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    Il Comitato Economico e Sociale Europeo si schiera con l’Ucraina: status di candidato UE e supporto per ricostruzione

    Bruxelles – Dalla società civile si alza una voce chiara a supporto di Kiev, a una settimana esatta da un vertice dei leader UE che sarà decisivo per le prospettive di integrazione europea del Paese invaso dall’esercito russo. Con la risoluzione adottata oggi (giovedì 16 giugno), il Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE) ha messo nero su bianco le proposte concrete per fornire solidarietà all’Ucraina sul breve periodo e per guidare la ricostruzione una volta che la guerra sarà terminata. La relazione è stata co-firmata dai presidenti dei tre gruppi di lavoro del CESE: Stefano Mallia (datori di lavoro), Oliver Röpke (lavoratori) e Séamus Boland (società civile).
    “La nostra reazione è stata immediata, ma ora serve una chiara prospettiva europea, perché il nostro futuro è fortemente connesso”, ha commentato la presidente del CESE, Christa Schweng, nel corso di un colloquio con alcune testate europee, tra cui Eunews. “L’Unione Europea deve svolgere un ruolo cruciale nella ricostruzione dell’Ucraina, noi siamo determinati in questo”, a partire dal conferimento dello status di Paese candidato all’adesione UE: “Sarebbe un segnale politico, per mostrare quanto è chiara la prospettiva europea”. Come si legge nel testo della risoluzione, il 27 leader UE dovrebbero garantire all’Ucraina lo status di candidato al prossimo Consiglio del 23-24 giugno, senza che questo “vada a scapito del processo di adesione in corso dei Balcani Occidentali”. Per l’Ucraina, il Comitato Economico e Sociale Europeo vede “con favore” un sistema di “passi di integrazione graduali, basati sul rispetto dell’acquis comunitario”. In ogni caso, il conferimento dello status di candidato deve essere “incondizionato”.

    We believe that, at some point, the future of the EU🇪🇺and the future of #Ukraine🇺🇦 will become our common future.
    Therefore, we call on the @EUCouncil to give Ukraine a candidate status at its meeting next week.
    #EESCPlenary pic.twitter.com/35pQdWPjfl
    — EESC President Christa Schweng (@EESC_President) June 16, 2022

    Rimane centrale, sul breve e sul medio termine, il sostegno alle organizzazioni della società civile e alle ONG, che “possono essere genuinamente incluse nella programmazione e nel monitoraggio dell’assistenza umanitaria europea e nazionale”. Il CESE è focalizzato sulle implicazioni pratiche del supporto dei Ventisette, come ha sottolineato ai giornalisti il presidente del gruppo di lavoro sulla società civile Boland: “Grazie alle azioni portate avanti sul campo dai membri che rappresentiamo, siamo nella migliore posizione per ricordare che serve lavorare sulla ricostruzione delle comunità, delle famiglie e del tessuto sociale spezzato“. Ma questa attenzione si dovrà riflettere anche nel momento della ricostruzione, che “non dovrà dimenticare le richieste delle ONG, sottoposte a enormi pressioni”.
    A proposito di ricostruzione, l’assistenza finanziaria europea e internazionale deve “prevenire la totale distruzione dell’economia ucraina” e si dovrà rivolgere in particolare a sostegno delle piccole e medie imprese, degli agricoltori e dei lavoratori. Come sottolineato dai presidenti del gruppo datori di lavoro e dei lavoratori, “gli sforzi di ricostruzione dovranno essere guidati dall’innovazione“, con un’attenzione particolare per la transizione verde e digitale, che “sostituirà le infrastrutture post-sovietiche ormai distrutte e renderà più veloce il processo di adesione”, ha puntualizzato Mallia. Sarà però altrettanto decisivo il rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto, “per superare le difficoltà sulla partecipazione democratica e sulla corruzione che vedevamo prima della guerra“, ha ricordato Röpke. In ogni caso, come ribadito durante il punto con la stampa dai presidenti dei tre gruppi di lavoro del CESE e dalla numero uno Schweng, “nei fatti l’Ucraina è già trattata come un Paese membro, ora serve la formalità che deriva dal merito, non dalla carità dell’Unione”.

    Adottata la risoluzione co-firmata dai presidenti dei tre gruppi di lavoro del CESE (datori di lavoro, lavoratori e società civile) sulle proposte concrete per la solidarietà a Kiev. La presidente, Christa Schweng: “C’è una chiara prospettiva europea, il futuro è fortemente connesso”

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    Non solo l’Ucraina. La Commissione ha consegnato i questionari per l’adesione UE anche a Georgia e Moldova

    Bruxelles – Seguendo lo stesso ritmo trainante dell’Ucraina, continua senza sosta anche per altri due Paesi il processo di adesione all’UE: Georgia e Repubblica di Moldova hanno ricevuto oggi (lunedì 11 aprile) i rispettivi questionari di adesione che serviranno alla Commissione Europea per formulare il proprio parere formale sulle rispettive domande. Nessuna bandiera stampata sopra le buste – come era successo venerdì (8 aprile) durante l’incontro a Kiev tra la presidente Ursula von der Leyen e l’omologo ucraino, Volodymyr Zelensky – ma la sostanza non cambia: il questionario fa parte della procedura avviata lo scorso 7 marzo, quando gli ambasciatori dei 27 Stati membri riuniti nel Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio (Coreper) avevano concordato di invitare l’esecutivo comunitario a trasmettere la propria posizione ai leader UE.
    “Questo è il primo passo del vostro cammino europeo, siamo pronti a lavorare con voi molto velocemente per consegnare il parere al Consiglio Europeo come richiesto”, ha precisato il commissario per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi, consegnando le due buste ai ministri degli Esteri moldavo, Nicu Popescu, e georgiano, Ilia Darchiashvili, a margine del Consiglio Affari Esteri a Lussemburgo. “Eccolo: una serie di 369 domande a cui la Moldova deve rispondere sulla sua disponibilità a entrare nell’UE”, ha commentato su Twitter il ministro moldavo, ribadendo la volontà del Paese di “lavorare più velocemente e più duramente” sulla strada verso l’adesione all’UE. Un impegno condiviso anche dal titolare degli Esteri georgiano, che ha confermato che “non risparmieremo sforzi per compilare tempestivamente il documento e procedere alle fasi successive”.

    By receiving the questionnaire, we have made another major step forward on the path of our people’s national choice – 🇪🇺 integration! Many thanks, Commissioner @OliverVarhelyi.🇬🇪 will spare no efforts to timely fill in the document and proceed to the next stages! pic.twitter.com/XL7Kpy4YEL
    — Ilia Darchiashvili (@iliadarch) April 11, 2022

    Le richieste di adesione all’UE da parte di Georgia e Moldova erano arrivate entrambe il 3 marzo, a una settimana dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo. La decisione è stata una netta reazione di Tbilisi e Chișinău contro il disegno dei nuovi equilibri geopolitici che il presidente russo, Vladimir Putin, vorrebbe mettere in atto ai danni non solo della sovranità di Kiev, ma anche dei due Paesi vicini: Ucraina, Georgia e Moldova si vedono ormai proiettati in un’ottica UE, contro la minaccia russa e per l’integrazione in un’Unione che si sta dimostrando aperta almeno a iniziare con decisione un nuovo processo di allargamento.
    Dopo aver inviato la proposta formale di candidatura all’adesione e una volta che arriverà il parere positivo della Commissione (questionario incluso), per diventare Paesi membri dell’UE Ucraina, Moldova e Georgia dovranno superare l’esame dei criteri di Copenaghen, ovvero le basilari condizioni democratiche, economiche e politiche (istituzioni stabili, Stato di diritto, rispetto dei diritti umani, economia di mercato, capacità di mantenere l’impegno). Si arriva così alla firma dell’Accordo di stabilizzazione e associazione, un accordo bilaterale tra UE e Paese richiedente, e a questo punto si può presentare la vera e propria domanda di adesione all’Unione: se accettata, viene conferito lo status di Paese candidato. Segue la raccomandazione della Commissione al Consiglio UE di avviare i negoziati: solo quando viene dato il via libera all’unanimità dai Paesi membri si possono aprire i capitoli di negoziazione (in numero variabile). Alla fine di questo processo si arriva alla firma del Trattato di adesione.
    Oltre alle candidature di Moldova, Georgia e Ucraina per l’adesione all’UE, bisogna ricordare che il processo di allargamento coinvolge già i sei Paesi dei Balcani Occidentali, Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia, più la Turchia, i cui negoziati sono però cristallizzati dalla politica del presidente Erdoğan. Serbia e Montenegro stanno portando avanti i negoziati di adesione rispettivamente da otto e dieci anni, mentre il pacchetto Albania-Macedonia del Nord è bloccato dal 2018 prima per il veto di Francia-Paesi Bassi-Danimarca ai danni di Tirana e poi per quello attuale della Bulgaria contro Skopje. La Bosnia ed Erzegovina ha fatto domanda di adesione nel 2016, mentre il Kosovo ha solo firmato l’Accordo di stabilizzazione e associazione.

    Come successo durante la visita della presidente von der Leyen a Kiev, è stato intrapreso un nuovo passo nel processo di elaborazione del parere formale della Commissione UE sulla domanda dei due Paesi. Il commissario Várhelyi: “Siamo pronti a lavorare molto velocemente”

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    A Kiev von der Leyen indica la strada UE all’Ucraina: “Vi consegno il questionario per l’adesione, lavoriamoci insieme”

    Bruxelles – Procede a gonfie vele il processo di adesione dell’Ucraina all’UE. Con un gesto più che mai simbolico, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha consegnato al presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, una busta con stampate le due bandiere gialle e blu dell’UE (il cerchio di 12 stelle) e dell’Ucraina (a bande orizzontali) con dentro un plico di documenti: “È il questionario per l’adesione all’Unione, andrà compilato e poi si dovrà fare la raccomandazione al Consiglio”, ha spiegato la presidente dell’esecutivo comunitario.
    Dopo la visita ai luoghi del massacro di Bucha, la presidente von der Leyen è arrivata a Kiev insieme all’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e il primo ministro della Slovacchia, Eduard Heger (a proposito di leader, domani si recherà nella capitale ucraina il cancelliere austriaco, Karl Nehammer). A Kiev ha incontrato il presidente Zelensky, a cui ha spiegato che “siamo qui per darvi una prima risposta positiva, in questa busta c’è l’inizio del vostro percorso verso l’UE”. L’esecutivo comunitario è pronto a “lavorare con voi 24 ore su 24, sette giorni su sette”, ha assicurato von der Leyen: “Se lavoreremo insieme, non sarà come al solito questione di anni, ma di settimane“. Entusiasta il leader ucraino: “Lo compileremo in una settimana”.

    Президент України Володимир Зеленський розпочав зустріч із Президентом Європейської комісії @vonderleyen та Високим представником Європейського Союзу із закордонних справ та політики безпеки @JosepBorrellF, які прибули з візитом до нашої країни. pic.twitter.com/uYuqYuIzP6
    — Офіс Президента (@APUkraine) April 8, 2022

    Come specificano fonti europee, il questionario fa parte della procedura di elaborazione del parere della Commissione UE sulla domanda di adesione di un Paese extra-UE – l’Ucraina in questo caso – e sembra comunque difficile che questa fase possa davvero concludersi nel giro di qualche settimana. È più verosimile fare riferimento alla promessa fatta a metà marzo dalla stessa presidente von der Leyen a Zelensky, che aveva parlato di “pochi mesi” per la valutazione e la trasmissione del parere formale al Consiglio. Quanto affermato oggi a Kiev dalla numero uno dell’esecutivo comunitario si inserisce nel tentativo di veicolare un forte messaggio di speranza e di solidarietà a un popolo bombardato dall’esercito russo da più di sei settimane.
    Il processo di adesione UE dell’Ucraina si è messo in moto lo scorso 7 marzo, quando gli ambasciatori dei 27 Stati membri riuniti nel Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio (Coreper) avevano concordato di invitare la Commissione Europea a presentare il proprio parere. La domanda formale di Kiev era stata inoltrata a Bruxelles il 28 febbraio, a soli quattro giorni dall’inizio dell’invasione russa del Paese, con la richiesta di una “procedura speciale accelerata“. La prospettiva europea dell’Ucraina ha ricevuto l’endorsement prima del Parlamento Europeo il primo marzo e poi del vertice dei leader UE dell’11 marzo a Versailles.
    Dopo aver inviato la proposta formale di candidatura all’adesione e una volta che arriverà il parere positivo della Commissione (questionario incluso), per diventare un Paese membro dell’UE l’Ucraina deve superare l’esame dei criteri di Copenaghen, ovvero le basilari condizioni democratiche, economiche e politiche (istituzioni stabili, Stato di diritto, rispetto dei diritti umani, economia di mercato, capacità di mantenere l’impegno). Dopodiché si arriva alla firma dell’Accordo di stabilizzazione e associazione, un accordo bilaterale tra UE e Paese richiedente, e a questo punto si può presentare la vera e propria domanda di adesione all’Unione: se accettata, viene conferito lo status di Paese candidato. Segue la raccomandazione della Commissione al Consiglio UE di avviare i negoziati: solo quando viene dato il via libera all’unanimità dai Paesi membri si possono aprire i capitoli di negoziazione (in numero variabile). Alla fine di questo processo si arriva alla firma del Trattato di adesione.

    Il questionario fa parte della procedura di elaborazione del parere della Commissione UE sulla domanda di adesione del Paese. A riceverla, il presidente ucraino Zelensky: “La compileremo in una settimana”

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    Von der Leyen e Borrell sono in viaggio per Kiev. Con loro anche il premier slovacco Heger

    Bruxelles – “Verso Kiev”. Un breve tweet, così come era successo per l’inizio del viaggio della presidente del Parlamento UE, Roberta Metsola, annuncia che è iniziata la missione diplomatica della leader della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e dell’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, con destinazione Kiev, Ucraina. Ad accompagnarli, anche il primo ministro della Slovacchia, Eduard Heger, che un mese fa si era sfilato dal viaggio organizzato dai premier di Slovenia, Repubblica Ceca e Polonia nella capitale ucraina.
    Nel tweet da cui si è saputo che è in corso la missione a Kiev, von der Leyen ha pubblicato una foto che la ritrae al fianco di un treno con i colori giallo e azzurro dell’Ucraina, mentre sul profilo Twitter dell’alto rappresentante Borrell compiano i due leader UE in cammino. Il viaggio era stato confermato martedì (5 aprile) dai portavoce dello stesso esecutivo comunitario, dopo le indiscrezioni filtrate dal premier sloveno, Janez Janša.
    Oggi la presidente von der Leyen, l’alto rappresentante Borrell e il premier slovacco Heger incontreranno il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, a Kiev per portare il sostegno dell’Unione al Paese sotto assedio russo dal 24 febbraio scorso, mentre nel primo pomeriggio domani (sabato 7 aprile) la numero uno dell’esecutivo comunitario sarà a Varsavia per l’evento evento #StandUpForUkraine, una chiamata a raccolta dei donatori da tutto il mondo a supporto dei profughi ucraini, insieme al premier del Canada, Justin Trudeau.

    Looking forward to Kyiv.@JosepBorrellF @eduardheger pic.twitter.com/YFAgGr5Tlc
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) April 8, 2022

    Ricondividendo il tweet della presidente della Commissione Europea, il premier slovacco Heger ha fatto sapere che “siamo pronti a discutere le nostre proposte per aiutare l’Ucraina”, insieme al presidente Zelensky e al primo ministro, Denys Šmihal’. Le discussioni sul tavolo riguarderanno tre aspetti: creare un “ReformTeam” (una squadra operativa di supporto) per aiutare Kiev a “ottenere la prospettiva UE”, offrire “opzioni per il trasporto di cereali, incluso il grano” e “aumentare l’utilizzo degli hub umanitari” messi a disposizione dei profughi ucraini dalla Slovacchia.

    È iniziata la missione diplomatica della presidente della Commissione, dell’alto rappresentante e del primo ministro della Slovacchia, che oggi incontreranno nella capitale il presidente ucraino Zelensky e il primo ministro Šmihal’ per discutere di profughi, trasporto di cereali e adesione UE

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    Zelensky: “Ursula von der Leyen mi ha promesso che in pochi mesi la Commissione darà il parere sulla nostra adesione”

    Bruxelles – La Commissione Europea darà la sua opinione formale sull’adesione dell’Ucraina all’UE in pochi mesi, così come prevede la procedura. Lo ha annunciato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in un tweet diffuso dopo un colloquio con la presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen. “Abbiamo avuto una conversazione approfondita”, in cui il tema centrale questa volta è stato l’allargamento dell’Unione all’Ucraina: “L’opinione della Commissione sulla nostra domanda di adesione all’UE sarà preparata in pochi mesi“. Zelensky ha confermato che “il governo ucraino e la Commissione hanno ricevuto le indicazioni necessarie” e che “ci muoviamo insieme verso l’obiettivo strategico”.

    Had substantial conversation with EC President @vonderleyen. EC opinion on UA application for #EU membership will be prepared within few months. UA Government and EC are instructed. Moving to our strategic goal together.
    — Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) March 18, 2022

    Sempre su Twitter la numero uno della Commissione ha ribadito che il sostegno dell’UE all’Ucraina “è assoluto”, anche sul fronte della possibile adesione: “Il percorso verso l’Unione è iniziato“. La presidente von der Leyen ha poi ammonito che “tempi come questi richiedono visione, fermezza e resistenza per poter fare un difficile passo dopo l’altro”, assicurando che “la Commissione camminerà in questa direzione”.
    Lo scorso 7 marzo gli ambasciatori dei 27 Stati membri riuniti nel Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio (Coreper) avevano concordato di invitare la Commissione Europea a presentare un parere su sulla domanda di adesione dell’Ucraina (e anche della Georgia e della Repubblica di Moldova), che sarà poi trasmesso al Consiglio dell’UE. La domanda formale di Kiev era stata inoltrata a Bruxelles il 28 febbraio, a soli quattro giorni dall’inizio dell’invasione russa del Paese, con la richiesta di una “procedura speciale accelerata” che sa più di ricerca di un appoggio anche politico contro i progetti espansionistici del Cremlino. La prospettiva europea dell’Ucraina ha ricevuto l’endorsement prima del Parlamento Europeo riunito nella sessione plenaria straordinaria del primo marzo e poi del vertice dei leader UE della settimana scorsa a Versailles.

    I assured President @ZelenskyyUa of the EU’s unabated support. Ukraine’s European path has now begun. Times like these require the vision, steadfastness and stamina to take one difficult step after the next. The @EU_Commission will move ahead on this path. pic.twitter.com/Yn4JVXzSAG
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) March 18, 2022

    Ricevuta la proposta formale di candidatura all’adesione e richiesto il parere della Commissione dal Coreper, per diventare un Paese membro dell’UE è necessario superare l’esame dei criteri di Copenaghen, ovvero le basilari condizioni democratiche, economiche e politiche (istituzioni stabili, Stato di diritto, rispetto dei diritti umani, economia di mercato, capacità di mantenere l’impegno). Dopodiché si arriva alla firma dell’Accordo di stabilizzazione e associazione, un accordo bilaterale tra UE e Paese richiedente, e a questo punto si può presentare la vera e propria domanda di adesione all’Unione: se accettata, viene conferito lo status di Paese candidato. Segue la raccomandazione della Commissione al Consiglio UE di avviare i negoziati: solo quando viene dato il via libera all’unanimità dai Paesi membri si possono aprire i capitoli di negoziazione (in numero variabile). Alla fine di questo processo si arriva alla firma del Trattato di adesione.

    Il presidente ucraino ha sottolineato che Kiev e Bruxelles si muovono “insieme verso l’obiettivo strategico”. La presidente della Commissione Europea ribadisce che il sostegno all’Ucraina “è assoluto”

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    I leader UE pronti a nuove sanzioni contro la Russia di Putin. L’Ucraina sempre più vicina “politicamente”

    Bruxelles – Via libera a nuove sanzioni, ma nella sostanza ancora non si scende. Per il leader UE riuniti al Consiglio informale di Versailles “aumentare ulteriormente la nostra pressione sulla Russia e sulla Bielorussia” è una prima intesa sufficiente, che verrà approfondito nella seconda giornata di riunioni di oggi (venerdì 11 marzo) e nei prossimi giorni dai ministri competenti: “Restiamo pronti a muoverci rapidamente con ulteriori sanzioni”, recitano le prime righe delle conclusioni del Consiglio.
    Come scrivevamo ieri, tutte le decisioni senza precedenti sono state prese e ora ogni capitale inizia a fare i propri calcoli in termini di ricadute economiche. Tuttavia, il primo round di discussioni tra i leader UE sull’aggressione militare dell’Ucraina da parte della Russia di Putin è stata un’occasione per tirare le fila, due settimane dopo il Consiglio straordinario che aveva portato a quell’unità mai vista prima nell’Unione. “I responsabili di questa guerra di aggressione saranno chiamati a rispondere dei loro crimini, anche per aver colpito indiscriminatamente i civili”, si legge nel testo che condanna “la Russia e la sua complice Bielorussia”, con un endorsement all’apertura dell’indagine della Corte penale internazionale dell’Aja. In particolare, preoccupa la questione nucleare: “Chiediamo che la sicurezza degli impianti nucleari dell’Ucraina sia garantita immediatamente con l’assistenza dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica”.
    Ma è il capitolo strettamente legato al rapporto con l’Ucraina a offrire maggiori spunti di riflessione sull’approccio che sarà sviluppato nelle prossime settimane e nei prossimi mesi con Kiev. Sul breve periodo, “continueremo a fornire un sostegno politico, finanziario, materiale, medico e umanitario coordinato”, si legge nelle conclusioni. Riprendendo le iniziative degli ultimi giorni della Commissione UE, i 27 leader dell’Unione hanno sottolineato l’impegno per offrire protezione temporanea a tutti i rifugiati di guerra in fuga dall’Ucraina e hanno chiesto che “i fondi siano resi disponibili senza indugio”, attraverso una “rapida” adozione della proposta sull’azione di coesione per i rifugiati in Europa (CARE).
    Sul lungo periodo l’UE e gli Stati membri si impegnano a “fornire sostegno per la ricostruzione di un’Ucraina democratica, una volta che l’assalto russo sarà cessato“. Di che tipo e di quale entità ancora non è dato sapere, ma saranno discussioni che verranno portate avanti direttamente con la controparte ucraina. Uscendo dalla prima riunione sul conflitto Russia-Ucraina a Versailles, il presidente del Consiglio UE, Charles Michel, ha annunciato che “lavoreremo per rafforzare politicamente i legami con l’Ucraina, per esempio invitando regolarmente il presidente, Volodymyr Zelensky, a partecipare ai Consigli europei“. Nonostante il non perfetto allineamento dei Ventisette sulle modalità con cui il processo dovrà essere portato avanti, il Consiglio “ha riconosciuto le aspirazioni e la scelta europea dell’Ucraina” e, in attesa del parere della Commissione UE sulla richiesta presentata da Kiev, saranno “rafforzati ulteriormente i nostri legami e approfondito il nostro partenariato per sostenere l’Ucraina nel perseguire il suo cammino”. Significative le ultime righe delle conclusioni: “L’Ucraina appartiene alla nostra famiglia europea“, mentre è stato invitato l’esecutivo UE a “presentare i pareri sulle domande della Repubblica di Moldova e della Georgia“. Il nuovo processo di allargamento UE si è messo in moto a Versailles.

    Le conclusioni del Consiglio informale di Versailles sottolineano che gli Stati membri sono pronti ad “aumentare ulteriormente la pressione” su Mosca e Kiev. Il presidente ucraino Zelensky sarà invitato a “regolarmente” alle prossime riunioni

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    La premier estone Kallas spinge l’UE sulla difesa comune e sull’adesione dell’Ucraina: “Se non ora, quando?”

    Bruxelles – Di fronte alla minaccia russa, i Baltici cercano di prendere il timone per guidare l’Unione Europea sull’onda dell’intransigenza nella risposta al Cremlino. Ora come nel prossimo futuro. “A Mosca sono sicuri che prima o poi ci stancheremo della nostra iniziativa e chiederemo di tornare al tavolo dei negoziati. Putin ci metterà alla prova e noi dovremo resistere, questa è una maratona in cui esercitare pazienza strategica”, così ha esortato i Ventisette a sostegno dell’Ucraina la prima ministra dell’Estonia, Kaja Kallas, dall’Aula del Parlamento UE di Strasburgo.
    L’Estonia condivide con la Russia circa 300 chilometri di confine e, dopo l’invasione dell’Ucraina, “niente può più essere come prima“, ha attaccato Kallas. Non può esserlo soprattutto nel rapporto con il Cremlino sul tema della sicurezza europea e globale, il tema del dibattito all’Eurocamera di questa mattina (mercoledì 9 marzo) in cui la premier estone è intervenuta. Tracciando le linee di intervento del “dopo” l’invasione, la leader del Paese baltico ha indicato due aree su cui l’UE dovrà concentrarsi: la difesa comune e il sostegno all’Ucraina. “Il nostro atteggiamento di deterrenza deve diventare una politica di contenimento intelligente”, ovvero “consolidare ciò che il mondo libero ha realizzato nelle ultime settimane”, dalla denuncia dell’aggressione dell’Ucraina all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a larghissima maggioranza, all’indagine della Corte penale internazionale dell’Aja sui crimini contro l’umanità da parte dell’establishment russo.
    La premier dell’Estonia, Kaja Kallas (9 marzo 2022)
    La questione più urgente è la difesa comune. La decisione di utilizzare il Fondo europeo per la pace per assistere l’Ucraina “è solo un primo passo verso il rafforzamento della nostra sicurezza continentale”, ha commentato Kallas, sottolineando che “il rafforzamento delle nostre capacità di difesa comune devono andare mano nella mano con la NATO“. Difesa comune europea significa “pianificare la nostra spesa in modo saggio e coordinato” e “concentrarci sulle capacità troppo costose per ogni singolo Stato membro”, come i missili a lungo raggio. Nel delineare la strategia – che sarà oggetto del confronto tra i leader UE di domani e venerdì (10-11 marzo) – la premier estone ha spinto perché “le nostre capacità europee siano mobili e all’avanguardia“, perché “se la Russia può avere una forza militare enorme, noi possiamo competere con una tecnologia di qualità e all’avanguardia”.
    Ma il nuovo ordine mondiale non dovrà dimenticare “chi guarda all’Unione Europea come un luogo sicuro e pacifico“. L’Ucraina “è stata attaccata dalla Russia nel 2014 perché voleva entrare nell’UE e il 24 febbraio perché cerca di prendere il posto che le spetta tra di noi”, ha puntato il dito la premier Kallas. È nell’interesse dei Ventisette che Kiev “diventi più stabile, più prospera e solidamente fondata sullo Stato di diritto, come il caso dell’Estonia dimostra”, e di qui la necessità di “dare una prospettiva di adesione” all’Ucraina: “È un dovere morale, perché gli ucraini stanno combattendo anche per l’Europa. Se non ora quando?”
    La leader del Paese baltico non ha avuto esitazioni a definire l’azione di Bruxelles come “unità da Unione geopolitica“, che “ha sorpreso Putin, il mondo e oserei dire anche noi stessi”, dal momento in cui “abbiamo cambiato più nelle ultime due settimane che nei precedenti trent’anni”. È notizia di questa mattina che gli ambasciatori dei 27 Stati membri riuniti nel Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio (Coreper) hanno dato il via libera per inasprire le sanzioni contro Russia e Bielorussia. “Un nuovo pacchetto di sanzioni economiche contro più di 100 responsabili del governo e dell’oligarchia russa sta già circolando tra i Paesi membri”, ha confermato l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell.

    🔴 #Ukraine | Approbation par le COREPER II de nouvelles sanctions à l’encontre de dirigeants et oligarques russes et de membres de leurs familles impliqués dans l’agression russe contre l’Ukraine. ⤵️ 1/5 #PFUE2022 pic.twitter.com/SHatb7ZD4z
    — Présidence française du Conseil de l’UE 🇫🇷🇪🇺 (@Europe2022FR) March 9, 2022

    Nel suo intervento alla plenaria del Parlamento UE, la premier estone Kallas ha parlato sia dei profughi in arrivo dall’Ucraina, sia del popolo russo. Sono già 2 milioni quelli in fuga dal territorio ucraino verso l’UE “e continueranno ad arrivare, perché in un conflitto i rifugiati si dirigono verso dove c’è sicurezza, e non è la Russia”. L’obiettivo di Putin è quello di “terrorizzare i civili”, una strategia già sperimentata a Grozny, nel corso della seconda guerra cecena: “Asili, ospedali, edifici residenziali sono presi di mira, in violazione del diritto internazionale umanitario”.
    Ma la guerra di Putin è anche contro il proprio stesso popolo. “Ha lasciato i russi senza accesso alla verità, vivono isolati dall’informazione”, ha attaccato Kallas. “Il nostro compito è quello di rompere questo muro di bugie“, mobilitando “il nostro potenziale tecnologico per vincere la guerra per la verità” anche grazie al “ruolo enorme delle piattaforme globali di Internet”. La premier estone si è rivolta direttamente ai cittadini russi, ricordando che “l’Unione Europea non sta agendo contro di voi, ma è il vostro governo che sta istituendo pratiche familiari al passato sovietico”, dal razionamento delle derrate alimentari alla censura, fino all’indottrinamento dei bambini. “State vedendo solo l’inizio di una privazione che peggiorerà, capiamo che vi farà male, come lo fa a noi, ma dobbiamo mettere fine alla barbarie di Putin”, ha concluso con una nota tetra la prima ministra estone dal podio di Strasburgo.

    Intervenuta alla plenaria del Parlamento UE, la prima ministra Kaja Kallas ha avvertito che “Putin ci metterà alla prova e noi dovremo resistere, questa è una maratona in cui esercitare pazienza strategica”

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    Inizia il cammino: gli ambasciatori UE incaricano la Commissione di formulare un parere sulla domanda di adesione di Ucraina, Georgia e Moldova

    Bruxelles – Si è messo in moto nelle istituzioni europee il processo di adesione all’UE di Ucraina, Georgia e Repubblica di Moldova. Gli ambasciatori dei 27 Stati membri riuniti nel Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio (Coreper) hanno concordato di invitare la Commissione Europea a presentare un parere su ciascuna delle domande di adesione presentate da Ucraina, Georgia e Moldova, che sarà poi trasmesso al Consiglio dell’UE.
    L’avvio della procedura scritta servirà per “convalidare i progetti di lettere che chiedono il parere della Commissione Europea“, spiega la presidenza di turno francese del Consiglio dell’UE. Le tre richieste per ottenere lo status di Paese candidato all’adesione sono arrivate tutte nel corso della scorsa settimana, tra lunedì (28 febbraio) e giovedì (3 marzo): la prima era stata l’Ucraina – che ha ricevuto l’endorsement del Parlamento UE riunito in sessione plenaria – seguita a ruota tre giorni più tardi da Georgia e Moldova. Oltre a Kiev, in cerca di un sostegno anche politico da parte dell’Unione contro l’invasione russa, le domande formali di Tbilisi e Chișinău si possono leggere come una tutela dalle minacce alla propria indipendenza portate dal disegno del “nuovo mondo” di Putin e come una volontà dei Paesi vicini alla Russia di disegnare il futuro assetto geopolitico sempre più legato a Bruxelles.
    La scorsa settimana il portavoce della Commissione Europea, Eric Mamer, aveva già precisato che “la richiesta di adesione dell’Ucraina, della Georgia e della Moldova mostrano che c’è un desiderio genuino e un successo dell’UE come progetto di pace e prosperità“, mentre la portavoce responsabile per la Politica di vicinato e l’allargamento, Ana Pisonero, aveva ricordato a tutti che “le richieste di unirsi sono sempre ben accette, ma prevedono comunque un lungo processo”. Tutti e tre i Paesi condividono la base di partenza di un Accordo di associazione entrato pienamente in vigore tra il 2016 (Georgia e Moldova) e il 2018 (Ucraina) che sta permettendo di allinearsi alle norme e standard europei in ambito politico, economico e sociale, anche se l’intesa non ha mai avuto come obiettivo o come clausola l’adesione UE dei tre Paesi.
    Ricevuta la proposta formale di candidatura all’adesione e richiesto il parere della Commissione dal Coreper, per diventare un Paese membro dell’UE (Ucraina, Georgia e Moldova, in questo caso), è necessario superare l’esame dei criteri di Copenaghen, ovvero le basilari condizioni democratiche, economiche e politiche (istituzioni stabili, Stato di diritto, rispetto dei diritti umani, economia di mercato, capacità di mantenere l’impegno). Dopodiché si arriva alla firma dell’Accordo di stabilizzazione e associazione, un accordo bilaterale tra UE e Paese richiedente, e a questo punto si può presentare la vera e propria domanda di adesione all’Unione: se accettata, viene conferito lo status di Paese candidato. Segue la raccomandazione della Commissione al Consiglio UE di avviare i negoziati: solo quando viene dato il via libera all’unanimità dai Paesi membri si possono aprire i capitoli di negoziazione (in numero variabile). Alla fine di questo processo si arriva alla firma del Trattato di adesione.
    Oltre alle candidature di Moldova, Georgia e Ucraina, il processo di allargamento UE coinvolge già i sei Paesi dei Balcani Occidentali – Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia – e la Turchia, i cui negoziati sono però cristallizzati dalla politica del presidente Erdoğan. Serbia e Montenegro stanno portando avanti i negoziati di adesione rispettivamente dal 2014 e dal 2012, mentre il pacchetto Albania-Macedonia del Nord è bloccato dal 2018 prima per il veto di Francia-Paesi Bassi-Danimarca ai danni di Tirana e poi per quello attuale della Bulgaria contro Skopje (dalla fine del 2020). La Bosnia ed Erzegovina ha fatto domanda di adesione nel 2016, mentre il Kosovo ha solo firmato l’Accordo di stabilizzazione e associazione.

    L’avvio della procedura da parte dell’esecutivo comunitario servirà per convalidare i progetti di lettere che ne richiedono il parere. Sarà poi il Consiglio dell’UE a doversi esprimere sulle richieste di Kiev, Tbilisi e Chișinău