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    Transizione energetica e sicurezza alimentare, per von der Leyen “la partnership con l’Africa è più importante che mai”

    Bruxelles – La partnership tra i 27 Paesi Ue e l’Unione Africana “è oggi più importante che mai”. Così la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha sottolineato il valore dell’undicesimo Commission-to-Commission meeting con il suo omologo dell’Unione Africana, Moussa Faki Mahamat, tenutosi oggi (28 novembre) a Bruxelles.
    L’ultimo incontro era stato l’Ue-Ua summit del 17-18 febbraio scorso, due giorni prima dell’inizio della guerra d’aggressione russa in Ucraina: durante quel vertice, von der Leyen aveva annunciato la mobilitazione di 150 miliardi di euro per il programma Africa-Europa, finanziati sotto l’ombrello del Global Gateway Investment. Poi la reazione a catena provocata dalla guerra, con la minaccia ingombrante delle crisi alimentare ed energetica.
    Moussa Faki Mahamat e Ursula von der Leyen
    Nel bilaterale di oggi tra von der Leyen e Faki, la sicurezza alimentare e l’energia l’hanno fatta da padrona: la presidente della Commissione si è detta pronta a “mobilitare più di 4,5 miliardi di euro fino al 2024” per garantire un’assistenza immediata di generi alimentari, ma anche “per migliorare e aumentare la produzione sul continente africano con tecnologie moderne”. Su quest’ultimo punto, i due leader si sono accordati oggi per lanciare una nuova task force congiunta sui fertilizzanti, per coordinare gli investimenti con l’obiettivo di rendere le nuove generazioni di fertilizzanti accessibili e convenienti sul territorio africano.
    Lo stesso principio, quello del supporto Ue allo sviluppo del know-how necessario alla produzione locale, vale anche per l’energia: “l’Africa potrebbe diventare il maggior esportatore di energia pulita del mondo”, ha dichiarato von der Leyen, sottolineando l’opportunità che la transizione energetica potrebbe rappresentare per un continente che possiede “un’enorme abbondanza di risorse per l’energia pulita”, che garantirebbero a più di 600 milioni di africani che vivono senza elettricità, “l’accesso a energia prodotta in casa”.
    Il terzo focus dell’incontro tra i due presidenti è stata l’effettiva implementazione delle priorità comuni: lo strumento finanziario da 150 miliardi è operativo e, come ribadito in mattinata anche dall’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, “è stato fatto tutto in modo da evitare che l’Africa paghi le conseguenze della guerra in Ucraina dal punto di vista delle risorse Ue”, che significa che “nessun euro allocato per l’Africa finirà in Ucraina”. Bruxelles ha già firmato delle partnership con Namibia e Egitto, a margine della COP27 di Sharm el-Sheik, per la produzione di idrogeno verde e sarebbe pronta a siglare “un nuovo accordo finanziario per 750 milioni di euro” da investire in progetti di digitalizzazione, infrastrutture e trasporti, che secondo Moussa Faki Mahamat sono “la chiave per lo sviluppo economico e sociale del continente”.
    Ma il progresso economico, in Africa passa per forza anche dalla giustizia climatica: il presidente dell’Unione Africana ha salutato con favore l’istituzione del fondo “loss&damage” per compensare i danni dei cambiamenti climatici nei Paesi più colpiti, ma si è detto preoccupato perché “troppo spesso le promesse non sono state mantenute”. Moussa Faki ha ricordato i 100 miliardi in aiuti economici ai Paesi più poveri, su cui la comunità internazionale si era impegnata alla COP15 di Copenaghen nel 2009, che ancora non sono arrivati.

    A Bruxelles l’incontro con il presidente della Commissione dell’Unione Africana, Moussa Faki Mahamat: pronti 4,5 miliardi per l’assistenza alimentare e una nuova task force congiunta sui fertilizzanti. Si è parlato anche di crisi energetica, per von der Leyen “l’Africa potrebbe diventare il maggior esportatore di energia pulita al mondo”

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    Cos’è la Grande Muraglia Verde contro i cambiamenti climatici in Africa che l’UE finanzierà con il Global Gateway

    Bruxelles – Oltre 8 mila chilometri che attraversano da ovest a est il continente africano, dal Senegal a Gibuti, passando da altri 18 Paesi delle regioni del Sahara, del Sahel e del Corno d’Africa: una Grande Muraglia Verde contro la desertificazione, gli effetti dei cambiamenti climatici e l’insicurezza alimentare. L’Unione Europea sostiene dal primo giorno l’iniziativa per affrontare le più urgenti minacce che incombono in Africa – siccità, carestie, conflitti, migrazioni – e ora, attraverso la sua strategia globale per lo sviluppo di infrastrutture e interconnesioni sostenibili, è pronta a porre “un altro mattone nel muro verde” con finanziamenti e sostegno economico.
    Il progetto approvato dalla Conferenza dei capi di Stato e di governo della Comunità degli Stati del Sahel e del Sahara nel giugno del 2005 in Burkina Faso e nato ufficialmente due anni più tardi si pone l’obiettivo di attraversare per il verso della larghezza l’intero continente africano, da ovest a est, ripristinando 100 milioni di ettari di terreno degradato, sequestrando 250 milioni di tonnellate di carbonio dai terreni e creando 10 milioni di posti di lavoro verdi nelle aree rurali entro la fine del decennio. Una volta completata, la Grande Muraglia Verde sarà “la più grande struttura vivente del pianeta, tre volte più grande della Grande Barriera Corallina”, come si legge nella presentazione del progetto guidato dall’Unione Africana.
    Nel suo sforzo di combattere cambiamenti climatici e desertificazione, la Grande Muraglia Verde contribuirà direttamente anche agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) 2030 delle Nazioni Unite. A 15 anni dal via libera, è stato completato circa il 15 per cento del progetto, con risultati tangibili almeno in 11 Paesi che hanno aderito, dalla Mauritania all’Etiopia, dal Mali al Sudan, passando dalla Nigeria, il Chad, il Niger e l’Eritrea. La barriera verde svolgerà anche un ruolo cruciale nel garantire al continente africano la sicurezza alimentare messa ancora più a rischio dal blocco russo delle esportazioni di cereali dall’Ucraina, e su questo punto l’Unione Europea è toccata direttamente.
    Oltre a mobilitare 600 milioni di euro per rafforzare la produzione locale nei Paesi vulnerabili, in aggiunta al pacchetto già annunciato di 3 miliardi di euro per la sicurezza alimentare globale, la Commissione UE è pronta a mobilitare la sua strategia per le infrastrutture sostenibili Global Gateway per alzare il “baluardo contro l’insicurezza alimentare e il cambiamento climatico”. Lo ha messo in chiaro la presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, nel suo intervento di apertura delle Giornate europee dello sviluppo 2022 questa mattina (21 giugno). Spiegando che Bruxelles “aiuterà a completare il progetto di milioni di ettari per un’alimentazione sostenibile nel continente”, la leader della Commissione ha sottolineato con forza che “la soluzione sul medio e lungo termine è la produzione e la resilienza in loco”. Sul breve termine, invece, l’Unione “sta lavorando duro con l’Ucraina per garantire le esportazioni di grano e con i Paesi più vulnerabili nel mondo per combattere la crisi alimentare” determinata dall’attacco del Cremlino “contro la produzione agricola e il commercio di cereali” dai porti nel Mar Nero, “che sta causando l’insicurezza alimentare soprattutto in Africa”.

    Il progetto guidato dall’Unione Africana punta a creare una barriera naturale di 8 mila chilometri contro la desertificazione e per garantire la sicurezza alimentare nella regioni del Sahara e del Sahel. L’UE metterà “un altro mattone nel muro verde” con la sua strategia globale

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    Il direttore Robustelli a Radio inBlu: L’Occidente lavora per essere unito, mentre la guerra colpisce pesante l’Africa

    Bruxelles – Il direttore di Eunews Lorenzo Robustelli è intervenuto questa mattina a Radio inBlu2000 nella trasmissione “Buongiorno”, condotta da Chiara Placenti. Il tema è la risposta occidentale alla guerra russa in ucraina e gli effetti del conflitto in Africa.
    Puoi ascoltare qui la registrazione.

    Nella trasmissione “Buongiorno”, condotta da Chiara Placenti

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    Dai vaccini alle somministrazioni, l’UE prepara il vertice con i Paesi africani aumentando i finanziamenti alla regione

    Bruxelles – Dalle esportazioni di vaccini anti COVID ai fondi per aiutare i Paesi africani ad aumentare il loro tasso di vaccinazione, ancora troppo basso non tanto per la mancanza di dosi, quanto per il loro mancato assorbimento. La Commissione Europea prepara il terreno per il summit UE-Unione Africana che si terrà il 17 e 18 febbraio a Bruxelles e in visita in Senegal questa settimana ha annunciato un aumento della spesa da parte UE per incrementare il tasso di vaccinazione nei Paesi africani più in ritardo con le somministrazioni. 
    “Dobbiamo compiere sforzi per accelerare le vaccinazioni”, ha affermato mercoledì 9 febbraio la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, in una conferenza a Dakar, in Senegal, che dal 5 febbraio è presidente di turno dell’Unione africana. Da lì ha annunciato che l’UE spenderà ulteriori 125 milioni di euro per aiutare i Paesi africani a garantire la corretta distribuzione delle dosi, formare il personale medico e somministrare le dosi. Bruxelles e gli Stati hanno già stanziato solo a questo scopo 300 milioni di euro, condividendo con i partner africani quasi 145 milioni di dosi di vaccini contro il coronavirus, con l’obiettivo di condividere un totale di almeno 450 milioni di dosi entro questa estate.

    Ma ora lo sforzo per aumentare i tassi di vaccinazione non va concentrato tanto sulla condivisione delle dosi, quanto sulla capacità di assorbimento in loco. I Paesi africani hanno avviato le loro campagne di vaccinazione molto più tardi rispetto agli Stati più ricchi, che hanno concentrato la maggior parte delle dosi di vaccini durante i primi mesi di pandemia.
    Negli ultimi mesi, con maggiore disponibilità di dosi grazie ad un forte aumento della capacità produttiva anche in Europa (Bruxelles è in grado di produrre 300 milioni di dosi al mese), sono aumentate le forniture per i Paesi africani e a basso e medio reddito, che però stanno incontrando difficoltà ad assorbirle e somministrarle. I motivi sono diversi, tra le capacità di stoccaggio limitate nei Paesi in cui arrivano le dosi, le scarse infrastrutture sanitarie o la breve durata di conservazione dei vaccini.
    La lotta alla pandemia in Africa avrà un ruolo di primo piano al vertice della prossima settimana, ma non sarà l’unico investimento di rilievo. Ad appena due mesi dalla pubblicazione della strategia d’investimento globale Global Gateway, von der Leyen ha annunciato ieri la mobilitazione di 150 milioni di euro per il programma Africa-Europa, ovvero il primo piano regionale sotto l’ombrello della Global Gateway. Le iniziative annunciate da von der Leyen in questa settimana anticipano un nuovo pacchetto di investimenti Africa-Europa di cui discuteranno i leader la prossima settimana, che tenga conto delle sfide globali prioritarie come i cambiamenti climatici e la decarbonizzazione dell’economia africana.

    Von der Leyen annuncia 125 milioni di euro per aiutare i partner africani a garantire la corretta distribuzione e somministrazione delle dosi e per formare il personale medico. “Dobbiamo compiere sforzi per accelerare le vaccinazioni”, non tanto con la condivisione delle dosi, quanto aumentando la capacità di assorbimento in loco