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    L’Ue in aiuto alla Tunisia, la Commissione lavora a un “sostanzioso pacchetto” di assistenza macro-finanziaria

    Bruxelles – L’Unione europea rompe gli indugi ed è pronta ad accorrere in sostegno alla Tunisia. Chiudendo un occhio sull’inasprimento della repressione del dissenso da parte del presidente Kais Saied, e mettendo temporaneamente da parte anche la condizione che finora era stata posta a qualsiasi operazione di assistenza finanziaria Ue: lo sblocco dell’accordo trovato a ottobre 2022 tra Tunisi e il Fondo Monetario Internazionale per un programma di aiuti da quasi 2 miliardi di euro.
    Da un lato un “sostanzioso pacchetto di assistenza macro-finanziaria in attesa di un accordo con il Fmi”, dall’altro “un ulteriore sostegno al bilancio per la Tunisia, a integrazione dei programmi esistenti”. È quanto sarebbe previsto, secondo fonti diplomatiche, in un documento informale che la Commissione europea ha fatto circolare tra i 27 Paesi Ue, redatto in vista del Consiglio Affari Esteri di lunedì 24 aprile. Il pacchetto delineato dall’esecutivo comunitario sarebbe “complementare all’accordo tra la Tunisia e il Fmi, per il quale l’Ue e gli altri donatori internazionali continuano a sollecitare la leadership tunisina per la sua rapida finalizzazione”.
    Il presidente della Repubblica tunisina, Kais Saied (Photo by FETHI BELAID / AFP)
    Accordo che sembra però sempre più lontano, quanto meno con Saied alla guida del Paese: solo pochi giorni fa il presidente ha definito “inaccettabili i dettami imposti dall’esterno”, e ha dichiarato che la Tunisia può fare a meno del maxi-prestito internazionale e “contare su se stessa”. D’altra parte però, diversi membri del suo stesso governo hanno affermato più volte che non c’è alternativa all’accordo, tant’è che una delegazione tunisina ha partecipato agli incontri del Fmi e della Banca mondiale a Washington dal 10 al 16 aprile per rilanciare le trattative sull’assistenza finanziaria.
    L’Italia e l’emergenza sbarchi dalla Tunisia
    Roma è più che uno spettatore interessato: è il governo italiano che ha portato con forza la questione tunisina a Bruxelles, e solo una settimana fa il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, dopo un incontro alla Farnesina con l’omologo tunisino, ha confermato che l’Italia è “favorevole a sostegni di tipo economico per favorire la crescita di questo Paese così importante” e che il governo “farà la sua parte anche nei confronti del Fmi“.
    Come ha ribadito il commissario Ue per il Bilancio, Johannes Hahn, nel corso del dibattito al Parlamento europeo di Strasburgo sulla necessità di salvare vite in mare nel Mediterraneo centrale, “per supportare l’Italia dobbiamo rafforzare le relazioni con la Tunisia”. Per far fronte all’impennata di arrivi a Lampedusa e sulle coste siciliane – oltre 30 mila dall’inizio dell’anno– non è sufficiente scongiurare il collasso politico-economico del Paese nordafricano, ma per l’Ue è necessario intensificare la cooperazione sul fronte migratorio.
    A fine mese la commissaria per gli Affari Interni, Ylva Johansson, si recherà in Tunisia per lanciare un “partenariato operativo contro il traffico di esseri umani”. Gli obiettivi, sottolineati da Hahn e elencati nel non-paper della Commissione, sono “prevenire le partenze e le perdite di vite umane e aumentare i rimpatri”. Ma anche “fornire alternative credibili ai viaggi mortali”, rafforzando l’offerta per percorsi di migrazione regolare attraverso una Partnership per i Talenti. A conferma del ruolo che vuole giocare il governo Meloni nella vicenda, la commissaria  dovrebbe essere accompagnata dai ministri degli Interni di Italia e Francia, Matteo Piantedosi e Gérald Darmanin. La missione congiunta italo-francese sarebbe in via di definizione: “Si sta discutendo su come costruirla”, confermano fonti diplomatiche.

    La misura, proposta in un non-paper circolato tra i 27 in vista del Consiglio Affari Esteri di lunedì 24 aprile, sarebbe “complementare e in attesa” dell’accordo tra il presidente Saied e il Fondo Monetario Internazionale. A fine mese Johansson in Tunisia per lanciare il partenariato operativo anti-trafficanti

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    Ucraina, via libera dell’Aula ai prestiti da 18 miliardi di cui Kiev ha bisogno per il 2023

    Bruxelles – Via libera dell’Aula del Parlamento europeo al sostegno finanziario da 18 miliardi di euro per l’Ucraina. Gli europarlamentari riuniti a Strasburgo per la sessione plenaria approvano a larghissima maggioranza (507 voti a favore, 38 contrari e 26 astensioni) la proposta messa sul tavolo dalla Commssione europea a inizio mese. I 18 miliardi di euro copriranno circa la metà dei 3-4 miliardi di euro di finanziamenti mensili di cui l’Ucraina ha bisogno per il l 2023.
    Secondo la proposta della Commissione, il denaro servirà a sostenere i servizi pubblici essenziali (gestione di ospedali e scuole, fornitura di alloggi per le persone trasferite) oltre ad aiutare nel ripristino delle infrastrutture critiche distrutte dalla Russia e garantire la stabilità macroeconomica del Paese. Il prestito, che sarà finanziato dall’UE sui mercati finanziari, sarà erogato in rate trimestrali.
    “L’Ucraina deve sapere che può contare sul sostegno europeo per tutto il tempo necessario”, commenta una soddisfatta Sandra Kalniete (Ppe), relatrice permanente per l’Ucraina alla commissione per il commercio internazionale. Con il voto di oggi “l’Ue è pronta a fornire un’assistenza finanziaria regolare e prevedibile per contribuire a coprire una parte consistente del fabbisogno finanziario immediato dell’Ucraina nel 2023”. Soddisfatta anche la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola. “Oggi abbiamo approvato a larga maggioranza e a velocità record un pacchetto di aiuti da 18 miliardi di euro per sopravvivere alla guerra e ripristinare le infrastrutture critiche”.
    Su questo pacchetto di aiuti la Corte dei conti europea ha comunque sollevato dubbi circa i modi in cui l’Ue ha deciso di agire, sottolineando i rischi legati al bilancio comune. Nel voto d’Aula spicca il ‘no’ espresso da Irene Tinagli, presidente della commissione Affari economici.

    ‘Sì’ a larghissima maggioranza. Soddisfatta la presidente dell’europarlamento, Roberta Metsola. Si copre circa la metà del fabbisogno ucraino per il prossimo anno