La firma dell’Accordo di Associazione Ue con San Marino e Andorra è attesa “entro l’autunno”
Bruxelles – L’accordo c’è, l’intesa è finalizzata, ma per l’entrata in vigore dell’Accordo di Associazione dell’Unione Europea con San Marino e Andorra sono necessari ancora alcuni passaggi formali, che il gabinetto von der Leyen si augura possano chiudersi “al massimo entro la fine dell’anno”. A fornire una tempistica di massima all’indomani della finalizzazione delle “300 pagine di testo” è stato il vicepresidente esecutivo della Commissione Ue responsabile per le Relazioni interistituzionali, Maroš Šefčovič, che nel corso di una conferenza stampa tenutasi ieri pomeriggio (7 maggio) ha messo il punto ai lavori di limatura dei testi giuridici, aprendo la strada all’approvazione finale delle istituzioni Ue e dei due microstati europei.Il vicepresidente della Commissione Europea per le Relazioni interistituzionali, Maroš Šefčovič (7 maggio 2024)“Stiamo avviando la procedura al Consiglio con la traduzione e la discussione, ci aspettiamo che il Consiglio ci autorizzi a firmare l’Accordo di Associazione nel tardo autunno“, ha spiegato Šefčovič sul podio del Berlaymont al fianco del primo ministro di Andorra, Xavier Espot, e del ministro degli Affari Esteri di San Marino, Luca Beccari. Rimane però un velo di incertezza sulla data entro cui il percorso negoziale iniziato nel marzo 2015 si concluderà definitivamente, considerato il fatto che la composizione delle istituzioni incaricate di chiudere l’iter sarà quasi interamente diversa da quella che ha raggiunto l’intesa storica nel dicembre dello scorso anno. A giugno andranno a elezioni sia l’Unione Europea sia San Marino, e questo significa che due attori su tre (Andorra le ha tenute lo scorso anno) avranno nuovi Parlamenti – incaricati di ratificare l’accordo – e nuovi esecutivi, oltre a una nuova presidenza semestrale del Consiglio dell’Ue (dal primo luglio): “Anche la prossima presidenza ungherese è interessata a rapidi progressi“, ha voluto rassicurare Šefčovič.A proposito di quanto è in ballo, il 12 dicembre 2023 le tre parti avevano comunicato i risultati di oltre otto anni di negoziati, con tutti i dettagli di un accordo paragonabile a quello che regola i rapporti tra Bruxelles e Norvegia, Islanda e Liechtenstein. “Probabilmente siamo andati oltre, questo è l’accordo complessivo più completo che ha l’Unione Europea, una sorta di Spazio Economico Europeo +”, aveva esultato il vicepresidente della Commissione Ue. L’accordo prevede la partecipazione di San Marino e Andorra al Mercato interno dell’Ue in condizioni di parità di concorrenza. Inclusi i servizi finanziari, ma in modo progressivo e a seconda dall’esito della verifica della solidità dei quadri normativi e di vigilanza (la condizione preliminare è la conformità alle misure anti-riciclaggio). Parallelamente sarà stabilito un quadro di sviluppo del dialogo e della cooperazione in settori di interesse comune – ricerca e sviluppo, istruzione, politica sociale, ambiente, protezione dei consumatori, cultura o cooperazione regionale – e uno istituzionale per l’interpretazione e l’applicazione dell’accordo in linea con la giurisprudenza europea (di cui la Corte di Giustizia Ue è arbitro ultimo per le controversie).I negoziati per l’Accordo di Associazione erano iniziati nel marzo del 2015, ma le conseguenze della guerra russa in Ucraina hanno portato a un’accelerazione: il 30 giugno 2022 era stata presentata una roadmap per arrivare alla firma entro il 2024 degli Accordi di Associazione con Andorra, Monaco e San Marino. Tuttavia a fine agosto 2023 i presidenti dell’Autorità bancaria europea (Eba), dell’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (Esma) e dell’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (Eiopa) avevano avvertito la Commissione che finalizzare questi accordi potrebbe aprire le porte del Mercato Unico a una destabilizzazione dei servizi finanziari. Nel giro di due settimane la consigliera del ministero degli Affari esteri e della cooperazione del Principato di Monaco, Isabelle Berro-Amadei, aveva concordato con il braccio destro di Ursula von der Leyen che “le condizioni non erano mature per concludere un accordo”. Il lavoro è così continuato solo con San Marino e Andorra.San Marino, Andorra e gli altri microstati europeiA oggi i due microstati europei in questione hanno status diversi. Né San Marino né Andorra sono parte dello spazio Schengen (che prevede la libera circolazione delle persone tra Stati membri Ue e l’abolizione delle frontiere comuni), tuttavia esiste un’unione doganale con l’Unione dal 1991: solo San Marino lo è anche per i prodotti agricoli dal 2002. Andorra mantiene parte dei suoi controlli al confine, solamente in alcuni valichi di frontiera con la Spagna. Per quanto riguarda il Principato di Monaco – che ha fatto un passo indietro dall’Accordo di Associazione a settembre 2023 – attualmente è in una situazione ibrida, e applica alcune politiche dell’Ue attraverso la relazione speciale che ha con la Francia: è membro di fatto di Schengen, mentre è a pieno titolo parte del territorio doganale dell’Unione.Per quanto riguarda gli altri microstati europei, il Liechtenstein è l’unico a far parte dello Spazio economico europeo e del Mercato Unico (dal primo maggio del 1995), mentre dal 19 dicembre del 2011 ha firmato gli accordi Schengen. La Città del Vaticano è il più piccolo Stato riconosciuto al mondo e ha solamente il confine aperto con l’Italia. Tutti i microstati europei (fatta eccezione per il Liechtenstein, che usa il franco svizzero) usano come moneta ufficiale l’euro e hanno il diritto di coniarne un numero limitato, perché viene riconosciuto loro l’aver utilizzato o essere stati legati a valute non più in circolazione di alcuni Paesi membri (lira per San Marino e Città del Vaticano, franco francese per Monaco, peseta spagnola e franco francese per Andorra). Da parte di Bruxelles non c’è l’interesse di integrare nessuno dei microstati europei come Paese membro, dal momento in cui sarebbe eccessivamente complesso gestire questioni interne all’Unione (come le presidenze di turno del Consiglio dell’Ue, o il diritto di veto degli Stati membri) per entità territoriali troppo limitate a livello di superficie e popolazione. LEGGI TUTTO