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    Russia: nozze tra l'italiana Bettarini e il granduca Romanov

    San Pietroburgo, l’ex capitale imperiale russa, ospita il matrimonio di un discendente della famiglia reale russa nel primo evento del genere in più di un secolo. Il granduca George Mikhailovich Romanov, infatti, si sposa con la fidanzata (italiana) Rebecca Virginia Bettarini nella cattedrale di Sant’Isacco in un’elaborata cerimonia religiosa con centinaia di ospiti stranieri presenti.
    L’ultimo zar di Russia Nicola II, sua moglie e i suoi cinque figli furono uccisi da un plotone d’esecuzione rivoluzionario nel luglio 1918 nella cantina della casa di un mercante a Ekaterinburg. “Questa città è stata il primo posto in Russia in cui siamo tornati”, ha detto George Mikhailovich, 40 anni, alla testata pietroburghese Fontanka riguardo alla scelta di San Pietroburgo per il suo matrimonio.
    “È un luogo molto, molto vicino alla famiglia”. Bettarini, 39 anni, si è convertita alla fede ortodossa russa l’anno scorso e ha preso il nome di Victoria Romanovna. Figlia dell’ambasciatore Roberto Bettarini, si è ufficialmente fidanzata nel dicembre 2020, dopo che il granduca ha ricevuto il permesso di sposarsi da sua madre, che è formalmente capo della casa imperiale.   

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    Mattarella cerca casa a Roma, inquilina gli chiede un selfie

    Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella cerca una nuova casa a Roma. Mercoledì pomeriggio, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, il Capo dello Stato si è recato a visitare un appartamento in una zona semicentrale della Capitale, tra Villa Ada e Villa Borghese.
    L’appartamento è attualmente abitato da una giovane donna, che ha già disdetto il contratto ma che sta facilitando le visite dei nuovi inquilini: quando ha aperto la porta e si è trovata di fronte il presidente della Repubblica non ha resistito e per immortalare il momento ha chiesto al Capo dello Stato un selfie.
    Richiesta accettata da Mattarella che si è messo in posa accanto alla giovane donna. La richiesta, secondo quanto viene riferito sul Corriere della sera, del Capo dello Stato sarebbe quella di avere l’appartamento in affitto disponibile entro dicembre. 

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    Letta: “Draghi resti a Chigi, questo governo deve durare”

       Mentre è impegnato a lanciare lo sprint di Roberto Gualtieri al Campidoglio, Enrico Letta insiste su Mario Draghi a Palazzo Chigi fino al 2023. Il segretario Pd non spinge l’attuale premier verso il Colle, come stanno facendo diversi esponenti politici di peso, del governo e non: dal leghista Giancarlo Giorgetti all’azzurro Renato Brunetta. E pure Silvio Berlusconi, anche se poi smentisce. Per Letta, “mandare Draghi al Quirinale e poi andare al voto non è nell’interesse dell’Italia. L’interesse dell’Italia di oggi è che questo governo duri”. Matteo Salvini intanto rimarca le distanze dal ‘suo’ ministro Giorgetti. A chi gli domanda se senza Draghi siano a rischio gli investimenti con il Pnrr, risponde: “E che siamo un popolo di scemi? Draghi è una grande personalità, ma in Italia abbondano uomini validi”. Insomma, la partita per il Colle si giocherà a inizio 2022 ma le scosse di assestamento sono già cominciate.    Anche il leader del M5s, Giuseppe Conte, sembra non voler alimentare gli entusiasmi sul premier: “Lo dico alla luce di una doppia esperienza di governo: sarebbe sbagliato per l’intero Paese e per tutti noi pensare che un uomo solo al comando possa risolvere tutti i problemi”.    La posizione del Nazareno è sempre quella e Letta la ribadisce nel comizio romano con cui dà la spinta finale al candidato di centrosinistra, Roberto Gualtieri, per la guida della Capitale: Gualtieri, dice il segretario dem, “sperimenterà un lavoro importante e impegnativo, quello di dimostrare che è attorno a noi che si costruisce la coalizione larga e inclusiva che vince contro le destre”. Certo è che l’alleanza di centrosinistra romana è ‘monca’: manca il M5s, che Letta vorrebbe dialogante in vista della sfida elettorale del 2023. Non solo, nella Capitale i rapporti con Virginia Raggi sono tesi, tanto che lo stesso Conte ha storto la bocca quando gli è stato chiesto se i 5 Stelle appoggeranno Gualtieri a un eventuale ballottaggio, se non ci sarà la sindaca uscente. Anche Gualtieri non ha fatto grandi concessioni: al secondo turno, “parleremo con gli elettori di Raggi e Calenda, ma non farò apparentamenti con M5S, con Azione e Italia Viva”. Per Letta, il voto del 3 e 4 ottobre, specie con gli schieramenti delle suppletive che lo vedono in campo a Siena, è “la prova generale delle prossime elezioni politiche”, quando ci sarà un nuovo bipolarismo: centrosinistra contro destra. Il segretario traccia la linea che il Pd intende varcare: “Le grandi metropoli che votano sono 5 . Noi del Pd e del Centrosinistra ne abbiamo vinte due su cinque l’altra volta.    Quindi per me due su cinque non darebbe un risultato soddisfacente, tre su cinque sarebbe soddisfacente oltre sarebbe un trionfo”. Ma il voto a Roma sarà quello che più peserà sulla valutazione dei successi o meno delle forze politiche. “Il confronto è fra noi e le destre – dice Letta, guardano oltre i confini della Capitale – Non ci sono alternative, se non vinciamo noi sarà Giorgia Meloni a festeggiare e sarà la Lega.    Non sarà una buona notizia per Roma, per l’Italia, per nessuno di noi”. In vista del voto, anche il vicario del Papa a Roma, il cardinale Angelo De Donatis, formula il suo auspicio: “Mi auguro per Roma che mantenga la sua vocazione all’accoglienza, all’inclusione, alla capacità di ospitare. Qualsiasi persona sia chiamata a rivestire il ruolo pubblico spero abbia a cuore la vocazione universale di questa città”.  

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    Regeni: Di Maio, la verità resta un obiettivo fondamentale

    “Il perseguimento della verità è sempre stato, e continuerà ad essere, un obiettivo fondamentale da raggiungere nelle nostre relazioni con l’Egitto. Alla verità hanno diritto Giulio e la sua famiglia, ma anche l’Italia intera”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio alla commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni.”Arrivare a un quadro definitivo, e sancito da un giusto processo, non restituirà Giulio ai suoi genitori, ma riaffermerà la forza dei valori di giustizia, trasparenza e stato di diritto in cui credeva”, ha detto il ministro esprimendo ai genitori del ricercatore la vicinanza del governo. 
    “I progressi ultimamente ottenuti risultano insufficienti. Ne siamo ben consapevoli. Ma è anche utile evidenziare quanto l’ex Procuratore della Repubblica di Roma Pignatone ha sottolineato nell’audizione qui di pochi giorni fa: ‘La presenza dell’Ambasciatore è stata una scelta giusta, alla luce dell’importanza di un dialogo diverso da quello esclusivamente giudiziario avuto in alcune fasi'”. 
    “Nonostante le molte difficoltà, di fronte al suo ricordo e alla sua famiglia, Governo e Parlamento hanno l’obbligo morale di continuare a fare quanto in loro potere”. 
    L’avvio del processo sulla morte di Regeni il 14 ottobre è stato un “risultato che nelle settimane successive al ritrovamento del corpo di Giulio era insperato. Anche per questo, alla nostra Polizia Giudiziaria e alla nostra Magistratura – cui i diplomatici e le altre Amministrazioni coinvolte hanno sempre garantito la massima assistenza – va il nostro sincero ringraziamento”. “Cruciale – ha detto ancora – è stato il ruolo della società civile e dell’opinione pubblica tutta, che hanno fortemente sostenuto la famiglia di Giulio e la loro ferma domanda di verità”.
    “Le consultazioni tra Italia ed Il Cairo riguardano temi bilaterali come la Libia, il Medio Oriente, la diga, questo è il lavoro che facciamo con tutti i Paesi, anche quelli con cui siamo più in difficoltà come l’Egitto per scongiurare guai peggiori a livello bilaterale”. Il governo, ha aggiunto Di Maio, non ha “implementato accordi commerciali”.
    “I rapporti con l’Egitto non potranno svilupparsi nella loro pienezza fino a quando non sarà fatta piena luce su quanto accaduto, considerando anche la giusta, persistente ed elevatissima sensibilità sulla vicenda da parte delle Istituzioni e dell’opinione pubblica italiana. Anche per questo abbiamo sensibilizzato i nostri partner in sede di Unione Europea e Nazioni Unite sulle nostre richieste di giustizia e verità”. 
    “Daremo pieno sostegno all’autorità giudiziaria utilizzando tutti gli strumenti internazionali per eseguire la sentenza, una volta che ci sarà stata”. “Ora il nostro obiettivo è supportare il procedimento penale a carico degli imputati”, ha sottolineato Di Maio.   

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    Morisi: Salvini, vedo tanta omofobia a sinistra

    Sul caso Morisi “mi sembra che ci sia un’operazione di guardonismo imbarazzante”. Lo ha detto ad Aria Pulita su 7 Gold il leader della Lega Matteo Salvini. “Non ci sono reati, non sono vicende politiche. Se uno fa l’amore con un uomo o con una donna liberamente è una sua scelta” ha detto Salvini. “Per quello che riguarda l’uso di sostanze stupefacenti – ha aggiunto – io finché campo condanno lo spaccio di droga. E quindi gli spacciatori di droga sono criminali e il loro posto è la galera. Chi consuma droga sbaglia e fa del male a se stesso, chiunque esso sia. Quindi Pd e 5 Stelle che vorrebbero legalizzare alcune droghe non fanno un buon servizio, la droga è morte”. Per Salvini, “qualcuno da una settimana massacra o prova a disturbare Salvini e la Lega in campagna elettorale su vicende di vita privata” ma “io sono assolutamente sereno e convinto che la Lega avrà un grandissimo risultato”. 
    “Oggi ho scoperto che un leghista non può essere omosessuale, vedo tanta omofobia a sinistra”. Così Matteo Salvini fuori dall’hotel milanese dove si è tenuta la conferenza stampa del centrodestra. “Vorrei sapere cosa ne pensa il signor Zan di alcuni giornali che si occupano di guardonismo domestico anziché occuparsi dei problemi del paese” ha aggiunto il leader della Lega, secondo cui la vicenda Morisi non influirà sul consenso della Lega al voto di domenica e lunedì alle amministrative. 
    “Gli italiani sono più intelligenti liberi e svegli di quanto non li facciano i giornalisti, qualcuno fa politica facendo il guardone, spiando dal buco della serratura anche laddove non ci sono reati. Io guardo oltre c’è bisogno di una riforma della giustizia questo sì, perché i processi si fanno in tribunale. I processi non si fanno sui giornali.”. Così il leader della Lega, Matteo Salvini a Fanpage. “Per scelta personale Morisi da tempo si è allontanato e io quando ci sono scelte personali non entro mai nel merito e mi spiace che alcuni giornali stiano facendo un’operazione indegna di un Paese bello libero e civile ne approfitto per ribadire la mia lotta eterna non da senatore ma da genitore contro ogni tipo di droga gli spacciatori di droga sono dei criminali sono tra i peggiori criminali e come tali vanno trattati.”   

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    Meloni in ritardo, Salvini va via: 'Zero tensioni, solo un imprevisto'

    Non c’è pace nel centrodestra. Salta a Milano la photo opportunity dei tre leader insieme alla conferenza stampa congiunta per chiudere la campagna nel capoluogo lombardo. L’iniziativa era stata convocata alle 10.30 ma per colpa di un ritardo aereo, la leader di Fratelli d’Italia arriva allo Starhotels Business Palace con quasi un’ora di ritardo, quando il segretario federale era già andato via.Insomma, i due non si sono incrociati nemmeno un istante. E quella che doveva essere l’occasione per lanciare un messaggio di concordia e di unità dopo settimane di polemiche e di divisioni s’è trasformato un un flop comunicativo. Ignazio La Russa getta acqua sul fuoco, ricordando che domani i tre leader si troveranno insieme a una iniziativa identica ma a Roma. Lo stesso fa Giorgia Meloni, che esorta i cronisti a “non fare mistificazioni” perché, spiega, “se non avessimo voluto fare un evento insieme banalmente non l’avremmo fatto. Vi prego cortesemente di andare a vedere a che ora doveva arrivare e a che ora è arrivato il volo che ho preso da Roma che mi avrebbe consentito, se fosse arrivato in tempo di essere qui per le 11”. 
    Sia Meloni che Salvini hanno poi ribadito: “Nessuna polemica e zero tensioni: stamane non è stato possibile salutarci di persona per banali imprevisti con gli orari di aereo e treno, facilmente verificabili con una telefonata. Saremo insieme già domani a Roma. È incredibile tuttavia che, anche oggi, certi media scrivano bufale o riportino surreali ricostruzioni pur di non parlare delle proposte e dei progetti del centrodestra. Ma non importa: il centrodestra è compatto e lo ha dimostrato ancora una volta in queste elezioni, con candidati unitari in tutte le grandi città. A chi cerca divisioni e litigi consigliamo di guardare a sinistra”.    

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    Ermini, la riforma del Csm segni l'abbandono di pratiche di potere

    “Da tempo ormai, da almeno due anni, sollecito la riforma del Consiglio superiore e dell’ordinamento giudiziario. Nelle prossime settimane il governo dovrebbe formalizzare le sue proposte. Il mio auspicio è che la nuova legge elettorale per i togati favorisca la rigenerazione valoriale dell’associazionismo giudiziario e l’abbandono di pratiche di potere. Le correnti riflettono le plurime sfaccettature culturali della magistratura ed è sano che esistano, ma la loro influenza deve fermarsi sulla soglia del Consiglio superiore”. Così il vice presidente del Csm parlando al congresso dell’Aiga, l’associazione dei giovani avvocati.    

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    Sei in corsa per suppletive Roma, incognita Palamara

    Domenica e lunedì a Roma non si voterà solo per le comunali ma anche per le elezioni suppletive, che – al netto del risultato del primo turno – potrebbero essere un ‘assaggio’ del ballottaggio per il Campidoglio. Al collegio della Camera di Primavalle, vinto nel 2018 dalla pentastellata Emanuela Del Re (poi nominata rappresentate della Ue per il Sahel), sono tre i candidati principali: Pasquale Calzetta, per il centrodestra, Andrea Casu, per il centrosinistra, e l’outsider Luca Palamara che potrebbe attingere un po’ ovunque.Mancano i referenti del M5s e di Carlo Calenda, che ‘naturalmente’, senza indicazioni di partito, potrebbero appoggiare l’uno o l’altro pretendente al seggio. Il collegio, oltre 100mila elettori, comprende una serie di quartieri periferici tra cui Primavalle, Casalotti e Pisana. Sei in corsa, anche Giampaolo Bocci di Italexit, Danilo Ballanti del Partito Comunista e Giovanni Antonio Cocco per il cartello Rinascimento-Ple.
    La questione, seppur locale, è sotto i riflettori dei principali partiti proprio per le sue peculiarità. Al ballottaggio – in assenza di apparentamenti (come ad esempio tra Pd ed M5s), sarà l’elettorato a sancire la riuscita di una coalizione o di un’altra. Lo stesso elettorato di periferia, che dopo aver eletto alla precedente tornata una parlamentare dei 5 stelle, ora dovrà scegliere il suo sostituto senza il Movimento in corsa. Sceglierà il candidato del centro sinistra, il segretario romano dem Andrea Casu? Oppure l’ex magistrato Luca Palamara? O, ancora, l’uomo del centrodestra, ex minisindaco dell’Eur, Pasquale Calzetta? Chi vive il territorio, in questi giorni, ha difficoltà a fare pronostici anche per l’incognita Palamara, che sta conducendo la sua campagna elettorale con molta grinta e quindi con risultati imponderabili. Ma di certo il risultato della terza scheda (oltre a quella del Comune e quella del Municipio) non sarà indifferente. In primis, perché le elezioni di Roma si vincono in periferia – e dunque anche a Primavalle – e poi anche perché il risultato delle comunali potrebbe tirarsi dietro nuove suppletive, nel collegio del centro storico. Qualora a trionfare fosse Roberto Gualtieri (eletto deputato nel 2020 con oltre il 60% dei consensi al posto di Paolo Gentiloni), si libererebbe infatti il suo seggio. Ed, allora, si aprirebbero diversi scenari: stando a voci di corridoio, potrebbe scendere in campo – nell’ottica di un’alleanza Pd-M5s – addirittura Giuseppe Conte, che però ha già smentito, oppure si potrebbe fare avanti il governatore dem Nicola Zingaretti. Ma ora davanti c’è il primo turno, una partita tutt’altro che scontata, a sentire i vari comitati elettorali, il cui esito contribuirà a definire a le prossime strategie politiche nazionali.