografie sono invece, secondo il think tank, un archivio per la raccolta dei dati biometrici, con i dettagli sull’internamento di 2.884 uiguri. I più giovani sono due ragazzi di 15 anni, le più anziane due donne di 73 anni. Molti sono stati puniti solo per aver esternato la propria fede islamica o per aver viaggiato in Paesi a maggioranza musulmana, altri per ‘crimini’ risalenti a più di dieci anni prima. Una serie di foto mostrano invece le operazioni all’interno di alcuni dei campi e sono le prime immagini non ufficiali mai pubblicate.
“I documenti trapelati contengono nuove prove dall’interno sulle violazioni dei diritti umani nel Xinjiang, che verrebbero perpetrate a tutti i livelli amministrativi: dai principali funzionari, da unità speciali di polizia e da gruppi speciali delle forze armate”, ha dichiarato a Eunews Nabila Massrali, portavoce della Commissione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza. “Si aggiungono all’insieme di prove esistenti sulle vergognose violazioni dei diritti umani – ha proseguito la portavoce – come l’esistenza di un’ampia rete di campi di rieducazione politica, le estese misure di sorveglianza e tracciamento, le limitazioni sistemiche all’esercizio delle libertà fondamentali – incluse quelle di credo e religione, l’uso di politiche di lavoro forzato, sterilizzazione forzata, controllo delle nascite e di separazione familiare, e di violenze sessuali e di genere”.
Alcune fotografie di materiale religioso requisito agli uiguri (foto di: vittime della Fondazione Memoriale del Comunismo)
Anche l’eurodeputato tedesco Reinhard Bütikofer (Verdi europei), a capo della delegazione per le relazioni con la Repubblica Popolare cinese e sanzionato da Pechino ha commentato i Xinjiang Police Files con un tweet: “I fatti parlano chiaro. La Cina commette crimini contro i diritti umani, contro gli uiguri e altre minoranze musulmane”. Ha aggiunto: “La chiarezza con cui von der Leyen e Michel hanno sollevato le questioni relative ai diritti umani al vertice UE-Cina di aprile necessita del sostegno chiaro e unanime di tutti i 27 governi dell’Unione. Ciò deve includere la volontà di accettare ulteriori sanzioni appropriate”.
All’incontro di oggi, online, tra l’alta commissaria e il presidente Xi Jinping, Bachelet è stata tuttavia ammonita dal leader cinese: “Nelle questioni relative ai diritti umani, non esiste uno ‘Stato ideale’ perfetto, non c’è bisogno di insegnanti arroganti nei confronti degli altri Paesi, e neppure di utilizzare doppi standard che strumentalizzino e politicizzino i temi relativi ai diritti umani, prendendo i diritti umani come scusa per interferire nelle questioni interne degli altri Paesi”. La commissaria, al momento in Cina, sta lavorando da almeno tre anni al rapporto delle Nazioni Unite sulla situazione degli uiguri nel Paese e visiterà il Xinjiang nei prossimi giorni.
Oltre 5mila fotografie e centinaia di migliaia di documenti hackerati dalla polizia della regione autonoma cinese. La portavoce per gli affari esteri UE: “Nuove prove dall’interno sulle violazioni dei diritti umani” LEGGI TUTTO