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    Colloqui in vista a Riad tra Ucraina, Russia e Stati Uniti

    Bruxelles – Gli occhi del mondo intero saranno di nuovo puntati in Arabia Saudita lunedì (24 marzo), per passare agli infrarossi il doppio incontro della delegazione statunitense con le squadre negoziali di Russia e Ucraina. All’ordine del giorno soprattutto i dettagli della tregua nei cieli e la sicurezza della navigazione nel Mar Nero, mentre sembra espunta per il momento la questione della centrale nucleare di Zaporizhzhia, su cui la Casa Bianca avrebbe messo gli occhi.Parlando ai giornalisti accanto al primo ministro norvegese Jonas Gahr Støre da Oslo, dove si trovava in visita mentre i leader dei Ventisette rinnovavano da Bruxelles il loro sostegno all’ex repubblica sovietica, Volodymyr Zelensky ha confermato ieri (20 marzo) che lunedì prossimo una delegazione ucraina si recherà a Riad per incontrare i negoziatori statunitensi. Nella capitale saudita si terranno due bilaterali separati, ha spiegato il presidente: il team di esperti a stelle e strisce si siederà al tavolo prima con la squadra di Kiev e successivamente con quella di Mosca.— Jonas Gahr Støre (@jonasgahrstore) March 20, 2025Obiettivo delle trattative è trovare una quadra sugli aspetti tecnici del cessate il fuoco parziale di 30 giorni approvato sulla carta da entrambi i Paesi belligeranti ma che, per il momento, nessuno sta rispettando visto che i bombardamenti reciproci non si sono ancora interrotti. Il nodo principale da risolvere per far entrare in vigore la tregua riguarda la tipologia delle infrastrutture che dovrebbero essere risparmiate dai missili e dai droni in base all’accordo: i russi vorrebbero restringere il campo alle sole infrastrutture energetiche, laddove gli ucraini spingono per includere anche quelle civili come porti e reti ferroviarie.Gli imminenti colloqui sono stati confermati anche da parte russa. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha fatto riferimento alla cosiddetta “iniziativa del Mar Nero“, di cui Vladimir Putin e Donald Trump hanno discusso nella loro telefonata di martedì scorso (18 marzo). In base al confronto tra i due presidenti, una pausa nei combattimenti marittimi dovrebbe costituire un secondo step dopo lo stop ai bombardamenti aerei e un preludio ad un cessate il fuoco più ampio che includa anche le operazioni terrestri, a sua volta prerequisito per avviare i negoziati su una pace permanente.Il presidente statunitense Donald Trump (foto: Jim Watson/Afp)Zelensky ha negato di aver discusso con l’inquilino della Casa Bianca dell’eventuale cessione agli Usa della proprietà della centrale di Zaporizhzhia, l’impianto nucleare più grande d’Europa (nel 2021 forniva circa un quarto dell’intera produzione elettrica ucraina). Col tycoon, semmai, aveva parlato della gestione della struttura, che però è attualmente controllata dalle truppe di Mosca.Il leader ucraino ha infine dichiarato di non essersi confrontato con Trump riguardo al futuro della Crimea, la penisola formalmente parte del territorio ucraino che è stata annessa unilateralmente dalla Federazione nel 2014. Secondo molti osservatori, il presidente statunitense sarebbe propenso a cedere a Putin per accelerare le trattative verso la fine del conflitto, ma la linea ufficiale di Kiev è fermamente contraria.

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    I leader Ue confermano il loro impegno sull’Ucraina (di nuovo senza Orbán)

    Bruxelles – Sembrano finiti i giorni in cui i leader dell’Ue cercavano di mantenere l’unità tra le 27 cancellerie. L’Europa a geometria variabile è già qui, con l’esclusione di fatto sistematica dell’Ungheria di Viktor Orbán. Come accaduto al vertice straordinario di due settimane fa, anche stavolta i capi di Stato e di governo hanno adottato le loro conclusioni sull’Ucraina aggirando l’opposizione del premier magiaro, mettendolo – o meglio lasciandolo – all’angolo.Niente di nuovo né nel metodo né nel merito. Nel metodo, appunto, si registra di nuovo il ricorso all’approccio sperimentato dal presidente del Consiglio europeo, António Costa, per raggiungere un consenso a 26 laddove non si riesca ad ottenere l’unanimità (richiesta per le decisioni formali di politica estera). Detto, fatto. Per la seconda volta di fila, anziché essere inserite nel testo finale delle conclusioni del summit, le determinazioni dei leader riguardo al conflitto nell’ex repubblica sovietica sono state inserite in un documento separato, firmato da tutti meno che dal primo ministro ungherese. “Divergenza strategica“, la formula utilizzata a Budapest e a Bruxelles per giustificare la nuova dinamica.Il primo ministro ungherese Viktor Orbán e l’Alta rappresentante Ue Kaja Kallas (foto: European Council)Nel merito, la sessione durata un paio d’ore ha prodotto risultati sostanzialmente identici a quelli del vertice straordinario dello scorso 6 marzo. Si riafferma il “continuo e incrollabile sostegno all’indipendenza, alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina entro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale”, si ribadisce l’approccio di “pace attraverso la forza“, si ripete l’impegno “a fornire ulteriore supporto completo all’Ucraina e al suo popolo”, inclusa la fornitura di nuovi e consistenti aiuti finanziari e militari.E, naturalmente, il sostegno a “una pace globale, giusta e duratura” che sia “accompagnata da solide e credibili garanzie di sicurezza“, per monitorare la quale è benvenuto il contributo della cosiddetta coalizione dei volenterosi a egida franco-britannica (i cui capi di Stato maggiore si stanno riunendo proprio in queste ore a Londra). Infine, i leader hanno “sottolineato la necessità di accelerare i negoziati di adesione” dell’Ucraina al club a dodici stelle.C’è poi un passaggio sui colloqui in corso per giungere ad una tregua dei combattimenti. I leader dei Ventisette accolgono “con favore” la dichiarazione congiunta siglata da Ucraina e Stati Uniti dopo l’incontro di Gedda dello scorso 11 marzo, “comprese le proposte per un accordo di cessate il fuoco, gli sforzi umanitari” e soprattutto “la ripresa della condivisione di intelligence e dell’assistenza” da parte degli Usa. In altre parole, c’è sollievo a Bruxelles per il riavvio dei rapporti tra Kiev e Washington (e soprattutto degli aiuti militari) dopo l’epilogo burrascoso del bilaterale alla Casa Bianca di fine febbraio.Il presidente statunitense Donald Trump (destra) accoglie l’omologo ucraino Volodymyr Zelensky nello Studio ovale, il 28 febbraio 2025 (foto via Imagoeconomica)Ma l’entusiasmo delle cancellerie si ferma qui. Secondo fonti diplomatiche comunitarie, l’opinione condivisa al tavolo è che “al momento non sono in corso veri negoziati” tra Washington, Mosca e Kiev. Sembra che i Ventisei siano quantomeno contrariati dalla rapidità con cui si stanno susseguendo i contatti degli ultimi giorni (con Trump incollato al telefono per sentire gli omologhi russo e ucraino), dai quali si sentono esclusi. E infatti, sempre stando ad alti funzionari Ue, i leader si sarebbero “confrontati sui modi migliori per influenzare il processo“.Lo stesso Volodymyr Zelensky si è collegato da remoto coi capi di Stato e di governo, ringraziando i partner europei per il loro sostegno e accogliendo positivamente l’impegno a rifornire Kiev con munizioni per l’artiglieria per un valore di 5 miliardi di euro. Che poi è tutto quello che rimane della proposta ambiziosa – forse troppo – avanzata dall’Alta rappresentante Kaja Kallas, la quale aveva chiesto alle cancellerie uno sforzo dell’ordine dei 40 miliardi.Sempre sul tema della sicurezza del Vecchio continente, Zelensky ha descritto il piano ReArm Europe come “molto utile e lungimirante” e ha chiesto ai leader di metterlo in pratica rapidamente. “Sono necessari investimenti nella produzione di armi sia in Ucraina che nei vostri Paesi”, ha osservato. E bisogna arrangiarsi: “Tutto il necessario per difendere il continente dovrebbe essere prodotto qui in Europa“, ha aggiunto.Il presidente russo Vladimir Putin (foto: Maxim Shemetov/Afp)Dopo aver confermato che il suo team negoziale sta lavorando per “raggiungere un cessate il fuoco incondizionato e completo sulla terraferma” che vada oltre la tregua temporanea concordata (almeno sulla carta) con Washington e Mosca, il leader ucraino ha ribadito che “Putin deve smetterla di fare richieste inutili che non fanno altro che prolungare la guerra e deve iniziare a mantenere ciò che promette“. Non esattamente quello che si è visto nelle ultime ore.Il Consiglio europeo esorta dunque la Russia “a mostrare una reale volontà politica per porre fine alla guerra“. Come? Rendendosi disponibile ad aumentare gli sforzi umanitari, in particolare lo scambio di prigionieri e il rilascio dei civili (e dei bambini) deportati. Nel frattempo, i Ventisei si dicono pronti ad “aumentare la pressione” su Mosca, anche con nuovi pacchetti di sanzioni, come richiesto dallo stesso Zelensky almeno “finché la Russia non inizierà a ritirarsi dal nostro territorio e finché non avrà completamente compensato i danni causati dalla sua aggressione”.

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    Ucraina, Trump e Zelensky allineati sulle condizioni per la tregua

    Bruxelles – Continua a correre la diplomazia internazionale per cercare di mettere fine alla guerra d’Ucraina. Negli scorsi giorni, Donald Trump ha sentito al telefono gli omologhi Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky. Il presidente Usa sta cercando di portare entrambi al tavolo delle trattative e sta preparando un incontro tra i vari team negoziali in Arabia Saudita per definire gli aspetti tecnici del cessate il fuoco. Ma per il momento solo Kiev sembra essere in linea con Washington, mentre non ci sono grandi segnali di apertura da parte di Mosca.Dopo la lunga telefonata con Vladimir Putin di mercoledì (la seconda in due mesi), Donald Trump ha risollevato la cornetta ieri (19 marzo) per aggiornare Volodymyr Zelensky sullo stato dell’arte dei negoziati e per rinnovare il sostegno degli Stati Uniti all’Ucraina. L’ultimo confronto tra i due, avvenuto a fine febbraio nello Studio ovale, non era finito per niente bene.Quella di ieri, invece, è stata una “chiamata molto buona” secondo il tycoon, che ha segnalato di aver raggiunto un’unità d’intenti col suo interlocutore su alcuni punti fermi. Anzitutto sulla continuazione delle forniture: Washington si è impegnata a inviare a Kiev nuove batterie antiaeree e a non interrompere (di nuovo) la condivisione dell’intelligence, di fatto contravvenendo a quella che il Cremlino aveva posto come “condizione fondamentale” per accettare una tregua.Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (foto via Imagoeconomica)Zelensky (che ha descritto la conversazione come “forse la più produttiva che abbiamo mai avuto“) si è poi detto disposto ad implementare la proposta attualmente sul tavolo – il cessate il fuoco parziale concordato da Trump e Putin l’altroieri, che sostanzialmente annacqua la tregua totale discussa la settimana scorsa a Gedda da ucraini e statunitensi – nonostante nelle ultime ore ci siano stati diversi scambi di attacchi aerei tra la Federazione e l’ex repubblica sovietica.Dopo aver sentito l’omologo, il leader ucraino si sente talmente ottimista da sostenere che “sotto la guida americana” la pace può essere raggiunta “entro quest’anno”. Nel frattempo, nel pomeriggio di ieri è avvenuto lo scambio di prigionieri annunciato precedentemente: 175 soldati russi contro altrettanti ucraini, più 22 militari di Kiev gravemente feriti.Un’altra condizione che Putin era sembrato porre ieri implicava il riconoscimento da parte ucraina delle regioni occupate come formalmente parte del territorio della Federazione. Una richiesta irricevibile per Zelensky, che sostiene di aver ricevuto l’appoggio di Washington su questo tema delicato.Dalla telefonata è emersa anche la volontà di riunire in Arabia Saudita dei gruppi di esperti dei tre Paesi per degli incontri tecnici sull’implementazione del cessate il fuoco, ma non è chiaro se i colloqui avverranno a tre oppure se la squadra a stelle e strisce dialogherà separatamente con quelle di Kiev e Mosca. Il nodo del contendere sarebbe la definizione delle strutture che dovranno essere risparmiate dagli attacchi: gli statunitensi e gli ucraini vorrebbero estendere l’accordo sia alle infrastrutture energetiche sia a quelle civili (porti, arterie ferroviarie eccetera), mentre i russi mirerebbero a limitare il campo di applicazione solo a quelle energetiche.Il presidente russo Vladimir Putin (foto via Imagoeconomica)Inoltre, i presidenti ucraino e statunitense hanno concordato una sorta di evoluzione del famigerato accordo sulle materie prime critiche, saltato dopo il diverbio in mondovisione alla Casa Bianca. Trump ha suggerito che gli Usa potrebbero assumersi la responsabilità di gestire le centrali nucleari ucraine, a partire da quella di Zaporizhzhia, la più grande del Paese e d’Europa, che però è attualmente sotto occupazione russa. “La proprietà americana di quegli impianti potrebbe essere la migliore protezione per quelle infrastrutture“, ha aggiunto, e fornirebbe una solida garanzia di sicurezza contro nuove aggressioni da parte di Mosca.Le sorti del conflitto in Ucraina rimangono del resto prioritarie nell’agenda politica europea. Proprio con una discussione sul tema, cui Zelensky è collegato da remoto, si è aperto il summit che riunisce a Bruxelles i leader dei Ventisette, a sole due settimane dal vertice straordinario del 6 marzo. Contemporaneamente, a Londra si sono dati appuntamento i capi di Stato maggiore dei 30 Paesi che compongono la coalizione dei volenterosi, l’iniziativa guidata da Francia e Regno Unito per inviare una forza di peacekeeping nell’ex repubblica sovietica non appena verrà effettivamente raggiunta una tregua.

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    Putin non sembra interessato ad una tregua in Ucraina

    Bruxelles – In pochi si aspettavano che Vladimir Putin accettasse di interrompere le ostilità in Ucraina rapidamente. Nonostante i colloqui in corso con gli Stati Uniti, non si registra grande disponibilità da parte russa a pervenire in tempi brevi ad una vera tregua, né a rispettare quella (parziale) che sembrava essere stata concordata ieri sera con Donald Trump. Lo dimostrano gli attacchi ordinati a stretto giro da Mosca contro l’ex repubblica sovietica, così come le condizioni avanzate dall’inquilino del Cremlino per accettare uno stop ai combattimenti, inaccettabili per Kiev.Seguendo un canovaccio cui ha ormai abituato il mondo, Vladimir Putin calcia per l’ennesima volta la palla in tribuna senza ammetterlo pubblicamente. L’aveva fatto prima di incontrare l’inviato della Casa Bianca per il Medio Oriente, Steve Witkoff (che nonostante il suo titolo sta conducendo anche le trattative sulla guerra in Ucraina), quando aveva preso tempo ponendo una serie di onerose condizioni sulla forma che un cessate il fuoco dovrebbe avere per essere accettabile da Mosca.L’ha fatto anche ieri sera, quando ha sentito al telefono Donald Trump per la seconda volta in due mesi. Ufficialmente, come si legge nel comunicato diffuso dal Cremlino dopo il colloquio, il leader russo avrebbe concordato con l’omologo statunitense una tregua di 30 giorni nei bombardamenti contro le infrastrutture energetiche e civili che andrebbe rispettata da entrambi i Paesi belligeranti.Il presidente statunitense Donald Trump (foto: Jim Watson/Afp)Putin si dice pronto a “collaborare con i suoi partner americani per un esame approfondito delle possibili soluzioni, che dovrebbero essere globali, sostenibili e a lungo termine”. Tali partner, naturalmente, dovranno anche tener conto della “necessità incondizionata di eliminare le cause profonde della crisi e dei legittimi interessi di sicurezza della Russia“.Ma la nota russa menziona, tra le altre cose, una condizione ritenuta “fondamentale” dalla Federazione “per prevenire l’escalation del conflitto e lavorare per la sua risoluzione” diplomatica: “La completa cessazione dell’assistenza militare straniera e la fornitura di informazioni di intelligence” a Kiev. Un punto che, stando alle dichiarazioni fornite dallo stesso Trump, non sarebbe invece stato affrontato durante la chiamata.Soprattutto, si tratta di una condizione irricevibile tanto per l’Ucraina quanto per i suoi alleati europei, che proprio in questi giorni stanno rinnovando (almeno alcuni) l’impegno a sostenere l’ex repubblica sovietica con nuovi invii di fondi, armi e munizioni. Putin avrebbe inoltre fatto presente “la necessità di fermare la mobilitazione forzata in Ucraina e il riarmo delle forze armate ucraine”. Una richiesta fatta mentre le truppe russe stanno avanzando in vari punti del fronte, dal Donbass all’oblast’ di Kursk, e che sembra pensata apposta per essere rifiutata da Kiev.Ad ulteriore testimonianza della scarsa credibilità degli impegni assunti da Mosca, poco dopo la fine della telefonata tra i due presidenti sono ripresi gli attacchi con droni sull’Ucraina, nonostante (stando al comunicato del Cremlino) Putin avesse dato ordine di interrompere immediatamente i bombardamenti contro le infrastrutture. La stampa russa ha parallelamente accusato Kiev di aver attaccato con droni diversi obiettivi sul territorio della Federazione.Il presidente finlandese Alexander Stubb (destra) accoglie a Helsinki l’omologo ucraino Volodymyr Zelensky, il 19 marzo 2025 (foto: Heikki Saukkomaa/Afp)Volodymyr Zelensky, in visita a Helsinki, ha denunciato l’attacco notturno compiuto da 150 droni russi come la dimostrazione che Putin non vuole realmente una tregua: le sue parole sono “molto diverse dalla realtà“, ha dichiarato in una conferenza stampa accanto al presidente finlandese Alexander Stubb.E ha annunciato che sentirà Trump in giornata, per parlare dell’incontro previsto per domenica a Gedda (proprio dove le delegazioni di Kiev e Washington avevano elaborato la proposta per un cessate il fuoco completo, cestinata da Mosca) tra i team negoziali di Russia e Stati Uniti, in cui si dovrebbe discutere dei passi successivi della tregua a partire dall’estensione del cessate il fuoco alle operazioni nel Mar Nero.Al momento in cui scriviamo non si è ancora avuta notizia dello scambio di prigionieri annunciato ieri, che dovrebbe riguardare 175 soldati russi e altrettanti ucraini, più 23 militari di Kiev gravemente feriti in cura nelle cliniche della Federazione.

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    Putin prende tempo sul cessate il fuoco in Ucraina

    Bruxelles – Vladimir Putin prende tempo. Durante una conferenza stampa al Cremlino, ha sostenuto di essere “favorevole” in linea di principio alla cessazione delle ostilità in Ucraina, ma ha anche avvertito che ci sono ancora una serie di “questioni serie” da risolvere prima di poter dare il disco verde alla tregua. E ha poi calciato la palla in tribuna, rimandando ulteriori spiegazioni a dopo i colloqui che avrà nelle prossime ore: anzitutto con Steve Witkoff, atterrato ieri a Mosca, e poi (probabilmente) al telefono con Donald Trump.Tutto il mondo lo stava aspettando, col fiato sospeso. Ma come d’abitudine, il presidente russo non si è sbilanciato. Parlando nel pomeriggio di oggi (13 marzo) ai giornalisti accanto all’omologo bielorusso Aleksander Lukashenko, ha fornito qualche commento sulla proposta per un cessate il fuoco immediato di 30 giorni, messa nero su bianco dalle delegazioni di Kiev e Washington incontratesi l’altroieri a Gedda, in Arabia Saudita.“L’idea è buona e certamente la sosteniamo“, ha dichiarato, aggiungendo che la Russia è d’accordo con il “porre fine al conflitto in maniera pacifica”. Ma “ci sono questioni che devono essere discusse e negoziate coi nostri colleghi e partner americani, forse tramite una telefonata col presidente Trump“. Un colpo al cerchio e uno alla botte.Il presidente russo Vladimir Putin (foto via Imagoeconomica)Putin si è detto “tecnicamente favorevole” non tanto all’accordo nella sua formulazione attuale – su cui il Cremlino già ieri aveva fatto trapelare un certo scetticismo – quanto alla necessità di giungere ad una fine delle ostilità per via diplomatica. Ma ha ribadito che ci sono diverse “sfumature” e “questioni serie” da esaminare, tra cui la situazione nell’oblast’ di Kursk, invaso dagli ucraini lo scorso agosto. In altre parole, la bozza di tregua non prende in sufficiente considerazione gli interessi cruciali della Federazione, che dovranno essere “studiate con estrema attenzione” durante i prossimi round negoziali.Nella prospettiva di Mosca, qualunque tregua accettabile dovrà “portare ad una pace duratura e rimuovere le cause alla radice di questa crisi“: una posizione che segnalerebbe, secondo alcuni analisti, come Putin non abbia affatto intenzione di abbandonare le sue richieste massimaliste legate alla complessiva architettura della sicurezza nel Vecchio continente (riguardo soprattutto al ruolo della Nato, contro cui si è scagliato per l’ennesima volta oggi attraverso una dichiarazione congiunta con Lukashenko).Prima che parlasse il presidente, un funzionario russo aveva comunicato che l’accordo negoziato dagli emissari di Kiev e Washington era sostanzialmente irricevibile poiché sarebbe solo servito a fornire “respiro” all’esercito ucraino, attualmente in ritirata dall’area di Kursk dove Putin si è recato in visita proprio ieri e sotto grande pressione lungo l’intera linea del fronte, che si estende per circa 2mila chilometri.Il presidente statunitense Donald Trump (foto via Imagoeconomica)Putin sta parlando questa sera con Steve Witkoff, l’inviato speciale della Casa Bianca per il Medio Oriente (che nonostante questo titolo sta gestendo le trattative sulla guerra in Ucraina), e potrebbe sentire al telefono il suo omologo statunitense Donald Trump nelle prossime ore, anche se non è stato ancora fissato ufficialmente un colloquio.Da Washington, pare intanto che il tycoon inizi a spazientirsi: “Dobbiamo concludere in fretta” l’accordo, ha dichiarato da Washington, poco dopo aver sostenuto che i negoziati “stanno andando bene”. Trump, che ha accolto oggi nello Studio ovale il capo della Nato Mark Rutte, ha aggiunto che troverebbe “molto deludente” se Putin rifiutasse il cessate il fuoco, mentre ieri aveva fatto alcune allusioni ad eventuali ritorsioni finanziarie con cui gli Stati Uniti potrebbero colpire la Russia se questa si sfilasse dalle trattative.

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    Trump è ottimista sulla tregua in Ucraina. Ma tutti aspettano Putin (che non sembra convinto)

    Bruxelles – All’indomani dei colloqui in Arabia Saudita tra Kiev e Washington, il mondo rimane col fiato sospeso in attesa di una risposta della Russia. Per ora Vladimir Putin non si è sbilanciato, anche se Donald Trump si dice ottimista. Una delegazione statunitense dovrebbe raggiungere Mosca nelle prossime ore per presentare al capo del Cremlino la proposta di tregua elaborata a Gedda. Ma in realtà, alla Federazione non conviene interrompere i combattimenti.L’accordo tra le delegazioni ucraina e statunitense su una tregua di 30 giorni, raggiunto nella tarda serata di ieri (11 marzo) a Gedda, sulla sponda saudita del Mar Rosso, ha rappresentato una svolta importante nella complessa partita politica per giungere alla fine del conflitto che infuria da oltre tre anni nell’ex repubblica sovietica. Si potrebbe dire che il vero cessate il fuoco è stato quello tra Kiev e Washington dopo settimane in cui la tensione era salita alle stelle. E infatti: l’accordo sulle materie prime critiche ucraine dovrebbe venire stipulato “il prima possibile” e stamattina sono ripresi i trasferimenti degli armamenti statunitensi attraverso la Polonia.Le delegazioni di Usa (sinistra) e Ucraina (destra) si incontrano a Gedda per esplorare le condizioni per un cessate il fuoco alla presenza dei mediatori sauditi (centro), l’11 marzo 2025 (foto: Saul Loeb/Afp)Stavolta, l’ennesima fuga in avanti di Donald Trump ha messo Vladimir Putin, e non più Volodymyr Zelensky, di fronte al fatto compiuto. Secondo diversi osservatori, il presidente statunitense si è preso una buone dose di rischio chiamando il bluff dell’omologo russo, che sarebbe ora rimasto allo scoperto. “La palla è nel campo della Russia“, ha ripetuto in più occasioni tra ieri e oggi Marco Rubio, il capo della diplomazia a stelle e strisce.“Se ci diranno di no, questo ci dirà molto su quali sono i loro obiettivi e la loro mentalità“, ha dichiarato Rubio nel pomeriggio, aggiungendo che un qualche tipo di deterrente per mettere al riparo l’Ucraina da future aggressioni “dovrà essere parte della conversazione” e che in tale conversazione ci sarà “probabilmente” un ruolo anche per le cancellerie europee.Parlando ai cronisti dalla Casa Bianca poco più tardi, il tycoon newyorkese si è mostrato ottimista, sostenendo di aver ricevuto “segnali positivi” dalla controparte russa. “Speriamo di poter ottenere un cessate il fuoco”, ha dichiarato, annunciando che una delegazione statunitense sta viaggiando verso Mosca proprio in queste ore. Anche se non è stato menzionato direttamente, è verosimile che della squadra di contatto faccia parte anche Steve Witkoff, l’inviato speciale di Trump per il Medio Oriente già artefice del cessate il fuoco tra Israele e Hamas e probabile architetto anche di quello tra Russia e Ucraina.Il presidente statunitense Donald Trump (foto via Imagoeconomica)Ma per il momento dalla Federazione quasi nessuno si sbottona. Fonti vicine al Cremlino fanno trapelare che il presidente russo trova “difficile da accettare” il cessate il fuoco nella sua forma attuale. Secondo il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, la Russia sta “studiando attentamente” la proposta elaborata a Gedda e non ci saranno commenti ufficiali prima che i funzionari statunitensi abbiano informato i loro omologhi russi. Sempre stamattina, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha reiterato l’opposizione di Mosca alla presenza di truppe Nato in Ucraina.La verità è che alla Russia non conviene interrompere i combattimenti in questa fase. Sul campo sta raccogliendo i frutti di una rapida avanzata nell’oblast’ di Kursk, dove gli ucraini erano penetrati lo scorso agosto. Al contrario, le forze armate di Kiev avrebbero tutto da guadagnare da una pausa delle ostilità, dopo mesi in cui non riescono a riprendere l’iniziativa.Dal canto suo, Zelensky ha detto di sperare in “passi forti” da parte dei suoi alleati occidentali contro la Russia, nel caso in cui Mosca rifiuti la proposta di cessate il fuoco. Il leader ucraino ha elogiato i “risultati molto positivi” ottenuti durante i colloqui con gli Stati Uniti e ha ribadito che Kiev “ha sempre voluto che la guerra finisse”, promettendo il suo sostegno al piano messo sul tavolo a Gedda. Ora Washington, dice, dovrà coordinarsi con gli europei per “obbligare la Russia a porre fine” al conflitto.Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (foto: Roman Pilipey/Afp)Ha anche aggiunto che, durante i 30 giorni di tregua, andrà affrontata la questione delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina. Riguardo ad eventuali cessioni territoriali, ha ribadito che “non riconosceremo alcun territorio occupato dai russi“, sostenendo che si tratta della “linea rossa più importante” per Kiev. La speranza di Zelensky è evidentemente ancora quella di poter riottenere i territori de facto occupati dal nemico per via diplomatica, obiettivo per il quale non può consentire al loro riconoscimento de jure come parte della Federazione.

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    L’Eurocamera riafferma il sostegno a Kiev (e striglia Washington)

    Bruxelles – Il Parlamento europeo conferma il proprio sostegno all’Ucraina aggredita. All’indomani dell’accordo raggiunto tra Kiev e Washington sui termini di un potenziale cessate il fuoco, da Strasburgo arriva l’ennesima, convinta presa di posizione degli eurodeputati. Che, al netto delle defezioni (prevedibili) degli italiani, ripetono la necessità di pervenire ad una “pace giusta e duratura” al conflitto in corso.La risoluzione non vincolante approvata oggi (12 marzo) dall’Eurocamera, riunita in plenaria a Strasburgo, ribadisce che l’Ue deve continuare a rimanere al fianco dell’ex repubblica sovietica, impegnata da tre anni nella resistenza all’invasione russa. Bruxelles è chiamata a fornire all’Ucraina solide garanzie di sicurezza e, insieme agli Stati membri, deve “aumentare in modo significativo la necessaria assistenza” a Kiev.I deputati sottolineano che la leadership ucraina non va spinta ad accettare una “resa” e che i Ventisette devono prendere parte alla definizione della nuova architettura della sicurezza continentale, sostenendo parallelamente la creazione di una “coalizione dei volenterosi” sotto l’egida franco-britannica per inviare in Ucraina una forza d’interposizione.E non hanno risparmiato frecciate alla Casa Bianca di Donald Trump, criticando Washington per l’approccio eccessivamente morbido adottato nei confronti di Mosca – contro la quale i parlamentari chiedono sanzioni più stringenti nonché la confisca dei beni congelati per ripagare la ricostruzione ucraina – e per le “pressioni” sugli alleati europei ed ucraini. Infine, l’emiciclo ha chiesto di accelerare sul processo di adesione di Kiev al club a dodici stelle.Il co-capogruppo dell’Ecr, Nicola Procaccini (foto: Philippe Stirnweiss/European Parliament)Il meloniano Nicola Procaccini, co-capogruppo dei Conservatori (Ecr), aveva provato a rimandare la votazione sostenendo che una presa di posizione forte dell’Aula rischierebbe di compromettere la delicata discussione in corso tra Stati Uniti e Russia sulle condizioni del cessate il fuoco che sono state concordate ieri a Gedda – in merito alle quali il Cremlino deve ancora esprimersi ufficialmente – gettando una luce negativa sugli sforzi dell’amministrazione a stelle e strisce.Ma l’emiciclo ha bocciato la sua richiesta, e dunque la risoluzione comune presentata da Ppe, S&D, Ecr, Renew e Verdi (che faceva seguito ad un dibattito dello scorso febbraio) è passata con 442 voti favorevoli, 98 contrari e 126 astensioni.Tra gli italiani, le fratture si sono registrate soprattutto nel Pd (il capodelegazione Nicola Zingaretti ha votato in dissenso, Cecilia Strada e Marco Tarquinio si sono astenuti e i restanti 18 hanno sostenuto il testo), mentre Fi ha dato un “sì” convinto, FdI si è astenuta (a parte Sergio Berlato, che ha votato contro) e, infine, Lega, M5s e Avs hanno votato compattamente contro alla risoluzione (dei quattro Verdi, solo Ignazio Marino ha votato a favore, laddove per Sinistra italiana c’era solo Mimmo Lucano, che ha votato “no”).Un aggiornamento al testo per includere un riferimento ai colloqui di ieri è comunque stato approvato dai deputati, con un emendamento orale (presentato dal popolare tedesco Michael Gahler) secondo cui il Parlamento “accoglie con favore la dichiarazione congiunta dell’Ucraina e degli Stati Uniti a seguito del loro incontro” in Arabia Saudita e “ricorda che un cessate il fuoco può essere uno strumento efficace di sospensione delle ostilità solo se l’aggressore vi aderisce pienamente“, auspicando pertanto “che la Russia lo accetti e lo segua cessando tutti gli attacchi alla popolazione civile, alle infrastrutture e al territorio ucraini”.

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    Trump getta acqua sul fuoco: “Firmiamo la pace” tra Russia e Ucraina

    Bruxelles – Prove di distensione tra Washington e Kiev. In un discorso di fronte al Congresso, Donald Trump è parso ammorbidire i toni nei confronti di Volodymyr Zelensky, gettando acqua sul fuoco divampato in seguito al catastrofico incontro nello Studio ovale della scorsa settimana. A sua volta, il leader ucraino si è reso disponibile a rinegoziare con la Casa Bianca non solo il controverso accordo sulle materie prime critiche ma anche, più in generale, le condizioni per un cessate il fuoco con la Russia.Pace in vista?Parlando durante una sessione congiunta del Congresso ieri (4 marzo), il presidente statunitense ha annunciato di aver ricevuto una lettera inviatagli personalmente dal suo omologo ucraino. “L’Ucraina è pronta a sedersi al tavolo dei negoziati il prima possibile per far avvicinare una pace duratura“, ha dichiarato Trump riportando un passaggio della missiva.“Apprezzo il fatto che abbia inviato questa lettera”, ha aggiunto, sottolineando contestualmente di aver intrattenuto “serie discussioni” con Mosca, dalle quali avrebbe ricevuto “forti segnali” sulla disponibilità di Vladimir Putin di intraprendere le trattative, sostenendo che i russi sarebbero “pronti per la pace”. “È ora di fermare questa follia, è ora di fermare le uccisioni, è ora di porre fine a questa guerra insensata”, ha detto, sottolineando che “se si vuole porre fine alle guerre, bisogna parlare con entrambe le parti”. Ci sono del resto già stati due incontri di alto livello tra funzionari e diplomatici di Usa e Russia, prima a Riad e poi a Istanbul.Il presidente russo Vladimir Putin (foto via Imagoeconomica)Dal canto suo, Zelensky si è detto pronto a lavorare “sotto la forte leadership del presidente Trump” e ha dimostrato riconoscenza per il sostegno fornito da Washington in questi anni di guerra. Il leader ucraino aveva precedentemente espresso il medesimo messaggio su X, osservando che “nessuno di noi vuole una guerra infinita” e che “apprezziamo molto quanto l’America abbia fatto per aiutare l’Ucraina a mantenere la propria sovranità e indipendenza”.“Il momento in cui le cose sono cambiate” nel sostegno a stelle e strisce alla resistenza ucraina contro l’imperialismo russo, ha riconosciuto Zelensky (facendo apparentemente tesoro del suggerimento arrivatogli qualche giorno fa dal capo della Nato, Mark Rutte), è stata la fornitura dei razzi anticarro Javelin nel 2019, decisa proprio da Trump nel suo primo mandato: “Ne siamo grati”, ha scritto.Il presidente ucraino ha anche delineato quali passi si potrebbero intraprendere verso un potenziale cessate il fuoco. “Le prime fasi potrebbero essere il rilascio dei prigionieri e la tregua nel cielo“, cioè una moratoria sul ricorso a droni, missili e bombardamenti aerei, “e la tregua nel mare“, un’idea contenuta anche nella bozza di accordo cui starebbero lavorando Francia e Regno Unito. “Poi vogliamo procedere molto velocemente in tutte le fasi successive e lavorare con gli Stati Uniti per concordare un accordo finale forte”, ha continuato Zelensky.Da sinistra: il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il primo ministro britannico Keir Starmer e il presidente francese Emmanuel Macron si incontrano a Londra, il 2 marzo 2025 (foto: Justin Tallis/Afp)Parrebbe dunque aver funzionato l’annuncio shock dello stop agli aiuti militari statunitensi, mollato come una bomba a mano dall’inquilino della Casa Bianca giusto l’altroieri. Secondo diversi osservatori, si sarebbe trattato principalmente di una mossa per mettere pressione su Kiev (in linea con l’approccio muscolare e transazionale di Trump alle relazioni internazionali), che avrebbe infine dato i suoi frutti.L’accordo sui mineraliE sembra essere di nuovo sul tavolo il controverso accordo sulle materie prime critiche ucraine, che era stato al centro del disastroso incontro svoltosi lo scorso venerdì nello Studio ovale ma la cui stipula era saltata in seguito all’aggressione verbale di Trump e del suo vice JD Vance ai danni di Zelensky. “L’Ucraina è pronta a firmarlo in qualsiasi momento sia conveniente per voi”, ha detto il presidente Usa leggendo dalla lettera.Il tycoon ha reiterato la sua convinzione per cui questo accordo contribuirà ad avvicinare la fine delle ostilità nell’ex repubblica sovietica, garantendo una partecipazione finanziaria a stelle e strisce nel futuro di quest’ultima. Da un lato, dice, è un modo per i contribuenti statunitensi per “riprendersi” una parte dei miliardi di dollari versati a Kiev in tre anni di conflitto. Dall’altro, sempre secondo la lettura di Trump, avere sul proprio territorio lavoratori dagli States rappresenterebbe la miglior garanzia di sicurezza per l’Ucraina contro un eventuale nuovo attacco russo.Il presidente statunitense Donald Trump (destra) accoglie nello Studio ovale il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky (foto via Imagoeconomica)Al momento attuale non è chiaro se i termini del patto siano rimasti gli stessi o siano cambiati. L’ultima bozza del documento – che aveva sostituito un paio di versioni precedenti la cui formulazione era stata giudicata troppo svantaggiosa dalla leadership ucraina – prevedeva l’istituzione di un fondo congiunto d’investimento per la ricostruzione del Paese, co-gestito da Kiev e Washington, ma non includeva alcun impegno militare da parte degli Stati Uniti per garantire il rispetto di un’eventuale tregua.Quello che è chiaro è l’intenso lavoro diplomatico tra le due amministrazioni, pur dietro le quinte, per far vedere la luce a questo accordo. I funzionari statunitensi starebbero soprattutto esortando i loro omologhi ucraini affinché convincano Zelensky a scusarsi pubblicamente per gli eventi trasmessi in mondovisione venerdì, facendogliene dunque assumere la responsabilità. Per ora, il presidente ucraino ha affermato su X che il colloquio di venerdì “non è andato come doveva”, rammaricandosi per il suo esito “deplorevole”. “È tempo di sistemare le cose“, ha continuato, tendendo al tycoon un ramoscello d’olivo: “Vorremmo che la cooperazione e la comunicazione future fossero costruttive”.Trump ha recentemente lamentato che Kiev “dovrebbe essere più riconoscente” nei confronti di Washington poiché “questo Paese è rimasto al fianco (degli ucraini, ndr) nella buona e nella cattiva sorte”, ripetendo peraltro le false affermazioni per cui gli Stati Uniti avrebbero contribuito “molto di più dell’Europa” alla resistenza ucraina. Numeri alla mano, gli aiuti statunitensi ammontano a circa 114 miliardi di dollari dal 2022 ad oggi (meno della metà dei 350 miliardi millantati da Trump), mentre quelli inviati dai Paesi del Vecchio continente arrivano nel complesso a quota 132 miliardi.L’allora presidente-eletto Donald Trump (sinistra) e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si incontrano alla cerimonia di riapertura della cattedrale di Notre Dame a Parigi, il 7 dicembre 2024 (foto: Ludovic Marin/Afp)Trump non molla su Groenlandia e PanamaDi fronte a deputati e senatori, il presidente statunitense ha anche confermato l’intenzione – espressa a inizio gennaio, prima ancora del suo insediamento – di prendere il controllo della Groenlandia “in un modo o nell’altro”, sostenendo di essere pronto ad accogliere sotto la giurisdizione Usa la popolazione del territorio autonomo danese. “Vi terremo al sicuro”, ha promesso, e “vi faremo diventare ricchi”. In realtà, i groenlandesi non sembrano intenzionati a fare il cambio da Copenaghen a Washington.Trump ha usato un analogo tono aggressivo nei confronti di Panama (dove dice di voler “reclamare” il canale omonimo), rivendicando infine l’introduzione di dazi doganali contro il Canada e il Messico, i due maggiori partner commerciali degli Stati Uniti.