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    Green pass, i presidi chiedono l'obbligo di vaccino per gli studenti

    Green pass non solo a professori e personale, ma anche agli studenti che possono farlo per riaprire la scuola a settembre e alternative per i non vaccinati. Lo chiede l’associazione dei presidi che incontra il ministro dell’Istruzione Bianchi. ‘Se la campagna dei vaccini non va, si torni alla Dad’, aggiungono. ‘L’obiettivo del governo è il ritorno a scuola in presenza’, conferma il ministro. Tensione nella maggioranza. Toti chiede l’obbligo di vaccino per i docenti. Conte: ‘M5s farà tutto per la scuola in presenza. ‘Il Green pass per accedere agli istituti scolastici? Non scherziamo’, taglia corto Salvini.
     “Occorre anche che tutto il corpo docente che ancora non si è vaccinato, lo faccia entro l’inizio dell’anno scolastico per ridurre al minimo il rischio di contagi e scongiurare l’ennesima chiusura degli istituti. Se non sarà garantita la soglia di sicurezza di personale immunizzato, è bene valutare l’ipotesi di introdurre l’obbligo vaccinale per questa categoria”. Lo scrive sui social il ,governatore della Liguria Giovanni Toti. “Basta Dad o distinzioni tra classi elementari, medie e superiori: non possiamo più permetterci – conclude – di negare anche a un solo ragazzo il suo diritto allo studio in presenza”. “Il green pass per accedere agli istituti scolastici? Non scherziamo, piuttosto dobbiamo continuare a vaccinare gli anziani e le persone fragili”: così il segretario della Lega, Matteo Salvini, stamani in Umbria, a margine della sua presenza a sostegno del referendum sulla Giustizia. “Il vaccino salva la vita e questo è fuori discussione, ma dico no nell’obbligare i bimbi di 12-13 anni alla vaccinazione” ha sottolineato il leader del Carroccio.”Sul Green Pass si sta chiedendo un onere. Questo ci mette in sicurezza e ci consente maggiori aperture. Il M5S è sempre stato un pilastro” durante la pandemia e “certo non mancherà il nostro contributo”. Lo dice Giuseppe Conte uscendo dalla Camera. Sulla scuola “noi dobbiamo far di tutto per consentire le lezioni in presenza, la Dad si è sviluppata per troppo tempo. Ora dobbiamo crearne le condizioni, lo dico al Ministro e al presidente”, sottolinea.”Green pass a scuola? Se supportato da serie ragioni scientifiche, è cosa buona e giusta. Salvini se ne faccia una ragione e si rassegni. Capisco cercare voti a tutti i costi ma sulla pelle dei bambini è francamente troppo.” Lo dichiara in una nota il segretario nazionale dell’Italia dei Valori, Ignazio Messina.
    “Le condizioni per un rientro duraturo e in presenza dipendono essenzialmente dall’esito della campagna vaccinale per personale della scuola e studenti. L’alternativa a questo, deve essere chiaro a tutti, è la didattica a distanza”. Così Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, all’incontro con il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, che oggi ha visto i sindacati della scuola sui temi della ripartenza a settembre. “Il parere del Cts del 12 luglio non è sufficientemente preciso e deve essere tradotto in concrete indicazioni per le scuole”, ha aggiunto.Il Piano Scuola in vista del rientro in presenza a settembre sarà presentato dal Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, il prossimo 29 luglio alla Conferenza Stato-Regioni. All’incontro di oggi con i sindacati il ministro – a quanto si apprende – ha specificato che adotterà a breve delle specifiche linee guida a chiarimento del parere espresso dal Cts. In merito alle vaccinazioni, ha anche spiegato che a livello nazionale l’85,5% del personale scolastico risulta vaccinato.”L’obiettivo di tutto il Governo è la riapertura in presenza a settembre”. Lo ha sottolineato il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi durante l’incontro con i sindacati. “Il mondo della scuola ha reagito con responsabilità alla campagna di vaccinazione – ha osservato Bianchi – Il Governo si è predisposto per tempo alla ripresa, stanziando in totale per la sicurezza più di 1,6 miliardi negli ultimi mesi. Ora siamo pronti per il Piano scuola che condivideremo con Regioni e autonomie locali in Conferenza Unificata”.”Oltre al personale scolastico, serve anche l’obbligo di vaccino per gli studenti che possono farlo. Ma bisogna anche valutare tutte le possibilità riguardo alle alternative per i non vaccinati. Se questi ultimi dovessero essere una percentuale significativa, una delle alternative potrebbe essere la Dad ma vorremmo capire come fare per evitare disparità di trattamento. In ogni caso si tratta di temi che affronteremo oggi all’incontro con il ministro Bianchi”. Così Antonello Giannelli, presidente dell”Associazione Nazionale Presidi.
       

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    Giustizia: Conte, i nostri rilievi non per esigenze di bottega

    “Abbiamo fatto delle osservazioni, condivise da buona parte degli addetti ai lavori e non sono per soddisfare esigenze di bottega del M5S. Noi dobbiamo velocizzare i processi e celebrare i processi. Ora lasciamo che il governo lavori su queste istanze”, dice Giuseppe Conte uscendo dalla Camera. Non votiamo la fiducia? “Minacce non mi sono mai piaciute, il mio è un atteggiamento costruttivo”, ha detto Conte. Il voto della Rete sulla mediazione? “Valuteremo alla fine”. 
    “In pochi giorni capiremo se le nostre richieste hanno trovato accoglimento o meno. È chiaro che una prospettiva di fiducia alla riforma senza alcune modifiche sarebbe per noi difficile”, ha detto, a quanto si apprende, il leader in pectore del M5s parlando della riforma della giustizia ai parlamentari pentastellati alla Camera. 
    “Sulla riforma della giustizia ci sono margini di manovra ristretti. Ma io li sto sfruttando tutti e ce la sto mettendo tutta”, ha detto Conte parlando con i parlamentari pentastellati. Conte ha parlato di un “colloquio costruttivo con Draghi, ma ho chiarito che la proposta come originariamente formulata pone problemi serissimi al Movimento”.
    Il ministro della Giustizia Marta Cartabia si è recata a Palazzo Chigi. Il Guardasigilli – sebbene fonti ufficiali non confermino – potrebbe aver incontrato il premier Mario Draghi sulla riforma del processo penale in merito alla quale sarebbe in dirittura di arrivo la proposta di mediazione del governo su alcune (poche) richieste avanzate dal M5S. Ieri pomeriggio, sul dossier, c’è già stato un incontro tra Cartabia e Draghi.
    “La vera sfida è ricondurre la durata del processo penale e civile a tempi ragionevoli, in linea con gli standard dei Paesi più avanzati dell’Unione Europea. Una risposta di giustizia che sia certa e fornita in tempi rapidi costituisce uno dei maggiori incentivi per gli investimenti, una delle condizioni essenziali per attrarre nuove risorse e nuovi capitali”, ha detto la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati alla cerimonia del Ventaglio riferendosi alla riforma della giustizia e in particolare dei tempi dei processi.
    Forza Italia ha chiesto che tra gli oggetti dell’allargamento del perimetro della riforma del processo penale, non ci sia solo l’abuso di ufficio, bensì anche “la definizione di pubblico ufficiale, incaricato di pubblico servizio e persona esercente servizio di pubblica necessità”. La richiesta è stata formalizzata dal capogruppo in Commissione Giustizia Pierantonio Zanettin.
    Gli emendamenti di Fi alla riforma della procedura penale che riguardano l’abuso di ufficio sono inammissibili per estraneità di materia, scrive il presidente della Camera Roberto Fico rispondendo al ricorso del centrodestra, e confermando quindi la decisione del presidente della Commissione Mario Perantoni, che venerdì li aveva dichiarati inammissibili.
    La riforma della Giustizia della ministra Marta Cartabia “rischia di segnare un ulteriore incremento di prestigio per le organizzazioni mafiose”, perché “i boss si dimostrano sempre capaci di celebrare i loro processi ed emettere le loro sentenze, mentre lo Stato dimostrerebbe la sua impotenza”. Ad affermarlo in un’intervista a ‘Il Fatto Quotidiano’ è il consigliere del Csm Nino Di Matteo, per il quale la riforma “ricorda per analogie evidenti la cosiddetta riforma del processo breve dell’ultimo governo Berlusconi, che rappresentava un pericolo per la tenuta stessa del sistema democratico”.

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    Caso camici: chiusa inchiesta su Fontana e altri 4

    (ANSA) – MILANO, 27 LUG – La Procura di Milano ha chiuso
    l’inchiesta, in vista della richiesta di rinvio a giudizio, per
    il governatore lombardo Attilio Fontana e altre 4 persone
    sull’affidamento del 16 aprile 2020 della fornitura da oltre
    mezzo milione di euro di camici e altri dpi a Dama, società di
    Andrea Dini, cognato del presidente. Fontana, Dini, Filippo
    Bongiovanni, ex dg di Aria, e una dirigente della centrale
    acquisti regionale rispondono di frode in pubbliche forniture,
    come Pier Attilio Superti, vicesegretario generale della
    Regione, nuovo indagato.   
    L’avviso di conclusione delle indagini è stato notificato dal
    Nucleo speciale di polizia valutaria della Gdf nell’inchiesta
    coordinata dall’aggiunto di Milano Maurizio Romanelli e dai pm
    Paolo Filippini, Luigi Furno e Carlo Scalas. Gli inquirenti
    hanno stralciato, in vista dell’istanza di archiviazione,
    un’accusa di turbata libertà nel procedimento di scelta del
    contraente che era a carico dei soli Dini e Bongiovanni.   
    L’inchiesta, appena chiusa, vede al centro l’ormai nota
    fornitura di dispositivi di protezione individuale, tra cui
    appunto 75 mila camici, da consegnare in piena pandemia alla
    Regione. Ne vennero consegnati in realtà da Dama solo 50mila,
    perché nel frattempo, quando venne a galla il conflitto di
    interessi, la fornitura fu trasformata in donazione. E con la
    conseguenza che l’ordine non venne perfezionato per la mancata
    consegna di un terzo del materiale e da qui, in sostanza,
    l’accusa della Procura di frode in pubbliche forniture.   
    Vicenda, poi, che, stando a quanto ricostruito nell’indagine,
    avrebbe visto l’intervento del presidente della Lombardia con il
    tentativo di risarcire, per il mancato introito, il cognato con
    un bonifico di 250 mila euro da un conto in Svizzera, poi
    bloccato in quanto segnalato dalla Banca d’Italia come
    operazione sospetta. Da qui è scaturita pure un’indagine
    autonoma per autoriciclaggio e falso in voluntary su Fontana.   
    Il governatore ha sempre ribadito la correttezza del proprio
    operato e, attraverso i suoi legali, ha depositato anche
    documenti e memorie per difendersi. (ANSA).   

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    Draghi: 'Agire con determinazione contro la fame come per i vaccini'

    “La crisi sanitaria in corso ha generato una crisi alimentare. Come fatto per i vaccini, dobbiamo agire con la determinazione per migliorare l’accesso ad una quantità adeguata di approvvigionamenti alimentari. Con la Dichiarazione di Matera, il G20 ha aperto la strada al ‘Food Systems Summit’. Questo pre-summit è occasione per trasformare il modo in cui pensiamo, produciamo e consumiamo cibo, a livello globale”. Lo dice il premier Mario Draghi al pre-Vertice dell’Onu sui Sistemi alimentari, organizzato dal governo italiano.   

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    Green pass: Lamorgese, non c'è nessuna dittatura sanitaria

     “Guardiamo con attenzione alle manifestazioni dei no-vax, che ricordo non erano autorizzate, anche perché sono stati usati simboli ormai passati; penso alla stella di David”.
    Così il ministro dell’Interno Luciano Lamorgese ha risposto ai cronisti nel corso della conferenza stampa tenuta a Caserta dopo il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. “Nessuna dittatura sanitaria – ha sottolineato – vaccinarsi è fondamentale per superare questa pandemia: tutti i provvedimenti del Governo sono stati presi per tutelare la salute pubblica, e perché la vera libertà è poter andare dove si vuole senza danneggiare gli altri”.    

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    Giorgia Meloni si è vaccinata contro il covid

    Giorgia Meloni si è sottoposta questa mattina alla prima dose del vaccino anti-covid, presso l’INMI ‘Lazzaro Spallanzani’ di Roma. Lo rende noto il suo staff. Il presidente di Fratelli d’Italia – riferisce la stessa fonte – aveva già prenotato nel mese di giugno ma a causa di impegni, legati al ruolo di presidente dei Conservatori e riformisti europei, aveva dovuto rimandare l’appuntamento per la somministrazione del vaccino. 

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    Budapest si tinge d'arcobaleno, migliaia sfidano Orban

    Migliaia di persone hanno sfilato al Gay Pride di Budapest contro l’escalation omofoba del governo di Viktor Orban che a inizio mese ha introdotto una legge che vieta il tema dell’omosessualità nelle scuole. Trentamila persone, ottomila in più rispetto a due anni fa, che hanno celebrato i diritti Lgbtq e protestato in modo pacifico tra musica, balli, bandiere, ventagli e ombrellini arcobaleno per difendersi da un insolito caldo. All’evento anche una delegazione di politici italiani, tra cui Brando Benifei e Alessandro Zan del Pd, Vladimir Luxuria ed esponenti di Più Europa che hanno sfilato assieme al sindaco della capitale, Gergely Karácsony, esponente di punta dell’opposizione.    “Quella legge è un oltraggio. Viviamo nel ventunesimo secolo e cose del genere non dovrebbero accadere. Non siamo più in epoca comunista, siamo in Ue e tutti dovrebbero poter vivere liberamente”, ha detto Istvan, 27 anni, che ha partecipato alla marcia nel centro di Budapest con il suo ragazzo.    La Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione contro il governo di Orban definendo la legge discriminatoria e contraria ai valori europei della tolleranza e delle libertà individuali. Il premier nazionalista ha risposto annunciando un referendum sul controverso provvedimento “per fermare Bruxelles come avvenne cinque anni fa sulla questione dei migranti”. Il leader di Fidesz già guarda alle elezioni del 2022 e con questo nuovo braccio di ferro con l’Europa vuole dimostrare che la sua presa sul Paese è ancora solida, così da raccogliere i consensi che gli garantirono la vittoria allo scorso voto. Eppure, secondo un sondaggio Ipsos del mese scorso, il 46% degli ungheresi è favorevole alle nozze gay. E secondo una ricerca del think-tank Globsec il 55% non è d’accordo con la “demonizzazione della comunità”.     

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    Salvini, sosteniamo proteste di discoteche e giovani è razzismo contro di loro

    “Fanno bene, fanno assolutamente bene: qualunque protesta facciano avranno il nostro sostegno perché è razzismo nei confronti delle discoteche e dei giovani”. Così, a margine di un incontro a Rimini, il segretario della Lega Matteo Salvini, ha replicato a chi gli chiedeva se ritenesse giusto un eventuale ricorso al Tar o al Consiglio di Stato da parte delle discoteche, la cui riapertura è stata bloccata dal Governo. 
    Salvini si è detto “stupito negativamente” dalle parole di Draghi contro gli appelli a non vaccinarsi. ‘Ma non voglio commentare’, dice il leader della Lega al Corriere della Sera. “Il Green pass? Resto contrario, sono contento che non sia passato il modello francese molto più restrittivo. Abbiamo cercato di limitare i danni di un’applicazione estensiva (nei bar, sui treni, nei luoghi di lavoro). Avremmo tolto i diritti civili a 30 milioni di persone. Vedremo fra 15 giorni”.