More stories

  • in

    L’autonomia strategica Ue della discordia. Macron divide l’Europa sui rapporti con Cina e Stati Uniti

    Bruxelles – Si accende in Europa il tema della sovranità dell’Ue, sulle strategie, sui partner e sulle direttrici da seguire. Il tutto sullo sfondo delle accese polemiche sulle parole proprio su questo tema del presidente francese, Emmanuel Macron, di ritorno dal viaggio di Stato in Cina. Un’Europa come “terzo polo” tra Washington e Pechino non piace a tutti, soprattutto quando si parla di un ripensamento dei rapporti anche con il principale partner dell’Ue, gli Stati Uniti. Eppure la visione dell’inquilino dell’Eliseo sembra essere non tanto una provocazione o un tentativo di rendere equidistante il continente dalle due superpotenze, quanto un ri-orientamento strategico dell’Unione per non far dipendere le proprie scelte di politica estera, energetica ed economica del futuro da vincoli da un solo attore geopolitico.
    l vertice trilaterale tra la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, il presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, e il presidente della Francia, Emmanuel Macron, a Pechino (6 aprile 2023)
    Il tutto nasce dalle parole del presidente francese riportate da Politico, da cui emerge un’idea di svincolarsi dalla dipendenza anche rispetto agli Stati Uniti, in particolare su questioni spinose come lo scontro tra blocchi e i rapporti tra Cina e Taiwan. Secondo il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, la posizione del leader francese non sarebbe un unicum tra i Ventisette, anche se “al tavolo del Consiglio possono esserci sfumature e sensibilità”. Tra i 27 capi di Stato e di governo “alcuni non direbbero le cose nello stesso modo in cui le ha dette Macron”, ma in ogni caso “credo che non pochi la pensino davvero come Macron“, ha confessato Michel alla trasmissione Faute à l’Europe. Lo stesso numero uno del Consiglio Ue si è detto d’accordo sul fatto che “c’è un grande attaccamento alla nostra alleanza con gli Stati Uniti, ma questo non presuppone che noi seguiamo ciecamente la posizione degli Stati Uniti su tutte le questioni“.
    Tra i favorevoli sicuramente non c’è il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki: “Invece di costruire un’autonomia strategica dagli Stati Uniti, propongo un partenariato strategico”, ha commentato seccamente le parole del leader francese, in partenza per Washington. Riprendendo le parole del premier ungherese, Viktor Orbán, il suo direttore politico, Balázs Orbán, ha sostenuto la linea opposta: “Attualmente l’Ue sta adottando acriticamente la posizione degli Stati Uniti, presentando gli interessi americani come interessi europei, è proprio per questo che oggi l’Europa è uno dei perdenti della guerra in Ucraina”. Di ritorno dal viaggio a Pechino con Macron, ha tenuto una linea più discreta la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, che non si è esposta direttamente sui retroscena dell’incontro con il presidente cinese, Xi Jinping. “Il protocollo riservato ai due leader è stato differente, perché Macron era in visita di Stato mentre von der Leyen in una visita di lavoro di alto livello”, ha puntualizzato il portavoce-capo dell’esecutivo comunitario, Eric Mamer: “L’obiettivo era partecipare all’incontro trilaterale e in quell’occasione dare un messaggio comune alla Cina”. Anche l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, si sarebbe dovuto recare a Pechino da domani a sabato, ma il viaggio è stato annullato all’ultimo dopo il test Covid-19 positivo dello stesso Borrell.
    La sovranità economica secondo Macron
    Per Macron l’obiettivo rimane comunque costruire una sovranità economica europea e, per raggiungerlo, “l’Europa ha smesso di essere ingenua, ora può difendere i suoi interessi, i suoi valori e la sua indipendenza”, ha esordito in un tweet programmatico. “Stiamo lavorando per creare condizioni di parità per le nostre imprese, affinché i Paesi terzi rispettino standard ambiziosi e valori universali”, in un progetto di “un’Europa che difende i propri interessi e valori, che mantiene il controllo del proprio destino, che crea posti di lavoro e che porta a termine con successo la transizione climatica”.
    Il presidente della Francia, Emmanuel Macron
    In primis, “la forza dell’Europa è il suo Mercato unico“, ha puntualizzato il presidente francese, facendo riferimento all’impegno per “far emergere attori forti che incarnino la nostra sovranità, innovando, riformando, rafforzando i nostri sistemi di istruzione e formazione, mobilitando i capitali in modo più efficace”. Parallelamente “far progredire la politica industriale europea significa proteggere meglio le nostre imprese“, attraverso una “strategia di lotta alle distorsioni della concorrenza, di riduzione delle dipendenze strategiche e di protezione della proprietà intellettuale”. Tra le direttrici principali ci sono il Net-Zero Industry Act, “ci permetterà di accelerare lo sviluppo delle nostre industrie che contribuiscono alla transizione climatica, semplificando le nostre regole e procedure”, e l’European Chips Act: “Essendo un settore così essenziale per le nostre industrie, le nostre economie e le nostre società, l’Europa doveva investire nei semiconduttori del futuro”.
    Sul fronte dei rapporti con i partner “faremo in modo che, per accedere al Mercato europeo, i produttori dei Paesi terzi siano soggetti alle stesse regole di produzione di quelli dell’Unione” – come misura per tutelare i consumatori sugli standard dei prodotti e le aziende dalla concorrenza sleale – e “in ogni negoziato commerciale dovremo integrare criteri di sostenibilità come il rispetto dell’Accordo di Parigi e la conservazione della biodiversità, l’equità, l’equilibrio, la compatibilità con i nostri interessi strategici”, ha aggiunto lo stesso Macron.

    La souveraineté économique de notre Europe.
    C’est notre objectif.
    Pour l’atteindre, l’Europe a cessé d’être naïve. Elle peut désormais défendre ses intérêts, ses valeurs et son indépendance.…
    — Emmanuel Macron (@EmmanuelMacron) April 12, 2023

    Le parole di Macron sull’Europa “terzo polo”
    “Per troppo tempo l’Europa non ha costruito questa autonomia strategica, oggi la battaglia ideologica è stata vinta, ma non vogliamo entrare in una logica di blocco contro blocco“, ha messo in chiaro Macron di fronte alla stampa a bordo dell’aereo presidenziale che l’ha riportato a Parigi dopo la visita di Stato a Pechino. In particolare nell’intervista pubblicata da Les Echos, emerge chiaramente il pensiero dell’inquilino dell’Eliseo a proposito dell’attuazione dell’autonomia strategica: “La trappola per l’Europa sarebbe che, nel momento in cui ottiene un chiarimento della sua posizione, si trovi coinvolta in uno sconvolgimento del mondo e in crisi che non sono nostre”.
    Il presidente della Francia, Emmanuel Macron (credits: Ludovic Marin / Afp)
    A proposito dell’invasione russa in Ucraina, Macron ha insistito sul fatto che “lo scopo del dialogo con la Cina è consolidare approcci comuni”, a partire dal “sostegno ai principi della Carta delle Nazioni Unite” e il “chiaro richiamo” sull’arma nucleare e sul rispetto del diritto umanitario, fino all’impegno per “una pace negoziata e duratura”. E nonostante l’Ucraina non rappresenti una priorità per la diplomazia cinese “questo dialogo ci permette di temperare i commenti che abbiamo sentito su una forma di compiacimento nei confronti della Russia“, ha insistito Macron. Allargando il quadro, tuttavia, Pechino è interessata che l’Europa si ritagli un ruolo di terzo attore non legato agli Stati Uniti. E questo tema riguarda anche la questione di Taiwan: “La cosa peggiore sarebbe pensare che noi europei dovremmo essere dei seguaci su questo tema e adattarci al ritmo americano e a una reazione eccessiva della Cina, ma perché dovremmo seguire il ritmo scelto da altri?”
    È qui che si innesta la questione dell’autonomia strategica. “Noi europei dobbiamo svegliarci, la nostra priorità non è adattarci all’agenda degli altri in tutte le regioni del mondo”, ha sottolineato con forza ai giornalisti il presidente francese, ricordando che “se ci sarà un’accelerazione del duopolio, non avremo il tempo né i mezzi per finanziare la nostra autonomia strategica e diventeremo dei vassalli“. Al contrario, se si riuscirà a mantenere un equilibrio – non equidistanza, come precisano dall’Eliseo – tra Washington e Pechino, “potremo essere il terzo polo, con qualche anno per costruirlo”. Una strategia che ha appena iniziato a muovere i primi passi – “ci siamo dotati di strumenti di difesa e di politica industriale, ci sono stati molti progressi con il Chips Act, il Net Zero Industry Act e il Critical Raw Material Act” – ma che ancora ha bisogno di tempo: “La guerra in Ucraina sta accelerando la domanda di attrezzature di difesa, ma l’industria europea della difesa non soddisfa tutte le esigenze e rimane molto frammentata“.
    Se gli squilibri nei rapporti con Pechino sono ben evidenti e hanno bisogno di essere risolti, anche la relazione con gli Stati Uniti ha bisogno di un ripensamento secondo Macron, perché l’Europa non si vincoli acriticamente alle scelte di campo di Washington e possa dialogare da pari a pari con il suo partner più stretto. “Autonomia strategica significa avere opinioni convergenti con gli Stati Uniti ma, che si tratti dell’Ucraina, del rapporto con la Cina o delle sanzioni, abbiamo una strategia europea“, con l’obiettivo di “non dipendere dall’altro, mantenendo una forte integrazione delle nostre catene del valore laddove possibile e non dipendendo dall’extraterritorialità del dollaro”. Non un rovesciamento dei rapporti, né una posizione neutra nella contrapposizione tra Washington e Pechino, ma la definizione di capisaldi e linee rosse europee: “Le battaglie da combattere oggi consistono da un lato nell’accelerare la nostra autonomia strategica e dall’altro nel garantire il finanziamento delle nostre economie”. Evitando il paradosso di “seguire la politica statunitense per una sorta di riflesso di panico, nel momento in cui stiamo mettendo in atto gli elementi di una vera autonomia strategica”.

  • in

    Rapporti UE-USA: al centro della plenaria dell’Europarlamento autonomia strategica e guerra commerciale

    Bruxelles – Volontà di un partenariato più forte, ma anche nuove attenzioni agli interessi europei. Questo il riassunto della plenaria del Parlamento europeo in merito al nuovo corso delle relazioni tra Unione europea e Stati Uniti d’America. Nel corso del dibattito è stata presentata la relazione dell’eurodeputato Tonino Picula (S&D), delegato del Parlamento ad analizzare rapporti con gli Stati Uniti.
    Picula si è soffermato sulla relazione esclusiva tra Europa e Stati Uniti, fondata su una base valoriale comune e sulla volontà di affrontare determinate sfide in maniera congiunta. Clima, commercio e promozione del multilateralismo e della democrazia devono essere i campi fondamentali del nuovo corso delle relazioni tra UE e USA.
    L’autonomia europea e i nuovi rapporti con gli USA
    Tuttavia, l’UE deve accettare che “la relazione transatlantica per come l’abbiamo conosciuta nel mondo post seconda guerra mondiale è cambiata irrevocabilmente” a causa del nuovo corso della politica estera USA, adesso improntata in primis al proprio interesse nazionale. La gestione dei dossier sulla ritirata dall’Afghanistan e l’alleanza strategica con Australia e Regno Unito (AUKUS) che esclude i partner europei sono lì a testimoniarlo.
    L’intervento dell’alto rappresentante UE per la politica estera Josep Borrel ha rimarcato che la nascita del partenariato AUKUS è un campanello di allarme che indica le nuove priorità degli Stati Uniti, imperniate sul contenimento della Cina. Priorità che devono portare ad un nuovo approccio al sistema internazionale anche da parte dell’Unione europea, con il conseguimento di una maggiore autonomia strategica. Borrel ha annunciato la presentazione di una “Bussola strategica” nel mese di novembre, con la speranza di rinnovare anche il comunicato congiunto UE-NATO del 2018.
    I principali gruppi politici del parlamento hanno confermato l’inclinazione ad un rapporto con gli Stati Uniti che resta sì imprescindibile ma deve essere improntato ad una maggiore parità. In questa cornice si inquadra la proposta del PPE per l’istituzione di un consiglio politico transatlantico “che eviti le tensioni non necessarie”, come ha ribadito la portavoce Zeljana Zofko. L’obiettivo, per il partito popolare resta “una strada intermedia tra autonomia strategica ed affidarsi completamente alla protezione americana”.
    I delegati dei socialdemocratici e dei liberali di Renew Europe si sono espressi in maniera simile. La sfida è quella di continuare a cooperare con gli USA “senza chiudere gli occhi di fronte alle azioni che non ci piacciono, come il ritiro unilaterale dall’Afghanistan e la sigla di AUKUS”, come ha dichiarato Pedro Marques, vicepresidente di S&D. Anche Dragoș Tudorache, rappresentante di Renew Europe, ha sottolineato la necessità della cooperazione, senza escludere opzioni autonome di un’Europa “forte e in grado di difendersi”. 
    Commercio e tecnologia
    Sempre i liberali hanno chiarito che i campi di cooperazione privilegiata non si esauriscono alla sfera della sicurezza: commercio, transizione green e transizione digitale devono essere le priorità del rapporto transatlantico. Tutti punti che ritornano anche nella relazione presentata da Picula, su cui il parlamento si dovrà esprimere nella giornata di domani – e alla base del consiglio su commercio e tecnologia tra UE e USA che ha recentemente inaugurato i lavori a Pittsburgh.
    Sull’importanza dei rapporti commerciali e dei loro effetti sui lavoratori hanno insistito le dichiarazioni dei Verdi e del gruppo dei non iscritti. Reinhard Bütikofer, ha espresso chiaramente la volontà del suo partito di chiedere agli USA di fare marcia indietro sui dazi su acciaio e alluminio imposti dall’amministrazione Trump tutt’oggi in vigore. Richiesta rilanciata a gran voce anche dalla rappresentanza a Bruxelles della Sinistra, per cui la cooperazione non deve portare a “lottare con altri concorrenti internazionali” ma a un maggiore sviluppo dei diritti e dei rapporti economici.
    Le relazioni commerciali sono state complicate da ambo le parti – emblematica la firma UE dell’accordo sugli investimenti con la Cina durante la transizione da Trump a Biden – ma ora serve un approccio attento ai diritti dei lavoratori. La deputata del Movimento 5 stelle Tiziana Beghin ha ribadito la difficoltà storica di accordarsi con gli USA quando si parla di commercio, ricordando il fallimento del TTIP. Un corso che potrà essere cambiato solo da “relazioni più eque e trasparenti” e dalla “fine definitiva alle guerre dei dazi”.
    Le critiche di conservatori e populisti
    In parziale controtendenza le dichiarazioni dei rappresentanti dei due gruppi politici conservatori, ID e ECR. I conservatori riformisti hanno rimarcato il fallimento della “nuova luna di miele” che si annunciava con l’elezione di Joe Biden, rispondendo criticamente alle prime righe di apertura della relazione redatta da Picula. La delegata di ECR Assita Kanko ha detto che l’Europa si deve adattare alla nuova dottrina americana, che anche con Biden sarà “America First”.
    Gli interventi dei sovranisti Identità e democrazia sono stati critici dell’autonomia strategica paventata nel dibattito. Il deputato Marco Zanni, presidente del gruppo e membro della Lega, ha puntato il dito contro la mancanza di volontà politica dei paesi europei, ribadendo che a queste condizioni “la difesa europea si chiama NATO”. Il leghista ha attaccato la velleitarietà dei discorsi sulla costruzione di una difesa autonoma senza considerare che quasi nessuno dei partner della NATO ha raggiunto gli obiettivi della spesa militare imposti dalla cooperazione transatlantica.
    Sia Zanni che la collega di partito Mara Bizzotto hanno rilanciato l’idea della cooperazione strategica con gli Stati Uniti in funzione anticinese, con un netto cambio di passo dalla “colpevole latitanza” dell’Unione europea. Gli eurodeputati della Lega sono stati gli unici a difendere la scelta da parte dell’amministrazione Biden di aderire al partenariato AUKUS, esortando gli Stati membri e l’Unione a accreditarsi come alleati credibili onde rientrare, in futuro, all’interno di nuovi sodalizi strategici nell’Indo Pacifico.

    Si discute il nuovo corso dei rapporti tra Unione Europea e Stati Uniti. I gruppi politici del confermano volontà di cooperare ma premono per lo sviluppo di capacità autonome

  • in

    Telefonata Biden Macron: nessuna scusa, ma volontà di ricucire

    Bruxelles – Joe Biden e Emmanuel Macron tornano a parlarsi. Dopo la crisi diplomatica dovuta all’annuncio dell’accordo a tre tra USA, UK e Australia sulla difesa chiamato AUKUS, che ha tagliato fuori un’importante fornitura di sottomarini francesi a Camberra, i due presidenti hanno avuto una conversazione al telefono per ricucire lo strappo. Nel comunicato congiunto viene specificato che a richiedere l’incontro è stato Joe Biden, che ha ritenuto necessario “discutere le implicazioni di quanto annunciato il 15 settembre”. I due leader si incontreranno a fine ottobre a Bruxelles. Anche i rispettivi ministri degli Esteri, Jean-Yves Le-Drian e Antony Blinken, hanno avuto modo di confrontarsi al margine della riunione del consiglio di Sicurezza dell’ONU.
    Biden ha confermato “l’importanza strategica del coinvolgimento della Francia e dell’Europa nell’Indo Pacifico, nel quadro operativo della Strategia recentemente pubblicata dall’Unione europea”, riconoscendo anche l’importanza di “una difesa europea più forte e capace”, a patto che sia complementare e non alternativa alla NATO.
    Le ultime righe del comunicato parlano direttamente al cuore della Francia. Gli Stati Uniti si impegnano a supportare le operazioni anti-terrorismo degli Stati europei nel Sahel, dove le truppe di Parigi sono presenti con l’operazione Barkhane (ora in via di ridimensionamento) dal 2014.
    Cosa emerge dalla telefonata tra Biden e Macron
    Dopo la telefonata, Emmanuel Macron ha acconsentito al ritorno dell’ambasciatore francese a Washington. Le sorti della rappresentanza transalpina in Australia non vengono nominate. Scott Morrison, Primo Ministro del Paese oceanico, ha dichiarato di aver più volte tentato di contattare l’Eliseo, senza ricevere risposta. Sebbene non lo possa dare a vedere, i malumori di Parigi resteranno e con l’Australia si può permettere di portare avanti per un altro po’ il gelo diplomatico.
    Durante il briefing per i giornalisti alla Casa Bianca, la segretaria per la Stampa Jen Psaki ha affermato che “il tono della conversazione è stato amichevole”, ma ha eluso la domanda di un giornalista che chiedeva se da parte del presidente americano ci fossero state delle scuse formali. Quanto emerge dalla telefonata tra Biden e Macron è che le concessioni fatte alla Francia bastano a far rientrare la crisi e che i due sono d’accordo su una maggiore collaborazione, ma gli Stati Uniti non sono affatto pentiti dell’accordo con Londra e Canberra.
    Le concessioni a Francia e Unione europea
    La Francia accetta i pegni di pace, che riguardano i principali dossier sul tavolo dell’Eliseo. Supporto alla missione nel Sub-sahara, che in questo momento stenta a proseguire nonostante l’uccisione del capo di Al Quaeda in Mali da una parte. Dall’altra c’è il placet di Biden allo sviluppo di una difesa europea che dovrebbe necessariamente vedere la Francia come capofila.
    A mettere di buon umore l’Eliseo c’è anche la telefonata del 22 settembre tra Emmanuel Macron e Narendra Modi. Il premier indiano ha parlato di approfondire la collaborazione tra India e Francia per “un Indo Pacifico aperto e inclusivo” – nell’ambito delle iniziative europee nell’area.

    Spoke with my friend President @EmmanuelMacron on the situation in Afghanistan. We also discussed closer collaboration between India and France in the Indo-Pacific. We place great value on our Strategic Partnership with France, including in the UNSC.
    — Narendra Modi (@narendramodi) September 21, 2021

    Secondo la stampa francese, la telefonata potrebbe essere il primo passo per sostituire l’Australia con l’India come potenziale acquirente di una nuova commessa di sottomarini francesi –  per Le Figaro questa volta potrebbe trattarsi di sottomarini nucleari. Un accordo che si andrebbe a sommare a quello già in vigore tra Dehli e Parigi, che prevede l’acquisto di sei sottomarini diesel classe Scorpene, per un totale di 5 miliardi di dollari.

    La telefonata tra Joe Biden ed Emmanuel Macron riporta l’ambasciatore francese negli USA dopo alcune concessioni a Francia ed Europa sul dossier della difesa comune e dell’impegno americano nel Sahel