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    I progressi a metà del guado. La Commissione Ue presenta il primo stato delle riforme in Ucraina, Moldova e Georgia

    Bruxelles – Il primo rapporto, un inedito che rompe la tradizione dei Pacchetti di allargamento Ue autunnali “su base eccezionale”. È il commissario per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi, a illustrare oggi (22 giugno) alla stampa dopo il Consiglio Affari Generali informale la presentazione orale dello stato di avanzamento delle riforme in Ucraina, Moldova e Georgia, i tre Paesi che per ultimi hanno intrapreso il percorso verso l’adesione all’Unione Europea (candidati i primi due, con la sola prospettiva europea il terzo). “Abbiamo ricevuto una chiara richiesta dai 27 Stati membri per un rapporto orale su come questi Paesi stanno progredendo sulle priorità stabilite dalla Commissione, non l’abbiamo mai fatto e ci focalizziamo solo su queste”, ha messo ben in chiaro lo stesso commissario, spiegando ai giornalisti quanto presentato poche ore prima ai ministri degli Affari europei a Stoccolma.
    Il commissario per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi
    Una richiesta che – come sottolineato dalla ministra svedese e presidente di turno del Consiglio dell’Ue, Jessika Roswall – parte dalla necessità di “iniziare le discussioni su come prepararci per un futuro allargamento”. Ed è per questo che la Commissione Ue ha deciso di sbilanciarsi prima dell’appuntamento atteso per il prossimo mese di ottobre, per “dare un incentivo positivo” ai tre Paesi, ha spiegato Várhelyi: “Hanno fatto molto lavoro, ma molto altro è ancora all’orizzonte e nel Pacchetto allargamento Ue non saranno questi gli unici criteri che prenderemo in considerazione“. A proposito dei criteri presi in considerazione, sono cinque le categorie considerate: nessun progresso (ovvero nessun passo intrapreso), progressi limitati (stadio preliminare), alcuni progressi (diverse riforme, ma alcune importanti ancora mancanti), buoni progressi (almeno metà delle richieste implementate) e completato. Va letto così – o ascoltato, considerato il fatto che si è trattato di un rapporto orale – quanto elencato dal commissario per l’Allargamento: Kiev ha completato 2 priorità su 7, Chișinău 3 su 9 e Tbilisi 3 su 12, ma l’attenzione va rivolta a quanto è “in corso”. Più o meno sulla buona strada.
    Per l’Ucraina sono 7 le priorità identificate, di cui 2 completate già ora: quella sulla riforma di due organi giudiziari (l’alto Consiglio della giustizia e l’alta Commissione per le alte qualifiche dei giudici) e quella sull’area dei media (legislazione “pienamente in linea” con la direttiva Ue sui servizi media). Buoni progressi sono stati identificati nell’ambito delle riforme della Corte Costituzionale (ancora in sospeso per la seconda lettura in Parlamento, per cui potrebbero arrivare emendamenti “entro il 24 giugno”). Per le restanti quattro priorità ci sono alcuni progressi: nell’area dell’anti-corruzione (con la nomina dell’ufficio del procuratore e dell’ufficio nazionale, “ma ora servono misure sistematiche”), nell’area dell’anti-riciclaggio (allineamento agli standard internazionali), nell’area della de-oligarchizzazione (implementazione del piano d’azione) e nell’area della tutela delle minoranze (“in particolare sull’uso delle lingue nella sfera pubblica, nell’amministrazione, nei media e nella stampa).
    Il commissario per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi, e la ministra svedese e presidente di turno del Consiglio dell’Ue, Jessika Roswall
    Per la Moldova sono 9 le priorità identificate, di cui 3 completate: quella sulle riforme giudiziarie (con il Codice elettorale), quella sul rafforzamento del coinvolgimento della società civile nel processo decisionale e quella sulla tutela dei gruppi vulnerabili e contro la violenza di genere. Per quanto riguarda le restanti 6, buoni progressi sono stati registrati in 3 priorità (riforma della giustizia, de-oligarchizzazione e riforme finanziamento dell’amministrazione pubblica) e alcuni progressi in altre 3 (anti-corruzione, lotta contro la criminalità organizzata e anti-riciclaggio). Più complessa la situazione della Georgia, con 3 priorità completate su 12: quella sull’uguaglianza di genere e sulla lotta contro la violenza di genere, quella sull’implementazione delle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo nei tribunali nazionali e quella sulla nomina di un difensore d’ufficio nei processi. In altre 7 priorità sono stati registrati alcuni progressi: impegno contro la polarizzazione politica, funzionamento delle istituzioni pubbliche e del sistema elettorale, adozione delle riforme giudiziarie, rafforzamento delle agenzie anti-corruzione, lotta contro la criminalità organizzata, rafforzamento della difesa dei diritti umani e coinvolgimento della società civile nel processo decisionale. Solo progressi limitati nella de-oligarchizzazione, mentre nessun progresso sul pluralismo dei media e gli standard sui procedimenti contro i proprietari dei media.
    Ucraina, Moldova e Georgia verso l’Ue
    Lo stravolgimento nell’allargamento Ue è iniziato quattro giorni dopo l’aggressione armata russa quando, nel pieno della guerra, l’Ucraina ha fatto richiesta di adesione “immediata” all’Unione, con la domanda firmata il 28 febbraio dal presidente Volodymyr Zelensky. A dimostrare l’irreversibilità di un processo di avvicinamento a Bruxelles come netta reazione al rischio di vedere cancellata la propria indipendenza da Mosca, tre giorni dopo (3 marzo) anche Georgiae Moldova hanno deciso di intraprendere la stessa strada, su iniziativa rispettivamente del primo ministro georgiano Irakli Garibashvili e della presidente moldava Maia Sandu. In soli quattro giorni (7 marzo) gli ambasciatori dei 27 Stati membri riuniti nel Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio (Coreper) hanno concordatodi invitare la Commissione a presentare un parere su ciascuna delle domande di adesione presentate dai tre Paesi richiedenti, da trasmettere poi al Consiglio per la decisione finale sul primo step del processo di allargamento Ue.
    Prima di dare il via libera formale, un mese più tardi (8 aprile) a Kiev la presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, ha consegnato al presidente Zelensky il questionario necessario per il processo di elaborazione del parere della Commissione, promettendo che sarebbe stata “non come al solito una questione di anni, ma di settimane”. Lo stesso ha fatto il commissario per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi, a margine del Consiglio Affari Esteri a Lussemburgo l’11 aprile. Meno di settanta giorni dopo, il 17 giugno il gabinetto von der Leyen ha dato la luce verde a tutti e tre i Paesi, specificando che Ucraina e Moldova meritavano subito lo status di Paesi candidati, mentre la Georgia avrebbe dovuto lavorare su una serie di priorità. La decisione ufficiale è arrivata al Consiglio Europeo del 23 giugno, che ha approvato la linea tracciata dalla Commissione: Kiev e Chișinău sono diventati il sesto e settimo candidato all’adesione all’Unione, mentre a Tbilisi è stata riconosciuta la prospettiva europea nel processo di allargamento Ue. Dall’inizio di quest’anno sono già arrivate le richieste dall’Ucraina e dalla Georgia rispettivamente di iniziare i negoziati di adesione e di diventare Paese candidato “entro la fine del 2023”.
    Come funziona il processo di allargamento Ue
    Il processo di allargamento Ue inizia con la presentazione da parte di uno Stato extra-Ue della domanda formale di candidatura all’adesione, che deve essere presentata alla presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea. Per l’adesione all’Unione è necessario prima di tutto superare l’esame dei criteri di Copenaghen (stabiliti in occasione del Consiglio Europeo nella capitale danese nel 1993 e rafforzati con l’appuntamento dei leader Ue a Madrid due anni più tardi). Questi criteri si dividono in tre gruppi di richieste basilari che l’Unione rivolge al Paese che ha fatto richiesta di adesione: Stato di diritto e istituzioni democratiche (inclusi il rispetto dei diritti umani e la tutela delle minoranze), economia di mercato stabile (capacità di far fronte alle forze del mercato e alla pressione concorrenziale) e rispetto degli obblighi che ne derivano (attuare efficacemente il corpo del diritto comunitario e soddisfare gli obiettivi dell’Unione politica, economica e monetaria).
    Ottenuto il parere positivo della Commissione, si arriva al conferimento dello status di Paese candidato con l’approvazione di tutti i membri dell’Unione. Segue la raccomandazione della Commissione al Consiglio Ue di avviare i negoziati che, anche in questo caso, richiede il via libera all’unanimità dei Paesi membri: si possono così aprire i capitoli di negoziazione (in numero variabile), il cui scopo è preparare il candidato in particolare sull’attuazione delle riforme giudiziarie, amministrative ed economiche necessarie. Quando i negoziati sono completati e l’allargamento Ue è possibile in termini di capacità di assorbimento, si arriva alla firma del Trattato di adesione (con termini e condizioni per l’adesione, comprese eventuali clausole di salvaguardia e disposizioni transitorie), che deve essere prima approvato dal Parlamento Europeo e dal Consiglio all’unanimità.
    Per i Balcani Occidentali è previsto un processo parallelo – e separato – ai negoziati di adesione all’Unione, che ha comunque un impatto sull’allargamento Ue. Il processo di stabilizzazione e associazione è finalizzato ad aiutare i partner balcanici per un’eventuale adesione, attraverso obiettivi politici ed economici che stabilizzino la regione e creino un’area di libero scambio. Dopo la definizione di un quadro generale delle relazioni bilaterali tra l’Unione Europea e il Paese partner, la firma dell’Accordo di stabilizzazione e associazione offre la prospettiva futura di adesione.

    Illustrato dal commissario per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi, al Consiglio Affari Generali informale il rapporto orale dello stato di avanzamento dei percorsi verso l’Ue dei tre Paesi. Kiev ha completato 2 priorità su 7, Chișinău 3 su 9 e Tbilisi 3 su 12

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    Riforme, adesione e 50 miliardi al 2027 per la ricostruzione. Il futuro dell’Ucraina nell’Ue secondo von der Leyen

    Bruxelles – Corrono lungo due direttrici parallele gli sforzi per la ricostruzione internazionale dell’Ucraina e quelli per l’adesione di Kiev all’Unione Europea. “Ogni giorno vediamo la volontà degli ucraini di rinascere dalle ceneri, nei campi di battaglia, nelle strade e ovunque per costruire il proprio futuro”, ha sottolineato oggi (21 giugno) la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, alla Conferenza internazionale sulla ripresa dell’Ucraina a Londra, parlando dei tentativi dei cittadini “non solo per ricostruire quello che c’era, ma anche per rimodellare il proprio Paese, stanno immaginando di nuovo il proprio futuro con le energie pulite e con le bandiere dell’Ue sventolare sopra le proprie città”.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, alla Conferenza internazionale sulla ripresa dell’Ucraina Londra (21 giugno 2023)
    Rispondendo alla richiesta del presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, di “passare dai principi agli accordi, dagli accordi a veri e propri piani concreti”, la numero uno dell’esecutivo comunitario ha messo in chiaro a Londra che lo sforzo internazionale servirà per “rendere possibile il sogno di un’Ucraina più pulita, più verde e più moderna, l’ultima eredità di questa atroce guerra”. In primo luogo c’è l’aspetto finanziario “come comunità coordinata sotto forma di una piattaforma innovativa che veicolerà fondi per le riforme e le priorità” di Kiev, in modo tale che “gli aiuti vadano esattamente dove l’Ucraina ne ha più bisogno”. Se per il 2023 la Commissione Ue ha già messo sul piatto 18 miliardi di euro – “e abbiamo chiuso il gap di deficit con altri donatori” – è la prospettiva di medio periodo che preoccupa Bruxelles. Secondo le stime fornite dalla stessa presidente von der Leyen, al 2027 l’Ucraina avrà un buco di 60 miliardi di euro e 50 miliardi per i bisogni immediati: “Al momento è previsto un totale di 110 miliardi di euro“. È per questo motivo che nella proposta di revisione del bilancio pluriennale Ue 2021-2027 presentata ieri (20 giugno) dalla Commissione Ue, “ho proposto ai Ventisette di coprirne il 40 per cento, con 50 miliardi di euro per l’Ucraina”.
    Quanto ricordato da von der Leyen di fronte alla platea di donatori internazionali è la proposta di un nuovo strumento nel budget Ue, una riserva che “assicurerà costante supporto finanziario fino al 2027” e che sarà alimentata in tre modi: “Sovvenzioni dirette dal bilancio dell’Unione, prestiti raccolti sui mercati finanziari e mobilitando gli asset russi congelati”. A proposito di questo ultimo punto la presidente della Commissione Ue ha anticipato che “presenteremo una proposta sugli asset russi prima della pausa estiva“. Gli sforzi sul piano economico – “per ogni passo verso di noi, noi dobbiamo fare un passo verso l’Ucraina” – porteranno a un lavoro in stretto contatto con Kiev, per mettere a terra “un piano di investimenti e riforme, che diventerà una bussola per i donatori internazionali, anche privati, che hanno bisogno di trasparenza, chiarezza e prevedibilità”.
    Sono proprio la trasparenza e la prevedibilità a collegare l’aspetto economico con quello più prettamente politico. Perché, come gli investimenti, anche il percorso di avvicinamento dell’Ucraina all’Unione Europea dipenderà dalla capacità di Kiev di mettere a terra le riforme richieste da Bruxelles. “Non ho dubbio che l’Ucraina sarà parte dell’Unione”, ha confermato ancora una volta la presidente von der Leyen, proprio nel giorno in cui il commissario per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi, ha riferito al Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper) la presentazione orale dei rapporti sullo stato dell’implementazione delle riforme in Ucraina, Georgia e Moldova. Un aggiornamento che sarà presentato dallo stesso commissario anche al Consiglio Affari Generali informale di domani (22 giugno) – quando si conosceranno maggiori dettagli a riguardo – ma su cui la numero uno dell’esecutivo comunitario ha fornito un’anteprima a Londra: “Abbiamo visto un’impressionante velocità e risultati nel mezzo della guerra, in particolare nell’area delle riforme in ambito giudiziario, dell’anticorruzione, delle leggi sui media e sulle minoranze“. In attesa di conoscere il contenuto della presentazione orale – a cui seguirà il consueto rapporto scritto nel Pacchetto allargamento di ottobre, prima delle discussioni in Consiglio sull’avvio dei negoziati entro la fine dell’anno – “con queste riforme Kiev manda un forte messaggio agli investitori internazionali sulla trasparenza e il funzionamento delle istituzioni necessarie per investire nel Paese”, ha ribadito con forza von der Leyen.

    Alla Conferenza internazionale a Londra la presidente della Commissione Europea ha illustrato le basi su cui si imposterà il sostegno internazionale per sostenere Kiev “non solo a raggiungere la pace, ma anche per ricostruire il Paese che i cittadini stanno immaginando”

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    Il dossier sull’avvio dei negoziati di adesione Ue dell’Ucraina arriverà sul tavolo dei Ventisette “entro fine 2023”

    Bruxelles – A chiederlo con insistenza è da settimane la presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola. Ora la conferma arriva anche dai leader delle due istituzioni comunitarie competenti in materia: il Consiglio Europeo affronterà “entro la fine dell’anno” la questione dell’avvio dei negoziati di adesione Ue dell’Ucraina, sulla relazione che sarà preparata dalla Commissione “alla fine dell’estate”. Le parole sono quelle dei presidenti Charles Michel e Ursula von der Leyen, che in conferenza stampa congiunta hanno messo in chiaro alla stampa di Bruxelles le tappe del processo di valutazione dell’iter di avvicinamento di Kiev all’adesione Ue da oggi alla fine del 2023.
    Da sinistra: il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, e la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen (Kiev, 3 febbraio 2023)
    “Abbiamo una tabella di marcia molto chiara”, ha spiegato oggi (15 maggio) la numero uno dell’esecutivo comunitario: “A giugno ci sarà una presentazione orale” – una sorta di tappa intermedia – “ma il rapporto più importante è quello scritto, che sarà presentato a ottobre“. A quel punto “il Consiglio solitamente si occupa di questi rapporti a dicembre, non solo per l’Ucraina, ma anche per gli altri candidati”. Previsioni confermate anche dal leader del Consiglio, che ha definito il rapporto della Commissione “un documento e un’informazione importante”, a cui seguirà l’azione stessa di Michel: “Metterò il tema in agenda entro la fine dell’anno e gli Stati membri dovranno decidere, tenendo in considerazione i progressi compiuti e il le indicazioni del rapporto”.
    Come sottolineato dalla presidente von der Leyen, “questa è la maniera molto formale e rigida di procedere, ma ci muoviamo attraverso questi tre step grazie ai progressi compiuti dal Paese candidato“. A proposito dell’Ucraina, la questione dell’adesione Ue “è stata una delle ragioni per cui la settimana scorsa ero a Kiev”, ha ricordato il suo viaggio del 9 maggio in occasione della Giornata dell’Europa: insieme al presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, “abbiamo discusso approfonditamente dei sette passi che accompagnano lo status di Paese candidato all’adesione Ue”. Da parte di Bruxelles “sono stati registrati molti progressi, ma altro lavoro dovrà essere fatto“, considerato il fatto che “alcuni passi sono già stati conclusi, altri sono ancora work in progress e dipendono da quanto velocemente e con quale qualità procede il Paese”. Anche il presidente Michel ha ribadito che “siamo tutti impressionati dai progressi fatti dall’Ucraina” e ora si attendono solo le “opzioni che saranno presentate agli Stati membri”. Al momento traspare cautela dalle parole di von der Leyen e Michel: complimenti per i progressi del Paese sulle riforme nonostante la guerra in corso, ma nessuno strappo in avanti su promesse che potrebbero non essere mantenute.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky (Kiev, 8 aprile 2022)
    Lo stravolgimento nell’allargamento Ue è iniziato più di un anno fa, quattro giorni dopo l’aggressione armata russa. Il 28 febbraio, nel pieno della guerra, il presidente Zelensky ha fatto richiesta di adesione “immediata” all’Unione, seguito a stretto giro (il 3 marzo) anche da Georgia e Moldova. In soli quattro giorni (7 marzo) gli ambasciatori dei 27 Stati membri riuniti nel Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio (Coreper) hanno concordato di invitare la Commissione a presentare un parere su ciascuna delle domande di adesione, da trasmettere poi al Consiglio. Prima di dare il via libera formale, l’8 aprile a Kiev la presidente von der Leyen ha consegnato a Zelensky il questionario necessario per il processo di elaborazione del parere della Commissione. Il 17 giugno il gabinetto von der Leyen ha dato la luce verde a tutti e tre i Paesi, specificando che Ucraina e Moldova meritavano subito lo status di Paesi candidati, mentre la Georgia avrebbe dovuto lavorare su una serie di priorità. La decisione ufficiale è arrivata al Consiglio Europeo del 23 giugno, che ha approvato la linea tracciata dalla Commissione: Kiev e Chișinău sono diventati il sesto e settimo candidato all’adesione all’Unione, mentre a Tbilisi è stata riconosciuta la prospettiva europea.

    Come funziona l’iter di adesione Ue
    L’iter inizia con la presentazione da parte di uno Stato extra-Ue della domanda formale di candidatura all’adesione, che deve essere presentata alla presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea. Per l’adesione all’Unione è necessario prima di tutto superare l’esame dei criteri di Copenaghen (stabiliti in occasione del Consiglio Europeo nella capitale danese nel 1993 e rafforzati con l’appuntamento dei leader Ue a Madrid due anni più tardi). Questi criteri si dividono in tre gruppi di richieste basilari che l’Unione rivolge al Paese che ha fatto richiesta di adesione: Stato di diritto e istituzioni democratiche (inclusi il rispetto dei diritti umani e la tutela delle minoranze), economia di mercato stabile (capacità di far fronte alle forze del mercato e alla pressione concorrenziale) e rispetto degli obblighi che ne derivano (attuare efficacemente il corpo del diritto comunitario e soddisfare gli obiettivi dell’Unione politica, economica e monetaria).
    Ottenuto il parere positivo della Commissione, si arriva al conferimento dello status di Paese candidato con l’approvazione di tutti i membri dell’Unione. Segue la raccomandazione della Commissione al Consiglio Ue di avviare i negoziati che, anche in questo caso, richiede il via libera all’unanimità dei Paesi membri: si possono così aprire i capitoli di negoziazione (in numero variabile), il cui scopo è preparare il candidato in particolare sull’attuazione delle riforme giudiziarie, amministrative ed economiche necessarie. Quando i negoziati sono completati e l’allargamento Ue è possibile in termini di capacità di assorbimento, si arriva alla firma del Trattato di adesione (con termini e condizioni per l’adesione, comprese eventuali clausole di salvaguardia e disposizioni transitorie), che deve essere prima approvato dal Parlamento Europeo e dal Consiglio all’unanimità.

    A confermarlo è il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, riferendo alla stampa che “metterò il tema in agenda dopo la presentazione del rapporto della Commissione”. La valutazione del gabinetto von der Leyen è attesa a ottobre, che gli Stati membri nel vertice di dicembre

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    Von der Leyen è arrivata a Kiev: “I nostri valori difesi ogni giorno, appropriato festeggiare qui la Giornata dell’Europa”

    Bruxelles – Il quinto viaggio, uno dei più simbolici almeno da un punto di vista nella scelta della data. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, è arrivata questa mattina (9 maggio) a Kiev, nella capitale di un’Ucraina che da oltre un anno resiste all’invasione russa e punta dritto all’ingresso nell’Unione Europea. E l’occasione non potrebbe essere più adatta: “È bello tornare a Kiev dove i valori a noi cari vengono difesi ogni giorno, è quindi un luogo appropriato per celebrare la Giornata dell’Europa“, ha commentato su Twitter la stessa numero uno dell’esecutivo comunitario, pubblicando la foto del suo arrivo in stazione a Kiev.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen
    La Giornata dell’Europa, il 9 maggio, è il giorno in cui in tutta l’Unione si celebra la pace e l’unità sul continente – dal 24 febbraio 2022 minacciata dall’autocrate russo, Vladimir Putin – e che presto sarà festeggiato anche nel Paese che aspira ad aderire all’Ue: “Accolgo la decisione del presidente Volodymyr Zelensky di rendere il 9 maggio Giornata dell’Europa anche qui in Ucraina“. A oggi il 9 maggio in Ucraina si celebra la Giornata della vittoria, la festa nazionale nei Paesi dell’Europa orientale in memoria della capitolazione della Germania nazista durante la Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia, ieri il leader ucraino ha reso noto di voler spostare la festività all’8 maggio (quando effettivamente fu firmata nel 1945 la resa a Berlino), in modo da poter unirsi alle celebrazioni della Giornata dell’Europa il giorno successivo insieme ai Ventisette.
    Arrivata a Kiev la presidente von der Leyen ha visitato il muro della memoria dei caduti per l’Ucraina di fronte al monastero di San Michele, prima di spostarsi nella piazza dove ha potuto osservare i resti dei carri armati e mezzi russi esposti. Parlando in conferenza stampa, la numero uno della Commissione ha ricordato che “stiamo continuando ad aumentare la pressione sulla Russia, l’attenzione è ora rivolta alla rigorosa attuazione delle sanzioni e all’adozione di misure contro l’elusione”, facendo riferimento all’undicesimo pacchetto di sanzioni oggi sul tavolo dei Ventisette: “Siamo determinati a chiudere le scappatoie esistenti, nessuno ne dubiti“. Se la presenza nella capitale ucraina “è simbolica”, non è da sottovalutare il “segno molto concreto del fatto che l’Ue lavora fianco a fianco con l’Ucraina su molte questioni”, ha puntualizzato von der Leyen.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky (9 maggio 2023)
    È proprio su questo che si sono concentrate le discussioni con il presidente Zelensky a Kiev: dalla ricostruzione post-bellica del Paese al percorso di adesione Ue, dall’export di grano ucraino (su cui il presidente ucraino ha denunciato “restrizioni assolutamente inaccettabili”) alla responsabilità di Mosca per i crimini di guerra, incluso il tema della costituzione di un tribunale internazionale e dell’utilizzo dei beni confiscati agli oligarchi russi. “I nostri valori comuni possono essere portati a compimento solo se siamo insieme, conto che a giugno sarà presentata una relazione positiva sui progressi dell’Ucraina“, ha dichiarato in conferenza stampa il presidente Zelensky. A questo proposito a partire da oggi si dovrà valutare approfonditamente il percorso di riforme per mettere davvero in campo questo impegno: oltre le parole e i simboli, la verifica minuziosa da parte dell’esecutivo comunitario per puntare a raccomandare al Consiglio l’apertura dei negoziati di adesione entro la fine dell’anno.
    A questi si aggiunge la questione dell’invio delle armi. “Abbiamo discusso la questione della rapidità di consegna delle munizioni, perché ne abbiamo bisogno ora sul campo di battaglia”, ha ricordato Zelensky, ringraziando von der Leyen per la “prontezza dell’Unione Europea nel fornirci un miliardo di proiettili di artiglieria”. La numero uno della Commissione ha messo in chiaro che “la prima priorità è aiutare ad assicurare le munizioni di cui l’Ucraina ha bisogno”, lavorando su tre percorsi: “Il più veloce è il rilascio immediato di munizioni dalle riserve degli Stati membri, abbiamo stanziato un miliardo di euro e sta funzionando”, considerato il fatto che “un numero considerevole di munizioni è stato inviato o è in dirittura di arrivo, ma va fatto di più, urgentemente”. Il secondo percorso è l’accordo della scorsa settimana per “fornire un miliardo di euro per l’approvvigionamento congiunto di munizioni da 152 e 155 millimetri” e “per accelerare questo, il terzo percorso è aiutare gli Stati membri ad aumentare la produzione e accelerare la consegna delle munizioni per rispondere ai bisogni dell’Ucraina e degli Stati membri”.
    Il quinto viaggio di von der Leyen a Kiev
    È la quinta volta dallo scoppio della guerra in Ucraina il 24 febbraio 2022 che la presidente von der Leyen si reca in viaggio a Kiev. La prima visita è datata 8 aprile 2022, quando la numero uno dell’esecutivo comunitario – insieme con l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell – aveva prima visitato i luoghi dei massacri russi sui civili ucraini a Bucha e poi aveva consegnato nelle mani del presidente Zelensky il questionario per l’adesione del Paese all’Ue. Il ritorno a Kiev aveva avuto luogo due mesi più tardi, con un nuovo round di colloqui con il leader ucraino sul supporto Ue e sull’allargamento dell’Unione l’11 giugno.
    La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, con i 15 commissari europei a Kiev con il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, e il primo ministro, Denys Shmyhal (2 febbraio 2023)
    Dopo l’estate la terza visita. Il 15 settembre è stato il momento dell trionfo diplomatico per la presidente von der Leyen, quando ha assistito all’incisione del suo nome nella ‘Walk of the Brave’, la strada dei valorosi che hanno combattuto contro la Russia. Con una pausa temporale di cinque mesi, il 2023 si è aperto con la visita ‘doppia’ a Kiev a inizio febbraio. Il 2 febbraio von der Leyen si è messa alla testa di 15 commissari del suo gabinetto per un incontro con le rispettive controparti del governo Shmyhal. Il giorno successivo è andato in scena il 24esimo vertice Ue-Ucraina alla presenza di Zelensky e del presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, il primo svoltosi dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.

    Incontro tra la numero uno della Commissione e il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che ha annunciato la volontà di anticipare di un giorno la Giornata della vittoria per festeggiare il 9 maggio insieme ai Ventisette la pace e unità in Europa. Confronto su ricostruzione adesione Ue

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    Von der Leyen sarà in visita in Ucraina per la Giornata dell’Europa. A Kiev nuovo incontro con il presidente Zelensky

    Bruxelles – La Giornata dell’Europa, in Ucraina. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha deciso di trascorrere il 9 maggio – il giorno che celebra la pace e l’unità in Europa – a Kiev, nella capitale del Paese assediato da un anno dall’esercito russo, portando al presidente Volodymyr Zelensky l’ennesimo segno di “sostegno incondizionato” dell’Unione all’Ucraina.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky (15 settembre 2022)
    A renderlo noto sono stati i portavoce della Commissione Europea, sia su Twitter sia nel corso del punto quotidiano con la stampa, confermando i sospetti dei giornalisti (il nome della presidente von der Leyen non era presente nella lista dei membri dell’esecutivo Ue che parteciperanno ai dibattiti alla sessione plenaria dell’Eurocamera a Strasburgo e non è prevista per domani la consueta riunione del Collegio dei commissari). Il portavoce-capo della Commissione, Eric Mamer, non ha fornito molti dettagli sulla riunione, ma ha specificato che von der Leyen e Zelensky si concentreranno su “tutte le dimensioni della nostra relazione reciproca, compreso l’allargamento dell’Unione all’Ucraina e altre questioni“.
    I viaggi di von der Leyen a Kiev
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky (8 aprile 2022)
    Quello di von der Leyen a Kiev domani sarà il quinto viaggio nella capitale ucraina in poco più di un anno dallo scoppio della guerra. La prima visita congiunta con l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, è datata 8 aprile 2022, quando la numero uno dell’esecutivo comunitario aveva prima visitato i luoghi dei massacri russi sui civili ucraini a Bucha e poi aveva consegnato nelle mani del presidente Zelensky il questionario per l’adesione del Paese all’Ue. Il ritorno a Kiev aveva avuto luogo due mesi più tardi, con un nuovo round di colloqui con il leader ucraino sul supporto Ue e sull’allargamento dell’Unione l’11 giugno. La terza visita del 15 settembre è stata invece quella del trionfo diplomatico per la presidente von der Leyen, quella dell’incisione del suo nome nella ‘Walk of the Brave’, la strada dei valorosi che hanno combattuto contro la Russia.
    Dopo i tre viaggi del 2022, il nuovo anno si è aperto con la visita ‘doppia’ a Kiev. Il 2 febbraio von der Leyen si è messa alla testa di 15 commissari del suo gabinetto per un incontro con le rispettive controparti del governo guidato da Denys Shmyhal. Il giorno successivo è seguito il 24esimo vertice Ue-Ucraina alla presenza di Zelensky e del presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, il primo svoltosi dall’inizio della guerra.

    I portavoce della Commissione Ue hanno annunciato che in occasione del 9 maggio la leader dell’esecutivo comunitario porterà nella capitale del Paese invaso da oltre un anno un nuovo segno di “supporto incondizionato”. Sul tavolo anche il processo di adesione all’Unione

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    I Ventisette promettono a Zelensky che “non risparmieremo sforzi nella battaglia per la difesa e la pace” in Ucraina

    Bruxelles – Dopo sette incontri virtuali, il momento del confronto viso a viso. Uscito dall’emiciclo del Parlamento Europeo – dove ha rivolto agli eurodeputati un intenso appello sui valori comuni – il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha proseguito la sua prima visita a Bruxelles con la partecipazione al Consiglio Europeo straordinario. “È giusto partecipare alla riunione dei leader Ue, la lingua ucraina farà parte della discussione e della prassi europea, non appena faremo parte dell’Unione”, ha sottolineato il numero uno ucraino. Un confronto incentrato sul percorso verso l’adesione Ue, la pace “a lungo termine”, ma soprattutto sulla necessità di garantire “sicurezza su tutto il continente” e la fornitura di armi per vincere la guerra contro la Russia: “Significa difendere i valori europei, l’Ucraina e voi stessi“, ha messo in chiaro Zelensky, puntualizzando che “se lo fate ora, non dovrete farlo più tardi”.
    Il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, al Consiglio Europeo straordinario (9 febbraio 2023)
    Come confermato dallo stesso presidente ucraino al termine della tavola rotonda con i capi di Stato e di governo dei 27 Paesi membri, al Consiglio Ue è stato ribadito il sostegno dell’Unione “fino alla vittoria”, con “tutte le armi necessarie, compresi i jet“. Il percorso per arrivare a ottenere jet da combattimento “è lungo” ed è iniziato con la visita di ieri (8 febbraio) a Londra, per proseguire oggi con i confronti bilaterali con i singoli leader.
    Ma intanto del vertice a tre con il presidente francese, Emmanuel Macron, e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz – da cui l’Italia di Giorgia Meloni è stata esclusa – il numero uno ucraino si ritiene soddisfatto: “Abbiamo preso decisioni concrete, lavoreremo per rafforzare le capacità sull’aspetto offensivo, sui carri armati e sull’artiglieria”. Zelensky ha però avvertito che “non posso tornare in patria senza risultati” dai confronti informali con tutti i 27 leader, “è un punto di vista pragmatico”. Su questo fronte il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, ha chiesto “fermezza anche sul piano militare” ai Ventisette: “Dobbiamo rispondere ai bisogni militari dell’Ucraina, perché le prossime settimane e mesi saranno cruciali“. L’esortazione è su “missili, munizioni, carri armati, sistemi di difesa”, che servono “ora”. Dopo i carri armati pesanti tedeschi Leopard 2, il nuovo punto di caduta che dovranno trovare i leader Ue sarà proprio sui jet da combattimento.
    Da sinistra: la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, e il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel (9 febbraio 2023)
    La guerra non è la prospettiva ucraina, né sul breve né sul lungo termine: “Non siamo come la Russia, noi non obblighiamo la nostra gente a combattere, ma dobbiamo difendere la democrazia e programmare la pace”, è il punto fermo di Zelensky. Ed è per questo che il secondo punto del dossier Ucraina sul tavolo del Consiglio Ue è sul “garantire la pace, che sia giusta“, ha ribadito in conferenza stampa la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, confermando quanto già annunciato al termine del vertice Ue-Ucraina di venerdì scorso (3 febbraio). “Siamo totalmente d’accordo con tutti i 10 punti della formula di pace, dalla sicurezza economica a quella nucleare, dagli approvvigionamenti alimentari a quelli energetici”, ha precisato von der Leyen, aggiungendo di voler “garantire che ci sia ampio sostegno a livello internazionale”. A farle eco il numero uno del Consiglio Ue, che ha confermato la volontà dell’Unione di “non risparmiare nessuno per vincere anche la battaglia diplomatica“. Michel appoggia l’idea di “un vertice per la pace”, per cui “non possiamo esitare o farci intimidire dalla Russia”.
    Da sinistra: la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, e il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel (9 febbraio 2023)
    E infine c’è la questione del garantire la responsabilità per gli autori dei crimini di guerra dell’esercito russo in Ucraina. “È impossibile vivere senza giustizia, deve esserci un tribunale contro la Russia per questa aggressione e un meccanismo di compensazione per tutti i danni causati dal terrore russo“, è la richiesta senza sconti del presidente Zelensky. Il processo sostenuto dai Ventisette sarà articolato in “tre tappe“, ha spiegato la leader dell’esecutivo comunitario. Il primo passo è “raccogliere le prove dei crimini e abbiamo già iniziato”, poi è necessario spingere sulla “cooperazione tra procuratori, e per questo abbiamo creato un centro comune all’Aia”. E infine c’è proprio la questione della creazione del tribunale: “Ci sono discussioni sulla struttura, ma c’è anche la piena volontà politica che tutti i responsabili rispondano del crimine di aggressione” contro l’Ucraina.

    Il presidente ucraino è intervenuto per la prima volta di persona al Consiglio Europeo, incentrando il confronto con i leader dell’Unione sulla sicurezza del continente, la fornitura di armi per arrivare alla vittoria nella guerra contro la Russia e la pace “a lungo termine”

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    Prove di adesione Ue per l’Ucraina: von der Leyen e 15 commissari a Kiev per “incontri approfonditi” con il governo

    Bruxelles – È iniziato il giorno che entrerà nei libri di storia delle istituzioni dell’Unione Europea per la sua portata simbolica nel sostegno dell’Ue all’Ucraina. La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e 15 membri del suo gabinetto (su 27) sono a Kiev per una sorta di mini-Collegio dei commissari nella capitale del Paese invaso dall’esercito russo da quasi un anno. “Siamo qui insieme per dimostrare che l’Ue è al fianco dell’Ucraina con la stessa fermezza di sempre e per approfondire ulteriormente il nostro sostegno e la nostra cooperazione“, ha fatto sapere la numero uno della Commissione all’arrivo a Kiev, in un appuntamento di cui si conoscono pochissime informazioni per questioni di sicurezza e incolumità degli stessi membri dell’esecutivo comunitario.
    Da sinistra: la vicepremier dell’Ucraina, Olha Stefanishyna, e la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, a Kiev (2 febbraio 2023)
    L’appuntamento era stato anticipato dai servizi della Commissione già a metà gennaio, senza indicazioni sulla data e sui commissari che sicuramente avrebbero preso parte al confronto con le rispettive controparti del governo guidato da Denys Shmyhal. Certa invece la presenza di von der Leyen, che domani (3 febbraio) parteciperà al vertice Ue-Ucraina con il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, e dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky: si tratta del quarto viaggio a Kiev per la numero uno della Commissione dall’inizio dell’invasione russa – dal primo nell’aprile dello scorso anno per consegnare il questionario di adesione Ue e omaggiare le vittime di Bucha, all’ultima visita in cui ha visto il suo nome iscritto nella ‘Walk of the Brave’. Ma “questa volta sono qui con il mio team di commissari”, per un appuntamento che rappresenta “un forte simbolo del sostegno della Commissione all’Ucraina di fronte all’aggressione immotivata e ingiustificata della Russia”, sottolinea l’esecutivo Ue in una nota.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il presidente dell’Ucraina, a Kiev per la consegna del questionario di preparazione della candidatura all’adesione Ue (8 aprile 2022)
    Ad accompagnare von der Leyen a Kiev ci sono sei vicepresidenti (per il Digitale, Margrethe Vestager, per l’Economia, Valdis Dombrovskis, l’alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, per le Relazioni interistituzionali, Maroš Šefčovič, per i Valori e la Trasparenza, Věra Jourová, e per la Promozione del nostro stile di vita europeo, Margaritis Schinas), mentre a Bruxelles è rimasto il vicepresidente esecutivo per il Green Deal, Frans Timmermans, che rappresenta la linea di continuità del gabinetto von der Leyen in caso di “estrema necessità”, aveva specificato alla stampa la scorsa settimana il portavoce-capo della Commissione, Eric Mamer. A completare la squadra del Berlaymont in missione a Kiev ci sono i commissari per l’Economia, Paolo Gentiloni, per l’Occupazione e i diritti sociali, Nicolas Schmit, per l’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, per la Giustizia, Didier Reynders, per gli Affari interni, Ylva Johansson, per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, per il Vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi, per i Servizi finanziari, Mairead McGuinness, e per l’Ambiente, Virginijus Sinkevičius.
    I temi di confronto tra la Commissione Ue e il governo ucraino
    Come fanno sapere alti funzionari Ue, l’obiettivo è quello di rafforzare il dialogo e la cooperazione in alcuni settori-chiave come il supporto finanziario e umanitario, l’aumento delle sanzioni contro la Russia – “entro febbraio” la Commissione dovrebbe presentare agli Stati membri la proposta per il decimo pacchetto – e l’implementazione dell’Accordo di associazione Ue-Ucraina e della zona di libero scambio per il commercio. Di primaria importanza il confronto tra i membri della Commissione Ue e del governo ucraino per tracciare un bilancio del percorso del Paese verso l’adesione all’Unione, con un focus specifico sullo Stato di diritto e “gli ultimi sforzi in materia di anti-corruzione”, specificano le fonti. Si discuterà anche la questione del pagamento della prima tranche da 3 miliardi di euro del pacchetto di assistenza macrofinanziaria da 18 miliardi di euro complessivi per il 2023: centrale la discussione sulla situazione sul campo “per capire dove indirizzare precisamente il budget“.

    President @vonderleyen & 15 other members of the College of Commissioners are traveling to Kyiv for a College-to-Government meeting
    A strong symbol of 🇪🇺 support for Ukraine in the face of Russia’s aggression
    Our press release: https://t.co/5ibYy8o3bv https://t.co/vdUCeNpEgF
    — Dana Spinant (@DanaSpinant) February 2, 2023

    Metà dei membri del Collegio hanno accompagnato la numero uno dell’esecutivo comunitario per un confronto con le rispettive controparti ucraine: focus sulla messa a terra dell’assistenza macrofinanziaria, sulle riforme sullo Stato di diritto e sulle sanzioni contro la Russia

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    Nuovo anno, nuova presidenza, stesso supporto. L’Ucraina è la prima priorità del semestre svedese del Consiglio dell’Ue

    Bruxelles – Prende ufficialmente il via la presidenza di turno svedese del Consiglio dell’Unione Europea, a quasi un anno dallo scoppio della guerra russa in Ucraina. Ma l’impegno dei Ventisette a supporto di Kiev non cambia, anzi: “Gli ucraini stanno combattendo come se fosse il primo giorno, e noi li continuiamo a sostenere come se fosse il primo giorno”, ha ribadito con forza la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, salutando la nuova spinta che arriva da Kiruna, nell’estremità settentrionale della Svezia: “L’Ucraina è la prima priorità di questa presidenza, la vostra è una leadership vitale per preservare l’incredibile unità e determinazione europea e aumentare la pressione sulla Russia”.
    Il Collegio di commissari a Kiruna (Svezia) per l’avvio della presidenza di turno svedese del Consiglio dell’Unione Europea
    Nel corso della conferenza stampa di oggi pomeriggio (13 gennaio) che ha inaugurato i lavori del nuovo semestre, è stato lo stesso primo ministro svedese e presidente di turno del Consiglio dell’Ue, Ulf Kristersson, a sottolineare che “serve cooperazione” tra gli Stati membri dell’Ue per “affrontare tutte le sfide davanti a noi e costruire un’Europa più libera, verde e sicura”. Dal momento in cui “la vittoria dell’Ucraina è esistenziale e l’unità il nostro asset”, il destino dei due partner è strettamente legato l’uno all’altro: “Dobbiamo mantenere il supporto militare, umanitario ed economico, evitando divisioni tra noi“, è l’avvertimento del premier svedese da Kiruna.
    Il sostegno all’Ucraina nel 2023 inizia già ora, con l’erogazione della prima tranche del supporto finanziario Ue da 18 miliardi complessivi per quest’anno: “Non è mai stato fatto nulla del genere con un partner dell’Unione”, ha sottolineato von der Leyen. A questo si aggiungono i preparativi per coordinare gli sforzi internazionali per la ricostruzione del Paese, “con la piattaforma G7 pronta questo mese”. In questo semestre si cercherà anche di spingere sul supporto militare, per imprimere la svolta decisiva a favore di Kiev nella guerra contro la Russia: “Siamo stati un gigante economico, un nano politico e un verme militare, ma i nostri sforzi congiunti mostrano che l’Ue è un attore su cui poter contare in termini di sicurezza“, ha voluto mettere in chiaro il premier svedese. Sul fronte interno all’Unione questo significherà uno sforzo per “l’implementazione della Bussola Strategica per la difesa comune con il piano d’azione sulla mobilità militare”, così come “il rafforzamento della cooperazione con la Nato”.
    Ma sarà cruciale anche il capitolo sull’adesione dell’Ucraina all’Ue, che quest’anno vedrà per la prima volta Kiev nel report sull’allargamento: “È lo specchio dei progressi di ogni Paese candidato”, ha spiegato von der Leyen, con Kristersson che si è detto “impressionato” dal lavoro fatto finora sul piano delle riforme. “Siamo impegnati ad aiutare l’Ucraina a diventare un Paese membro in linea con le nostre regole, ora aspettiamo il lavoro di scrutinio”, ha aggiunto il premier svedese. Su questo punto il lavoro del Consiglio sarà agevolato dall’impegno della Commissione, che si prepara per un appuntamento senza precedenti. “Il Collegio dei commissari visiterà Kiev all’inizio di febbraio, per una riunione con il governo ucraino“, è la conferma della presidente von der Leyen delle notizie filtrate negli scorsi giorni sulla trasferta che a questo punto quasi sicuramente coinciderà con il vertice Ue-Ucraina del 3 febbraio. “C’è un’enorme quantità di dossier in comune, tra i 18 e i 20, su cui stiamo già lavorando” e che dimostrano “quanto le nostre agende siano convergenti”, ha evidenziato la numero uno della Commissione.

    Dear @SwedishPM, you have made Ukraine the 1st priority of your presidency.Russia’s imperial war also showed that we need to take greater responsibility for our collective security.
    So I welcome your ambition to strengthen EU security & defence policy ↓ https://t.co/D7Pdv9EPIR
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) January 13, 2023

    A Kiruna è stato dato il via ufficiale ai lavori di Stoccolma alla testa dell’istituzione comunitaria: “Momento cruciale, l’unità è il nostro asset”. E von der Leyen conferma il viaggio dei membri della Commissione Ue a Kiev a inizio febbraio