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    Vaticano: card. Parolin rinnova cda del Bambino Gesù

    (ANSA) – CITTA DEL VATICANO, 16 LUG – Il cardinale Segretario
    di Stato Pietro Parolin, in base ai “poteri conferiti da Sua
    Santità Francesco”, ha nominato i membri del nuovo Consiglio di
    Amministrazione dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Oltre a
    Mariella Enoc, già riconfermata presidente nel gennaio scorso,
    fanno parte del nuovo Consiglio Bianca Maria Farina, mons.   
    Pietro Gallo, Fabio Gasperini, Sergio Gatti, Agostino Miozzo,
    Alessandra Perrazzelli, la duchessa Maria Grazia Salviati e
    Valentina Bonomo in Salviati.   
    La Segreteria per l’Economia dello Stato Città del Vaticano
    ha nominato anche il nuovo presidente del Collegio dei Revisori
    dei Conti: Maximino Caballero Ledo. Membri effettivi – designati
    dal cardinale Parolin – Carlo Regoliosi e Tiziano Onesti.   
    Confermati membri supplenti Gianni Artegiani e Antonio Di Iorio.   
    Il Consiglio di Amministrazione resterà in carica sino
    all’approvazione del bilancio consuntivo relativo all’ultimo
    esercizio del mandato (2023).   
    Il Segretario di Stato Parolin, partecipando all’ultimo
    Consiglio di Amministrazione, ha voluto esprimere “un sentito
    ringraziamento ai consiglieri uscenti per il lavoro svolto”.   
    Alle parole del cardinale si aggiungono quelle della presidente
    Enoc: “Ringrazio il cardinale Parolin, tutti i consiglieri che
    sin dall’arrivo in Ospedale hanno supportato il mio lavoro e i
    nuovi membri del Cda per aver accettato l’incarico affidato loro
    dal Segretario di Stato”. “Il Consiglio appena nominato –
    sottolinea ancora la presidente – entra a far parte della
    squadra del Bambino Gesù in una fase di grande transizione.   
    L’augurio, per i prossimi anni, è di guidare insieme l’Ospedale
    nel passaggio verso il nuovo, pur nella continuità della storia
    e dei valori che lo caratterizzano”. (ANSA).   

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    Ok Camera a missione Libia ma defezioni maggioranza

    La Camera ha approvato ad amplissima maggioranza l’autorizzazione delle missioni militari all’estero, con il sì anche di Fdi che per la prima volta ha votato con la maggioranza che sostiene il governo Draghi. A sollevare i distinguo è stata, come in passato, la missione di cooperazione con la Guardia costiera libica, con diversi deputati della maggioranza, prima 40 e poi 54, che in due votazioni ne hanno chiesto la sospensione. Rimane in ogni caso l’impegno al governo, a “verificare” dal prossimo anno, “le condizioni per il superamento della suddetta missione”, come chiesto da tutto il Pd.
    In base alla legge quadro sulle missioni all’estero del 2016 il Consiglio dei ministri delibera ogni anno quali missioni continuare e quali nuove autorizzare, e presenta al Parlamento il Documento. Questo viene discusso dalle Commissioni Difesa ed Esteri che portano in Aula una relazione, che viene poi votata attraverso una risoluzione. Mercoledì sera in Commissione nella relazione è stata inserito, su richiesta del Pd (Enrico Borghi e Lia Quartapelle) l’impegno al governo a “verificare” l’anno prossimo “le condizioni per il superamento” della cooperazione con la Guardia costiera libica, con l’eventuale trasferimento della missione a quella a guida Ue Irini.
    Un impegno che evidentemente non è bastato ad alcuni parlamentari della maggioranza da sempre critici visto l’operato della Guardia costiera libica che recentemente ha addirittura sparato ai barconi di naufraghi e contro pescherecci italiani. Di qui l’adesione di una trentina di essi ad una mozione di Sinistra Italiana, primo firmatario Erasmo Palazzotto, che chiedeva l’immediata cessazione della missione.
    Tra i firmatari parlamentari del Pd (Laura Boldrini, Matteo Orfini) e di Articolo Uno, il partito del ministro Speranza, e Riccardo Magi (+Europa-Azione). Al momento del voto i numeri sono saliti a 40, visto che anche 8 deputati di M5s hanno appoggiato la risoluzione, che è stata bocciata. La risoluzione di maggioranza che autorizzava le missioni è stata comunque approvata con voto biparisan, con 438 sì, compreso quello di Fdi, cosa che ha spinto il ministro Lorenzo Guerini ad esprimere soddisfazione: “Un consenso così ampio e trasversale significa che c’è condivisione di fondo sulla strategia del governo sulla tutela degli interessi nazionali di sicurezza e sugli impegni militari nelle regioni in cui siamo presenti”. In un secondo scrutinio sulla missione in Libia, su cui era stato chiesto lo stralcio del voto, i no sono saliti a 54, visto che anche Italia viva si è espressa contro. Ora tocca al Senato dove le dinamiche politiche appaiono simili.

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    Sprint del governo Draghi sui provvedimenti attuativi

    Sprint sui proveddimenti attuativi delle leggi nell’esecutivo Draghi. E’ quanto viene sottolineato nella Terza relazione sul monitoraggio dei provvedimenti attuativi riferibili alle ultime due legislature che è stata stilata – e illustrata questo pomeriggio in Consiglio dei ministri – dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Roberto Garofoli.
    “Dal 13 febbraio 2021 ad oggi sono stati adottati 237 provvedimenti attuativi con un andamento crescente che ha raggiunto il livello più alto con l’adozione di 70 provvedimenti nel mese di giugno”, si legge nel documento di tredici pagine.
    IL TESTO
    Il “metodo” adottato dal premier Mario Draghi e da Garofoli ha previsto “l’individuazione per ogni amministrazione di obiettivi quantitativi di riduzione dell’arretrato con l’assegnazione di target specifici di decreti da adottare, a partire dai mesi di giugno e luglio 2021”, si legge nel testo che, nel monitoraggio sui ministeri, tiene conto di alcuni parametri: dallo stock di provvedimenti attuativi assegnati all’urgenza dei provvedimenti stessi fino al cronoprogramma indicato dalle singoli amministrazioni nella fase istruttoria. E rispetto ai due precedenti esecutivi di questa legislatura si è registrata una forte accelerazione. “Nel primo Governo i primi 5 mesi di attività hanno visto l’adozione di 78 decreti attuativi; nel secondo Governo sono stati adottati 91 decreti attuativi.
    Nei primi 5 mesi di questo Governo i decreti adottati sono stati 237”, spiega la relazione. Nel mese di giugno, sono stati adottati 70 provvedimenti, pari al 50,4% del target prefissato da Palazzo Chigi. “Non tutte le Amministrazioni – si legge – hanno operato allo stesso modo. Hanno raggiunto I target assegnatI il Ministero dell’Istruzione, il Ministero dell’Università e ricerca e il Ministero del Turismo (che ha anche adottato un provvedimento in più rispetto al target prefissato)”. Tra i ministeri più indietro figurano la Difesa, il la Giustizia, e il Mite: su tutti, si osserva nel documenti, si registrano tuttavia “segnali di recupero” in luglio. Nella relazione si invitano tutti i ministeri a stare al passo con i target prefissati e si individuano i nuovi obiettivi per agosto e settembre: la riduzione dell’arretrato di ulteriori 133 provvedimenti.
    L’arretrato dei provvedimenti attuativi, per il governo italiano, non è certo una novità. Dalla XVII legislatura, infatti, al momento dell’insendiamento di Draghi, sono stati ereditati 313 provvedimenti da adottare ridotti a 278 al mese di luglio con uno smaltimento di poso superiore all’11%. E il “peso” di questi provvedimenti è innanzitutto sul Mef e sul ministero delle Infrastrutture. L’attenzione del governo sull’attuazione del programma e sul recupero degli arretrati resta altissima. Come stabilito nel Cdm del 10 giugno scorso, ha spiegato Garofoli nella riunione di oggi “è stata istituita la Rete governativa permanente dell’attuazione del programma di governo, coordinata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e costituita dai Nuclei permanenti per l’attuazione del programma di governo istituiti da ciascun Ministero”. 
       

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    M5s: incontro Grillo e Conte a Marina di Bibbona

     Incontro a Marina di Bibbona (Livorno) tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte.    Il ‘padre’ del M5s e l’ex premier sono stati a pranzo insieme in un locale della località di mare dove il comico possiede Villa Corallina, il ristorante il Bolognese da Sauro.    Beppe Grillo e Giuseppe Conte, accompagnati solo dagli uomini della scorta, si sono presentati alle 14.30. Hanno ordinato un antipasto di pesce e una spigola al forno con verdure, conversando tra loro, sarebbe stato notato, in un clima molto cordiale. Alle 16 erano sempre al tavolo, in attesa del dolce preparato da Celeste, figlia del proprietario. 
     “E ora pensiamo al 2050!”. Con queste parole il Garante del M5S Beppe Grillo pubblica sul suo profilo Fb la foto della “pace” tra lui e Giuseppe Conte. Nell’immagine i due sono seduti al tavolo del ristorante di Marina Di Bibbona teatro dell’incontro, mentre parlano sorridenti. 
    IL POST DI GRILLO
       

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    Ddl Zan: Masini, intervento commosso in Aula, no alla paura

    “Quando capì di me mia madre disse: ‘Ho paura per te’. Tutti i genitori hanno paura per i loro figli, ma non tutti sono costretti ad avere paura per una società immatura che ritiene che tuo figlio o tua figlia possa o debba essere un soggetto più vulnerabile per quello che è. A tutti voi auguro di poter guardare negli occhi i vostri cari e anche quelli che un domani saranno diversi dai vostri desideri e potergli dire: ‘Io ti ho protetto dalla paura’. Ringrazio la mia capogruppo Annamaria Bernini, i miei colleghi e tutto il mio partito Forza Italia per il rispetto che mi ha sempre dimostrato”. Così la senatrice di Forza Italia, Barbara Masini – che di recente ha fatto coming out e ha detto di essere favorevole al disegno di legge Zan, pur con alcune riserve – ha concluso il suo intervento in Aula, con un po’ di commozione, durante la discussione sul ddl.
    In particolare, sulla proposta ha spiegato: “La maggioranza degli italiani si dice favorevole a questa legge anche così com’è, pur con tutte le criticità alcune oggettive, e fra questi ci sono anche elettori di centrodestra. Per il mio partito si parla del 48% di favorevoli, saranno di più o di meno ma il punto è rispondere a chi crede che una posizione come la mia non sia in linea con un certo elettorato e invece lo è”. E ha aggiunto: “Rivendico in Forza Italia un atteggiamento costruttivo e penso che ci si debba provare fino all’ultimo per arrivare a un percorso più condiviso, limando alcune vaghezze, senza atteggiamenti di chiusura e forzature che non fanno bene ai diritti né alla democrazia”, ricordando che “giunti a questo punto, sarebbe una grande sconfitta di vedere ancora una volta un disegno di legge che in 25 anni, tutte le volte che si è tentato un iter legislativo, non l’ha mai terminato affossato nei due rami del Parlamento”.    

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    Rai: via libera del Cdm a nomine Fuortes e Soldi

    Via libera del Consiglio dei ministri, a quanto si apprende da fonti dell’esecutivo, alle nomine di Carlo Fuortes e Marinella Soldi per i vertici della Rai. L’indicazione è formalmente arrivata dal ministro dell’Economia Daniele Franco, in accordo con il premier Mario Draghi. 
    L’assemblea degli azionisti della Rai, alla presenza dell’intero azionariato (Mef e Siae), ha approvato oggi il Bilancio 2020 del Gruppo Rai che si è chiuso con un risultato netto consolidato in pareggio. Nel corso della stessa seduta – spiega una nota di Viale Mazzini – è stato nominato il Cda composto da Simona Agnes, Francesca Bria, Igor De Biasio, Alessandro Di Majo, Carlo Fuortes, Riccardo Laganà, Marinella Soldi e ha indicato il consigliere Carlo Fuortes per la posizione di amministratore delegato.
    Intanto non si placano le polemiche dopo il voto dei nuovi membri del consiglio di amministrazione della Rai con l’elezione da parte della Camera di Francesca Bria e Simona Agnes e di Igor Di Biasio e Alessandro Di Majo da parte del Senato. “Una violazione senza precedenti delle più banali norme del pluralismo. La televisione di Stato è pagata con i soldi di tutti gli italiani. Oggi si stima che il 20% di quegli italiani voti per FdI e FdI non ha alcuna presenza o rappresentanza né nel cda della Rai né alla presidenza della commissione di vigilanza Rai che di prassi spetta all’opposizione”. Lo dice, a margine della presentazione del suo libro a Pescara, Giorgia Meloni, a proposito della nomina del nuovo cda Rai, parlando di “decisione scandalosa. Mi dispiace che le massime cariche istituzionali, a partire dal presidente Mattarella, non abbiano ritenuto di intervenire”. 

       

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    W20: 11mln ragazze rischiano di non tornare più a scuola

    A causa della pandemia, 11 milioni di ragazze rischiano di non tornare mai più a scuola, con impatti potenzialmente devastanti sulla loro salute, sulla loro sicurezza e sul loro benessere. E’ quanto denuncia Save the Children in occasione della partecipazione al Women-20 Summit, la tre giorni di incontri e dibattiti dedicati all’empowerment femminile, che si chiude oggi a Roma.
    “La perdita dell’opportunità di ricevere un’istruzione espone bambine e adolescenti al rischio – afferma Save the Children – di sfruttamento del lavoro minorile, matrimoni e gravidanze precoci, con una situazione che nell’ultimo anno è peggiorata drammaticamente”. Secondo l’organizzazione “se a livello globale, infatti, i minori dei paesi più poveri hanno perso il 66% in più di giorni di scuola rispetto ai coetanei che vivono nei paesi più ricchi, la situazione è ancora più grave per le bambine: nei paesi a basso reddito hanno totalizzato, in media, il 22% in meno di giorni d’istruzione rispetto ai loro coetanei maschi. Anche se nei paesi più ricchi il gap di genere è minore (le ragazze hanno perso oltre il 3% d’istruzione rispetto ai coetanei dell’altro sesso), bambine e ragazze restano svantaggiate: basti pensare che alla fine del 2020, nel nostro paese, più di 1 ragazza su 4, tra i 15 e i 29 anni, era intrappolata nel limbo dei Neet, cioè coloro che non studiano e non lavorano”.
    “L’uguaglianza di genere non è solo un imperativo morale o una questione di equità, fa bene anche alla crescita” economica e “le donne devono essere al centro dei nostri sforzi per realizzare una ripresa sostenibile e inclusiva”. Lo ha detto il commissario Ue per l’Economia, Paolo Gentiloni, intervenendo al summit W20 in corso a Roma, la tre giorni di dibattiti del G20 dedicata alla parità di genere. Le analisi economiche Ue “indicano che l’aggiunta di donne alla forza lavoro stimola la crescita economica”, ha sottolineato Gentiloni, mettendo in evidenza l’importanza delle misure incluse nei piani nazionali di ripresa finanziati dal Next Generation Eu per promuovere la parità di genere. Il commissario si è poi soffermato sulla necessità di “compiere progressi” anche in fatto di parità di retribuzione, “un principio fondamentale in una società moderna ed equa, ma che ancora ci sfugge”.

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    Ddl Zan: Aula del Senato sospesa, discussione riprende il 20/7

    L’aula del Senato è sospesa e la discussione sul disegno di legge Zan riprenderà il 20 luglio alle 16.30 (lo stesso giorno alle 12 scadrà il termine per presentare emendamenti). Ad annunciarlo in Aula è stato il vicepresidente del Senato, Ignazio La Russa che presiedeva l’assemblea, visto che alle 15 è in programma il question time. Dei 60 senatori iscritti a parlare, oggi ne sono intervenuti una ventina.
    “Al ddl Zan non è mai mancato il voto favorevole di Italia Viva – ha detto il presidente dei senatori di Italia Viva Davide Faraone a Omnibus -; siamo stati decisivi in ogni passaggio della legge in Senato, dalla richiesta di calendarizzazione in aula sino al voto di ieri e a tutte le sedute in commissione giustizia. Abbiamo portato avanti una strategia che si sta confermando positiva e condivisa che è quella della mediazione per portare a casa la legge in tempi brevi con una maggioranza ampia. Chi affossa la legge è chi ancora oggi, nonostante i voti risicatissimi di questi giorni, per questioni di mero posizionamento politico sta rifiutando il confronto, il Pd si sta dimostrando il vero partito No Zan, per non parlare dei 5s in questa fase, nascosti sotto dieci metri di sabbia”. 
    “Se fanno due cambi sul tema del gender e delle scuole, la legge viene fatta e garantisce ai ragazzi omosessuali, alle persone transessuali e con disabilità, una tutela maggiore, quindi io sono per fare un accordo, questa è politica, quelli che vogliono fare le battaglie di principi che non portano a niente, fanno i convegni, ma non fanno le riforme”, ha detto il leader di Iv, Matteo Renzi a Rtl 102.5.