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    Meloni strappa, “regole saltate va fatta una valutazione”

    “Oggi la candidatura di Roberto Occhiuto alla presidenza della Calabria è frutto di una delle regole che sono saltate e quindi la valutazione va fatta”. Così la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni riferendosi al candidato del centrodestra per le elezioni regionali in Calabria. L’ha detto in una conferenza stampa a Roma. E ha ribadito: “Su questo stiamo discutendo al nostro interno”.
    “Oggi se saltano le regole, la valutazione va fatta su quale sia il candidato più competitivo. Sono valutazioni che stiamo ancora facendo”, ha aggiunto Meloni. Rispondendo a una domanda sul ticket tra Mario Occhiuto e Nino Spirlì, ha detto: “Stiamo discutendo al nostro interno e noi non facciamo scelte di partito che vengano prima del bene dei cittadini, partiamo sempre da quello che serva ai cittadini”.
    E sul centrodestra ha dichiarato “continuo a crederci ma voglio capire se ci credono anche gli altri, perché troppe cose sono accadute che mi fanno temere”  parlando dei rapporti nella coalizione dopo le nomine dei consiglieri Rai. “Non capisco cosa stia accadendo e che si lavori per farci perdere la pazienza e favorire l’attuale maggioranza”, ha aggiunto.
    “I componenti del consiglio di amministrazione Rai votati – ha precisato – sono stati scelti di partiti e non del governo. Sono loro che si devono assumere la responsabilità di una roba senza precedenti”. 
    Durante la conferenza stampa la presidente di Fratelli d’Italia ha presentare l’adesione di Lucio Malan, ex senatore di Forza Italia al partito. Attualmente al Senato ha il ruolo di vicepresidente vicario del gruppo. Malan ha aderito a FI nel 1996, è al Senato nel 2001. Nel 2013 è stato eletto senatore questore con il Popolo delle libertà.
    “Sono molto fiera della sua esperienza, serietà e compatibilità con le battaglie di Fratelli d’Italia” ha detto Meloni sottolineando che sua adesione “dimostra che siamo in grado di attrarre classe dirigente” ed è un esempio dei parlamentari che “vedono in noi il loro naturale approdo”. 

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    La Riforma Cartabia, nodi e numeri in campo

    Ridurre del 25% entro i prossimi cinque anni i i tempi della durata del processo penale in Italia, abbattendo soprattutto l’imbuto della fase di appello che dura mediamente 850 giorni contro uno standard europeo di 104 giorni. La sfida è portare tutte le 29 corti di appello a rispettare un limite di due anni, oggi sforato da 10 uffici. Corre su queste cifre e obiettivi ‘macro’ – fissati dal Pnrr cui è subordinato lo stanziamento dei fondi del Recovery plan, circa 191,5 miliardi di euro – la scommessa sulla riforma della giustizia penale della ministra Marta Cartabia approvata dal Cdm lo scorso 8 luglio. Il provvedimento è atteso in aula il 23 luglio.
    PRESCRIZIONE PROCESSUALE – E’ il punto più divisivo, aggredisce la riforma Bonafede del 2019 che aveva congelato la prescrizione. Si prevede che durante il primo grado decorra regolarmente, mentre in appello ci sono due anni per celebrare il processo, un anno per il giudizio di Cassazione. Se il timing non viene rispettato il processo si ferma, diventa “improcedibile”. Possibile prevedere l’allungamento dei tempi di un ulteriore anno in appello, e di altri sei mesi in Cassazione. Dovrebbero anche essere fatti salvi i diritti delle vittime dei reati di proseguire la causa per il risarcimento dei danni davanti al giudice civile, anche nel caso di processi ‘fermati’ dalla nuova tempistica. Questo ‘nodo’ è il più difficile da digerire per i Cinquestelle e la loro “lotta all’impunità”. Secondo l’Associazione nazionale magistrati, sono 150mila i processi che in appello finirebbero nella ‘tagliola’ per il contingentamento dei tempi.
    REATI PUNITI CON L’ERGASTOLO – Restano imprescrittibili. Non è da escludere che per la corruzione si possano allungare i tempi, se si cerca una mediazione con M5s. La cosa potrebbe non piacere a Lega, Fi e Iv.
    GIUSTIZIA RIPARATIVA – Sfoltire, drasticamente, i fascicoli penali. Con ampia apertura alle sanzioni alternative, in base allo studio elaborato dalla commissione presieduta dall’ex presidente della Consulta Giorgio Lattanzi. Avanti tutta con l’istituto della ‘messa alla prova’ che contempla la possibilità per l’indagato – per reati fino a 6 anni di reclusione – di chiedere subito al giudice nella fase delle indagini preliminari di essere impiegato in lavori socialmente utili non retribuiti. Il processo viene sospeso e, se l’indagato svolge correttamente il lavoro, arriva Il proscioglimento per prescrizione. Si pensa di allargare questa ‘chance’ a molti reati di scarso allarme sociale. Si punta sui riti alternativi come i patteggiamenti. Ampliamento della giustizia ‘pecuniaria’: convertibili in ‘multe’ le condanne fino a 12 mesi.
    PENE DETENTIVE, MENO CARCERE – Per condanne fino ai 4 anni di reclusione, il giudice può decidere per gli arresti domiciliari oppure per la semilibertà con rientro serale in cella, secondo la valutazione che viene fatta dell’imputato, che potrà comunque ottenere il lavoro esterno. Le valutazioni saranno fatte caso per caso, senza automatismi.
    FILTRI DEFLATTIVI – Introdotta la inappellabilità per alcuni reati minori, l’inammissibilità degli appelli privi di specifiche motivazioni e viene ampliata la non punibilità per fatti di lieve entità.
    RIFORMA ORDINAMENTO PENITENZIARIO – E’ un impegno che ha preso la ministra Cartabia dopo la visita del 14 luglio a Santa Maria Capua Vetere, luogo del pestaggio dei detenuti avvenuto il 6 aprile 2020. Presto nuove assunzioni per la polizia penitenziaria e la costruzione di 8 nuovi padiglioni con i fondi comunitari. Più formazione per il personale aiuterà a far sì che la pena sia finalizzata al recupero sociale del detenuto come prevede la Costituzione e non sia fine a se stessa. Mai più violenze.
    UFFICIO DEL PROCESSO – Lo staff del magistrato è l’arma – alla voce ‘risorse umane’ – per velocizzare del 25% il processo penale e del 40% quello civile. Il Pnrr ha stanziato 2,3 miliardi di euro per l’assunzione a tempo determinato nei prossimi 5 anni di 21.910 persone, pari ai due terzi dell’attuale organico degli ausiliari dei magistrati oggi in servizio. Si tratta di 5.410 unità di personale tecnico-amministrativo e di 16.500 laureati in Giurisprudenza, Economia e Scienze Politiche.    

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    Battesimo di fuoco per Conte, nodo Giustizia con Draghi

    Battesimo di fuoco per Giuseppe Conte nella sua nuova veste di leader in pectore del Movimento cinque stelle. Alle 11 a palazzo Chigi dovrà affrontare Mario Draghi che proprio con l’M5s vuole chiudere il ciclo di incontri con le forze di maggioranza il cui piatto forte è stato la riforma della Giustizia. Una riforma che il premier ritiene fondamentale in chiave Recovery e che vorrebbe chiudere prima della pausa estiva. L’incontro tra Draghi e Conte è stato convocato alla vigilia della scadenza dei termini per i subemendamenti al disegno di legge sul processo penale: quella riforma Cartabia indigesta a buona parte dei Cinque stelle, su cui però il premier non sembra affatto intenzionato a fare retromarcia Le dichiarazioni battagliere di ieri con le quali Conte ha lanciato il nuovo Statuto grillino fanno prevedere scintille ma l’avvocato del popolo in queste ore deve fare i conti con le fibrillazioni interne del Movimento e prendere le misure tra l’ala governista che non vuole lo scontro sulla riforma Cartabia e quella più battagliera che chiede a gran voce che la riforma Bonafede della prescrizione non sia stravolta.
    Le acque sono agitate a tal punto che dentro il Movimento in molti si interrogano già sul dopo e cioè cosa accadrebbe se il governo decidesse alla fine di mettere la fiducia sul provvedimento. Certo, Conte nella sua diretta facebook ha citato solo due provvedimenti, e forse non a caso: la riforma della Giustizia e il reddito di cittadinanza. Probabilmente su queste due strade si potrà aprire un perimetro di dialogo tra Draghi e Conte. Infatti se nel governo non si nasconde il timore che aprire una trattativa sul testo Cartabia potrebbe scoperchiare il vaso di Pandora (anche altre forze politiche potrebbero avanzare modifiche con un’inevitabile e pericoloso slittamento dei tempi), sul reddito di cittadinanza appare già chiaro che gli ostacoli sono decisamente superabili. Una piccola mano a Conte è stata data da Enrico Letta che ha aperto alla possibilità di aggiustamenti al testo Cartabia. Un’apertura basata sul realismo visto che il segretario Dem ha puntato forte sulla leadership dell’ex premier e le amministrative si avvicinano.
    “Sono sicuro che domani sarà una giornata positiva in cui si troveranno le giuste soluzioni. Sono convinto che ci sarà la possibilità di trovarle”. Così il segretario del Pd, Enrico Letta a proposito dell’incontro tra il premier Mario Draghi e il leader in pecore del M5s, Giuseppe Conte sulla riforma della giustizia. L’ha detto arrivando alla festa dell’unità di Roma.

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    Settimana cruciale per ddl Zan, Lega-Iv contro Letta

    Invocano il dialogo fino all’ultimo secondo. Ma continuano a battagliare attaccando Enrico Letta e la parte più intransigente del Pd, specie dopo che il segretario dem ha rifiutato di incontrare il leader della Lega. A tenere alto lo scontro sul disegno di legge Zan sono i due Matteo, da un lato Salvini e dall’altro Renzi. Entrambi ripetono il mantra della mediazione ancora possibile per modificare il testo. E’ necessaria anche dopo le richieste della Santa sede – ricorda la Lega – o per “rispetto del Parlamento” di cui mancherebbe il segretario Dem, denuncia il senatore Andrea Ostellari. Oppure come sollecita Italia viva, per arrivare a un patto che, una volta cambiati alcuni articoli, possa approvare la legge a breve nonostante il necessario ritorno alla Camera per l’ok definitivo. Ma il tempo scorre e alla vigilia della settimana decisiva per il provvedimento contro l’omotransfobia al Senato, non c’è aria di tregua.
    Il Pd respinge le accuse come “propaganda” e tira dritto. La discussione ricomincia in Aula martedì pomeriggio, a mezzogiorno scade il termine per presentare gli emendamenti. Sul provvedimento incombe il rischio di un rinvio dell’esame a settembre: sempre più concreto, per via dei decreti legge in arrivo a partire da mercoledì e della pausa agostana di Palazzo Madama. Pesa inoltre il voto segreto, che potrebbe essere chiesto già sugli emendamenti. Dopo la discussione, li proporrà il centrodestra (la Lega in testa), ne annuncia uno il senatore del Partito socialista, Riccardo Nencini (sull’articolo 4, la cosiddetta ‘clausola salva-idee’ perché “la libertà di espressione va difesa”, spiega) e altri verranno dai senatori delle Autonomie più scettici.
    Italia viva annuncia che non ne presenterà, perché con “ottimismo” confida ancora in un’intesa. Lo dice Laura Garavini, numero due al Senato, forte del fatto che “sempre più colleghi nel Pd si stanno rendendo conto dei rischi sul ddl e spingono per modifiche e per un accordo blindato. E’ quanto mi risulta sia emerso nella riunione dei senatori Dem di giovedì scorso”. Ufficialmente riscontri dal Nazareno non ce ne sono. Non a caso Renzi bolla il suo ex partito come “il vero partito no Zan”, altro che “l’ostruzionismo fatto per mesi della Lega”, dice alla Stampa.
       

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    Papa Francesco: 'Le ferie non siano una corsa, spegniamo il telefonino'

     Il Papa all’Angelus sottolinea l’importanza del riposo che “non è solo riposo fisico, è anche riposo del cuore”. Per Papa Francesco “non basta ‘staccare la spina’, occorre riposare davvero” e “per farlo, bisogna ritornare al cuore delle cose: fermarsi, stare in silenzio, pregare, per non passare dalle corse del lavoro alle corse delle ferie. Gesù – ha detto commentando il Vangelo di oggi – non si sottraeva ai bisogni della folla, ma ogni giorno, prima di ogni cosa, si ritirava in preghiera, in silenzio, nell’intimità con il Padre. Il suo tenero invito – riposatevi un po’ – dovrebbe accompagnarci: guardiamoci, fratelli e sorelle, dall’efficientismo, fermiamo la corsa frenetica che detta le nostre agende. Impariamo a sostare, a spegnere il telefonino, a contemplare la natura, a rigenerarci nel dialogo con Dio”.
    Francesco ha anche espresso vicinanza al popolo cubano “in questi momenti difficili, in particolare alle famiglie che maggiormente ne soffrono. Prego il Signore che lo aiuti a costruire in pace, dialogo e solidarietà una società sempre più giusta e fraterna”.         

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    Più Europa: Bonino al congresso, riprendo la strada con voi

    “Questo vostro congresso mi riscalda e sono contenta di riprendere la strada di più Europa con voi.    Poi litigheremo ancora, sia ben chiaro, ma una cosa ho imparato in questi otto mesi e spero anche voi: che il rispetto non deve mai venire meno”. Lo ha annunciato Emma Bonino al congresso di Più Europa. La sala ha accolto l’annuncio del rientro della Bonino con una standing ovation.    

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    Papa: torna Angelus a S.Pietro dopo ricovero, file di fedeli

    (ANSA) – CITTA DEL VATICANO, 18 LUG – Tornano le file di
    fedeli per entrare in Piazza San Pietro per l’Angelus del Papa.   
    Oggi Francesco tornerà a recitare la preghiera mariana
    affacciato dal Palazzo apostolico dopo il ricovero che aveva
    ‘trasferito’, la scorsa domenica, l’Angelus al Policlinico
    Gemelli. E’ lunga la coda per passare i controlli e accedere
    nella piazza. Ci sono famiglie, gruppi parrocchiali ma anche
    turisti che ormai, passata la fase più dura della pandemia, da
    qualche tempo sono tornati nella zona del Vaticano. (ANSA).   

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    M5s: cambia il logo, svelato nel nuovo statuto

    Cambia il logo del Movimento cinque stelle. Lo si legge nel nuovo Statuto che lo descrive dettagliatamente. Più colore rosso e in basso la data 2050.
    Cambiano le 5 Stelle del Movimento. Quando Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio lo crearono le stelle rappresentavano: Acqua, Ambiente, Trasporti, Connettività, Sviluppo. Nel nuovo Statuto viene scritto: “le cinque stelle che costellano il nostro orizzonte e orientano la nostra azione sono i beni comuni, l’ecologia integrale, la giustizia sociale, l’innovazione tecnologica e l’economia eco-sociale di mercato”.