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    Cos'è la global minimum tax, scatterà nel 2023

       La minimum tax globale sulle multinazionali, approvata dai leader del G20 nel vertice di Roma dopo anni di trattative, andrà a colpire in particolare i colossi del web cresciuti in questi anni, da Amazon a Facebook.    I leader mondiali si sono impegnati ad attuarla entro la data del 2023, fissata nel quadro Ocse dove era stata sottoscritta da 136 paesi su 140.    La tassa avrà un’aliquota minima del 15% sugli utili delle multinazionali per evitare che queste continuino a trasferire la propria sede fiscale in un paese dove il trattamento è più favorevole. L’intesa inoltre consentirà di riattribuire ai Paesi del mondo intero i benefici per oltre 125 miliardi di dollari realizzati da 100 aziende multinazionali tra le più grandi e più redditizie al mondo, sottolinea l’Ocse. E secondo uno studio indipendente la tassa genererà almeno 60 miliardi di dollari di introiti l’anno solo per gli Stati Uniti.    L’accordo poggia su due pilastri: il primo prevede che le aziende con entrate per oltre 20 miliardi di euro possano essere tassate anche nei Paesi dove avvengono i consumi. Il secondo prevede che i Paesi che ospitano il quartier generale delle multinazionali possano imporre una tassa minima di almeno il 15% in ciascuna delle nazioni in cui operano.    Con la nuova minimum tax sparirà la digital service tax europea che aveva provocato le critiche degli Stati Uniti perché andava a colpire specialmente le grandi aziende tecnologiche basate oltre Oceano. Nel caso di attuazione della tassa globale nei prossimi due anni, i paesi europei offriranno alle aziende un credito fiscale per rimborsare le somme versate in eccesso rispetto all’imposta globale.    Dopo l’approvazione da parte dei capi di Stato e di governo, l’accordo sulla minimum tax deve essere trasformato in legge nei vari Paesi, con l’obiettivo di implementarla nel 2023. Uno scoglio ancora da superare, sottolineano esperti e analisti, è comunque la creazione di un meccanismo credibile di risoluzione delle dispute a livello internazionale.    Il progetto per una tassa minima globale sulle grandi società era stata proposto dalla segretaria al Tesoro Usa Janet Yellen, ad aprile scorso, nell’ambito della politica della nuova amministrazione del presidente Biden. Il numero uno della Casa Bianca dovrà comunque affrontare l’opposizione repubblicana al Senato alle nuove regole.    Quindi a giugno è stata appoggiata dal G7 e ai principi di ottobre ha avuto l’ok da 136 Paesi sui 140 del Quadro Inclusivo Ocse/G20. Un’intesa resa possibile, dopo anni di intensi negoziati, grazie all’adesione di Irlanda, Estonia e Ungheria, che per lungo tempo si erano fermamente opposte all’idea di una minimum tax globale sulle multinazionali. 

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    Franciacorta, burratina e pajata per Boris e Carrie a Roma

    “Anche noi abbiamo partecipato al G20! Abbiamo avuto ospiti a cena il Primo Ministro della Gran Bretagna, signor Boris Johnson, e la signora Carrie, sua moglie”. Lo si legge sul profilo Facebook del ristorante romano ‘Giulio Passami l’Olio’ nei pressi di piazza Navona, dove ieri sera hanno cenato il premier britannico e la consorte in una serata romana che la coppia si è concessa prima dell’inizio dei lavori del G20 oggi.    “I coniugi Johnson si sono accomodati all’interno, al loro tavolo, mentre molto discretamente la scorta ha cenato all’esterno”, raccontano dal ristorante, noto locale al centro storico di Roma. “Accolti con un calice di Franciacorta, hanno ordinato entrambi un antipasto di funghi alla piastra con burratina, a seguire la signora ha chiesto una carbonara e mister Johnson un piatto di pajata con contorno di coratella con carciofi. Per dessert un tiramisù per la signora, formaggi con miele per mister Johnson”, continua la descrizione della visita, che poi entra anche nel dettaglio sui gusti da connoisseur del primo ministro: “Abbiamo servito un Apolide, un vitigno autoctono Nero Buono di Cori, della provincia di Latina. Al Primo Ministro, che è una persona colta e tra l’altro conosce la lingua italiana, non deve essere sfuggita la sottile ironia legata al nome del vino. La cena si è svolta in un clima di serena riservatezza, tutti i nostri clienti hanno rispettato la privacy dei due ospiti. La nostra ospitalità e discrezione sono state notate e apprezzate da mister Johnson, al quale abbiamo fatto omaggio di una confezione del nostro olio extravergine d’oliva. Mentre speriamo di poterli avere di nuovo ospiti di Giulio Passami l’Olio”. E a corredo le foto con lo staff.

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    Vezzali, Italia-Svizzera può essere test per pubblico 100%

    (ANSA) – NORCIA (PERUGIA), 30 OTT – “Italia-Svizzera del 12
    novembre credo che possa essere l’occasione per testare una
    capienza del pubblico al 100%, così per poi aprire al resto
    delle competizioni”: a dirlo è all’ANSA è Valentina Vezzali,
    sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio con delega allo
    Sport, oggi a Norcia.   
    Vezzali ha sottolineato che “in questo momento la situazione è
    buona, le vaccinazioni stanno procedendo nei migliori dei modi e
    quindi mi auguro che l’Italia possa rimanere zona bianca”. Ha
    quindi annunciato l’intenzione di testare la riapertura completa
    di uno stadio in occasione della partita per le qualificazioni
    ai Mondiali (ANSA).   

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    Lega: via libera della Cassazione ai 6 referendum sulla giustizia

    “Via libera ai sei referendum sulla Giustizia, promossi da Lega e Partito Radicale. L’ha stabilito la Corte Suprema di Cassazione,annuncia la Lega,accogliendo la richiesta dei consigli regionali di Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Umbria, Veneto. La decisione di piazza Cavour anticipa – e di fatto rende ininfluente – il deposito delle firme certificate: tra le 700mila e le 775mila a seconda del quesito, oltre a 18mila adesioni elettroniche. Il totale provvisorio è di 4.275.000 autografi, ma questa mattina nella sede milanese della Lega in via Bellerio ne sono arrivate altre 80mila”.”Il partito di Matteo Salvini ha preparato le sottoscrizioni certificate dopo mesi di accurati controlli – si legge in una nota -che hanno visto la mobilitazione di decine di parlamentari, consiglieri regionali e decine di militanti da Ferragosto a oggi con il coordinamento di Roberto Calderoli. I moduli con le firme sono stati distribuiti in ben 368 scatoloni che hanno riempito tre furgoni. Ci sono anche sei hard disk che contengono le firme digitali e i certificati elettorali.    I referendum hanno incassato un’adesione bipartisan e hanno mobilitato molti volti noti. Tra gli altri, hanno sostenuto i quesiti Pierluigi Battista, Maurizio Belpietro, Giulia Bongiorno, Hoara Borselli, Mauro Corona, Mauro Coruzzi in arte Platinette, lo chef Alessandro Circiello, Guido Crosetto, Paolo Del Debbio, Alda D’Eusanio, Vittorio Feltri, Roberto Giachetti, Mario Giordano, Maria Giovanna Maglie, Simonetta Matone, Paolo Mieli, Giovanni Minoli, Augusto Minzolini, Luca Palamara, David Parenzo, Nicola Porro, Gabriella Privitera Corona madre di Fabrizio, Alessandro Sallusti, Vittorio Sgarbi, Sergio Staino, Francesco Storace, Giovanni Terzi, Gaia Tortora, Michele Vietti ex vicepresidente del Csm. Nonostante il no di Enrico Letta, nel Pd hanno detto sì Goffredo Bettini, Giorgio Gori, Luciano Pizzetti (deputato Pd e sottosegretario di Stato con i governi Gentiloni e Renzi), senza dimenticare altri nomi come quelli del senatore Gianni Pittella, ex socialista, e l’europarlamentare Massimo Smeriglio.    Hanno firmato, ovviamente, tutti i ministri e i governatori della Lega. Un appoggio ai referendum è stato ribadito da Silvio Berlusconi e da Giorgia Meloni (pur con qualche distinguo su un paio di quesiti). Hanno aderito anche i centristi dell’Udc, con Lorenzo Cesa e Antonio de Poli, e il leader di Italia Viva Matteo Renzi.    In particolare, i referendum riguardano la riforma del Csm, la responsabilità diretta dei magistrati, l’equa valutazione dei magistrati, la separazione delle carriere, i limiti agli abusi della custodia cautelare, l’abolizione del decreto Severino.    Dopo il via libera della Cassazione, non è più necessario il deposito delle firme previsto per domani.
    “Finalmente gli italiani avranno l’opportunità di cambiare la Giustizia! Appuntamento in primavera. Un ringraziamento a chi ha firmato, a chi era presente ai gazebo e nelle piazze, a chi ha dato una mano”, scrive su fb il leader della Lega Matteo Salvini.

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    Gentiloni: 'Decisione tassazione globale importanza storica'

     “Il G20 è una tappa molto importante: la prima ragione è che i leader domani e dopodomani faranno proprie le decisioni sulla tassazione globale che sono decisioni di importanza storica”. Lo ha detto il commissario Ue all’Economia Gentiloni entrando alla riunione del G20 dei ministri della Salute e delle Finanze.
      Gentiloni ha sottolineato poi come il fatto che oggi si svolga questa “straordinaria riunione dei ministri delle Finanze e della Salute nell’ambito del G20 dei leader è fondamentale, perchè cercheremo di costruire una collaborazione tra chi si occupa dei bilanci pubblici e chi si occupa di sanità”. 
    “Forte sostegno” alla task force permanente per la preparazione e la risposta alle pandemie che il G20 oggi si è impegnato a istituire. Con la raccomandazione che abbia “un chiaro mandato” e “una roadmap prevedibile” riportando ai ministri, e mantenga un ruolo centrale per l’Organizzazione mondiale della sanità presso cui è istituito il suo segretariato, ha dichiarato  il commissario Ue  in un panel durante i lavori del G20 dei ministri delle FInanze e della Salute. La task force, ha spiegato Gentiloni, dovrebbe “sviluppare opzioni su come far progredire il coordinamento fra i ministri della Salute e delle Finanze” e “sono fiducioso che ci permetterà di indirizzare meglio gli sforzi, che sono in corso, per fronteggiare le sfide economiche e di finanziamento della pandemia”. “Voglio ringraziare la presidenza italiana del G20, ha poi affermato, per aver guidato questo lavoro. La proposta oggi sul tavolo è il risultato dei vostri sforzi per assicurare coerenza e sinergia alle varie iniziative di riforma della governance sanitaria”.
       Strumenti come il Next Generation Ue “sono degli strumenti straordinari, non illudiamoci che diventino permanenti. Ma sappiamo che quando ci sono delle misure straordinarie se queste si rivelano efficaci, possono essere ripetute: quindi l’importante è mettere in atto questi piani, è che abbaino successo. Questi sono finanziamenti che sono erogati sulla base del raggiungimento degli obiettivi previsti nei piani, altrimenti sarebbe difficile per la commissione Ue erogare i fondi”, ha continuato. “La domanda che mi pongo è se siamo coscienti di tutto ciò? Nel mio Paese spesso vedo che il dibattito si focalizza su questioni di grande rilevanza, come quella dei diritti o dell’eguaglianza di genere. Ma quando vedo il dibattito economico vedo che l’attenzione sembra concentrata su altre questioni, come se questi 200 miliardi ce l’avessimo in tasca. Dobbiamo riflettere su questo punto, che può far pensare che la gente creda che i fondi già siano stati dati”, ha aggiunto l’ex premier. “L’attuazione del Piano sarà cruciale. Se funzionerà potremo anche ripetere questa politica, come il rimettere del debito comune per alcuni settori. Abbiamo un’occasione unica per trasformare la nostra economia”, ha aggiunto.
      “Possiamo andare fieri della risposta forte e rapida delle istituzioni Ue” alla crisi Covid. “Credo che la nostra famiglia politica (Pse, ndr) deve insistere sul fatto che noi siamo stati i primi a mettere in campo il meccanismo Sure per l’occupazione. Poi è arrivato il Next Generation Ue, che qualcuno ha chiamato rivoluzione copernicana”, ha detto ancora. “Ora abbiamo opportunità importanti e dobbiamo chiederci cosa vogliamo ottenere con questa risposta espansiva alla crisi? Non vogliamo tornare alla fase precedente al Covid ma vogliamo mettere in campo una crescita diversa e sostenibile”, ha aggiunto Gentiloni. “Le pandemie spesso hanno dato l’opportunità di cambiare le nostre regole globali. E questa oggi è l’opportunità che abbiamo. E ne siamo già dentro perché domani i leader approveranno un nuovo quadro per una tassa minima globale”.
      “La transizione ecologica creerà nuove vulnerabilità, dobbiamo sostenere i settori” del mondo del lavoro e produttivo “che ne soffriranno. Il motto deve essere ‘andiamo avanti’ e occupiamoci delle persone più fragili”, ha sostenuto Gentiloni. “Per noi è imprescindibile che ci sia una dimensione orizzontale in tutte le trasformazioni che poteremo avanti. Negli ultimi decenni c’è stata una crescita di diseguaglianze in tutto il mondo occidentale e non solo nel mondo occidentale. Mai nella fase post bellica abbiamo potuto osservare una così grande differenza in termini di diseguaglianza”.
    “Ci si domanda se questi strumenti siano permanenti. Quello che è il progetto del Next Generation Eu dice che sono strumenti straordinari, non illudiamoci che diventino permanenti. Ma sappiano che nello sviluppo del progetto europeo se le soluzioni si dimostrano efficace possono poi diventare permanente. Quindi l’importante è mettere in atto questi Piani con successo, per esempio nel mio Paese, questo sarà cruciale”. “Non credo che la gente abbia chiaro in testa che questi Fondi si basano sui risultati, se sono stati raggiunti obiettivi e tempi del Piano, altrimenti diventa difficile per la Commissione erogare i Fondi. E’ una sfida storica”. Di qui l’esortazione di Gentiloni a porre al centro del dibattito la “consapevolezza” delle condizionalità per ottenere i Fondi del Recovery. “Se il Piano funzionerà, potremo ripeterlo, magari non allo stesso modo, ma comunque emettendo debito comune per determinati obiettivi. Ma se il Piano non avrà successo non si potrà ripetere”

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    >ANSA-FOCUS/ Meyer, linee chiare per accesso a fondi pubblici

    (di Gioia Giudici)
    (ANSA) – MILANO, 29 OTT – “Vedo che c’è una legge che si
    prepara, state attenti che il risultato non produca una
    situazione peggiore di quella attuale”: è l’allarme lanciato dal
    sovrintendente del teatro alla Scala Dominique Meyer, al
    convegno ‘Per una nuova legge dello spettacolo dal vivo’
    promosso dalla Fondazione “Paolo Grassi – La voce della cultura”
    insieme all’Università degli Studi di Milano, dove si è discusso
    delle misure adottate a favore del mondo dello spettacolo nel
    disegno di legge di bilancio.   
    Per il sovrintendente della Scala, c’è bisogno di “linee
    chiare per l’accesso ai soldi pubblici, su quale criterio e a
    cosa servono, e di un controllo. Io sono per sistemi dove c’è
    più libertà e controllo a posteriori, così tutti sanno che
    saranno controllati”. Per lavorare serenamente, poi, serve
    “sapere da cosa sarà costituito il budget e non quello dell’anno
    in corso”. Collegato a questo, c’è la questione della nomina dei
    sovrintendenti che, secondo Meyer, dovrebbe avvenire due o tre
    anni prima del loro effettivo incarico, per dare loro tempo di
    organizzare la programmazione.   
    Alla Scala, raccontato Meyer, “ho preso un treno già partito
    dalla stazione. Vorrei proporre un sistema semplice: si nomina
    un sovrintendente 2-3 anni prima del suo incarico, nominatelo in
    anticipo e questo direttore designato deve avere la delega di
    firma per ingaggiare progetti e artisti a partire dalla data di
    inizio del suo contratto effettivo”.   
    Tutto questo è necessario, ribadisce il sovrintendente, perché
    “anticipare è molto importante, quando il nostro lavoro si fa
    all’ultimo momento si fa male e diventa più costoso”. A livello
    artistico, poi, “se vuoi fare una bella opera di Verdi o Wagner
    con pochi grandi cantanti che sono in grado di farlo lo devi
    fare con 4 o 5 anni di anticipo. Sto preparando la tetralogia e
    non la potrò fare prima del 2024 perché direttori e cantanti non
    sono liberi prima, questa è una esigenza centrale e vale per
    tutti”.   
    Sempre riguardo ai fondi pubblici, invece, c’è un altro tema
    che sta a cuore al sovrintendente: “In tanti luoghi- dice- i
    prezzi sono troppo alti”. Tra questi, la stessa Scala dove “ho
    trovato un sistema di abbonamento da 2300 euro”. “Questi prezzi
    sono decisi da chi non ha mai pagato un biglietto. – sottolinea-
    Tutta la nostra comunità deve battersi per ridurre questa corsa
    perché è ridicola”. Per questo “la controparte dei soldi
    pubblici deve essere l’accesso della maggioranza della società
    ai teatri”.   
    La riforma, per Meyer, dovrebbe contemplare una certa
    semplificazione perché lui stesso, arrivando a Milano, ha
    ammesso di essersi “spaventato delle regole e delle complessità
    inutili, del tempo perso a superare ostacoli artificiali”.   
    (ANSA).   

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    Sardegna: blitz in Aula, riecco le pensioni dei consiglieri

    (ANSA) – CAGLIARI, 29 OTT – Nella legge omnibus da 300
    milioni appena varata in Sardegna ha trovato spazio anche il
    ripristino delle pensioni degli onorevoli abolite nel 2014. La
    regola introdotta vale per i consiglieri regionali di questa e
    pure della precedente Legislatura. L’emendamento in questione
    riguarda uno degli ultimi articoli del testo, è stato approvato
    molto velocemente dall’Aula, e spiega che “a decorrere
    dall’inizio della quindicesima Legislatura, il regime
    previdenziale dei consiglieri regionali e degli assessori
    tecnici è di carattere contributivo”. Questo – si legge nella
    proposta firmata da Stefano Tunis (Sardegna 20Venti), Angelo
    Cocciu (Forza Italia), Giorgio Oppi (Udc), Francesco Mura
    (Fratelli d’Italia), Franco Mula (Psd’Az) – in conformità a uno
    schema di testo di legge approvato in Conferenza delle Regioni e
    Province Autonome nel 2019. Dove, al comma 4 dell’articolo 6, è
    previsto un contributo a carico del Consiglio regionale: “La
    quota di contributo a carico del consigliere è pari all’8,80%
    della base imponibile; la quota a carico dell’Assemblea
    legislativa è pari a 2,75 volte la quota a carico del
    consigliere”.   
    C’è dell’altro. In un altro emendamento, approvato ugualmente
    con la massima velocità, c’è scritto che “le indennità e i
    rimborsi dei consiglieri regionali sono rivalutati annualmente
    in misura pari alla variazione rilevata dall’Istat, se positiva,
    dell’indice dei prezzi al consumo”. Anche in questo caso la
    rivalutazione decorre dalla legislatura precedente a quella in
    corso.   
    Prima di questo blitz andato a buon fine, c’era già stato a
    inizio Legislativa un tentativo di reintrodurre le indennità
    differite. Esattamente due anni e mezzo fa il presidente del
    Consiglio regionale Michele Pais illustrò in conferenza dei
    capigruppo una bozza per la parametrazione dei vitalizi secondo
    il calcolo del contributivo diretto, specificando che si
    trattava della “riproposizione letterale del testo che deriva
    dall’accordo Stato-Regioni in attuazione della legge di bilancio
    dello Stato e dalla Conferenza dei Presidenti dei Consigli
    regionali”. Ma il tentativo fallì perché M5s e centrosinistra
    fecero mancare la firma per l’approdo in Aula con la procedura
    d’urgenza. (ANSA).   

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    Manovra: dal taglio delle tasse alle pensioni, tutte le misure

    Lavoratori, imprese, famiglie, giovani: distribuisce 30 miliardi a tutte le categorie la prima legge di Bilancio firmata da Mario Draghi e Daniele Franco. Una maxi manovra anche nella forma, 185 articoli, che rinnova il Superbonus e cancella il Cashback, cambia il Reddito di cittadinanza e introduce la riforma degli ammortizzatori. Per le tasse si conferma solo un fondo, da dettagliare con un sucessivo emendamento in Parlamento. Ma nella novantina di pagine della bozza c’è spazio per i fondi per il Giubileo (1,4 miliardi) come per quelli per tenere sotto controllo le specie esotiche invasive, per aumentare le indennità dei sindaci delle grandi città, per stanziare 4 miliardi in più per sanità e vaccini, 1 miliardo per la cultura, 300 milioni per la proroga degli insegnanti assunti durante l’emergenza Covid, per la Cig per Alitalia e anche per consentire il riborso dei biglietti della vecchia compagnia per tutto il 2022. Sembra cancellata, ma poi viene ripristinata, la carta del docente.
    DALLO SPORT ALLA CASA, SI PUNTA SUI GIOVANI: Dalla promozione dello sport, compreso il maestro di ginnastica per due ore a settimana in quarta e quinta elementare, fino al rinnovo per tutto il 2022 delle agevolazioni per l’acquisto della prima casa per gli under 36, la manovra cerca di pensare ai giovani. Le risorse non sono tantissime (aumentano per i prossimi anni anche quelle per gli asili nido) ma i segnali ci sono. Se i 500 euro per i 18enni vengono limitati alle famiglie con Isee sotto i 25mila euro, non appena diventati ventenni i giovani potranno lasciare ‘il nido’ e andare a vivere da soli contando su una detrazione dell’affitto del 20% (fino a massimo 2.400 euro l’anno per chi ha redditi entro i 15.493,71 euro) anche se trovano una stanza, invece di un appartamento intero.
    BONUS EDILIZI PER 3 ANNI, TETTO ISEE SUPERBONUS VILLETTE: Le misure per la casa sono numerose, dalla proroga per tutto il 2022 del Fondo Gasparrini per chi non riesce a pagare la rata del mutuo alla stabilizzazione per 3 anni dei vari bonus, eco e sismabonus, bonus mobili ed elettrodomestici (con un taglio alla spesa agevolabile che scende a 5mila euro), bonus verde. Il bonus facciate si allunga invece solo di un anno ma scende al 60% e il Superbonus, come annunciato, viene prorogato per i condomini fino al 2023 mentre per le villette i lavori saranno incentivati al 110% solo per il 2022 e per chi ha Isee entro i 25 mila euro. La proroga al prossimo anno vale anche per chi abbia già presentato la Cila-Superbonus entro settembre.
    8 MLD PER IRPEF E IRAP, AGENZIA UNICA ENTRATE-RISCOSSIONE: Per conoscere la composizione del taglio vero e proprio delle tasse bisognerà aspettare le prossime settimane. La manovra però non si limita a finanziare l’apposito fondo con 8 miliardi ma indica una direzione, la riduzione dell’Irpef e anche dell’Irap. Niente contributi, come chiedeva Confindustria. Per il taglio del cuneo però non si fanno scelte e si indicano due vie, la riduzione delle aliquote o la revisione delle detrazioni. Intanto, in attesa della riforma della riscossione, arriva l’agenzia unica con le Entrate che incorporano la Riscossione. Nel calcolo della riduzione del peso del fisco il governo aggiunge anche la cancellazione dell’aggio per 990 milioni, il rinvio di sugar e plastic tax, l’Iva al 10% per la tampon tax, gli incentivi per la casa e per le imprese e i 2 miliardi contro il caro-bollette, che serviranno però solo per il primo trimestre e potrebbero tradursi in una riduzione delle aliquote Iva. Si arriva in tutto a 12 miliardi nel 2022.
    CIG ANCHE PER I PICCOLI, SCONTI A CHI NON LA USA: Gli ammortizzatori diventano universali, con i piccoli fino a 5 dipendenti che pagheranno lo 0,5% (0,8% sopra i 5) ma chi non li usa per due anni avrà uno sconto del 40%. Il decalage della Naspi inizierà dopo 6 mesi, il contratto di espansione si userà a partire dai 50 dipendenti.
    STRETTA SUL REDDITO, VIA OSTACOLI A LAVORO: Cambia il reddito di cittadinanza, con una stretta sui controlli ex ante per evitare abusi. Per incentivare la ricerca del lavoro i dettagli sono ancora in fase di valutazione: la bozza prevede un decalage di 5 euro al mese a partire dal sesto mese, per i soli ‘occupabili’, la revisione dei criteri per l’offerta congrua e la decadenza dal beneficio dopo due no al lavoro. Previsto anche che il reddito di chi trova lavoro non azzeri l’assegno.
    IN PENSIONE CON QUOTA 102, APE SOCIAL ANCHE PER LE MAESTRE: Per un altro anno non si tornerà alla legge Fornero. I requisiti salgono a quota 102, 64 anni di età e 38 di contributi, ma arrivano 600 milioni in tre anni per i lavoratori delle Pmi in crisi che potranno uscire con 62 anni. Si allarga la platea dell’Ape social, in cui entrano tra l’altro estetisti, magazzinieri e anche le maestre, mentre cambiano i requisiti di Opzione donna con il limite di età che sale di due anni (60 per le lavoratrici dipendenti e 61 per le autonome).
    FONDI A PARITA’ SALARI E CONGEDI: Per le donne arriva però qualche buona notizia a partire dallo sconto del 50% dei contributi per chi rientra al lavoro dopo la maternità. Il congedo obbligatorio per i papà, peraltro, viene stabilizzato a 10 giorni, mentre arriva un finanziamento di 52 milioni per garantire la parità salariale.