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    Israele e Hamas hanno raggiunto l’accordo per un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi a Gaza

    Bruxelles – Per la prima volta da gennaio 2025, la popolazione di Gaza si risveglia per festeggiare tra le macerie. Israele e Hamas hanno concordato la fase iniziale del piano proposto da Donald Trump. È proprio il presidente americano a darne l’annuncio, nella notte tra l’8 e il 9 ottobre: tutti gli ostaggi detenuti da Hamas saranno rilasciati “molto presto” e Israele ritirerà le truppe a una “linea concordata“.Hamas ha confermato di aver accettato i termini del piano negoziati negli ultimi tre giorni a Sharm el-Sheikh, sottolineando che l’accordo prevede il ritiro israeliano dalla Striscia e lo scambio di ostaggi e prigionieri. Il gabinetto di sicurezza di Tel Aviv si riunirà oggi per dare il proprio via libera: i suoi ministri più estremisti si oppongono, il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, ha scritto su X che “subito dopo il ritorno a casa degli ostaggi” lo Stato ebraico dovrebbe “continuare a impegnarsi con tutte le sue forza per la vera eradicazione di Hamas”. Ma sembra comunque improbabile che, con le famiglie degli ostaggi che festeggiano l’annuncio, il gabinetto respinga l’accordo.Cessate il fuoco, rilascio degli ostaggi israeliani e di prigionieri palestinesi, ritiro parziale dell’esercito israeliano da Gaza. Si tratta della prima fase del piano in 20 punti messo a punto da Trump e dall’ex primo ministro britannico Tony Blair. Sulle questione più spinose – il disarmo di Hamas, la governance della Striscia e le tempistiche per il passaggio di consegne con l’Autorità palestinese -, non è chiaro se siano stati fatti progressi.Intanto, i 20 ostaggi israeliani che si ritiene siano ancora vivi potrebbero essere riconsegnati già questo fine settimana, in cambio del rilascio di circa 1.700 prigionieri palestinesi. Trump ha indicato lunedì 13 ottobre come possibile giorno del ritorno in Israele degli ostaggi. Il premier Benjamin Netanyahu ha salutato l’accordo come “un grande giorno per Israele”. Hamas ha invitato Trump e gli Stati garanti dell’accordo – Egitto, Qatar e Turchia – ad assicurarsi che Israele attui pienamente il cessate il fuoco.Con i quattro Paesi che hanno mediato i negoziati, si è immediatamente congratulata l’Unione europea, esclusa dal tavolo delle trattative per la pace fin dall’inizio del conflitto. “Mi congratulo con gli Stati Uniti, il Qatar, l’Egitto e la Turchia per gli sforzi diplomatici compiuti al fine di raggiungere questo importante risultato”, ha dichiarato Ursula von der Leyen in una nota, a cui ha fatto eco il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa. Nemmeno una parola, ancora una volta, sul nuovo abbordaggio da parte di Israele alle imbarcazioni civili della Thousands Madleen to Gaza in acque internazionali.La leader Ue ha garantito che “l’UE continuerà a sostenere la consegna rapida e sicura degli aiuti umanitari a Gaza” e sottolineato che “quando sarà il momento, saremo pronti ad aiutare nella ripresa e nella ricostruzione“. Un altro punto del piano decisamente ambiguo, che prevede l’ingente intervento di investitori stranieri per ricostruire la Striscia sull’impronta delle “più fiorenti città moderne del Medio Oriente”. L’Alta rappresentante per gli Affari esteri, Kaja Kallas, ha ribadito che “l’UE farà tutto il possibile per sostenere l’attuazione” del piano di Trump. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha esortato entrambe le parti a “rispettare pienamente” i termini dell’accordo.“I am very proud to announce that Israel and Hamas have both signed off on the first Phase of our Peace Plan… BLESSED ARE THE PEACEMAKERS!” – President Donald J. Trump pic.twitter.com/lAUxi1UPYh— The White House (@WhiteHouse) October 8, 2025

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    Zelensky annuncia nuovi colloqui a Istanbul tra Ucraina e Russia

    Bruxelles – Per la terza volta nell’arco di tre mesi, le squadre negoziali di Ucraina e Russia si incontreranno domani a Istanbul per tentare di rompere l’impasse diplomatica. In agenda nuovi scambi di prigionieri, la restituzione dei minori ucraini rapiti e un incontro al massimo livello tra i presidenti dei due Paesi belligeranti. Ma su quest’ultimo punto, così come sull’intesa per un cessate il fuoco, le aspettative sono piuttosto basse.L’annuncio è arrivato nella tarda serata di ieri (21 luglio) da parte di Volodymyr Zelensky. In un post su X, il presidente ucraino ha riportato il suggerimento di Rustem Umerov, ex ministro della Difesa e ora a capo del Consiglio nazionale di sicurezza, di “tenere una nuova riunione dei rappresentanti in Turchia” per ridare linfa alla pista negoziale tra Kiev e Mosca.“L’agenda da parte nostra è chiara: il ritorno dei prigionieri di guerra, il ritorno dei bambini rapiti dalla Russia e la preparazione di un incontro tra i leader“, ha specificato Zelensky, rivelando che l’incontro tra le delegazioni è stato fissato per domani (23 luglio) a Istanbul, nella stessa sede dei due precedenti round di colloqui svoltisi rispettivamente a metà maggio e a inizio giugno. Anche stavolta, a guidare il team ucraino sarà proprio Umerov.I held a meeting on the outcomes Ukraine needs from the negotiation efforts.Secretary of the National Security and Defense Council of Ukraine, Rustem Umerov, reported on the implementation of the agreements reached at the second meeting with the Russian side in Istanbul, as… pic.twitter.com/0JQ1fGyaPC— Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) July 22, 2025Da parte russa non è ancora giunta conferma ufficiale sulla data dei colloqui, anzi sono trapelate informazioni discordanti sui media nazionali. L’agenzia Tass ha diffuso la medesima versione ucraina, parlando di un solo giorno di negoziati previsto per domani, mentre la Ria ha riportato di colloqui previsti per giovedì e venerdì (24 e 25 luglio).Ad ogni modo, per quanto la notizia che gli emissari dei due Paesi belligeranti si siederanno nuovamente al tavolo delle trattative sia indiscutibilmente positiva di per sé, sono in realtà piuttosto basse le aspettative per una svolta decisiva sulla fine della guerra, a quasi tre anni e mezzo dal suo inizio nel febbraio 2022.I due precedenti incontri a Istanbul si sono risolti in altrettanti buchi nell’acqua, almeno per quanto riguarda la ricerca di un’intesa su un’eventuale tregua, dal momento che le posizioni rimangono inconciliabili sia nel merito sia nel metodo. Lo ha ribadito anche oggi, per l’ennesima volta, il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, sostenendo di non aspettarsi “progressi miracolosi” viste le rivendicazioni “diametralmente opposte” delle due cancellerie.Il presidente russo Vladimir Putin (foto via Imagoeconomica)Nel merito, i rispettivi desiderata sono vicendevolmente irricevibili: tra le altre cose, Kiev vuole un cessate il fuoco immediato e totale, delle garanzie di sicurezza e la libertà di poter entrare nella Nato e nell’Ue, laddove Mosca esige la smilitarizzazione e neutralizzazione dell’avversario, il ritiro delle truppe ucraine dalle quattro oblast’ parzialmente occupate (per annetterle al proprio territorio, insieme alla Crimea) e la cessazione degli aiuti militari occidentali.Quanto al metodo, è la stessa opportunità di sospendere al più presto i combattimenti come prerequisito per avviare i negoziati, come richiesto dal Paese aggredito, a non essere condivisa dalla Russia, la quale non ritiene di dover far tacere le armi finché non sia stato raggiunto un accordo di pace complessivo e duraturo che risolva quelle che la Federazione descrive come le “cause alla radice” della crisi.Un obiettivo, quello di un accordo globale, che continua però a rimanere una chimera. Per centrarlo servirebbe, come punto di partenza, un faccia a faccia tra Zelensky e Putin. Sul punto, da tempo il primo tira la giacca al secondo. Ma l’inquilino del Cremlino non vuole saperne, ritenendo illegittimo l’omologo perché, insiste, il suo mandato è scaduto nel maggio 2024 (peccato che, a causa dell’invasione russa, in Ucraina sia in vigore la legge marziale, che impedisce di indire nuove elezioni).Il presidente statunitense Donald Trump (foto via Imagoeconomica)Del resto, nei confronti del presidente russo sembra aver esaurito la pazienza persino Donald Trump. Dopo aver seguito per mesi un approccio decisamente morbido con Mosca, il capo della Casa Bianca ha recentemente minacciato di colpirla con “pesanti sanzioni” se non verranno fatti progressi significativi nei negoziati verso la pace entro la fine di agosto.Nel frattempo, il fronte degli alleati europei di Kiev mantiene la linea dura. Vinta l’opposizione della Slovacchia, l’Ue ha adottato la scorsa settimana il suo 18esimo pacchetto di sanzioni, con cui mira a colpire soprattutto i settori energetico e bancario russi. E nel nuovo progetto di bilancio comunitario post-2027, Ursula von der Leyen ha proposto la creazione di un fondo speciale da 100 miliardi di euro destinato al sostegno dell’Ucraina.Quanto ai colloqui di Istanbul in calendario per domani, il titolare degli Esteri francese Jean-Noël Barrot li considera potenzialmente “lodevoli”, ma solo “se porteranno ad un incontro a livello di capi di Stato, in vista della conclusione di un cessate il fuoco“. “Sono passati ormai cinque mesi da quando l’Ucraina ha accettato un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni che consenta l’apertura dei negoziati, perché non negoziamo sotto le bombe, e aspettiamo da cinque mesi che Vladimir Putin accetti lo stesso principio“, incalza il capo della diplomazia d’Oltralpe dall’Ucraina, dove si trova in missione.

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    Israele-Iran, Trump annuncia il cessate il fuoco (già violato nel giro di qualche ora)

    Bruxelles – Il Medio Oriente è sempre più volatile. Poche ore dopo l’annuncio di un cessate il fuoco da parte di Donald Trump, Iran e Israele si sono accusati a vicenda di aver violato la tregua. Mentre le vicende sono in evoluzione continua, l’inquilino della Casa Bianca parte per il summit Nato dell’Aia visibilmente alterato, rimproverando le leadership di entrambi i Paesi e sostenendo che l’accordo sia ancora in vigore.In una girandola di eventi che continuano a susseguirsi a ritmo accelerato, nelle ultime ore il conflitto tra Israele e Iran è parso sul punto di allargarsi coinvolgendo anche gli Stati Uniti, per poi sembrare risolversi con un inaspettato cessate il fuoco tra le due potenze regionali e, infine, riaccendersi a causa di presunte violazioni della tregua appena concordata.Era appena passata la mezzanotte di oggi (24 giugno) quando Donald Trump ha trionfalmente proclamato sulla sua piattaforma social, Truth, che lo Stato ebraico e la Repubblica islamica avevano raggiunto l’intesa per un cessate il fuoco. “Partendo dal presupposto che tutto funzioni come dovrebbe, e così sarà”, ha scritto il tycoon, “vorrei congratularmi con entrambi i Paesi, Israele e Iran, per aver dimostrato la forza, il coraggio e l’intelligenza necessari” per per porre fine a quella che suggeriva di ribattezzare “la guerra dei 12 giorni”. Quest’ultima, ha osservato, era “una guerra che sarebbe potuta durare anni e distruggere l’intero Medio Oriente“: ma, diceva, ciò “non è successo e non succederà mai”.Da subito erano nate incomprensioni circa l’orizzonte temporale della tregua, che il tycoon avrebbe descritto come un impegno di 24 ore e che, sempre secondo Trump, sarebbe entrata ufficialmente in vigore intorno alle 7 di stamattina. Nelle ore successive, entrambe le parti avevano confermato di essere intenzionate ad osservare una pausa nelle ostilità.Un ruolo importante nella stipula dell’accordo sarebbe stato giocato dal Qatar, dove ieri sera si era materializzata la rappresaglia dell’Iran per la partecipazione degli Usa nel conflitto, avvenuta tramite il bombardamento dei siti nucleari di Fordo, Natanz e Isfahan dello scorso 22 giugno. In un’azione largamente simbolica (e preannunciata alla Casa Bianca), gli ayatollah hanno colpito la base statunitense di Al Udeid, nei pressi di Doha.Tuttavia, verso le 9:30 di oggi, Israele ha denunciato una violazione del cessate il fuoco da parte iraniana, sostenendo che dei missili avrebbero raggiunto il proprio territorio, un’accusa respinta al mittente dalla Repubblica islamica. Il ministro degli Esteri di Tel Aviv, Israel Katz, ha promesso che lo Stato ebraico avrebbe risposto “con forza” colpendo direttamente “il cuore di Teheran” con “attacchi intensi”.Ma prima che avvenisse la ritorsione dell’esercito israeliano (Idf), Trump ha rimproverato entrambi i belligeranti per aver violato la tregua. “Sostanzialmente abbiamo due Paesi che stanno combattendo da così a lungo e così duramente che non sanno che c**** stanno facendo”, ha dichiarato ai reporter prima di partire per l’importante vertice Nato dell’Aia di oggi e domani.Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu (foto: Menahem Kahana/Afp)E ha mostrato particolare irritazione per il comportamento dell’alleato Benjamin Netanyahu: “Israele deve calmarsi“, ha sbottato rivolgendosi allo storico alleato, sostenendo che non si onora un cessate il fuoco rovesciando sulla controparte “il più grande carico (di bombe, ndr) che abbia mai visto“.Trump ha sentito al telefono Netanyahu, ingiungendogli di annullare l’attacco. “Israele non attaccherà l’Iran”, ha scritto nell’ennesimo post su Truth, ripetendo che “il cessate il fuoco è in vigore“. Il capo dell’esecutivo di Tel Aviv ha accettato di ridimensionare la portata dell’attacco su Teheran, facendo colpire un bersaglio simbolico e ritirando il resto dei caccia già in volo sopra la capitale iraniana.Gli ultimi sviluppi gettano l’intera regione in una condizione di ulteriore incertezza, e segnano l’ennesimo fallimento delle iniziative diplomatiche messe in campo dalle potenze occidentali, o quantomeno la loro estrema fragilità. Gli europei avevano tentato di ingaggiare la Repubblica islamica tramite dei colloqui sul suo programma nucleare svoltisi a Ginevra lo scorso 20 giugno, ma quel tavolo era saltato a seguito dell’attacco statunitense sugli impianti atomici iraniani, lanciato appena 24 ore dopo.Peraltro, il bombardamento dei B-2 Spirit è stato definito illegale da Emmanuel Macron giusto ieri sera: “Potrebbe essere considerato legittimo neutralizzare gli impianti nucleari in Iran, dati i nostri obiettivi”, ha ragionato il presidente francese. “Tuttavia non esiste un quadro giuridico” che giustifichi una simile azione alla luce del diritto internazionale e della Carta Onu, ha aggiunto, “e quindi dobbiamo dire le cose come stanno: questi attacchi non sono legali“.Il presidente francese Emmanuel Macron (foto: Frederic Sierakowski via Imagoeconomica)Dai vertici comunitari, per il momento, non sono arrivate reazioni ufficiali rispetto alle violazioni della tregua. La presidente dell’esecutivo Ue, Ursula von der Leyen, aveva accolto l’annuncio del cessate il fuoco come “un passo importante per il ripristino della stabilità in una regione tesa“, sottolineando che “questa dev’essere la nostra priorità collettiva”.Riguardo agli ultimi sviluppi, i portavoce della Commissione ribadiscono che “il lancio di missili segnalato sottolinea quanto possa essere fragile questo cessate il fuoco” e rinnovano l’esortazione a “tutte le parti a dare prova di massima moderazione”. “Invitiamo l’Iran a impegnarsi seriamente in un processo diplomatico credibile, perché il tavolo negoziale rimane l’unica via percorribile“, continuano dal Berlaymont.Riprendendo il messaggio espresso ieri dall’Alta rappresentante Kaja Kallas, i portavoce reiterano che “stiamo dialogando con tutte le parti perché l’escalation non giova a nessuno” e che “tutti sono preoccupati dalla stessa cosa, cioè l’effetto a catena” che simili azioni possono produrre nell’intera regione.

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    Ucraina, Trump sente Putin (di nuovo). Ma all’orizzonte non c’è nessuna tregua

    Bruxelles – La pace in Ucraina è ancora lontana. È quanto emerso dalla nuova conversazione telefonica avvenuta ieri sera (4 giugno) tra Vladimir Putin e Donald Trump, durante la quale il capo del Cremlino ha promesso una dura rappresaglia agli attacchi compiuti da Kiev negli ultimi giorni (che gli Stati Uniti non sembrano interessati a impedire). Il presidente russo avrebbe anche offerto alla Casa Bianca una sponda nei complessi negoziati sul programma nucleare iraniano.La chiamata è stata riassunta dal presidente statunitense con un post sul suo social personale, Truth: “È stata una buona conversazione, ma non una conversazione che porterà ad una pace immediata“, ha scritto il tycoon. “Il presidente Putin ha detto, e molto fermamente, che dovrà rispondere al recente attacco sugli aeroporti“, ha aggiunto Trump, senza specificare se nella conversazione di circa 75 minuti abbia tentato di dissuadere il suo interlocutore dal portare a compimento suddetta rappresaglia. Stamattina, il palazzo dell’amministrazione regionale di Cherson è stato colpito con le famigerate “bombe plananti” dall’aviazione russa.Il presidente statunitense Donald Trump (foto via Imagoeconomica)Lo smacco che lo zar non poteva lasciare impunito è una serie di attacchi compiuti negli scorsi giorni dai servizi ucraini contro diversi obiettivi sul territorio russo. Sono stati colpiti alcuni ponti – nelle oblast’ di Kursk, invasa dalle truppe di Kiev lo scorso agosto e recentemente “bonificata” da Mosca, e di Bryansk, ma soprattutto quello di Kerch che collega la Federazione con la Crimea occupata – e sono stati distrutti una quarantina di bombardieri strategici (usati per sganciare appunto le bombe plananti mantenendosi a distanza di sicurezza dalla contraerea nemica), cioè circa un terzo del totale.Bollando il governo ucraino come una “organizzazione terrorista“, Putin ha sostenuto che non ci sono più le condizioni per trattare col suo omologo Volodymyr Zelensky (nonostante lui stesso avesse aperto a questa possibilità poco più di un mese fa), confermando il sostanziale buco nell’acqua del secondo round di colloqui tra le delegazioni dei due Paesi belligeranti svoltisi a Istanbul all’inizio di questa settimana.Del resto, appare sempre più evidente il fiasco della mediazione statunitense nel complicatissimo processo negoziale tra Mosca e Kiev. Al netto di una serie di false partenze, le trattative per una tregua nel conflitto sono sostanzialmente ferme, date le posizioni inconciliabili di Russia e Ucraina su praticamente qualsiasi punto, a partire dalle condizioni per accettare un cessate il fuoco.Dalla prospettiva europea, peraltro, il disimpegno dello zio Sam dal Vecchio continente sembra ormai incontrovertibile. Per la prima volta in quasi tre anni e mezzo, il capo del Pentagono Pete Hegseth era assente alla riunione del gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina (il cosiddetto formato Ramstein) tenutasi ieri a Bruxelles. E, stando alle indiscrezioni circolate nelle scorse ore, l’amministrazione a stelle e strisce ha anche definitivamente rifiutato di fornire copertura aerea ad eventuali operazioni della “forza di rassicurazione” franco-britannica, una richiesta su cui avevano a lungo insistito i membri della coalizione dei volenterosi.Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (foto via Imagoeconomica)Un altro punto importante della chiamata Trump-Putin ha riguardato i difficili negoziati in corso (o meglio in stallo) sul nucleare iraniano. Secondo il tycoon, lo zar sarebbe “d’accordo” sul fatto che Teheran “non può possedere” un’arma atomica. Il presidente russo si sarebbe addirittura offerto di “partecipare nelle discussioni” con la Repubblica islamica, suggerendo di poter portare le discussioni “ad una rapida conclusione” mentre gli ayatollah starebbero rallentando le trattative. “Avremo bisogno di una risposta definitiva in un tempo molto breve!”, ha concluso l’inquilino della Casa Bianca.Dopo aver sentito Trump, Putin ha parlato brevemente anche col papa Leone XIV. L’inquilino del Cremlino avrebbe ringraziato il pontefice per la disponibilità mostrata dalla Santa Sede a ospitare in Vaticano futuri colloqui di pace tra Russia e Ucraina, un cambio di passo non indifferente da parte di Robert Francis Prevost rispetto al suo predecessore José Maria Bergoglio.Ma, appunto, non sembra ancora giunto il momento delle trattative. Per ora, Mosca ha proposto delle tregue temporanee (48 o 72 ore) limitate ad alcune zone del fronte per permettere a entrambi gli eserciti di recuperare i cadaveri dei caduti, ma Kiev ha rispedito l’offerta al mittente. Le diplomazie dei belligeranti sarebbero tuttavia impegnate per portare a termine un nuovo scambio di prigionieri di guerra e per la restituzione reciproca di diverse migliaia di salme. La Russia avrebbe anche accettato di rilasciare diverse centinaia di minori ucraini deportati dalle regioni occupate.

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    Ucraina, nuova fumata nera dai colloqui di Istanbul sul cessate il fuoco

    Bruxelles – Ucraina e Russia ci riprovano, ma senza fare progressi sostanziali. Le delegazioni di Kiev e Mosca si sono incontrate di nuovo a Istanbul per continuare i colloqui diretti sulla fine della guerra. C’è l’intesa su uno scambio di prigionieri e sulla restituzione di un gran numero di salme, ma le posizioni su un’eventuale tregua nei combattimenti rimangono inconciliabili. Nel frattempo, di qua e di là del confine continuano a cadere le bombe.Con buona pace delle speculazioni su fantomatici negoziati di pace in Vaticano circolate nelle scorse settimane, è a Istanbul che russi e ucraini continuano a incontrarsi. Lì si è svolto ieri (2 giugno) un nuovo round di colloqui diretti tra le delegazioni dei due belligeranti, sedutesi allo stesso tavolo per la seconda volta dal marzo 2022.Il primo faccia a faccia risale a metà maggio, quando le squadre negoziali avevano concordato uno scambio di 1000 prigionieri per parte, ma senza fare progressi sul nodo centrale delle trattative: le condizioni per un cessate il fuoco sostenibile e, in prospettiva, l’avvio di veri colloqui di pace.Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (foto via Imagoeconomica)Anche stavolta, nella millenaria città sul Bosforo i negoziatori di Kiev e Mosca hanno dato il disco verde alla liberazione di un numero imprecisato di prigionieri – soprattutto i soldati più giovani, di età compresa tra i 18 e i 25 anni, e i feriti più gravi – e alla restituzione di 6mila caduti per parte.Rimane invece siderale la distanza tra le rispettive posizioni su come giungere ad un’interruzione temporanea delle ostilità, punto di partenza per negoziati sostanziali su una pace duratura. Ucraina e Russia si sono scambiate dei memorandum sulle condizioni ritenute accettabili per una tregua, ma i desiderata messi nero su bianco dalle due parti sono sempre gli stessi. E non sono conciliabili.Per avviare negoziati sostanziali, Kiev continua a chiedere un cessate il fuoco immediato e totale, il rilascio di tutti i prigionieri militari e civili e il ritorno dei minori rapiti durante l’occupazione. Altri due punti cruciali sono la libertà dell’Ucraina di aderire tanto all’Ue quanto alla Nato, previo consenso politico all’interno dei due club, e le famigerate (quanto fumose) garanzie di sicurezza che dovrebbero essere fornite dalla coalizione dei volenterosi.I briefed the President of Ukraine @ZelenskyyUa on today’s meeting with the Russian side in Istanbul.Upon returning to Kyiv, I will also present the Russian proposals — which they shared only today, directly during the negotiations.The Ukrainian side acted clearly and… pic.twitter.com/MYuw15BPQw— Rustem Umerov (@rustem_umerov) June 2, 2025Kiev sostiene inoltre la necessità di un faccia a faccia tra Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin. “Riteniamo che abbia senso continuare il lavoro tra le delegazioni se è finalizzato a preparare un incontro tra i capi di Stato”, ha osservato il capo-negoziatore Rustem Umerov, titolare della Difesa ucraina. La finestra da lui proposta per organizzare il bilaterale – magari alla presenza di Donald Trump – è “entro la fine di questo mese, dal 20 al 30 giugno“.Eventuali cessioni territoriali, fanno sapere gli ucraini, andranno discusse solo al massimo livello tra i due presidenti. Se tali condizioni verranno soddisfatte, Kiev si dichiara disposta ad accettare il progressivo allentamento delle sanzioni contro Mosca, purché venga messo in piedi un meccanismo atto a reintrodurle rapidamente in caso di necessità. Zelensky ha inoltre invocato nuove misure restrittive se il processo di Istanbul non porterà a breve ad un cessate il fuoco.Si tratta con ogni evidenza di condizioni irricevibili per il Cremlino, che a sua volta mantiene le proprie richieste massimaliste già respinte al mittente da Kiev. La Federazione pretende la fine del supporto occidentale alla resistenza ucraina, la smilitarizzazione e “neutralizzazione” del Paese aggredito nonché la rinuncia a farlo entrare nell’Alleanza nordatlantica, oltre alla ritirata dell’esercito ucraino dalle quattro oblast’ parzialmente occupate – che Mosca vuole vedere riconosciute come territorio russo de jure, insieme alla Crimea – e alla rimozione di tutte le sanzioni internazionali.Il presidente russo Vladimir Putin (foto: Imagoeconomica)Quanto al cessate il fuoco, il capo-negoziatore russo Vladimir Medinsky (lo stesso che aveva guidato la squadra russa nella prima fase dei colloqui di Istanbul tre anni fa) ha messo sul tavolo la proposta di una tregua parziale di due e o tre giorni, da attivarsi solo in determinate aree del fronte durante i negoziati.Questo secondo round di colloqui a Istanbul ha avuto luogo all’indomani del più ampio attacco ucraino sul suolo della Federazione dall’inizio dell’invasione su larga scala, che avrebbe portato alla distruzione di decine di bombardieri. Così, tra le richieste avanzate dal Cremlino figura anche “il rifiuto da parte di Kiev di intraprendere attività sovversive e di sabotaggio contro la Russia”.Richiesta destinata a cadere nel vuoto, dato che proprio oggi i servizi di intelligence di Kiev hanno rivendicato il terzo attacco al ponte di Kerch dal 2022. L’infrastruttura, che collega direttamente la Federazione alla penisola nel Mar Nero, è fondamentale per rifornire le truppe russe nel sud dell’Ucraina. Nel frattempo, l’esercito di Mosca continua la sua lenta avanzata nella regione ucraina di Sumy, dove non si fermano i bombardamenti.

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    Il Vaticano è “disponibile” ad ospitare i negoziati Ucraina-Russia

    Bruxelles – Il Vaticano come cornice per nuovi negoziati tra Russia e Ucraina? È la domanda che sta serpeggiando tra le cancellerie di mezzo mondo nelle ultime ore, dopo una serie di contatti tra Washington, le capitali dell’Ue, quella italiana e la Santa Sede. Intorno alla città eterna – e al nuovo pontefice Leone XIV – sembrano stringersi le maglie della diplomazia internazionale per portare al tavolo delle trattative Mosca e Kiev, superando i fallimenti dei round negoziali precedenti.A dare nuova linfa alle speculazioni sul potenziale ruolo del Vaticano nei negoziati tra Russia e Ucraina è stata, nella serata di ieri (21 maggio), una scarna nota di Palazzo Chigi che rendeva conto di una conversazione telefonica tra la premier Giorgia Meloni e il nuovo papa Leone XIV, al secolo Robert Francis Prevost.La presidente del Consiglio ha trovato “nel Santo Padre la conferma della disponibilità ad ospitare in Vaticano i prossimi colloqui tra le parti“, si legge nel comunicato. Il confronto tra i due ha dato seguito, si scopre, alla “richiesta” di Donald Trump di sondare il terreno presso la Santa Sede rispetto ad un potenziale coinvolgimento della diplomazia pontificia nei negoziati in corso (o meglio in stallo) sulla guerra d’Ucraina.Da sinistra: il vicepresidente statunitense JD Vance, la premier italiana Giorgia Meloni e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen (foto via Imagoeconomica)Poco dopo l’elezione al soglio di Pietro, il papa ha espresso il desiderio di dare una nuova centralità al Vaticano come mediatore nei conflitti globali, pur senza menzionare direttamente il conflitto in Ucraina. Negli scorsi giorni, Leone XIV ha incontrato Volodymyr Zelensky e il numero due della Casa Bianca, JD Vance, accompagnato dal Segretario di Stato Marco Rubio. In quello che è stato sbandierato dal governo italiano come un successo politico per la premier, Vance si è confrontato anche con Ursula von der Leyen, che finalmente sembra venire presa in qualche considerazione da Trump.Il capo della diplomazia a stelle e strisce si aspetta che il Cremlino presenti i propri termini per un cessate il fuoco in breve tempo, “forse tra qualche giorno”. La proposta russa sarà a quel punto esaminata dall’amministrazione statunitense, sostiene Rubio, per determinare la “serietà” di Vladimir Putin rispetto ad un processo negoziale inceppato da mesi e che sta indispettendo non poco Washington, che ha già minacciato più volte di sfilarsi dalle trattative.Nonostante le dichiarazioni pubbliche di apertura a colloqui diretti con la dirigenza ucraina, i gesti concreti dello zar non lasciano intendere per ora alcuna disponibilità ad intavolare reali negoziati con Kiev. A dimostrarlo, sotto la luce del sole, ci sono i buchi nell’acqua collezionati finora negli incontri tra le delegazioni dei belligeranti: quello indiretto di Riad, lo scorso marzo, e quello diretto di Istanbul della scorsa settimana.Il presidente russo Vladimir Putin (foto via Imagoeconomica)Del resto, non sembrano esserci grandi incentivi per Mosca per cessare le ostilità, almeno in questa fase. Sul campo, la situazione è favorevole all’esercito russo, mentre diplomaticamente il fronte degli alleati di Kiev si è scoperto particolarmente fragile da quando Trump ha deciso di prendere in mano personalmente la questione, mostrandosi esageratamente morbido nei confronti dell’aggressore e offrendo addirittura a quest’ultimo opportunità commerciali con gli Stati Uniti.Lo zar, peraltro, non ha mai riconosciuto esplicitamente la legittimità di Zelensky né dell’Ucraina come nazione sovrana e indipendente. Anzi, le richieste massimaliste che la squadra negoziale russa continua a mettere sul tavolo – tra cui “neutralizzazione” dello Stato ucraino, rinuncia all’adesione alla Nato e cessione de jure dei territori occupati alla Federazione – sembrano andare nella direzione opposta. Questo almeno il leitmotiv a Bruxelles, dove giusto ieri i Ventisette hanno dato il via libera al 17esimo pacchetto di sanzioni contro il Cremlino per continuare a “mettere pressione” su Putin.I had a good conversation with the President of the Council of Ministers of Italy @GiorgiaMeloni. As always, cool ideas.We discussed yesterday’s talks with President Trump and European leaders. We are coordinating our positions. Italy supports all efforts aimed at achieving a… pic.twitter.com/YdEl26IZ3g— Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) May 20, 2025Sia come sia, la diplomazia internazionale non vuole ancora darsi per vinta. La chiamata Meloni-Prevost è l’ennesima di un’incessante girandola di telefonate che sta facendo squillare freneticamente gli apparecchi delle cancellerie in molti Paesi. Da Tirana a Washington, da Bruxelles a Istanbul, da Londra a Varsavia, da Parigi a Helsinki, da Berlino a Kiev passando, appunto, per Roma e il Vaticano.“È stato concordato di mantenere uno stretto coordinamento tra i partner in vista di un nuovo ciclo di negoziati per un cessate il fuoco e un accordo di pace”, fa sapere Palazzo Chigi. Le dietrologie sui pasticci diplomatici tra alleati si sprecano e alimentano il dibattito politico nazionale (e non solo). I prossimi incontri, a sentire gli interessati, adotteranno formati “fluidi” e potranno prevedere geometrie variabili. Resta sempre da vedere quanto tali incontri siano in grado di avvicinare sul serio una soluzione diplomatica alla crisi che da 11 anni sta dilaniando il cuore dell’Europa.

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    Ucraina, l’Ue adotta il 17esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia

    Bruxelles – Approvato un pacchetto, se ne fa un altro. L’Ue non crede a Vladimir Putin, accusandolo di non essere realmente interessato a sedersi al tavolo col suo omologo Volodymyr Zelensky per negoziare una tregua in Ucraina. E così, il giorno dopo la telefonata di Donald Trump con lo zar, i Ventisette hanno dato il disco verde all’ennesimo giro di vite contro Mosca (il 17esimo dall’inizio della guerra) e si sono già messi al lavoro sul prossimo.Tra i file sul tavolo del Consiglio Affari esteri di oggi (20 maggio) c’era di nuovo quello delle sanzioni alla Russia. I ministri dei Ventisette hanno formalmente adottato il 17esimo pacchetto dall’inizio dell’invasione su larga scala nel febbraio 2022, che era stato approvato dagli ambasciatori la scorsa settimana. Niente di eclatante a livello di contenuti: si tratta sostanzialmente di un’estensione delle misure restrittive già in piedi, soprattutto per quanto riguarda le navi della cosiddetta “flotta ombra” con cui il Cremlino aggira l’embargo sul suo greggio.Il presidente russo Vladimir Putin (foto via Imagoeconomica)Il mantra di Bruxelles è sempre lo stesso: le sanzioni servono per mettere pressione su Mosca e spingere lo zar Vladimir Putin a sedersi al tavolo delle trattative. “Penso sia importante, come abbiamo stabilito tutti e 27, che ci debba essere un cessate il fuoco completo e incondizionato“, ha ripetuto per l’ennesima volta Kaja Kallas ai giornalisti arrivando al Palazzo Europa. “L’Ucraina l’ha già accettato più di 60 giorni fa, e abbiamo concordato che se la Russia non accetta, come abbiamo visto ieri, allora aumenteremo la pressione“, ha aggiunto l’Alta rappresentante.Il riferimento è alla lunga telefonata (più di due ore) di ieri tra Donald Trump e l’inquilino del Cremlino, della quale tuttavia i due hanno dato due resoconti piuttosto diversi. Il presidente Usa si è detto molto soddisfatto della chiamata e ha annunciato trionfalmente sul suo social Truth che i due belligeranti “avvieranno immediatamente i negoziati per un cessate il fuoco e, cosa più importante, per la fine della guerra“.Putin, invece, si è limitato a dire che Mosca è pronta a lavorare con Kiev ad un “memorandum su un possibile futuro accordo di pace“. Il presidente russo ha sostenuto che tale documento potrebbe includere elementi come “i princìpi di una soluzione, i tempi di un possibile accordo di pace e così via, compreso un possibile cessate il fuoco per un certo periodo di tempo se si raggiungono accordi adeguati“, senza tuttavia fornire ulteriori dettagli.Per gli europei quello di Putin è un bluff. E dunque, garantisce il capo della diplomazia comunitaria, “continueremo a lavorare al prossimo forte pacchetto di sanzioni“: “Parliamo del tetto al prezzo del petrolio, del settore energetico e bancario“, spiega. E tira la giacca a Trump affinché faccia lo stesso: “Dagli Stati Uniti abbiamo sentito che senza una tregua ci sarebbero state delle reazioni forti, delle conseguenze, e ora vogliamo vedere queste conseguenze“, ha concluso l’ex premier estone lamentando l’assenza di “serie pressioni” da parte dell’amministrazione a stelle e strisce nei confronti del Cremlino.Tra i Ventisette la linea sembra essere condivisa. Per il titolare della Difesa tedesco, Boris Pistorius, Putin “non sembra ancora realmente interessato alla pace o a un cessate il fuoco, almeno non a condizioni che siano accettabili” per Kiev e i suoi alleati. Secondo il ministro socialdemocratico, il presidente russo sta “giocando col tempo” e non ha ancora rinunciato alle condizioni massimaliste che ripete da oltre tre anni.Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (foto via Imagoeconomica)Più soddisfatto della mediazione di Washington è parso invece il capo dell’Alleanza nordatlantica Mark Rutte, che partecipava al Consiglio Difesa di stamattina. “Sono davvero contento che Donald Trump abbia assunto un ruolo di leadership“, ha commentato, sostenendo che “l’amministrazione americana è molto coinvolta e sta dialogando con i colleghi dell’Ue“. Secondo il numero uno della Nato, non ci si deve aspettare risultati immediati perché “si tratta di un conflitto molto complesso”, ma “è importante che Trump abbia aperto canali di comunicazione” diretti con Putin.La chiamata tra Casa Bianca e Cremlino (la terza da quando il tycoon è ritornato allo Studio ovale) è arrivata in seguito al sostanziale buco nell’acqua dei colloqui di Istanbul, dove il leader ucraino aveva provocatoriamente invitato il suo omologo russo – che non si è mai presentato – a incontrarsi di persona per avviare trattative di alto livello su una tregua nei combattimenti e gettare le basi per futuri negoziati di pace. Ma l’unica cosa concordata dalle delegazioni di Mosca e Kiev è stato uno scambio di prigionieri e l’impegno a organizzare, in futuro, un faccia a faccia tra i rispettivi presidenti.

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    Ucraina, tutti gli occhi su Istanbul (ma senza Putin e Zelensky)

    Bruxelles – La Turchia torna prepotentemente al centro della diplomazia internazionale. Nonostante Vladimir Putin abbia disertato l’appuntamento con Volodymyr Zelensky, a Istanbul esiste ancora la possibilità che si incontrino le delegazioni negoziali di Mosca e Kiev per la prima volta dal 2022, anche se le speranze per una svolta decisiva sono minime. Il presidente ucraino ha visto l’omologo turco Recep Tayyip Erdoğan ad Ankara, mentre ad Antalya si sono riuniti gli alleati Nato per discutere del futuro aumento delle spese militari.La soluzione diplomatica della guerra d’Ucraina potrebbe passare per la Turchia? È la speranza delle cancellerie di mezzo mondo, che da stamattina (15 maggio) osservano col fiato sospeso – ma non troppe illusioni – gli sviluppi in corso tra Ankara ed Istanbul. Lì i rappresentanti di Mosca e Kiev potrebbero vedersi già in serata per discutere i termini di un cessate il fuoco anche con gli emissari turchi e statunitensi, come annunciato qualche ora fa da Volodymyr Zelensky.Da quando, ieri sera, Vladimir Putin ha lasciato cadere nel vuoto l’offerta avanzata dal leader ucraino per incontrarsi di persona nella millenaria città sul Bosforo, è apparso evidente che la tanto attesa svolta negoziale per porre fine alla guerra non sarebbe arrivata tanto presto. Lo stesso Donald Trump, che pure aveva ipotizzato di recarsi a Istanbul per partecipare a eventuali colloqui, ha disertato l’appuntamento una volta saputo dell’assenza dello zar.Il presidente russo Vladimir Putin (foto via Imagoeconomica)Ma Zelensky si è comunque presentato ad Ankara per vedere il suo omologo turco Recep Tayyip Erdoğan. Al termine del bilaterale, il presidente ucraino ha criticato la decisione del Cremlino di inviare una delegazione di basso livello (non ne fanno parte né il titolare degli Esteri, Sergei Lavrov, né il consigliere presidenziale Yuri Ushakov), descrivendola come una dimostrazione del fatto che “la Russia non ritiene di dover porre fine” alla guerra che ha scatenato oltre tre anni fa.“Il che significa che non c’è abbastanza pressione politica, economica e di altro tipo” su Mosca, ha ragionato, chiedendo “sanzioni adeguate” se i negoziati di Istanbul non porteranno ad un’intesa per una tregua nei combattimenti (una mossa già compiuta dall’Ue). Zelensky si è anche tolto un sassolino nella scarpa nei confronti del tycoon newyorkese: “Bisogna fare pressione sulla parte che non vuole porre fine alla guerra”, ha detto, aggiungendo che dal suo punto di vista Washington ha “fatto pressione più su di noi che sui russi“, senza ottenere i risultati sperati.Kiev, insieme ai suoi alleati occidentali, chiede da tempo un cessate il fuoco totale di 30 giorni come precondizione per avviare trattative più ampie. Una posizione che il Cremlino ha finora rigettato, preferendo avviare eventuali colloqui senza nel mentre sospendere i bombardamenti e gli attacchi. La disponibilità di Mosca a considerare l’opzione diplomatica si è registrata solo in seguito alla riconquista, da parte delle truppe russe, dell’oblast’ di Kursk invasa dagli ucraini lo scorso agosto.I had a good and productive meeting with President of Türkiye @RTErdogan in Ankara. It focused on bringing peace closer and guaranteeing security.I thank President Erdoğan and all of Türkiye for their support of our state, and for supporting all the real steps toward a full,… pic.twitter.com/dk3lPdooJE— Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) May 15, 2025Non è chiaro, al momento attuale, quali risultati ci si possa aspettare dai colloqui di Istanbul. La delegazione ucraina è guidata dal consigliere presidenziale Andrij Yermak, mentre a capo della squadra russa c’è Vladimir Medinsky, ex ministro ultraconservatore della Cultura considerato un falco del Cremlino. Trump ha commentato che “non succederà nulla finché io e Putin non ci incontreremo”.“Siamo pronti a lavorare e a riprendere i colloqui“, ha dichiarato Medinsky, sostenendo che la sua delegazione “è determinata a essere costruttiva e a cercare possibili soluzioni e un terreno comune“. Ma, ribadendo per l’ennesima volta che la Russia punta a “eliminare le cause alle radici del conflitto“, ha fatto intendere che le posizioni massimaliste della Federazione non sono cambiate.Tuttavia, il fatto che si possa riaprire un canale di comunicazione diretta tra Kiev e Mosca è già un successo. La prima e unica volta che i due belligeranti si sono seduti allo stesso tavolo risale al marzo 2022, sempre a Istanbul. Allora, i negoziati erano deragliati in seguito alla scoperta dell’ecatombe di Bucha da parte degli ucraini, ma difficilmente avrebbero portato a qualche accordo date le richieste avanzate dal Cremlino.Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan (foto: Sara Minelli via Imagoeconomica)Erdoğan sta cercando di riposizionare la Turchia come mediatore chiave in questa delicatissima partita diplomatica. Oltre ai colloqui del marzo di tre anni fa, il sultano aveva anche mediato, nel luglio dello stesso anno, la stipula della cosiddetta iniziativa del Mar Nero, che permise per 12 mesi di continuare a esportare nel mondo il grano ucraino e i fertilizzanti russi.A Istanbul, peraltro, dovrebbero arrivare nelle prossime ore anche due pezzi da novanta dell’amministrazione a stelle e strisce: il Segretario di Stato Marco Rubio e l’inviato speciale della Casa Bianca Steve Witkoff. Il primo ha partecipato, ieri e oggi, alla ministeriale della Nato ad Antalya, nel sudovest del Paese.Lì, i titolari degli Esteri dei 32 membri dell’Alleanza hanno discusso della proposta statunitense di aumentare le spese militari fino al 5 per cento del Pil, una questione che terrà banco al summit dell’Aia in calendario per il 24-25 giugno. Ad oggi, nove Paesi tra cui l’Italia non raggiungono nemmeno il target del 2 per cento concordato nel 2014 (a spendere di meno di tutti, in proporzione, è la Spagna).