Ucraina, i colloqui di Riad non sembrano in grado di risolvere l’impasse
Bruxelles – Fumata nera da Riad. I colloqui (separati) tra le delegazioni ucraina, russa e statunitense non sembrano portare a nessuna svolta cruciale nei negoziati, che al momento della pubblicazione sono ancora in corso. Vanno ancora appianate le principali divergenze che ostacolano la stipula di una tregua, mentre continuano i bombardamenti reciproci tra i due Paesi belligeranti. C’è stata, invece, una coda polemica per le osservazioni di Steve Witkoff, che a Kiev sono suonate come apologetiche nei confronti di Vladimir Putin.Shuttle diplomacy in Arabia SauditaC’è stato un grande viavai a Riad nelle ultime ore, mentre non accennano a fermarsi le bombe che piovono di qua e di là del fronte. Nella capitale dell’Arabia Saudita si sono riuniti nelle ultime 48 ore i team negoziali di Kiev, Washington e Mosca per due sessioni di bilaterali: ieri (23 marzo) gli ucraini si sono confrontati con gli emissari statunitensi, mentre questi ultimi hanno discusso oggi con la squadra russa e incontreranno poi nuovamente la delegazione ucraina.Sul tavolo soprattutto due portate. Da un lato, i dettagli tecnici del cessate il fuoco parziale concordato in linea di principio dai due belligeranti la scorsa settimana, cioè la definizione di quali infrastrutture dovrebbero essere risparmiate dai bombardamenti reciproci (se solo quelle energetiche o anche quelle civili). Dall’altro, una tregua dei combattimenti nel Mar Nero e la ripresa della cosiddetta “iniziativa del Mar Nero“, l’accordo mediato nel luglio 2022 dalla Turchia per il transito del grano ucraino attraverso gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli (e l’esenzione dei fertilizzanti russi dalle sanzioni occidentali) e mai più rinnovato dall’anno successivo.Domenica sera il capodelegazione ucraino, il ministro della Difesa Rustem Umerov, si era detto soddisfatto dello scambio con i negoziatori della Casa Bianca, definendolo “produttivo e mirato“. Stando al suo resoconto, le discussioni si erano incentrate intorno ad alcuni “elementi chiave inclusa l’energia”, ma non aveva fornito ulteriori dettagli. Anche Volodymyr Zelensky aveva parlato di colloqui “molto produttivi”, assicurando che la delegazione del Paese aggredito stava lavorando costruttivamente per giungere rapidamente ad una tregua sostenibile.We have concluded our meeting with the American team.The discussion was productive and focused — we addressed key points including energy.President Volodymyr Zelenskyy’s goal is to secure a just and lasting peace for our country and our people — and, by extension, for all of…— Rustem Umerov (@rustem_umerov) March 23, 2025Eppure, mentre i colloqui tra statunitensi e russi erano in corso, fonti ucraine hanno fatto sapere che la squadra di Kiev incontrerà nuovamente il team a stelle e strisce per un secondo round, presumibilmente per ricevere aggiornamenti. La sessione tra gli emissari del Cremlino e della Casa Bianca – ancora in corso mentre scriviamo – è stata descritta positivamente da parte russa: Grigory Karasin, uno dei negoziatori di Mosca, ha descritto i colloqui come “creativi” e ha sottolineato che le due delegazioni “comprendono il punto di vista l’una dell’altra”. Tuttavia, tutti gli osservatori (inclusi quelli russi) ritengono che dalla riunione odierna non uscirà alcun risultato importante capace di sbloccare lo stallo delle trattative.Gli incontri di questi giorni a Riad fanno seguito ad altri colloqui svoltisi nel regno mediorientale durante le scorse settimane, secondo il modello della cosiddetta shuttle diplomacy. L’11 marzo a Gedda le squadre di Kiev e Washington avevano concordato i termini per un cessate il fuoco totale (poi ridimensionato da Putin, che considerava quell’accordo troppo favorevole all’ex repubblica sovietica), mentre il 18 febbraio dei rappresentanti di alto livello della Casa Bianca e del Cremlino erano tornati a incontrarsi sempre nella capitale saudita, dopo tre anni in cui l’amministrazione di Joe Biden aveva isolato diplomaticamente la Federazione.Da sinistra: l’inviato statunitense per il Medio Oriente Steve Witkoff, il segretario di Stato Marco Rubio, il consigliere per la Sicurezza nazionale Michael Waltz, il ministro degli Esteri saudita Faisal bin Farhan al-Saud, il consigliere per la Sicurezza nazionale Mosaad bin Mohammad al-Aiban, il consigliere del Cremlino per gli Affari esteri Yuri Ushakov e il ministro degli Esteri Sergei Lavrov si incontrano a Riad, il 18 febbraio 2025 (foto: Evelyn Hockstein/Afp)Aperture a Putin?Ma i colloqui di Riad non erano iniziati sotto i migliori auspici. A far alzare un polverone erano stati alcuni interventi della vigilia da parte dell’inviato speciale di Washington per il Medio Oriente, Steve Witkoff, che non è fisicamente presente in Arabia Saudita ma che – nonostante il suo titolo ufficiale suggerisca altrimenti – è stato designato dal presidente Donald Trump come capo-negoziatore per giungere ad una ricomposizione politica del conflitto.In un’intervista col cronista filo-trumpiano Tucker Carlson, Witkoff è parso amplificare la propaganda putiniana sulle cause profonde della guerra in corso: “In Russia c’è la sensazione che l’Ucraina sia un Paese falso“, ha dichiarato, aggiungendo che “la Russia considera queste cinque regioni (quelle parzialmente occupate del Cherson, Doneck, Luhansk e Zaporizhzhia, più la Crimea annessa unilateralmente nel 2014, ndr) come proprie dalla Seconda guerra mondiale ed è una cosa di cui nessuno vuole parlare”.Nel settembre 2022, Mosca ha organizzato dei referendum farsa per dare all’occupazione di quei territori una patina di legalità, ma tanto Kiev quanto i Paesi occidentali hanno finora rifiutato di considerarli validi. Witkoff si è chiesto se “il mondo riconoscerà che questi sono territori russi” e se “Zelensky può sopravvivere politicamente” ad un simile riconoscimento, sottolineando che si tratta della “questione centrale” del conflitto. L’inviato di Trump ha inoltre derubricato il tentativo del primo ministro britannico Keir Starmer di mettere in piedi con il presidente francese Emmanuel Macron una coalizione di volenterosi per monitorare un’eventuale tregua in Ucraina come un’ostentazione velleitaria.L’inviato speciale della Casa Bianca per il Medio Oriente, Steve Witkoff (foto: Mandel Ngan/Afp)E ha ammesso candidamente che Vladimir Putin gli “piace”, che non lo considera “un cattivo ragazzo” e che, al contrario, sta sviluppando con lui una “amicizia” (i due si sono incontrati a Mosca due volte nel corso dell’ultimo mese). “Ho pensato che fosse sincero con me”, ha detto del presidente russo, sostenendo di ritenere che l’inquilino del Cremlino “vuole la pace”.Quanto basta per scatenare un ginepraio di reazioni indignate da parte di Kiev, col capo della commissione parlamentare per gli Affari esteri, Oleksandr Merezkho, spintosi a suggerire che Witkoff “dovrebbe essere rimosso come rappresentante di Trump perché scredita gli Stati Uniti e la loro politica estera”. Lo stesso Zelensky ha dichiarato in un’intervista alla rivista Time di ritenere “che la Russia sia riuscita a influenzare alcune persone del team della Casa Bianca“, convincendo diversi membri dell’amministrazione Trump “che gli ucraini non vogliono porre fine alla guerra e che bisogna fare qualcosa per costringerli”. Non esattamente il miglior viatico per le trattative in corso in Arabia Saudita. LEGGI TUTTO