Bruxelles condanna la legge dei talebani che vieta alle donne afghane di far sentire la propria voce in pubblico
Bruxelles – Anche le istituzioni dell’Unione europea si sono infine unite al resto della comunità internazionale nel condannare nettamente le nuove norme che limitano fortemente la libertà della popolazione civile in Afghanistan, soprattutto femminile. Le donne del Paese asiatico non potranno più, letteralmente, far sentire la propria voce in pubblico né mostrare alcuna porzione del loro corpo (incluso il volto), che andrà interamente coperto. L’Unione europea è “sconcertata” dalla nuova legge sulla “propagazione della virtù e la prevenzione del vizio” entrata in vigore mercoledì scorso (21 agosto) dai talebani, che tra le altre cose ha imposto non solo uno stretto codice di abbigliamento per le donne afghane – imponendo loro di non lasciare scoperta nessuna parte del proprio corpo o del proprio volto – ma anche il divieto di ascoltare la loro voce nel canto, nella recita o nella lettura in pubblico e, in generale, in ogni luogo che non sia un’abitazione privata. È fatto inoltre divieto alle donne di guardare direttamente uomini che non siano loro parenti o loro familiari, e viceversa. In una nota dell’Alto rappresentante del blocco per la politica estera, Josep Borrell, si legge che tra i motivi di più forte preoccupazione c’è il fatto che “il decreto estende ulteriormente il potere del cosiddetto Ministero per la Promozione della Virtù e la Prevenzione del Vizio al di là di un ruolo consultivo, poiché ora gli è stato conferito un chiaro mandato per far rispettare il decreto”, il che aprirà con ogni probabilità la porta a nuove azioni violente da parte delle forze dell’ordine talebane. “Questo, insieme alle restrizioni imposte”, continua il comunicato, “viola gli obblighi legali e i Trattati di cui l’Afghanistan è parte, anche minando il diritto del popolo afghano a un giusto processo”. L’Ue, per tramite del capo del suo servizio esterna, esorta dunque le autorità di Kabul a “porre fine a questi abusi sistematici contro le donne e le ragazze afghane, che potrebbero configurare una persecuzione di genere, che è un crimine contro l’umanità secondo lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale”, che l’Afghanistan ha ratificato.Bruxelles si accoda così ad una lunga lista di governi ed organizzazioni internazionali che hanno già denunciato come una violazione dei più basilari diritti umani le nuove norme decretate dai talebani. Le Nazioni unite, ad esempio, hanno ribadito che, fintantoché persistono restrizioni di questo genere sulle ragazze e le donne afghane, sarà virtualmente impossibile considerare i talebani come le autorità legittime del Paese dell’Asia centrale. LEGGI TUTTO