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    Georgia a rischio paralisi: si acuisce la crisi politica, tra tensioni istituzionali e violenze di piazza

    Bruxelles – La Georgia sembra sempre di più una polveriera pronta ad esplodere. Le proteste, violente, contro il governo filorusso durano da quattro giorni, con decine di feriti ricoverati in ospedale sia tra i manifestanti sia tra la polizia (che sta reprimendo con la forza il dissenso) e con i disordini estesi ormai a diverse città oltre la capitale Tbilisi. All’acuirsi dello scontro in piazza si sta sommando anche un duro scontro a livello politico e istituzionale, che rischia di paralizzare (o destabilizzare ulteriormente) il piccolo Paese caucasico, sempre più in bilico tra l’Europa e la Russia.Non si placano le protesteA cominciare dalla notte di giovedì (28 novembre), per quattro giorni migliaia di cittadini hanno occupato viale Rustaveli, l’arteria di Tbilisi dove ha sede il Parlamento nazionale. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’annuncio da parte del governo, guidato dal premier Irakli Kobakhidze e dal suo partito Sogno georgiano, di sospendere fino al 2028 i negoziati per l’adesione all’Ue (un obiettivo sancito dalla Costituzione).L’esecutivo ha addotto come giustificazione il “ricatto” da parte di Bruxelles – che ha congelato quest’estate il percorso di Tbilisi verso il club a dodici stelle in seguito all’approvazione di una serie di provvedimenti che considera liberticidi e antitetici ai valori europei – nei confronti della Georgia, la quale secondo Kobakhidze continuerà sul percorso di avvicinamento all’Unione “con dignità”, senza compromettere la propria sovranità. I georgiani hanno contestato questa decisione come l’ennesima dimostrazione che il partito di governo sta cercando di avvicinare Tbilisi alla Russia di Vladimir Putin e di allontanarlo dall’Europa.I manifestanti sparano fuochi artificiali contro la polizia in tenuta antisommossa per le strade di Tbilisi, nella notte tra il 30 novembre e il primo dicembre 2024 (foto: Giorgi Arjevanidze/Afp)Così, sono scesi in piazza con le bandiere nazionali e quelle dell’Ue: per quattro giorni, hanno eretto barricate e avviato una vera e propria guerriglia urbana, sparando fuochi artificiali contro le forze di sicurezza che, in tenuta antisommossa, hanno risposto caricando violentemente i manifestanti e impiegando proiettili di gomma ad altezza uomo, granate stordenti, spray urticanti e cannoni ad acqua per disperderli. Alcune immagini immortalano dei manifestanti dare fuoco a delle effigi di Bidzina Ivanishvili, l’oligarca filorusso fondatore di Sogno georgiano ed eminenza grigia della nazione caucasica.Durante il weekend le proteste, anziché placarsi, si sono intensificate e si sono estese anche a diverse altre città in tutto il Paese. Secondo le cifre circolate nelle prime ore di oggi (2 dicembre), almeno 44 persone sarebbero finite in ospedale, tra cui 27 manifestanti, 16 poliziotti e un giornalista, mentre gli arresti sarebbero già oltre il centinaio.Si aggrava lo scontro istituzionaleL’ondata di proteste sta scuotendo il Paese almeno dal 27 ottobre scorso, all’indomani di controverse elezioni che hanno visto trionfare per la quarta volta di fila Sogno georgiano e che le opposizioni parlamentari (e gli osservatori elettorali) hanno denunciato come irregolari, chiedendone la ripetizione sotto monitoraggio internazionale.Ma il caos in Georgia non è solo nelle strade. Anche ai più alti vertici dello Stato si sta andando verso un muro contro muro dagli esiti imprevedibili e potenzialmente rischiosi. Dopo aver partecipato di persona alle proteste di piazza, sabato scorso (30 novembre) la presidente europeista Salomé Zourabichvili ha dichiarato che “non c’è alcun Parlamento legittimo e, quindi, un Parlamento illegittimo non può eleggere un nuovo presidente”, aggiungendo che “nessuna inaugurazione può aver luogo e il mio mandato continuerà fino a quando un Parlamento legittimamente eletto sarà formato”.La presidente della Repubblica georgiana Salomé Zourabichvili durante un comizio anti-governativo di fronte al Parlamento, il 28 novembre 2024 (foto: Giorgi Arjevanidze/Afp)Zourabichvili, il cui mandato scade il prossimo 14 dicembre, ha più volte rifiutato di riconoscere i poteri del nuovo emiciclo definendolo “incostituzionale”, mentre i parlamentari delle opposizioni lo stanno boicottando evitando di occupare i propri seggi in Aula. Ma le forze governative dispongono ugualmente dei numeri per insediare la nuova legislatura e hanno avviato i lavori della nuova assemblea, nominando peraltro il proprio candidato alla successione di Zourabichvili nella figura dell’ex calciatore Mikheil Kavelashvili.Se le parti non scenderanno a compromessi – ed è difficile al momento vedere come possano farlo – il rischio è che lo scontro istituzionale frontale possa degenerare in un più concreto conflitto per catturare, o mantenere, il potere politico in un Paese le cui strutture democratiche stanno scricchiolando sempre di più e il tessuto sociale sembra prossimo al punto di rottura. A gettare ulteriore benzina sul fuoco, Kobakhidze ha riportato che l’intelligence e i servizi di sicurezza georgiani avrebbero riferito di tentativi di “rovesciare il governo con la forza” da parte di “specifici partiti politici”, senza scendere nei dettagli di queste gravi accuse.Nel frattempo, nelle ultime ore si sono susseguite una serie di dimissioni negli apparati statali georgiani tra ambasciatori, funzionari pubblici (inclusi quelli di vari ministeri e della banca centrale) e insegnati in polemica con la decisione di interrompere il dialogo con Bruxelles.Le reazioni dall’esteroGli sviluppi in Georgia continuano a rimanere sotto l’attenzione dei principali attori internazionali. A nome dell’Ue, l’Alta rappresentante Kaja Kallas e la commissaria all’Allargamento Marta Kos (entrambe entrate in carica il primo dicembre) hanno dichiarato in una nota congiunta che la sospensione dei negoziati di adesione “segna uno scarto rispetto alle politiche di tutti i precedenti governi georgiani e alle aspirazioni della vasta maggioranza del popolo georgiano”. Quanto all’eccessiva violenza contro i manifestanti, Bruxelles ammonisce Tbilisi che “queste azioni da parte del governo georgiano avranno dirette conseguenze” sulle relazioni bilaterali con l’Ue, che rimane in attesa del rapporto finale dell’Osce sulla condotta delle elezioni del 26 ottobre (elezioni che l’Eurocamera di Strasburgo ha chiesto di ripetere).L’Alta rappresentante Ue per la politica estera Kaja Kallas e la commissaria all’Allargamento Marta Kos rendono omaggio alle vittime dell’aggressione russa a Kiev, il primo dicembre 2024 (foto: Sergei Chuzavkov/EU)Dall’altro lato dell’Atlantico, gli Stati Uniti hanno annunciato la sospensione della Strategic partnership avviata con il Paese caucasico nel 2009, un meccanismo di cooperazione bilaterale nelle aree relative a democrazia, difesa e sicurezza, economia, commercio ed energia e scambi culturali. Le motivazioni di Washington sono da rintracciarsi nel “regresso democratico” dell’ex repubblica sovietica sotto la guida di Sogno georgiano, che “ha rifiutato l’opportunità per legami più stretti con l’Europa e reso la Georgia più vulnerabile al Cremlino”. Kobakhidze ha detto di non essere preoccupato dalla decisione del presidente uscente Joe Biden e di aspettare l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca per lavorare proficuamente con la nuova amministrazione.I commenti che giungono da Mosca sono invece di tenore opposto, con il dito puntato dal numero due del Consiglio di sicurezza Dmitry Medvedev contro presunte interferenze straniere nelle vicende domestiche georgiane, volte secondo lui ad aizzare una rivoluzione colorata anti-russa. Secondo l’ex presidente della Federazione, Tbilisi si starebbe “muovendo rapidamente lungo il sentiero ucraino, verso l’oscuro abisso”, in un riferimento neanche troppo velato alla crisi iniziata a Kiev con le proteste dell’Euromaidan e precipitata con l’invasione russa del febbraio 2022. “Di solito, questo genere di cose finisce molto male”, ha aggiunto minaccioso.

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    In Georgia esplodono le proteste dopo che il governo ha interrotto il percorso di adesione all’Ue

    Bruxelles – Torna la violenza nelle strade di Tbilisi. Dopo che il partito di governo, Sogno georgiano, ha annunciato ufficialmente lo stop al processo di adesione all’Unione europea, migliaia di cittadini si sono riversati nella capitale per protestare contro quello che vedono come uno scivolamento del Paese verso l’orbita russa. Mentre sale di nuovo la tensione, che si era solo apparentemente abbassata nelle scorse settimane, anche l’Eurocamera di Strasburgo riconosce come illegittime le elezioni di un mese fa e chiede alle autorità georgiane di ripetere il voto.La decisione del governoNella serata di giovedì (28 novembre) il primo ministro georgiano Irakli Kobakhidze ha annunciato la decisione di non voler inserire nell’agenda governativa la questione dei negoziati per entrare in Ue “prima della fine del 2028”. In quella data scadrà la legislatura avviata lo scorso 25 novembre tra le proteste dei cittadini e il boicottaggio delle opposizioni parlamentari, i cui deputati rifiutano di occupare i propri seggi in un’Aula che la presidente uscente, l’europeista Salomé Zourabichvili, ha definito “incostituzionale”.Da quando, il 26 ottobre, il partito di governo Sogno georgiano (al potere dal 2012) ha vinto per l’ennesima volta le elezioni – denunciate dagli osservatori locali e internazionali come irregolari e dal capo dello Stato come illegittime – il piccolo Paese caucasico è sprofondato in una spirale di caos che rischia di sfociare in nuove tensioni politiche e sociali dall’esito imprevedibile.Il primo ministro georgiano Irakli Kobakhidze (foto: Irakli Genedidze/Afp)Ieri sera, il premier ha dichiarato anche che il governo rifiuterà qualunque finanziamento proveniente da Bruxelles, accusando l’Unione di strumentalizzare il processo dei negoziati di adesione per “ricattare” Tbilisi e “organizzare una rivoluzione” in Georgia. Nonostante questo, Kobakhidze ha confermato l’obiettivo di far entrare Tbilisi nel club a dodici stelle entro il 2030, ma ha ribadito (come già in campagna elettorale) la volontà di entrare in Ue “con dignità”, cioè senza “svendere” la sovranità nazionale.Le proteste di piazzaIn realtà, le tensioni sono già sfociate in violenza. Nella notte tra giovedì e venerdì, migliaia di manifestanti si sono riversati nelle strade della capitale per protestare contro la decisione del governo, sventolando insieme le bandiere georgiane e quelle dell’Ue e cantando cori anti-russi. La risposta delle forze di sicurezza è stata particolarmente dura, con la polizia in assetto antisommossa che ha caricato ripetutamente i cortei di civili impiegando anche granate lacrimogene, cannoni ad acqua e spray urticanti ed aggredendo, secondo alcune testimonianze, anche i giornalisti che documentavano le proteste.In prima fila con i manifestanti c’era anche Zourabichvili, che si sarebbe avvicinata ai poliziotti chiedendo provocatoriamente se servissero gli interessi della Georgia o della Russia e ha accusato il governo di aver “dichiarato guerra contro il suo stesso popolo”. Parlando alla stampa insieme ai leader dell’opposizione, ha etichettato i fatti svoltisi nel Paese nelle ultime settimane come “un colpo di Stato costituzionale” e si è dichiarata “l’unica rappresentante legittima” della nazione, bollando come “inesistente e illegittimo” l’esecutivo di Kobakhidze.La presidente della Georgia Salomé Zourabichvili si unisce ai manifestanti a Tbilisi, il 28 novembre 2024 (foto: Giorgi Arjevanidze/Afp)La risposta dell’UeSempre ieri, l’Europarlamento riunito in plenaria a Strasburgo ha adottato a larga maggioranza (444 voti favorevoli, 72 contrari e 82 astensioni) una risoluzione che condanna fermamente le irregolarità nel voto di ottobre, considerate “l’ennesima manifestazione del regresso democratico del Paese per il quale il partito di governo Sogno georgiano è pienamente responsabile”. L’Aula ha messo nero su bianco il supporto per le richieste, avanzate dalle opposizioni dell’ex repubblica sovietica, di indire nuove elezioni sotto il monitoraggio internazionale.Gli eurodeputati hanno inoltre chiesto alla Commissione e agli Stati membri di ribadire il congelamento dell’adesione della Georgia al club dei Ventisette (annunciata dal Consiglio europeo lo scorso giugno, mentre a luglio sono stati tagliati i finanziamenti comunitari al governo) e di imporre sanzioni personali su diverse figure di spicco della leadership georgiana – inclusi il premier Kobakhidze e l’oligarca filorusso Bidzina Ivanishvili, fondatore di Sogno georgiano (che di fatto opera come un partito-macchina ai suoi ordini) – e la sospensione dei contatti formali tra l’Ue e Tbilisi.

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    L’Ue ha iniziato a sospendere i finanziamenti diretti al governo della Georgia: “Solo il primo passo”

    Bruxelles – Non è più solo “de facto”, ora la sospensione del processo di adesione Ue della Georgia è realtà con i primi fondi congelati al governo di Tbilisi. “L’Unione Europea ha congelato il sostegno dal Fondo europeo per la pace, 30 milioni di euro per il 2024“, ha annunciato l’ambasciatore Ue in Georgia, Paweł Herczyński, parlando oggi (9 luglio) alla stampa nella capitale del Paese caucasico, anticipando che “questo è solo il primo passo, ce ne saranno altri” e a Bruxelles “si stanno valutando altre misure se la situazione dovesse ulteriormente deteriorarsi”.L’ambasciatore Ue in Georgia, Paweł Herczyński (9 luglio 2024)A determinare il taglio dei fondi alle forze armate georgiane è stata l’adozione di metà maggio della legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ di filo-russa memoria che – come messo nero su bianco dalle conclusioni del Consiglio Europeo dello scorso 27 giugno – “ha determinato di fatto un arresto del processo di adesione“, nonostante lo status di Paese candidato ricevuto il 14 dicembre 2023 dallo stesso Consiglio Europeo. “Stiamo adottando misure a breve termine e stiamo rivedendo la nostra assistenza finanziaria“, ha precisato a Eunews il portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna (Seae), Peter Stano, che ha fatto riferimento alle discussioni del Consiglio Affari Esterni del 24 giugno sulle “diverse opzioni per affrontare la situazione in Georgia”.Manifestanti georgiani a Tbilisi contro la legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, 17 aprile 2024 (credits: Giorgi Arjevanidze / Afp)In ogni caso, “i nostri aiuti diretti al governo georgiano saranno ridotti e cercheremo di spostarli verso la società civile e i media“, ha voluto sgomberare il campo dai dubbi l’ambasciatore Herczyński, mantenendo chiara la distinzione per l’Unione tra il partito al potere Sogno Georgiano filo-russo e la società civile fortemente europeista. Una precisazione particolarmente importante in vista delle elezioni legislative in programma il 26 ottobre. “Spetta al popolo eleggere il prossimo governo, e spetta al prossimo governo decidere la sua politica nei confronti dell’Unione Europea”, è il secco commento dell’ambasciatore Ue, che ha messo le opzioni sul tavolo: “Devono decidere se vogliono far parte del prossimo grande allargamento dell’UE o se hanno altri piani per il loro futuro“.Quando mancano poco più di tre mesi alle elezioni, i partiti di opposizione a Sogno Georgiano si stanno organizzando su una piattaforma comune che prende le mosse dalla ‘Carta georgiana’ presentata a fine maggio dalla presidente della Repubblica, Salomé Zourabichvili. Diverse formazioni politiche hanno già confermato di correre sotto lo stesso ombrello politico (con candidati comuni o diversi, ma comunque alleati) con l’obiettivo dichiarato di “ripristinare il processo di adesione all’Ue e aprire i negoziati di adesione il più presto possibile“. Perché, secondo l’avvertimento dell’ambasciatore Herczyński, “tutto può ancora essere cambiato e siamo più che disposti ad aiutare in ogni modo possibile, ma il tempo sta per scadere”, ed è “triste vedere le relazioni tra l’Ue e la Georgia a un punto così basso, quando avrebbero potuto raggiungere un massimo storico“.La legge sugli agenti stranieri in GeorgiaLe proteste pro-Ue dei manifestanti georgiani a Tbilisi, 14 maggio 2024 (credits: Giorgi Arjevanidze / Afp)La legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ era stata presentata lo scorso anno da Sogno Georgiano e messa in stallo dopo l’ondata oceanica di proteste del marzo 2023. Con un leggero emendamento al testo, a inizio aprile la legge è stata ripresentata dal governo: tutte le organizzazioni che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero dovrebbero registrarsi come ‘organizzazione che persegue gli interessi di una potenza straniera’ (simile ad ‘agente di influenza straniera’ in vigore in Russia dal primo dicembre 2022). Dopo settimane di altissima tensione dentro e fuori il Parlamento di Tbilisi, e decine di migliaia di cittadini ad animare la più grande ondata di proteste dall’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991 – ogni giorno ininterrottamente per due mesi – il partito al governo ha deciso di tirare dritto con la propria iniziativa legislativa prima del ritorno alle urne il 26 ottobre. E mostrando una disponibilità ad aumentare la portata della violenza messa in campo dalla polizia anti-sommossa e dagli agenti in passamontagna contro i manifestanti pacifici pro-Ue, che non hanno mai smesso di scendere a decine di migliaia in piazza ogni giorno.Dopo il primo via libera alla legge (secondo l’iter legislativo ordinario) dello scorso 14 maggio, è ricominciato un nuovo rapidissimo processo legislativo per superare la decisione della capa dello Stato, che si è sempre opposta fermamente a una legge che riprende in modo inquietante molti elementi della stessa legge in vigore in Russia. Il gesto della presidente Zourabichvili è stato puramente simbolico, dal momento in cui il governo sapeva già in partenza di poter utilizzare la propria maggioranza schiacciante in Parlamento per annullare il veto e far diventare legge la ‘trasparenza dell’influenza straniera’, così come confermato il 28 maggio dalla sessione plenaria del Parlamento.Prima della legge sugli agenti stranieriLe proteste pro-Ue dei manifestanti georgiani a Tbilisi, 7 marzo 2023 (credits: Afp)Nonostante la concessione dello status di Paese candidato all’adesione Ue, il rapporto tra Bruxelles e Tbilisi rimane particolarmente complesso – e ora tesissimo – a causa dello scollamento tra una popolazione a stragrande maggioranza filo-Ue e un governo di tendenze filo-russe, lo stesso che ha fatto richiesta di aderire all’Unione per i timori sollevati dall’espansionismo del Cremlino. Nel corso degli ultimi due anni si sono registrati diversi episodi che hanno evidenziato l’ambiguità del partito al potere Sogno Georgiano: nel maggio 2023 sono ripresi dei voli tra Georgia e Russia dopo la decisione di Mosca di eliminare il divieto in vigore, e il Paese caucasico non si è mai allineato alle misure restrittive introdotte da Bruxelles contro il Cremlino dopo l’invasione dell’Ucraina. Lo scorso autunno il governo ha anche tentato di mettere sotto impeachment (fallito) la presidente della Repubblica Zourabichvili per una serie di viaggi nell’Unione Europea che avrebbero rappresentato una violazione dei poteri della capa di Stato secondo la Costituzione nazionale.Ma la popolazione georgiana da anni dimostra di non condividere la direzione assunta da Sogno Georgiano e anche per questo motivo saranno cruciali le elezioni per il rinnovo del Parlamento il 26 ottobre. A cavallo della decisione di Bruxelles nel giugno 2022 di non concedere per il momento alla Georgia lo status di candidato all’adesione, a Tbilisi si sono svolte due grandi manifestazioni pro-Ue: una ‘marcia per l’Europa’ per ribadire l’allineamento del popolo ai valori dell’Unione e una richiesta di piazza di dimissioni del governo (senza seguito da parte dell’esecutivo allora guidato da Garibashvili). I tratti comuni evidenziati a partire da queste manifestazioni sono le bandiere – bianca e rossa delle cinque croci (nazionale) e con le dodici stelle su campo blu (dell’Ue) – cartelli con rivendicazioni europeiste e l’inno georgiano intervallato dall’Inno alla Gioia. Un anno più tardi sono scoppiate le dure proteste popolari nel marzo 2023 – appoggiate da Bruxelles – che hanno portato al momentaneo accantonamento del controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, fino all’approvazione di questa primavera nel pieno di una nuova ondata di proteste popolari.In questo scenario non va dimenticato il rapporto particolarmente delicato della Georgia con la Russia, Paese con cui confina a nord. La candidatura all’adesione Ue e Nato – sancita dalla Costituzione nazionale – da tempo è causa di tensioni con il Cremlino. Dopo i conflitti degli anni Novanta con le due regioni separatiste dell’Ossezia del Sud (1991-1992) e dell’Abkhazia (1991-1993) a seguito dell’indipendenza della Georgia nel 1991 dall’Unione Sovietica, sul terreno la situazione è rimasta di fatto congelata per 15 anni, con le truppe della neonata Federazione Russa a difendere i secessionisti all’interno del territorio rivendicato. Il tentativo di riaffermare il controllo di Tbilisi sulle due regioni nell’estate del 2008 – voluto dall’allora presidente Mikheil Saakashvili – determinò il 7 agosto una violenta reazione russa non solo nel respingere l’offensiva dell’esercito georgiano, ma portando anche all’invasione del resto del territorio nazionale con carri armati e incursioni aeree per cinque giorni. Da allora la Russia di Vladimir Putin riconosce l’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud e ha dislocato migliaia di soldati nei due territori per aumentare la propria sfera d’influenza nella regione della Ciscaucasia, in violazione degli accordi del 12 agosto 2008.

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    Per la Georgia il processo di adesione Ue è “di fatto” arrestato. A confermarlo è il Consiglio Europeo

    Bruxelles – Era nell’aria da settimane, ma ora a mettere il punto sulle ambizioni della Georgia di essere “pronta più di qualsiasi altro Paese candidato per l’adesione entro il 2030” (come rivendicato a febbraio dal premier, Irakli Kobakhidze) è lo stesso organismo collettivo che definisce priorità e indirizzi politici dell’Unione Europea. “Il Consiglio Europeo invita le autorità georgiane a chiarire le proprie intenzioni invertendo l’attuale rotta che mette a rischio il percorso della Georgia nell’Ue, determinando di fatto un arresto del processo di adesione“, si legge nelle conclusioni del vertice dei capi di Stato e di governo dei 27 Paesi membri Ue, che riservano quattro punti alla “seria preoccupazione per i recenti sviluppi” politici nel Paese candidato all’adesione Ue.Manifestanti georgiani a Tbilisi contro la legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, 17 aprile 2024 (credits: Giorgi Arjevanidze / Afp)È in particolare l’adozione di metà maggio della legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ di filo-russa memoria a rappresentare “un passo indietro rispetto a quanto stabilito nella raccomandazione della Commissione per lo status di candidato”, che a questo punto mette un freno pesante sulla strada di avvicinamento all’ingresso nell’Unione, nonostante lo status di Paese candidato ricevuto il 14 dicembre 2023 dallo stesso Consiglio Europeo. Anche perché c’è poi da considerare i “i crescenti atti di intimidazione, minacce e aggressioni fisiche contro rappresentanti della società civile, leader politici, attivisti civili e giornalisti in Georgia”, avvertono i Ventisette, che su questo punto non hanno riscontrato le stesse difficoltà per la definizione di una posizione comune come si erano invece viste in occasione della risposta di condanna all’adozione della legge lo scorso 14 maggio. Perché per l’Unione c’è una chiara differenza tra governo e stragrande maggioranza dei cittadini pro-Ue, e per questo motivo i 27 leader ribadiscono la “disponibilità a continuare a sostenere i georgiani nel loro percorso verso un futuro europeo”.È qui che si apre il nuovo capitolo della sfida politica a Tbilisi tra il partito al potere Sogno Georgiano e i cittadini scesi in piazza ininterrottamente per settimane in opposizione alla legge considerata di diretta emanazione del Cremlino. “Il Consiglio Europeo invita le autorità georgiane a garantire che le elezioni parlamentari del prossimo autunno siano libere ed eque“, incoraggiando una “sostanziale osservazione elettorale a lungo e breve termine da parte dei partner”. Il riferimento è alle prossime elezioni legislative del 26 ottobre, su cui si sta organizzando una piattaforma comune dei partiti di opposizione a Sogno Georgiano attorno alla ‘Carta georgiana’ presentata a fine maggio dalla presidente, Salomé Zourabichvili. Diverse formazioni politiche hanno già confermato di correre sotto lo stesso ombrello politico (con candidati comuni o diversi, ma comunque alleati) con l’obiettivo dichiarato di “ripristinare il processo di adesione all’Ue e aprire i negoziati di adesione il più presto possibile“. Visto che ora sono – come definito dal Consiglio Europeo – “di fatto” congelati.La legge sugli agenti stranieri in GeorgiaLa legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ era stata presentata lo scorso anno da Sogno Georgiano e messa in stallo dopo l’ondata oceanica di proteste del marzo 2023. Con un leggero emendamento al testo, a inizio aprile la legge è stata ripresentata dal governo: tutte le organizzazioni che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero dovrebbero registrarsi come ‘organizzazione che persegue gli interessi di una potenza straniera’ (simile ad ‘agente di influenza straniera’ in vigore in Russia dal primo dicembre 2022). Dopo settimane di altissima tensione dentro e fuori il Parlamento di Tbilisi, e decine di migliaia di cittadini ad animare la più grande ondata di proteste dall’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991 – ogni giorno ininterrottamente per due mesi – il partito al governo ha deciso di tirare dritto con la propria iniziativa legislativa prima del ritorno alle urne il 26 ottobre. E mostrando una disponibilità ad aumentare la portata della violenza messa in campo dalla polizia anti-sommossa e dagli agenti in passamontagna contro i manifestanti pacifici pro-Ue, che non hanno mai smesso di scendere a decine di migliaia in piazza ogni giorno.Le proteste pro-Ue dei manifestanti georgiani a Tbilisi, 14 maggio 2024Dopo il primo via libera alla legge (secondo l’iter legislativo ordinario) dello scorso 14 maggio, è ricominciato un nuovo rapidissimo processo legislativo per superare la decisione della capa dello Stato, che si è sempre opposta fermamente a una legge che riprende in modo inquietante molti elementi della stessa legge in vigore in Russia. Il gesto della presidente Zourabichvili è stato puramente simbolico, dal momento in cui il governo sapeva già in partenza di poter utilizzare la propria maggioranza schiacciante in Parlamento per annullare il veto e far diventare legge la ‘trasparenza dell’influenza straniera’, così come confermato il 28 maggio dalla sessione plenaria del Parlamento.Prima della legge sugli agenti stranieriLe proteste pro-Ue dei manifestanti georgiani a Tbilisi, 7 marzo 2023 (credits: Afp)Nonostante la concessione dello status di Paese candidato all’adesione Ue, il rapporto tra Bruxelles e Tbilisi rimane particolarmente complesso – e ora tesissimo – a causa dello scollamento tra una popolazione a stragrande maggioranza filo-Ue e un governo di tendenze filo-russe, lo stesso che ha fatto richiesta di aderire all’Unione per i timori sollevati dall’espansionismo del Cremlino. Nel corso degli ultimi due anni si sono registrati diversi episodi che hanno evidenziato l’ambiguità del partito al potere Sogno Georgiano: nel maggio 2023 sono ripresi dei voli tra Georgia e Russia dopo la decisione di Mosca di eliminare il divieto in vigore, e il Paese caucasico non si è mai allineato alle misure restrittive introdotte da Bruxelles contro il Cremlino dopo l’invasione dell’Ucraina. Lo scorso autunno il governo ha anche tentato di mettere sotto impeachment (fallito) la presidente della Repubblica Zourabichvili per una serie di viaggi nell’Unione Europea che avrebbero rappresentato una violazione dei poteri della capa di Stato secondo la Costituzione nazionale.Ma la popolazione georgiana da anni dimostra di non condividere la direzione assunta da Sogno Georgiano e anche per questo motivo saranno cruciali le elezioni per il rinnovo del Parlamento il 26 ottobre. A cavallo della decisione di Bruxelles nel giugno 2022 di non concedere per il momento alla Georgia lo status di candidato all’adesione, a Tbilisi si sono svolte due grandi manifestazioni pro-Ue: una ‘marcia per l’Europa’ per ribadire l’allineamento del popolo ai valori dell’Unione e una richiesta di piazza di dimissioni del governo (senza seguito da parte dell’esecutivo allora guidato da Garibashvili). I tratti comuni evidenziati a partire da queste manifestazioni sono le bandiere – bianca e rossa delle cinque croci (nazionale) e con le dodici stelle su campo blu (dell’Ue) – cartelli con rivendicazioni europeiste e l’inno georgiano intervallato dall’Inno alla Gioia. Un anno più tardi sono scoppiate le dure proteste popolari nel marzo 2023 – appoggiate da Bruxelles – che hanno portato al momentaneo accantonamento del controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, fino all’approvazione di questa primavera nel pieno di una nuova ondata di proteste popolari.In questo scenario non va dimenticato il rapporto particolarmente delicato della Georgia con la Russia, Paese con cui confina a nord. La candidatura all’adesione Ue e Nato – sancita dalla Costituzione nazionale – da tempo è causa di tensioni con il Cremlino. Dopo i conflitti degli anni Novanta con le due regioni separatiste dell’Ossezia del Sud (1991-1992) e dell’Abkhazia (1991-1993) a seguito dell’indipendenza della Georgia nel 1991 dall’Unione Sovietica, sul terreno la situazione è rimasta di fatto congelata per 15 anni, con le truppe della neonata Federazione Russa a difendere i secessionisti all’interno del territorio rivendicato. Il tentativo di riaffermare il controllo di Tbilisi sulle due regioni nell’estate del 2008 – voluto dall’allora presidente Mikheil Saakashvili – determinò il 7 agosto una violenta reazione russa non solo nel respingere l’offensiva dell’esercito georgiano, ma portando anche all’invasione del resto del territorio nazionale con carri armati e incursioni aeree per cinque giorni. Da allora la Russia di Vladimir Putin riconosce l’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud e ha dislocato migliaia di soldati nei due territori per aumentare la propria sfera d’influenza nella regione della Ciscaucasia, in violazione degli accordi del 12 agosto 2008.

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    Cos’è la ‘Carta georgiana’ pro-Ue proposta dalla presidente per un fronte unito alle elezioni di ottobre

    Bruxelles – La risposta a una legge filo-russa è un documento programmatico per riunire tutti i partiti europeisti e filo-occidentali in vista delle prossime elezioni legislative del 26 ottobre. La presidente della Georgia, Salomé Zourabichvili, si è messa alla testa dello sforzo democratico del Paese – spinta da decine di migliaia di cittadini che da due mesi scendono ogni giorno nelle strade a chiedere di non compromettere il futuro europeo – in contrapposizione esplicita e netta al partito al potere Sogno Georgiano, che ieri (28 maggio) ha approvato in via definitiva la legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, superando proprio il veto presidenziale posto al termine dell’iter legislativo ordinario.Da sinistra: il primo ministro della Georgia, Irakli Kobakhidze, e la presidente della Repubblica, Salomé Zourabichvili (credits: Irakli Gedenidze / Pool / Afp)“Propongo questo piano a tutti i partiti politici che aspirano a essere europeisti e filo-occidentali, esortandoli a decidere entro il primo giugno se accettano la pesante responsabilità di compiere e realizzare questi passi davanti al popolo georgiano“, ha presentato così la presidente Zourabichvili la ‘Carta georgiana’ alla vigilia del voto della legge di ispirazione filo-russa, e poi ribadita con tutta urgenza ieri sera in vista della sua prossima entrata in vigore prevista a giugno. Un “ombrello” politico sotto cui potranno presentarsi “insieme o separatamente, a scelta” i partiti che si oppongono a Sogno Georgiano in occasione della campagna elettorale. “Da parte mia presenterò questo piano e il nuovo modello politico ai nostri partner a Bruxelles“, ha promesso la capa dello Stato, ricordando qual è la vera posta in gioco a ottobre: “Ripristinare il processo di adesione all’Ue e aprire i negoziati di adesione il più presto possibile“, oltre le vuote parole premier georgiano, Irakli Kobakhidze, sul fatto che “entro il 2030” il Paese caucasico “sarà pronto più di qualsiasi altro candidato per l’adesione”.La ‘Carta georgiana’ riflette non solo “le esigenze e le richieste della società”, ma soprattutto l’impegno a compiere e portare a termine quanto prima le 9 priorità tracciate dalla Commissione Europea per l’avvio dei negoziati di adesione Ue. I passi in questo senso sono quattro e partono proprio dalla “abolizione delle leggi dannose per il percorso europeo del Paese“: non solo la legge sulla trasparenza dell’influenza straniera, ma anche altri pezzi di legislazione – come quella sulle intercettazioni, quella sugli offshore e le modifiche al Codice elettorale – e i processi politicamente motivati contro i manifestanti delle proteste del 2024. Dovrà essere “liberato il sistema giudiziario dal dominio dei clan verificando l’integrità dei giudici e ispezionando le origini delle proprietà non documentate”, anche attraverso una riforma del Consiglio supremo di giustizia e di altri organi essenziali dello Stato (ufficio del procuratore generale, Servizio di sicurezza, Agenzia anticorruzione, Banca nazionale, organismi di regolamentazione). Infine sarà “migliorato il sistema elettorale“, creando le “condizioni adeguate per lo svolgimento di elezioni libere ed eque”. ll piano prevede di mettere tutto ciò in pratica “prima della fine della sessione di primavera” del Parlamento – con il governo responsabile che “sarà nominato dalla presidente della Georgia” – e di svolgere subito dopo elezioni anticipate “in un ambiente libero ed equo”.La legge sugli agenti stranieri in GeorgiaLa legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ era stata presentata lo scorso anno da Sogno Georgiano e messa in stallo dopo l’ondata oceanica di proteste del marzo 2023. Con un leggero emendamento al testo, a inizio aprile la legge è stata ripresentata dal governo: tutte le organizzazioni che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero dovrebbero registrarsi come ‘organizzazione che persegue gli interessi di una potenza straniera’ (simile ad ‘agente di influenza straniera’ in vigore in Russia dal primo dicembre 2022). Dopo settimane di altissima tensione dentro e fuori il Parlamento di Tbilisi, e decine di migliaia di cittadini ad animare la più grande ondata di proteste dall’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991 – ogni giorno ininterrottamente per due mesi – il partito al governo ha deciso di tirare dritto con la propria iniziativa legislativa prima del ritorno alle urne il 26 ottobre. E mostrando una disponibilità ad aumentare la portata della violenza messa in campo dalla polizia anti-sommossa e dagli agenti in passamontagna contro i manifestanti pacifici pro-Ue, che non hanno mai smesso di scendere a decine di migliaia in piazza ogni giorno.Le proteste pro-Ue dei manifestanti georgiani a Tbilisi, 14 maggio 2024Dopo il primo via libera alla legge (secondo l’iter legislativo ordinario) dello scorso 14 maggio, è ricominciato un nuovo rapidissimo processo legislativo per superare la decisione della capa dello Stato, che si è sempre opposta fermamente a una legge che riprende in modo inquietante molti elementi della stessa legge in vigore in Russia. Il gesto della presidente Zourabichvili è stato puramente simbolico, dal momento in cui il governo sapeva già in partenza di poter utilizzare la propria maggioranza schiacciante in Parlamento per annullare il veto e far diventare legge la ‘trasparenza dell’influenza straniera’, così come confermato ieri (28 maggio) dalla sessione plenaria del Parlamento.Nonostante lo status di Paese candidato ricevuto il 14 dicembre 2023 dal Consiglio Europeo, a Bruxelles è piuttosto chiaro che l’entrata in vigore della legge di ispirazione filo-russa impedirà di aprire i negoziati di adesione all’Unione Europea, dal momento in cui gli stessi negoziati sono vincolati ai progressi sulle raccomandazioni della Commissione Europea sulla libertà della società civile e sulla lotta alla disinformazione. Nonostante le resistenze dell’Ungheria di Viktor Orbán e della Slovacchia di Robert Fico ad avallare anche solo una posizione comune di condanna da parte dei Ventisette, l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha iniziato a lavorare con i 27 governi sulle “risposte più appropriate in caso la legge sia messa in atto a partire da giugno“, esortando ancora il governo guidato da Irakli Kobakhidze a “ritirare la legge”.Prima della legge sugli agenti stranieriLe proteste pro-Ue dei manifestanti georgiani a Tbilisi, 7 marzo 2023 (credits: Afp)Nonostante la concessione dello status di Paese candidato all’adesione Ue, il rapporto tra Bruxelles e Tbilisi rimane particolarmente complesso – e ora tesissimo – a causa dello scollamento tra una popolazione a stragrande maggioranza filo-Ue e un governo di tendenze filo-russe, lo stesso che ha fatto richiesta di aderire all’Unione per i timori sollevati dall’espansionismo del Cremlino. Nel corso degli ultimi due anni si sono registrati diversi episodi che hanno evidenziato l’ambiguità del partito al potere Sogno Georgiano: nel maggio 2023 sono ripresi dei voli tra Georgia e Russia dopo la decisione di Mosca di eliminare il divieto in vigore, e il Paese caucasico non si è mai allineato alle misure restrittive introdotte da Bruxelles contro il Cremlino dopo l’invasione dell’Ucraina. Lo scorso autunno il governo ha anche tentato di mettere sotto impeachment (fallito) la presidente della Repubblica Zourabichvili per una serie di viaggi nell’Unione Europea che avrebbero rappresentato una violazione dei poteri della capa di Stato secondo la Costituzione nazionale.Ma la popolazione georgiana da anni dimostra di non condividere la direzione assunta da Sogno Georgiano e anche per questo motivo saranno cruciali le elezioni per il rinnovo del Parlamento il 26 ottobre. A cavallo della decisione di Bruxelles nel giugno 2022 di non concedere per il momento alla Georgia lo status di candidato all’adesione, a Tbilisi si sono svolte due grandi manifestazioni pro-Ue: una ‘marcia per l’Europa’ per ribadire l’allineamento del popolo ai valori dell’Unione e una richiesta di piazza di dimissioni del governo (senza seguito da parte dell’esecutivo allora guidato da Garibashvili). I tratti comuni evidenziati a partire da queste manifestazioni sono le bandiere – bianca e rossa delle cinque croci (nazionale) e con le dodici stelle su campo blu (dell’Ue) – cartelli con rivendicazioni europeiste e l’inno georgiano intervallato dall’Inno alla Gioia. Un anno più tardi sono scoppiate le dure proteste popolari nel marzo 2023 – appoggiate da Bruxelles – che hanno portato al momentaneo accantonamento del controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, fino all’approvazione di questa primavera nel pieno di una nuova ondata di proteste popolari.In questo scenario non va dimenticato il rapporto particolarmente delicato della Georgia con la Russia, Paese con cui confina a nord. La candidatura all’adesione Ue e Nato – sancita dalla Costituzione nazionale – da tempo è causa di tensioni con il Cremlino. Dopo i conflitti degli anni Novanta con le due regioni separatiste dell’Ossezia del Sud (1991-1992) e dell’Abkhazia (1991-1993) a seguito dell’indipendenza della Georgia nel 1991 dall’Unione Sovietica, sul terreno la situazione è rimasta di fatto congelata per 15 anni, con le truppe della neonata Federazione Russa a difendere i secessionisti all’interno del territorio rivendicato. Il tentativo di riaffermare il controllo di Tbilisi sulle due regioni nell’estate del 2008 – voluto dall’allora presidente Mikheil Saakashvili – determinò il 7 agosto una violenta reazione russa non solo nel respingere l’offensiva dell’esercito georgiano, ma portando anche all’invasione del resto del territorio nazionale con carri armati e incursioni aeree per cinque giorni. Da allora la Russia di Vladimir Putin riconosce l’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud e ha dislocato migliaia di soldati nei due territori per aumentare la propria sfera d’influenza nella regione della Ciscaucasia, in violazione degli accordi del 12 agosto 2008.

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    Il governo georgiano porta fino in fondo la sfida all’Ue. A Bruxelles si lavora su “risposte adeguate”

    Bruxelles – Lo scontro con le istituzioni dell’Ue è inevitabile, nessuno nel partito al potere Sogno Georgiano sta facendo nulla per arrestare l’escalation diplomatica. Tutto al contrario, l’iter legislativo sul progetto di ispirazione filo-russa sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ sta procedendo a tappe forzate e oggi (28 maggio) è arrivato all’approvazione finale. D’ora in poi non ci sono altri ostacoli, dal momento in cui il governo e la sua maggioranza parlamentare hanno superato anche l’ultimo: il veto della presidente della Repubblica, Salomé Zourabichvili. E ora non si può che aprire lo scontro diplomatico con Bruxelles, che inevitabilmente provocherà una frenata nel percorso di adesione della Georgia all’Unione Europea, almeno fino al 26 ottobre quando i cittadini andranno a votare la nuova composizione del Parlamento.Da sinistra: il primo ministro della Georgia, Irakli Kobakhidze, e la presidente della Repubblica, Salomé Zourabichvili (credits: Irakli Gedenidze / Pool / Afp)Perché dopo il primo via libera alla legge (secondo l’iter legislativo ordinario) dello scorso 14 maggio, è ricominciato un nuovo rapidissimo processo legislativo per superare la decisione della capa dello Stato, che si è sempre opposta fermamente a una legge che riprende in modo inquietante molti elementi della stessa legge in vigore in Russia. Il gesto della presidente Zourabichvili è stato puramente simbolico, dal momento in cui il governo sapeva già in partenza di poter utilizzare la propria maggioranza schiacciante in Parlamento per annullare il veto e far diventare legge la ‘trasparenza dell’influenza straniera’, così come confermato ieri (27 maggio) in commissione per gli Affari legali e oggi dall’intero Parlamento con 84 voti a favore. “È impossibile migliorare questa legge, nel suo intero contenuto è incostituzionale, anti-europea e anti-democratica“, ha attaccato la numero uno della Georgia motivando il suo veto.National treason broadcasted to the rally. 84 in favor again. The Presidential veto on the Russian law has just been overridden. This is just the beginning – of their end. ✊ pic.twitter.com/tyry8Zh2DA— Marika Mikiashvili (@Mikiashvili_M) May 28, 2024La legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ era stata presentata lo scorso anno da Sogno Georgiano e messa in stallo dopo l’ondata oceanica di proteste del marzo 2023. Con un leggero emendamento al testo, a inizio aprile la legge è stata ripresentata dal governo: tutte le organizzazioni che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero dovrebbero registrarsi come ‘organizzazione che persegue gli interessi di una potenza straniera’ (simile ad ‘agente di influenza straniera’ in vigore in Russia dal primo dicembre 2022). Dopo settimane di altissima tensione dentro e fuori il Parlamento di Tbilisi, e decine di migliaia di cittadini ad animare la più grande ondata di proteste dall’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991 – ogni giorno ininterrottamente per due mesi – il partito al governo ha deciso di tirare dritto con la propria iniziativa legislativa prima del ritorno alle urne il 26 ottobre. E mostrando una disponibilità ad aumentare la portata della violenza messa in campo dalla polizia anti-sommossa e dagli agenti in passamontagna contro i manifestanti pacifici pro-Ue, che non hanno mai smesso di scendere a decine di migliaia in piazza ogni giorno.Manifestanti georgiani a Tbilisi contro la legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, 14 maggio 2024 (credits: Giorgi Arjevanidze / Afp)Nonostante lo status di Paese candidato ricevuto il 14 dicembre 2023 dal Consiglio Europeo, a Bruxelles non è più un segreto che l’entrata in vigore della legge di ispirazione filo-russa impedirebbe di aprire i negoziati di adesione all’Unione Europea, dal momento in cui gli stessi negoziati sono vincolati ai progressi sulle raccomandazioni della Commissione Europea sulla libertà della società civile e sulla lotta alla disinformazione. Non a caso l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, al termine del Consiglio Affari Esteri di ieri ha reso noto che con i 27 governi “abbiamo iniziato a considerare le risposte più appropriate in caso la legge sia messa in atto a partire da giugno“, esortando ancora il governo guidato da Irakli Kobakhidze a “ritirare la legge”. Lo stesso messaggio è stato veicolato oggi a pochi minuti dall’approvazione della legge, ricordando che sono state ignorate le “dettagliate argomentazioni giuridiche della Commissione di Venezia che portavano a una chiara raccomandazione di abrogare questa legge”, ha aggiunto Borrell.Non va però dimenticato che l’unità dei 27 Paesi membri (e di conseguenza dell’Unione) è bloccata dalle resistenze dell’Ungheria di Viktor Orbán e della Slovacchia di Robert Fico. Per la prima volta questo blocco si è dimostrato a metà mese, quando si sarebbe dovuta adottare una dichiarazione di tutti i 27 leader Ue per condannare inequivocabilmente la legge adottata dal Parlamento georgiano. E lo stallo – soprattutto con la costante minaccia del veto ungherese – dopo due settimane non è ancora crollato, come ha lasciato intendere tra le righe lo stesso Borrell: “Per alcuni la situazione non è così grave e seria, mentre altri la considerano un attentato contro le leggi e i valori dell’Ue”. Eppure l’alto rappresentante Ue è alla ricerca di una via d’uscita per mostrare l’unità e l’intransigenza dell’Unione nei confronti di una legge inaccettabile per un Paese che aspira a diventarne parte integrante: “Vorrei che i Paesi membri fossero pronti a prendere decisioni ogni volta che si verifica qualcosa che non corrisponde ai nostri valori, la legge internazionale e il percorso europeo, che sia in Georgia o ovunque nel mondo”.Il complesso rapporto tra Ue e GeorgiaLe proteste pro-Ue dei manifestanti georgiani a Tbilisi, 7 marzo 2023 (credits: Afp)Nonostante la concessione dello status di Paese candidato all’adesione Ue, il rapporto tra Bruxelles e Tbilisi rimane particolarmente complesso – e ora tesissimo – a causa dello scollamento tra una popolazione a stragrande maggioranza filo-Ue e un governo di tendenze filo-russe, lo stesso che ha fatto richiesta di aderire all’Unione per i timori sollevati dall’espansionismo del Cremlino. Nel corso degli ultimi due anni si sono registrati diversi episodi che hanno evidenziato l’ambiguità del partito al potere Sogno Georgiano: nel maggio 2023 sono ripresi dei voli tra Georgia e Russia dopo la decisione di Mosca di eliminare il divieto in vigore, e il Paese caucasico non si è mai allineato alle misure restrittive introdotte da Bruxelles contro il Cremlino dopo l’invasione dell’Ucraina. Lo scorso autunno il governo ha anche tentato di mettere sotto impeachment (fallito) la presidente della Repubblica Zourabichvili per una serie di viaggi nell’Unione Europea che avrebbero rappresentato una violazione dei poteri della capa di Stato secondo la Costituzione nazionale.Ma la popolazione georgiana da anni dimostra di non condividere la direzione assunta da Sogno Georgiano e anche per questo motivo saranno cruciali le elezioni per il rinnovo del Parlamento il 26 ottobre. A cavallo della decisione di Bruxelles nel giugno 2022 di non concedere per il momento alla Georgia lo status di candidato all’adesione, a Tbilisi si sono svolte due grandi manifestazioni pro-Ue: una ‘marcia per l’Europa’ per ribadire l’allineamento del popolo ai valori dell’Unione e una richiesta di piazza di dimissioni del governo (senza seguito da parte dell’esecutivo allora guidato da Garibashvili). I tratti comuni evidenziati a partire da queste manifestazioni sono le bandiere – bianca e rossa delle cinque croci (nazionale) e con le dodici stelle su campo blu (dell’Ue) – cartelli con rivendicazioni europeiste e l’inno georgiano intervallato dall’Inno alla Gioia. Un anno più tardi sono scoppiate le dure proteste popolari nel marzo 2023 – appoggiate da Bruxelles – che hanno portato al momentaneo accantonamento del controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, fino all’approvazione di questa primavera nel pieno di una nuova ondata di proteste popolari.In questo scenario non va dimenticato il rapporto particolarmente delicato della Georgia con la Russia, Paese con cui confina a nord. La candidatura all’adesione Ue e Nato – sancita dalla Costituzione nazionale – da tempo è causa di tensioni con il Cremlino. Dopo i conflitti degli anni Novanta con le due regioni separatiste dell’Ossezia del Sud (1991-1992) e dell’Abkhazia (1991-1993) a seguito dell’indipendenza della Georgia nel 1991 dall’Unione Sovietica, sul terreno la situazione è rimasta di fatto congelata per 15 anni, con le truppe della neonata Federazione Russa a difendere i secessionisti all’interno del territorio rivendicato. Il tentativo di riaffermare il controllo di Tbilisi sulle due regioni nell’estate del 2008 – voluto dall’allora presidente Mikheil Saakashvili – determinò il 7 agosto una violenta reazione russa non solo nel respingere l’offensiva dell’esercito georgiano, ma portando anche all’invasione del resto del territorio nazionale con carri armati e incursioni aeree per cinque giorni. Da allora la Russia di Vladimir Putin riconosce l’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud e ha dislocato migliaia di soldati nei due territori per aumentare la propria sfera d’influenza nella regione della Ciscaucasia, in violazione degli accordi del 12 agosto 2008.

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    I programmi elettorali dei partiti/ 6: Le promesse dell’allargamento Ue e il destino incrociato dei Trattati

    Bruxelles – Potrebbero essere le ultime elezioni europee a 27, quelle che precedono un nuovo allargamento Ue, dopo il trauma politico del primo addio – per opera del Regno Unito – nel corso della legislatura agli sgoccioli. E anche se non sarà il primissimo tema nelle agende politiche in vista del voto del 6-9 giugno per il rinnovo del Parlamento Europeo, il modo in cui l’allargamento dell’Unione a nuovi potenziali membri si è legato alla riforma interna del funzionamento delle istituzioni Ue ha senz’ombra di dubbio garantito uno spazio non indifferente nei programmi delle famiglie politiche europee (fatta eccezione per Identità e Democrazia che ha scelto di non adottarne uno comune per i partiti aderenti). Nessuno è più contrario a un incremento nel numero dei Paesi membri, perché ciascuna capitale e ciascun partito europeo hanno propri interessi e fini, ma possono differire sensibilmente le tappe e le modalità di gestione di un processo molto politico oltre che tecnico.Il Ppe e le “misure intermedie”“Ogni Paese candidato deve essere pronto per l’adesione, nel frattempo dovremmo adottare misure intermedie e una più stretta cooperazione per mettere i candidati nella migliore posizione per l’adesione”, è questo il cuore della posizione del Partito Popolare Europeo (Ppe) per quanto riguarda il “mantenere le promesse di adesione dell’Ue e una strategia di allargamento lungimirante” per i sei Paesi dei Balcani Occidentali (Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia), Ucraina, Moldova e Georgia. Come emerge dal Manifesto per le elezioni europee del 2024, il Ppe non fa sconti sul fatto che “tutti i Paesi candidati debbano sottostare alle stesse regole nel percorso verso la piena adesione” e, nonostante “non vogliamo un processo infinito”, i criteri di Copenaghen che sanciscono le basi fondanti per l’ingresso nell’Unione “devono essere chiaramente soddisfatti” per qualsiasi processo di allargamento Ue.La presidente della Commissione Europea in carica, Ursula von der Leyen, nominata Spitzenkandidatin del Partito Popolare Europeo al Congresso di Bucarest il 7 marzo 2024 (credits: Daniel Mihailescu / Afp)Non trovano spazio nel programma dei popolari europei la riforma dei Trattati e il suo legame con il futuro allargamento Ue, ma il riferimento al “rispetto delle relazioni di buon vicinato con tutti gli Stati membri dell’Ue” mostra tra le righe quanto il Ppe sia particolarmente sensibili ad alcune istanze dei partiti nazionali che aderiscono alla famiglia politica europea di centro-destra (come nel caso dei greci di Nuova Democrazia con l’Albania e con la Macedonia del Nord e dei bulgari di Gerb di nuovo con i vicini macedoni). “Qualsiasi decisione deve basarsi su risultati concreti forniti dai Paesi candidati”, dopo valutazioni di “prerequisiti minimi per ogni Stato che aspira ad entrare nell’Ue“, tra cui anche rispetto dello Stato di diritto, delle istituzioni democratiche e dei diritti umani. Per quanto riguarda il delicato capitolo sulla Turchia – i cui negoziati sono congelati dal 2018 – il Ppe per il momento “esclude la possibilità di un’adesione” di Ankara all’Unione, ma spinge per un “miglioramento dell’unione doganale esistente e la facilitazione dei visti” per “aprire la strada alla sua vocazione europea”.Il Pes tra allargamento “efficace” e architettura UeIl Manifesto del Partito del Socialismo Europeo (Pes) per le elezioni europee 2024 evidenzia come l’allargamento Ue sia stato nella storia recente dell’Europa “un successo, che ha portato democrazia, prosperità e sicurezza” sul continente. Per questo motivo viene visto “con favore” l’avvio dei negoziati di adesione con Ucraina, Moldova e Bosnia ed Erzegovina “e sosteniamo le aspirazioni europee della Georgia” (nonostante le recenti sfide poste dal suo stesso governo). Nessuno sconto invece per la Turchia, a differenza dei popolari europei: “In assenza di un drastico cambiamento di rotta, il processo di adesione non può essere ripreso nelle attuali circostanze”.Il commissario europeo per il Lavoro e i diritti sociali, Nicolas Schmit, nominato Spitzenkadidat del Partito del Socialismo Europeo al Congresso di Roma (2 marzo 2024)I socialisti europei parlano dell’attuazione di una politica di allargamento Ue “efficace”, con il punto di partenza nei Balcani Occidentali”, ma pur sempre “insistendo affinché tutti i Paesi candidati soddisfino tutti i criteri di adesione”. È qui però che si innesta la questione parallela all’allargamento Ue della “seria valutazione delle riforme dell’architettura dell’Ue” considerate “necessarie” per un’Europa “più efficiente e democratica, più trasparente e più vicina ai cittadini”. È con questo obiettivo che il Pes promette di “utilizzare la prossima legislatura per rafforzare la capacità dell’Ue di agire in un’Unione allargata, con modifiche mirate del Trattato“. In questo quadro – anche se la proposta rimane piuttosto vaga – l’idea è di dotare Parlamento e Commissione Ue di “strumenti per salvaguardare la nostra democrazia, rafforzare la nostra economia, proteggere il nostro ambiente e il nostro modello sociale”.Renew Europe per “riaprire i Trattati”È nelle 10 priorità di Renew Europe che si legge la più stretta interconnessione tra allargamento Ue e riforma dei Trattati fondanti dell’Unione. “Più siamo e più siamo forti, ma la governance di un intero continente non è una questione banale, è tempo di riaprire i Trattati“, è l’esortazione in vista delle europee di giugno, accompagnata da un avvertimento preciso: “Senza riforme profonde, l’allargamento rischia di trasformarsi in un fallimento per tutti“. A proposito dell’ingresso di nuovi membri, i liberali europei si concentrano soprattutto sull’Ucraina – che “deve aderire e aderirà” – e sul fatto che tutti coloro che soddisfano i criteri di Copenaghen “dovrebbero aderire all’area di libera circolazione di Schengen senza ulteriori ritardi”. Ma i Ventisette devono “essere in grado di accoglierla, come gli altri candidati” sulla base di un intenso lavoro interno.Da sinistra, i tre candidati comuni per la campagna Renew Europe Now lanciata a Bruxelles (20 marzo 2024): Sandro Gozi (Pde), Marie-Agnes Strack-Zimmermann (Alde) e Valérie Hayer (Renaissance)L’obiettivo dichiarato è che la riforma dei Trattati Ue “deve avvenire e deve avvenire ora”, attraverso una serie di proposte per una maggiore integrazione europea. In primis un aumento di “efficienza, trasparenza e responsabilità” delle istituzioni dell’Unione – “le riunioni in cui si riuniscono i ministri nazionali sono troppo opache” – ma anche la trasformazione della Commissione “in un vero e proprio governo democratico, con un solo presidente alla guida dell’esecutivo dell’Ue“, il rafforzamento del ruolo del Parlamento Europeo “affinché la voce dei cittadini risuoni ancora più forte di oggi”, e soprattutto “vogliamo eliminare i veti” che tengono in ostaggio le decisioni comuni a Bruxelles.I Verdi e il rispetto delle promesse“Il prossimo passo necessario, un’Europa unita pronta per l’allargamento”, è il titolo del capitolo del Manifesto del Partito Verde Europeo per le europee 2024 a proposito dell’Unione presente e futura, che non lascia spazio a dubbi sulla necessità di “riformare i suoi Trattati e procedere verso un’Europa federale in grado di agire e di accogliere nuovi membri“. Il punto di partenza è la Conferenza sul futuro dell’Europa del 2019, in cui i cittadini dei 27 Paesi membri “hanno lanciato un chiaro messaggio di sostegno a nuovi Trattati che conferiscano maggiori competenze all’Ue”, ma anche il desiderio di “molte persone nel vicinato europeo di diventare cittadini” di un progetto politico che è “una promessa di pace, giustizia, valori condivisi e prosperità”. Da qui dovrebbe scaturire “una nuova spinta” all’allargamento Ue, “attesa da tempo” e con implicazioni geopolitiche”, in primis sul fatto che continua a rendere “meno importanti le frontiere” ed è perciò “la migliore prospettiva per una pace e una sicurezza durature in Europa”.Da sinistra, i due candidati comuni del Partito Verde Europeo nominati al Congresso di Lione (3 febbraio 2024): Terry Reintke e Bas Eickhout (credits: Olivier Chassignole / Afp)Con questa visione di breve e lungo periodo “tutti i Paesi europei che aspirano a far parte o a rientrare nell’Ue” – un chiaro messaggio di apertura ai cittadini del Regno Unito – “e che condividono i nostri valori devono essere accolti”, ricevendo da Bruxelles “tutto il sostegno necessario per soddisfare i criteri”. Perché per i Verdi europei si tratta di “mantenere le promesse” fatte ai Paesi candidati (ma non viene citata la Turchia), con un accento particolare posto sul “sostegno agli sforzi del Kosovo per diventare un candidato all’adesione” e sul fatto che “ogni Paese candidato dovrebbe essere in grado di seguire il proprio percorso verso l’Ue indipendentemente dai progressi degli altri Paesi candidati” (a proposito di Albania e Macedonia del Nord, e di Kosovo e Serbia). Inoltre viene rimarcato che il “futuro dell’Ucraina è nell’Unione Europea” e i Verdi europei si impegnano a “sostenere le autorità ucraine nell’introduzione delle riforme necessarie”. Per fare tutto questo, le istituzioni Ue dovrebbero “collaborare più strettamente con la società civile”, ma soprattutto “superare l’unanimità in Consiglio che attualmente ostacola l’adesione“. Perché, in definitiva, “l’accoglienza di nuovi membri deve servire come spinta vitale per le riforme interne”, facendo sì che gli Stati membri possano prendere decisioni “in modo efficiente ed efficace”.Ecr contro l’allargamento Ue come aumento dell’integrazioneBreve ma incisivo il paragrafo sull’allargamento Ue nel Manifesto del Partito dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr) in vista delle elezioni europee di giugno: “È fondamentale che l’Ue non sfrutti questa opportunità per espandere i propri poteri”. Nonostante i conservatori europei si dicano disposti a “prendere in considerazione un ulteriore allargamento Ue a Paesi strategicamente importanti” (sulla base di merito e sul rispetto dei criteri di Copenaghen), mettono in chiaro che “rifiuteremo categoricamente qualsiasi approfondimento automatico dell’integrazione politica dell’Ue come risultato diretto” del processo di allargamento. Porta chiusa a una riforma dei Trattati Ue, senza eccezioni.La Sinistra e le salvaguardie democraticheLo Spitzenkadidat del Partito della Sinistra Europea nominato al Congresso di Lubiana (24 febbraio 2024), Walter BaierAnche il Manifesto del Partito della Sinistra Europea si concentra sulle priorità dell’allargamento Ue – senza citare alcuna riforma dei Trattati o maggiore integrazione europea – mettendo però al centro i “criteri chiari che non devono essere indeboliti” in questa sfera: “Gli Stati possono diventare membri dell’Ue solo se rispettano i diritti umani, lo Stato di diritto e i diritti sociali e politici delle loro popolazioni, comprese le minoranze”. In questo senso la politica di allargamento Ue “non deve essere uno strumento per approfondire le fratture all’interno dell’Europa e aumentare le tensioni militari”, né tantomeno dovrebbe “assegnare ai Paesi aderenti il ruolo di fornitori di materie prime, prodotti agricoli e manodopera a basso costo, come sta già facendo”. L’esortazione della Sinistra è quella di “concentrarsi sulla salvaguardia della democrazia e dello Stato di diritto” e parallelamente sul “rafforzamento della coesione sociale nei Paesi candidati e negli Stati membri”.Trovi ulteriori approfondimenti sulla regione balcanica nella newsletter BarBalcani ospitata da Eunews

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    In Georgia è scontro istituzionale tra Parlamento e presidente sulla legge filo-russa invisa all’Ue

    Bruxelles – In Georgia l’inevitabile si sta concretizzando e la palla dello scontro istituzionale sta prendendo velocità lungo il piano inclinato di una legge di ispirazione filo-russa che sta continuando a provocare una rottura insanabile tra maggioranza di governo e società civile, ma anche con l’Unione Europea a cui la Georgia aspira ad aderire. Perché il Parlamento georgiano è pronto ad annullare il veto posto dalla presidente della Repubblica, Salomé Zourabichvili, alla legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, esasperando il livello di tensione politica nel Paese e mettendo probabilmente la pietra tombale (almeno per il momento) sulle aspirazioni di Tbilisi di avvicinarsi all’adesione Ue e Nato.Manifestanti georgiani a Tbilisi contro la legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, 17 aprile 2024 (credits: Giorgi Arjevanidze / Afp)“La legge sulla trasparenza ci aiuterà a garantire la stabilità a lungo termine in Georgia, che à necessaria per il nostro Paese e il nostro popolo”, è quanto riferito dal primo ministro, Irakli Kobakhidze, durante la riunione di governo di questa mattina (20 maggio), a due giorni dalla decisione della capa di Stato di opporsi al progetto di legge – voluto fortemente dal partito al potere Sogno Georgiano – perché “è russo nella sua essenza e contraddice la nostra Costituzione“. Dopo l’approvazione della legge di ispirazione in terza lettura lo scorso 14 maggio, era atteso il veto presidenziale più come gesto simbolico che per un’efficacia nei fatti: il governo sapeva di poter utilizzare la propria maggioranza schiacciante in Parlamento per annullare il veto e far diventare legge la ‘trasparenza dell’influenza straniera’, con il quarto – e ultimo – voto che dovrebbe arrivare già nel corso dei prossimi giorni.La legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ era stata presentata lo scorso anno da Sogno Georgiano e messa in stallo dopo l’ondata oceanica di proteste del marzo 2023. Con un leggero emendamento al testo, a inizio aprile la legge è stata ripresentata dal governo: tutte le organizzazioni che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero dovrebbero registrarsi come ‘organizzazione che persegue gli interessi di una potenza straniera’ (simile ad ‘agente di influenza straniera’ in vigore in Russia dal primo dicembre 2022). Dopo settimane di altissima tensione dentro e fuori il Parlamento di Tbilisi, e decine di migliaia di cittadini ad animare la più grande ondata di proteste dall’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991 – ogni giorno ininterrottamente per ormai quasi due mesi – il partito al governo ha deciso di tirare dritto con la propria iniziativa legislativa prima del ritorno alle urne il 26 ottobre. E mostrando una disponibilità ad aumentare la portata della violenza messa in campo dalla polizia anti-sommossa e dagli agenti in passamontagna contro i manifestanti pacifici pro-Ue che ha allarmato non poco le istituzioni Ue.Manifestanti georgiani a Tbilisi contro la legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, 14 maggio 2024 (credits: Giorgi Arjevanidze / Afp)“L’adozione di questa legge ha un impatto negativo sui progressi della Georgia nel percorso di adesione all’Ue“, è stato l’avvertimento dell’Unione Europea in dichiarazione pubblicata il giorno successivo all’adozione del progetto legislativo, con l’esortazione alle autorità di Tbilisi e il partito al potere Sogno Georgiano di “ritirare la legge, mantenere l’impegno verso il percorso dell’Ue e a portare avanti le riforme necessarie”. Mentre il livello di tensione diplomatica tra Tbilisi e Bruxelles sta aumentando esponenzialmente, il numero uno del Consiglio Europeo, Charles Michel, ha predicato calma e “un momento di ulteriore riflessione” offerto dal veto della presidente Zourabichvili: “Nella sua forma attuale la legge non è in linea con i valori e il percorso Ue”, ha messo in chiaro il leader dell’istituzione dell’Unione, invitando “tutti i politici e i leader georgiani a fare buon uso di questa finestra di opportunità” per non discostarsi dalla “rotta europea sostenuta dalla popolazione”. Nonostante lo status di Paese candidato ricevuto il 14 dicembre 2023 dal Consiglio Europeo, a Bruxelles non è più un segreto che l’entrata in vigore della legge di ispirazione filo-russa impedirebbe di aprire i negoziati di adesione all’Unione Europea, dal momento in cui gli stessi negoziati sono vincolati ai progressi sulle raccomandazioni della Commissione Europea sulla libertà della società civile e sulla lotta alla disinformazione.Anche i capi di Stato e di governo dei 27 Paesi membri Ue stanno mostrando sempre più preoccupazione verso il destino della Georgia, come messo nero su bianco da una dichiarazione congiunta del presidente francese, Emmanuel Macron, e del cancelliere tedesco, Olaf Scholz, pubblicata ieri (19 maggio): “È con profondo rammarico che prendiamo nota della decisione del governo georgiano e del partito al potere di deviare da questa strada agendo contro i nostri valori europei comuni e le aspirazioni del popolo georgiano”. Mercoledì scorso (15 maggio) i ministri degli Esteri di Estonia, Lettonia Lituania e Islanda si sono uniti alla marcia di protesta delle decine di migliaia di manifestanti pro-Ue a Tbilisi, spiegando di essere “qui per sostenere le aspirazioni del popolo georgiano a far parte dell’Unione Europea e della Nato”, è stata l’esortazione del ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis. “Vedo che la speranza è viva, è nelle strade e nei cuori di tutte le persone che abbiamo incontrato fuori dal Parlamento”. Non va però dimenticato che l’unità dei 27 Paesi membri – e di conseguenza dell’Unione – è stata bloccata dalle resistenze dell’Ungheria di Viktor Orbán e della Slovacchia di Robert Fico ad adottare una dichiarazione di tutti i 27 leader Ue per condannare inequivocabilmente la legge adottata dal Parlamento georgiano.Il complesso rapporto tra Ue e GeorgiaLe proteste pro-Ue dei manifestanti georgiani a Tbilisi, 7 marzo 2023 (credits: Afp)Nonostante la concessione dello status di Paese candidato all’adesione Ue, il rapporto tra Bruxelles e Tbilisi rimane particolarmente complesso a causa dello scollamento tra una popolazione a stragrande maggioranza filo-Ue e un governo di tendenze filo-russe, lo  stesso che ha fatto richiesta di aderire all’Unione per i timori sollevati dall’espansionismo del Cremlino. Nel corso degli ultimi due anni si sono registrati diversi episodi che hanno evidenziato l’ambiguità del partito al potere Sogno Georgiano: nel maggio 2023 sono ripresi dei voli tra Georgia e Russia dopo la decisione di Mosca di eliminare il divieto in vigore, e il Paese caucasico non si è mai allineato alle misure restrittive introdotte da Bruxelles contro il Cremlino dopo l’invasione dell’Ucraina. Lo scorso autunno il governo ha anche tentato di mettere sotto impeachment (fallito) la presidente della Repubblica Zourabichvili per una serie di viaggi nell’Unione Europea che avrebbero rappresentato una violazione dei poteri della capa di Stato secondo la Costituzione nazionale.Ma la popolazione georgiana da anni dimostra di non condividere la direzione assunta da Sogno Georgiano e anche per questo motivo saranno cruciali le elezioni per il rinnovo del Parlamento il 26 ottobre. A cavallo della decisione di Bruxelles nel giugno 2022 di non concedere per il momento alla Georgia lo status di candidato all’adesione, a Tbilisi si sono svolte due grandi manifestazioni pro-Ue: una ‘marcia per l’Europa’ per ribadire l’allineamento del popolo ai valori dell’Unione e una richiesta di piazza di dimissioni del governo (senza seguito da parte dell’esecutivo allora guidato da Garibashvili). I tratti comuni evidenziati a partire da queste manifestazioni sono le bandiere – bianca e rossa delle cinque croci (nazionale) e con le dodici stelle su campo blu (dell’Ue) – cartelli con rivendicazioni europeiste e l’inno georgiano intervallato dall’Inno alla Gioia. Un anno più tardi sono scoppiate le dure proteste popolari nel marzo 2023 – appoggiate da Bruxelles – che hanno portato al momentaneo accantonamento del controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, fino all’approvazione di questa primavera nel pieno di una nuova ondata di proteste popolari.In questo scenario non va dimenticato il rapporto particolarmente delicato della Georgia con la Russia, Paese con cui confina a nord. La candidatura all’adesione Ue e Nato – sancita dalla Costituzione nazionale – da tempo è causa di tensioni con il Cremlino. Dopo i conflitti degli anni Novanta con le due regioni separatiste dell’Ossezia del Sud (1991-1992) e dell’Abkhazia (1991-1993) a seguito dell’indipendenza della Georgia nel 1991 dall’Unione Sovietica, sul terreno la situazione è rimasta di fatto congelata per 15 anni, con le truppe della neonata Federazione Russa a difendere i secessionisti all’interno del territorio rivendicato. Il tentativo di riaffermare il controllo di Tbilisi sulle due regioni nell’estate del 2008 – voluto dall’allora presidente Mikheil Saakashvili – determinò il 7 agosto una violenta reazione russa non solo nel respingere l’offensiva dell’esercito georgiano, ma portando anche all’invasione del resto del territorio nazionale con carri armati e incursioni aeree per cinque giorni. Da allora la Russia di Vladimir Putin riconosce l’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud e ha dislocato migliaia di soldati nei due territori per aumentare la propria sfera d’influenza nella regione della Ciscaucasia, in violazione degli accordi del 12 agosto 2008.