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    Papa: il primo luglio incontro in Vaticano per il Libano

    (ANSA) – CITTA DEL VATICANO, 25 GIU – Il Papa ha chiamato
    i leader cristiani del Libano per una giornata di preghiera e
    dialogo in Vaticano. L’evento si terrà il primo luglio per
    “camminare insieme”, come ha sottolineato il Prefetto della
    Congregazione per le Chiese orientali, il cardinale Leonardo
    Sandri, in una conferenza stampa in Vaticano. “La comunità
    cristiana, in tutte le sue componenti, si interroga, riflette e
    prega: lo fa nelle persone dei Capi delle rispettive Chiese e
    Comunità ecclesiali, che vengono a Roma non portando soltanto sè
    stessi, ma il grido di un popolo, che certamente li accompagna
    in preghiera”.   
    L’incontro sarà di carattere religioso e la giornata sarà
    chiusa da un intervento del Papa che “sicuramente conterrà
    indicazioni e appelli anche frutto delle considerazioni che
    emergeranno da quella giornata e che potranno essere importanti
    per il futuro del Libano”. Non è prevista la presenza di
    politici “perché la proposta arrivata dal Libano”, e accolta dal
    Papa, era quella di “un incontro religioso delle comunità
    cristiane”, come ha spiegato il Segretario vaticano per i
    rapporti con gli Stati, monsignor Richard Gallagher”.   
    Papa Francesco ha espresso più volte il desiderio di visitare
    il Libano ma vorrebbe farlo nel momento in cui il Paese troverà
    una soluzione alla crisi politica che però “non si vede
    all’orizzonte – dice Gallagher -. L’incontro in Vaticano
    potrebbe dare un contributo a questo processo”. A questo punto,
    secondo il diplomatico “è difficile” ipotizzare un viaggio del
    Papa in Libano entro la fine dell’anno ma è più probabile
    all’inizio del prossimo.   
    “Il Signore Dio ha progetti di pace. Insieme per il Libano”,
    è il motto che campeggia sul logo dell’evento del primo luglio.   
    La giornata comincerà alle 8.30 a Santa Marta con il saluto del
    Papa ai responsabili delle Comunità cristiane libanesi e ai
    membri delle delegazioni. Proseguirà con la preghiera nella
    basilica di San Pietro e con le successive sessioni di
    consultazioni al Palazzo Apostolico. La giornata si chiuderà con
    il discorso del Papa alle 18. (ANSA).   

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    Grillo: 'E' il momento di Conte. Sono utile e voglio rafforzarlo'

    “Voglio preservare la democrazia diretta, io non voglio indebolirlo, voglio rafforzarlo. Questo è il momento di Conte”. E’ quanto avrebbe detto, secondo quanto si apprende, il fondatore del Movimento Beppe Grillo durante l’incontro con i senatori pentastellati che è in corso alla Camera. Grillo ha aperto alla possibilità del terzo mandato. “Io sono sempre stato contrario” avrebbe ricordato in assemblea ai deputati a cui, tuttavia, ha aggiunto: “però possiamo discuterne”.
    “Io – ha detto ancora Grillo – posso essere molto utile a Conte, lo deve capire”. Grillo avrebbe definito anche Giuseppe Conte “un razionale” e se stesso “un visionario” che conosce il M5s dalle origini.  Tra pochi giorni Beppe Grillo e Giuseppe Conte presenteranno il nuovo Statuto M5s. Lo ha promesso Grillo ai deputati. Sul nuovo testo “per 3/4 è stato già trovato l’accordo” ha riferito il garante.
    In mattinata un colloquio telefonico mattinata tra il leader in pectore del M5s, Giuseppe Conte e il garante e fondatore del Movimento, Beppe Grillo era servito a placare gli animi. Ieri Conte aveva dichiarato che in caso di presenza di Grillo a Roma lo avrebbe incontrato ma, al momento, l’unica conferma che arriva da ambienti 5s su una loro interlocuzione riguarda solo il contatto telefonico. 

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    Mattarella: 'Pandemia non è sconfitta, proseguire con l'impegno'

    Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto nel pomeriggio al Quirinale una delegazione della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome. Dopo l’intervento del presidente della Conferenza, Massimiliano Fedriga, il Presidente Mattarella ha rivolto un indirizzo di saluto. Era presente all’incontro il Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Mariastella Gelmini. 
    “Il Piano nazionale di ripresa e resilienza fa parte di un più ampio progetto europeo volto a governare la transizione verso un’economia verde e digitale senza trascurarne le ricadute a livello sociale. Questa grande sfida, comune all’intera Europa, riguarda in modo particolare e assolutamente decisivo l’Italia. Ci si presenta l’opportunità di superare nodi strutturali che, da anni, limitano le nostre potenzialità di crescita e indeboliscono la coesione sociale”, ha detto il presidente Mattarella incontrando la delegazione.
    Per affrontare la “grande sfida” del Pnrr “è indispensabile un clima di collaborazione e di responsabilità istituzionale e che le Regioni continuino a fornire il loro imprescindibile contributo in una logica di sistema, a tutela dell’interesse nazionale. Tra breve dovrà essere avviata la fase di concreta, veloce, attuazione degli interventi. È un impegno destinato a non esaurirsi a breve, ma per il quale occorre il massimo della continuità nella realizzazione. Governo, Parlamento, Regioni, Comuni, Province, sono chiamati a fare ciascuno la propria parte”, chiede Mattarella parlando dal Quirinale. “Siamo al primo atto. Nei primi interventi legislativi di attuazione del Pnrr si è registrato il coinvolgimento delle Regioni e questo elemento rappresenta un criterio efficace anche per le scelte future”. “Se prevarranno – come sono certo – uno spirito e un senso di responsabilità repubblicani riusciremo nell’impresa di dar vita a un Paese più forte, in grado di contribuire positivamente, da protagonista, al futuro dell’Unione Europea”, ha aggiunto il capo dello Stato.
    “Sul Next Generation si gioca il futuro dell’Unione Europea. Se avremo successo, e, naturalmente, se questo si verificherà anche negli altri Paesi, è prevedibile che la modifica del Patto di stabilità assumerà un orientamento più favorevole alla crescita, così avviata, e risulterà più agevole individuare meccanismi stabili di condivisione delle politiche di investimento attraverso l’emissione di titoli europei”, ha detto ancora il capo dello Stato incontrando la delegazione della Conferenza delle regioni al Quirinale.
    “La pandemia non è stata ancora definitivamente sconfitta, e l’impegno dovrà comunque proseguire anche per accompagnare la ripresa dell’economia e l’azione riformatrice avviate nell’ambito dell’Unione Europea”, ha spiegato Mattarella.
    “I successi nell’azione di contrasto al virus sono il frutto di una leale collaborazione che ha coinvolto tutti gli attori istituzionali nella valorizzazione dei rispettivi ruoli”, ha aggiunto Mattarella. “Il pluralismo istituzionale, le autonomie territoriali e quelle sociali – autonomie che riflettono, rispettandola, la preziosa articolazione del nostro Paese – si sono confermati – ha aggiunto Mattarella – valori fondanti della Repubblica, in grado di assicurarle forza ed efficacia, insieme al consenso dei cittadini”.
    “Sia sul piano politico che su quello mediatico ogni differenziazione (tra le Regioni, ndr) è vista spesso con diffidenza, talvolta con ostilità, tanto da giustificare una nostalgia centralista che, evidentemente, si fonda su una memoria corta rispetto alle conseguenze che proprio l’approccio centralista ha causato al progresso civile ed economico dei territori”. Così il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, al Quirinale nel 40/esimo anniversario della nascita dell’organismo. “Credo che ci sia un equivoco di fondo che va ormai superato: l’idea vetusta che l’interesse nazionale corrisponda alla competenza statale”, ha aggiunto.
    “Con il presidente Mattarella è andata bene come sempre, sono stati toccati i temi importanti che ci interessano, anche quelli dell’autonomia differenziata e dell’articolo 116. Per quanto riguarda il Veneto, vi dico che noi sul fronte dell’autonomia continuiamo ad andare avanti, e la richiesta di autonomia resta forte come prima”, ha detto il presidente del Veneto, Luca Zaia, dopo l’incontro.

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    Ddl Zan: Parolin, la Santa sede non chiede di bloccare la legge

    Il presidente della commissione Giustizia del Senato, il leghista Ostellari, ha convocato per mercoledì un tavolo di confronto della maggioranza sul ddl Zan contro la omotransfobia. Un passo verso la trattativa dopo la tensione con il Vaticano. ‘Lo Stato italiano è laico, non confessionale. Concordo pienamente con il presidente del Consiglio Draghi sulla laicità dello Stato e sulla sovranità del Parlamento italiano’, ha detto anche il Segretario di Stato vaticano Parolin, aggiungendo che la Santa Sede non vuole bloccare la legge ma esprime una preoccupazione su possibili interpretazioni. Il card. Parolin spiega la genesi dell’iniziativa della Santa Sede: “Avevo approvato la Nota Verbale trasmessa all’ambasciatore italiano e certamente avevo pensato che potevano esserci reazioni. Si trattava, però, di un documento interno, scambiato tra amministrazioni governative per via diplomatica. Un testo scritto e pensato per comunicare alcune preoccupazioni e non certo per essere pubblicato”. Il Segretario di Stato vaticano rileva poi che “l’intervento è stato preventivo proprio per fare presenti i problemi prima che sia troppo tardi. Il disegno di legge è stato già approvato, peraltro, da un ramo del Parlamento. Un intervento solo successivo, una volta cioè che la legge fosse stata adottata, sarebbe stato tardivo. Alla Santa Sede si sarebbe potuto imputare un colpevole silenzio, soprattutto quando la materia riguarda aspetti che sono oggetto di un accordo”. Infine spiega perché sia intervenuto il Vaticano e non la Cei: “La Conferenza episcopale italiana – dice Parolin a Vatican News – ha fatto tutto il possibile per far presenti le obiezioni al disegno di legge. Ci sono state due dichiarazioni in proposito e il quotidiano dei cattolici italiani, Avvenire, ha seguito con molta attenzione il dibattito. Anche la Cei, con la quale c’è piena continuità di vedute e di azione, non ha chiesto di bloccare la legge, ma ha suggerito delle modifiche.
    Le preoccupazioni della Santa Sede sul ddl Zan sono legate al fatto che “il concetto di discriminazione resta di contenuto troppo vago. In assenza di una specificazione adeguata corre il rischio di mettere insieme le condotte più diverse e rendere pertanto punibile ogni possibile distinzione tra uomo e donna, con delle conseguenze che possono rivelarsi paradossali e che a nostro avviso vanno evitate, finché si è in tempo. L’esigenza di definizione è particolarmente importante perché la normativa si muove in un ambito di rilevanza penale dove, com’è noto, deve essere ben determinato ciò che è consentito e ciò che è vietato fare”. 
    “La palla sta nel campo del Pd: noi, la Lega e tutto il centrodestra, siamo pronti a sederci attorno a un tavolo per risolvere tutti i problemi di questa legge”, ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini.
    “Secondo noi il ddl Zan così com’è costruito ha al suo interno tutte le componenti e tutte le garanzie, in questo momento la cosa migliore è andare in parlamento e ognuno dirà la sua. La nostra è di approvarlo così com’è”, ha detto il segretario del Pd, Enrico Letta. “Dopo gli atti, le parole e i comportamenti di ostruzionismo totale tenuti in questi mesi, è evidente che l’offerta di dialogo della Lega non è credibile – dicono fonti del Nazareno -. E’ solo un atteggiamento strumentale finalizzato a far impantanare il provvedimento. In ogni caso, la prima cosa da fare è votare l’approdo del Ddl Zan in Aula”. “L’ipotesi di arrivare a un testo condiviso diverso da quello che ha avuto il via libera della Camera è altamente improbabile. La strada maestra è approvare al Senato il testo così come è uscito dalla Camera, senza modifiche, senza riaprire alcun fronte. Con i voti di Iv la maggioranza c’è”.

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    Scuola Politica 'Vivere nella Comunità', terminato il primo ciclo di studi

    Si è concluso con la consegna degli attestati ai 30 studenti il primo ciclo di studi organizzato dalla Scuola Politica ‘Vivere nella Comunità’. Per i partecipanti, presenti nella sede di Piazza Navona, l’apprezzamento per il loro impegno è giunto dai fondatori della Scuola: Pellegrino Capaldo, Marcello Presicci, Sabino Cassese e Paolo Boccardelli.
    ‘Abbiamo concepito questa Scuola Politica, apartitica e multidisciplinare, con spirito di servizio verso le Istituzioni e il Paese. Come ha sottolineato il presidente Mario Draghi ‘investire nella formazione e nell’istruzione dei giovani è quanto di più importante ci sia per il futuro della nostra classe dirigente’. La nostra è una Scuola capace di formare competenze uniche e specifiche, anche contribuendo ad accrescere motivazioni di impegno nel pubblico e nel privato’, ha spiegato il fondatore Pellegrino Capaldo, professore emerito dell’Università la Sapienza.
    Carlo Messina, CEO di Intesa Sanpaolo, a cui la Scuola Politica ‘Vivere nella Comunità’ ha affidato la lectio magistralis nella prima edizione, ha sottolineato la grande importanza di un’iniziativa volta ad aumentare la preparazione dei giovani, non solo nella sfera politica e civica, ma anche in quella economica e finanziaria.
    ‘Il nostro Paese ha bisogno di riscoprire il valore della competenza e della centralità del servizio allo Stato e alla comunità – ha affermato Paolo Boccardelli, presidente del Supervisory Board della Scuola -. I ragazzi che hanno frequentato la nostra Scuola Politica incarnano perfettamente questi valori e sono pronti a contribuire alla rinascita e al rilancio del Paese in questa fase di ricostruzione dopo l’emergenza pandemica.
    L’iniziativa formativa, gratuita grazie al sostegno economico delle imprese e delle fondazioni coinvolte come Intesa Sanpaolo, Ferrovie dello Stato, Poste Italiane, Generali, A2A, Iren, ANSA (media partner), Fondazione Compagnia di San Paolo e Citi intende contribuire al dibattito civile e politico, elaborando attraverso i suoi partecipanti e i docenti coinvolti, analisi sulle problematiche che riguardano il nostro Paese. L’obiettivo, oltre a formare gli studenti, è quello di individuare attraverso un ciclo di incontri promossi dal supervisory board, delle linee guida utili al mondo istituzionale, finanziario e politico.
    In questo senso la Scuola Politica ha già avviato un’interlocuzione con il ministro per la Pubblica Amministrazione, la Banca d’Italia, FEduF e Fondazione CRT, per dar vita a dei progetti e delle sinergie concrete fra gli studenti e le parti coinvolte.
    Nella Scuola Politica ‘Vivere nella Comunità’ sono presenti figure istituzionali come gli attuali ministri Marta Cartabia, Enrico Giovannini e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli, oltre a ex ministri come Giuliano Amato, Sabino Cassese e Francesco Profumo.
    La prossima edizione prenderà il via a Novembre con lezioni previste sia in presenza sia attraverso piattaforma digitale. Per inviare la candidatura è necessario consultare il bando presente sul sito www.scuolapoliticanuovomillennio.it.

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    Afghanistan, Guerini: 'La chiusura della missione italiana non è abbandono'

    “Ringrazio i 723 feriti e le 53 vittime italiane che hanno perso la vita per la repubblica per portare stabilizzazione e pace in Afghanistan”. Lo ha detto il ministro per la Difesa Lorenzo Guerini al Senato. “L’estremo sacrificio non deve essere vano e il loro ricordo sarà indelebile. Non è semplice condensare 20 anni di sforzo. Oltre 50 mila uomini e donne si sonno avvicendati in questi anni e hanno contribuito a dare lustro al nostro Paese”, ha detto il ministro sull’avvio del rientro dal paese asiatico, “dove i nostri militari hanno dato eccezionale dimostrazione di professionalità”.
     L’Alleanza Atlantica continuerà il suo impegno perchè l’Afghanistan “non diventi paradiso sicuro per il terrorismo e contrastare la narrazione dell’abbandono”. Lo ha detto il ministro della Difesa Lorenzo Guerini chiarendo che “la chiusura della missione non è una abbandono del campo ma l’impegno si evolve ed è essenziale che non venga mai meno”.    L’Alleanza ha confermato la volontà di mantenere un impegno significativo al momento fino al 2024. “Siamo in una fase nuova tutti gli alleati stanno dato segnali convergenti sull’impegno in Afghanistan. Il nostro ruolo rimarrà attivo capitalizzando i frutti impegni di questi 20 anni”. 
    “Ad oggi sono stati rimpatriati 280 nostri militari e sono già defluiti dal teatro operativo afgano più del 70% dei mezzi e dei materiali verso l’Italia. In questo contesto, in coordinamento con i Comandi afghani, è stata valutata anche l’opportunità di lasciare a disposizione delle forze armate e di sicurezza locali parte delle sistemazioni logistiche e dei materiali ritenuti utili da parte loro. il mio impegno come Ministro della Difesa in è volto innanzitutto ad effettuare di concerto con gli Alleati il rientro ordinato e sicuro del nostro contingente in patria”. Lo ha detto in Senato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini a proposito della conclusione della missione Nato Resolute Support (RS). “Posso affermare che le operazioni stanno procedendo, dal punto di vista militare, secondo i piani stabiliti, con il rientro del personale e l’afflusso dei materiali dall’Afghanistan verso i poli logistici – porti ed aeroporti – in vari Paesi della regione, per il successivo caricamento sui vettori navali ed aerei che effettueranno le tratte di ritorno verso l’Italia”. Oltre ad essere impegnata nel rientro del contingente nazionale, la Difesa sta facendosi carico, parallelamente, anche di un’attività di trasporto umanitario del personale civile afgano che ha collaborato con le Forze italiane, denominata ‘Operazione Aquila’, ha proseguito il ministro.   

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    >>>ANSA/ Onu, il riscaldamento globale mette l'umanità a rischio

    entro il 2050
    (di Stefania De Francesco)
    (ANSA) – ROMA, 23 GIU – Carenza d’acqua, malattie più
    diffuse, calore insopportabile, raccolti scarsi e di bassissima
    qualità, fame e malnutrizione, esodi dalle città inondate e dai
    campi aridi, estinzione delle specie: la vita sulla Terra come
    la conosciamo oggi sarà drasticamente trasformata dal
    cambiamento climatico già quando i bambini nati nel 2021 avranno
    30 anni o anche prima. E se “la vita sulla Terra può evolversi
    in nuove specie, l’umanità non può fare altrettanto”. Le
    conseguenze derivanti da “decenni di inquinamento sfrenato da
    carbonio” sono inevitabili a breve termine, questa corsa “sta
    accelerando e va fermata”.
    Torna dopo 7 anni, aggiornato e più grave, l’allarme sugli
    “impatti irreversibili” provocati dal riscaldamento della Terra.   
    Sono indiscrezioni, racchiuse in una bozza di 4mila pagine,
    anticipate dall’Afp, a cui sta lavorando il gruppo
    intergovernativo di scienziati delle Nazioni Unite esperti in
    cambiamenti climatici (Ipcc). Il documento ufficiale sarà
    diffuso a febbraio 2022, dopo l’approvazione dei governi dei 195
    Paesi dell’Onu, a cui via via viene sottoposto per un esame e
    una revisione e per orientare le decisioni politiche. Troppo
    tardi, secondo alcuni scienziati, che ricordano altre occasioni
    più vicine come i vertici delle Nazioni Unite di quest’anno su
    clima, biodiversità e sistemi alimentari.   
    La bozza, secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa
    francese, avverte che “il peggio deve ancora arrivare” e colpirà
    “la vita dei nostri figli e dei nostri nipoti più delle nostre”
    si legge nel sommario. L’aumento del riscaldamento globale oltre
    la soglia di 1,5-2 gradi centigradi (rispetto al periodo
    preindustriale) fissata dall’accordo di Parigi sul clima ormai
    nel 2015 avrebbe “impatti irreversibili sui sistemi umani ed
    ecologici”: con +2 gradi circa 420 milioni di persone in più
    sulla Terra dovranno affrontare “ondate di caldo estremo” e
    potenzialmente letali, circa 350 milioni di persone in più che
    vivono nelle aree urbane saranno esposte alla scarsità d’acqua a
    causa di gravi siccità, fino a 80 milioni di persone in più nel
    mondo rispetto ad oggi potrebbero soffrire la fame entro il 2050
    e non più entro fine secolo.   
    Qualunque sia il tasso di riduzione delle emissioni di gas
    serra, avvertono gli esperti, gli impatti devastanti del global
    warming sulla natura e sull’umanità che da esso dipende
    accelereranno e diventeranno “dolorosamente palpabili ben prima
    del 2050”. I danni economici provocati dai disastri ambientali
    sono enormi.   
    Ci sono almeno quattro conclusioni principali nella bozza
    in cui si osserva che con +1,1 gradi Celsius di riscaldamento
    registrato finora, il clima sta già cambiando e che anche un
    +1,5 prolungato nel tempo ormai può essere letale per tanti
    organismi, come le barriere coralline.   
    Gli scienziati ancora una volta sollecitano il contributo di
    ciascun individuo, comunità, imprese, istituzioni e governi
    lanciando l’appello a “ridefinire il nostro modo di vivere e di
    consumare”. Il ripetersi di eventi estremi sono costati
    all’agricoltura italiana tra siccità e alluvioni oltre 14
    miliardi di euro in un decennio tra perdite della produzione
    agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture
    nelle campagne, afferma Coldiretti nel rilevare che
    “l’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre
    vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma
    è anche il settore più impegnato per contrastarli”. (ANSA).   

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    Covid spinge su news affidabili, ANSA prima in Italia

    Nell’anno della pandemia, l’ANSA è il primo brand italiano di informazione per affidabilità: lo certifica il Digital News Report 2021 dell’Istituto Reuters condotto in 46 Paesi. L’agenzia di stampa si colloca in cima alla classifica conquistando la fiducia dell’82% degli italiani (l’anno scorso era all’80%). Seguono SkyTg24 e Il Sole 24 Ore. ANSA.IT è terzo per consultazione tra i siti d’informazione (conquista una posizione rispetto al 2020): il 20% degli italiani lo naviga ogni settimana. Primo Tgcom24, davanti a SkyTG24. Poi Repubblica, Fanpage, Corriere della Sera e Rainews. I tg Rai sono primi seguiti da Mediaset e Skytg24.
    La pandemia ha aumentato il desiderio di notizie attendibili con alcuni brand che hanno beneficiato in termini di maggiore fiducia, ottenendo pubblico extra significativo anche sull’online. In generale la fiducia nelle notizie dei lettori è cresciuta in media del 6% ed è arrivata al 44%. Una inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni, rileva il Digital News Report 2021. “Anche se gli effetti non sono uniformi e potrebbero non durare a fine pandemia, sono positivi per gli editori”, spiega Rasmus Nielsen, direttore del Reuters Institute for the Study of Journalism.
    In Italia la fruizione di notizie cartacee continua a diminuire, con solo il 18% che dichiara di utilizzare fonti di stampa settimanalmente (era il 59% nel 2013). La fruizione di notizie online (76%) e Tv (75%) rimane stabile e alto. Solo il 13%, però, paga per le notizie online. Sono alcuni dati, riferiti al nostro paese, contenuti nel Digital News Report di Reuters 2021 arrivato alla decima edizione. Secondo l’indagine, in Italia la fiducia nelle notizie è cresciuta quest’anno dell’11%, con il 40% degli italiani che afferma di fidarsi delle notizie in generale. Ma questo livello di fiducia è ancora relativamente basso rispetto ad altri mercati, con l’Italia che si classifica 26esima su 46 paesi. Infine, spiega il Rapporto Reuters, gli italiani dipendono sempre più dagli smartphone per le notizie, con il 68% che ora afferma di utilizzare il telefono per le news (rispetto al 25% nel 2013), l’accesso ai computer per le news è sceso dal 58% nel 2013 al 42% quest’anno.
    Nell’anno del coronavirus il giornalismo di qualità ha inseguito il paywall, con gli editori cartacei e digitali che hanno puntato sugli abbonamenti per ridurre la loro dipendenza dalla pubblicità, ma i progressi complessivi restano lenti. In 20 paesi dove gli editori hanno spinto gli abbonamenti digitali, solo il 17% dei consumatori afferma di aver pagato per le notizie online nell’ultimo anno, in aumento di due punti percentuali sul 2020 e di cinque sul 2016. E’ l’analisi contenuta nel Reuters Digital News Report 2021, che segnala un aggravamento della crisi dei giornali. Secondo il Rapporto, la stragrande maggioranza dei consumatori continua a resistere al pagamento di qualsiasi notizia online. Il maggior successo del paywall si registra in un piccolo numero di paesi con una lunga storia di abbonamenti ai giornali cartacei come Norvegia 45% (+3), Svezia 30% (+3), Svizzera 17% (+4) e Paesi Bassi 17% (+3). Circa un quinto (21%) ora paga per almeno una testata giornalistica online negli Stati Uniti, 20% in Finlandia e il 13% in Australia. Al contrario, solo il 9% dichiara di pagare in Germania e l’8% nel Regno Unito. Secondo l’indagine, inoltre, il Covid-19 ha aggravato la crisi dei giornali, in parte per le restrizioni alla circolazione e in parte per la conseguente diminuzione degli introiti pubblicitari. Paesi come Germania, Austria e Svizzera, in cui tradizionalmente c’erano alti livelli di diffusione, hanno registrato i crolli più importanti. La crisi ha avuto un impatto devastante sulla free press (nel Regno Unito, ad esempio, la distribuzione di Metro e Standard è diminuita di circa il 40%). Più in generale, spiega il Rapporto, il Coronavirus sta accelerando i piani per il digitale e sta impattando sulla forza lavoro.