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    Sei capoluoghi al centrosinistra, 3 al centrodestra

    Sei, tra capoluoghi di regione e di provincia al voto, vanno al centrosinistra, 3 al centrodestra, altri nove al ballottaggio. Al secondo turno i candidati del centrodestra sono in vantaggio in cinque Comuni, mentre quelli del centrosinistra sono avanti in quattro. Confermati tre sindaci uscenti (Milano, Grosseto e Pordenone), altri 5 si giocano il bis al ballottaggio, a Trieste, Isernia e Benevento sono del centrodestra, a Varese e Caserta sono del centrosinistra. Nessuna delle città che hanno già eletto il simbolo cambia colore politico. Lo faranno di certo, invece, Roma e Torino, governate negli ultimi cinque anni da sindaci del Movimento Cinque Stelle. E’ questo, in sintesi, l’esito del primo turno delle elezioni Comunali del 3-4 ottobre, mentre nell’unica Regione andata alle urne ha vinto il centrodestra con Mario Occhiuto. Mancano ancora i dati di Cosenza dove lo spoglio comincerà dopo la conclusione dello scrutinio per le Regionali.
    Ecco la geografia del voto:
    CENTROSINISTRA: vince al primo turno a Milano con Beppe Sala, a Bologna con Matteo Lepore in alleanza con M5s, a Napoli con Gaetano Manfredi sempre con i Cinque Stelle, a Rimini con Sadegholvaad Jamil, a Ravenna, in alleanza con M5s, con Michele De Pascale, a Salerno con l’uscente Enzo Napoli.
    CENTRODESTRA: incassa la vittoria al primo turno a Novara con Alessandro Canelli, a Pordenone con l’uscente Alessandro Ciriani e a Grosseto con il bis di Antonfrancesco Vivarelli Colonna.
    BALLOTTAGGI: si deciderà al secondo turno a Roma dove il candidato del centrodestra Enrico Michetti parte in vantaggio sull’ex ministro Dem Roberto Gualtieri; a Torino dove il candidato del centrosinistra Stefano Lo Russo è davanti allo sfidante di Torino Bellissima e del centrodestra, Paolo Damilano; a Trieste dove l’uscente Roberto Dipiazza parte in vantaggio rispetto al candidato del centrosinistra Francesco Russo; a Varese dove l’uscente Davide Galimberti (centrosinistra insieme a M5s) parte in vantaggio sul leghista Bianchi; a Savona dove il candidato del centrosinistra Marco Russo è davanti allo sfidante del centrodestra Angelo Schirru; a Latina dove Vincenzo Zaccheo del centrodestra è davanti al candidato di centrosinistra, il sindaco uscente Damiano Coletta; a Isernia dove il candidato di centrodestra (senza Fdi) Gabriele Melogli è avanti di un soffio al candidato di centrosinistra con M5s Pietro Castrataro; a Caserta dove l’uscente Carlo Marino (centrosinistra) parte davanti al candidato di centrodestra Gianpiero Zinzi. Si deciderà al secondo turno anche a Benevento dove il centristra Clemente Mastella cerca il bis ed è in vantaggio sul candidato di centrosinistra Luigi Perifano.
    ROMA – La lista che a Roma che ha preso più voti è quella unica del candidato sindaco Carlo Calenda che, con il 19% dei consensi, precede FdI a sostegno del candidato a sindaco Enrico Michetti (17,4%). Al terzo posto c’è quella del Pd con il 16,3% che ha appoggiato il candidato del centrosinistra Roberto Gualtieri. Questo il quadro delle preferenze nella Capitale, quando sono state scrutinate il 98,89% delle sezioni. A differenza del leader di Azione che ha corso per il Campidoglio con una sola lista a suo sostegno, ‘Calenda sindaco’ accorpando lì tutte le preferenze, gli altri tre principali candidati avevano diverse liste al seguito, sia dei partiti, sia civiche. Il M5s, che ha sostenuto la sindaca Virginia Raggi, registra un crollo dal 2016 e si attesta sull’11%, circa un terzo dei consensi rispetto a quel 35% di cinque anni fa. La prima cittadina, che risulta quarta con il 19,08% dei voti (dopo Calenda che ne ha incassati il 19,8%), ha otto punti percentuali in più rispetto alla lista del Movimento: solo la sua civica guadagna il 4,29% delle preferenze. Inoltre la candidata Raggi registra 1,4% dei consensi in più rispetto al totale delle liste che la sostengono, indice di un voto disgiunto a suo favore. Fenomeno che invece appare più ridotto per Carlo Calenda che supera la sua civica ‘solo’ dello 0,75%. Il partito di via Bellerio, invece, si ferma a quota 5,93%, quasi un terzo rispetto al risultato di Fratelli d’Italia. La Lega rispetto al 2,7% delle comunali del 2016 è sicuramente in crescita, ma resta ben lontana dai risultati – diversi – delle europee del 2019, quando in città era schizzata al 25,7%. Il Pd, con il 16,3% dei voti in città, è al terzo posto dopo Calenda e FdI, poco meno delle ultime comunali quando aveva incassato il 17,2%. Tra le altre liste a sostegno di Gualtieri spicca anche la sua civica con il 5,4% dei voti, seguita dalla “sinistra civica ecologista” con il 2%. Forza Italia insieme all’Udc prende il 3,59: nel 2016 aveva incassato da sola il 4,23%.
    TORINO – Il Pd primo partito, l’ascesa delle liste civiche e il crollo del Movimento 5 Stelle, che dei 24 consiglieri dell’amministrazione uscente ne vedrà tornare in Sala Rossa soltanto uno o due, oltre alla candidata sindaca Valentina Sganga. E’ questo il quadro che emerge dall’analisi dei risultati del primo turno delle elezioni amministrative torinesi, che vedono il candidato del centrosinistra Stefano Lo Russo con il 43,86% dei voti davanti allo sfidante di Torino Bellissima e del centrodestra, Paolo Damilano, con il 38,9%. Proprio il risultato della ‘creatura’ dell’imprenditore e uno dei dati politici più evidenti di queste elezioni. La sua lista civica è la prima forza del centrodestra, con l’11,86% dei consensi. Si fermano al 10,47% Fratelli d’Italia e al 9,84% la Lega, risultati al di sotto delle aspettative dei mesi scorsi, mentre Forza Italia si deve accontentare di un 5,3%.
    Tanto civismo anche nel centrosinistra, dove il Pd è il primo partito della città, col 28,56% dei voti, seguito con quasi il 5% dalla Lista Civica Lo Russo Sindaco, il progetto ideato da Mario Giaccone che mette insieme il mondo civico ed esponenti politici di diversi partiti della coalizione. Crolla invece la maggioranza uscente, con la candidata sindaca Valentina Sganga al 9.01% e il Movimento 5 Stelle che scende dal 30% del 2016 all’8%, fermato anche nelle periferie che lo avevano premiato 5 anni fa, dove ha prevalso la candidatura di Damilano.
    BOLOGNA – Il Pd perde qualche punto percentuale rispetto alle regionali emiliano-romagnole di venti mesi fa, ma tiene nella sua città simbolo. A Bologna, con il 36,5%, nonostante la concorrenza interna delle liste civiche che sostenevano Lepore, rimane saldamente il primo partito. Anche se ha guadagnato un punto rispetto alle comunali del 2016 (quando la coalizione era molto più stretta), per i meccanismi elettorali non avrà più, però, la maggioranza assoluta in consiglio comunale. Nell’area del centrosinistra Coalizione civica mantiene le proprie posizioni (7,32%) ma non sfonda, perdendo oltre un punto rispetto alla lista omologa che si era presentata alle regionali con Bonaccini. Crolla, invece, il Movimento 5 Stelle che scende al 3,37%: si assicura comunque un seggio nel prossimo consiglio. Nel centrodestra è invece evidente il travaso di voti fra Lega e Fratelli d’Italia. Il Carroccio perde terreno rispetto a cinque anni fa e più che dimezza i voti in confronto alle regionali (dall’18,45 al 7,74%). Progressiva e continua invece la crescita di Fratelli d’Italia: era al 2,4% nel 2016 arriva al 12,63%, con la golden share dell’opposizione. Una crescita che va in parallelo con quella nazionale, ma che è dovuta anche al passaggio da Forza Italia a FdI del gruppo che fa riferimento a Galeazzo Bignami. Buon risultato, ma fuori dal consiglio comunale per Potere al Popolo (2,49%) che ha raccolto i voti dell’ala sinistra ostile a Lepore. Infine da segnalare il risultato del Movimento ‘3V’, dichiaratamente no-vax che ha preso l’1,63%, quasi 2.500 voti.
    NAPOLI – E’ il Pd il primo partito a Napoli in queste elezioni comunali. Il dato è pressochè definitivo: mancano all’appello ancora 2 sezioni su 884 ma i risultati sono ampiamente consolidati. Al Partito democratico vanno il 12,2% dei voti, in crescita rispetto alle ultime Comunali del 2016 (11,64%) ma con consensi quasi dimezzati rispetto alle Europee del 2019 quando ottenne il 23,29%. Seconda è la lista Manfredi sindaco direttamente riconducibile al candidato eletto primo cittadino: 9,89% e non ci sono raffronti su precedenti elezioni. Al terzo posto il Movimento 5 Stelle con il 9,74%: in leggero aumento rispetto alle precedenti Comunali (9,66%) ma in fortissimo calo sulle Europee quando ottenne addirittura il 39,86%. Quarta, e prima dello schieramento a sostegno di Catello Maresca, è Forza Italia con il 6,63%. Cala rispetto a comunali (9,61) ed Europee (9,14). Nella coalizione di Manfredi buon risultato degli Azzurri per Manfredi, lista promossa da Stanislao Lanzotti, ex coordinatore cittadino e capogruppo di Fi. Ottiene il 5,44 mentre la lista ritenuta riconducibile al governatore campano, De Luca, Napoli Libera è al 4,6%. Per quanto riguarda Fratelli d’Italia arriva al 4,4%, stesso risultato delle Europee ma in crescita sulle Comunali quando ottenne l’1,2. In questa tornata sono dispersi su altri candidati i voti che nella precedente consultazione erano andate ad almeno tre liste che si richiamavano al sindaco uscente Luigi de Magistris e che ottennero complessivamente il 25%. Assente, perchè esclusa a causa di irregolarità documentali, la lista della Lega. Alle ultime Europee ebbe il 12,3% dei consensi.
    TRIESTE – Lo scrutinio delle schede elettorali a Trieste, conclusosi a tarda notte, conferma le proiezioni fatte ieri dopo lo spoglio di un terzo delle sezioni, che ruotano intorno ad alcuni punti cardine. Si ribaltano le posizioni di forza nel centrodestra: FdI scavalca l’intera coalizione di centrodestra ponendosi come primo partito con il 15,53% (alle precedenti comunali aveva riscosso il 4,33%). Ed è solo quarta Forza Italia precipitata dal 14,47 del 2016 all’8,48%. Tiene invece la Lega, anche se ha dovuto subire l’impressionante sorpasso dei Fratelli d’Italia ed ora nella coalizione di centrodestra figura al terzo posto (dopo FdI appunto e Lista Dipiazza).. Ma si registra anche l’ottima performance del Pd che è primo partito in città con il 16,51%; il grande exploit dell’ingresso dei no vax la cui lista 3V guidata da Ugo Rossi si attesta al 4,59%; il crollo del M5S: Alessandra Richetti si ferma al quarto posto con il 3,43% dei voti (2.847) quando nel 2016 il M5S aveva preso con Paolo Menis il 19,16 con 18.500 voti e alle ultime regionali 13.800. Ottimo risultato anche per la nuova lista di sinistra Adesso Trieste guidata dal giovane Riccardo Laterza che si colloca al terzo posto con l’8,87%, dietro le due coalizioni dei big. Dunque nella città dove l’affluenza si è fermata al 46% si va al ballottaggio, come ci si aspettava, tra il sindaco di centrodestra uscente, Roberto Dipiazza, che mira al quarto mandato, ed ha avuto 38.954 voti, pari al 46,92 per cento, e il candidato di centrosinistra, Francesco Russo che ha ottenuto 26.275 voti, pari al 31,65 per cento. Il distacco tra i due è ampio ma eventuali apparentamenti potrebbero almeno ridurlo sensibilmente. Oggi si riunisce Adesso Trieste per decidere se appoggiare ed eventualmente in che modo, il candidato di centrosinistra, sarebbe già sulla carta una sensibile rimonta. Scompaiono invece i vari “cespugli”, che non accederanno in Consiglio comunale e che hanno ottenuto una manciata di voti.

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    Michetti scelto da over 54, giovani per Gualtieri-Raggi

    La preferenza per il candidato del centrodestra a Roma Enrico Michetti prevale in modo più marcato tra gli over-54, mentre i giovani hanno optato principalmente per il candidato del centrosinistra Roberto Gualtieri e per la sindaca Virginia Raggi, molti laureati invece hanno scelto Carlo Calenda. E’ la fotografia del voto nella Capitale che emerge dallo speciale Amministrative SWG.    Secondo l’analisi in questione, che si è occupata anche dell’autocollocazione politica degli elettori di Carlo Calenda, il suo elettorato “è politicamente trasversale, ma con una forte concentrazione nel centrosinistra”. Prendendo in considerazione solo i due candidati arrivati al ballottaggio, di centrodestra e di centrosinistra, alla domanda per quale motivo ha scelto di votare per Michetti o per Gualtieri, in entrambi i casi la maggior parte degli interpellati ha risposto “perchè è sostenuto dal partito che voto”. La rilevazione CATI-CAMI-CAWI è su un campione rappresentativo di 1.200 elettori residenti a Roma con dati riponderati sulla base dei numeri reali del Viminale.Il sindaco rieletto di Milano Giuseppe Sala, nel corso del primo mandato, ha conquistato il voto delle donne. E’ quanto emerge dallo speciale amministrative SWG che evidenzia come anche il voto dei giovani converge su Sala in misura molto più ampia di 5 anni fa. Due terzi dei laureati hanno scelto Sala, si spiega, mentre Bernardo ha ottenuto il risultato migliore tra “i meno scolarizzati”. La rilevazione CATI-CAMI-CAWI è stata condotta su un campione rappresentativo di 2.000 elettori residenti a Milano. I numeri sono stati riponderati sulla base dei dati reali del Viminale.A Torino i più giovani hanno scelto soprattutto il candidato di centrosinistra Stefano Lo Russo, ma quasi due su tre non hanno espresso il voto, mentre l’uomo del centrodestra Paolo Damilano, in vantaggio tra gli adulti dai 35 ai 54 anni. E’ quanto emerge dallo speciale Amministrative SWG. L’analisi evidenzia un’elevata astensione tra gli operai torinesi, ma tra chi ha votato prevale nettamente Damilano. Coloro che si sono trasferiti nel capoluogo piemontese più di recente risultano meno motivati a votare e più orientati verso il centrosinistra. La rilevazione CATI-CAMI-CAWI è stata condotta su un campione rappresentativo di 2.000 elettori residenti a Torino. I numeri sono stati riponderati sulla base dei dati reali del Viminale.

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    Catasto, 'Le tasse non aumenteranno'. Ecco le novità

    Il governo dopo mesi di preparazione approva la delega fiscale che porterà a un sistema “più efficiente e meno distorsivo”. Si tratta, ha spiegato Daniele Franco in conferenza stampa accanto al premier Mario Draghi, di ridisegnare un sistema vecchio di 50 anni, partendo dal lavoro già svolto dalle Camere con le quali bisognerà continuare una collaborazione “essenziale”.I dieci articoli della delega intervengono ad ampio raggio sull’attuale sistema, compresa la riforma della riscossione con la fusione delle due agenzie e la semplificazioni delle addizionali che diventeranno sovraimposte. Si punta a una revisione non solo dell’Irpef, concentrando l’azione sui “giovani” e “secondi percettori del reddito” per incentivare l’accesso al mercato del lavoro, ma anche di tutto il sistema del prelievo sul reddito di impresa in cui si inserirà anche il “graduale” superamento dell’Irap, pur assicurando le risorse alla sanità. Si tratterà quindi di trovare all’incirca 15 miliardi solo per questa voce, o in alternativa, come ha precisato Franco, “assorbendola in altre imposte”. Anche l’Ires sarà rivista in un processo che porterà a modificare aliquote e base imponibile per avvicinare il prelievo “progressivo” a quello dei redditi da capitale che a loro volta dovrebbero arrivare, a fine percorso, ad avere una aliquota uniformata. L’obiettivo è quello di completare il “sistema duale” con la distinzione tra redditi da lavoro e redditi da capitale, mettendo mano anche alle imposte sostitutive (le commissioni hanno esplicitamente richiesto di lasciare fuori la flat tax). Ogni capitolo della delega potrebbe potenzialmente diventare esplosivo per la maggioranza, anche se finora è scoppiata solo la ‘bomba’ del catasto: il timore del centrodestra – Lega in testa che non ha votato il testo in Cdm – e dei proprietari di casa rappresentati da Confedilizia, è che una revisione del catasto porti a un aumento delle tasse sul mattone. Su questo si è speso in prima persona Mario Draghi che è stato tassativo ed ha assicurato che nulla cambierà per i cittadini: “Il contribuente medio non si accorgerà di nulla per quanto riguarda il catasto, resterà tutto come prima”. Il governo, almeno per il momento, lo esclude, tanto che Fi ha dato il suo voto “convinto” alla delega. Il testo prevede che i nuovi criteri per la classificazione degli immobili (valori patrimoniali accanto alle rendite, aggiornamento periodico, regole ad hoc per quelli storico-artistici) saranno rilasciati solo a partire dal 1 gennaio 2026 e che in ogni caso non andranno utilizzati “per la determinazione della base imponibile dei tributi”. Ci si concentrerà piuttosto, nella prima fase, sugli strumenti a disposizione di Comuni e Agenzia delle Entrate per l’emersione di immobili e terreni fantasma. Una volta scattata questa nuova fotografia, tra cinque anni, toccherà al governo e alla maggioranza che ci saranno decidere poi se e come utilizzarla.

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    Conte: in M5s finita stagione del 'soli a tutti i costi'

    “E’ finita nel M5s la stagione in cui si andava a tutti costi orgogliosamente da soli. C’è già stata una svolta: il Movimento è disposto a costruire un percorso comune, non lo disdegna più come invece in quella fase più antica della sua storia”. Lo ha detto Giuseppe Conte a Carbonia per un mini tour elettorale in vista delle comunali del 10 e 11 ottobre in Sardegna.
    “I progetti vincenti sono quelli che creano un campo largo, un progetto serio, articolato e solido che coinvolge le forze progressiste – ha ribadito – il fatto che si lavori anche qui in Sardegna in questa direzione è in linea con una traiettoria politica nazionale”. 
    Conte ha rivendicato la scelta di sostenere Virginia Raggi a Roma. “Non è stato un errore candidare Raggi – ha sottolineato – perché a nostro avviso ha fatto bene come sindaca anche se, obiettivamente, ha avuto tante difficoltà sin dalla partenza e ha avuto anche tanti attacchi, anche se nessuno vuole nascondersi dietro questo”. “Se non siamo stati premiati non possiamo scaricare solo sugli attacchi, ma – ha aggiunto – secondo me, se il nuovo sindaco avrà la possibilità di gestire Roma e farla correre lo si deve ai risultati raggiunti e ai conti rimessi in ordine”.
    “Grazie Virginia Raggi, per tutto quello che hai fatto. Hai dato prova di essere una grande risorsa per il MoVimento 5 Stelle e rimarrai una figura preziosa per la nostra comunità. Il tuo impegno e i tuoi risultati sul campo sono un prezioso bagaglio da mettere a disposizione di tutti gli amministratori del MoVimento. Dobbiamo fare tesoro di queste esperienze di governo locale, valorizzando le competenze, a partire dalle tue. Varie volte siamo caduti, ma la vera forza si dimostra risollevandosi e conquistando nuovi traguardi. A te questa forza non manca, insieme ci rialzeremo”. Così su Facebook il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
    Per il M5s “emerge soprattutto con chiarezza la necessità, l’obbligo, di lavorare ad un forte radicamento territoriale fin troppo sottovalutato finora. E per questo va respinta qualsiasi tentazione di andare al voto subito se vogliamo costruire davvero un nuovo corso per il Movimento, per il quale ci vogliono le persone giuste e i tempi necessari”. Così Vincenzo Spadafora in un post dove aggiunge: “spero che ci sia presto occasione per confrontarsi all’interno dei gruppi parlamentari e dei nuovi organismi previsti dallo statuto del M5S, la cui nomina non è più rinviabile, perché è vero che il nuovo corso è appena iniziato ma questi primi segnali non vanno sottovalutati”.   

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    Elezioni amministrative 2021, mea culpa di Salvini. Letta. 'Ballottaggi, no accordi di vertice'

    Occhi già puntati sui ballottaggi dopo l’esito della prima tornata del voto amministrativo con il centrosinistra tornato a sorridere e il centrodestra che ha pagato divisioni e candidati sbagliati. Le elezioni comunali dell’era Covid danno nelle grandi città un vincitore certo: a Milano incassa il bis Sala, a Napoli fa il pieno Manfredi, e a Bologna vola Lepore, nelle ultime due città nell’inedita alleanza Pd-M5s.
    Se il centrodestra tiene la Calabria con la vittoria di Occhiuto, Trieste e Torino vanno al ballottaggio mentre a Roma è testa a testa tra il candidato del centrodestra Enrico Michetti e l’ex ministro dem Roberto Gualtieri. Un risultato amministrativo che spingerà tutti i partiti a fare conti e riflessioni a livello nazionale. A partire dal crollo dell’affluenza che si attesta al 54,69% segnando un record negativo: in pratica un elettore su due non si è recato alle urne con il risultato peggiore di sempre a Milano e Torino. 
    LO SPECIALE SUL VOTO
    “Noi non faremo apparentamenti ma ci rivolgeremo alle romane e ai romani, partendo dalle elettrici e dagli elettori di Raggi e Calenda”, con l’obiettivo di costruire “una città che funziona vicina alle persone”, ha detto il candidato a sindaco di Roma del centrosinistra arrivato al ballottaggio, Roberto Gualtieri, a Uno Mattina su Rai 1.  La lista che a Roma che ha preso più voti è quella unica del candidato sindaco Carlo Calenda che, con il 19% dei consensi, precede FdI a sostegno del candidato a sindaco Enrico Michetti (17,4%). Al terzo posto c’è quella del Pd con il 16,3% che ha appoggiato il candidato del centrosinistra Roberto Gualtieri. 
    LA PARTITA DELLA CAPITALE
    Gualtieri, interpellato in merito, ha riferito di non aver “ancora” sentito il leader di Azione Carlo Calenda ma ha aggiunto: “Mi aspetto che sosterrà il candidato progressista e demorcratico, sarebbe strano il contrario”.  
    In serata Il segretario del Pd Letta, neoeletto alle suppletive di Siena, sottolinea: per i ballottaggi “niente accordi di vertice, sono elezioni per le città, saranno i singoli candidati che parleranno agli elettori e gli elettori dovranno scegliere, non è il secondo tempo di una partita, il ballottaggio è tutta un’altra partita. I nostri candidati saranno convincenti”. Lo ha detto il segretario del Pd, Enrico Letta, al Tg3.
    Intanto Matteo Salvini ribadisce l’autocritica. “Una riflessione, senza inventarsi scuse: se la metà dei cittadini sceglie di non votare non è certo colpa loro, è solo colpa nostra. Dei nostri errori, litigi e ritardi: che mi serva e ci serva di lezione”. Così Salvini torna su Fb.
    “Il segretario deve fare il segretario, e gli amministratori gli amministratori. Quando le dimensioni si sommano si fa gran confusione”. Lo ha detto Luca Zaia, rispondendo a una domanda sulle divisioni nella Lega dopo le amministrative. “Le polemiche hanno riguardato tutti i partiti, e probabilmente non saranno finite”, ha detto ai giornalisti. “Non è un problema di linea politica – ha aggiunto Zaia – ci si confronta. Poi l’amministrazione è una macchina che si ‘tara’ giorno per giorno. E poi su vaccini e Green pass come Lega avevamo già fatto un documento esplicito”, ha concluso.
    “Veniamo ai risultati – aggiunge – Stravinciamo in Regione Calabria, con il doppio dei voti del candidato di sinistra (54 a 27). Andiamo al ballottaggio a Roma e Torino, dove cinque anni fa al ballottaggio andarono PD e 5Stelle. Abbiamo perso (al primo turno e di tanto) Bologna, Milano e Napoli: responsabilità solo nostra. Abbiamo vinto al primo turno in città come Grosseto, Novara e Pordenone”.
    “L’area riformista (dai moderati che non vogliono Salvini e Meloni, fino ai democratici che non vogliono morire grillini) è fortissima. Sia dove vinciamo, sia dove facciamo testimonianza, i risultati sono molto buoni. E questo è fondamentale in vista del 2023″. E’ l’analisi del voto del Leader Iv Matteo Renzi nell’enews.”Che dire: con l’1% abbiamo preso più consiglieri comunali di M5s. Italia Viva è viva. I Cinque Stelle no. Evviva l’1%! A forza di sottovalutarci ci fanno bene. Adesso dobbiamo costruire un’area vasta di riformisti e liberali, tutti insieme”.
    “Vedo un centrosinistra compatto e un centrodestra che a volte va un po’ più in ordine sparso, invece adesso bisognerà serrare i ranghi ancora di più perché il conflitto ora si polarizza”. Così la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni parlando dei prossimi ballottaggi, accanto al candidato sindaco del centrodestra per Roma, Enrico Michetti. E Meloni rilancia la proposta fatta ieri a caldo dopo il voto: “Il centrodestra è d’accordo sul fatto che Mario Draghi potrebbe essere un buon presidente della Repubblica e che in quel caso si potrebbe tornare a votare subito. O qualcuno pensa davvero, come ho letto di recente in qualche ricostruzione giornalistica, che noi possiamo eleggere Draghi al Quirinale e mettere un’altra persona al governo senza passare per il voto dei cittadini?. Escluso che qualcuno possa pensarci seriamente”. Ma Forza Italia si smarca. Non c’è nessun accordo nel centrodestra sull’ipotesi, avanzata da Giorgia Meloni, che Mario Draghi diventi il prossimo presidente della Repubblica e che quindi si torni al voto subito. E’ quanto si apprende da fonti di Forza Italia che esprime stupore per la posizione non concordata all’interno della coalizione ed espressa oggi dalla leader di FdI in una conferenza stampa a Roma. FI fa notare, inoltre, come Silvio Berlusconi abbia ribadito anche di recente, in un’intervista al Mattino di Napoli, che Draghi dovrebbe restare al governo fino a fine legislatura e che nel partito nessuno lo abbia mai indicato al Quirinale.
    “E’ finita nel M5s la stagione in cui si andava a tutti costi orgogliosamente da soli. C’è già stata una svolta: il Movimento è disposto a costruire un percorso comune, non lo disdegna più come invece in quella fase più antica della sua storia”. Lo ha detto Giuseppe Conte a Carbonia per un mini tour elettorale in vista delle comunali del 10 e 11 ottobre in Sardegna. “I progetti vincenti sono quelli che creano un campo largo, un progetto serio, articolato e solido che coinvolge le forze progressiste – ha ribadito – il fatto che si lavori anche qui in Sardegna in questa direzione è in linea con una traiettoria politica nazionale”.
    LE REAZIONI A CALDO

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    Roma: Rachele Mussolini la più votata Fdi, entra in Aula

    Pienone di voti per la consigliera comunale uscente Rachele Mussolini che si prepara a rientrare in Assemblea Capitolina. Mussolini, figlia di Romano, era già entrata in assemblea capitolina nell’era Raggi, eletta allora nella lista civica di Giorgia Meloni. Al momento risulta la più votata nella lista di FdI, con 3.392 preferenze quando sono state scrutinate 1.065 sezioni 2.600.
    Bologna – Emily Clancy, 30 anni, consigliera comunale di Bologna uscente e leader di Coalizione civica, è risultata, alla fine dello spoglio, la candidata più votata. Ha preso infatti 3.541 voti: un risultato che potrebbe aprirle le porte della giunta, probabilmente col ruolo di vicesindaco. Il Pd nel capoluogo emiliano fa 16 consiglieri su 36, perde la maggioranza assoluta e si fa occupare dalle sardine: Mattia Santori (2.585 preferenze) è stato infatti il candidato più votato, grazie anche alla benedizione di Romano Prodi. Staccato il secondo, l’ex presidente di quartiere Simone Borsari (1.425), anche per lui dovrebbe esserci un posto nell’esecutivo. Torna in consiglio per il suo terzo mandato Max Bugani del M5s, forte di 361 preferenze. Nel centrodestra Fratelli d’Italia avrà 5 consiglieri su 11 dell’opposizione: i più votati sono stati Francesco Sassone (1673) e Stefano Cavedagna (1484), vicini al deputato Galeazzo Bignami.
    Milano – Con oltre 9000 preferenze è l’assessore uscente del Pd Pierfrancesco Maran il più votato alle elezioni amministrative di Milano. Dietro a lui la vicesindaco uscente Anna Scavuzzo, che supera i 4500 voti sempre del Pd, partito che da solo arriva a 152mila voti, mille in meno di quelli presi da tutta la coalizione che sosteneva Luca Bernardo. Per il partito di Enrico Letta buono anche il risultato del presidente uscente del consiglio comunale Lamberto Bertolé e sorprendente il quarto posto di Gaia Romani, 25 anni, coordinatrice delle donne democratiche del Pd milanese. Molto bene è andata anche la Lista Beppe Sala Sindaco che ha raggiunto il 9% facendo eleggere cinque consiglieri, tra cui i due capolista Emmanuel Conte e la giovane Martina Riva, ed eletti anche le due capoliste dei Riformisti Lisa Noja (deputata di Italia Viva) e Giulia Pastorella (Azione). In questa lista solo 138 voti per l’ex campione di ciclismo Gianni Bugno e fuori dal consiglio anche il direttore d’orchestra Alberto Veronesi, figlio dell’oncologo Umberto. Per il centrodestra, la più votata è stata Silvia Sardone, eurodeputata della Lega che ha superato le 3500 preferenze, seguita da Vittorio Feltri, capolista di Fratelli d’Italia votato da 2200 elettori. Male invece la capolista della Lega Annarosa Racca, presidente di Federfarma Lombardia, solo sesta della sua lista con 964 preferenze. Entrano in consiglio per Fratelli d’Italia anche Chiara Valcepina e Francesco Rocca, i due candidati sostenuti dall’eurodeputato Carlo Fidanza e finiti nell’inchiesta di Fanpage. Per Forza Italia, che dal 20% del 2016 è scesa fino al 7%, il più votato è stato Marco Bestetti, coordinatore nazionale dei giovani azzurri e presidente uscente del Municipio 7.
    Torino – I Dem riportano in Consiglio le 3 consigliere uscenti che si sono ricandidate, oltre a Foglietta Maria Grazia Grippo (1.231 preferenze) e Lorenza Patriarca (1.201), mentre fra le new entry ci sono alcuni dei candidati più votati, l’ex assessore regionale Gianna Pentenero, Ludovica Cioria, e l’ex consigliera regionale Nadia Conticelli. Entrano in Consiglio anche i presidenti uscenti delle Circoscrizioni 4, Claudio Cerrato, e 6, Carlotta Salerno dei Moderati. Niente da fare per Max Casacci dei Subsonica. Sul fronte del centrodestra a guidare la pattuglia di consiglieri sarebbe in entrambe le composizioni Torino Bellissima, con Silvia Damilano, cugina del candidato sindaco, più votata della lista. Entra anche il ‘chirurgo dei bambini’ Pietro Abruzzese, mentre resta fuori Cristina Seymandi ex staffista della sindaca Chiara Appendino che con il suo lavoro con i comitati di quartiere ha probabilmente contribuito alla vittoria del centrodestra nelle periferie più ‘calde’. FdI porta in consiglio il più votato della coalizione Enzo Liardo (1.713 preferenze), Paola Ambrogio e Giovanni Crosetto, figlio del co fondatore del partito, Guido. Sicuri, in entrambi i casi, per la Lega la parlamentare Elena Maccanti (1.189) e il capogruppo uscente e assessore regionale Fabrizio Ricca (1.173), e per Forza Italia l’assessore regionale Andrea Tronzano (1.217) e il consigliere uscente Domenico Garcea. Nei 5 Stelle, invece, è sicuro solo Andrea Russi (767 voti), che aveva conteso a Sganga la candidatura a sindaco. Non riconfermati gli altri consiglieri uscenti e l’assessore all’Urbanistica Antonino Iaria.

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    Eutanasia: per referendum raccolto un milione 200mila firme

    Sono oltre un milione duecentomila le firme raccolte per chiedere un referendum sull’Eutanasia legale: lo hanno comunicato oggi in conferenza stampa Marco Cappato, il segretario dell’associazione Luca Coscioni e i coordinatori del comitato. Di queste firme quasi 400mila sono state raccolte online, le altre invece su carta grazie a più di 13mila volontari che hanno organizzato seimila tavoli di raccolta in oltre mille comuni. I promotori hanno ora organizzato una manifestazione per il deposito delle firme in Cassazione, prevista a Roma, alle ore 9 di venerdì 8 ottobre.
    Gli organizzatori hanno spiegato che questo è solo “il primo atto” di una “campagna referendaria da record” considerato che è “il primo referendum sul quale saranno depositate le firme dopo 10 anni”. Dopo il deposito in Cassazione, il quesito, che chiede la parziale abrogazione del reato di omicidio del consenziente, “passerà intorno al mese di gennaio al vaglio della Consulta”.
    Se la Corte Costituzionale lo riterrà ammissibile, spetterà al presidente della Repubblica decretare la data del referendum che si svolgerà, in una domenica tra il 15 aprile e il 15 giugno 2022. “Per la prima volta dopo dieci anni – hanno sottolineato Filomena Gallo e Marco Cappato, Segretario e Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni – venerdì saranno consegnate le firme su un referendum: il referendum per la legalizzazione dell’eutanasia attraverso la parziale depenalizzazione del reato di omicidio del consenziente. Anche il numero di firme raccolte è senza precedenti”.
    “Un altro record – hanno aggiunto – arriva dalla firma digitale: è il primo referendum al mondo con valore legalmente vincolante ad essere proposto ‘online’, grazie all’innovazione strappata con una lunga campagna condotta da Mario Staderini, passata dalle condanne dell’Italia da parte della Commissione diritti umani delle Nazioni Unite e dall’azione del co-Presidente dell’associazione Luca Coscioni Marco Gentili, e tradotte nell’emendamento di Riccardo Magi approvato dal Parlamento. L’Associazione Luca Coscioni si è fatto carico del costo della firma digitale impegnandosi alla spesa di un totale di circa un milione di euro, finora parzialmente coperti da donazioni volontarie dei firmatari per un totale di 485.000 euro”. Il deposito del referendum, ricordano dall’associazione, arriva a 15 anni dalla lettera di Piergiorgio Welby al Presidente Giorgio Napolitano, a 8 anni dal deposito della legge di iniziativa popolare, a 3 anni dal primo invito della Corte costituzionale al Parlamento per una legge sul suicidio assistito.    

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    Elezioni amministrative 2021: Chi ha vinto, chi ha perso, chi va al ballottaggio

    Ecco i risultati, in diversi territori ancora provvisori, delle elezioni comunali 2021 nelle 19 città capoluogo e delle regionali in Calabria.
    – BENEVENTO: il sindaco uscente, Clemente Mastella, va verso il 50 per cento dei voti contro gli altri tre candidati: il BALLOTTAGGIO è ancora un’incognita – BOLOGNA: eletto al primo turno il candidato di centrosinistra MATTEO LEPORE, che ha battuto quello di centrodestra Fabio Battistini.
    – CASERTA: si va verso il BALLOTTAGGIO tra il sindaco uscente del centrosinistra Carlo Marino e il candidato del centrodestra, Giampiero Zinzi.
    – COSENZA: lo spoglio avverrà soltanto dopo quello delle regionali.
    – GROSSETO: il sindaco uscente di centrodestra ANTONFRANCESCO VIVARELLI COLONNA va verso la riconferma al primo turno, in netto vantaggio sul candidato di centrosinistra Leonardo Culicchi.
    – ISERNIA: testa a testa tra il candidato del centrosinistra, Pietro Castrataro, e quello del centrodestra, Gabriele Melogli. Si va verso il BALLOTTAGGIO
    – LATINA: Avanti il candidato del centrodestra, Vincenzo Zaccheo, su Damiano Coletta del centrosinistra. Si va verso il BALLOTTAGGIO.
    – MILANO: il candidato di centrosinistra e sindaco uscente GIUSEPPE SALA è stato rieletto al primo turno. A distanza di quasi 20 punti lo sfidante principale Luca Bernardo del centrodestra.
    – NAPOLI: eletto al primo turno il candidato di centrosinistra GAETANO MANFREDI, che ha battuto di molte lunghezze l’aspirante sindaco di centrodestra, Catello Maresca.
    – NOVARA: il sindaco uscente di centrodestra, ALESSANDRO CANELLI, va verso la riconferma al primo turno, superando il candidato di centrosinistra, Nicola Fonzo.
    – PORDENONE: il candidato sindaco ALESSANDRO CIRIANI di centrodestra va verso l’elezione al primo turno, seguito dal candidato di centrosinistra Gianni Zanolin.
    – RAVENNA: il sindaco uscente di centrosinistra MICHELE DE PASCALE va verso la riconferma al primo turno.
    – RIMINI: il candidato sindaco del centrosinistra Jamil Sadegholvaad è in vantaggio su quello di centrodestra Enzo Ceccarelli: è ancora incognita sul BALLOTTAGGIO.
    – ROMA: testa a testa per il BALLOTTAGGIO tra il candidato del centrodestra Enrico Michetti e quello di centrosinistra Roberto Gualtieri. Seguono la sindaca uscente M5s, Virginia Raggi, e il candidato Carlo Calenda.
    – SALERNO: il sindaco uscente di centrosinistra VINCENZO NAPOLI va verso la riconferma al primo turno, superando il candidato del centrodestra Michele Sarno.
    – SAVONA: il candidato del centrosinistra Marco Russo è in testa sul candidato del centrodestra Angelo Schirru. Si va verso il BALLOTTAGGIO.
    – TORINO: il candidato di centrosinistra Stefano Lo Russo è in vantaggio su quello di centrodestra Paolo Damilano. Si va verso il BALLOTTAGGIO
    – TRIESTE: il sindaco uscente di centrodestra Roberto Dipiazza è in vantaggio su quello di centrosinistra, Francesco Russo. Si va verso il BALLOTTAGGIO
    – VARESE: il sindaco uscente di centro sinistra Davide Galimberti è in vantaggio sul candidato di centrodestra, Matteo Luigi Bianchi. Si va verso il BALLOTTAGGIO
    – REGIONE CALABRIA: si avvia all’elezione al primo turno il candidato del centrodestra ROBERTO OCCHIUTO, in netto vantaggio sulla candidata del centrosinistra, Amalia Bruni, e il candidato sostenuto da liste civiche, Luigi De Magistris.