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    Ucraina, nuova fumata nera dai colloqui di Istanbul sul cessate il fuoco

    Bruxelles – Ucraina e Russia ci riprovano, ma senza fare progressi sostanziali. Le delegazioni di Kiev e Mosca si sono incontrate di nuovo a Istanbul per continuare i colloqui diretti sulla fine della guerra. C’è l’intesa su uno scambio di prigionieri e sulla restituzione di un gran numero di salme, ma le posizioni su un’eventuale tregua nei combattimenti rimangono inconciliabili. Nel frattempo, di qua e di là del confine continuano a cadere le bombe.Con buona pace delle speculazioni su fantomatici negoziati di pace in Vaticano circolate nelle scorse settimane, è a Istanbul che russi e ucraini continuano a incontrarsi. Lì si è svolto ieri (2 giugno) un nuovo round di colloqui diretti tra le delegazioni dei due belligeranti, sedutesi allo stesso tavolo per la seconda volta dal marzo 2022.Il primo faccia a faccia risale a metà maggio, quando le squadre negoziali avevano concordato uno scambio di 1000 prigionieri per parte, ma senza fare progressi sul nodo centrale delle trattative: le condizioni per un cessate il fuoco sostenibile e, in prospettiva, l’avvio di veri colloqui di pace.Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (foto via Imagoeconomica)Anche stavolta, nella millenaria città sul Bosforo i negoziatori di Kiev e Mosca hanno dato il disco verde alla liberazione di un numero imprecisato di prigionieri – soprattutto i soldati più giovani, di età compresa tra i 18 e i 25 anni, e i feriti più gravi – e alla restituzione di 6mila caduti per parte.Rimane invece siderale la distanza tra le rispettive posizioni su come giungere ad un’interruzione temporanea delle ostilità, punto di partenza per negoziati sostanziali su una pace duratura. Ucraina e Russia si sono scambiate dei memorandum sulle condizioni ritenute accettabili per una tregua, ma i desiderata messi nero su bianco dalle due parti sono sempre gli stessi. E non sono conciliabili.Per avviare negoziati sostanziali, Kiev continua a chiedere un cessate il fuoco immediato e totale, il rilascio di tutti i prigionieri militari e civili e il ritorno dei minori rapiti durante l’occupazione. Altri due punti cruciali sono la libertà dell’Ucraina di aderire tanto all’Ue quanto alla Nato, previo consenso politico all’interno dei due club, e le famigerate (quanto fumose) garanzie di sicurezza che dovrebbero essere fornite dalla coalizione dei volenterosi.I briefed the President of Ukraine @ZelenskyyUa on today’s meeting with the Russian side in Istanbul.Upon returning to Kyiv, I will also present the Russian proposals — which they shared only today, directly during the negotiations.The Ukrainian side acted clearly and… pic.twitter.com/MYuw15BPQw— Rustem Umerov (@rustem_umerov) June 2, 2025Kiev sostiene inoltre la necessità di un faccia a faccia tra Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin. “Riteniamo che abbia senso continuare il lavoro tra le delegazioni se è finalizzato a preparare un incontro tra i capi di Stato”, ha osservato il capo-negoziatore Rustem Umerov, titolare della Difesa ucraina. La finestra da lui proposta per organizzare il bilaterale – magari alla presenza di Donald Trump – è “entro la fine di questo mese, dal 20 al 30 giugno“.Eventuali cessioni territoriali, fanno sapere gli ucraini, andranno discusse solo al massimo livello tra i due presidenti. Se tali condizioni verranno soddisfatte, Kiev si dichiara disposta ad accettare il progressivo allentamento delle sanzioni contro Mosca, purché venga messo in piedi un meccanismo atto a reintrodurle rapidamente in caso di necessità. Zelensky ha inoltre invocato nuove misure restrittive se il processo di Istanbul non porterà a breve ad un cessate il fuoco.Si tratta con ogni evidenza di condizioni irricevibili per il Cremlino, che a sua volta mantiene le proprie richieste massimaliste già respinte al mittente da Kiev. La Federazione pretende la fine del supporto occidentale alla resistenza ucraina, la smilitarizzazione e “neutralizzazione” del Paese aggredito nonché la rinuncia a farlo entrare nell’Alleanza nordatlantica, oltre alla ritirata dell’esercito ucraino dalle quattro oblast’ parzialmente occupate – che Mosca vuole vedere riconosciute come territorio russo de jure, insieme alla Crimea – e alla rimozione di tutte le sanzioni internazionali.Il presidente russo Vladimir Putin (foto: Imagoeconomica)Quanto al cessate il fuoco, il capo-negoziatore russo Vladimir Medinsky (lo stesso che aveva guidato la squadra russa nella prima fase dei colloqui di Istanbul tre anni fa) ha messo sul tavolo la proposta di una tregua parziale di due e o tre giorni, da attivarsi solo in determinate aree del fronte durante i negoziati.Questo secondo round di colloqui a Istanbul ha avuto luogo all’indomani del più ampio attacco ucraino sul suolo della Federazione dall’inizio dell’invasione su larga scala, che avrebbe portato alla distruzione di decine di bombardieri. Così, tra le richieste avanzate dal Cremlino figura anche “il rifiuto da parte di Kiev di intraprendere attività sovversive e di sabotaggio contro la Russia”.Richiesta destinata a cadere nel vuoto, dato che proprio oggi i servizi di intelligence di Kiev hanno rivendicato il terzo attacco al ponte di Kerch dal 2022. L’infrastruttura, che collega direttamente la Federazione alla penisola nel Mar Nero, è fondamentale per rifornire le truppe russe nel sud dell’Ucraina. Nel frattempo, l’esercito di Mosca continua la sua lenta avanzata nella regione ucraina di Sumy, dove non si fermano i bombardamenti.

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    Il Vaticano è “disponibile” ad ospitare i negoziati Ucraina-Russia

    Bruxelles – Il Vaticano come cornice per nuovi negoziati tra Russia e Ucraina? È la domanda che sta serpeggiando tra le cancellerie di mezzo mondo nelle ultime ore, dopo una serie di contatti tra Washington, le capitali dell’Ue, quella italiana e la Santa Sede. Intorno alla città eterna – e al nuovo pontefice Leone XIV – sembrano stringersi le maglie della diplomazia internazionale per portare al tavolo delle trattative Mosca e Kiev, superando i fallimenti dei round negoziali precedenti.A dare nuova linfa alle speculazioni sul potenziale ruolo del Vaticano nei negoziati tra Russia e Ucraina è stata, nella serata di ieri (21 maggio), una scarna nota di Palazzo Chigi che rendeva conto di una conversazione telefonica tra la premier Giorgia Meloni e il nuovo papa Leone XIV, al secolo Robert Francis Prevost.La presidente del Consiglio ha trovato “nel Santo Padre la conferma della disponibilità ad ospitare in Vaticano i prossimi colloqui tra le parti“, si legge nel comunicato. Il confronto tra i due ha dato seguito, si scopre, alla “richiesta” di Donald Trump di sondare il terreno presso la Santa Sede rispetto ad un potenziale coinvolgimento della diplomazia pontificia nei negoziati in corso (o meglio in stallo) sulla guerra d’Ucraina.Da sinistra: il vicepresidente statunitense JD Vance, la premier italiana Giorgia Meloni e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen (foto via Imagoeconomica)Poco dopo l’elezione al soglio di Pietro, il papa ha espresso il desiderio di dare una nuova centralità al Vaticano come mediatore nei conflitti globali, pur senza menzionare direttamente il conflitto in Ucraina. Negli scorsi giorni, Leone XIV ha incontrato Volodymyr Zelensky e il numero due della Casa Bianca, JD Vance, accompagnato dal Segretario di Stato Marco Rubio. In quello che è stato sbandierato dal governo italiano come un successo politico per la premier, Vance si è confrontato anche con Ursula von der Leyen, che finalmente sembra venire presa in qualche considerazione da Trump.Il capo della diplomazia a stelle e strisce si aspetta che il Cremlino presenti i propri termini per un cessate il fuoco in breve tempo, “forse tra qualche giorno”. La proposta russa sarà a quel punto esaminata dall’amministrazione statunitense, sostiene Rubio, per determinare la “serietà” di Vladimir Putin rispetto ad un processo negoziale inceppato da mesi e che sta indispettendo non poco Washington, che ha già minacciato più volte di sfilarsi dalle trattative.Nonostante le dichiarazioni pubbliche di apertura a colloqui diretti con la dirigenza ucraina, i gesti concreti dello zar non lasciano intendere per ora alcuna disponibilità ad intavolare reali negoziati con Kiev. A dimostrarlo, sotto la luce del sole, ci sono i buchi nell’acqua collezionati finora negli incontri tra le delegazioni dei belligeranti: quello indiretto di Riad, lo scorso marzo, e quello diretto di Istanbul della scorsa settimana.Il presidente russo Vladimir Putin (foto via Imagoeconomica)Del resto, non sembrano esserci grandi incentivi per Mosca per cessare le ostilità, almeno in questa fase. Sul campo, la situazione è favorevole all’esercito russo, mentre diplomaticamente il fronte degli alleati di Kiev si è scoperto particolarmente fragile da quando Trump ha deciso di prendere in mano personalmente la questione, mostrandosi esageratamente morbido nei confronti dell’aggressore e offrendo addirittura a quest’ultimo opportunità commerciali con gli Stati Uniti.Lo zar, peraltro, non ha mai riconosciuto esplicitamente la legittimità di Zelensky né dell’Ucraina come nazione sovrana e indipendente. Anzi, le richieste massimaliste che la squadra negoziale russa continua a mettere sul tavolo – tra cui “neutralizzazione” dello Stato ucraino, rinuncia all’adesione alla Nato e cessione de jure dei territori occupati alla Federazione – sembrano andare nella direzione opposta. Questo almeno il leitmotiv a Bruxelles, dove giusto ieri i Ventisette hanno dato il via libera al 17esimo pacchetto di sanzioni contro il Cremlino per continuare a “mettere pressione” su Putin.I had a good conversation with the President of the Council of Ministers of Italy @GiorgiaMeloni. As always, cool ideas.We discussed yesterday’s talks with President Trump and European leaders. We are coordinating our positions. Italy supports all efforts aimed at achieving a… pic.twitter.com/YdEl26IZ3g— Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) May 20, 2025Sia come sia, la diplomazia internazionale non vuole ancora darsi per vinta. La chiamata Meloni-Prevost è l’ennesima di un’incessante girandola di telefonate che sta facendo squillare freneticamente gli apparecchi delle cancellerie in molti Paesi. Da Tirana a Washington, da Bruxelles a Istanbul, da Londra a Varsavia, da Parigi a Helsinki, da Berlino a Kiev passando, appunto, per Roma e il Vaticano.“È stato concordato di mantenere uno stretto coordinamento tra i partner in vista di un nuovo ciclo di negoziati per un cessate il fuoco e un accordo di pace”, fa sapere Palazzo Chigi. Le dietrologie sui pasticci diplomatici tra alleati si sprecano e alimentano il dibattito politico nazionale (e non solo). I prossimi incontri, a sentire gli interessati, adotteranno formati “fluidi” e potranno prevedere geometrie variabili. Resta sempre da vedere quanto tali incontri siano in grado di avvicinare sul serio una soluzione diplomatica alla crisi che da 11 anni sta dilaniando il cuore dell’Europa.

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    Ucraina, l’Ue adotta il 17esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia

    Bruxelles – Approvato un pacchetto, se ne fa un altro. L’Ue non crede a Vladimir Putin, accusandolo di non essere realmente interessato a sedersi al tavolo col suo omologo Volodymyr Zelensky per negoziare una tregua in Ucraina. E così, il giorno dopo la telefonata di Donald Trump con lo zar, i Ventisette hanno dato il disco verde all’ennesimo giro di vite contro Mosca (il 17esimo dall’inizio della guerra) e si sono già messi al lavoro sul prossimo.Tra i file sul tavolo del Consiglio Affari esteri di oggi (20 maggio) c’era di nuovo quello delle sanzioni alla Russia. I ministri dei Ventisette hanno formalmente adottato il 17esimo pacchetto dall’inizio dell’invasione su larga scala nel febbraio 2022, che era stato approvato dagli ambasciatori la scorsa settimana. Niente di eclatante a livello di contenuti: si tratta sostanzialmente di un’estensione delle misure restrittive già in piedi, soprattutto per quanto riguarda le navi della cosiddetta “flotta ombra” con cui il Cremlino aggira l’embargo sul suo greggio.Il presidente russo Vladimir Putin (foto via Imagoeconomica)Il mantra di Bruxelles è sempre lo stesso: le sanzioni servono per mettere pressione su Mosca e spingere lo zar Vladimir Putin a sedersi al tavolo delle trattative. “Penso sia importante, come abbiamo stabilito tutti e 27, che ci debba essere un cessate il fuoco completo e incondizionato“, ha ripetuto per l’ennesima volta Kaja Kallas ai giornalisti arrivando al Palazzo Europa. “L’Ucraina l’ha già accettato più di 60 giorni fa, e abbiamo concordato che se la Russia non accetta, come abbiamo visto ieri, allora aumenteremo la pressione“, ha aggiunto l’Alta rappresentante.Il riferimento è alla lunga telefonata (più di due ore) di ieri tra Donald Trump e l’inquilino del Cremlino, della quale tuttavia i due hanno dato due resoconti piuttosto diversi. Il presidente Usa si è detto molto soddisfatto della chiamata e ha annunciato trionfalmente sul suo social Truth che i due belligeranti “avvieranno immediatamente i negoziati per un cessate il fuoco e, cosa più importante, per la fine della guerra“.Putin, invece, si è limitato a dire che Mosca è pronta a lavorare con Kiev ad un “memorandum su un possibile futuro accordo di pace“. Il presidente russo ha sostenuto che tale documento potrebbe includere elementi come “i princìpi di una soluzione, i tempi di un possibile accordo di pace e così via, compreso un possibile cessate il fuoco per un certo periodo di tempo se si raggiungono accordi adeguati“, senza tuttavia fornire ulteriori dettagli.Per gli europei quello di Putin è un bluff. E dunque, garantisce il capo della diplomazia comunitaria, “continueremo a lavorare al prossimo forte pacchetto di sanzioni“: “Parliamo del tetto al prezzo del petrolio, del settore energetico e bancario“, spiega. E tira la giacca a Trump affinché faccia lo stesso: “Dagli Stati Uniti abbiamo sentito che senza una tregua ci sarebbero state delle reazioni forti, delle conseguenze, e ora vogliamo vedere queste conseguenze“, ha concluso l’ex premier estone lamentando l’assenza di “serie pressioni” da parte dell’amministrazione a stelle e strisce nei confronti del Cremlino.Tra i Ventisette la linea sembra essere condivisa. Per il titolare della Difesa tedesco, Boris Pistorius, Putin “non sembra ancora realmente interessato alla pace o a un cessate il fuoco, almeno non a condizioni che siano accettabili” per Kiev e i suoi alleati. Secondo il ministro socialdemocratico, il presidente russo sta “giocando col tempo” e non ha ancora rinunciato alle condizioni massimaliste che ripete da oltre tre anni.Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (foto via Imagoeconomica)Più soddisfatto della mediazione di Washington è parso invece il capo dell’Alleanza nordatlantica Mark Rutte, che partecipava al Consiglio Difesa di stamattina. “Sono davvero contento che Donald Trump abbia assunto un ruolo di leadership“, ha commentato, sostenendo che “l’amministrazione americana è molto coinvolta e sta dialogando con i colleghi dell’Ue“. Secondo il numero uno della Nato, non ci si deve aspettare risultati immediati perché “si tratta di un conflitto molto complesso”, ma “è importante che Trump abbia aperto canali di comunicazione” diretti con Putin.La chiamata tra Casa Bianca e Cremlino (la terza da quando il tycoon è ritornato allo Studio ovale) è arrivata in seguito al sostanziale buco nell’acqua dei colloqui di Istanbul, dove il leader ucraino aveva provocatoriamente invitato il suo omologo russo – che non si è mai presentato – a incontrarsi di persona per avviare trattative di alto livello su una tregua nei combattimenti e gettare le basi per futuri negoziati di pace. Ma l’unica cosa concordata dalle delegazioni di Mosca e Kiev è stato uno scambio di prigionieri e l’impegno a organizzare, in futuro, un faccia a faccia tra i rispettivi presidenti.

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    Ucraina, tutti gli occhi su Istanbul (ma senza Putin e Zelensky)

    Bruxelles – La Turchia torna prepotentemente al centro della diplomazia internazionale. Nonostante Vladimir Putin abbia disertato l’appuntamento con Volodymyr Zelensky, a Istanbul esiste ancora la possibilità che si incontrino le delegazioni negoziali di Mosca e Kiev per la prima volta dal 2022, anche se le speranze per una svolta decisiva sono minime. Il presidente ucraino ha visto l’omologo turco Recep Tayyip Erdoğan ad Ankara, mentre ad Antalya si sono riuniti gli alleati Nato per discutere del futuro aumento delle spese militari.La soluzione diplomatica della guerra d’Ucraina potrebbe passare per la Turchia? È la speranza delle cancellerie di mezzo mondo, che da stamattina (15 maggio) osservano col fiato sospeso – ma non troppe illusioni – gli sviluppi in corso tra Ankara ed Istanbul. Lì i rappresentanti di Mosca e Kiev potrebbero vedersi già in serata per discutere i termini di un cessate il fuoco anche con gli emissari turchi e statunitensi, come annunciato qualche ora fa da Volodymyr Zelensky.Da quando, ieri sera, Vladimir Putin ha lasciato cadere nel vuoto l’offerta avanzata dal leader ucraino per incontrarsi di persona nella millenaria città sul Bosforo, è apparso evidente che la tanto attesa svolta negoziale per porre fine alla guerra non sarebbe arrivata tanto presto. Lo stesso Donald Trump, che pure aveva ipotizzato di recarsi a Istanbul per partecipare a eventuali colloqui, ha disertato l’appuntamento una volta saputo dell’assenza dello zar.Il presidente russo Vladimir Putin (foto via Imagoeconomica)Ma Zelensky si è comunque presentato ad Ankara per vedere il suo omologo turco Recep Tayyip Erdoğan. Al termine del bilaterale, il presidente ucraino ha criticato la decisione del Cremlino di inviare una delegazione di basso livello (non ne fanno parte né il titolare degli Esteri, Sergei Lavrov, né il consigliere presidenziale Yuri Ushakov), descrivendola come una dimostrazione del fatto che “la Russia non ritiene di dover porre fine” alla guerra che ha scatenato oltre tre anni fa.“Il che significa che non c’è abbastanza pressione politica, economica e di altro tipo” su Mosca, ha ragionato, chiedendo “sanzioni adeguate” se i negoziati di Istanbul non porteranno ad un’intesa per una tregua nei combattimenti (una mossa già compiuta dall’Ue). Zelensky si è anche tolto un sassolino nella scarpa nei confronti del tycoon newyorkese: “Bisogna fare pressione sulla parte che non vuole porre fine alla guerra”, ha detto, aggiungendo che dal suo punto di vista Washington ha “fatto pressione più su di noi che sui russi“, senza ottenere i risultati sperati.Kiev, insieme ai suoi alleati occidentali, chiede da tempo un cessate il fuoco totale di 30 giorni come precondizione per avviare trattative più ampie. Una posizione che il Cremlino ha finora rigettato, preferendo avviare eventuali colloqui senza nel mentre sospendere i bombardamenti e gli attacchi. La disponibilità di Mosca a considerare l’opzione diplomatica si è registrata solo in seguito alla riconquista, da parte delle truppe russe, dell’oblast’ di Kursk invasa dagli ucraini lo scorso agosto.I had a good and productive meeting with President of Türkiye @RTErdogan in Ankara. It focused on bringing peace closer and guaranteeing security.I thank President Erdoğan and all of Türkiye for their support of our state, and for supporting all the real steps toward a full,… pic.twitter.com/dk3lPdooJE— Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) May 15, 2025Non è chiaro, al momento attuale, quali risultati ci si possa aspettare dai colloqui di Istanbul. La delegazione ucraina è guidata dal consigliere presidenziale Andrij Yermak, mentre a capo della squadra russa c’è Vladimir Medinsky, ex ministro ultraconservatore della Cultura considerato un falco del Cremlino. Trump ha commentato che “non succederà nulla finché io e Putin non ci incontreremo”.“Siamo pronti a lavorare e a riprendere i colloqui“, ha dichiarato Medinsky, sostenendo che la sua delegazione “è determinata a essere costruttiva e a cercare possibili soluzioni e un terreno comune“. Ma, ribadendo per l’ennesima volta che la Russia punta a “eliminare le cause alle radici del conflitto“, ha fatto intendere che le posizioni massimaliste della Federazione non sono cambiate.Tuttavia, il fatto che si possa riaprire un canale di comunicazione diretta tra Kiev e Mosca è già un successo. La prima e unica volta che i due belligeranti si sono seduti allo stesso tavolo risale al marzo 2022, sempre a Istanbul. Allora, i negoziati erano deragliati in seguito alla scoperta dell’ecatombe di Bucha da parte degli ucraini, ma difficilmente avrebbero portato a qualche accordo date le richieste avanzate dal Cremlino.Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan (foto: Sara Minelli via Imagoeconomica)Erdoğan sta cercando di riposizionare la Turchia come mediatore chiave in questa delicatissima partita diplomatica. Oltre ai colloqui del marzo di tre anni fa, il sultano aveva anche mediato, nel luglio dello stesso anno, la stipula della cosiddetta iniziativa del Mar Nero, che permise per 12 mesi di continuare a esportare nel mondo il grano ucraino e i fertilizzanti russi.A Istanbul, peraltro, dovrebbero arrivare nelle prossime ore anche due pezzi da novanta dell’amministrazione a stelle e strisce: il Segretario di Stato Marco Rubio e l’inviato speciale della Casa Bianca Steve Witkoff. Il primo ha partecipato, ieri e oggi, alla ministeriale della Nato ad Antalya, nel sudovest del Paese.Lì, i titolari degli Esteri dei 32 membri dell’Alleanza hanno discusso della proposta statunitense di aumentare le spese militari fino al 5 per cento del Pil, una questione che terrà banco al summit dell’Aia in calendario per il 24-25 giugno. Ad oggi, nove Paesi tra cui l’Italia non raggiungono nemmeno il target del 2 per cento concordato nel 2014 (a spendere di meno di tutti, in proporzione, è la Spagna).

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    Zelensky “convoca” Putin a Istanbul per colloqui diretti

    Bruxelles – Per la prima volta in oltre tre anni di conflitto, Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin potrebbero incontrarsi di persona nei prossimi giorni. I due presidenti hanno indicato la Turchia come luogo di un potenziale colloquio, per il quale spinge fortemente anche Donald Trump, che oggi ha anche annunciato che potrebbe partecipare all’incontro “se lo ritenessi importante per raggiungere un accordo”. Ma finora la diplomazia ha messo in fila solo una serie di buchi nell’acqua, e non si vede all’orizzonte alcuna tregua nei combattimenti.Il carrozzone della diplomazia internazionale è parso rimettersi in moto durante lo scorso weekend intorno alla guerra d’Ucraina. Uno spiraglio di cauto ottimismo era sembrato pervadere le cancellerie europee dopo che, al termine di una visita a Kiev sabato (10 maggio), i leader di Francia, Germania, Polonia e Regno Unito erano riusciti a portare anche il presidente statunitense dalla loro.La proposta messa sul tavolo da Emmanuel Macron, Friedrich Merz, Donald Tusk e Keir Starmer – in accordo con Volodymyr Zelensky – era quella di un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni a partire da oggi (12 maggio), come dimostrazione di buona fede da parte di Vladimir Putin rispetto all’avvio di negoziati sostanziali su una soluzione politica del conflitto. Persino Donald Trump, che dal suo re-insediamento è parso allontanarsi sempre più da Kiev per avvicinarsi a Mosca, aveva dato il suo assenso.Da sinistra: il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il premier polacco Donald Tusk e quello britannico Keir Starmer a Kiev, il 10 maggio 2025 (foto: Genya Savilov/Afp)Nello stile cui ha abituato il mondo, il presidente russo ha però risposto picche sul cessate il fuoco, dichiarandosi tuttavia disponibile ad intavolare delle trattative dirette con la leadership ucraina in Turchia, evitando di legarsi le mani con qualunque precondizione. Nella Repubblica anatolica si terrà, il 14 e 15 maggio, una ministeriale informale proprio sul dossier Ucraina, e il presidente Recep Tayyip Erdoğan ha ribadito per l’ennesima volta di essere disposto ad ospitare colloqui di pace tra le delegazioni di Kiev e Mosca.Tanto è bastato a Trump per tornare a mettere pressione su Zelensky. “Incontratevi ora!“, ha scritto il tycoon newyorkese sul suo social Truth, esortando l’omologo ucraino ad “accettare immediatamente” l’offerta dello zar russo. “Almeno saranno in grado di determinare se un accordo è possibile o meno e, in caso contrario, i leader europei e gli Stati Uniti sapranno come stanno le cose e potranno procedere di conseguenza“, ha ragionato l’inquilino della Casa Bianca.Ieri sera (11 maggio), Zelensky ha dunque rilanciato sfidando Putin a incontrarsi “personalmente” ad Istanbul giovedì prossimo, auspicando che “stavolta i russi non cerchino scuse” per sfilarsi dalle trattative. “Attendiamo un cessate il fuoco totale e duraturo“, ha aggiunto il presidente ucraino, “per fornire la base necessaria alla diplomazia”. Se avesse effettivamente luogo, il faccia a faccia tra i due leader sarebbe il primo da oltre tre anni a questa parte.Il presidente russo Vladimir Putin (foto: Ramil Sitdikov via Afp)Quella dei colloqui diretti tra Zelensky e Putin è un’opzione sulla quale entrambi i leader avevano fatto delle aperture in linea di principio già il mese scorso, ma sulla quale non si sono mai registrati progressi in termini concreti. I due belligeranti, come recentemente certificato dallo stesso Trump, rimangono distanti anni luce da una vera intesa e tutte le proposte di cessate il fuoco, da qualunque parte provenissero, sono finora cadute nel vuoto.Stando alla retorica ufficiale, Zelensky sembra mantenere la linea adottata fin qui: niente trattative senza tregua. Che è l’opposto di quella del Cremlino: prima il dialogo, poi (eventualmente) una pausa delle ostilità. Appare improbabile, tuttavia, che Kiev possa ignorare le pressioni dell’amministrazione a stelle e strisce, soprattutto alla luce della ratifica da parte del Parlamento ucraino, lo scorso 8 maggio, del famigerato accordo sullo sfruttamento delle materie prime critiche.Il giorno prima della visita di Macron, Merz, Tusk e Starmer a Kiev, Putin aveva ospitato sulla Piazza Rossa a Mosca decine di leader mondiali per le celebrazioni dell’80esimo anniversario della vittoria sovietica sulla Germania nazista nel 1945 (incluso lo slovacco Robert Fico, in barba alla conclamata unità dei Ventisette al fianco dell’Ucraina).L’Alta rappresentante Ue per la politica estera, Kaja Kallas (centro), e il primo ministro ucraino Denys Shmyhal (foto: European Council)Lo stesso giorno, alcuni ministri degli Esteri dell’Ue guidati dal capo della diplomazia a dodici stelle, Kaja Kallas, avevano annunciato a Leopoli l’imminente creazione di un tribunale ad hoc per i crimini d’aggressione dell’Ucraina che dovrebbe perseguire la leadership della Federazione.L’Alta rappresentante si trova in queste ore a Londra per partecipare alla riunione del gruppo Weimar+ (composto da Francia, Germania, Italia, Polonia, Regno Unito e Spagna). “Dobbiamo mettere pressione sulla Russia“, ha ribadito, “affinché si sieda al tavolo e parli con l’Ucraina”. “Se non c’è un cessate il fuoco, non ci possono essere negoziati sotto il fuoco” delle bombe, ha aggiunto, accusando Mosca di “giocare” con le iniziative diplomatiche. Gli europei insistono a sostenere che, se il Cremlino non accetterà di sospendere le ostilità entro la fine della giornata, imporranno nuove sanzioni.

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    Putin ha proposto un cessate il fuoco temporaneo in Ucraina

    Bruxelles – Sembra continuare a crescere la pressione internazionale per porre fine alla guerra in Ucraina. Qualche ora fa, Vladimir Putin ha proposto una tregua di tre giorni a inizio maggio, rispondendo indirettamente alle recenti esortazioni di Donald Trump, spazientito per lo stallo nei negoziati. Mosca e Kiev potrebbero avviare presto dei colloqui diretti, riprendendo un canale diplomatico interrotto da tre anni. Ma ci sono ancora molte incognite, sia sul campo di combattimento sia sui tavoli delle trattative, e i prossimi giorni si annunciano intensi dal punto di vista diplomatico.L’annuncio di PutinNel primissimo pomeriggio di oggi (28 aprile), il Cremlino ha annunciato di voler sospendere i combattimenti tra l’8 e l’11 maggio per “motivi umanitari”, ritenendo che anche Kiev “debba seguire questo esempio”. Il cessate il fuoco entrerebbe in vigore in concomitanza con le celebrazioni dell’80esimo anniversario della vittoria dell’Armata rossa contro i nazifascisti nella Seconda guerra mondiale (chiamata Grande guerra patriottica in Russia).Il 9 maggio, il cosiddetto “giorno della Vittoria“, si terrà nella Piazza Rossa a Mosca una grande cerimonia alla quale parteciperanno una ventina di ospiti di alto livello – tra cui il leader cinese Xi Jinping, il dittatore bielorusso Alexandr Lukashenko e addirittura il premier slovacco Robert Fico – ed è comprensibile che Vladimir Putin voglia tenere tutti al sicuro da potenziali attacchi dei droni ucraini, dimostratisi particolarmente efficaci.Il presidente russo Vladimir Putin (foto via Imagoeconomica)“In caso di violazione del cessate il fuoco da parte ucraina, le forze armate della Federazione Russa forniranno una risposta adeguata ed efficace”, recita il comunicato del Cremlino diffuso su Telegram. Lì si aggiunge anche che Mosca “dichiara ancora una volta la sua disponibilità a negoziati di pace senza precondizioni, volti a eliminare le cause alla radice della crisi ucraina, e a un’interazione costruttiva con i partner internazionali”.Le reazioni di Kiev e WashingtonLa proposta russa per una tregua temporanea è stata accolta con freddezza a Kiev. Il titolare degli Esteri ucraino, Andrij Sybiha, ha fatto notare che “se la Russia vuole veramente la pace, deve cessare il fuoco immediatamente” e per almeno 30 giorni, dimostrando che si tratta di un impegno “reale, non solo per una parata”. Del resto, i soldati di Mosca hanno recentemente violato la pausa di 30 ore proposta dallo stesso Putin in occasione della Pasqua.Dall’altro lato dell’Atlantico, a Washington, si insiste sulla necessità di un cessate il fuoco permanente. La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha ribadito che Donald Trump “rimane ottimista sulla possibilità di trovare un accordo” e che “vuole essere un presidente pacificatore”. Ma ha anche sottolineato che il tycoon sarebbe “sempre più frustrato coi leader di entrambi i Paesi“, i quali dovrebbero muoversi per “negoziare la loro via d’uscita” dal conflitto.If Russia truly wants peace, it must cease fire immediately.Why wait until May 8th? If the fire can be ceased now and since any date for 30 days—so it is real, not just for a parade.Ukraine is ready to support a lasting, durable, and full ceasefire. And this is what we are…— Andrii Sybiha (@andrii_sybiha) April 28, 2025Al rientro negli States dopo la trasferta in Vaticano, dove ha avuto un breve colloquio con Volodymyr Zelensky in occasione dei funerali di papa Francesco lo scorso 26 aprile, Trump aveva esortato il presidente russo a far tacere le armi e sedersi al tavolo delle trattative. “Non aveva motivo di sparare missili in aree civili e città negli ultimi giorni”, ha scritto sul suo social Truth, aggiungendo che l’atteggiamento di Putin “mi fa pensare che forse non vuole fermare la guerra, che mi sta prendendo in giro e che deve essere trattato in modo diverso”, ad esempio ricorrendo a nuove sanzioni.“Voglio che smetta di sparare, si sieda e firmi un accordo“, ha concluso. Solo poche ore prima, Trump aveva sostenuto che i due belligeranti sarebbero stati “molto vicini ad un accordo, e le due parti dovrebbero ora incontrarsi a livelli molto alti per ‘farla finita’” dal momento che “c’è un accordo sulla maggior parte dei punti principali“.Il nodo dei territori occupatiIn realtà, su almeno un punto fondamentale si registra ancora profondo disaccordo tra Mosca e Kiev. Nelle scorse ore, il capo della diplomazia del Cremlino, Sergei Lavrov, ha ripetuto che il riconoscimento internazionale delle rivendicazioni territoriali della Russia – che riguardano la Crimea e le porzioni occupate delle oblast’ di Luhansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Cherson – sarà “imperativo” in qualunque negoziato di pace. All’indomani dell’incontro con Zelensky, il presidente Usa si era detto convinto che Kiev cederà a Mosca la Crimea, che la Federazione occupa dal 2014.Il presidente statunitense Donald Trump (sinistra) incontra il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky nella basilica di San Pietro, in Vaticano, il 26 aprile 2025 (foto via Imagoeconomica)Tuttavia, per l’Ucraina il riconoscimento formale delle regioni occupate è una linea rossa, non solo politicamente ma anche giuridicamente: a tale scopo andrebbe modificata la Costituzione e organizzato un referendum popolare, che avrebbe scarse possibilità di successo. Secondo gli osservatori, Kiev potrà al massimo avallare un riconoscimento de facto dell’occupazione, ma solo temporaneamente (nella speranza di poterla riconquistare in futuro, militarmente o diplomaticamente) e senza accettare de jure la sovranità di Mosca.Lo stesso discorso si applica, almeno in linea di principio, anche alle altre regioni ucraine parzialmente occupate dall’esercito russo. Soprattutto, gli ucraini insistono sul fatto che qualunque discussione relativa a eventuali cessioni territoriali dev’essere avviata solo dopo che un cessate il fuoco “completo e incondizionato” sia entrato in vigore per sospendere i combattimenti terrestri, aerei e marittimi.Quale pace per l’Ucraina?Si tratterebbe, almeno stando alle indiscrezioni giornalistiche, di uno degli elementi centrali nella controproposta di Kiev per mitigare alcuni aspetti del controverso piano di pace elaborato dall’amministrazione a stelle e strisce, giudicato troppo sbilanciato a favore della Russia, di cui Zelensky avrebbe brevemente discusso con Trump a San Pietro.Tra le principali richieste ucraine c’è la rimozione di qualunque clausola che limiti le dimensioni delle forze armate nazionali e, contemporaneamente, l’ammissione nel Paese di un contingente militare europeo (quella “forza di rassicurazione” che Emmanuel Macron e Keir Starmer stanno cercando di assemblare tramite la coalizione dei volenterosi) per garantire la sicurezza. Il presidente statunitense parrebbe aperto a considerare la fornitura di supporto logistico e, soprattutto, di condividere l’intelligence con tale contingente europeo, come chiedono da tempo Parigi, Londra e Kiev.Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (foto: Ole Berg-Rusten/Afp)Prossimo alla firma sembra invece (forse, stavolta, sul serio) il famigerato accordo sulle materie prime critiche ucraine, rimbalzato per mesi tra Washington e Kiev. Il primo ministro ucraino Denys Shmyhal ha confermato che “il documento non considera l’assistenza fornita prima della sua stessa stipula“, come invece avrebbe preteso Trump (che chiedeva a Zelensky un risarcimento da 500 miliardi di dollari per gli aiuti inviati dal suo predecessore Joe Biden), e ha specificato che le clausole del contratto non violeranno gli obblighi che il Paese dovrà rispettare in termini di libera concorrenza con le aziende europee nell’ottica dell’adesione all’Ue.Nelle parole del segretario di Stato di Washington, Marco Rubio, quella appena iniziata sarà una “settimana decisiva” per i negoziati sul conflitto. La Casa Bianca, dice, nei prossimi giorni valuterà “se entrambe le parti vogliono davvero la pace”. “Ci sono ragioni per essere ottimisti, ma anche per essere realisti“, ha aggiunto il capo della diplomazia a stelle e strisce, osservando che “siamo vicini (ad un accordo, ndr) ma non abbastanza”. La scorsa settimana, per la prima volta da tre anni a questa parte, Putin ha aperto alla possibilità di colloqui diretti con la leadership ucraina per raggiungere un’intesa negoziale.Staremo a vedere. Di sicuro c’è che, se è vero che la piccola porzione dell’oblast’ russa di Kursk conquistata dagli ucraini la scorsa estate è effettivamente stata liberata, Putin potrà sedersi al tavolo dei negoziati da una posizione ancora più forte. Proprio stamattina, peraltro, Mosca e Pyongyang hanno ufficialmente confermato che alla controffensiva russa hanno partecipato anche soldati nordcoreani, dei quali lo Stato maggiore della Federazione ha pubblicamente elogiato “l’eroismo”.

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    La “mediazione” di Trump in Ucraina non avanza: premia Mosca e penalizza Kiev

    Bruxelles – Tira una brutta aria per l’Ucraina. Negli ultimi giorni, il processo negoziale è parso muoversi lungo due binari paralleli, nettamente separati. Da un lato gli Stati Uniti che dialogano apertamente con la Russia. Dall’altro, l’Ucraina e i suoi alleati europei, che mantengono posizioni più intransigenti ma faticano a trovare un punto di caduta definitivo.Dopo il sostanziale stallo nelle trattative seguito al buco nell’acqua dei colloqui di Riad, Donald Trump ha ora impresso l’ennesima accelerazione ai negoziati tra Russia e Ucraina. L’impressione, tuttavia, è che l’ex repubblica sovietica sia stata messa con le spalle al muro da quello che dovrebbe essere il suo più potente alleato ma che, invece, appare decisamente intenzionato a chiudere la questione il più rapidamente possibile. Anche se questo significa di fatto darla vinta a Mosca.Gioco di sponda tra Mosca e WashingtonQuando, la scorsa settimana, l’inviato speciale della Casa Bianca Steve Witkoff è volato in Russia per incontrare Vladimir Putin, avrebbe ottenuto dall’inquilino del Cremlino l’impegno a fermare l’avanzata delle sue truppe, congelando di fatto la linea del fronte. Nello specifico, il presidente russo si sarebbe offerto di “cedere” a Kiev le aree ancora sotto il controllo ucraino nelle quattro oblast’ parzialmente occupate (Luhansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson), rinunciando a completarne la conquista militare. Rinunciando, cioè, a dei territori di cui non dispone e per ottenere i quali non sono bastati tre anni di guerra.Il presidente russo Vladimir Putin (foto via Imagoeconomica)Un’offerta che, a quanto pare, è stata giudicata soddisfacente dall’amministrazione a stelle e strisce. Da giorni, tanto il presidente quanto il suo numero due, JD Vance, minacciano di ritirare Washington dalla mediazione se i due belligeranti non raggiungeranno rapidamente un accordo. “Abbiamo fatto una proposta molto esplicita sia ai russi sia agli ucraini“, ha ribadito ieri (23 aprile) il vicepresidente, “ed è ora che ci dicano ‘sì’ oppure gli Stati Uniti abbandoneranno questo processo”.Proprio l’altro ieri, Putin si è dichiarato disponibile ad intavolare dei negoziati diretti con la controparte, un cambio di tono rispetto alle posizioni rigide mantenute fin qui che ha fatto eco ad un’analoga apertura da parte del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Non è chiaro, tuttavia, se o quando i due leader potranno incontrarsi di persona.Il piano Trump (che non piace a Kiev)Ma la proposta cui si riferisce Vance è piuttosto problematica, per usare un eufemismo. Tanto che la leadership ucraina nega di averne ricevuto notifica formale dalla Casa Bianca. Zelensky ha liquidato le indiscrezioni giornalistiche circolate nelle ultime ore come “segnali, idee, discussioni“, ma nulla di ufficiale. Un modo diplomatico per prendere tempo senza scatenare un’altra scomposta reazione del suo irascibile omologo statunitense, si direbbe. La realtà è che ci sono diversi punti del “piano Trump” che sono semplicemente irricevibili per Kiev.La stringata “offerta finale” del tycoon newyorkese prevede anzitutto il riconoscimento de jure della penisola di Crimea come parte della Federazione Russa, 11 anni dopo l’annessione unilaterale del febbraio 2014. Un secondo elemento è il riconoscimento de facto del controllo di Mosca sulla quasi totalità del Luhansk e sulle porzioni occupate delle altre tre regioni menzionate prima, che la Russia considera proprio territorio dopo il referendum farsa del settembre 2022. C’è poi la promessa che Kiev non aderirà mai alla Nato, mentre rimarrebbe aperta la porta all’ingresso nell’Unione europea.La bozza, che sembra decisamente sbilanciata a favore della Russia, menziona inoltre la rimozione di tutte le misure restrittive imposte contro il Cremlino dal 2014, anche se parrebbero esserci dei mal di pancia all’interno dell’amministrazione Usa rispetto a questo punto. Punto che rimane politicamente controverso e che presenta delle complessità legali non indifferenti, ad esempio quelle legate al fatto che molte sanzioni non sono state comminate unilateralmente da Washington ma a livello di G7.Il presidente statunitense Donald Trump (foto: Brendan Smialowski/Afp)Le concessioni che otterrebbe l’Ucraina sono invece più limitate. A Kiev verrebbe assicurata una “robusta garanzia di sicurezza” da parte degli europei e di altri Paesi, anche se il documento rimane vago sull’entità e le regole di ingaggio di tale contingente. Il riferimento più naturale sarebbe alla cosiddetta “forza di rassicurazione” che Parigi e Londra stanno cercando di assemblare con la coalizione dei volenterosi, ma l’unica cosa certa per ora è che non ci sarà il coinvolgimento di truppe statunitensi.Trump sembra intenzionato a prendersi in carico la gestione della centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa attualmente occupata dai russi, e a vendere l’elettricità prodotta dall’impianto sia a Kiev sia a Mosca. Il testo menziona poi il famigerato accordo sulle materie prime critiche ucraine, che ancora non è stato finalizzato, e propone infine di consentire la libera navigazione lungo il fiume Dnipro, che attualmente segna una parte del fronte tra i due eserciti.Reazioni e controreazioniDi sicuro c’è anche che Zelensky non ha gradito il piano di Trump. Soprattutto il passaggio sulla penisola del Mar Nero, considerata da Kiev una linea rossa invalicabile: “L’Ucraina non riconoscerà l’occupazione della Crimea“, ha ribadito il presidente per l’ennesima volta, spiegando che “è il nostro territorio, il territorio del popolo d’Ucraina, non c’è nulla da discutere“. Accoglienza fredda anche per quanto riguarda l’allentamento del regime sanzionatorio contro Mosca.Una risposta, quella dell’omologo ucraino, che ha irritato l’inquilino della Casa Bianca. In un post condiviso ieri sul suo social Truth, quest’ultimo ha bollato come “molto dannosa” la posizione di Kiev sulla Crimea poiché, dice, la penisola “è stata persa anni fa” quando fu “consegnata” ai russi dal suo predecessore Barack Obama. “Sono le dichiarazioni incendiarie come quelle di Zelensky che rendono così difficile risolvere questa guerra“, ha continuato il tycoon, aggiungendo che la scelta di fronte a Kiev è ora quella tra “avere la pace” e “combattere per altri tre anni prima di perdere l’intero Paese”.“Siamo molto vicini ad un accordo“, ha concluso, “ma l’uomo che non ha carte da giocare dovrebbe finalmente darsi una mossa“, riprendendo le sue stesse parole denigratorie usate contro Zelensky durante il litigio nello Studio ovale di fine febbraio. Le conseguenze sono riverberate anche nella sfera diplomatica. Nella mattinata di ieri, i colloqui previsti a Londra tra i ministri degli Esteri di Stati Uniti, Ucraina, Regno Unito, Francia e Germania sono saltati dopo che il segretario di Stato Usa, Marco Rubio, e Witkoff hanno annullato all’ultimo la propria partecipazione. Una consultazione è comunque avvenuta, ma ad un livello più basso e “tecnico”.Binari separati?Nel Vecchio continente l’attivismo della Casa Bianca non è accolto positivamente. In un’ulteriore rappresentazione plastica della distanza siderale tra le due sponde dell’Atlantico, l’Eliseo ha risposto al “piano Trump” ribadendo che qualunque soluzione negoziale della crisi russo-ucraina non può prescindere dalla salvaguardia dell’integrità territoriale dell’ex repubblica sovietica, chiudendo di fatto la porta alle ipotesi di riconoscimento della Crimea o di altre regioni come parte della Federazione.Una posizione, quella di Parigi, condivisa anche dall’esecutivo comunitario. “L’Ue non riconoscerà mai la Crimea come russa“, ha dichiarato il capo della diplomazia a dodici stelle, Kaja Kallas, che ha denunciato il recente attacco aereo di Mosca su Kiev come “una presa in giro” degli sforzi per raggiungere la pace. Dal Berlaymont si ribadisce che “l’Ucraina è l’unica che può decidere sulle condizioni per la pace” e che “è cruciale” difenderne “l’indipendenza, l’integrità territoriale e la sovranità”.Quanto al capitolo sanzioni, i Ventisette non intendono allentare le proprie e anzi sono al lavoro su un 17esimo pacchetto di misure restrittive, mentre a inizio maggio dovrebbe arrivare un’ulteriore stretta sulla stipula di nuovi contratti energetici con la Russia nei confronti delle aziende europee. Ma il vero problema è che l’Ue non sta toccando palla nella partita diplomatica per tentare di mettere fine alle ostilità nell’ex repubblica sovietica, bloccata dalle posizioni divergenti degli Stati membri. Da Bruxelles continuano a giungere molte dichiarazioni e qualche stanziamento finanziario, ma poco altro.L’Alta rappresentante Ue per la politica estera, Kaja Kallas (foto: European Council)Del resto, la riprova che i binari politici e strategici su cui si muovono Ue e Usa si sono ormai completamente separati arriva anche dalla notizia che Witkoff è nuovamente in viaggio verso Mosca, per parlare con Putin domani (25 aprile) per la quarta volta in tre mesi. L’inviato speciale di Trump ha dichiarato candidamente che sta sviluppando “un’amicizia” col presidente russo ed è tra i principali fautori della normalizzazione economica e diplomatica tra i due Paesi.Nel frattempo, proprio in queste ore il segretario generale della Nato Mark Rutte è a Washington, dove sta incontrando Rubio, il capo del Pentagono Pete Hegseth e il consigliere della Casa Bianca per la Sicurezza nazionale Michael Waltz. Non sono invece previsti in agenda, per il momento, incontri tra la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e il presidente Trump, che saranno entrambi a Roma il prossimo sabato (26 aprile) per i funerali di papa Francesco insieme alle delegazioni di quasi tutti i Paesi del mondo.

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    Putin ha aperto a colloqui di pace diretti con l’Ucraina

    Bruxelles – Per la prima volta in oltre tre anni, Vladimir Putin ha segnalato la volontà di intavolare colloqui diretti con Kiev per raggiungere una tregua. Per il momento, tuttavia, in pochi credono alla buona fede dell’inquilino del Cremlino, mentre crescono le pressioni internazionali sulla Casa Bianca per giungere in tempi rapidi alla stipula di un cessate il fuoco sostenibile.Parlando ai media statali ieri sera (21 aprile), il presidente russo ha affermato che la Federazione è disposta a discutere con l’ex repubblica sovietica la possibilità di sospendere gli attacchi reciproci alle infrastrutture energetiche e civili. “Abbiamo un atteggiamento positivo nei confronti di qualsiasi iniziativa di pace“, ha dichiarato, augurandosi “che i rappresentanti del regime di Kiev la pensino allo stesso modo”.Come confermato dal suo portavoce, Dmitry Peskov, “il presidente aveva in mente negoziati e discussioni con la parte ucraina”. È la prima volta che l’inquilino del Cremlino si rende disponibile a intavolare trattative dirette con l’Ucraina dopo aver lanciato l’invasione su larga scala nel febbraio 2022. Nei tempi recenti, si è sempre riferito alla leadership di Kiev come a un “regime nazista“, sostenendo di non voler negoziare col suo omologo Volodymyr Zelensky, ritenuto illegittimo.Il leader ucraino ha ribadito di essere aperto al dialogo, sostenendo che la sua amministrazione è “pronta per qualsiasi conversazione” capace di avvicinare la fine del conflitto. E ha reiterato la proposta, accettata il mese scorso dalla squadra negoziale ucraina sulla base di una proposta statunitense (ma mai presa in seria considerazione dalla parte russa), su una pausa di 30 giorni degli attacchi aerei e delle operazioni navali nel Mar Nero. Rilanciando ulteriormente, Zelensky ha scritto su X che Kiev, col sostegno dei suoi alleati occidentali, è disposta a lavorare per ottenere “un cessate il fuoco incondizionato, seguito dall’instaurazione di una pace reale e duratura“.Now, after Easter, the whole world can clearly see the real issue — the real reason why the hostilities continue. Russia is the source of this war. It is from Moscow that a real order must come for the Russian army to cease fire. And if there is no such firm Russian order for… pic.twitter.com/jS9cTiRQqd— Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) April 21, 2025Nel suo intervento di ieri sera, Putin ha inoltre fatto riferimento anche ad una proposta, da lui stesso avanzata qualche giorno prima, per un’interruzione dei combattimenti nei giorni delle festività pasquali. Una tregua limitata che, tuttavia, lo stesso esercito russo non ha rispettato attaccando strutture civili, una settimana dopo il bombardamento su Sumy costato la vita ad oltre trenta persone.Del resto, storicamente gli accordi per la cessazione (parziale o totale) delle ostilità tra Russia e Ucraina non hanno quasi mai funzionato. Dopo dieci anni dalla stipula del memorandum di Budapest nel 1994 – col quale Kiev cedette a Mosca il proprio arsenale nucleare ereditato dall’Urss, in cambio dell’assicurazione che la Federazione avrebbe rispettato l’integrità territoriale dell’ex repubblica sovietica – il Cremlino ha annesso unilateralmente la Crimea per poi sostenere i separatisti filorussi nel Donbass.Da allora, due deboli accordi di pace noti come protocolli di Minsk (siglati nel 2014 e 2015) avrebbero dovuto portare ad una tregua nei combattimenti ma sono stati ripetutamente violati, con entrambe le parti che si sono scambiate accuse a vicenda. Secondo Zelensky, nell’ultimo decennio l’ingombrante vicino ha infranto almeno 25 volte i termini del cessate il fuoco concordati nella capitale bielorussa.Ad ogni modo, a livello internazionale sta crescendo la pressione per giungere il più rapidamente possibile ad una qualche forma di composizione politica della crisi russo-ucraina. Dopo un apparente rallentamento a seguito degli infruttuosi colloqui di Riad, le iniziative diplomatiche si sono moltiplicate di recente con gli incontri di alto livello tra i vertici dell’amministrazione a stelle e strisce e quelli di Francia, Regno Unito e Germania. I quali si sono incontrati a Parigi la scorsa settimana e si riuniranno nuovamente a Londra domani (23 aprile), per discutere con la delegazione ucraina delle prossime mosse.Il presidente statunitense Donald Trump (foto: Brendan Smialowski/Afp)Donald Trump, che ha adottato nei confronti di Mosca posizioni decisamente più morbide rispetto al proprio predecessore e dei partner europei, sembra spazientito dalla lentezza delle trattative. Il segretario di Stato Marco Rubio ha ammonito che gli Usa potrebbero fare un passo indietro e abbandonare gli sforzi di mediazione tra i due belligeranti se non si otterranno progressi visibili nel giro di “giorni”, mentre il tycoon newyorkese ha ribadito ieri di vedere “ottime possibilità” di trovare a stretto giro una quadra su un cessate il fuoco.A quanto riferito nelle scorse ore, la Casa Bianca avrebbe elaborato una bozza di piano di pace che prevederebbe, tra le altre cose, il riconoscimento della Crimea come territorio russo de jure e l’impegno dell’Ucraina a non cercare l’adesione alla Nato. Zelensky ripete da tempo che non intende cedere nessuna delle regioni occupate da Mosca e che le garanzie di sicurezza dell’Alleanza nordatlantica sono le uniche possibili per mettere al sicuro l’ex repubblica sovietica.Ma è evidente che l’esercito ucraino non ha alcuna speranza di riconquistare con la forza le aree cadute sotto il controllo nemico, e che la Federazione tratta da una posizione nettamente più forte. Dietro le quinte si starebbe lavorando ad un incontro diretto tra Trump e Putin, anche se per il momento non è stato annunciato nulla di preciso al riguardo.Washington e Kiev sarebbero peraltro sul punto, sempre stando a indiscrezioni mediatiche, di concludere il famigerato accordo sullo sfruttamento delle risorse minerarie e delle materie prime critiche ucraine, la cui ultima versione presenterebbe condizioni più favorevoli all’ex repubblica sovietica rispetto alle precedenti. Ma da oltreoceano rimane ferma la contrarietà ad ogni coinvolgimento militare diretto nel monitoraggio di un’eventuale tregua che venisse raggiunta in Ucraina, con lo zio Sam che si è sfilato da tempo dalle discussioni su una potenziale “forza di rassicurazione” proposta dal presidente francese Emmanuel Macron e il premier britannico Keir Starmer.