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    Ucraina, Zelensky a Londra per la riunione dei volenterosi. Starmer: “Massima pressione su Mosca”

    Bruxelles – All’indomani del vertice Ue, in cui i Ventisette non sono riusciti a trovare la quadra sull’utilizzo dei proventi dagli attivi russi immobilizzati in Europa per il sostegno all’Ucraina, Volodymyr Zelensky si è recato oggi (24 ottobre) a Londra per partecipare all’ennesima riunione della coalizione dei volenterosi, presieduta dal premier britannico Keir Starmer.Il messaggio del padrone di casa è chiaro: serve che gli alleati occidentali di Kiev – e soprattutto quelli del Vecchio continente – contribuiscano “di più” a rafforzare la difesa del Paese aggredito, soprattutto con “armi a lungo raggio” per colpire in profondità nel territorio russo. Il riferimento è ai famigerati missili Tomahawk di fabbricazione statunitense, che il presidente Donald Trump ha recentemente rifiutato di fornire all’Ucraina. Per Zelensky, l’inquilino del Cremlino vorrebbe “spingerci verso un disastro umanitario” bombardando le infrastrutture energetiche alle porte dell’inverno, come ogni anno.“Penso ci sia ancora molto da fare in termini di capacità, in particolare di capacità a lungo raggio“, ha osservato l’inquilino di Downing Street accogliendo il suo ospite per l’incontro in modalità virtuale (alcuni leader, tra cui la premier danese Mette Frederiksen, quello olandese Dick Schoof e il Segretario generale della Nato, Mark Rutte, si sono visti in presenza mentre gli altri, inclusa la premier italiana Giorgia Meloni e il presidente francese Emmanuel Macron, si sono collegati da remoto).Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (foto: Frederic Sierakowski via Imagoeconomica)Il tema delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina tiene banco da parecchi mesi. Lo scorso settembre, Macron aveva annunciato che 26 Paesi della coalizione sarebbero disposti a fornire qualche forma di sostegno a Kiev, incluso tramite l’invio di truppe terrestri. Oggi, ha ribadito che “dobbiamo continuare a intensificare il nostro sostegno militare” a Kiev, dotandola di “capacità di difesa aerea, capacità a lungo raggio, droni e sistemi anti-drone“.Aprendo i lavori del vertice, Starmer ha dichiarato che quello attuale “è il momento della massima pressione, perché è l’unico modo per far cambiare idea a Putin, portarlo al tavolo e fermare le uccisioni“. Nei prossimi mesi, ha continuato, gli obiettivi dovranno essere la “rimozione” del petrolio e il gas russi dal mercato globale, il potenziamento della difesa aerea e delle infrastrutture energetiche ucraine, nonché appunto la fornitura a Kiev di armi a lunga gittata. E, ha aggiunto, bisogna “portare a termine il lavoro sugli asset sovrani russi e liberare miliardi di euro per contribuire al finanziamento della difesa ucraina”.Nelle scorse ore, gli europei hanno accolto con entusiasmo la decisione dell’amministrazione a stelle e strisce di sanzionare i due giganti petroliferi russi (Lukoil e Rosneft). Si è trattato di una mossa inattesa da parte della Casa Bianca, che secondo gli osservatori segnala un cambio di passo sull’approccio nei confronti di Mosca, dopo il faccia a faccia di ferragosto tra il tycoon e Vladimir Putin. Contemporaneamente, l’Ue ha adottato ieri il suo 19esimo pacchetto di misure restrittive contro il Cremlino.“Tutti concordiamo sul fatto che i combattimenti devono cessare e che i negoziati devono partire dalla linea di contatto attuale“, ha ribadito Starmer. Tuttavia, la diplomazia internazionale non sembra toccare palla in questo conflitto. Le trattative per giungere ad una tregua sono ripetutamente finite nel nulla negli scorsi mesi, e pure il bilaterale Trump-Putin che si sarebbe dovuto svolgere a Budapest, sbandierato come l’ennesima vittoria del presidente Usa e del “pacifista” premier ungherese Viktor Orbán, è stato rimandato sine die proprio per l’opposizione dello zar ad accettare un cessate il fuoco e il congelamento della linea del fronte.Il presidente russo Vladimir Putin (foto: Vyacheslav Prokofyev/Sputnik via Afp)“Il presidente russo continua a prendere tempo e a fare richieste assurde sui territori che non è riuscito a conquistare con la forza”, ha rincarato il premier britannico durante una conferenza stampa congiunta al termine della riunione, parlando da un podio affollato accanto a Zelensky, Rutte, Frederiksen e Schoof. “Dobbiamo mantenere alta la pressione” sul Cremlino, ha ribadito, dal momento che “Putin è l’unica persona che non vuole fermare questa guerra“.Il presidente ucraino ha sottolineato che “occorre promuovere un approccio più significativo alla diplomazia“, notando che quest’ultima “funziona solo quando è in grado di portare a risultati concreti” e che “la pace nasce dalla pressione sull’aggressore“. Anche Rutte ha battuto su questi due punti, sostenendo che “le sanzioni statunitensi lasceranno la Russia senza introiti” dalla vendita di petrolio e che “gli sviluppi sul capo di battaglia dimostrano che il nostro supporto all’Ucraina sta funzionando e che dobbiamo continuare”.Oltre al padrone di casa, anche Frederiksen e Schoof hanno ripetuto la volontà di procedere con la confisca dei beni russi congelati, pur riconoscendo i dubbi del Belgio e rimarcando che il nodo fondamentale è trovare un punto di caduta su un meccanismo per la condivisione del rischio legato a questa operazione estremamente delicata dal punto di vista legale e particolarmente scottante da quello politico.

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    Non solo asset russi immobilizzati, i leader chiedono “opzioni di sostegno” all’Ucraina

    Bruxelles – Alla fine sugli asset russi la montagna non ha prodotto neppure il più classico dei topolini. Sugli aiuti finanziari che l’Unione europea dovrebbe dare all’Ucraina il vertice dei capi di Stato e di governo dell’UE conferisce un mandato alla Commissione europea che è ridotto nella portata, nella definizione e nelle ambizioni iniziali. Si invita l’esecutivo comunitario a “presentare, il prima possibile, opzioni di sostegno finanziario basate su una valutazione delle esigenze” di Kiev. Così recitano le conclusioni di fine lavori relative all’Ucraina, dove non c’è alcun riferimento ai “flussi di cassa generati dagli asset finanziari congelati”, i proventi generati dai beni immobilizzati su suolo europeo.C’è un più generico riferimento a questo aspetto, il vero nodo di una questione giuridicamente e tecnicamente complicata, e questi riferimento si esaurisce nel principio per cui “fatto salvo il diritto dell’UE, i beni della Russia dovrebbero rimanere immobilizzati finché la Russia non cesserà la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina e non la risarcirà per i danni causati dalla sua guerra”. L’idea di fondo di far pagare a Mosca di danni di riparazione non scompare, ma scompare per ora il ricorso ai profitti generati dai patrimoni fermi perché fermati.Alla fine, dunque, c’è un impegno politico che è frutto della necessità di ribadire un impegno a sostegno dell’Ucraina di Volodymyr Zelensky e mandare un messaggio alla Russia di Vladimir Putin. Un impegno che però è un rebus, perché queste opzioni che si chiedono al team von der Leyen non ci sono e andranno trovate, oltretutto in fretta, visto che i leader si attendono di poterne discutere già al prossimo vertice del Consiglio europeo di dicembre (18 e 19).Costa accoglie Zelensky al Consiglio Europeo. “Il futuro membro dell’Unione” soddisfatto delle nuove sanzioniIl presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, prova a spacciare il risultato come quel grande successo che alla fine non é: “L’Ucraina disporrà delle risorse finanziarie necessarie per difendersi dall’aggressione russa nel prossimo futuro”, scandisce al termine dei lavori. Probabilmente alla fine l’Europa troverò davvero una quadra e una soluzione, ma al momento così non è. Serve tempo per lavorare, e questo era emerso già prima del vertice dei leader. Al partner Zelensky che chiedeva di registrare progressi sul file, gli europei non potevano non dare qualcosa. Ma il Belgio frena. Del resto il grosso del patrimonio russo a cui eventualmente attingere è presso Euroclear, che custodisce 180 miliardi di euro, un cifra che induce il premier Bart De Wever a chiedere garanzie giuridiche inopponibili, con garanzia di mutualizzazione integrale dei rischi, l’impegno cioé che tutti gli altri Paesi UE forniscano sostegno e paracadute finanziario al Belgio. In assenza di questi aspetti si è scelto per la frenata. Le conclusioni alla fine fanno sì che l’UE ne esca con un timido accordo politico da finalizzare.Per Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea che ora dovrà mettersi al lavoro, quella sul prestito di riparazione da finanziare con i beni russi immobilizzati è stata “una discussione proficua” . Non si sbilancia, non offre anteprima, ma tiene a chiarire che in quello che arriverà sul tavolo “rispetteremo sempre il diritto europeo e internazionale”. Precisazioni non di circostanza, ma legate a un aspetto chiave nella strategia europea ancora tutta da mettere a punto. 

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    Nell’Ue si inizia a ragionare con forza alla confisca degli asset russi congelati

    Bruxelles – Asset congelati russi, l’Ue prova a rompere l’indugio per una confisca. Il tema diventa centrale tra i ministri economici dei Ventisette riuniti a Bruxelles per la riunione dell’Ecofin, con l’Europa degli Stati ancora incerta sul da farsi ma con qualche titubanza in meno, che può voler dire l’inizio di una decisione a venire. La Finlandia spinge per la linea dura: “Al momento serve andare avanti e procedere alla confisca degli asset russi congelati” in Europa, enfatizza la vicepremier e ministra delle Finanze, Riikka Purra. Questa scelta è congeniale a quello che gli europei vogliono e non nascondono, vale a dire “garantire una posizione negoziale di forza all’Ucraina” quando si apriranno le trattative con la Russia di Vladimir Putin.La soluzione non dispiace agli austriaci. Certamente “la confisca degli asset russi sarebbe una nuova strada“, riconosce il ministro delle Finanze di Vienna, Markus Marterbauer, che però avverte: “Serve una decisione all’unanimità”. Sul tema “vanno evitate decisioni a maggioranza”. Ammettendo che una maggioranza esista, e va comunque verificata alla prova della discussione, restano comunque le posizioni contrarie di Francia e Germania, non semplici da superare.La presidenza polacca di turno del Consiglio Ue si mette a disposizione degli Stati. “Dobbiamo esercitare ancora più pressione sulla Russia“, scandisce il ministro delle Finanze polacco, Andrzej Domanski. Parole sibilline che lasciano intendere che in caso di volontà unanime raggiunta da qui a fine semestre di presidenza, quindi entro il 30 giugno, la Polonia non si opporrà. Certamente la presidenza polacca intende procedere con nuove misure restrittive: “Vediamo che le sanzioni funzionano. L’Economia russa si indebolisce”.Il dibattito sull’uso degli asset russi congelati in Europa non è nuovo, come non nuove sono le incertezze degli europei al riguardo. Si tema che questo possa sfiduciare mercati, privati, investitori, e rischi per l’attrattività internazionale dell’euro. Un aspetto, quest’ultimo, su cui ha insistito anche la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, in occasione dell’incontro avuto con il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa. Si teme che gli investitori, di cui l’Ue ha bisogno per finanziare la doppia transizione e rilanciare l’industria della difesa, possano riconsiderare le proprie scelte, a scapito dell’eurozona. I ministri economici però rilanciano il discorso.In Parlamento europeo inizia a formarsi un consenso in merito, con la capogruppo dei socialisti, Iratxe Garcia Perez, che invita la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, a presentare una proposta per confiscare i 200 miliardi di euro di beni statali russi congelati per ricostruire e armare l’Ucraina. Non solo: si vuole permettere a Kiev di utilizzare le armi per colpire obiettivi militari. E’ l’Ue di pace che non esiste più.

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    C’è l’accordo Ue sui profitti dei beni congelati russi. Il 90 per cento sarà destinato all’assistenza militare per l’Ucraina

    Bruxelles – L’Ue ha trovato l’accordo che permetterà di strappare circa 3 miliardi di euro all’anno al Cremlino e recapitarli sotto forma di assistenza militare all’Ucraina. Gli ambasciatori dei 27 hanno dato il via libera alla proposta messa sul tavolo lo scorso 20 marzo dall’Alto rappresentante Ue Josep Borrell di utilizzare interamente i proventi dei beni congelati alla Russia per sostenere la resistenza di Kiev. Il 90 per cento attraverso la fornitura di attrezzature militari, il 10 per cento per la futura ricostruzione dell’Ucraina.Da febbraio 2022, nei Paesi Ue sono immobilizzati asset e riserve della Banca centrale russa per un valore di circa 210 miliardi di euro. Che, a seconda dei tassi di interesse, frutteranno i circa 3 miliardi di profitti all’anno che l’Ue ha individuato per dare vigore al proprio sostegno militare a Kiev. La proposta prevede che i proventi – escludendo uno 0,3 per cento che sarà usato per pagare la gestione dell’operazione da parte delle società di clearing che detengono gli asset russi congelati – siano destinati per il 90 per cento circa all’assistenza militare all’Ucraina attraverso il Fondo europeo per la Pace, mentre il restante 10 per cento andrà a rimpinguare la fetta di budget Ue dedicato alla ricostruzione del Paese. E per sostenere e incrementare le capacità dell’industria della difesa di Kiev.Questa ripartizione varrebbe per il 2024, mentre negli anni successivi – nel momento in cui cambiassero le priorità – il regolamento garantirà una certa flessibilità e potrà essere rivisto e modificato dal Consiglio dell’Ue. La prima revisione sarebbe già prevista il 1 gennaio 2025. “Non potrebbe esserci simbolo più forte e utilizzo migliore per quei soldi che rendere l’Ucraina e tutta l’Europa un posto più sicuro in cui vivere”, ha esultato con un post su X la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.Per poter assicurare una solida base legale alla proposta, l’Ue ha precisato più volte che i profitti in questione non sono di proprietà della Russia, ma dei depositari dei titoli, le società di clearing che detengono riserve e attività della Banca centrale russa. Primo fra tutti il gruppo belga Euroclear, che detiene circa 190 miliardi degli asset russi immobilizzati dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina. La società di clearing con sede a Bruxelles si era inizialmente opposta all’utilizzo dei proventi, ma a quanto si apprende “le entrate fiscali generate in Belgio da questi profitti inattesi continueranno ovviamente a essere destinate al 100 per cento all’Ucraina”. Fonti diplomatiche rassicurano che “non c’è nessuna inversione di rotta”.L’accordo c’è, ora – per garantire risorse aggiuntive all’Ucraina già “prima dell’estate” – manca solo l’approvazione formale del Consiglio dell’Ue in una delle prossime riunioni ministeriali.