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    Ocse, l'impatto degli immigrati sulle casse dello Stato è nullo o quasi

    Quanto costa realmente l’immigrazione? Facendo la media tra i contributi versati dagli immigrati e le spese pubbliche dello Stato, l’Ocse ritiene che il “loro impatto sul bilancio” vada in pari e può anche essere positivo. “In tutti i Paesi, il contributo degli immigrati sotto forma di tasse e contributi è superiore alle spese che i Paesi consacrano alla loro protezione sociale, alla loro salute e alla loro istruzione”, scrive l’organismo per lo sviluppo e la cooperazione economica internazionale, nel rapporto sulle Prospettive migratorie pubblicato oggi. In Francia, per esempio, il contributo di bilancio netto delle persone nate all’estero è di 1,02% del Pil, in lieve eccedenza, contro una media Ocse dell’1,56%. 
    L’anno 2020 ha visto un crollo inedito di almeno il 30% dei flussi migratori verso i Paesi dell’Ocse, dove la pandemia ha anche “posto fine a dieci anni di miglioramenti” per gli immigrati sul mercato del lavoro: è quanto emerge dalle Prospettive sulle migrazioni internazionali, il cosiddetto ‘International Migration Outlook’, pubblicato dall’Ocse a Parigi. “La crisi da Covid-19 ha suscitato il piu’ forte calo mai registrato dei flussi migratori nei Paesi dell’Ocse, di oltre il 30%”, scrive l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico internazionale con sede a Parigi.Con 3,7 milioni di persone che hanno raggiunto i suoi 25 Paesi membri, l’immigrazione ha toccato lo scorso anno il livello piu’ bassi mai registrato dal 2003. Gli Usa, che restano il primo Paese d’immigrazione dell’Ocse, hanno registrato un calo del 44% rispetto al 2019, con 576.000 nuovi ingressi nel 2020. In Italia, il numero di richiedenti asilo è calato del 39,4% nel 2020, per raggiungere circa 21 000 persone.
    Il numero di richiedenti asilo in Italia è calato del 39,4% nel 2020, per raggiungere circa 21 000 persone: è quanto emerge dalle Prospettive sulle migrazioni internazionali, il cosiddetto ‘International Migration Outlook’, pubblicato dall’Ocse a Parigi. La maggior parte dei richiedenti asilo, precisa l’organismo per lo Sviluppo e la Cooperazione economica internazionale, provengono da Pakistan (4.900), Bangladesh (2.300) ed El Salvador (1.100). Dal 2019, il più importante aumento delle richieste d’asilo riguarda i cittadini del Bangladesh (900) e il più importante calo i cittadini del Pakistan (-2 400). Delle 41.000 decisioni prese nel 2020 dalle autorità italiane sui richiedenti asilo, 28,4% è stato positivo. I grandi cambiamenti nelle politiche migratorie nel biennio 2019-20, precisa l’Ocse, sono dovuti al “cambio di governo nell’estate del 2019 e alla crisi sanitaria legata al coronavirus”. Dalla tabella dell’Ocse consacrata all’Italia, emerge che lo scorso anno le persone nate all’estero residenti in Italia erano 6,2 milioni, di cui 54% donne. Questo equivale al 10,2% del totale della popolazione italiana, per un incremento del 6% rispetto al 2010. I principali Paesi di nascita sono Romania (16%), Albania (8%) e Marocco (7%).

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    Decreto incendi: ok del Senato con 177 sì, passa alla Camera

    Con 177 voti favorevoli l’Aula del Senato dà il via libera al disegno di legge di conversione del decreto recante disposizioni per il contrasto degli incendi boschivi e altre misure urgenti di protezione civile. Il provvedimento che è stato approvato a larga maggioranza con un solo voto contrario e 15 astenuti ora passa all’esame della Camera.

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    Cannabis: depositate in Cassazione 630mila firme per referendum

    Sono state depositate questa mattina in Cassazione le oltre 630mila firme raccolte dal Comitato promotore del referendum sulla cannabis legale in poco più di un mese. L’obiettivo è andare al voto nella prossima primavera per chiedere la modifica dell’attuale legge. “Oggi abbiamo portato in Corte di Cassazione le firme di oltre mezzo milione di italiane e italiani – ha detto Marco Peduca, presidente del comitato promotore e membro dell’Associazione Luca Coscioni – La risposta è stata straordinaria ma non sorprendente: hanno preso parte molti giovani, oltre il 70% delle persone che hanno firmato ha meno di 35 anni. Le sottoscrizioni sono arrivate dalle grandi città ma anche dai piccoli comuni. Un’omogeneità che sottolinea la portata e l’interesse del tema”.
    Con un Parlamento “immobile sui diritti – ha aggiunto – l’arma referendaria è l’unico modo con cui i cittadini possono far sentire la loro voce”. Le persone “ci chiedono un cambiamento, non è più possibile rimandare” hanno aggiunto Antonella Soldo e Riccardo Maggi, anche loro entrambi membri del Comitato Promotore, sottolineando che proprio per questo al centro della prossima conferenza nazionale sulle droghe in programma il 27 e 28 novembre “ci devono essere le evidenze dei risultati delle politiche proibizioniste e gli effetti nocivi dell’attuale legge”. 

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    Dal Reddito al Superbonus, si cambia. Ecco la manovra

    Nuova “quota” per le pensioni per un solo anno, stretta sul reddito di cittadinanza, proroga del superbonus anche per le villette ma con un tetto di Isee a 25mila euro. Con una settimana di ritardo sulla tabella di marcia – che prevede l’invio al Parlamento entro il 20 ottobre – prende forma la prima legge di Bilancio targata Draghi-Franco che domani, sciolti gli ultimi nodi nella cabina di regia, arriverà sul tavolo del Consiglio dei ministri.
    Una manovra espansiva da 23 miliardi, che conferma l’impianto del Dpb trasmesso a Bruxelles e che contiene le risore per la riforma degli ammortizzatori e quelle, sempre solo con un fondo ad hoc, per il primo assaggio di taglio delle tasse, in attesa della riforma vera e propria del sistema che arriverà con la delega fiscale.
    NEL 2022 IN PENSIONE CON QUOTA 102: Dopo aver esaminato diversi schemi, per l’addio a Quota 100 arriva una soluzione per un solo anno, il 2022, in cui si potrà andare in pensione in anticipo raggiungendo Quota 102 con 64 anni di età e 38 di contributi e un fondo (da 3-400 milioni, per traghettare i più penalizzati dall’innalzamento dei requisiti). Un passaggio minimo (e che secondo i primi calcoli non aprirebbe spazi di flessibilità per moltissime persone) che serve però a sminare le proteste della Lega e l’ira dei sindacati, che ora si aspettano un tavolo di riforma.
    REDDITO, PIU’ FONDI MA SI CAMBIA: Per la misura bandiera del M5S arriva l’annunciata stretta, con controlli preventivi e un taglio dell’assegno a partire dalla seconda proposta di lavoro rifiutata, con un “decalage” progressivo. Ci sarà comunque un rifinanziamento da 800 milioni per coprire l’incremento della platea.
    FISCO, SCELTE RINVIATE AL PARLAMENTO: sul taglio delle tasse manca l’intesa e così in manovra per ora nero su bianco ci sarà solo il fondo da 8 miliardi. A chi destinarli (Irpef, cuneo o contributi) sarà una scelta che si compierà in Parlamento durante l’esame nelle Aule di Camera e Senato.
    SUPERBONUS, TETTO AL REDDITO PER LE VILLETTE: la proroga arriverà e sarà per tutto il 2022 anche per le abitazioni monofamiliari ma con un tetto di Isee per i proprietari fino a 25mila euro e limitato quindi, viene spiegato, alle sole prime case. Per i condomini la proroga sarà al 2023, con successivo decalage. Confermati anche gli altri incentivi per la casa, dall’ecobonus al bonus verde a quello per il rinnovo dei mobili. Il bonus facciate sarà prorogato ma la percentuale scenderà dal 90 al 60% il prossimo anno.
    STOP AL CASHBACK, 1,5 MLD SUL PIATTO: la misura voluta dal governo Conte è destinata a essere cancellata. Partita il primo gennaio 2021 consentiva di ottenere il rimborso del 10% sull’importo degli acquisti con le carte. Già sospesa fino alla fine dell’anno ora viene archiviata anche nel 2022 mettendo a disposizione 1,5 miliardi. FAMIGLIA E CASA, DAI CONGEDI AGLI ASILI: diventano strutturali i 10 giorni di congedo obbligatorio per i papà, viene prorogato lo sconto per gli under 36 che acquistano la prima casa e arrivano fondi aggiuntivi per asili nido e scuole dell’infanzia.
    PIU’ FONDI A SANITA’, RICERCA E TPL: alla sanita’ , in prima linea nell’emergenza Covid, arriveranno altri 4 miliardi tra Fondo sanitario e fondi per i vaccini e farmaci anti-virus. Altri 400 milioni andranno alla ricerca – che sara’ potenziata anche attraverso il Pnrr con il passaggio da 9mila a 20mila dottorati – e sarà rifinanziato anche il trasporto pubblico locale.
    SPINTA A INVESTIMENTI, 4 MLD A IMPRESE: ci saranno 2 miliardi per le infrastrutture e il Fondo di sviluppo e coesione, mentre altri 4 miliardi sosterranno gli investimenti privati.    

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    Spuntano i franchi tiratori, prove di voto per il Colle

    Prove tecniche di voto per il nuovo presidente della Repubblica, a febbraio. A esercitarsi è l’aula del Senato, che dà addio al disegno di legge contro l’omotransfobia. Messo ko per 23 voti – è la differenza tra i 154 favorevoli allo stop dell’esame e i 131 pronti ad andare avanti, tutti coperti dal voto segreto – e probabilmente grazie ai franchi tiratori. Rispuntano, contribuiscono ad affossare la legge e soprattutto mandano un messaggio ai partiti: “attenzione – lo interpretano trasversalmente a Palazzo Madama – alle prossime elezioni del Quirinale, ogni scenario è aperto”.
    Del resto la votazione di ieri dimostra che i numeri, sulla carta, non sempre reggono. In più, la legislatura sta per finire, crescono le preoccupazioni dei parlamentari a rischio con il taglio degli eletti. E complice il segreto dell’urna, tutto è possibile. Dopo il voto, tra i corridoi è caccia ai nomi dei cecchini nella speranza che vengano allo scoperto. Unica voce in dissenso dal suo partito è la senatrice di Forza Italia, Barbara Masini che ‘salva’ il testo del ddl Zan. E poi lo rivela. Gli altri tacciono, mentre volano sospetti e accuse incrociati su chi ha tradito, soprattutto fra Pd e Italia viva per assenze e voti ribelli. In realtà tra gli assenti il record va ai 16 senatori del gruppo Misto, la metà del totale dei non presenti. Segno che è proprio il quarto gruppo più numeroso al Senato, il meno controllabile.
    Di certo, nel Palazzo non è solo la fine di uno scontro sanguinoso sui temi etici, che vede contrapposte l’ideologia progressista e quella conservatrice. Tra menzogne e denunce, il sospetto è che si stiano prendendo le misure per eleggere il nuovo capo dello Stato. Perché quando il voto non è palese, le sorprese ci sono. Non ha peli sulla lingua Pierluigi Bersani: “E’ stata una prova generale per il quarto scrutinio per il Quirinale”. E mette in guardia: “E’ tempo che il campo progressista prenda piena coscienza della situazione”.
    In cerca dei ‘colpevoli’, il Nazareno punta il dito contro “almeno 16 voti” che mancano all’appello. Il Pd faceva affidamento su 140 favorevoli al ddl. E’ la somma dei 38 senatori del Pd, 74 del M5s, 6 di Leu, 16 di Italia viva più altri singoli. Al netto delle assenze, ovviamente. Quelle nel centrosinistra sono in tutto 10, la metà del centrodestra.
    Da qui le accuse provenienti dai dem, anche per capire “se i franchi tiratori siano dentro il Pd o nell’area più allargata e ufficialmente a favore del ddl Zan”. Ma all’attacco va pure Matteo Renzi: è uno dei 4 assenti al voto, per il suo partito. E chiosa: “La responsabilità di oggi è chiara: e dire che per Pd e 5 Stelle stavolta era facile”. Più immune dai sospetti è il centrodestra, a parte qualche forzista da sempre tentato dal sì al ddl Zan. I tabulati del Senato registrano che la coalizione mostra la migliore prova di compattezza. Merito dei 21 ‘stoici’ di Fratelli d’Italia, tutti in aula. Tanto da guadagnarsi i complimenti della leader Giorgia Meloni, che incontra i ‘suoi’ dopo il voto. E determinanti pure leghisti e azzurri, che contano solo 5 assenze.   

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    Pensioni: Grillo, serve il riscatto gratuito della laurea

          “Permettiamo ai lavoratori del sistema misto di andare in pensione a 63 anni con la quota contributiva maturata fino ad oggi, e diamo loro al compimento dei 67 anni, l’età ordinaria di vecchiaia, la parte retributiva”. Questa secondo è Beppe Grillo la “proposta semplice, equa e sostenibile che potrebbe mettere d’accordo tutti sul tema pensioni”, come ha scritto il fondatore del M5s sul suo blog, sottolineando che “la soluzione a questo dilemma c’è, ed è molto semplice, ed è stata proposta anche dall’INPS recentemente”. “Sono un genio incompreso, purtroppo, e per questo voglio condividere con voi una proposta semplice, equa e sostenibile che potrebbe mettere d’accordo tutti sul tema pensioni”, esordisce Grillo in un post, sottolineando che “dal 1996 il sistema pensionistico del nostro paese è di tipo contributivo, ovvero: si va in pensione con i contributi maturati”. “Prima era di tipo retributivo, in media più generoso, si andava in pensione sulla base delle ultime retribuzioni percepite a fine carriera, sicuramente più alte (a volte anche artificialmente aumentate a fine carriera…). Il problema del sistema pensionistico oggi – continua – è rappresentato dal sistema misto: cioè lavoratori con il modello retributivo e quello contributivo, un problema che avremo fino al 2035”. Illustrando la sua proposta, Grillo la definisce “una scelta che farebbe felici quelle persone che vogliono flessibilità, che hanno necessità o voglia di andare in pensione prima, perché subiscono mobbing, perché sono stanchi, perché fanno un lavoro pesante e non sono in grado di arrivare a 67 anni. Ma – aggiunge -farebbe felice anche la sostenibilità finanziaria: infatti i lavoratori andrebbero in pensione anticipata con quello che hanno maturato. Si combinerebbe dunque umanità e sostenibilità finanziaria. L’anticipo pensionistico infatti non penalizza definitivamente quei lavoratori, perché avranno la parte retributiva, come previsto, a 67 anni”.
       Ai giovani “pienamente nel modello contributivo, dobbiamo pensare di dare una pensione di garanzia domani. Noi abbiamo provato con la pensione di cittadinanza a buttare giù il primo seme: una soglia, 780 euro, al di sotto della quale, non si considera una pensione dignitosa. Basterebbe rimuovere l’ISEE dalla pensione di cittadinanza e avremo la pensione di garanzia individuale”. È questa l’altra proposta del fondatore del M5s, Beppe Grillo, oltre al riscatto gratuito della laurea, per dare ai giovani “un giusto incentivo, per studiare, ma allo stesso tempo tutelarli rispetto al fatto che entrano più tardi nel mercato del lavoro”. Invitando a porsi “anche dalla parte dei giovani lavoratori di oggi che andranno in pensione fra qualche decennio”, Grillo evidenzia che “loro hanno come unico sistema il modello contributivo e con le loro carriere a volte instabili, intermittenti, precarie, e per il fatto e per fortuna, che studiano e si laureano, entrano nel mercato del lavoro più tardi, in media, rispetto ai propri genitori”.    “Iniziamo da loro quindi – aggiunge – e scopriremo che possiamo risolvere un problema pensionistico migliorando la vita ai giovani con due interventi (che cosa meravigliosa!)”, appunto la pensione di garanzia e il riscatto gratuito della laurea.    “Risolviamo quindi un problema ai giovani, oggi, che allo stesso tempo costituisce una riforma pensionistica – conclude Grillo -: un vero e proprio anticipo pensionistico per domani!”.    

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    Ddl Zan, il Lazio accelera sulla sua legge, c'è maggioranza Pd-M5S

     Mentre la legge Zan viene affossata in Senato, in Regione Lazio si punta ad accelerare sul testo unico contro l’omolesbotransfobia. Ora che a livello nazionale hanno applicato la tagliola, la Regione Lazio ha il dovere di approvare nel più breve tempo possibile la legge”, annuncia all’ANSA la presidente della Commissione per le pari opportunità Eleonora Mattia (Pd). La maggioranza Pd-M5S c’è. Da rappresentante delle istituzioni e da donna militante dico che è nostro dovere prendere posizione e diventare partigiani”, dichiara.    

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    Ddl Zan, 288 in Aula, FdI al completo, 7 assenti tra FI e IV

        Sono stati 288 i senatori presenti in Aula per il voto sulla cosiddetta ‘tagliola’ sul ddl Zan e 287 i votanti.    Da quanto risulta finora ai singoli gruppi su presenze e assenze, 2 senatori della Lega erano assenti sul totale di 64 e 3 gli assenti di Forza Italia rispetto al totale di 49. Si tratta di Niccolò Ghedini, Renato Schifani e Massimo Ferro. Per Fratelli d’Italia, invece, presenti tutti i 21 senatori. Nel Pd si contano 2 assenze su 38, 4 nel gruppo di Italia viva su 16 e 2 tra gli scranni del M5s sul totale di 74. Per il gruppo delle Autonomie solo un’assenza su 8 senatori, così come per L’alternativa c’è (ex M5s, che sono oggi nel gruppo Misto): presenti 3 su 4.    Tra i presenti di FI, c’è stato un voto in dissenso ‘certo’: è quello di Barbara Masini che ha spiegato in aula: “La mia storia personale e la mia coscienza mi hanno costretto a votare contro le mozione di non passaggio agli articoli, andando anche contro il mio gruppo di riferimento”. A luglio la senatrice, protagonista di un coming out mesi prima, aveva fatto un intervento commosso in aula dicendo di essere favorevole al disegno di legge Zan, pur con alcune riserve.