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    Gli impegni dei leader G7: indipendenza energetica, fondi per sicurezza alimentare e nuove sanzioni “se necessario”

    Bruxelles – Un’unità “straordinaria”, come l’ha definita il premier Mario Draghi, come forse mai prima d’ora, è quella che è risultata dal vertice dei leader del G7 di oggi (giovedì 24 marzo) sulla risposta alla guerra tra Ucraina e Russia, in linea con le precedenti discussioni in seno alla NATO. “Siamo pronti ad applicare ulteriori misure restrittive come richiesto, se necessario, continuando ad agire in unità nel farlo“, si legge nella dichiarazione conclusiva dell’incontro dei capi di Stato e di governo di Italia, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti e Canada, insieme ai presidenti della Commissione, Ursula von der Leyen, e del Consiglio Europeo, Charles Michel. “Lodiamo quei partner che si sono allineati con noi in questi sforzi”, hanno aggiunto i leader, chiamando a raccolta tutti gli alleati e i Paesi terzi che hanno condiviso i quattro pacchetti di sanzioni (come la tradizionalmente neutrale Svizzera).
    Oltre al sostegno all’Ucraina e alla condanna senza appello dell’aggressione militare scatenata dalla Russia, nelle conclusioni del vertice del G7 è ampio lo spazio dedicato alla questione energetica e alimentare. “Stiamo facendo ulteriori sforzi per ridurre la nostra dipendenza dall’energia russa“, anche attraverso la ricerca di “forniture alternative sicure e sostenibili” e il sostegno “attivo” dei Paesi che vogliono eliminare “gradualmente” la propria dipendenza dalle importazioni di gas, petrolio e carbone russo. In caso di possibili interruzioni delle forniture in arrivo da Mosca, “agiremo in modo solidale e in stretto coordinamento”, mettono in chiaro i leader del Gruppo dei 7. L’appello è rivolto in particolare all’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (OPEC), invitati ad “agire in modo responsabile e ad aumentare le consegne ai mercati internazionali”, per assicurare forniture energetiche globali “stabili e sostenibili”. Nessun passo indietro, in ogni caso, sul raggiungimento degli obiettivi dell’accordo di Parigi e del patto sul clima di Glasgow per limitare l’aumento delle temperature a 1,5 gradi centigradi. Sul fronte dell’aumento dei prezzi dell’energia, è stata condannata la decisione di Vladimir Putin di “mettere a rischio la ripresa economica globale, minare le catene globali del valore e di causare gravi impatti sui Paesi più fragili”.
    La preoccupazione dei leader del G7 va oltre l’energia e riguarda anche l’agricoltura, messa sotto pressione dalla guerra scatenata dalla Russia in Ucraina. Nessun divieto di esportazione o misure restrittive al commercio, mercati aperti e trasparenti. Mentre “l’attuazione delle nostre sanzioni contro la Russia tiene conto della necessità di evitare un impatto sul commercio agricolo globale”, sarà necessario adottare misure per “rispondere alla crisi”. Tra queste anche un “uso coerente di tutti gli strumenti e meccanismi di finanziamento” che permettano di “affrontare la sicurezza alimentare e costruire la resilienza nel settore agricolo in linea con gli obiettivi climatici e ambientali”. In questo senso dovranno essere affrontate “potenziali interruzioni della produzione agricola e del commercio”, ma è stato anche annunciato l’aumento del contributo collettivo “alle istituzioni internazionali pertinenti”, come il Programma Alimentare Mondiale (PAM), “per fornire sostegno ai Paesi con insicurezza alimentare acuta”. Al vertice del G7 è stato anche deciso di chiedere una sessione straordinaria del Consiglio dell’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), in modo da affrontare le conseguenze della guerra tra Russia e Ucraina sul piano della sicurezza alimentare e dell’agricoltura mondiale.
    Sullo sfondo rimane la minaccia nucleare. “L’attacco della Russia ha già messo a rischio la sicurezza dei siti nucleari in Ucraina”, hanno denunciato i leader del G7, avvertendo Mosca che “deve rispettare i suoi obblighi internazionali e astenersi da qualsiasi attività pericolosa“, garantendo il controllo “senza ostacoli” da parte delle autorità ucraine e il pieno accesso all’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica. L’avvertimento sul possibile uso di “armi chimiche, biologiche e nucleari” ricalca quello del vertice NATO, con la denuncia “categorica” della campagna di disinformazione “completamente infondata della Russia contro l’Ucraina, uno Stato che rispetta pienamente gli accordi internazionali di non proliferazione”.
    Rispetto al richiamo esplicito alla Cina della dichiarazione dei leader NATO, i riferimenti a Pechino del Gruppo dei 7 rimangono solo tra le righe: “Esortiamo tutti i Paesi a non dare assistenza militare o di altro tipo alla Russia per aiutare a continuare la sua aggressione in Ucraina”, è la risposta al rischio che il governo cinese possa pendere verso un appoggio militare ed economico. Nella stessa direzione si inserisce la “preoccupazione per altri Paesi che hanno amplificato la campagna di disinformazione della Russia”. In tutte le condanne dell’aggressione dell’Ucraina, non va dimenticato che Cremlino e popolazione non necessariamente coincidono agli occhi del mondo: “I cittadini russi devono sapere che non abbiamo nessun rancore nei loro confronti”, ma “sono Putin, il suo governo e sostenitori – compreso il regime di Alexander Lukashenko in Bielorussia – che stanno imponendo questa guerra e le sue conseguenze”. Una decisione che “infanga la storia del popolo russo”, hanno puntato il dito i leader del G7.

    Al vertice del Gruppo dei Sette decise “ulteriori misure restrittive” ai danni della Russia in caso di nuove escalation. I Paesi esportatori di petrolio chiamati a garantire “forniture stabili e sostenibili” e ad aumentare le consegne in caso di interruzioni da Mosca

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    Gli effetti delle sanzioni. Il leader russo dei fertilizzanti e del carbone chiede la pace in Ucraina, “o sarà crisi alimentare”

    Bruxelles – Al diciannovesimo giorno di guerra in Ucraina, si iniziano ad aprire le prime crepe nel cerchio magico di Vladimir Putin. In un’intervista rilasciata a Reuters, l’oligarca russo Andrey Melnichenko – re del settore dei fertilizzanti e del carbone e finito nella lista delle sanzioni UE – ha fatto un appello alla risoluzione pacifica del conflitto in Ucraina: “Ne abbiamo bisogno urgente, perché una delle vittime di questa crisi sarà l’agricoltura e il cibo in tutto il mondo“. In attesa del quarto pacchetto di misure restrittive (previsto per oggi), le decisioni prese da Bruxelles in coordinamento con i partner del G7 sembrano aver dato uno scossone non solo all’economia russa, ma anche al mondo imprenditoriale vicino al Cremlino. Che davanti alla chiusura dei mercati globali e alla perdita di fatturato potrebbe abbandonare la nave dell’autocrate russo.
    Fondatore di EuroChem (uno dei più grandi produttori di fertilizzanti) e di SUEK (il principale produttore di carbone della Russia), Melnichenko è l’ottavo oligarca russo per patrimonio stimato (17,9 miliardi) e compare tra gli 862 individui colpiti dalle sanzioni dell’UE, dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina lo scorso 24 febbraio. “La guerra ha già portato all’impennata dei prezzi dei fertilizzanti che non sono più accessibili agli agricoltori”, ha sottolineato Melnichenko, avvertendo che “ora porterà a un’inflazione alimentare ancora più alta in Europa e a probabili carenze di cibo nei Paesi più poveri del mondo”. Senza fare diretto riferimento a Putin, l’oligarca russo ha definito “veramente tragici” gli eventi in Ucraina, giustificando così la propria presa di posizione a favore della pace.
    Ma è chiaro che la vera determinante è la componente economica. Il rischio di essere trascinati verso il basso dall’isolamento internazionale sta iniziando a diventare concreto per gli imprenditori miliardari russi. La Russia è uno dei principali produttori al mondo di potassio, fosfato e fertilizzanti contenenti azoto ed EuroChem, che è una delle prime cinque aziende di fertilizzanti al mondo, sarebbe messa in ginocchio da una crisi alimentare globale. Lo scorso 9 marzo Melnichenko si è dimesso da membro del Consiglio di amministrazione e dalla direzione dell’azienda, dopo che l’UE lo ha sanzionato per la sua partecipazione a un incontro al Cremlino con Putin e altri 36 uomini d’affari, identificandolo come uno dei principali uomini d’affari coinvolti nei settori economici-chiave per il il finanziamento della campagna militare russa. Sabato scorso (12 marzo) la polizia italiana ha sequestrato nel porto di Trieste lo yacht di Melnichenko, il Sailing Yacht A di 143 metri e dal valore di 530 milioni di euro.

    Si iniziano a intravedere le prime crepe nel cerchio magico di Putin dopo i tre pacchetti di misure restrittive UE e G7 (in attesa del quarto): l’oligarca Melnichenko fa un appello “urgente” alla fine del conflitto in Ucraina: “Una delle vittime di questa crisi sarà l’agricoltura e il cibo in tutto il mondo”

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    UE e USA rinsaldano il dialogo con una piattaforma transatlantica sull’agricoltura sostenibile

    Bruxelles – Rinsaldare la cooperazione transatlantica sui temi dell’agricoltura sostenibile. A questo fine, UE e Stati Uniti hanno lanciato oggi una piattaforma congiunta per scambiarsi “conoscenze e informazioni e promuovere la comprensione e la fiducia reciproche” per affrontare insieme sfide globali che riguardano la filiera agroalimentare. In altre parole, l’obiettivo è quello di superare le ormai note distanze ideologiche tra i due partner commerciali ritrovati, anche sul piano dell’agroalimentare.

    Today I joined @EUAgri @jwojc to announce the transatlantic ag cooperation platform. This is the first real opportunity in almost a decade for our respective ministries to work in partnership to ensure a sustainable, climate-smart future for agriculture. https://t.co/XClJH2DTuF pic.twitter.com/PHOOOcFtY9
    — Secretary Tom Vilsack (@SecVilsack) November 3, 2021

    “Stiamo riaffermando il nostro impegno reciproco per una produzione agricola sostenibile e rispettosa del clima, riconoscendo che siamo entrambi impegnati in molteplici modi efficaci per raggiungere i risultati desiderati reciprocamente”, scrivono in una dichiarazione congiunta Janusz Wojciechowski e Tom Vilsack annunciando la nascita della piattaforma con cui dare vita a “un nuovo capitolo nella collaborazione UE-USA”. Il commissario europeo all’Agricoltura e il segretario per l’agricoltura degli Stati Uniti hanno spiegato l’iniziativa in occasione di un evento organizzato dal think tank Farm Europe che si è tenuto questa mattina a Bruxelles.
    Nonostante i passi avanti fatti sul piano commerciale dopo i quattro anni di rottura con Donald Trump, Washington e Bruxelles viaggiano ancora su strade diverse quando si parla di sostenibilità e di produttività della filiera della filiera agroalimentare. Solo di recente il segretario Vilsack si è detto contrario alla strategia europea Farm to Fork, perché accusata di portare danni alla produttività della filiera in nome di una maggiore sostenibilità dal punto di vista ambientale. Nonostante questo, è condiviso tra i due lati dell’oceano il pensiero di dover affrontare insieme queste divisioni per avere un rapporto commerciale di successo. “Sarà necessario concentrarsi su queste difficoltà per superarle”, aveva detto Vilsack di fronte all’Europarlamento solo qualche mese fa.
    “Abbiamo più cose in comune di quanto si possa immaginare”, ha voluto precisare invece il commissario europeo, parlando in termini sia di caratteristiche comuni della filiera agricola che di opportunità. Mentre il segretario statunitense ha rimarcato nuovamente che sebbene la metà finale sia la stessa – ovvero un’agricoltura sostenibile a emissioni zero – sul percorso per arrivarci, Unione Europea e Stati Uniti hanno visioni diverse, dalle nuove tecniche per la modifica del genoma su cui Bruxelles punta a presentare una nuova legislazione all’uso degli ormoni nelle carni bovine.
    Questa nuova piattaforma per mantenere un dialogo più costante nasce con l’idea di appianare queste divergenze. “Dobbiamo lavorare insieme per ideare sistemi e soluzioni che siano utili per i produttori agricoli, buoni per i consumatori, buoni per le imprese, buoni per le nostre comunità e buoni per il nostro pianeta. Ciò include mercati equi e aperti a livello locale, regionale e internazionale che rafforzano la sicurezza alimentare e i sistemi alimentari sostenibili”, conclude la nota congiunta.

    “Un nuovo capitolo nella collaborazione UE-USA”, affermano il commissario europeo Janusz Wojciechowski e il segretario statunitense Tom Vilsack annunciando l’iniziativa da Bruxelles. Scambio di conoscenze e informazioni per “affrontare insieme le sfide globali” che riguardano la filiera

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    COP26, Johnson: nuove tecnologie per dimezzare le emissioni di CO2 al 2030

    Bruxelles – ‘Ripulire’ i cinque principali settori ad alta impronta di carbonio, quelli che insieme contribuiscono al 50% delle emissioni globali di anidride carbonica, tra i principali fattori del surriscaldamento del pianeta. La comunità internazionale riunita a Glasgow per la conferenza delle Nazioni Unite sul clima (COP26) tenta di riscrivere le regole del gioco, con il Regno Unito che rivendica un ruolo guida in tal senso. Sul tavolo negoziale è arrivata la proposta per dimezzare le emissioni di CO2 a firma del primo ministro britannico Boris Johnson. Si tratta di un’agenda di contrasto ai cambiamenti climatici che passa per l’utilizzo di nuove soluzioni a basso impatto ambientale nei comparti energia, trasporto su strada, acciaio, idrogeno e agricoltura.
    Londra propone un piano internazionale per fornire tecnologia pulita e conveniente ovunque entro il 2030, sostenuta e sottoscritta da “oltre 40 leader mondiali”, fa sapere la delegazione britannica. Tra gli aderenti  Stati Uniti, India, UE, Cina, economie in via di sviluppo e alcuni dei paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici, che insieme rappresentano oltre il 70 per cento dell’economia mondiale e di ogni regione .
    In base all’agenda Paesi e aziende si coordineranno per “accelerare drasticamente” lo sviluppo e l’impiego di nuovi modelli produttivi. Si punta ad energia pulita per tutti, al fine di soddisfare il proprio fabbisogno energetico in modo efficiente entro la fine del decennio. In secondo luogo i veicoli dovranno diventare “la nuova normalità”, accessibile in tutte le regioni. Ancora, nel settore siderurgico si vuole un uso efficiente e una produzione di acciaio a emissioni quasi zero. Cambiamenti anche per quanto riguarda l’idrogeno: si vuole quello rinnovabile a prezzi accessibili disponibile a livello globale. Infine si vuole un settore primario in grado di adattarsi alle sfide poste dai cambiamenti del clima.
    Tutto questo si traduce in iniziative internazionali per accelerare l’innovazione e ampliare le industrie verdi. Si tratta di in particolare di regole comuni internazionali, non solo per aree geografiche od organizzazioni. Il piano britannico suggerisce di “allineare politiche e standard”, e apre a cooperazione internazionale nel settore della ricerca industriale attraverso maggiori “sforzi di ricerca e sviluppo”.
    Riuscire in questi cinque settori, stimano i britannici, potrebbe creare 20 milioni di nuovi posti di lavoro a livello globale e aggiungere oltre 16 trilioni di dollari (cioè 16 milioni di milioni) sia nelle economie emergenti che in quelle avanzate. 
    “Facendo della tecnologia pulita la scelta più conveniente, accessibile e attraente, il punto di partenza predefinito in quelli che sono attualmente i settori più inquinanti, possiamo ridurre le emissioni in tutto il mondo”, sostiene Johnson. Il premier britannico sostiene convintamente che i Glasgow Breakthroughs, nome dato da Londra alla sua proposta per dimezzare le emissioni di CO2, “daranno una spinta in avanti, in modo che entro il 2030 le tecnologie pulite possano essere godute ovunque, non solo riducendo le emissioni ma anche creando più posti di lavoro e maggiore prosperità”.

    Il premier vuole velocizzare lo sviluppo di tecnologia pulita nei comparti energia, trasporto su strada, acciaio, idrogeno e agricoltura. Fondamentali regole e alleanze internazionali

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    Agroalimentare, sui ‘nuovi OGM’ si gioca il rilancio della partnership commerciale tra UE e USA

    Bruxelles – La meta è la stessa, un’agricoltura sostenibile a emissioni zero. Ma sul percorso per arrivarci, Unione Europea e Stati Uniti hanno visioni diverse e non lo nasconde Tom Vilsack, Segretario di Stato americano per l’agricoltura, che ieri (12 luglio) si è confrontato virtualmente con gli eurodeputati della commissione per l’Agricoltura (AGRI), che lo hanno ringraziato a più riprese per la sospensione dei dazi sui prodotti agricoli europei nel contesto del contenzioso Boeing/Airbus. Pronti a buttarsi alle spalle anni di relazioni tese durante l’amministrazione di Donald Trump anche in termini commerciali.
    Tom Vilsack, Segretario di Stato americano per l’agricoltura
    Da qui in poi le relazioni commerciali devono ripartire, anche sul piano agroalimentare. Ma non mancano “serie e difficili” questioni da risolvere. “Il rapporto con l’UE dal punto di vista commerciale ha degli aspetti critici, è sempre stato difficile nei negoziati trovare una intesa perché percorriamo strade diverse verso sostenibilità e produttività”, ha detto Vilsack nel suo intervento di apertura. “Sta a noi affrontare queste divisioni per avere un rapporto commerciale di successo, sarà necessario concentrarsi su queste difficoltà per superarle”.
    Tra gli aspetti commerciali su cui emergono posizioni distanti ci sono le nuove tecniche di modifica del genoma (NBT) – banalmente chiamate ‘nuovi OGM’ – che per gli Stati Uniti sono un modo efficace “per migliorare redditività e produttività” del settore, ma anche portare allo sviluppo di tecniche innovative, ad esempio misure più efficaci di sequestro di carbonio. L’obiettivo di Washington è quello di portare anche il comparto agricolo a nuove emissioni nette zero entro la metà del secolo. Secondo diversi studi pubblicati in UE, i prodotti NGT possono contribuire a sistemi alimentari sostenibili perché sviluppano piante più resistenti alle malattie, o alle condizioni ambientali o ancora agli effetti dei cambiamenti climatici. Ma anche perché i prodotti possono beneficiare di qualità nutrizionali più elevate come un contenuto di acidi grassi più sano e una ridotta necessità di altri input agricoli, come i pesticidi. 
    In UE il tema dei “nuovi OGM” è scivoloso: nel quadro della Farm to Fork, la Commissione Europea ha annunciato di voler lavorare a un nuovo quadro giuridico sulle biotecnologie agrarie, ovvero su queste nuove tecniche genomiche (NGT) che servono ad alterare il genoma di un organismo e che – riconosce l’UE – “hanno il potenziale per contribuire a un sistema alimentare più sostenibile come parte degli obiettivi del Green Deal europeo”. Per chi le sostiene, sono tecniche che nulla hanno a che vedere con gli organismi geneticamente modificati (OGM) tradizionali. L’apertura annunciata appena pochi mesi fa per aggiornare il quadro normativo attuale sugli OGM è accolto con freddezza dalla parte più ambientalista dell’Europarlamento e anche del mondo ecologista. “Riconosco che in UE potrebbe esserci una impostazione diversa, ma a causa di questa impostazione diversa la nostra capacità di accedere al mercato europeo è limitata”, ha spiegato il segretario americano.
    Norbert Lins, eurodeputato presidente della commissione AGRI
    Questo crea una barriera commerciale. “La nostra capacità di esportare prodotti sul vostro mercato è limitata, è complicato parlare di libero scambio e di commercio equo quando siamo di fronte al nostro deficit commerciale (con l’UE)”, ha osservato Vilsack. Il messaggio è chiaro: se vogliamo rinsaldare i legami commerciali UE, servirà fare progressi con soluzioni “creative” per aiutare a far avanzare i negoziati commerciali tra le due parti. Non solo tecniche genomiche, il segretario di Stato cita tra gli elementi conflittuali anche gli ormoni per le carni bovine.
    Vilsack annuncia anche un cambio di passo nella politica agroalimentare statunitense, con la necessità di concentrarsi sui redditi agricoli. Negli ultimi cinquant’anni “ci siamo concentrati sulla produttività ma non abbiamo riconosciuto l’importanza della redditività delle piccole e medie imprese agricole”. Cita diversi studi pubblicati in USA secondo cui la “maggior parte degli agricoltori sono in grado di sostenere l’attività solo facendo anche altri lavori”. “Sono convinto che una forte cooperazione UE-USA non solo avvantaggia gli agricoltori di entrambe le parti, ma incoraggi anche a trovare modi per affrontare il difficile tema del cambiamento climatico”, ha commentato il presidente della commissione AGRI, Norbert Lins, al termine del colloquio virtuale. “Insieme, troveremo una soluzione per massimizzare il supporto di cui i nostri agricoltori e le aree rurali hanno bisogno, che sono la spina dorsale della nostra società”.

    Visioni diverse su come rendere la filiera agroalimentare sostenibile e produttiva limitano “la nostra capacità di accedere al mercato europeo”, ha detto il Segretario di stato americano Tom Vilsack al Parlamento europeo, citando le nuove tecniche di modifica del genoma (NBT) tra le possibili barriere commerciali che andranno superate