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    Ballottaggi: Torino vota, si sceglie tra Lo Russo e Damilano

    (ANSA) – TORINO, 17 OTT – Seggi aperti, a Torino e in altri
    tre comuni dell’area metropolitana, per il secondo turno delle
    elezioni amministrative. Si vota oggi, dalle 7 alle 23, e
    lunedì, dalle 7 alle 15.   
    Nel capoluogo la sfida è tra Stefano Lo Russo, candidato del
    centrosinistra che al primo turno ha ottenuto il 43, 86% dei
    consensi, e Paolo Damilano, candidato di Torino Bellissima e del
    centrodestra che due settimane fa si è fermato al 38,9%. Pesa
    l’incognita affluenza, che al primo turno è stata del 48,08%,
    mai tanto bassa, contro il 57,18% delle precedenti elezioni
    amministrative e il 73,22% delle ultime elezioni politiche.   
    Oltre a Torino, il secondo turno in Piemonte riguarda anche
    San Mauro, Beinasco e Pinerolo. Oltre 752 mila gli elettori
    aventi diritto: secondo i dati del Ministero quasi 690 mila a
    Torino, 14.678 a Beinasco, 15.781 a San Mauro e 31.088 a
    Pinerolo. (ANSA).   

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    Ballottaggio: in Fvg ricostituiti seggi (2)

    (ANSA) – TRIESTE, 17 OTT – Tutti i seggi elettorali dei due
    Comuni del Friuli Venezia Giulia in cui si terrà il turno di
    ballottaggio, Trieste e San Vito al Tagliamento, sono stati
    regolarmente ricostituiti. Lo rende noto il servizio Elettorale
    della Regione. (ANSA).   

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    Papa: in nome di Dio chiedo, date vaccini, condonate i debiti

    Cambiare “i nostri modelli socio-economici, affinché abbiano un volto umano, perché tanti modelli lo hanno perso”. Lo ha detto il Papa in un Messaggio all’incontro dei Movimenti Popolari. “A tutti voglio chiedere in nome di Dio. Ai grandi laboratori, che liberalizzino i brevetti. Compiano un gesto di umanità e permettano che ogni Paese, ogni popolo, ogni essere umano, abbia accesso al vaccino”. “Voglio chiedere, in nome di Dio, ai gruppi finanziari e agli organismi internazionali di credito di permettere ai Paesi poveri di garantire i bisogni primari della loro gente e di condonare quei debiti” fatti contro gli interessi dei popoli. 
    I cambiamenti legati alla pandemia debbono spingere a non tornare agli schemi del passato. Parlando ai Movimenti Popolari, e facendo riferimento all’ultimo incontro di sei anni fa, il Papa ha sottolineato: “In questo tempo sono successe molte cose, tante sono cambiate. Si tratta di cambiamenti che segnano punti di non ritorno, punti di svolta, crocevia in cui l’umanità è chiamata a scegliere”. Occorre che “il mondo intero” trovi “momenti per riflettere, discernere e scegliere. Perché ritornare agli schemi precedenti sarebbe davvero suicida e, se mi consentite di forzare un po’ le parole, ecocida e genocida. Sto forzando!”.
     Per cambiare il modello economico occorrerebbe introdurre “il salario universale e la riduzione della giornata lavorativa”. “Un reddito minino o salario universale, affinché ogni persona in questo mondo possa accedere ai beni più elementari della vita”, è la proposta del Papa, ed “è compito dei Governi stabilire schemi fiscali e redistributivi affinché la ricchezza di una parte sia condivisa con equità”. Il Papa chiede poi di “lavorare meno affinché più gente abbia accesso al mercato del lavoro”. Il Papa le definisce “misure necessarie” ma “non sufficienti”.
    “È necessario che insieme affrontiamo i discorsi populisti d’intolleranza, xenofobia, aporofobia, che è l’odio per i poveri, come tutti quelli che ci portano all’indifferenza, alla meritocrazia e all’individualismo, queste narrative sono servite solo a dividere i nostri popoli e a minare e neutralizzare la nostra capacità poetica, la capacità di sognare insieme”.

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    Shoah: Meloni, ricordare orrore nazifascista è un dovere

    “Il 16 ottobre del 1943, 1022 tra uomini, donne e bambini vennero deportati dal ghetto ebraico di Roma dalla furia nazifascista. Sopravvissero solo in 16. Ricordare questo orrore, il momento più basso della storia d’Italia, è un dovere di ogni italiano. Mai più questo odio”. Lo scrive su Twitter il presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni”.    

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    Fonti M5S: basta insulti, Giorgetti torni a Roma a lavorare

     “Mentre la viceministra Todde da 12 ore cerca di chiudere la più importante vertenza del Mise, il ministro Giorgetti è in vacanza a Varese, in campagna elettorale, a insultare i cittadini che vivono sotto soglia di povertà. Chiedendo di togliere loro il reddito di cittadinanza. Che torni a Roma a lavorare”. Così fonti M5S dopo che il ministro dello Sviluppo economico dal palco di un comizio a Varese è tornato ad attaccare il rifinanziamento del reddito di cittadinanza con il decreto fiscale.   

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    Scintille prima del voto a Roma. Meloni attacca: partita aperta

    Rush finale dai toni tesi per il Campidoglio. Enrico Michetti e Roberto Gualtieri si giocano le ultime carte prima del silenzio elettorale che condurrà dritto alle urne di domenica e lunedì. E così, sono scintille all’ultimo confronto tv: il candidato del centrodestra punta il dito contro “gli estremisti” dei “centri sociali” nelle liste dell’avversario; l’aspirante sindaco del centrosinistra tira in ballo gli esponenti di “CasaPound” in quelle del ‘tribuno’. Al ballottaggio la grande sfida per entrambi sarà andare a caccia dei voti che al primo turno sono andati a Carlo Calenda e Virginia Raggi.    Alla sindaca del M5s, che a differenza di Giuseppe Conte e altri pentastellati, non si è schierata per Gualtieri (scegliendo di non rivelare a chi darà la sua preferenza), guarda in particolar modo Michetti, che negli ultimi giorni le ha riservato significative parole di apprezzamento. Gualtieri, dopo aver incassato gli endorsement personali di Calenda e del leader del Movimento, porta sul palco di piazza del Popolo – dove chiude la sua campagna elettorale – Gaetano Manfredi, il sindaco neoeletto di Napoli, ma soprattutto simbolo della riuscita dell’asse giallorosso. Divisi su tutto, dai rifiuti ai diritti civili fino al green pass obbligatorio sui luoghi di lavoro, i due pretendenti al Campidoglio, alla vigilia dell’inizio del silenzio elettorale, si trovano uniti nel condannare la frase choc apparsa davanti al comitato di Michetti: “Fascista, ricordati piazzale Loreto”.    Parole che suscitano sdegno bipartisan, ma che inevitabilmente fanno salire i toni: “Le pesantissime minacce di morte a Michetti sono solo l’ultimo atto di una vergognosa e indegna campagna di odio contro il centrodestra”, tuona la leader di FdI Giorgia Meloni per la quale “la partita è aperta, non solo a Roma”.    L’avvocato amministrativista chiude a Campo de’ Fiori con al fianco Meloni, la sua principale sponsor, e in collegamento Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Guido Bertolaso. “Un professionista prestato alla politica, un uomo perbene”, lo elogia il Cav lanciando ripetutamente un appello ad andare a votare. “Ho la sensazione che si possa ribaltare un risultato che a sinistra danno già per conquistato”, dice il capo della Lega, bollando l’ex titolare del Mef come “il sistema” e paragonando la sfida a quella di “Davide contro Golia” perchè contro il centrodestra “hanno schierato di tutto, i giornali, le corazzati”. Il leader dem Enrico Letta bolla le reazioni avversarie come “una valanga di vittimismo che francamente è bene che cessi, perché è un vittimismo assolutamente eccessivo”.    Ma per Michetti l’enfasi è necessaria perché “”oggi è come il 1948: pensavano di aver vinto e poi invece ha vinto la libertà”. Gualtieri sceglie una chiusura all’insegna dell’unità con al fianco Manfredi e il governatore Nicola Zingaretti: “Io non sarò mai da solo, noi questa sfida la condurremo insieme e questa città la cambieremo insieme”, promette dal palco mentre scandisce le parole d’ordine: ecologismo, lavoro, sviluppo. Domani sarà in piazza San Giovanni – dove invece mancherà il suo avversario – al fianco dei sindacati per contribuire ad “una reazione unitaria” all’assalto della scorsa settimana alla sede della Cgil: “Con la Costituzione in una mano e il tricolore nell’altra”. 

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    Trieste al voto tra le proteste dei portuali contro il pass

       Giunge alle battute finali la campagna elettorale per le comunali di Trieste, segnata oggi dalla protesta al Porto contro il Green pass e che potrebbe continuare a oltranza. Domenica e lunedì gli elettori saranno chiamati nuovamente alle urne per scegliere il prossimo sindaco della città. A sfidarsi saranno il primo cittadino uscente e candidato del centrodestra, Roberto Dipiazza, e la proposta del centrosinistra, Francesco Russo. Una “partita apertissima” l’aveva definita quest’ultimo, a caldo, commentando i risultati del primo turno.    Due settimane fa Dipiazza si era imposto con un 46,9% di preferenze: sufficienti per guidare la classifica dei candidati sindaco, ma non per evitare il ballottaggio. Russo (31,6%) ora si gioca il tutto per tutto e punta sul sostegno degli elettori di altre liste con “programmi simili”, come Adesso Trieste, M5s e Sinistra ambientalista.    Sono elezioni autunnali, che si tengono con qualche mese di ritardo rispetto alla tabella di marcia, causa emergenza Covid.    Tema peraltro entrato a gamba tesa nella campagna elettorale.    Nelle ultime settimane in particolar modo sono state diverse e partecipate le manifestazioni no vax e no pass in città. Anche due settimane fa, in concomitanza con l’ultimo giorno di campagna, il capoluogo del Friuli Venezia Giulia era stato punto di incontro per migliaia di manifestanti contro il Green pass.    E mentre al Porto continua la protesta, i due candidati sindaci si preparano a lanciare i loro ultimi appelli al voto.    L’appuntamento finale per Dipiazza è a piazza della Borsa, quello di Russo al Giardino pubblico. “Questa mattina mi sono svegliato molto presto e il mio primo pensiero è andato al Porto e a tutto quello che sta succedendo. Chiunque sarà sindaco, avrà l’importante ruolo di lavorare per pacificare questa città”, afferma Russo. “Questo è un momento decisivo per tutti noi, in cui grazie a Porto Vecchio e ai fondi del PNRR si decide non solo il nostro futuro, ma anche quello dei nostri figli e dei nostri nipoti. Io, oggi, voglio provare rendere Trieste una capitale d’area internazionale”.    A favore di Russo oggi si sono schierati anche 89 esponenti del mondo della cultura, dell’arte, dello spettacolo, del giornalismo e della scuola, che hanno rivolto ai cittadini di Trieste un appello al voto. Tra di loro, Paolo Rumiz, Franco Però, Miran Kosuta, Živka Persi, Erika Mastrociani, Federica Manzon, Beatrice Fiorentino, Igor Pison. Russo, sono convinti i firmatari, “rappresenta per Trieste l’unica possibilità di innovazione e dinamismo”.    Dipiazza è stato eletto tre volte sindaco di Trieste: “Qui – ricorda – negli ultimi 30 anni, 15 anni ha governato il centrodestra e 15 il centrosinistra. La gente può verificare le differenze. Invito a votare Roberto Dipiazza: in 15 anni credo di aver realizzato cose molto importanti. Inoltre il centrodestra ha un unico programma, mentre loro devono appena mettersi insieme, con 6-7 programmi diversi. Per cui c’è una differenza sostanziale”. In caso di elezione, sottolinea, la parola d’ordine sarà “continuità. Abbiamo tante cose in piedi”, conclude. 

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    Torino sfida nazionale, ultimo rush con Letta e Salvini

    Matteo Salvini e Antonio Tajani per Paolo Damilano, Enrico Letta per Stefano Lo Russo. I leader dei partiti scelgono Torino per chiudere la campagna elettorale.    Dopo la parentesi pentastellata, i torinesi sono chiamati a scegliere al ballottaggio il successore di Chiara Appendino, con il centrosinistra che vuole riconquistare il suo ‘Villaggio di Asterix’ e il centrodestra che punta ad una storica vittoria.    I due schieramenti si affrontano in una sfida mai così incerta, anche se il vantaggio iniziale di Lo Russo – 43,6% contro il 38,9% Damilano – sembra concedergli i favori della vigilia, ribaltando così i pronostici del primo turno. A Lo Russo basterebbe confermare il vantaggio di due settimane fa, mentre l’elezione di Damilano vorrebbe dire convincere i tanti delusi dalla politica che due settimane fa sono rimasti a casa.    “Abbiamo fatto una bellissima campagna elettorale, non solo qui ma in tutta Italia. Abbiamo iniziato con grande impegno e al ballottaggio la fiducia cresce”, afferma Letta, che si dice fiducioso: “Torino oggi è veramente al centro della politica italiana, il risultato di lunedì sarà guardato con tutta l’attenzione necessaria e sono convinto che Lo Russo sarà il sindaco del futuro. I torinesi lo hanno già scelto”, è la previsione del segretario dem, che invita tutti a usare “i toni giusti” dopo le tensioni degli ultimi giorni.    “Penso che lunedì potremo scrivere una pagina di storia – sostiene invece Salvini, parlando dalla stessa periferia cittadina visitata a un’ora di distanza dal leader Dem – perché vincere a Torino sarebbe riscrivere la storia di questo Paese. A Torino non abbiamo mai vinto in 70 anni, essere qui a giocarci la partita è già motivo di orgoglio. Manca un metro al traguardo ed è come ai calci di rigore: io conto nella vittoria”.    Sullo stesso fronte, anche Tajani si dichiara “molto ottimista”. Damilano rappresenta “il miglior sindaco possibile per Torino: è un uomo del fare, che non ha bisogno della poltrona di sindaco per guadagnare, quello che ha fatto come imprenditore lo farà anche per la città”, sostiene il coordinatore di Forza Italia, dalle cui fila il candidato sindaco pesca per annunciare il vicesindaco. In caso di vittoria sarà Andrea Tronzano, azzurro della prima ora e attuale assessore al Bilancio della Regione Piemonte.    Ma l’asso nella manica del candidato di Torino Bellissima, e del centrodestra, è nell’ultimo giorno di campagna elettorale la riduzione del biglietto per bus e tram ad un euro, settanta centesimi in meno del costo attuale. “Parlo da imprenditore, non da imbonitore. Io voglio cambiare la città”, afferma Damilano, che dati alla mano mostra come l’operazione sia sostenibile grazie anche al sostegno della Regione Piemonte guidata dall’azzurro Alberto Cirio. Non la pensa così Lo Russo, che bolla la proposta come “una mossa da ultimo giorno di campagna elettorale fatta per raccattare voti” e “priva di credibilità. Mi sembra davvero – conclude – una cosa poco seria”. La parola, adesso, spetta agli elettori.