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    Unione della difesa, Bruxelles propone un fondo da 500 milioni di euro per gli acquisti congiunti di armi

    Bruxelles – Appalti congiunti per rafforzare l’industria europea della difesa. Dopo i vaccini e il gas, ora le armi. La Commissione europea propone oggi (19 luglio) al Parlamento europeo e al Consiglio attraverso un regolamento di impegnare 500 milioni di euro dal bilancio europeo (per gli anni 2022-2024) per facilitare l’acquisto congiunto di armi a livello europeo, con il doppio obiettivo di ristabilire il livello di scorte, in parte ridimensionate a causa del sostegno dato all’Ucraina nella guerra provocata dalla Russia, e contribuire alla costruzione di una industria europea della difesa.
    “Oltre ad aiutare a ricostituire parte delle scorte in seguito al trasferimento di armi all’Ucraina, stiamo creando un incentivo attraverso il bilancio dell’UE affinché gli Stati membri acquistino insieme”, ha spiegato il commissario europeo per il mercato interno, Thierry Breton, presentando in conferenza stampa l’iniziativa, parlando di una “vulnerabilità de facto” che si è venuta a creare con il trasferimento di armi all’Ucraina “che ora deve essere affrontata con urgenza”.
    L’intenzione di introdurre uno strumento temporaneo per rafforzare la difesa europea, era stata comunicata dalla Commissione europea a maggio nella comunicazione congiunta sui divari negli investimenti nel settore della difesa. Lo strumento – si legge in una nota dell’esecutivo – incoraggerà gli Stati membri, in uno spirito di solidarietà, a procurarsi congiuntamente e faciliterà l’accesso di tutti gli Stati membri ai prodotti della difesa di cui hanno urgente bisogno”.
    Così come ha fatto per gli acquisti congiunti di vaccini e terapie anti COVID, Bruxelles punta a scongiurare concorrenza tra gli Stati membri per gli stessi prodotti e abbassare anche i costi delle armi con acquisti più numerosi. “Gli Stati membri hanno adottato misure audaci trasferendo in Ucraina le attrezzature di difesa urgenti. Nello stesso spirito di solidarietà, l’UE li aiuterà a ricostituire queste scorte incentivando gli appalti congiunti, consentendo all’industria europea della difesa di rispondere meglio a queste urgenti esigenze”, ha spiegato la vicepresidente esecutiva Margarethe Vestager, definendo la proposta di regolamento EDIRPA (l’atto comune sugli appalti) una pietra miliare storica nell’istituzione dell’Unione della difesa dell’UE. Sul regolamento la Commissione si aspetta un via libera rapido da parte di Consiglio e Parlamento – i due co-legislatori dell’UE – così da poter, entro la fine del 2022, “sostenere gli Stati membri che affrontano le loro esigenze più urgenti e critiche” in materia di difesa.

    A valere sul bilancio comunitario per gli anni 2022-2024 per aiutare gli Stati membri a ricostruire le scorte di armi e dispositivi militari esaurite per il trasferimento in Ucraina. La proposta passa ora nelle mani di Parlamento e Consiglio per il via libera

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    Vertice UE, Scholz promette l’invio (indiretto) di carri armati all’Ucraina

    Bruxelles – La Germania continuerà a contribuire – in forma indiretta – all’invio di carri armati verso l’Ucraina, con un nuovo accordo con la Grecia e forse la Polonia. È quanto è emerso dopo il vertice UE dal cancelliere tedesco Olaf Scholz. Tra i temi Scholz ha ribadito anche l’obiettivo dell’indipendenza dall’energia russa, sotto forma di petrolio e gas.
    Era già successo con la Repubblica Ceca: la Germania aveva annunciato a metà mese la donazione di 15 mezzi corazzati al Paese, in sostituzione di quelli di epoca sovietica inviati all’Ucraina per la difesa dai russi. Continueremo la pratica della scambio circolare, ha dichiarato Scholz in conferenza stampa, annunciando che, questa volta, sarà la Grecia a essere rifornita, e anticipando che accordi simili potrebbero essere stipulati anche con la Polonia. “Oggi ne ho parlato con il primo ministro greco e abbiamo deciso” di procedere in tal senso, ha continuato il cancelliere tedesco: “I ministri della difesa lavoreranno ai dettagli e implementeranno rapidamente questo accordo”. La Germania è stata criticata a più riprese per il mancato invio di armi pesanti all’Ucraina, come anche dal negoziatore nelle trattative di pace Mykhailo Podolyak, che ha twittato in settimana: “Alcuni partner evitano di darci le armi necessarie per paura di un’escalation”.

    Einig und entschlossen setzen wir mit dem 6. EU-Sanktionspaket Russland weiter unter Druck. Das Öl-Embargo umfasst 90 % der Importe aus 🇷🇺. Außerdem hat 🇩🇪 einen Ringtausch mit 🇬🇷 vereinbart. So können Panzer sowjetischer Produktion schnell in die Ukraine geliefert werden. #EUCO
    — Bundeskanzler Olaf Scholz (@Bundeskanzler) May 31, 2022

    Sulla questione energetica, Scholz ha invece ribadito l’impegno tedesco di eliminare la dipendenza dalla Russia, nel caso del petrolio, entro la fine dell’anno. “Sarà una grande sfida per tutti noi”, ha sottolineato il cancelliere, che ha aggiunto, “speriamo che entro la fine dell’anno avvenga la maggior parte dei cambiamenti”. Il leader tedesco ha comunque definito il sesto pacchetto di sanzioni, frutto del vertice UE, un “successo”, difendendo l’esclusione dall’embargo degli oleodotti. “Era importante”, ha scandito il cancelliere, perché alcuni Paesi non sarebbero stati in grado di attuare le misure transitorie con la stessa rapidità di altri. È dal vice-cancelliere tedesco Robert Habeck, citato dalla DPA, che è invece arrivato l’attacco diretto al premier ungherese Viktor Orban, definendo il suo ruolo nelle trattative un poker ‘scellerato’ volto a perseguire “i propri interessi”.

    Annunciato un nuovo accordo con la Grecia per rifornire il Paese dei mezzi corazzati inviati verso Kiev. Il cancelliere tedesco ribadisce l’obiettivo dell’indipendenza dal petrolio russo entro la fine dell’anno

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    Ucraina, Ungheria non consente il passaggio di armi

    Bruxelles – Armi e assistenza militare all’Ucraina, ma non via Ungheria. Budapest si associa agli Stati dell’UE nell’attivazione dello speciale meccanismo di difesa dell’Unione, lo European Peace Facility, ma non concede il proprio territorio per il trasporto di ciò che serve. “Il governo non consente il passaggio di spedizioni di armi letali attraverso l’Ungheria”, l’annuncio che arriva da Zoltan Kovacs, portavoce del governo di Viktor Orban. “Abbiamo accettato di attivare il Fondo europeo per la pace dell’UE, ma non parteciperemo a questo su base nazionale e bilaterale”. Un messaggio oltretutto che intende diffondere la posizione nazionale come espressa dal ministro degli Esteri.

    ⚡️ FM Szijjártó: Government does not allow shipment of lethal weapons to pass through Hungary. We did agree to activating EU’s European Peace Facility, but we won’t take part in this on a national, bilateral basis. #UkraineRussia
    — Zoltan Kovacs (@zoltanspox) February 28, 2022

    Attorno al tavolo dunque umori e posizioni non sono proprio del tutto convergenti. Il portavoce di Orban si sbriga a sgombrare il campo da equivoci, chiarendo che il Paese “sostiene pienamente le posizioni congiunte” dei partner europei, solo che opera dei ‘distinguo’. Sostegno e disponibilità anche a partecipare finanziariamente, ma per ora nessun utilizzo del suolo ungherese per i rifornimenti a sostegno dell’Ucraina contro la Russia.
    La presa di posizione si spiega con ogni probabilità con le elezioni politiche del 3 aprile, una delle più delicate e incerte per Orban. Tanto che Kovacs tocca anche la questione dei rifugiati ucraini e critica gli avversari della maggioranza. “Partito d’opposizione e la stampa liberale dicono a Mosca che siamo divisi e persino spaventano i poveri rifugiati. Vergogna! L’Ungheria è al passo con l’UE, la NATO e diamo il benvenuto a tutti i rifugiati dall’Ucraina”.
    Ma sul contributo bellico niente ruolo attivo. Non solo il governo non consente il passaggio di armi, e munizioni, ma neanche si attiverà per sostituirsi ai partner. Il portavoce di Orban bolla come “fake news” la notizia secondo cui aerei militari ungheresi sarebbero pronti a consegnare armamenti all’Ucraina, a conferma della linea adottata, di partecipazione non attiva. Gli aiuti all’Ucraina dovranno quindi arrivare via Polonia, Romania e Slovacchia.

    Il governo conferma di aver votato per l’attivazione dello European Peace Facility, ma chiarisce di partecipare finanziariamente