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    Salvini, per rilievi e dubbi sul dl Ponte rivolgersi al Colle

    (ANSA) – ROMA, 24 MAG – “Oggi è una giornata rilevante. Torno
    a ieri, quando la sinistra ci voleva convincere che non avremmo
    potuto e dovuto procedere alla discussione di questo decreto. Vi
    ricordo che (con la pregiudiziale di costituzionalità presentata
    ieri da Avs e poi respinta, ndr) non avete mancato di rispetto a
    me, il decreto è stato emanato dal presidente della Repubblica,
    Mattarella. Quindi per dubbi e rilievi rivolgersi al Colle che
    ha tutti gli elementi di garanzia e superiorità e che può
    decidere cosa si può fare e cosa no”. L’ha detto il ministro
    delle Infrastrutture e senatore della Lega, Matteo Salvini
    intervenendo in Aula sul dl Ponte. (ANSA).   

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    Da Andreotti a Segre,i senatori a vita visti da vicino

    Qual è la funzione dei senatori a vita? Cosa ci si aspetta da loro? E ancora, quale futuro si delinea per questa figura istituzionale oggi? È a queste domande, e non solo, che tenta di dare risposta Paolo Armaroli nel suo volume “I senatori a vita visti da vicino”, presentato nella sala Capitolare presso il chiostro del convento di Santa Maria sopra Minerva del Senato della Repubblica.    È un libro di “ironia e dottrina” e qualche volta di “dottrina ironica” ha esordito divertito nella sua introduzione all’evento l’ex presidente del Senato Marcello Pera, riferendosi alla classificazione che dei senatori a vita fa Armaroli: dalla categoria di quelli “in fin di vita” agli “abusivi”, passando per “i senatori a morte” e per quelli “fantasma”.    Proprio contro quest’ultimo tipo di figura si è scagliato il senatore Pier Ferdinando Casini, che intervenendo alla presentazione ha detto di non riuscire a comprendere “quale logica ha l’accettazione di una nomina così significativa per la Nazione e il continuo non partecipare ai lavori del Senato” e di “disapprovare quei colleghi che sono senatori ma non ho mai visto una volta”. E non rientrano di certo in questa categoria le senatrici a vita Liliana Segre – la quale ha mandato un messaggio di saluti non potendo essere presente -, ed Elena Cattaneo che, chiamata a testimoniare la propria esperienza, ha ricordato commossa il momento in cui l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano le chiese di accettare l’incarico.    Non solo. Cattaneo ha anche sottolineato quanto l’essere senatrice a vita significhi “contribuire a costruire una società più competente e partecipativa” e “contribuire a evitare tragiche scelte legislative”.    Tra i presenti all’evento, moderato dall’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, il giurista Enzo Cheli, il quale ha rimarcato l’interesse del volume di Armaroli anche alla luce delle discussioni di attualità sul terreno delle riforme. Se si manterrà il bicameralismo, ha detto Cheli, “in questo caso lo strumento dei senatori a vita non solo potrebbe essere conservato ma addirittura potenziato”. Anche per l’ ex ministro della pubblica amministrazione Sabino Cassese il volume di Armaroli “fa riferimento a realtà concrete”, mettendo in luce “un istituto che non era stato sufficientemente studiato”.    A concludere la presentazione de “I senatori a vita visti da vicino” il suo autore, che ha sottolineato quanto l’essere senatore a vita sia “una missione civile trasferita al mondo politico”.    

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    Il 6 giugno audizione dell’Upb del Senato sull’Autonomia

    (ANSA) – ROMA, 24 MAG – Si terrà il 6 giugno alle 14
    l’audizione dell’Ufficio parlamentare di bilancio del Senato
    sulla riforma dell’autonomia differenziata, che è all’esame
    della commissione Affari costituzionali del Senato. A chiederlo
    con urgenza erano stati i senatori del Pd (richiesta ribadita
    anche ieri nella conferenza dei capigruppo) dopo la
    pubblicazione di uno studio del Servizio del bilancio su alcune
    criticità del disegno di legge.   
    Una sintesi del testo era stata pubblicata su Linkedin ma
    successivamente l’ufficio stampa del Senato aveva precisato che
    era “una bozza provvisoria”, non ancora verificata ed
    “erroneamente pubblicata online”. (ANSA).   

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    Ballottaggi: vandalizzati manifesti di Possamai a Vicenza

    (ANSA) – VICENZA, 24 MAG – Imbrattati nella notte decine di
    manifesti del candidato sindaco per il centrosinistra, Giacomo
    Possamai, a Vicenza. Manifesti che sono stati strappati e
    vandalizzati con della vernice rossa che riporta la sigla “Pd”.   
    Il candidato del centrosinistra questa mattina andrà in Questura
    a depositare una denuncia.   
    “Abbiamo taciuto fin qui – afferma una nota dello staff di
    Possamai – perché le elezioni dovrebbero essere un confronto tra
    idee e visioni diverse di città, non uno scontro tra fazioni.   
    Ogni giorno ci vengono segnalati nuovi manifesti strappati, o
    deturpati, in una campagna che ormai appare coordinata e
    curiosamente selettiva, visto che si accanisce solo ed
    esclusivamente contro i nostri materiali. Noi però – conclude il
    testo – non ci facciamo intimidire”. (ANSA).   

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    Ciriani, immaginiamo un Paese che possa eleggere il premier

    (ANSA) – ROMA, 24 MAG – L’autonomia differenziata e le
    riforme istituzionali sono ” due facce della stessa medaglia.   
    Noi immaginiamo un Paese che possa eleggere il proprio premier e
    delle Regioni efficienti. Le due riforme si bilanciano se
    viaggiano in contemporanea. La maggioranza presenterà il proprio
    testo a giugno, la strada è quella di avere un governo stabile
    che duri cinque anni, quello che noi vogliamo fare è
    salvaguardare il principio che chi ottiene il mandato per
    governare non può essere rovesciato per una manovra di palazzo.   
    Non è una riforma per la Meloni o il centrodestra, magari tra
    cinque anni ci sarà un governo di centrosinistra che potrà
    governare stabilmente 5 anni”. Lo afferma il ministro per i
    Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani al Tg1 Mattina. (ANSA).   

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    Bonaccini-Meloni fianco a fianco, ma c’è il nodo Commissario

       Tra Giorgia Meloni e Stefano Bonaccini c’è piena sintonia: nelle zone alluvionate, come a Palazzo Chigi, hanno dato l’impressione di lavorare di comune accordo, fianco a fianco, per superare l’emergenza. Un feeling testimonato anche dall’attenzione con cui, in diretta su Youtube, Giorgia Meloni ha seguito le parole del governatore, annuendo ripetutamente.    Tuttavia, nelle dinamiche del centrodestra una cosa è organizzare gli interventi per superare l’emergenza, un’altra la gestione a lungo termine della ricostruzione. E sulla scelta di chi sarà nominato Commissario per seguire questa seconda delicatissima fase la coalizione sembra vivere ore di tensione.    Una tensione strisciante che avrebbe fatto perdere quota alla possibilità che proprio il governatore dell’Emilia Romagna, ben voluto dalla premier, diventi oltre che commissario per l’emergenza anche quello per la ricostruzione.    L’azzurro Gasparri, apre alla soluzione Bonaccini: “Rispettare il territorio sarebbe abbastanza logico anche per una responsabilità e gestione condivisa di un’emergenza del Paese”, osserva. Ma a mettersi di traverso sarebbe stato soprattuttto il ministro per le Infrastrutture, Matteo Salvini: nel corso del Consiglio dei ministri che ha dato il via libera al decreto maltempo, il leader leghista avrebbe sottolineato che, in Emilia, scelte figlie di un certo pseudo ambientalismo ideologico hanno aggravato gli effetti già pesanti dell’alluvione. C’è chi – sarebbe stata la sua accusa – ha evitato di portare a termine infrastrutture importanti pur di salvare la vita di nutrie e topi. Nessun riferimento esplicito a Bonaccini, ma queste parole sono state lette come un chiaro veto sul suo nome.    E dire che il presidente della Regione Veneto, intercettato fuori da palazzo Chigi mentre andava al Senato, aveva aperto all’ipotesi Bonaccini: “Storicamente – afferma Luca Zaia – è sempre accaduto che lo fanno i presidenti di Regione. Dopodiché non compete a me la nomina, ma al consiglio dei Ministri”. Uscita che viene bollata come “intempestiva” dalla Lega.    Più tardi, fonti di palazzo Chigi stemperano la tensione, smentiscono il braccio di ferro, e di fatto confermano che la soluzione Bonaccini, al momento, sembra sfumare: Per questa nomina – trapela dall’esecutivo – “i tempi sono assolutamente prematuri: ora bisogna affrontare l’emergenza, poi ci sarà il censimento e la mappatura dei danni. Inoltre, non dimentichiamo mai che questo disastro non ha coinvolto solo l’Emilia-Romagna ma anche le Marche”. Aver precisato che il Commissario dovrà occuparsi di due realtà distinte non è un dettaglio di scarsa importanza: sembra infatti preludere a quella che al momento sembra essere la soluzione più probabile: la nomina di un Commissario “terzo”, magari tecnico non politico.    Sulla questione interviene anche il diretto interessato: “Non è importante il nome di Bonaccini come Commissario per la ricostruzione, ma un modo di lavorare, quel modello del terremoto dell’Emilia ha funzionato bene. Il problema – conclude l’ex candidato alla segreteria dem – non è il nome ma come si vuole lavorare”.