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    Pensioni: Grillo, serve il riscatto gratuito della laurea

          “Permettiamo ai lavoratori del sistema misto di andare in pensione a 63 anni con la quota contributiva maturata fino ad oggi, e diamo loro al compimento dei 67 anni, l’età ordinaria di vecchiaia, la parte retributiva”. Questa secondo è Beppe Grillo la “proposta semplice, equa e sostenibile che potrebbe mettere d’accordo tutti sul tema pensioni”, come ha scritto il fondatore del M5s sul suo blog, sottolineando che “la soluzione a questo dilemma c’è, ed è molto semplice, ed è stata proposta anche dall’INPS recentemente”. “Sono un genio incompreso, purtroppo, e per questo voglio condividere con voi una proposta semplice, equa e sostenibile che potrebbe mettere d’accordo tutti sul tema pensioni”, esordisce Grillo in un post, sottolineando che “dal 1996 il sistema pensionistico del nostro paese è di tipo contributivo, ovvero: si va in pensione con i contributi maturati”. “Prima era di tipo retributivo, in media più generoso, si andava in pensione sulla base delle ultime retribuzioni percepite a fine carriera, sicuramente più alte (a volte anche artificialmente aumentate a fine carriera…). Il problema del sistema pensionistico oggi – continua – è rappresentato dal sistema misto: cioè lavoratori con il modello retributivo e quello contributivo, un problema che avremo fino al 2035”. Illustrando la sua proposta, Grillo la definisce “una scelta che farebbe felici quelle persone che vogliono flessibilità, che hanno necessità o voglia di andare in pensione prima, perché subiscono mobbing, perché sono stanchi, perché fanno un lavoro pesante e non sono in grado di arrivare a 67 anni. Ma – aggiunge -farebbe felice anche la sostenibilità finanziaria: infatti i lavoratori andrebbero in pensione anticipata con quello che hanno maturato. Si combinerebbe dunque umanità e sostenibilità finanziaria. L’anticipo pensionistico infatti non penalizza definitivamente quei lavoratori, perché avranno la parte retributiva, come previsto, a 67 anni”.
       Ai giovani “pienamente nel modello contributivo, dobbiamo pensare di dare una pensione di garanzia domani. Noi abbiamo provato con la pensione di cittadinanza a buttare giù il primo seme: una soglia, 780 euro, al di sotto della quale, non si considera una pensione dignitosa. Basterebbe rimuovere l’ISEE dalla pensione di cittadinanza e avremo la pensione di garanzia individuale”. È questa l’altra proposta del fondatore del M5s, Beppe Grillo, oltre al riscatto gratuito della laurea, per dare ai giovani “un giusto incentivo, per studiare, ma allo stesso tempo tutelarli rispetto al fatto che entrano più tardi nel mercato del lavoro”. Invitando a porsi “anche dalla parte dei giovani lavoratori di oggi che andranno in pensione fra qualche decennio”, Grillo evidenzia che “loro hanno come unico sistema il modello contributivo e con le loro carriere a volte instabili, intermittenti, precarie, e per il fatto e per fortuna, che studiano e si laureano, entrano nel mercato del lavoro più tardi, in media, rispetto ai propri genitori”.    “Iniziamo da loro quindi – aggiunge – e scopriremo che possiamo risolvere un problema pensionistico migliorando la vita ai giovani con due interventi (che cosa meravigliosa!)”, appunto la pensione di garanzia e il riscatto gratuito della laurea.    “Risolviamo quindi un problema ai giovani, oggi, che allo stesso tempo costituisce una riforma pensionistica – conclude Grillo -: un vero e proprio anticipo pensionistico per domani!”.    

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    Ddl Zan, il Lazio accelera sulla sua legge, c'è maggioranza Pd-M5S

     Mentre la legge Zan viene affossata in Senato, in Regione Lazio si punta ad accelerare sul testo unico contro l’omolesbotransfobia. Ora che a livello nazionale hanno applicato la tagliola, la Regione Lazio ha il dovere di approvare nel più breve tempo possibile la legge”, annuncia all’ANSA la presidente della Commissione per le pari opportunità Eleonora Mattia (Pd). La maggioranza Pd-M5S c’è. Da rappresentante delle istituzioni e da donna militante dico che è nostro dovere prendere posizione e diventare partigiani”, dichiara.    

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    Ddl Zan, 288 in Aula, FdI al completo, 7 assenti tra FI e IV

        Sono stati 288 i senatori presenti in Aula per il voto sulla cosiddetta ‘tagliola’ sul ddl Zan e 287 i votanti.    Da quanto risulta finora ai singoli gruppi su presenze e assenze, 2 senatori della Lega erano assenti sul totale di 64 e 3 gli assenti di Forza Italia rispetto al totale di 49. Si tratta di Niccolò Ghedini, Renato Schifani e Massimo Ferro. Per Fratelli d’Italia, invece, presenti tutti i 21 senatori. Nel Pd si contano 2 assenze su 38, 4 nel gruppo di Italia viva su 16 e 2 tra gli scranni del M5s sul totale di 74. Per il gruppo delle Autonomie solo un’assenza su 8 senatori, così come per L’alternativa c’è (ex M5s, che sono oggi nel gruppo Misto): presenti 3 su 4.    Tra i presenti di FI, c’è stato un voto in dissenso ‘certo’: è quello di Barbara Masini che ha spiegato in aula: “La mia storia personale e la mia coscienza mi hanno costretto a votare contro le mozione di non passaggio agli articoli, andando anche contro il mio gruppo di riferimento”. A luglio la senatrice, protagonista di un coming out mesi prima, aveva fatto un intervento commosso in aula dicendo di essere favorevole al disegno di legge Zan, pur con alcune riserve. 

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    Ddl Zan, per protesta contro il voto di FI Vito lascia incarichi partito

     Elio Vito, con una lettera al presidente di Fi Silvio Berlusconi, lascia gli incarichi interni al partito dopo che Forza Italia ha votato al Senato a favore della pregiudiziali sul ddl Zan che hanno bloccato l’iter della proposta di legge.”Per coerenza con le mie convinzioni, che mi portarono a votare a favore della proposta di legge alla Camera, quando pur nella posizione contraria del Gruppo, fu garantita comunque la possibilità di votare secondo coscienza, a malincuore rimetto l’incarico che mi hai affidato”.  “Tempo fa – scrive Vito Berlusconi – mi hai onorato della nomina a responsabile del Dipartimento Difesa e sicurezza di FI. Ma su un tema che riguarda anche la sicurezza (le cronache di questi mesi sono piene di episodi di violenza a danno di persone Lgbt), FI ha manifestato, anche nei pochi voti che ci sono sin qui stati, la sua contrarietà; mi riferisco al ddl Zan, che contrasta proprio odio, discriminazione e violenza”.    Vito, annunciate le dimissioni, nella lettera, insiste sul fatto che il ddl Zan “non limita affatto le libertà di espressione e di opinione, che sono tutelate dalla Costituzione”. “Naturalmente – osserva ancora il parlamentare di Fi – ogni legge è perfettibile e tentativi di miglioramento del testo sono sempre apprezzabili. Però noi abbiamo votato pregiudiziali e sospensive, dopo mesi di ostruzionismo in Commissione, per impedire l’esame”.    Infine Elio Vito sottolinea che “la sacrosanta rivendicazione della nostra vocazione europeista e della nostra appartenenza al Ppe, potrebbe essere contraddetta con il contrasto che stiamo manifestando al ddl Zan, proprio mentre Ursula von der Leyen guida l’Europa contro le leggi anti Lgbt di Polonia e Ungheria”.  

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    Bianchi,dopo 80enni prof abbiano priorità terza dose

    (ANSA) – BARI, 27 OTT – “Ho richiesto che dopo gli 80enni,
    cioè quelli più fragili,
    siano ancora una volta gli insegnanti ad avere la priorità
    assoluta per la terza dose”. Lo ha detto il ministro
    dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, a margine della cerimonia
    regionale d’inaugurazione dell’anno scolastico 2021/2022 in
    Puglia, che si svolge nel Castello Svevo di Trani. (ANSA).   

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    Vaccini: il Papa ha ricevuto la terza dose

    In Vaticano è cominciata da qualche giorno la somministrazione della terza dose del vaccino anti-Covid. Papa Francesco, come per la prima e seconda somministrazione, sarebbe stato – secondo quanto si apprende – tra i primi a riceverla. Bergoglio è ultraottantenne, categoria che anche in Vaticano è considerata prioritaria per la vaccinazione.

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    Lo Russo s'insedia, sfida è far ripartire Torino

    (ANSA) – TORINO, 27 OTT – “È un grande onore e una enorme
    responsabilità, ci attende una sfida importante, far ripartire
    Torino, questo è il mandato che ci è stato consegnato.   
    Mettiamoci al servizio per Torino”. Così il neo sindaco di
    Torino, Stefano Lo Russo, nel suo discorso di insediamento
    questa mattina in Sala Rossa.   
    Per il sindaco Lo Russo sono “tre le grandi priorità. Prima
    di tutto – dice – lavoro e ripartenza economica, poi giustizia
    sociale, diseguaglianze e inclusione. Abbiamo il compito di
    ricucire socialmente Torino e far sentire tutti i torinesi
    davvero protagonisti. Terza urgenza far tornare davvero vincente
    la vocazione internazionale della città ed essere anche
    protagonisti dell’emergenza climatica e ambientale dandosi
    obiettivi concreti, verificabili e esempio di come si possa
    essere un modello virtuoso di sviluppo”.   
    Il sindaco declina poi un metodo di lavoro che passerà per
    “ascolto e confronto, per riportare i torinesi ad aver fiducia
    nelle istituzioni e partecipare alla vita democratica. Ascolto
    dei cittadini, dei corpi Intermedi a cui ridare centralità, del
    sistema delle istituzioni, ridando centralità agli organi e alle
    istituzioni dello Stato e decentrate in una dinamica corretta di
    relazioni che rispetta i ruoli e lavora in ottica di
    collaborazione. Poi – aggiunge – far ripartire il concetto di
    merito e competenza, nelle politiche, nelle scelte delle
    persone, nell’azione amministrativa. Terzo l’innovazione, nelle
    idee, nelle consuetudini, nelle persone. Dobbiamo stare nel
    cambiamento da protagonisti”.   
    Lo Russo cita infine gli strumenti con cui attuare l’azione
    amministrativa, “le risorse umane, le risorse economiche
    pubbliche e private, e la rete delle relazioni, ricreando su
    basi nuove un tessuto capace di tornare a fare sistema, a
    partire dal Pnrr. Non possiamo perdere tempo, neanche un
    secondo”. (ANSA).   

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    Rogo Petruzzelli: Regione Puglia, 30 anni fa colazione amara

    (ANSA) – BARI, 27 OTT – “Sono passati 30 anni da quella
    colazione indigesta, da quel 27 ottobre 1991 in cui il
    Petruzzelli smise bruscamente di far sentire la propria voce.   
    Una voce che oggi, dopo un lungo pianto, può schiarirsi e
    cominciare a cantare. Tutte le volte che vuole”. Così la Regione
    Puglia, sui propri profili social, ricorda il rogo che 30 anni
    fa distrusse il teatro Petruzzelli di Bari. “Un caffè amaro
    quella mattina a colazione – si legge – incollati al
    telegiornale delle 8:00, ammutoliti da quell’inquadratura
    dall’alto, dall’ultimo atto del rogo che aveva fagocitato fra
    cenere e fiamme quasi 90 anni di spettacoli, applausi e omaggi:
    uno su tutti, l’inchino al suo cospetto di Alberto Sordi e
    Monica Vitti in Polvere di Stelle. Appena la sera prima, proprio
    su quel palcoscenico, la scena finale della Norma di Vincenzo
    Bellini era stato un oscuro presagio, purtroppo inascoltato.   
    L’incendio privò Bari del suo rubino più prezioso. Per 18 anni
    il brusìo nel foyer poco prima del suono della campanella ha
    ceduto il passo al malinconico silenzio di chi aveva visto da
    vicino, solo per citarne alcuni nomi, Eduardo De Filippo, Dario
    Fo, Carmelo Bene, Riccardo Muti, Carla Fracci, Katia
    Ricciarelli, Luciano Pavarotti, Plácido Domingo, José Carreras,
    Liza Minnelli e Frank Sinatra”. (ANSA).