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    Lega, il raduno di Pontida il 16 e 17 settembre

    (ANSA) – MILANO, 29 MAG – La Lega organizzerà il tradizionale
    raduno di Pontida il 16 e il 17 settembre. Le date sono state
    comunicate, a quanto si apprende, nel corso del Consiglio
    federale del partito che è in corso nella sede di via Bellerio a
    Milano.   
    Sabato 16 settembre si terrà l’assemblea dei giovani della
    Lega, come da tradizione, e il 17 ci sarà il vero e proprio
    raduno sul pratone del paese nella bergamasca. (ANSA).   

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    Mattarella, devolvere premio Paolo VI per danni dell’alluvione

    (ANSA) – ROMA, 29 MAG – “Vorrei chiedere all’Istituto Paolo
    VI di destinare la somma collegata al premio alla comunità
    intitolata a Giovanni XXIII nata in Romagna. Alcune delle sue
    case d’accoglienza sono state gravemente colpite dall’alluvione
    dei giorni scorsi. Penso che con il premio più che la mia
    personale azione si intenda e si è inteso indicare un modo di
    interpretare l’impegno nella società e nelle istituzioni che in
    molti hanno praticato e sviluppato ispirandosi alla visione di
    Paolo Vi e ai suoi insegnamenti, che tante volte ha espressi. E
    io spero di meritare la valutazione di averli bene
    interpretati”.Così il capo dello Stato Sergio Mattarella.   
    (ANSA).   

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    Tajani,commissario? Credo serva chi si dedichi a tempo pieno

    (ANSA) – ROMA, 29 MAG – “Io credo che serva una persona che
    possa dedicarsi a tempo pieno” alla questione. La scelta “non
    deve essere questa sera”. Lo ha detto il ministro degli Esteri
    Antonio Tajani rispondendo a domande della direttrice di
    Quotidiano Nazionale Agnese Pini sulla nomina del commissario
    per l’Emilia Romagna. “Non ho pregiudizi – ha aggiunto Tajani –
    vediamo chi è la persona più adatta. L’importante è fare bene”.   
    (ANSA).   

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    Sfida elettorale in Spagna, la destra avanti a Valencia e Siviglia

    Si profila una dura battuta d’arresto per il centrosinistra di Pedro Sanchez al governo in Spagna a sei mesi dalle elezioni nazionali. Nel voto amministrativo di oggi in alcune delle principali città spagnole, la destra sente profumo di vittoria. Oltre che nel tradizionale feudo conservatore di Madrid, il Partito Popolare (Pp) e Vox sarebbero infatti in vantaggio a Valencia e Siviglia, due grandi comuni controllati nell’ultima legislatura da formazioni progressiste. A Barcellona, invece, la sindaca di sinistra uscente Ada Colau si contende il primo posto con i socialisti del premier Pedro Sánchez e gli indipendentisti di Junts per Catalunya. Sono le prime indicazioni che emergono da un sondaggio della tv pubblica Tve in chiusura di un’intensa giornata elettorale nel Paese iberico, dove si sono tenute le comunali in quasi tutto il territorio nazionale e le amministrative in 12 regioni su 17. Si tratta di tendenze che, se confermate dai risultati ufficiali, rappresenterebbero un colpo non da poco per Sánchez e i suoi alleati: a soli sei mesi dalle prossime elezioni generali, le forze del centrosinistra rischiano infatti di perdere il controllo di alcuni centri urbani simbolo del loro modello di gestione politica. Nella regione di Madrid, la popolare Isabel Díaz Ayuso assapora un nuovo trionfo, proiettandosi verso un terzo mandato come governatrice addirittura con una maggioranza assoluta. Mentre nella Comunità Valenciana, indicata da molti analisti come un territorio dall’alto valore specifico anche in chiave nazionale, si va verso una lotta all’ultimo voto tra la coalizione di centrosinistra uscente e il blocco conservatore composto da Partito Popolare e Vox, con queste ultime due formazioni date in leggero vantaggio. Ci sono poi altre regioni chiamate al voto in cui i socialisti potrebbero dover cedere il passo alla destra: in particolare, tale scenario è probabile in Aragona e possibile in Castiglia La Mancia. Il doppio appuntamento con le urne di questo 28 maggio è stato largamente annunciato alla vigilia come un test cruciale per i partiti in lizza. Da un lato, i socialisti di Sánchez e i suoi alleati di sinistra hanno affrontato il giudizio degli elettori sulla propria risposta politica in molti territori a tutte le emergenze scoppiate negli ultimi quattro anni, dalla pandemia di Covid alla recente crisi inflazionistica legata alla guerra in Ucraina. Dall’altra, per gli avversari tradizionali del Pp e gli ultraconservatori di Vox è una grande opportunità per testare l’effettiva volontà degli spagnoli di propiziare il “cambiamento di ciclo politico” di cui si dicono promotori. Anche visto che, da diverso tempo a questa parte, nessuna delle due formazioni chiude la porta all’eventualità di dar vita ad un’asse post-elettorali come quello già sperimentato in alcuni territori, ad esempio nella regione della Castiglia e León. Alle ultime elezioni locali, tenutesi nel 2019, il Partito Socialista (Psoe) fu nel complesso la prima forza, con un vantaggio di circa 1,6 milioni di voti rispetto al Partito Popolare: vista anche la contemporanea quasi estinzione politica dei liberali di Ciudadanos, è più che plausibile che questo margine si sia notevolmente assottigliato o anche annullato. Nonostante il maltempo che ha colpito buona parte della Spagna, e contro alcuni pronostici, l’affluenza provvisoria alle urne di questa domenica è stata superiore rispetto alla precedente tornata: alle 18 aveva infatti votato il 51,48% degli aventi diritto mentre quattro anni fa alla stessa ora lo aveva fatto il 49,93%. Non un buon segnale per Sanchez.

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    Ballottaggi: affluenza in lieve calo, il centrosinistra prova la rimonta

    Urne aperte per i ballottaggi in 7 capoluoghi e 34 comuni. Con un’affluenza media in calo rispetto al primo turno di circa otto punti percentuali. Reggono solo Ancona, unico capoluogo di regione al voto, Vicenza e Pisa. Dove si registrano lievi diminuzioni. Consultazioni anche in Sicilia, dove è in corso il primo turno della Amministrative in 128 comuni, tra cui quattro capoluoghi: Catania, Trapani, Ragusa e Siracusa. E anche qui si registra una bassa affluenza, in flessione rispetto alla tornata del 2018, quando però si votava in un solo giorno. Stessa tendenza anche nei 39 comuni sardi, chiamati a eleggere il primo cittadino. Questo è il quadro che emerge dalle ultime rilevazioni. Gli scrutini cominceranno alle 15 di lunedì, quando i riflettori della politica nazionale si accenderanno su alcune partite chiave. Occhi puntati soprattutto sulle tre città dove non crolla il numero di cittadini che hanno deciso di barrare il proprio candidato sindaco nella sfida finale dei ballottaggi. É proprio qui che si giocano alcuni dei derby cruciali per le forze politiche di maggioranza e opposizione. Gli esiti del primo turno vedono il centrosinistra partire in testa solo a Vicenza. Nella città veneta il candidato Giacomo Possamai, sostenuto al secondo turno anche dal M5s, è chiamato a difendere e ad aumentare quei due punti percentuali di scarto sul candidato del centrodestra Francesco Rucco. La Vicenza di Possamai come la Verona di Damiano Tommasi: questa la speranza del centrosinistra, che vuole conquistare un altro capoluogo in una regione a trazione leghista. Ambizioni analoghe per il centrodestra ad Ancona, dove il candidato Daniele Silvetti spera di interrompere una lunghissima esperienza di governo cittadino del centrosinistra. Per il comizio di chiusura verso il primo turno, nella città adriatica erano arrivati anche i leader Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani. Con l’obiettivo di spingere Silvetti verso il successo. Ma la candidata del centrosinistra Ida Simonella spera nel sorpasso. A testimoniare l’importanza della sfida, la presenza della stessa segretaria del Pd Elly Schlein per l’ultimo comizio in vista del ballottaggio. Il centrosinistra dovrà rimontare un risultato svantaggioso anche a Pisa, dove il candidato di centrodestra Michele Conti si era fermato al 49,9%. Batterlo al ballottaggio sarebbe un risultato importante per l’alleanza Pd-M5s. Rimonta necessaria anche a Siena e Massa, per invertire la rotta nei capoluoghi toscani, che hanno tutti sindaci uscenti di centrodestra. Più difficile, almeno in partenza, il recupero a Brindisi, dove il candidato espressione del M5s Roberto Fusco, sostenuto anche dal Pd, affronta il secondo turno con uno svantaggio di oltre dieci punti rispetto allo sfidante Giuseppe Marchionna. Completa la geografia dei capoluoghi ai ballottaggi, Terni. Qui il candidato sostenuto dalla coalizione di governo, Orlando Masselli, va al duello con il civico di centrodestra Stefano Bandecchi. Risultati tutti da scrivere nelle isole. Ma l’attenzione è rivolta soprattutto alla Sicilia, e in particolare a Catania. Qui il centrodestra spera nell’elezione al primo turno di Vincenzo Trantino, favorito in partenza rispetto al candidato di Pd e M5s Maurizio Caserta. Dem e pentastellati uniti anche a Siracusa. Divisi, invece, a Trapani e Ragusa. Il leader M5s Giuseppe Conte ha voluto chiudere la campagna proprio in Sicilia, dove alle scorse Amministrative il Movimento si era attestato intorno al 30%. Nei capoluoghi siciliani, dove il centrodestra si presenta compatto, ai candidati basterà superare il 40% per essere eletti al primo round.

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    Alleanze e fiamma tricolore, Fdi smentisce il ritiro dal logo

    di Yasmin Inangiray
    Alle elezioni europee manca ancora un anno, ma è chiaro che per le forze politiche di maggioranza ed opposizione, il voto di Strasburgo rappresenti uno spartiacque per consolidare leadership e costruire, magari, nuove alleanze.  Ad accendere il dibattito, tenuto fino ad ora più o meno sottotraccia, è il fondo di Maurizio Molinari, direttore del quotidiano la Repubblica, che ipotizza l’addio dal logo di Fratelli d’Italia della fiamma tricolore. Un’eredità di Alleanza Nazionale e prima ancora del Msi. Un restyling, spiega il direttore, che servirebbe al partito della premier Giorgia Meloni per poter sancire un’alleanza con il Ppe in modo da ipotecare in caso dalle urne esca un risultato significativo la futura presidenza della Commissione Europea.
    Che il dialogo tra le due famiglie, quella dei popolari e quella dei conservatori e riformisti di cui Meloni è presidente, sia avviato è cosa nota, ma l’idea che Fdi debba rinunciare ad un ‘pezzo’ del proprio simbolo al momento non viene (ufficialmente) presa in considerazione. A mettere le mani avanti ci pensa Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione del partito “con buona pace di tutti quelli che in Italia, pur essendo a noi ostili, vorrebbero insegnarci come dovremmo fare politica, il simbolo di Fratelli d’Italia è scelto dagli iscritti e non da altri partiti italiani o europei. Per amore di verità – scandisce il deputato di Fdi – comunichiamo che nessun iscritto di Fratelli d’Italia ha richiesto di modificare il simbolo, ipotesi che appassiona solo la sinistra italiana. E noi siamo poco inclini ad assecondare i desiderata della sinistra”.
    A fargli eco è Antonio Tajani, voce ‘pesante’ del Ppe: ” Una trattativa sul simbolo è fuori dal reale. Nessuno ha chiesto nulla a nessuno, posso smentire assolutamente”, mette in chiaro il ministro degli Esteri che però apre alla possibilità che dopo le elezioni possa esserci “una alleanza tra popolari, conservatori e liberali”.
    L’idea che Fratelli d’Italia possa eliminare la fiamma dal suo simbolo d’altronde è una tema che di continuo torna ad affacciarsi nel dibattito politico. Poco prima delle elezioni fu la senatrice a vita Liliana Segre a chiedere che Fdi modificasse il suo logo. Richiesta a cui replicò Ignazio La Russa spiegando che la fiamma “non è in alcun modo assimilabile a qualsiasi simbolo del regime fascista e non è mai stata accusata e men che meno condannata, come simbolo apologetico”. Senza citare la senatrice a vita, anche la leader di Fdi mise in chiaro che il logo del partito non sarebbe stato modificato: “Eccolo qui, il nostro bel simbolo depositato per le prossime elezioni. Un simbolo del quale andiamo fieri”, disse Meloni alla vigilia della presentazione delle liste elettorali.   

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    Salvini,riforme? Non toccherei il ruolo del Capo dello Stato

    “Non toccherei il ruolo del presidente della Repubblica e darei ai cittadini la possibilità di indicare direttamente una maggioranza e chi la guiderà prevendendo che non possano esserci ribaltoni nell’ambito della stessa legislatura”. Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, nel corso di un incontro nell’ambito del Festival dell’Economia di Trento organizzato dal Gruppo 24 Ore e Trentino Marketing per conto della Provincia autonoma, rispondendo ad una domanda sulle riforme. 
      “Quando si tratta di mettere mano alla Costituzione ovviamente c’è da andarci cauti. Se sarà la scelta di un premierato, di un presidenzialismo, di un semi-presidenzialismo, di una sfiducia costruttiva, è un dibattito stimolante e accademico, poi arriverà un Parlamento sovrano e deciderà”. Se a questo si aggiungono “gli enti locali che potranno gestire meglio alcune competenze, mi sembra che sia un perfetto mix. L’indicazione direttamente da parte dei cittadini di un presidente del consiglio, senza ribaltoni o cambi di maggioranza, è qualcosa che potrebbe garantire stabilità e un valore aggiunto fondamentale”.
    “Tutti i Paesi hanno delle contestazioni da parte della Commissione Ue, è ovvio che si deve trattare. Sono convinto che per quanto riguarda la terza tranche del Pnrr sia ancora questione di poco. Se poi ci dovesse essere l’esclusione di una piccola parte, l’Italia farà le sue osservazione. Il Pnrr è stato scritto e deciso quando c’era ancora la pandemia, ora le cose sono cambiate. La flessibilità è indispensabile. Non credo che si debba rinunciare a parte dei fondi, è chiaro che si debbano utilizzare tutti i fondi trovando le giuste modifiche affinchè servano” per i problemi provocati dalla crisi, ha detto Antonio Tajani a Radio 24. 
    Intervenendo successivamente al Festival dell’Economia a Trento, il ministro ha detto che tutti i fondi saranno erogati. “Credo che l’Italia abbia le carte in regola, tutti i compiti a casa sono stati fatti. Ci sono alcuni progetti che stranamente la Commissione europea aveva approvato quando c’era un altro governo – penso per esempio agli stadi di Firenze e Venezia – poi la Commissione ha cambiato idea. Perché ha cambiato idea? L’Italia sta facendo tutto ciò che serve, non ci sono contestazioni sugli obiettivi, quindi dobbiamo essere ottimisti, i fondi saranno erogati”, ha aggiunto.

    Tajani: La linea del governo e’ quella di usare tutti i fondi del Pnrr ma serve flessibilita”

       

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    Salvini, prima si nomina il commissario in Emilia Romagna e meglio è

    “Prima si nomina il commissario meglio è” ma “tutti sono già in grado di lavorare”. Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini. “Non è che il commissario sia Gesù Bambino”, ha aggiunto Salvini. “Non è che ci sia un commissario con poteri salvifici, non basta un commissario per dire che si parte” con i lavori di ricostruzione dopo l’alluvione. “Se il commissario risolvesse tutti i problemi non avrei un’opera ferma. Ne ho 117”, ha aggiunto.
    Il ministro è intervenuto anche sul Ponte dello Stretto. “Stiamo sbloccando centinaia di opere” e tra queste “c’è un Ponte che sarà il ponte tra Palermo, Roma, Milano e Berlino. Un Ponte che dà fastidio a tanti e invece io penso che darà fastidio alla mafia perché porterà sviluppo e lavoro vero in terre che ne hanno voglia”. Lo ha detto il ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini durante la scuola di formazione politica della Lega a Milano. “Poi stanno diventando tutti ingegneri – ha aggiunto Salvini – io ho fatto storia e fortunatamente per i siciliani il Ponte non lo progetto io”. “Il mio onere e onore – ha concluso il ministro – è ripartire dopo 50 anni di chiacchiere. Sono stato al dibattito parlamentare e sono diventati tutti ingegneri…”.